Ricordate il video e la foto che pubblicammo sui nostri social il mattino della tappa di Cortina, per mostrare le condizioni del Giau? Le aveva girate per noi un amico, Davide Scardovi, che aveva passato la notte lassù. In tenda. Per festeggiare in modo decisamente originale il compleanno di Camilla, la sua ragazza. Ma quelle immagini non potevano bastare per descrivere l’esperienza vissuta. Perciò, ecco il suo racconto.
Ecco il tappone
La preparazione per assistere a questa tappa è iniziata il giorno della crono di Torino. Seguendo lo svolgersi del percorso del Giro sulla cartina è saltato subito all’occhio questo tappone dolomitico, con tre salite fuori categoria di cui la seconda addirittura Cima Coppi: imperdibile.
Inizia allora l’organizzazione per poter assistere per la prima volta dal vivo ad una tappa del Giro. Innanzitutto la data: il 24 maggio. Il 23 è il compleanno della morosa, non poteva andare meglio, cosa c’è infatti di meglio che festeggiare il compleanno in cima al Giau passando la notte in rifugio? Partono le telefonate, ma i rifugi sono ancora chiusi o quelli già aperti sono già al completo per la notte tra il 23 e il 24. Tenda! Sarà fine maggio, magari la notte farà un po’ freddino, in fondo siamo a 2.000 metri, ma cosa vuoi che sia… Ci si porta una coperta in più e il gioco è fatto. Il percorso sembra solo una formalità: dal Giau alla Croda da Lago, tempo previsto 3/4 ore, poi il giorno dopo si ritorna al Giau passando per le 5 Torri, tempo previsto 6 ore, giusto qualche ora prima dell’arrivo dei ciclisti.
Meteo incerto
Inizia così una giornaliera visone di tutte le webcam presenti in zona con la speranza di vedere quei tre metri di neve che cingono i due lati della strada abbassarsi lentamente. Ma non succede e anzi la settimana prima in Veneto piove tutto quello che non era piovuto nelle primavere scorse. L’ultima beffa: tre giorni prima della tappa viene prevista neve sopra i 2.000 metri in zona Cortina. Sembra tutto destinato a saltare, la morosa non vorrà mai passare il suo compleanno in cima ad un monte con la neve. E invece no, il dio del ciclismo viene in mio soccorso e Camilla accetta con un lieve luccichio in fondo agli occhi.
Neve e buio
Arrivati al Giau il 23 pomeriggio di buon’ora per trovare posto con calma senza dover fare a scazzottate con i camperisti, inizia l’avventura. Su le ciaspole e via sulla neve. Dopo due ore il passo è ancora lì ben visibile, le voci dei camperisti sembrano provenire dal dosso appena sotto di noi. Eppure secondo i calcoli a quel punto il panorama sarebbe dovuto essere ben diverso e il Giau solo una lontana striscia confusa tra la neve. Ed è già tardi, ancora due sole ore di luce e poi la temperatura inizierà a scendere. In cresta tira pure vento, non l’ideale per piantare la tenda. Il luccichio in fondo agli occhi sta spegnendosi e la consapevolezza di un compleanno gelato sta prendendo il sopravvento. Meglio darsi da fare. Le ciaspole sono lontane cugine dei badili e fanno la loro per scavare una trincea nella quale piantare la tenda, con tanto di muretto per proteggersi dal vento. La fatica viene ripagata da un tramonto rosa che non può che essere il miglior auspicio per il giorno dopo. Ma dopo una notte passata come dei merluzzi in un peschereccio in mezzo all’Atlantico del nord, a “svegliarci” ci pensa una pioggerella gelata che ci fa fare i bagagli in dieci minuti e in men che non si dica ci ritroviamo di nuovo al Giau. Il dubbio riguardo lo svolgimento della tappa a causa delle condizioni avverse non fa che aumentare la suspense. Ma dopo poco tutti i dubbi vengono fugati: la tappa si farà anche se accorciata delle prime due salite. Salutate la nuova Cima Coppi. Tanti auguri Camilla.
Gruppo ad Agordo
Nel frattempo la pioggerella è diventata neve, in fondo siamo a 2.236 metri a fine maggio. Nel frattempo è anche partita la tappa che viene seguita da tutti sul telefono ben accoccolati nelle macchine accese e con il riscaldamento attaccato, speriamo non passi Greta Thunberg a dirci di spegnere. Quando il gruppo arriva ad Agordo alla spicciolata gli appassionati iniziano ad andare a prendere posto lungo i tornanti. Dopo aver preso posto appena dopo il ventinovesimo ed ultimo tornante, smette di nevicare, tutto si prepara per accogliere i ciclisti. A questo punto si verifica una situazione a cui nell’era degli smartphone, della rete dati diffusa ovunque e della comunicazione veloce non siamo più abituati.
