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Sullo Zoncolan il morso di Lucca: la vendetta è servita

03.09.2022
5 min
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Today is THE day, l’ora dello Zoncolan è arrivata. Alla partenza sembra una tappa come un’altra: c’è il sole, fa caldo, sembra una giornata estiva qualunque, ma nei visi dei corridori che si preparano c’è qualcosa di diverso. Che sia preoccupazione per l’arrivo in salita o la consapevolezza che si arriverà lì dove si è scritto un pezzo di storia del ciclismo, non è chiaro.

Lo speaker lo dice e lo sottolinea più volte: oggi si scala lo Zoncolan, ripercorrendo le strade che due anni fa Lorenzo Fortunato ha divorato, vincendo la sua prima tappa al Giro d’Italia. A Pavia di Udine le squadre arrivano in orario, salgono sul palco, si prestano a presentazioni e sorrisi in favore delle telecamere, poi si incolonnano.

Li guardiamo, si guardano a vicenda. Si cerca di trovare negli occhi degli avversari la determinazione di colui che ci tenterà e il timore di chi invece sa che oggi potrebbe non essere la giornata giusta.

Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa
Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa

Verde da difendere

Tra le decine di corridori che ci passano vicino, decidiamo di fermare Andrea Alfio Bruno (Parkpre Racing Team), in maglia verde. E’ concentratissimo (o forse un po’ teso?). Ci racconta di come sono andati questi due giorni e dice che le gambe sembrano rispondere bene. Conosce la tappa e ha ben fisso in mente il suo obiettivo: restare in verde. Dei GPM di giornata dice che punta al terzo, di seconda categoria. Sa di dover centrare la fuga per prendere quei punti, ma confida che la strada gli darà le risposte che cerca, le sicurezze di cui ha bisogno.

«I chilometri (e la media oraria) degli scorsi giorni – dice – iniziano a farsi sentire».

Andrea è consapevole che la tappa non è così semplice come può sembrare dall’altimetria, ma è determinato a fare bene.

Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?
Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?

Gialla in bilico

Diverso invece l’umore della maglia gialla, Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior). Ieri l’ha detto: «Ce la metterò tutta, ma non è il mio campo». Ci parliamo, confessa di non aver mai corso prima sullo Zoncolan, ma che si sente bene. Sa che probabilmente, così come lo scorso anno, la maglia gialla sarà il ricordo di un giorno solo di corsa.

Tre, due, uno…si parte. Il gruppo pedala alla volta del chilometro zero, noi ci avviamo verso lo Zoncolan. All’altezza del rifugio Aldo Moro, la giornata calda e soleggiata di appena qualche ora prima, sembra un lontano ricordo: è nuvoloso, fa più freddo. Ma è maestosamente bello: è LA montagna. Qui si suda, si fatica, ma si conquistano le soddisfazioni più grandi. Per chi apprezza la montagna, oggi è semplicemente la giornata perfetta. 

Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare
Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare

Vince Lucca

All’arrivo dei corridori non manca molto, in perfetta tabella oraria arrivano i primi del gruppo. Timidamente, dalla linea dell’arrivo si vede sbucare il primo casco. Tra i massaggiatori che attendono i ragazzi c’è grande fermento, sebbene dalle ammiraglie sia già arrivata qualche indicazione.

E’ un casco bianco, poi si vede la maglia. E’ bianca. No sfuma nel blu. La massaggiatrice lo riconosce: è Riccardo Lucca, della Work Service Vitalcare Vega. E’ sorridente, appagato, soddisfatto… Ci mancherebbe, potrebbe dire qualcuno, è lui il migliore sullo Zoncolan (in apertura, foto Bolgan).

Si susseguono gli arrivi dei corridori, sono stanchi, cercano qualcosa per coprirsi, ma gli occhi non nascondono una certa gratificazione nell’essere arrivati fin lì. Mentre siamo immersi a guardare questo spettacolo, arriva Francesco Busatto (General Store), che all’amico vincitore, sorridendo, dice solamente: «Mi hai fatto arrivare di nuovo secondo»

Riccardo è contento: conosceva la salita, sapeva dove allungare poco prima dell’ultimo chilometro, ma non ci ha pensato due volte a giocarsi il tutto per tutto. Da come racconta è stata una giornata nervosa, con una caduta, una discesa veloce e poca collaborazione in salita. La montagna non fa sconti, sullo Zoncolan il prezzo è fisso e uguale per tutti: si può contare solo sulle proprie forze.

Gialla fiamminga

Tra chi si scioglie in abbracci, sbuffi, chi allenta la tensione della tappa regina del Giro, c’è chi è ancora concentratissimo, impegnato con lo sguardo a fare i conti. Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli) termina terzo e conta i secondi per la maglia gialla, finché non arriva il comunicato ufficiale: il nuovo leader è Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team).

