Elisa Longo Borghini, la bici è anche una passione

06.12.2022
6 min
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«La preparazione tecnica di Elisa Longo Borghini, la capacità di capire il mezzo meccanico e di fornire degli ottimi feedback mi colpisce molto». Portiamo con noi questa dichiarazione di Mauro Adobati, meccanico del team e che talvolta si occupa anche della compagine femminile del Team Trek-Segafredo.

L’abbiamo intervistata in occasione della presentazione ufficiale del Trek Store di Lallio (Bergamo).

Elisa Longo Borghini, davvero competente e appassionata della bicicletta (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Elisa Longo Borghini, davvero competente e appassionata della bicicletta (foto Matilde De Re-Trek Italia)
La bicicletta è solo un lavoro, oppure è anche una passione?

E’ prima di tutto una passione e poi diventa anche un lavoro. La bicicletta, intesa come mezzo meccanico è una parte fondamentale del mio lavoro. Quando alleni il tuo corpo ad essere performante portandolo ai massimi livelli, è importante avere una bicicletta che ti gratifica, che ti aiuta e supporta a rendere al meglio.

La Emonda della Longo Borghini (foto Matilde De Re-Trek Italia)
La Emonda della Longo Borghini (foto Matilde De Re-Trek Italia)
C’è una bicicletta che per te è un riferimento?

E’ necessario dire che in Trek abbiamo la fortuna di avere un’ampia scelta e la possibilità di usare mezzi specifici per le diverse situazioni e molto differenti tra loro. Escludendo la Domane, che utilizzo in occasione del pavé, se dovessi fare una scelta questa ricadrebbe sulla Emonda.

Tra le foto presenti nello store bergamasco, bellissima quella che celebra la vittoria sul pavé (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Tra le foto presenti nello store bergamasco, quella che celebra la vittoria sul pavé (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Dove nasce questa preferenza?

Si adatta di più alle mie caratteristiche e al mio modo di guidare la bicicletta. Ho bisogno di un mezzo che mi permetta di andare forte in salita e di spingere in pianura, di essere veloce e maneggevole in discesa, capace di seguirmi senza forzature e facile da rilanciare. E’ il giusto compromesso, considerando che non sono veloce allo sprint. La nuova Madone è molto rigida e la vedo più adatta ad una sprinter, ma anche ad un uomo. La bici aero è più esigente.

Nessuno spessore tra stem e serie sterzo
Nessuno spessore tra stem e serie sterzo
Qual’è la sensazione che più ti gratifica quando sei in sella?

Mi piace sentire la bicicletta e la sua reattività. Quando in salita mi alzo in piedi sui pedali mi piace quella sensazione della bicicletta che va dritta e sembra aiutarti a spingere, quell’energia che resta lì e non si disperde, talvolta a dispetto dell’aerodinamica.

La bici con i Pirelli PZero TLR da 28, produzione Made in Italy
La bici con i Pirelli PZero TLR da 28, produzione Made in Italy
Percepisci tanta differenza quando cambi le ruote?

Le differenze sono esponenziali, ma è giusto considerare anche le diversità dei prodotti. Ho la possibilità di usare tre profili diversi: 37, 51 e 62 millimetri. Per gli arrivi in salita e quando è previsto tanto dislivello positivo utilizzo il profilo da 37 con i tubolari. Raramente uso le 62 e le più sfruttate sono le 51. Sono le più versatili, sono reattive anche in salita e maneggevoli in discesa. Preferisco usare le 51 tubeless e se posso scegliere mi indirizzo sui tubeless a prescindere.

Elisa Longo Borghini ha una grande capacità di spaziare fra diversi aspetti del ciclismo (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Elisa Longo Borghini ha una grande capacità di spaziare fra diversi aspetti del ciclismo (foto Matilde De Re-Trek Italia)
In quali occasioni utilizzi il profilo da 62?

Quando devo tirare le volate alla Balsamo, oppure il percorso è molto veloce e poco tecnico. Poi sono leggera, tra le donne non sono un peso piuma, ma rispetto ad un uomo, che è anche più potente, sono molto più leggera e quindi mi serve il giusto compromesso tra facilità nel rilancio, controllo della bicicletta e versatilità. Le 62 diventano impegnative.

E poi questa preferenza per i tubeless, perché?

E’ una sensazione, nonostante un feeling iniziale che ti porta a pensare ad una ruota lenta. Le prime volte sembra di avere le gomme sgonfie. In realtà, dopo alcune ore di utilizzo si capisce che scorre bene, tiene bene ed è confortevole. Bisogna abituarsi e a mio parere il tubeless lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo. Il feeling che si ha nei confronti di un tubeless non è relativo al solo pneumatico, ma dipende anche dalla dimensione, dalle ruote e dalle condizioni del manto stradale. Sezioni di 26, 28 e 30, ruote molto spanciate come quelle usate alla Roubaix, le variabili da considerare sono tante e influiscono sulla resa.

