Consumi e interventi durante il Giro. Andiamo in casa UAE

28.05.2024
6 min
Salva

Se lo scorso anno con Matteo Cornacchione, meccanico della  Ineos Grenadiers, avevamo parlato dei materiali che si portano al Giro d’Italia, stavolta con il collega della UAE Emirates, Alberto Chiesa, vediamo quanti se ne consumano.

Andando in casa UAE Emirates abbiamo fatto anche un focus sulla maglia rosa, Tadej Pogacar. Vi diciamo subito, tanto per rendere l’idea della meticolosità che ormai vige a certi livelli, che lo sloveno aveva sette bici prima del via (cinque da strada e due da crono), che sono poi arrivate a 9 con le due total pink sfoggiate nelle ultime frazioni. Gli altri ne avevano cinque (tre da strada e due da crono). Nel motorhome dei meccanici c’erano inoltre 50 coppie di ruote.

Alberto Chiesa con Tadej Pogacar
Alberto Chiesa con Tadej Pogacar
Alberto, partiamo dalle gomme, probabilmente il componente che più avete cambiato: quante ne avete sostituite?

Tutti i corridori più o meno in tutte le tappe hanno usato dei tubeless Continental versione Crono TT da 28 millimetri e in tutto il Giro d’Italia ne abbiamo cambiate 15-16. Non molte, a dire il vero. Abbiamo solo una foratura, tra l’altro quella di Tadej verso Oropa. Sono stati fortunati e il prodotto è valido. Pertanto quelle che abbiamo cambiato sono state per usura.

E riguardo al liquido sigillante facevate dei reintegri?

Ogni tanto sì. In UAE usiamo un sistema, un tag su ogni ruota, in cui registriamo le manutenzioni che vengono effettuate su quella ruota: cambio gomma, vari interventi, immissione del liquido… Questo tag lo leggiamo con la funzione NFC del telefono. Questo ci permette di avere sotto controllo sempre il livello del liquido sigillante che c’è all’interno delle gomme.

Catene: quante sostituzioni?

I corridori sono partiti con catene nuove sostituite prima del Giro e poi hanno cambiato una catena a testa durante le tre settimane. Quindi otto catene, che abbiamo sostituito nel secondo giorno di riposo. Anche se poi in generale quel che comanda è l’usura della catena stessa. Generalmente le sostituiamo il secondo giorno di riposo, perché di solito ci sono meno salite nella prima parte. Ma chiaramente se vediamo che c’è da fare un intervento lo facciamo, senza problemi.

I vostri ragazzi avevano il ragno del freno a disco in carbonio: come mai?

Tutti avevano questo ragno in composito di Carbon-Ti, ma alcuni avevano quello aero, cioè pieno. Oltre ad essere più aero è anche un po’ più rigido. Nella crono lo usano tutti, su strada è più una cosa che vogliono i velocisti.

La Colnago V4Rs tutta rosa che Pogacar ha utilizzato a Bassano e a Roma (foto Fizza)
La Colnago V4Rs tutta rosa che Pogacar ha utilizzato a Bassano e a Roma (foto Fizza)
Veniamo alle pastiglie…

Forse questo componente ha rappresentato la sostituzione più frequente. L’usura delle pastiglie è molto soggettiva: dipende dalla frenata e dal peso del corridore. Ho fatto un reintegro prima dell’ultima settimana, ne ho fatte arrivare altre 6-7 coppie. Diciamo che fino a che non sono arrivate le grandi salite ne avevamo cambiate molto poche. Poi non solo si sono affrontate le salite, e quindi le discese, ma è anche iniziato a piovere e l’acqua ne ha aumentato il consumo. Però devo dire che con Shimano l’usura è abbastanza limitata, per cui rispetto al passato ne abbiamo sostituite di meno.

Chi era quello un po’ più aggressivo, mettiamola così, che ha consumato più pastiglie?

Sicuramente i corridori pesanti tipo Langen, Bjerg o Molano.

E poi c’è l’altra componentistica: nastri manubrio, selle, cuffie delle leve…

Di base le selle non si cambiano. Poi è chiaro che se uno la rompe, la sostituiamo. Con i nastri manubrio, se non si cade, ci si fa tutto il Giro, tanto più che i nostri nastri sono neri. Mentre il nastro rosa che aveva Pogacar si sporcava di più e lo abbiamo cambiato almeno 3-4 volte. Magari anche gli altri nastri sono stati sostituiti, ma perché poteva accadere che nel movimentare le bici, nell’appoggiarle ai muri si graffiavano un po’ e quindi li cambiavamo.

Lo spider del freno a disco aero di Carbon-Ti utilizzato in casa UAE Emirates
Lo spider del freno a disco aero di Carbon-Ti utilizzato in casa UAE Emirates
Alberto, parliamo un po’ più di Pogacar e della sua bici. Che interventi avete fatto durante il Giro?

Il suo setup non è mai stato cambiato. Tadej ha fatto tutto il Giro d’Italia con gli stessi rapporti e le stesse misure. Tra l’altro con Carbon-Ti abbiamo messo a punto un sistema della guarnitura estremamente precisa e credo che su questo punto siamo avanti anni luce. Semmai Tadej ha cambiato bici nelle ultime due tappe, utilizzando la Colnago rosa che tutti avete visto. Aveva cambiato la sella già dopo aver preso la maglia di leader, montando appunto lo stesso identico modello ma rosa. La Colnago che aveva sul Grappa l’avevamo montata due giorni prima in magazzino ed è arrivata il venerdì sera in hotel. 

E invece Pogacar com’è: pignolo, lascia fare a voi…?

Molto più tranquillo di tanti altri. Una volta trovata la posizione e individuato i materiali che funzionano non chiede nulla. Mentre è parecchio sul pezzo per quel che riguarda la bici da crono: su quella s’informa molto. 

Ci avete lavorato su questa bici, vero?

Sì, e ci stiamo ancora lavorando fianco a fianco con Colnago. La bici è stata alleggerita e altre novità ci saranno in vista del Tour de France.

Per il leader della UAE quattro catene differenti (su due bici)
Per il leader della UAE quattro catene differenti (su due bici)
Pogacar sviluppa molti watt, consuma di più la catena?

Non è che lui la consumi di più, ma è ovvio che per Tadej c’è un occhio di riguardo rispetto agli altri corridori della UAE. Bisogna metterlo in condizione di avere sempre la bicicletta pronta al top, per cui lui ha fatto due cambi di catena: una nuova prima del Giro, una dopo il primo giorno di riposo e un’altra dopo il secondo giorno di riposo. E poi ancora per le ultime due tappe con la bici rosa. Ma per il resto il suo consumo è come quello degli altri, anzi…

Anzi?