Più sconsolato, qualche metro più indietro si ferma Andrea Alfio Bruno, ancora in maglia verde e il nostro semplice fare domande è l’occasione per sfogarsi un po’. La maglia verde, il suo obiettivo, sfuma per pochi punti. E’ un po’ deluso, non ce lo nasconde, ma promette che domani ci riproverà.

Le squadre scendono in fretta, rimangono solo i tanti appassionati e i meccanici che, tra le nuvole che si infittiscono, sistemano le bici. Era una giornata che poteva andare diversamente? Forse no. E’ stata una giornata di grande ciclismo, la giornata della montagna regina del Giro. Da qui, è tutto in discesa, verso Udine.

Come funziona l’esperienza dello stagista? Parola a Lucca

18.08.2022
6 min
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Dal primo agosto le squadre possono prendere gli stagisti. Lo stagista è il dilettante, generalmente un under 23, che per un certo periodo di tempo corre con una squadra professionistica. Ed è quella squadra con la quale molto probabilmente passerà professionista. 

La regola è questa, ma non è un dogma, e lo sa bene Riccardo Lucca (in apertura foto Julie Desanlis), che lo scorso anno fece lo stagista con la Gazprom-RusVelo. Al netto di quanto è poi accaduto al team russo, il ragazzo ora in forza alla Work Service non è stato confermato. Ma presto le cose potrebbero cambiare per lui…

In altre circostanze fare lo stagista diventa una formula per anticipare il passaggio del ragazzo. Questo accade per chi ha già firmato il contratto con quel determinato team e lo stesso team, che magari a fine stagione è a corto di uomini, lo chiama a correre. E con il Covid è successo spesso.

Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Anche alla luce di questa vittoria presto potrebbe avere un contratto da pro’
Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Alla luce di questa vittoria potrebbe arrivare a un contratto da pro’
Riccardo, come inizia il percorso dello stagista? E’ il procuratore che cerca la squadra?

Dipende dalla situazione. A volte il procuratore, che magari non è ancora riuscito a farti firmare, si sente con una squadra disponibile e ti propone di fare una prova, appunto uno stage. E se il team accetta il tuo arrivo… è assurdo rifiutare!

Ma serve anche l’okay del team di provenienza…

Burocraticamente chiedi alla tua squadra il via libera e da quel momento assumi lo stato di stagista. Questo accade da continental a professional o WorldTour. Da continental a continental, oltre che fuori luogo, si avrebbe la possibilità di prendere poi parte solo a gare internazionali. Non avrebbe senso.

Cosa succede quando passi “di là”?

Vedi subito la differenza. Un’altra realtà. Loro ti studiano. Alla fine è un esame.

E per questo esame come si fa con la preparazione? Se ne fa una ad hoc?

Difficile, perché di solito la chiamata arriva in piena estate e ormai i “giochi” sono fatti. Le preparazioni e le condizioni sono quelle. Ad agosto non fai i miracoli. Per quanto mi riguarda io in qualche modo ho fatto anche parte della preparazione con loro. Sono andato a Livigno. Ho fatto anche dei test con loro. Gli interessavo e mi hanno dato l’okay a provare.

Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Come si vive quel periodo? Hai parlato di esame, ci si sente sotto stress?

Da un punto di vista è bello, dall’altro sai che la squadra che ti ospita, diciamo così, ha delle aspettative su di te. Aspettative che a volte sono troppo grandi rispetto a quello che può dare un ragazzo. L’ho già detto una volta: «Uno stagista è un dilettante vestito bene». Anche perché di solito non lo sai troppo prima ed è difficile magari in 15 giorni fare chissà quale salto di qualità. Tante volte, almeno nel nostro caso, le corse sono quelle: Mallorca, Coppi e Bartali, Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race… gare in cui cerchi di metterti in mostra andando all’attacco. Ma anche l’atleta è quello, solo che i team professionistici si aspettano un pro’. E poi c’è un aspetto da considerare: il rapporto con gli altri ragazzi.

Cioè?

Ad agosto chi interessava ai team è già stato preso o ha rinnovato, ma gli altri di fatto in quel momento sono come te. Sono compagni che cercano un contratto. In qualche modo ci “stai stretto”. Si fa un po’ “a spallate” per quel posto.

E questo incide anche sull’andamento della corsa?

Un po’ sì. Io lo scorso anno per esempio dovevo dare una mano a Velasco e l’ho fatto, qualcun altro invece ha fatto la sua gara ed era al servizio del suo risultato.

In effetti è un aspetto che non sempre viene considerato. Riccardo, prima indirettamente hai parlato di dilettante vestito bene. Come funziona con il vestiario? Come ci si abitua magari ad un fondello diverso?