E invece in merito alla sella; corta oppure tradizionale?

Corta, mi sento meglio in bici e con un feeling migliore.

Elisa con il fidanzato Jacopo Mosca
Elisa con il fidanzato Jacopo Mosca
Tu e Jacopo vi confrontate molto sugli aspetti tecnici?

Si tantissimo. Jacopo mi ha trasmesso molto, mi ha dato maggiore consapevolezza della tecnica relativa alla bicicletta, dei marginal gain che nell’insieme fanno davvero la differenza. Jacopo è sempre sul pezzo, talvolta è lui il primo a spiegare, in altre occasioni sono io che domando a lui e la risposta è sempre completa e soddisfacente. Quando ci alleniamo insieme proviamo anche delle soluzioni e ci confrontiamo.

Andiamo invece sul power meter. Di tanto in tanto senti il bisogno di staccarti dai numeri?

Ammetto che quando mi alleno sono piuttosto precisa, anche se mi piace spingere e mettermi alla prova. Il mio preparatore mi riprende spesso perché tendo ad esagerare. Però sì, quando devo fare le distanze senza lavori specifici, mi piace andare a sensazione, ascoltare il mio corpo e giocare. Il gioco diventa la sovrapposizione tra le sensazioni che ho ed i numeri. Voglio vedere il riscontro, ovvero se il misuratore di potenza mi dice quello che sento io. Non dobbiamo essere legati in modo troppo stretto ad un power meter.

La Longo Borghini e Jacopo Mosca con lo staff dello Trek Store
La Longo Borghini e Jacopo Mosca con lo staff dello Trek Store
Qual’è la settimana tipo di Elisa Longo Borghini, off-season a parte?

Ovviamente dipende dal momento della stagione e dai programmi. Si dà maggiore importanza al recupero tra una corsa e quella successiva nel momento delle gare. Invece quando sono in preparazione le ore di allenamento sono circa 25.

Tubeless, clincher e tubolari, la scelta dipende da più fattori

21.06.2022
5 min
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Il primo semestre della stagione agonistica 2022 ha palesato una crescita di consensi verso i tubeless. Sono davvero pochi gli atleti che non li utilizzano. Chi non li adopera in gara li usa in allenamento, li prova ed esegue dei test.

Le preferenze di ogni singolo atleta, dipendono da più fattori: il feeling soggettivo con i materiali, le abitudini e l’excursus sportivo, ma anche le forniture degli stessi componenti.

Le gomme da 28, sempre più utilizzate anche grazie ai cerchi più grandi
Le gomme da 28, sempre più utilizzate anche grazie ai cerchi più grandi

Ci saranno sempre più tubeless

Tutti i team, non solo quelli World Tour, hanno utilizzato, usano abitualmente e utilizzeranno le ruote tubeless e gli pneumatici dedicati. La stagione in corso sembra essere “solo” un momento di transizione, dove i “vecchi” cerchi per i tubolari, all’interno dei camion officina delle squadre, si mescolano con le ruote tubeless, che come per le trasmissioni, arrivano a singhiozzo.

«I corridori possono scegliere il tipo di ruota – la considerazione di Mauro Adobati espressa durante la presentazione della bici di Stuyven – e di conseguenza la tipologia di copertura, tubeless oppure clincher. Ma la categoria tubeless ricopre un ruolo sempre maggiore e i corridori sono curiosi di provare. Oggi nel camion officina abbiamo il 50% di ruote tubeless e il restante 50 di ruote tubolari, ma le ruote in arrivo sono tubeless».

I tubeless Schwalbe Pro One
I tubeless Schwalbe Pro One

Tubolari in gara, tubeless in allenamento

Suona come una sentenza, ma è una frase che è ridondata in più di un’occasione: «L’ultima parola è quella del corridore e se lui fa quella scelta, la direzione deve essere quella».

«I tubeless li utilizzo e mi trovo bene – spiega Pozzovivo – sono confortevoli e hanno un’ottima scorrevolezza, ma in gara preferisco usare i tubolari. Preferisco sentire una certa secchezza nelle risposte. Nel mio caso, considerando i problemi al braccio è anche un paradosso, perché un numero inferiore di vibrazioni potrebbe giovarmi. E’ anche una questione di feeling. Una gomma tubeless deve essere accompagnata nelle traiettorie, mentre il tubolare lo trovo più diretto ed io preferisco così».