A causa delle avverse condizioni non ci sono immagini in diretta dei corridori in salita. Le ultime informazioni ricevute ci avevano lasciato con i fuggitivi con due minuti scarsi di vantaggio sul gruppo, ma dopo c’erano state solo immagini dall’arrivo e supposizioni dei telecronisti.
Arriva Radio Informazioni
La tensione sale, vengono scambiati consigli sull’emittente migliore in quanto ad affidabilità, le orecchie si aguzzano per cercare di captare informazioni dai telefoni accesi dei vicini, ma niente, nessuno sa come stanno andando effettivamente le cose. Non resta che una possibilità: piantare gli occhi sulla curva più lontana che si riesce a scorgere e cercare di capire cosa sta passando di là. Un gruppo di ragazzi attorniano la loro macchina, che con una cassa bluetooth sul cofano del motore amplifica Eurosport, a quanto pare in quel momento la voce più attendibile a detta di molti dei presenti. Uno di questi ragazzi, uno dei pochi a volto e capo scoperto commenta ogni mezzo che spunta da dietro quella curva che catalizza gli sguardi di tutti i presenti. Dopo innumerevoli falsi allarmi dovuti alle moto, le quali, fintanto che non si scorge il fanale acceso, sono facilmente confondibili con le biciclette, appare la macchina rossa di Radio Informazioni. Anticipata dal lampeggiare delle sue sirene viene su annunciando Bernal in testa solitario.
Bernal al comando
Tutti ai propri posti, pronti con i cellulari a filmare e con le voci ad incitare. Un signore con impermeabile e pantaloni gialli, dall’età ingiudicabile dato che l’unica parte del corpo visibile è il naso che spunta tra la berretta e lo scaldacollo, se ne resta tranquillamente seduto sulla sua seggiolina in legno piazzata a bordo strana, incurante dell’eccitazione circostante che sale di secondo in secondo. Ed ecco che finalmente in lontananza si vede spuntare la prima bicicletta. L’eccitazione sale alle stelle e dopo poco ecco Bernal, solo e al comando, con il volto contratto dalla fatica. La notte passata lassu al freddo per la paura di non trovare un posto da cui poter osservare la corsa il giorno dopo, l’attesa della mattina e l’incertezza della salita si fondono insieme nell’urlo di incitamento lanciato verso il colombiano, che in un attimo sparisce.
Corridori trasfigurati
Dalla televisione non si riesce ad apprezzare l’entità dello sforzo di un ciclista in salita: sguardo fisso, volto contratto, denti stretti e imprecazioni si perdono tra le voci dei telecronisti e le immagini dall’elicottero. Ma dal vivo no, dal vivo si riescono a vedere tutte queste cose e soprattutto si vede la bava che fila dal mento e la schiuma che attornia le labbra. Fortunato arriva stravolto, con un occhio chiuso non si sa se per lo sforzo o per qualcosa finitoci dentro. Un veneto con una barba bionda e a punta, coperto da un poncho blu scuro incita ogni corridore con un climax di bestemmie che partendo da aggettivi carini arriva fino allo zoo. Mano a mano arrivano tutti gli uomini di classifica, Nibali riceve un trattamento speciale composto di urla, corse a fianco della sua bicicletta e battiti di mani più forti di tutti i precedenti.
Buon compleanno, Camilla
A questo punto inizia la smobilitazione, ci si avvia al bar e verso le macchine e i camper. Due corridori della FDJ arrivati su con una buona mezz’ora di ritardo mimano un arrivo in volata al traguardo con tanto di colpo di reni. Qualcuno si ferma per indossare la mantellina o cambiare la borraccia e subito viene attorniato da tifosi in cerca di gadget. Arriva anche Ganna, salutato da fischi e applausi. Passato l’ultimo ciclista i fortunati con la macchina in cima iniziano a scendere tra la selva dei pollici alzati di chi ha la macchina qualche chilometro di strada e centinaia di metri di dislivello più in basso. Nel frattempo Camilla ha seguito l’arrivo della tappa sul cellulare nominando tutti i ciclisti che aveva appena avuto modo di conoscere, il luccichio in fondo agli occhi è molto luminoso e nemmeno più tanto in fondo e la prima domanda che fa è: «Quand’è la prossima tappa in Veneto?».