Io alla fine lo scorso anno sono capitato in una realtà medio-piccola, non ero in una WorldTour dove ti danno tre valigie di materiale e magari il vestiario è anche su misura. Non che mi mancasse nulla però. Io sono andato nel loro magazzino. Ho fatto tutte le prove per individuare le taglie e mi hanno dato quel che serviva: divise (corte e lunghe), dopo gara, caschi… Tutto tranne le scarpe.

Come mai?

Beh, quelle sono molto personali e cambiarle all’improvviso nel corso della stagione non è il massimo. Così come per la bici.

E questa sarebbe stata la domanda successiva: la bici. Tu come hai fatto?

Io ho utilizzato la mia e tutto sommato non è male. Cambiare la bici ad agosto è un po’ delicato per le misure e anche per le sensazioni di guida. Però certo, avere gli stessi materiali in gara sarebbe meglio, può succedere di tutto: forature, cedere la bici ad un compagno… Poi molto dipende dalle esigenze di sponsor.

Spiegaci meglio…

Alla Gazprom per esempio lo scorso anno non avevano tutto questo interesse a far vedere il marchio in quanto erano in scadenza con quel brand. Ma per esempio a Raccani, che ha appena fatto lo stagista alla Quick Step-Alpha Vinyl (una WorldTour, ndr), hanno subito fornito la Specialized del team. Pertanto un po’ si fa i conti con i materiali disponibili e un po’ con le esigenze del team (e del suo blasone, ndr). Semmai si lascia la sella: è lo stesso discorso delle scarpe.

Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Invece con i caschi e gli occhiali? Tante volte cambiando questo set, la stecca dell’occhiale tocca con la parte laterale del casco e non è comodissimo: ci sono situazioni così?

Che dire: si prende quel che passa il convento! E poi in certi team non hai mai un solo casco e un solo occhiale a disposizione. Alla fine il giusto mix lo trovi.

E invece che differenze ci sono dal punto di vista dell’ambiente?

Quando sali di livello è più facile trovarsi bene. E’ un altro mondo. Sono loro che ti chiedono se hai bisogno di qualcosa. E non il contrario. Sei seguito costantemente. Ricordo che c’era sempre il medico al seguito, per esempio. Poi tutto è più professionale. Ti arriva un documento Pdf sul quale c’è tutto il programma della giornata. In questa tabella c’è l’orario di tutto: dalla colazione alla corsa.

E a livello di alimentazione: differenze?

Diciamo che tutto è gestito meglio. Soprattutto quando vai all’estero la pasta non manca mai, la portano loro e sei sicuro di mangiare bene. Anche a colazione hanno dietro dei grandi contenitori con dentro i cibi per la colazione appunto e quando arrivi trovi già tutto apparecchiato.

Come ci si relaziona con gli altri? Si trova subito il feeling?

Non è facilissimo, perché già ti conosci poco, arrivi in un gruppo e sei quello nuovo. In più c’è spesso il problema della lingua che non agevola le conversazioni. Io non ho problemi con l’inglese. In Gazprom per esempio in radio tutto veniva detto in russo e in italiano.

Venchiarutti 2022

Finalmente Venchiarutti, una vittoria ha scacciato i fantasmi

14.04.2022
4 min
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Avevamo lasciato Nicola Venchiarutti al suo primo approccio con la Work Service, dopo un’esperienza con l’Androni finita forse troppo presto e senza considerare le attenuanti di un biennio così particolare come quello passato, segnato dalla pandemia. Lo ritroviamo rinfrancato dopo aver riassaporato il gusto del successo, alle prese con un Giro di Sicilia vissuto con lo spirito positivo di chi sa che nella bisaccia qualcosa già c’è.

Al di là del valore intrinseco, il successo di sabato scorso al GP Città di Pontedera (foto Pagni in apertura) ha un significato profondo perché chiude un cerchio e mette fine a un periodo di astinenza da vittorie troppo lungo.

«Aspettavo questo momento da tre anni. Nel 2019 erano arrivate belle vittorie – dice – come alla Popolarissima e nella tappa del Giro U23 a Falcade, poi si è fermato un po’ tutto. Ora sono ripartito, ma era da tempo che sentivo che le cose funzionavano e anche qui in Sicilia si vede che c’è un Venchiarutti nuovo (nella prima tappa a Bagheria ha chiuso 10°, ndr)».

Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) – (foto Pagni)
Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) – (foto Pagni)
Raccontaci un po’ che gara è stata, quella di Pontedera…

C’era tanto vento e questo ha segnato un po’ la corsa. Entrati nel circuito finale c’era una salita che via via ha scremato sempre più il gruppo. Alla fine eravamo rimasti in 35, io avevo due compagni di squadra, Lucca ha tirato come un forsennato negli ultimi 10 chilometri, poi Burchio mi ha pilotato fino ai 250 metri, lì sono uscito io. Ma anche gli altri compagni erano stati preziosi nel corso della gara, è stata una vittoria di squadra, io ho solo dovuto fare l’ultimo tiro…

Al di là del successo, sembra che alla Work Service hai ritrovato quella serenità perduta.