Mediamente con una catena Shimano (12 V, ndr) ci facciamo 2.000 chilometri, ma lui tende ad andare agile e a lavorare con la catena piuttosto dritta. Quindi ad essere pignoli il suo consumo è anche un po’ minore, perché minore è l’attrito su pignoni ed ingranaggi della catena.

Sulla sua bici da crono gli unici cambi di rapporto di tutto il Giro, le corone: 60 nella prima, 62 nella seconda
Sulla sua bici da crono gli unici cambi di rapporto di tutto il Giro, le corone: 60 nella prima, 62 nella seconda
Altri interventi relativi al capitano della UAE?

Come detto, per la strada ha usato sempre gli stessi rapporti, così come le pedivelle: 165 millimetri sia su strada che a crono. Mentre sono cambiate le corone tra prima e seconda crono: nella prima aveva il 60-46, nella seconda la monocorona da 62 denti.

E le tacchette degli scarpini?

Quelli sono stati cambiati da tutti. I ragazzi ci tengono molto affinché siano sempre nuove e ben aderenti al pedale. E noi ormai abbiamo un macchinario che garantisce il perfetto posizionamento delle stesse. Anche Tadej le ha cambiate quando gli hanno dato le scarpe rosa.

In generale quindi non avete sostituito molti pezzi, è così?

E’ vero, rispetto al passato molti meno. D’altra parte i materiali migliorano, le usure migliorano… e questo va a vantaggio sia della sicurezza, ma anche della qualità del nostro lavoro. Pensate cosa significhi per un meccanico guadagnare almeno mezz’ora di riposo al giorno per tre settimane.

Tutte le bici del Giro? Eccole qui (e qualche chicca)

05.05.2024
10 min
Salva

Il Giro d’Italia è anche quello della tecnica, dei dettagli e ovviamente delle biciclette in tutti i loro colori e particolarità.

Vogliamo lasciare spazio (senza entrare eccessivamente nel dettaglio) alle immagini che rappresentano le biciclette delle 22 squadre al via del Giro 2024.

La Van Rysel della Decathlon-AG2R

Sicuramente una delle bici più osservate è la Van Rysel RCR Team, già molto vincente in questi primi 5 mesi dell’anno. La trasmissione è Shimano Dura Ace nella sua completezza, selle Fizik e manubrio full carbon integrato Deda (ma su specifiche Van Rysel), tubeless Continental e pedali Look. L’unica bici ad avere le ruote SwissSide.

Una nuova Aurum per il Team Polti?

Di sicuro colpisce la colorazione diversa e differenziata per ogni bici di ogni corridore. Il reggisella aero e specifico ci porta a pensare che sia la nuova versione della Magma. Trasmissione Sram Red nella sua completezza e pedali Look. Selle Prologo e componentisitica Enve, con le ruote gommate Vittoria.

Arkea-B&B con le Bianchi

Specialissima e Oltre RC. Le prime hanno un comparto manubrio integrato, ma che tende al tradizionale, le Oltre RC hanno l’integrato con il caratteristiche stem sdoppiato. La trasmissione è Shimano Dura Ace senza variazioni, mentre le ruote sono Vision gommate Vittoria. Le selle sono di Selle Italia. I pedali sono Shimano.

Le BMC del Team Tudor

Tutti i corridori hanno in dotazione la Teammachine R, nessuno (e non si è vista neppure sulle ammiraglie) si è presentato con la Teammachine SLR. Selle Italia, tubeless Schwalbe su ruote DT Swiss ARC1100 Dicut. La trasmissione Sram Red e si è visto anche il nuovo Red AXS (sulla bici di Trentin). Per i pedali le preferenze vanno tra i Time e Wahoo.

SuperSix Evo Lab71 per la EF-Easy Post

La versione è la top di gamma Lab71, con selle Prologo e manubrio full carbon integrato Vision. Quest’ultima firma anche le ruote, l’ultima versione delle SL (45 e 60), gommate Vittoria tubeless. La trasmissione è Shimano Dura Ace, ma con la guarnitura FSA che integra il power meter PowerBox. I pedali sono Wahoo.

Le Canyon di Movistar e Alpecin

Tutti i corridori di entrambi i team si sono presentati al via con le Aeroad CFR (qualche Ultimate CFR posizionata sulle ammiraglie). Per la compagine iberica l’allestimento si basa sul portfolio Sram, con ruote Zipp e pedali Time (che hanno sostituito Look), selle Fizik e gomme Continental. Per le Canyon del team belga il pacchetto Shimano è completo (trasmissioni, ruote e pedali), con le selle di Selle Italia ed i tubeless Vittoria.

Le Cervélo del Team Visma

Tutti gli atleti del team olandese hanno preso il via con le Cervélo S5 (le R5 erano posizionate sulle ammiraglie) e nessuno ha montato la corona singola anteriore. Trasmissione Sram Red AXS e ruote Reverse (molti corridori hanno optato per i profili differenziati tra anteriore e posteriore). Tubeless Vittoria e selle Fizik, mentre i pedali sono Wahoo.

La V4Rs di Colnago per Pogacar

Il modello è unico per tutte le competizioni e per tutti i corridori. Le veriabili sono rappresentate dai profili delle ruote Enve e dal fatto che i corridori possono scegliere se montare le corone Shimano o Carbon-Ti (sulle trasmissioni Dura-Ace). I manubri sono Enve e le selle Prologo, mentre i tubeless sono Continental. I dischi dei freni sono Carbon-Ti.

Cube in due versioni per l’Intermarché

Sono le Litening Aero, usata ad esempio da Girmay (già vittorioso al Giro) e la più leggera e sfinata Litening Air, usata da Colleoni. Tutte hanno il manubrio integrato e specifico, selle Prologo e le trasmissioni Dura-Ace complete (non c’è più la guarnitura con power meter Rotor). Le ruote sono NewMen con i raggi in carbonio e i tubeless Continental. I pedali sono Look.

De Rosa per il VF Group

Tutti i corridori sono equipaggiati con le De Rosa 70 ed è l’unica formazione con il pacchetto completo Campagnolo (trasmissione e ruote). Manubrio integrato Vision e selle di Selle SMP. I pedali sono i Favero con il power meter e le gomme Vittoria.

Bici nuova e ruote nuove
Bici nuova e ruote nuove

Factor Ostro VAM per Israel

Un modello nuovo che si è messo in bella mostra con diverse vittorie e piazzamenti di rilievo. Le Factor sono equipaggiate con le trasmissioni Dura Ace, ma con le guarniture/power meter FSA PowerBox. Selle Italia e ruote Black Inc. gommate Continental, mentre i pedali sono Shimano.