La considerazione di Pozzovivo trova conferme in una dichiarazione di Ivan Velasco, responsabile tecnico del Movistar Team.

«I corridori più giovani – dice – salgono sulla bicicletta senza preoccuparsi di nulla. Per loro è normale pedalare su una bicicletta con i freni a disco, con i tubeless da 28 e magari con le ruote hookless. Mentre alcuni atleti del vecchio corso sono ancorati alle abitudini di tanti anni di attività, con i tubolari, pressioni alte delle gomme eccetera».

«Con le ruote Cadex abbiamo una doppia fornitura, per tubolare e per tubeless – dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – quest’ultima prevede i cerchi hookless. Di solito i corridori utilizzano i tubolari in gara, mentre in allenamento usano gli hookless con i tubeless, anche se non c’è una regola ben precisa. Gli atleti più giovani usano e hanno usato i tubeless anche in gara, poi dipende dalle caratteristiche del singolo. Abbiamo anche il team femminile – prosegue Oppici – che utilizza al 90% le ruote hookless».

Con i tubeless più manutenzione

«Da quando utilizziamo solo i tubeless, ruote DT Swiss e pneumatici Schwalbe – racconta Jaques Horn-meccanico del Team Tirol-KTMle operazioni di controllo sono aumentate. Lo sono nelle fasi di preparazione, di montaggio e di gestione, perché con i tubeless è fondamentale essere meticolosi con le pressioni di esercizio e con il liquido anti-foratura. Siamo molto fortunati ad avere una combinazione ruota/pneumatico eccellente».

«Per rendere al meglio – prosegue Horn – lo pneumatico tubeless deve essere gonfiato con dei canoni ben precisi. Si tiene conto del corridore e del suo peso, delle caratteristiche tecniche della ruota e delle condizioni dall’asfalto. E poi c’è il liquido: il rischio è che si creino dei depositi, se una ruota rimane ferma per troppo tempo, quindi è fondamentale tenerle sempre in movimento. Anche se devo dire che la longevità tecnica del prodotto è molto elevata e i corridori più giovani apprezzano la soluzione tubeless in gara».

In DSM solo tubolari, ma è pur vero che ci sono materiali di vecchia generazione
In DSM solo tubolari, ma è pur vero che ci sono materiali di vecchia generazione

Copertoncini rivalutati

Non uno, ma diversi corridori utilizzano i copertoncini con le camere d’aria super leggere in TPU, soluzione che abbiamo documentato in diverse occasioni. Ad esempio Almeida al Giro d’Italia, con una nuova coppia di ruote Campagnolo. Oppure alcuni atleti del Team AG2R-Citroen al Tour of the Alps, con gomme Pirelli e camere d’aria Smart Tube. I tre motivi principali sono: un risparmio di peso sulla massa rotante rispetto ad un tubeless di pari categoria e di sezione, la fornitura dello sponsor e anche le preferenze dell’atleta.

Copertoncini Pirelli e camere d’aria super leggere in TPU con valvola gialla
Copertoncini Pirelli e camere d’aria super leggere in TPU con valvola gialla

In conclusione

Trovare una risposta precisa, su quale tecnologia delle gomme sia migliore e quale pneumatico offra le performances migliori è difficile anche in ambito pro’. Non esiste un solo fornitore di gomme e non c’è solo un tipo di ruota, le soluzioni sono tante, diverse tra loro e solo oggi siamo testimoni di un ingresso della tecnologia hookless in ambito strada, che cambierà ulteriormente la resa tecnica (e l’approccio di corridori e meccanici).

Le scelte dei corridori non si basano solo sui dati e sui numeri. Trovano dei riscontri grazie alle “sensazioni” e al percorso che ogni atleta ha fatto (e sta facendo) in carriera. Ci sono quelli più sensibili, cui piace sperimentare (spesso utilizzati dalle stesse aziende come tester) e quelli che invece preferiscono rimanere nella zona comfort.

La differenza è fatta ancora dall’uomo, che sia meccanico oppure atleta. C’è chi è in grado di fornire dei feedback precisi, chi è capace di argomentare le scelte nel dettaglio e non si è fermato ai soli numeri, ai risultati delle “prove a banco” e alle prime impressioni. C’è una categoria di corridori e meccanici capace di prendersi del tempo (talvolta parecchio) per capire a fondo su cosa stia lavorando. A nostro parere non è un fattore secondario e potrebbe essere d’aiuto anche al ciclista appassionato.