E’ un bel gruppo, non c’è che dire. Sarà anche una formazione continental, ma non ci fa mancare niente, ha una struttura di livello superiore. Il clima è sereno e tranquillo, la mentalità è quella giusta per portarti a emergere. Era quello di cui avevo bisogno.

Quando sei passato di squadra, le prospettive erano di fare di te un po’ il “guru” in corsa, quello più esperto in grado di far crescere chi era intorno a te anche se sei ancora molto giovane considerando i tuoi 23 anni.

E’ vero, sono uno dei più esperti, se non altro fra quelli che hanno avuto maggiori possibilità d’interagire con il ciclismo che conta. Cerco di dare consigli, di collaborare esattamente come fanno gli altri, intorno a me ho ragazzi che sono molto attenti, che chiedono ma che soprattutto hanno voglia di fare. L’ho detto, è un bel gruppo…

Venchiarutti Giro 2019
Il corridore di Tolmezzo (a destra) ha portato a termine lo scorso Giro d’Italia, finendo 132°
Venchiarutti Giro 2019
Il corridore di Tolmezzo (a destra) ha portato a termine lo scorso Giro d’Italia, finendo 132°
Da dove nasce questo nuovo Venchiarutti? A prescindere dalla vittoria, è da gennaio che viaggi sempre a buoni livelli, con piazzamenti importanti…

Io dico che il merito è stato aver passato un inverno tranquillo e proficuo. Abbiamo avuto poche piogge quest’anno e ciò ha permesso di lavorare molto fuori, quando invece, tra clima e Covid, nei due inverni scorsi avevo dovuto trascorrere parte della preparazione sui rulli e non è proprio la stessa cosa… Uscire spesso aiuta a dare tono alla gamba, poi i ritiri e le gare hanno fatto il resto. Sentivo da tempo di essere pronto per la vittoria e finalmente è arrivata.

Quali aspirazioni hai ora?

Se mi chiedete se c’è una gara che attendo particolarmente vi rispondo di no. Ho imparato a vivere questo mestiere giorno per giorno, pensando a quel che mi riserverà il domani. Non faccio programmi, so solo che ho una buona condizione e voglio sfruttarla al meglio, il contesto non è importante.

Venchiarutti Sicilia 2022
Dopo la vittoria in Toscana, Venchiarutti è subito partito per la Sicilia, dove cerca nuovi squilli
Venchiarutti Sicilia 2022
Dopo la vittoria in Toscana, Venchiarutti è subito partito per la Sicilia, dove cerca nuovi squilli
Questo nuovo Venchiarutti ha aspirazioni azzurre?

Chi non ne ha? So bene che c’è gente più forte e io ormai sono un atleta elite, quindi gli spazi sono ristretti, ma la speranza non costa nulla. Tutto quel che posso fare è farmi vedere, cercare di portare a casa il maggior numero di risultati considerando che poi, sulla carta, le gare titolate si prestano anche alle mie caratteristiche, l’europeo in particolar modo.

Tu hai superato il limite degli under 23, quindi ad esempio non potrai rientrare nel team per il Giro d’Italia di categoria. Non pensi che questo riduca un po’ le tue possibilità di gareggiare ed emergere?

No, il calendario è comunque molto ricco, ho già visto i programmi della squadra e di occasioni ce ne saranno tante. Le possibilità per mettermi in mostra ci sono, dipende solo da me. Quel che conta è poter correre, io più gareggio e meglio vado…

Lucca e Plebani: alla Work Service per riscattarsi

18.12.2021
6 min
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L’importante è non arrendersi mai. Potrebbe essere sintetizzata così la nuova avventura che attende Riccardo Lucca e Davide Plebani. I due sono dei nuovi corridori del team Work Service Vitalcare Vega, avevano già corso insieme quando erano in Colpack nel 2018. Sono cambiate tante cose e questa nuova avventura è un po’ un’ultima chiamata per entrambi. Sono pronti a rispondere presente e sanno che bisogna dimostrare che meritano lo spazio che tanto reclamano.

Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi
Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi

Per sognare un posto tra i pro’

«La speranza è l’ultima a morire», così aveva concluso la scorsa intervista Riccardo Lucca. A giudicare da quel che è successo in quelle parole ci ha creduto davvero. «A fine stagione ero giù di morale perché non avevo ricevuto offerte rilevanti – dice Riccardo (in apertura al Giro del Piave vinto) – poi è arrivata la chiamata di Levorato, il presidente della Work».

Si tratta di un ritorno per te, come mai hai scelto loro?