Jayco tra Propel e la nuova TCR

Due i modelli Giant in dotazione agli atleti del team Australiano, ovvero la Propel e la nuova TCR. Trasmissione e pedali Shimano a parte, tutto il pacchetto si basa su Cadex che firma ruote, manubri e selle. I tubeless sono Vittoria.

Look 795 Blade RS per Cofidis
Look 795 Blade RS per Cofidis

Il Team Cofidis su bici francesi

Sono le nuove Look 795 Blade RS con le ruote Corima, con il particolare della gommatura Michelin. Anche il comparto manubrio è Look. La trasmissione è Shimano con alcune variabili rappresentate dal power meter SRM. Pedali Look (ovviamente) e selle di Selle Italia.

Una nuova Merida per Caruso?

Tutta nera la Merida Scultura di Damiano Caruso alla partenza di questo Giro, con delle ruote evidentemente Vision, ma senza scritte e adesivi. Selle Prologo e manubrio integrato Vision. Trasmissione Shimano (anche i pedali) e tubeless Continental. In generale tutto il Team Bahrain-Victorious si divide tra la Scultura e la aero Reacto.

Il Giro delle Dogma F

Una Pinarello Dogma F che rispetto alla scorsa stagione è cambiata leggermente nella livrea cromatica. C’è il manubrio integrato tutto in carbonio ed il pacchetto completo Shimano (ruote, trasmissione e pedali). I tubeless sono Continental. Ci sono le selle Prologo.

Scott Foil RC per tutti, scalatori e non
Scott Foil RC per tutti, scalatori e non

Foil per il Team DSM Firmenich

Tutte bici di concezione aero per tutti i corridori, Bardet incluso ed è una delle poche formazioni ad usare le ruote da 36 millimetri. Il pacchetto Shimano è completo, con i tubeless Vittoria. Le selle invece sono Scott.

SL8 per Bora e Soudal-Quick Step

Il pacchetto telaio è l’S-Works SL8 ed è in comune ai due team. Cambia l’allestimento ad eccezione delle ruote e delle selle, sempre del portfolio Roval, S-Works (inclusi i copertoncini con camera d’aria). Da una parte abbiamo le trasmissioni Sram (per i Bora e spunta anche qualche Red nuovo), mentre per i Soudal Quick-Step c’è Shimano.

Lidl-Trek con le Madone, tranne Lopez

Tutti con le Trek Madone, tutte con sram, ruote e selle Bontrager, pedali Time e gomme Pirelli. L’unica eccezione è rappresentata dal piccolo e leggero Lopez che è partito, (come sua abitudine) con la Emonda.

Due volte Wilier

FDJ-Groupama e Team Astana-Qazaqstan. La compagine francese ha in dotazione solo il modello Filante SLR con tutti i componenti Shimano. Le selle sono Prologo ed i tubeless Continental. Il team del Campione Italiano, Simone Velasco, invece si divide tra la Filante SLR e la Zero, tutte con manubrio integrato Wilier e selle Prologo, ruote Vision e tubeless Vittoria. La trasmissione ed i pedali sono Shimano.

Roglic e Specialized, il feeling cresce. Specie a crono

12.04.2024
5 min
Salva

Quando si cambiano bici e materiali, serve sempre un po’ di tempo perché ci si adatti alla perfezione, specie nel ciclismo attuale in cui ogni minimo dettaglio può fare la differenza. Primoz Roglic durante l’inverno è passato da Cervélo, la bici che utilizzava all’allora Jumbo-Visma, alla Specialized in Bora-Hansgrohe.

Già qualche tempo fa vi avevamo parlato di questo cambio di materiali, bene: come sta andando? Ne parliamo con Giampaolo Mondini, storico uomo Specialized e referente tecnico tra squadre e appunto il brand che rappresenta.

Innanzitutto però, merita spazio un altro aggiornamento, quello che riguarda le condizioni della maglia rosa uscente. Dopo i fattacci dei Paesi Baschi, in cui prima aveva battuto il dorso e poi il ginocchio nel giorno della maxi caduta, possiamo dire che Roglic sta meglio del previsto. Si era temuto per una rotula fratturata e invece lo sloveno ha riportato “solo” delle forti contusioni. E questa è una bella notizia in vista del Tour de France.

La Specialized S-Works Tarmac SL8 di Primoz Roglic
La Specialized S-Works Tarmac SL8 di Primoz Roglic
Giampaolo, come sta andando questo “matrimonio” tra Roglic e Specialized?

Ho visto Primoz qualche settimana fa. Abbiamo percorso insieme la tappa del Tour, la prima, quella italiana. Posso dire che in discesa andava come una freccia. Ormai questi ragazzi hanno la velocità addosso! C’erano lui e anche Nico Denz. Abbiamo fatto il Barbotto e poi fino a San Marino. Proprio in quel frangente abbiamo parlato del suo adattamento e mi ha detto che si sta trovando benissimo con la bici.

In questo passaggio da Cervélo a Specialized avete riportato fedelmente le sue misure o ci sono stati degli adattamenti?

Le misure sono rimaste esattamente quelle, specialmente sulla bici da strada, mentre qualche piccolo intervento è stato fatto sulla bici da crono (in zona manubrio, ndr)

Partivate da 3-4 posizioni ci avevi detto l’ultima volta, che tipo d’intervento avete apportato?

Abbiamo fatto altri test, anche in galleria del vento, proprio prima di provare la tappa del Tour. Li abbiamo fatti a Milano. Dopo la Parigi-Nizza, Primoz è andato direttamente a Milano, appunto, e quindi è sceso in Romagna dove ha provato la prima tappa del Tour e poi anche la seconda.

Primoz Roglic (classe 1989) su Specialized, il feeling di guida è sembrato buono sin dalle prime uscite. Angoli uguali a quelli del 2023
Primoz Roglic (classe 1989) su Specialized, il feeling di guida è sembrato buono sin dalle prime uscite. Angoli uguali a quelli del 2023
Hai detto che si trova benissimo, cosa gli è piaciuto dunque di questa Specialized SL8?

La reattività della bici. Ci si trova a suo agio, ha avuto subito un buon feeling e la trova veloce. E lo stesso vale per la bici da crono. Anzi, forse su quella va ancora meglio.

Perché?

In termini di guida ci si trova molto bene e infatti proprio ai Paesi Baschi a nostro avviso ha vinto anche perché nelle curve più strette è riuscito guidare molto bene. Era una crono molto tecnica e ha fatto veramente la differenza sugli altri, posto che chiaramente è andato forte anche nei tratti in cui bisognava spingere. Abbiamo i parametri, li abbiamo visti. Però proprio riguardando i vari parziali ha guadagnato nel tratto di discesa.

Discorso gomme. Primoz veniva da un team molto attento alla questione degli pneumatici. Utilizzava tubeless Vittoria che spesso sono stati sviluppati proprio in collaborazione col team giallonero, adesso è passato ai vostri copertoncini. Cosa puoi dirci in merito?