Tour de France, la vetrina che (quasi) tutti aspettano

18.06.2022
8 min
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Da un punto di vista storico, i giorni a ridosso del Tour de France corrispondono al periodo in cui molte aziende ufficializzano i nuovi prodotti. Una volta tutto era molto più celato, oggi i “segreti” hanno una vita più corta. I corridori utilizzano le nuove biciclette e i nuovi equipaggiamenti anche nelle gare che precedono il periodo estivo, in qualità di tester per le aziende. L’enorme comunicazione alla portata di tutti non fa altro che togliere il velo in anticipo. Nelle prossime settimane ci saranno parecchie novità: alcune le abbiamo già viste, altre solo immaginate.

Poche novità nelle forme, ma la Teammachine SLR01 di Van Avermaet è la Masterpiece
Poche novità nelle forme, ma la Teammachine SLR01 di Van Avermaet è la Masterpiece

Perché il Tour de France?

Siamo andati a bussare alla porta di alcune aziende del settore, cercando di capire perché le date delle presentazioni ufficiali cadano (molto spesso) in questo periodo di fine giugno e inizio luglio, combaciando con l’inizio del Tour de France. Tre le questioni: quale è il motivo che spinge le aziende ad ufficializzare le novità a ridosso del Tour de France? E’ una questione di “cassa di risonanza” oppure anche il periodo estivo è un fattore da considerare? Ha ancora senso “tenere nascosta” una bicicletta, ragionando nell’ottica che molto spesso vediamo immagini e dettagli dei nuovi prodotti tramite i canali social? Entriamo nel dettaglio delle risposte dei nostri interlocutori.

Mauro Mondonico (Colnago)

«In generale le aziende vogliono sfruttare la cassa di risonanza mediatica del Tour – spiega il direttore commerciale della casa di Cambiago – dove l’attenzione è al massimo. Lo è per gli appassionati, ma anche per chi segue il ciclismo di striscio. Per Colnago è leggermente diverso: abbiamo il vincitore delle ultime due edizioni in sella e la squadra da battere. Per noi le novità sono sempre e solo dedicate a dare ai nostri uomini al Tour la miglior possibilità di vittoria. Quest’anno poi il ruolo è duplice, in quanto useremo la squadra per avere feedback su un particolare prodotto.

«Dobbiamo considerare un mercato che è cambiato profondamente. Soprattutto grazie agli stravolgimenti degli ultimi anni ed alla peculiare situazione creatasi con la scarsità di approvvigionamento dei materiali, la stagionalità è molto meno rilevante.

«Nell’era digitale quando un prodotto esce, anche solo sui social, è come se fosse stato presentato e non ha più senso tenerlo nascosto e ufficializzarlo in seguito. Tanto vale presentarlo per primi, farlo come azienda e non perdere la possibilità di spiegarlo al pubblico. Le speculazioni rischiano di contrassegnare un prodotto per quello che non è».

Enrico Andrini (Cervélo Italia)

«Il Tour de France – spiega il marketing manager della filiale italiana – è l’evento ciclistico più seguito ed atteso dell’intera stagione ciclistica. Per quanto ci riguarda non esiste una prerogativa che ci induca a presentare delle novità in occasione di grandi eventi sportivi. Il Tour è la cassa di risonanza e mediatica più importante del settore. Diventa un punto di forza qualora si voglia dare maggior spinta alla comunicazione relativa ad un nuovo prodotto. Nel nostro caso l’iter di nascita di un prodotto non viene mai tracciato in base ad una ipotetica data di presentazione. I progetti delle biciclette moderne richiedono anni di lavoro, con le variabili del caso e talvolta degli imprevisti da gestire.

«La priorità va alla realizzazione del progetto. La presentazione è come una sorta di scatola decorativa. Contrariamente a quanto si pensa, i test dei nuovi prodotti vengono fatti tranquillamente alla luce del sole. Non esiste un’area 51 dove tutto è nascosto e segreto: sarebbe alquanto strana l’idea di una bicicletta concepita solo in laboratorio. Ovviamente i test vengono svolti con l’accortezza di scegliere i luoghi meno affollati, di non utilizzare elementi che possano richiamare eccessiva attenzione (colori/scritte). Di fatto tuttavia, i nostri prodotti sono stati testati direttamente su strada e con largo anticipo, rispetto quella che poi è stata la data di presentazione ed il lancio sul mercato.