Devo essere sincero, sono stati i primi a cercarmi e gli unici a farmi un’offerta concreta. Avevo tante mezze promesse ma non si è mai fatto nulla. In più la Work Service ha un bel calendario che mi permetterà di correre con i pro’ e questo è importante per la crescita. I risultati quest’anno non mi sono mancati (7 vittorie per lui nel 2021, ndr) ho fatto un po’ più fatica a fare bene nelle gare con i professionisti, un po’ per sfortuna un po’ per una condizione non ottimale.

Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Pensi di essere pronto per affrontare un calendario più impegnativo?

Questa chiamata della Work mi ha risollevato molto il morale. Il calendario è ampio e ci sarà la possibilità per tutti di mettersi in mostra. Ho visto come gareggiare con i professionisti ti faccia crescere e maturare molto dal punto di vista tattico e di “motore”. Le prime gare prendi un sacco di “bastonate” ma sono pronto, voglio crescere in modo graduale.

Hai già un’idea del calendario che andrai ad affrontare?

Inizieremo a Maiorca a fine gennaio, parteciperemo a 5 gare in altrettanti giorni. Andremo lì con la squadra al completo e alterneremo gare ed allenamenti, non ho mai iniziato a correre così presto quindi sarà un po’ un’incognita. D’altra parte, questo mi potrebbe garantire una buona forma per le gare di marzo ed aprile come il Laigueglia, la Coppi e Bartali ed il Giro di Sicilia.

Ritroverai Contessa, tuo diesse alla Zalf ed alla Work…

Sono contento, quando ho firmato con la Work non sapevo del suo ritorno. Con lui ho lavorato bene, è un diesse giovane quindi è facile lavorare con lui perché è vicino alle nostre dinamiche di pensiero.

Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana con la quale ha ottenuto buoni risultati fino al 2019
Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana

Work Service e pista nel mirino

Davide Plebani arriva dalla Biesse Arvedi dove ha corso le stagioni dal 2019 al 2021. Il suo percorso da corridore è sempre stato legato alla pista ed il suo passaggio alla Arvedi sembrava improntato in quella direzione, per questo il suo addio alla squadra bergamasca ci ha fatto drizzare le antenne.

Perché hai lasciato la Biesse Arvedi?

Sono andato via, ma il mio rapporto con loro è rimasto ottimo. Quando sono arrivato nel 2019 mi hanno permesso di entrare subito nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro e di questo ne sarò sempre grato. Mi sono accorto però di aver bisogno di più giorni di corsa su strada per puntare a migliorare anche in pista.

E la scelta della Work da dove arriva?

I Carera mi hanno messo in contatto con Levorato e abbiamo parlato. Già da metà del 2021 non ero sicuro di voler continuare con l’Arvedi ne avevo parlato con loro e mi hanno consigliato la Work Service.

Come dividevi i tuoi impegni?

La Biesse ha un calendario in cui si contano una quarantina di gare su strada, divise però tra elite ed under 23. Essendo un elite non avevo accesso a tutte le gare ma solamente ad un parte di queste. Per la precisione ne ho corso 25 nella scorsa stagione.

Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi mettendosi in mostra anche su strada (foto Scanferla)
Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi (foto Scanferla)
Ritenevi fossero poche?

Per quanto mi riguarda sì, se voglio colmare il gap con gli altri atleti che corrono in pista ho bisogno di correre di più. Gareggiare su strada ti permette di crescere di condizione e ti garantisce una base di forza fondamentale per fare bene su pista.

La Biesse è una squadra che cura molto la pista, alla Work riuscirai a prepararti con la stessa cura?

Sono una persona molto chiara e trasparente, quando ho parlato con Levorato ho dichiarato di voler curare anche la pista. Non so ancora quali eventi andrò a correre. Anche perché la stessa nazionale deve decidere se partecipare, ed eventualmente a quali, gare di Coppa del mondo che ci saranno a marzo ed aprile.

Hai parlato anche con Marco Villa di questa tua decisione?

Sì, era favorevole, anche lui pensa che disputare più gare possa aiutarmi a crescere ancora.

Quali margini di miglioramento pensi di avere?

Non so bene, fino al 2019 avevo dei risultati buoni (terzo nell’inseguimento individuale ai mondiali e secondo con il quartetto agli europei di Apeldoorn). Ho avuto anche una buona dose di sfortuna perché poco prima degli europei e dei mondiali di quest’anno mi sono rotto la clavicola. Credevo molto in quei due appuntamenti, soprattutto di poter prendere parte al quartetto che ha vinto il mondiale.

Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo, i due hanno corso insieme anche nel quartetto in Coppa del mondo nel 2019
Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo
Il calendario della Work è ampio, ma siete tanti corridori, 16, pensi ci sarà spazio per tutti?