Primoz è un corridore sensibile su queste cose. Cosa posso dire: non ha mai protestato. Ha iniziato ad usarli sin da subito, si è informato però. Gli abbiamo mostrato i nostri numeri, gli abbiamo fatto vedere quali sono le combinazioni migliori ed è andato. Alla fine i nostri clincher in cotone sono quelli che danno la prestazione migliore, pertanto li ha abbracciati subito.

Parliamo della sella. Due modelli differenti: tra la sua vecchia Fizik e la vostra Specialized Phenom qualche aggiustamento, magari piccolo, ci sarà stato…

Il discorso non è tanto alzare o abbassare la sella, il ragionamento che noi facciamo è diverso. Quello che guardiamo è se gli angoli che aveva sono stati riprodotti rispetto alla bici precedente. Poi abbiamo riadattato il tutto con il nostro sistema Retul. Gli abbiamo consegnato un “prodotto” finito: a quel punto è lui che ci dà i feedback. Se poi Roglic, ma questo vale anche per altri atleti e atlete, vuole cambiare qualcosa, ne discutiamo. Cerchiamo però di non lasciare il corridore libero di decidere se cominciare ad alzare o abbassare la sella, arretrarla o spostarla in avanti…

Secondo Mondini, Roglic ha fatto un bel salto di qualità in termini di guida con la bici da crono
Secondo Mondini, Roglic ha fatto un bel salto di qualità in termini di guida con la bici da crono
Come mai?

Perché oggi ogni cosa è ponderata in un certo modo. Si cambia? Bene, ma perché? Cosa comporta questo cambiamento? E non siamo noi ad imporre queste regole, è il team. E in accordo col team, ogni cambiamento è deciso insieme. Nel caso della sella, per esempio, se s’inizia a spostarla va da sé che cambino gli angoli. E se non li ricontrolli poi cambia tutto il resto. Faccio un esempio: Barbara Guarischi, per vari motivi ha dovuto cambiare un paio di selle durante le classiche. Tra una corsa e l’altra non c’è stato tempo, ma adesso deve rifare un controllo Retul per verificare questi cambiamenti e riportare gli angoli nella posizione ottimale. Questi check ormai sono fondamentali.

Insomma va tutto bene con Roglic e da quello che capiamo non è neanche un pignolo che fa impazzire i meccanici…

No, no… ce ne fossero come lui! Il processo di adattamento sta andando avanti regolarmente. Ma in generale ormai certi cambiamenti in corso d’opera si fanno sempre meno. Lavoriamo sodo sulle posizioni nei mesi tra ottobre e dicembre e durante la stagione non abbiamo più grossi problemi. Può capitare che un corridore abbia un’infiammazione, abbia subito un infortunio e allora bisogna rimetterci mano, ma è un’altra motivazione. In quel caso l’intervento prima ancora che biomeccanico è medico. Tornando a Roglic, secondo me, se non ci fosse stata quella caduta, Primoz avrebbe avuto grosse possibilità di vincere il Giro dei Paesi Baschi.

Roubaix, laboratorio della tecnica. Le chicche per il pavè

09.04.2024
7 min
Salva

ROUBAIX (Francia) – La classica delle pietre è notoriamente una delle “gare laboratorio” dal punto di vista tecnico. La particolarità del percorso spinge a preparare bici ad hoc, molto più del solito. Una volta c’erano le ruote con i raggi più tirati e saldati nell’incrocio e il doppio nastro. Adesso c’è molto di più. Adesso non ci sono più “palliativi”, modifiche ai prodotti, ma prodotti nuovi o, per meglio dire, differenti. Qualcuno il doppio nastro lo usa ancora, ma di fatto siamo in un’altra era.

I telai moderni benché più aerodinamici, veloci e prestanti al tempo stesso sono anche più “versatili”, almeno alcuni di essi. Perché? Perché lasciano anche tanta luce per il passaggio degli pneumatici larghi. Pensiamo alla Cannondale della EF Education-Easy Post o alla Specialized Sl 8 che avevano quest’anno le atlete della Sd Worx-Protime.

Quali rapporti

Partiamo dai rapporti. La maggior parte dei corridori aveva il classico 54-40, tra questi anche sua maestà Van der Poel. Però si sono viste tante, ma davvero tante monocorona. E stavolta non le proponeva solo Sram, ma anche Vision.

Evidentemente il percorso pianeggiante e l’idea di un componente in meno che si potesse rompere o “incepparsi” (vedi il salto di catena), ha allettato non poco meccanici e corridori.

Usavano le mono Visma-Lease a Bike, Movistar, molti della EF e alcuni atleti individualmente. Tra questi spiccava e non di poco la 62 denti di Joshua Tarling, il “bimbo” fenomeno della cronometro. Al netto della sua squalifica per traino prolungato durante lo scambio di una borraccia dall’ammiraglia, il gallese ha avuto coraggio e gamba.

Gomme e ruote

Pianeta gomme… e ruote. Ormai la ruota in carbonio ad alto profilo è del tutto sdoganata: non è più una notizia. Però vedere le 60 millimetri con una certa frequenza per la Roubaix ci ha colpito un bel po’. La virata verso gli alti profili è strettamente legata anche alla disponibilità delle gomme che si possono montare. Gomme più larghe (e tubeless) consentono di osare di più con il profilo dei cerchi.

Posto che il tubeless l’ha fatta da padrone, grazie anche al “salsicciotto” che si può montare al suo interno e al liquido sigillante in caso di foratura, questa gomma è ormai prodotta in molti standard. Larghe, larghissime, rinforzate: i 28 millimetri erano davvero pochi, mentre hanno spopolato i 32. In certi casi montati proprio al limite. Pochissimi i tubolari avvistati.

Quando parliamo di pneumatici larghissimi pensiamo a Continental. Il brand tedesco ha proposto i 35 millimetri. Per questa Roubaix per esempio, li montava Andrea Pasqualon, che infatti non ha esitato ad usare ruote da 60 millimetri. 

Occhio poi alle ruote stesse. In apparenza erano identiche a quelle standard, ma in più di qualche caso si trattava di cerchi più robusti. In casa Soudal-Quick Step per esempio si è pensato ad un set misto: strada (anteriore)-gravel (posteriore).

I dati dei tecnici Specialized, fornitore del team, dicevano che dal punto di vista aerodinamico la perdita di efficienza al posteriore era inferiore rispetto al vantaggio che si aveva sul pavé, specie in termini di sicurezza, trazione e resistenza alle forature.

Tre tipi di scelta

Infine c’è un aspetto che ci ha colpito nelle scelte tecniche: la genesi delle stesse scelte. Le varie opzioni percorrono tre vie principali: la soluzione di squadra, gestita dai team performance; la soluzione proposta dal costruttore (o brand) e la scelta lasciata all’atleta.