«Anche in questo momento potrebbero esserci novità in gruppo, senza che nessuno se ne sia nemmeno accorto. Il primo obiettivo è quello di mettere a disposizione degli atleti delle biciclette performanti e tecnicamente eccellenti. E’ necessario considerare il peso che hanno la ricerca e sviluppo per un’azienda come Cervélo. Ci sono i feedback che riceviamo, dal team e direttamente dagli atleti, un passaggio fondamentale. Il risultato sportivo e l’ufficializzazione del prodotto al grande pubblico sono una conseguenza. Piuttosto che stupire il nostro cliente con una presentazione scenica, inattesa o spettacolare preferiamo mettere sul mercato un prodotto perfetto, magari già vincente tra i pro’, come accaduto per la R5 e per la R5-CX, ma soprattutto affidabile».

Fausto Maschi (KTM Italia)

«Per quanto ci riguarda il Tour de France non ha mai influito sulla presentazione delle biciclette. Il nostro riferimento piuttosto è sempre stato il mese di luglio, con uno sguardo alla fine di agosto, quando la Fiera di Eurobike si svolgeva in quel periodo dell’anno. In questo 2022 ci sarà la ripresa dell’expo tedesco, che però si sposta a Francoforte dal 13 al 17 luglio ed ecco che l’attenzione di KTM va verso quella direzione. Stiamo parlando di presentazioni ufficiali, dei nuovi prodotti che vedremo nel catalogo.

«Per un’azienda come lo è KTM Bikes, creare un’aspettativa ha senso ed è utile. Quello che non condivido, visto anche i tempi di consegna incerti e con tempistiche dilatate, è creare delle collezioni. Trovo invece corretto mantenere i modelli di biciclette per più anni, evitando di legarsi a periodi di presentazioni vere e proprie, spalmando le diverse novità nei 12 mesi».

Rudy Pesenti (Trek Italia)

«Il Tour de France è l’evento ciclistico con maggiore risonanza a livello mondiale. Presentare un prodotto a ridosso di questa corsa significa canalizzare l’attenzione degli utenti, oltre che verso la gara. Il Tour de France permette di raggiungere tutti i Continenti e la visibilità sulle nostre biciclette è al massimo. Avere una novità a livello di prodotto e averla in gruppo è assolutamente importante per un’azienda come la nostra. Però dobbiamo anche considerare gli atleti e il team, che oltre ad essere un importante veicolo di comunicazione del brand, sono fondamentali per lo sviluppo degli stessi prodotti e noi dobbiamo essere in grado di fornire loro i materiali migliori, sviluppati anche grazie ai loro feedback.

«Rispondendo al secondo quesito, possiamo dire che le novità principali si sono sempre viste nel periodo estivo, pertanto il Tour de France si trova in un momento strategico. Direi che questa manifestazione è a tutti gli effetti un’opportunità, un veicolo comunicativo forte per il segmento road ed al tempo stesso ha senso prevedere una presentazione ufficiale e dedicata, in occasione del lancio di un nuovo prodotto.

«Dalle fotografie che girano sui social non è possibile avere un listino prezzi, la gamma di cui si compone la bici e i vari allestimenti proposti. Il modello di bici è uno, ma tutte le possibilità presenti per la vendita al pubblico, insieme ai dettagli della novità del modello, vengono svelati soltanto nella data di lancio. Perciò questo tipo di approccio è ancora l’unico attualmente possibile».

Nelle prossime settimane vedremo anche una nuova Scott?
Nelle prossime settimane vedremo anche una nuova Scott?

Nicola Gavardi (Scott Italia)

«La Grand Boucle è l’evento più importante del mondo ciclistico e non solo. A livello mediatico la cassa di risonanza che genera è esponenziale ed è anche un ottimi palcoscenico dove presentare e lanciare le novità. Ma non è tutto, perché in parallelo ad un evento come lo è il Tour de France ci sono anche delle strategie di comunicazione che sono cambiate.

Dopo la pandemia ci confrontiamo con un mercato più maturo che va oltre le stagionalità del prodotto. Questa combinazione di fattori ha fatto cambiare e in maniera veloce il modo di comunicare, con il punto fermo della enorme cassa di risonanza del Tour de France.

Per rispondere all’ultima domanda, è necessario considerare che l’obiettivo di un’azienda come Scott non è solo vendere biciclette. Cerchiamo ogni giorno di offrire ai nostri consumatori degli spunti per poter sognare. In questo senso le bici o i prodotti sotto embargo, magari viste e non viste, in parte celate, ci servono solo per “scaldare” il mercato. Si crea un’attesa positiva, la voglia di vedere e toccare con mano la novità. In un periodo precedente il fattore marketing ricopriva un ruolo primario, ora ci sono da considerare le dinamiche di produzione. Anche in questo campo molte cose sono cambiate a causa della pandemia e la soluzione ottimale per molti è offrire un prodotto ready to sell».