Sì siamo tanti ma penso che avremo tutti le nostre opportunità. La squadra partecipa a molte gare anche in giorni ravvicinati quindi saremo chiamati tutti in causa.

Il Laigueglia però ti prepara in un modo, l’Istrian Trophy in un altro…

Non tutte le gare sono uguali ma chi si vuole mettere in mostra coglie tutte le occasioni al volo. Siamo una squadra completa, ognuno con caratteristiche diverse.

Ritrovi Lucca con cui hai corso nel 2018.

E’ bello incontrare e correre con qualcuno che si conosce già. “Di vista” conosco anche altri miei compagni con i quali ho gareggiato da avversario più volte. Ora che siamo tutti dalla stessa parte sarà divertente perché ci conosciamo già dal punto di vista tecnico e tattico.

Saby Sport & Work Service: si lavora al 2022

01.12.2021
4 min
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Prosegue spedito, come da programma, l’inteso lavoro di organizzazione e coordinamento operato dallo staff del Team Work Service in vista della prossima stagione agonistica 2022. Anche per il prossimo anno continua la collaborazione con Saby Sport. Il consolidato sodalizio tra la Vega Prefabbricati e l’U.S. Fausto Coppi Gazzera Videa è pronto a rilanciare con forza l’attività su strada delle formazioni Continental e Juniores. Le operazioni saranno guidate dal patron Massimo Levorato e dai presidenti Demetrio Iommi e Renato Marin.

Questa la sede di Saby Sport a Sovizzo
Sede di Saby Sport a Sovizzo

Presto la grafica delle nuove divise

E proprio in attesa di ufficializzare le prime novità relative al prossimo anno, lo staff bianco-rosso-blu è stato recentemente ospite presso la sede Saby Sport. Con cui ha tracciato la linea grafica delle divise da gara che caratterizzeranno gli atleti griffati Work Service nella prossima stagione.

Davide Rebellin, insieme al coordinatore tecnico Matteo Berti e a Renato Marin, in rappresentanza della dirigenza delle formazioni Juniores e Continental, hanno disegnato la nuova livrea con i grafici di Saby Sport sotto la supervisione della fondatrice dell’azienda – Sabina Zambon – e di Gianluca Peripoli.

«La partnership con i team Work Service nel 2021 ci ha regalato molte soddisfazioni – ha dichiarato Gianluca Peripoli – alle quali vanno aggiunti i feedback utili a rendere più comodi e performanti i nostri capi. Il nostro è un settore in continua evoluzione e, grazie al gruppo interno di ricerca, siamo sempre al lavoro per realizzare capi all’avanguardia. Come Saby Sport siamo estremamente felici di poter proseguire questo rapporto anche per la prossima stagione 2022. L’obiettivo è di supportare al meglio i ragazzi che hanno dimostrato un grande attaccamento alla maglia».

Saby Sport ha vestito il Team Work Service nella stagione 2021 utilizzando i feedback dei corridori per migliorare i propri capi
Saby Sport ha vestito il Team Work Service nella stagione 2021

L’incontro è stato propizio anche per conoscere e toccare con mano i nuovi tessuti selezionati da Saby Sport per realizzare la gamma riservata agli agonisti e, in particolare, alle formazioni Work Service. Saby Sport produce una ricca collezione di indumenti invernali per il ciclismo, molto performanti e altamente tecnici. Dalla collezione Winter Saby 2021 sono stati scelti alcuni capi per la stagione 2022 del Team Work Service.

Rebellin, tester d’esperienza

Nel corso dell’inverno, infatti, Davide Rebellin con gli altri compagni di squadra potranno utilizzare la maglia manica lunga e la calzamaglia invernale con bretelle Limited. Entrambe realizzate mediante l’impiego del tessuto Blizzard Native, con filato riciclato, altamente tecnico e “green”. Al quale si cuce il fondello Top Cytech Road Performance Space Man 2, con spugna a densità variabile. A questi indumenti si abbinerà anche il giubbino Invernale Pro realizzato interamente in Ivory Plus 85. Un tessuto con membrana interna che garantisce la perfetta traspirazione mantenendo comunque costante la temperatura corporea interna. Nella parte posteriore, oltre alle consuete tre tasche, sarà presente una tasca zip e due inserti reflex per aiutare la visibilità degli atleti in bicicletta e conseguentemente la loro sicurezza anche in allenamento.

Davide Rebellin con la sua esperienza è un ottimo tester per i prodotti Saby Sport
Davide Rebellin è un ottimo tester per i prodotti Saby Sport

Parola a Rebellin

«Con questi capi tecnici – ha osservato Davide Rebellin – è stato un piacere pedalare quest’anno. Per quanto mi riguarda, sto trascorrendo un importante periodo di riabilitazione e ogni giorno che passa le mie condizioni fisiche migliorano. Ho buone sensazioni, e spero di poter presto iniziare a fare programmi per la prossima stagione».