Facciamo esempi pratici. La Visma-Lease a Bike decideva per tutti, infatti i setup erano uguali per tutti gli alfieri schierati: telaio Cervélo Soloist, ruote Reverse da 40 millimetri, gomme da 32 mm, monocorona da 54. A discrezione del corridore la possibilità di montare il doppio comando (sulla piega) oppure no. Quello che abbiamo inoltre notato è una scelta sempre più ampia dei reggisella con zero off-set, una conferma di questo tipo arriva proprio dalle Soloist.

C’era poi la soluzione dei team di Specialized, per esempio. Il costruttore americano, che propone telai, ruote e gomme, forniva ai team il loro setup ideale. Poi stava al team e all’atleta avallare quelle scelte o virare sul personale. Infine la terza modalità: si parte dai materiali standard e il corridore faceva le proprie scelte sempre nel ventaglio di materiali a disposizione.

Anche i meccanici sono nel pieno della Campagna del Nord

24.03.2024
6 min
Salva

Venerdì la E3 Saxo Classic di Harelbeke, oggi la Gand-Wevelegem: la Campagna del Nord entra nel vivo. Ed entra nel vivo anche per i meccanici. Queste corse  sono una sfida anche per gli staff tecnici. Per Gabriele Tosello (nella foto di apertura), per esempio, capo meccanico dell’Astana-Qazaqstan, il Nord è iniziato prima della Sanremo e si chiuderà il lunedì dopo la Liegi!

Lui e Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step, ci spiegano come si sono organizzati e che scelte hanno fatto i loro atleti.

Gleb Syritsa ad Harelbeke, per lui un setup una volta impensabile per quelle corse tanto tortuose e con fondo sconnesso
Gleb Syritsa ad Harelbeke, per lui un setup una volta impensabile per quelle corse tanto tortuose e con fondo sconnesso
Gabriele, voi di Astana avete il magazzino a Nizza. Siete partiti da lì?

Sì, nei pressi di Nizza e da lì siamo partiti la domenica dopo la Sanremo. In pratica chi come me ha fatto la Tirreno, dopo un breve stop a casa, la mattina di Pavia è andato diretto a Nizza. La mattina dopo, come detto, con le bici dei corridori della Classicissima siamo partiti.

Nizza, Belgio: un viaggione…

Da Nizza a Kortrijk, dove alloggiamo, sono 1.200 chilometri. Li abbiamo fatti in due tappe. Ma eravamo in compagnia e il tempo è passato bene. In più eravamo belli carichi. Con noi infatti avevamo anche il materiale delle Ardenne. Se non tutte le bici, almeno gomme e ruote.

Ecco, parliamo delle vostre scorte. 

Per ora le bici abbiamo quelle di chi fa la prima parte. Con noi ci sono 11-12 atleti. Ognuno ha tre bici, quindi sul camion officina ce ne sono 36. Poi, dopo il Brabante, quando cambieranno i corridori cambieranno anche le bici. Abbiamo previsto un transfer. Via queste e dentro le altre. Più o meno saranno le stesse per numero. Dipenderà da quanti corridori effettivamente ruoteranno.

Coperture più larghe, pressioni più basse e canali maggiori consentono di utilizzare ruote ad alto profilo sempre. Anche al Nord…
Coperture più larghe, pressioni più basse e canali maggiori consentono di utilizzare ruote ad alto profilo sempre. Anche al Nord…
Cosa avete portato?

Sette tipi di coperture con diametri di 28, 30 e 32 millimetri. Già ad Harelbeke, considerato un Piccolo Fiandre, qualcuno ha usato i 30 mm. I 32 semmai, solo per la Roubaix. Poi due tipologie di ruota: 45 e 60 millimetri.

Che poi voi avete cambiato fornitore… Solo due set avete portato?

Vero, siamo passati da Corima ed Hed a Vision. Ma proprio per avere le idee chiare a dicembre siamo venuti su per fare dei test con alcuni corridori, tra cui Ballerini e Bol. Poi sono seguiti altri test in galleria del vento, in allenamento e un altro mini sopralluogo lo abbiamo fatto prima della Kuurne e della Omloop.

Altro materiale “da Nord” che avete con voi?

Abbiamo un nastro manubrio apposito, che è antiscivolo e leggermente più imbottito. Questo ci consente di non mettere il doppio nastro manubrio. E poi direi le “mousse”, quegli inserti che si mettono sotto al tubeless e che abbiamo usato ad Harelbeke e useremo al Fiandre e alla Roubaix.

E’ noto che da quelle parti il tempo cambia repentinamente: avete dei lubrificanti diversi?

Abbiamo cambiato oli. Ora ci affidiamo ad una ditta spagnola che si chiama BLUB, che sta proprio per Barcellona Lubrificanti. Ne abbiamo cinque tipi tra spray e più densi: dal secco al bagnato estremo. E posso dire che si usano parecchio. Tre bombolette spray e tre flaconcini da 100 ml di olio a settimana. I cuscinetti ci danno un bel da fare, specie se piove.

Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step
Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step

In casa Soudal…

Se Tosello ci ha parlato del Nord lato meccanici, Oppici fa più o meno la stessa cosa, ma più dal punto di vista degli atleti. E’ noto che la sua squadra, la Soudal-Quick Step sia una vera armata da quelle parti. E anche se non è più la corazzata di un tempo, vanta sempre atleti di primissimo piano come Asgreen, Alaphilippe e Moscon

Qui l’approccio è più mirato al campione. In più bisogna considerare che la sede della Soudal-Quick Step è nei pressi di Gent, pertanto è sul posto. Per ogni evenienza tutto è a portata di mano. Hanno meno bisogno di fare i “grossi bagagli”.

Le tante bici all’interno del camion meccanici della Soudal-Quick Step (foto Wout Beel)
Le tante bici all’interno del camion meccanici della Soudal-Quick Step (foto Wout Beel)
Fausto, come vi siete organizzati “voi” belgi?

Sul fronte dei materiali tutto è confermato, sia rispetto all’anno scorso che rispetto alla Sanremo, per dire. Quello che cambia davvero sono le gomme e le pressioni in particolare. Anche per noi, ogni atleta ha tre bici: quella con cui corre, quella di scorta sulla prima ammiraglia e quella sull’ammiraglia che fa i tagli. Un’altra cosa che facciamo è che tutti i nostri massaggiatori, nei rifornimenti in gara, hanno almeno una coppia di ruote, oltre alle borracce e al rifornimento stesso. Qui al Nord capita che spesso la macchina sia troppo dietro, anche 3-4 minuti proprio nei tratti cruciali, e così gli diamo un set di ruote.