La passione di certo non manca al capitano della formazione presieduta da Demetrio Iommi che, guardandosi alle spalle, ha tracciato un bilancio positivo del proprio 2021. «Questa stagione – ha aggiunto sempre Rebellin – mi ha ridato un grande entusiasmo: avere la possibilità di gareggiare in Italia, al fianco di un gruppo di atleti giovani e di talento, mi ha consentito di esprimermi al meglio e di trasmettere tutta la mia esperienza al team. Purtroppo qualche caduta… di troppo mi ha limitato proprio quando erano in vista delle belle occasioni, ma questo non mi ha certo tolto la voglia di pedalare».

Saby Sport

Conte, altro spicchio di Liquigas alla Eolo con Basso e Zanatta

01.11.2021
4 min
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Biagio Conte ha rinunciato al suo contratto a tempo indeterminato con la Work Service di Massimo Levorato per rispondere alla chiamata di Zanatta e la Eolo-Kometa. Stefano gli ha parlato chiaramente. Il primo contatto lo avevano avuto con Scirea, però Mario ha preferito restare in federazione accanto a Roberto Amadio (magari domani con la nomina dei tecnici federali capiremo anche il perché). Così Zanatta si è ricordato di Biagio, salito a suo tempo alla Liquigas dopo aver fatto la gavetta fra i dilettanti e ormai fuori dal professionismo dal 2014.

«E’ naturale che pensassi di rientrare tra i pro’ – spiega Conte – ma intanto lavorando alla Work Service sono rimasto nell’ambiente. In realtà mi ero così affezionato ai corridori, che non ci pensavo quasi più. Mi piaceva l’idea di farli crescere».

Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi
Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi

Nuova ambizione

Cinquantatré anni, palermitano sposato a Sacile, otto anni da professionista con due tappe alla Vuelta e una al Giro, Conte era arrivato in Liquigas dopo averne guidato per qualche anno la squadra satellite. Quella Marchiol in cui erano passati, fra gli altri, Cimolai e Viviani.

Pare che le sue dimissioni non siano state prese proprio con entusiasmo nel team Work Service, che su di lui puntava per crescere ancora, ma il richiamo della Eolo-Kometa e del suo amico Zanatta ha avuto voce più potente.

«Sono grato alla Work Service per avermi inserito nel mondo del lavoro – dice – ma un minimo di ambizione c’era ancora. Sono andato a incontrarli a Jesolo durante le classiche venete e ho dato un’occhiata all’organico. E’ un bel gruppo e per me sarà un cambio di pelle e di prospettiva.

Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel
Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel

«Ho lavorato perché gli juniores non avessero lo stress della vittoria e la pressione di fare risultato a tutti i costi, anche se Massimo (Levorato, proprietario della Work Service, ndr) è uno che ci tiene. Nella continental sapevamo che sarebbe stato difficile fare risultato tra i professionisti, per cui si andava per fare esperienza, entrare in fuga e farsi notare. Nei professionisti invece si va alle corse con l’ambizione di fare risultato e di conseguenza cambia l’impostazione di corsa».

Occhio privilegiato

Il suo è stato per qualche stagione un punto di vista privilegiato. La Work Service ha praticamente tutta la filiera, dai bambini alla continental e poter osservare così da vicino il percorso sportivo e di vita dei ragazzi gli ha offerto lo spaccato di cosa significhi voler fare il corridore oggi in Italia.

Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan
Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan

«Ormai purtroppo – dice – si affidano ai procuratori già da allievi e hanno da subito in testa obiettivi difficili da raggiungere. Oppure magari non è un male e sta bene così, chi può dirlo?! Nel nostro piccolo, ci siamo ritrovati con uno junior forte che tentennava e non voleva passare nella continental, perché voleva aspettare che si creasse il contatto con una WorldTour. Il guaio è che non riescono a essere obiettivi. Poi chiaramente il contatto non si è creato e il ragazzo è tornato nella WorkService».

Somma di ambizioni

Dal prossimo anno si volta pagina. Zanatta e Basso stanno lavorando per ricreare lo staff dirigenziale della Liquigas, con l’impegno particolare di Ivan di richiamare coloro che a vario titolo sono stati importanti per la sua carriera.

Mario Scirea, Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, Alberto Volpi, diesse Liquigas
Lo staff della Liquigas: Scirea, Mariuzzo, Slongo, Conte, Zanatta e Volpi
Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, diesse Liquigas
Con Mariuzzo, Slongo e Zanatta alla Liquigas nel 2010

«Il gruppo è bello – dice Conte – e affiatato. Zanatta evidentemente voleva qualcuno di cui già conoscesse il modo di lavorare e che conoscesse il suo. Abbiamo lavorato insieme per cinque anni e il fatto di essere stato accolto bene da tutti mi ha dato grande entusiasmo. Conosco tanti di questi ragazzi, anche se non ho mai lavorato con loro, per averli visti all’opera fra gli under 23. Ora sono a riposo, ma presto inizieremo a fare cose insieme. Credo che unendo la mia e la loro ambizione, si potranno fare delle belle cose».