Sulle gomme, con Specialized puntate su copertoncino e camera d’aria. Vale anche per queste gare?

Prevalentemente camera e copertoncino anche per il Nord. Abbiamo anche un tubeless ready a disposizione, ma queste sono decisioni che spettano ai corridori e sono legate soprattutto al meteo. Tra le coperture che abbiamo con noi, c’è il modello Roubaix, il più usato da queste parti. E’ più robusto e lo abbiamo sia nella sezione da 28 mm che in quella da 30.

Asgreen normalmente per quale opta?

Quasi sempre per un 28 se è asciutto, ma credo lo mantenga anche per il bagnato. Asgreen è un tipo molto particolare per quel che riguarda le ruote: sceglie set, gomme e pressioni proprio all’ultimo. Soprattutto sulle pressioni ce le fa ricontrollare spesso proprio al ridosso del via. 

Alaphilippe e Asgreen: i due leader della squadra di Lefevere. Loro due intervengono solo sulle gomme
Alaphilippe e Asgreen: i due leader della squadra di Lefevere. Loro due intervengono solo sulle gomme
E viaggia sugli standard indicati per quanto riguarda il gonfiaggio?

Più o meno sì, chi va sotto di 0,2-0,3 bar è Alaphilippe. Per il resto si tocca davvero poco. Non è più come una volta. Dai raggi al cerchio, le ruote le montiamo e le usiamo così come escono dalla fabbrica. Anche le posizioni non vengono toccate per niente.

Perché?

Perché tra metodi costruttivi diversi, ruote che si rompono meno, l’efficienza è sempre buona e l’aerodinamica conta sempre di più. Una volta si parlava di doppio nastro, noi quasi non lo mettiamo più. Non solo, ma se proprio non fa freddo ormai tanti atleti corrono senza guanti anche sul pavé. E il guanto stesso era uno spessore ulteriore. Una volta si cambiavano bici, si usavano quelle con gli inserti ammortizzanti. Si cambiavano forcelle, si usavano quelle ammortizzate… Noi oggi affrontiamo le classiche del Nord con Specialized SL8, la stessa della Sanremo, per dire…

Doppler Evo: eleganza, stile e tecnica in unico occhiale

07.09.2023
2 min
Salva

Hardskin, marchio di riferimento nella realizzazione di abbigliamento ad alta tecnologia, accessori e occhiali per lo sport, ha rinnovato la sua serie di occhiali Doppler. Ecco in arrivo un nuovo modello: il Doppler Evo, alla base del quale c’è un design ergonomico, leggero e tecnico. Realizzato in poliammide, aderisce perfettamente al viso, svolgendo anche un’ottima azione aerodinamica. Anche le aste sono realizzate con questo particolare materiale, che garantisce quindi un’aderenza perfetta anche lateralmente. 

La montatura degli occhiali Doppler Evo, realizzata in poliammide è estremamente leggera
La montatura degli occhiali Doppler Evo, realizzata in poliammide è estremamente leggera

Protezione e visibilità

Una caratteristica che si nota subito negli occhiali Doppler Evo è la lente di grandi dimensioni. Si tratta di una mono lente fotocromatica, priva di montature quindi molto leggera. Questa scelta tecnica permette di avere anche una grande visione periferica, con un’ottima protezione dai detriti. La lente, specchiata di categoria 3, ha una trasmittanza che va dall’8% al 18%, con trattamento antigraffio. Inoltre, nelle parti periferiche, le lenti sono perforate, per un migliore passaggio dell’aria. 

Il nasello, realizzato in gomma con l’inconfondibile design Hardskin, impedisce qualsiasi tipo di appannamento o surriscaldamento. La durabilità, quindi è massima, come il comfort. Inoltre non viene trascurata la protezione dai raggi UV, grazie, appunto, alla lente fotocromatica. 

La taglia per gli occhiali Doppler Evo è unica, e la vestibilità standard. 

Nella parte bassa ed esterna della lente sono presenti dei fori per garantire un riciclo dell’aria
Nella parte bassa ed esterna della lente sono presenti dei fori per garantire un riciclo dell’aria

Design unico

Gli occhiali Hardskin hanno un disegno e delle caratteristiche uniche che uniscono perfettamente tecnicità e stile. Questo grazie alla scienza ed allo sviluppo portati nell’utilizzo di materiali sempre più performanti. Dall’altra parte lo stile non viene lasciato in disparte, grazie alla collaborazione tra l’azienda e il designer Jonny Mole in bici avrete sempre un tocco originale e impeccabile.

Hardskin

Linea Corefusion: all-in su performance e tecnica

19.08.2023
3 min
Salva

X-Bionic, azienda svizzera che lavora nel campo dell’abbigliamento tecnico sportivo, presenta la sua nuova collezione: la Corefusion. Un incontro tra i tessuti tecnici e performanti, tipici dei capi da ciclismo e la tecnologia della termoregolazione. Quest’ultima ha contribuito a rendere X-Bionic un punto di riferimento dell’abbigliamento sportivo. La collezione sarà disponibile dal 2024, ma per un numero di fortunati è possibile acquistare la collezione in anteprima durante il mese di agosto

La maglia endurance è più comoda e confortevole, realizzata sempre con tecnologia ThermoSyphon
La maglia endurance è più comoda e confortevole, realizzata sempre con tecnologia ThermoSyphon

Le maglie

Il ciclismo è uno sport che nei capi di abbigliamento, e non solo, è in continua evoluzione. Si cercano sempre più la perfezione ed il comfort e lo sviluppo continua a crescere a dismisura. X-Bionic, nella collezione Corefusion, unisce la necessità di termoregolazione ai migliori tessuti in lycra. Un binomio che garantisce comodità e prestazioni al top

La scelta di X-Bionic è composta da due maglie differenti, caratterizzate entrambe dal sistema proprietario 3D Bionic Sphere. A questo si abbina la tecnologia ThermoSyphon nella zona della schiena. L’innesto di questo tessuto tridimensionale agevola il trasporto e l’eliminazione del sudore durante l’attività sportiva. Protegge inoltre dal freddo nelle fasi di riposo. Questa tecnologia, la ThermoSyphon, è applicata sulla schiena tra le due scapole, il punto del corpo che ha maggior bisogno di dissipare il calore. 

La maglia maggiormente votata alla tecnica e alla performance è l’Aerojersey, una capo con vestibilità estremamente aderente, realizzata con una stampa che rappresenta la mappa termica del corpo. Un modo per dissipare al meglio il calore anche nelle giornate più calde e impegnative. Come detto X-Bionix cura particolarmente la dispersione del calore. 

Per chi cerca un capo più morbido è stata pensata la Merino Jersey, in lana merino di alta qualità e disponibile in due colorazioni.

I pantaloncini

Le novità presentate da X-Bionic non finiscono di certo qui, arrivano anche i pantaloncini da ciclismo. Innovativi grazie al fondello a quattro intensità, foderato e imbottito di schiuma, adatto alle pedalate su lunghe distanze. 

Questo modello presenta due versioni di bretelle: da uomo e da donna, entrambe realizzate con il sistema brevettato 3D Bionic Sphere.

X-Bionic

In Francia le novità non finiscono mai

17.07.2023
6 min
Salva

Siamo al secondo giorno di riposo di questo Tour de France. Come d’abitudine, proprio la giornata di pausa è anche l’occasione per andare a spulciare le novità e le curiosità che ci riservano i corridori.

Alla ricerca delle leggerezza con le verniciature ridotte al minimo sindacale, come le Merida di Landa e Bilbao. Ci sono un nuovo casco Scott e una sella di Van der Poel che sembra essere diversa da quella usata fino alla primavera. E molto altro.

Le Merida Scultura “limate” nella verniciatura

Tecnicamente si tratta della Merida Scultura normalmente utilizzata dai corridori del Team Baharain-Victorious e la la sola differenza è la mancanza della verniciatura.

Viene utilizzata in questo Tour de France da Bilbao e Landa nel corso delle frazioni con dislivello positivo importante, una soluzione che permette di risparmiare qualche grammo e di sfiorare il peso limite dei 6,8 chilogrammi.

Un nuovo casco Scott

Potrebbe essere la nuova versione del Cadence, il casco aero di Scott, indossato da Sam Welsford e da altri atleti del Team DSM-Firmenich. L’estetica ci mostra un casco più compatto rispetto alla versione precedente, soprattutto ai lati e nelle protuberanze posteriori, dove si notano le feritoie/estrattori d’aria più esposti.

Rimane comunque la forma arrotondata nella sezione superiore, soluzione che da sempre contraddistingue il Cadence.

Sella più stretta per VdP?

Il modello fornito da Selle Italia e usato dal corridore olandese è sempre Flite Superflow, nella livrea a lui dedicata. C’è un però: se la mettiamo a confronto con quella montata sulla bici vittoriosa della Sanremo (oppure con quella normalmente utilizzata sulla bici da cx), per lo meno nelle immagini, la sella utilizzata al Tour de France 2023 sembra più stretta. Non mancheremo di approfondire l’argomento in futuro e nel caso andremo ad analizzare eventuali fattori tecnici.

Novità ai piedi di Campenaerts: le Nimbl con i lacci e l’elastico
Novità ai piedi di Campenaerts: le Nimbl con i lacci e l’elastico

Le Nimbl di Campenaerts con la fascia

Quelle che dalle prime immagini sembravano le scarpe tutte in carbonio, in realtà sono le Nimbl Air Ultimate con le stringhe.

La curiosità vera e propria è nella fascia che il corridore belga ha nella parte superiore della calzatura, probabilmente per stringere e comprimere il punto in cui fa il nodo ai lacci.

Le Mavic indossate da Lafay e Martin
Le Mavic indossate da Lafay e Martin

La Cosmic Ultimate di Lafay

Non le ruote, bensì le calzature, sono indossate dal vincitore di tappa di San Sebastian e dal compagno di team Guillaume Martin. Nonostante non sia presente nel World Tour con il prodotto simbolo (le ruote), Mavic è a supporto di alcuni corridori transalpini proprio con le scarpe.

Si tratta della versione top di gamma che adotta una tomaia molto particolare, costruita grazie ad un tessuto che prende il nome di Matrix.

Rapporti standard e non

Tutto nella norma, ben all’interno dei normali standard per quanto concerne gli atleti supportati da Sram. Quasi tutti gli atleti, per le tappe con dislivelli positivi importanti, hanno utilizzato la doppia corona anteriore 52-39 e la scala 10-33 per i pignoni. Difficile immaginare un pro che utilizza il 33, mentre diventano interessanti gli sviluppi metrici con il penultimo pignone da 28 denti. Avevamo approfondito l’argomento in occasione dei Giro d’Italia.

Ci ha colpito la combinazione anteriore di Laengen (Team UAE-Emirates), con la corona più grande da 56 denti e l’interna da 40 (cassetta posteriore 11-34), considerando un Tour de France tutt’altro che pianeggiante. Tutte le bici con trasmissione Shimano hanno montato 54-40 e 11-34, tranne qualche corridore (Pidcock ad esempio) che continua ad usare la “vecchia” combinazione 53-39.

Solo le nuove BMC hanno montato il Campagnolo Wireless, ma senza le corone e la guarnitura dedicate alla trasmissione. Presumibilmente la scelta è legata all’utilizzo del misuratore di potenza, che per il nuovo Campy è ancora in fase di sviluppo. Gli atleti del Team AG2R-Citroen usano un misuratore P2Max Ngeco con le corone 54-39.

Anche i pro’ con ruote “endurance”

Alcuni atleti del Team Lotto-DSTNY utilizzano il modello ERC 35 1100 di DT Swiss, ruota concettualmente sviluppata per una pratica votata all’endurance. Tecnicamente si tratta di un pacchetto che ad un peso molto contenuto (1300 grammi dichiarati), molto veloce e scorrevole, non estremamente rigido e capace di semplificare la guida anche nei tratti più tecnici. E risparmiare qualche energia in questo Tour de France condotto a ritmi folli, non è per nulla banale.

Poco tempo fa avevamo provato la versione con cerchio da 45. Invece chi ha scelto di tenere le ARC da 50 millimetri ha utilizzato i tubeless da 26 millimetri. Una scelta non usuale, considerando che il team belga è stato uno dei primi ad utilizzate i tubeless da 28, se non addirittura le sezioni differenziate 28/30 per anteriore e posteriore.

Le bici per il pavè, diverse, ma non troppo

05.04.2023
9 min
Salva

Il pavé e le corse del Nord in genere sono sempre interessanti anche per le soluzioni tecniche adottate sulle biciclette, ma le differenze con le bici usate nelle configurazioni standard sono sempre più sottili. Vediamo nel dettaglio cosa abbiamo documentato alla partenza della Ronde Van Vlaanderen 2023 con l’occhio che intanto si proiettava verso la Roubaix.

Le nuove Corima tubeless dell’Astana

Per la campagna del Nord 2023 fa il suo esordio la ruota Corima tubeless sulle Wilier Zero del Team Astana. Il cerchio è identico alla versione gravel Essentia. Abbiamo chiesto a Gabriele Tosello, meccanico del team.

«Le ruote tubeless che stiamo utilizzando – spiega – sono del tutto accostabili alle nostre classiche WS47, quelle che usiamo da sempre e con la predisposizione per i tubolari. Stesso mozzo e raggiatura, una tipologia di ruota apprezzata per la versatilità e leggerezza complessiva, ma anche per la guidabilità. Quelle tubeless hanno il cerchio sempre in carbonio, ma con un’altezza di 40 millimetri e un canale interno da 23. Hanno il cerchio più spanciato ed il canale interno più largo, in modo da poter alloggiare in modo ottimale i tubeless da 28 in avanti. I corridori che hanno deciso di usare i tubeless Vittoria sul pavé del Fiandre, hanno optato per la sezione da 28, nella versione Control. Una sezione più grande si potrebbe usare alla Roubaix, ma si valuterà anche in base al meteo».

Pidcock con i 28 e le ruote “basse”

Tutti i corridori del Team Ineos Grenadiers hanno optato per le ruote con il profilo da 50 (le Dura Ace C50) e quasi tutti hanno scelto la sezione da 32 per i tubeless Continental GP5000TR. L’eccezione tecnica è stata rappresentata da Tom Pidcock, che ha optato per le ruote dal profilo medio/basso, ovvero le C36, gommate con i tubeless larghi 28 millimetri.

Un’altra particolarità della sua bicicletta è rappresentata dal montaggio del plateau anteriore “vecchio” (power meter compreso), ovvero dalla guarnitura della generazione Dura Ace precedente con la combinazione 53-39.

70 millilitri di liquido anti-foratura

Non è una cosa inusuale anzi, possiamo considerare questa scelta tecnica come una sorta di standard usato da tutti i meccanici dei diversi team. In questo caso è interessante notare lo sticker applicato sulle ruote DT Swiss delle bici Dare, quelle del Team Uno-X, dove si vede anche la data dall’ultimo controllo degli pneumatici.

Sul pavè del Giro delle Fiandre è stata utilizzata una Dare VSRu nell’ultima versione per quanto concerne il telaio ed il manubrio integrato, ma non per la forcella.

Lo stem da 170 millimetri

Un attacco manubrio lunghissimo, quello montato sulla nuova Cannondale SuperSix Evo Lab71 del tedesco Rutsch in forza alla EF Education-Easypost. Si tratta di una versione anziana OS ed in alluminio dell’attacco FSA, lungo 170 millimetri e fatto su misura per l’atleta tedesco.

«Interessante, vero?», così dicono sorridendo i meccanici del team, appena prima della partenza della Ronde 2023: «Non è un attacco di dimensioni standard, ma il corridore si trova bene con questo setting e allora si è deciso di fare un attacco manubrio custom per lui».

Diversi corridori, di team diversi usano la sella Prologo Scratch NDR: qui casa UAE Emirates
Diversi corridori, di team diversi usano la sella Prologo Scratch NDR: qui casa UAE Emirates

Anche una sella da mtb

Si tratta della Prologo Scratch NDR, quella sviluppata con la collaborazione di Henique Avancini, campione del mondo marathon nel 2018: un prodotto usato parecchio anche in ambito strada, dai team e dagli atleti supportati dall’azienda lombarda.

Pogacar e Trentin, manubri agli antipodi

Il riferimento è diretto al cockpit. L’atleta sloveno usa un attacco manubrio in carbonio Enve (modello SES AR), abbinato ad una curva manubrio, sempre full carbon e con un profilo alare estremizzato.

«La bici è la stessa della Milano-Sanremo anche per quanto concerne le gomme – ci spiega Giuseppe Archetti, meccanico di Pogacar – ma rispetto alla Sanremo ci sono delle pressioni più basse dei tubeless. Anche per quanto riguarda la sezione, Pogacar ha scelto di usare sempre la stessa, la 30 millimetri, la stessa usata alla Parigi-Nizza, alla Sanremo e anche sul pavé».

Tornando al reparto manubrio, Trentin usa una combinazione attacco/piega in alluminio, scelta tecnicamente opposta a quella di Pogacar, anche perché il manubrio del corridore trentino è rotondo, soluzione che ormai è una rarità.

La bici di scorta con i tubolari, la Madone di Pedersen alla Trek-Segafredo
La bici di scorta con i tubolari, la Madone di Pedersen alla Trek-Segafredo

Una Madone con i tubolari

La bici di scorta di Pedersen, terzo sul traguardo di Oudernarde, riconoscibile anche per la catena ed il pacco pignoni dorati, ha i tubolari. Il forte corridore danese è stato tra i primissimi a prediligere l’utilizzo dei tubeless, a prescindere dalla bici, dalle condizioni meteo e dalla planimetria del percorso, ma una delle sue bici di scorta ha sempre i tubolari montati.

Canyon Aeroad R065

R065 è l’acronimo numerico specifico della Canyon Aeroad. Lo troviamo sulle biciclette dei compagni di Van Der Poel, lo troviamo anche sulla Aeroad del corridore olandese. Quella rossa usata al Giro delle Fiandre è la stessa bicicletta della Sanremo e non si tratta della nuova versione della Aeroad, come paventato da qualcuno. La bicicletta nella versione aggiornata potrebbe esordire ufficialmente al Tour de France. La bici di Van Der Poel ha anche un foro aggiuntivo nella parte superiore dell’orizzontale, per “irrobustire” ulteriormente il serraggio.

La vita delle terze bici

Oltre alle bici di scorta numero 2 di Van Aert e di Laporte, due Cervélo S5 (modello usato anche in gara), una delle ammiraglie del Team Jumbo-Visma portava anche le bici numero 3. Una Soloist per l’atleta francese, una R5 per il belga, con dei montaggi curiosi, con particolare riferimento al comparto ruote. Entrambi i corridori hanno optato per il profilo differenziato, 63 posteriore e 52 anteriore, con le gomme tubeless da 28.

Le S5 che hanno usato in gara avevano le ruote da 52, davanti e dietro. «Una terza bici pronta per ogni evenienza e nell’ottica di fornire un’alternativa in caso di bagnato, ma con assenza di vento – ci hanno spiegato dal team». Il Giro delle Fiandre 2023 verrà ricordato anche per il forte e gelido vento, soprattutto nelle fasi iniziali della gara.

I tubeless con la scritta “limata”

L’anno passato le Factor del Team Israel-Premier Tech montavano le guarniture Rotor, con i relativi power meter (qualcuno per la verità usava la combinazione Shimano Dura Ace). Le foto ritraggono la scelta di Sep Vanmarke sulla sua Factor Ostro pronta per il pavé, con le corone anteriori 54-40 ed il power meter PowerBox di FSA.

Sempre in merito alle Factor, tutte le bici pronte per il pavé, a prescindere dal corridore e dal profilo delle ruote, erano pronte con i tubeless Continental GP5000TR da 30 millimetri, ma con il logo “limato”, in quanto il team ha un sponsorizzazione diversa.