Saby Sport, una realtà familiare dedicata al “made in Italy”

17.09.2021
4 min
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All’Italian Bike Festival di Rimini abbiamo incontrato tante aziende, ciascuna con la sua storia di passione e lavoro, tanto lavoro. Una delle realtà che vogliamo raccontarvi è quella di Saby Sport, azienda fondata nel 1994 da Gianluca Peripoli e dalla moglie Sabina. Nel loro stand a Rimini abbiamo parlato con Gianluca che ci ha raccontato quello che è stata Saby Sport e quello che vuole diventare.

L’azienda vicentina collabora a stretto contatto con il Team Work Service in cui corre Davide Rebellin e, grazie al continuo confronto, migliora man mano i propri prodotti, offrendo agli utenti finali dei capi di abbigliamento davvero completi.

Work Service Group, squadra vestita da Saby Sport, come si legge sulla manica destra di Davide Rebellin, qui in primo piano
Work Service Group, squadra vestita da Saby Sport, come si legge sulla manica sinistra di Davide Rebellin, qui in primo piano
Siete ancora la realtà made in Italy, anzi in Veneto?

Assolutamente, non abbiamo mai lasciato casa nostra e non vogliamo farlo. Siamo in crescita grazie ai numerosi appassionati che si stanno avvicinando a questo fantastico mondo, ovvero quello dei pedali. Tuttavia nonostante l’espansione ci teniamo molto alle nostre radici, dal 2015 siamo a Sovizzo, provincia di Vicenza ma la nostra produzione resta a “chilometro zero”.

Ricordaci da dove arriva il nome della vostra azienda.

L’azienda, nata a metà degli anni Novanta, è stata chiamata Saby Sport in onore di mia moglie Sabina che è la mente dietro tutto questo. Lei ha avuto questa intuizione di volersi lanciare nel mondo dell’abbigliamento sportivo.

Non solo strada, Saby Sport si è lanciata, già nel 2019, anche nella produzione di abbigliamento urban
Non solo strada, Saby Sport si è lanciata, già nel 2019, anche nella produzione di abbigliamento urban
Come mai questa idea?

Sabina lavorava nel campo dell’alta moda, mentre la mia famiglia era da generazioni nel mondo dei ciclomotori. Grazie alle competenze di mia moglie siamo specializzati nel disegno e nella produzione di abbigliamento su richiesta. Curiamo tutti i passaggi: disegno, scelta dei tessuti e per l’appunto, produzione. Ora anche i nostri due figli si sono “immersi” nella realtà Saby Sport.

Un’azienda familiare insomma…

Sì, mia figlia Sofia si occupa della parte tecnica come la scelta dei tessuti e cura anche il rapporto con la modellista per quanto riguarda la cura dell’abbigliamento. L’altro mio figlio, Filippo, è uno dei nostri due agenti commerciali che lavorano in Italia, ne abbiamo anche un terzo che si occupa del mercato estero. L’altro agente commerciale è Giampaolo Biolo, ex corridore tra i dilettanti che ci aiuta anche nello sviluppo tecnico dei nostri prodotti.

Il mercato principale invece?

Dovete sapere che noi abbiamo l’80 per cento del nostro mercato all’estero, con la Germania davanti a tutti. Siamo molto richiesti per la personalizzazione dei prodotti, ci contattano molti team per la nostra bravura nel scegliere i tessuti e per la bravura dei nostri grafici.

Ecco il nuovo logo di Saby Sport, più moderno ed accattivante
Ecco il nuovo logo di Saby Sport, più moderno ed accattivante
Ci hai detto che ci sono nuovi appassionati, a loro cosa offrite?

Siamo partiti con lo sviluppo ed il progetto dell’abbigliamento urban già nel 2019 quando portammo i primi capi alla fiera di Francoforte. Poi abbiamo tutto lo sviluppo e la progettazione dell’abbigliamento gravel, diciamo che siamo divisi tra abbigliamento per professionisti e quello per amatori o semplici ciclisti della domenica.

Nel vostro futuro cosa vedi?

Nel momento in cui pensi di essere arrivato sei già superato, questo non bisogna mai dimenticarlo. Per rinnovarci abbiamo ridisegnato il logo di Saby Sport, sono piccole cose ma che fanno vedere che lavori per rimanere sempre aggiornato con i tempi. Dal punto di vista della produzione continua la collaborazione con i team per sviluppare al meglio i tessuti tecnici, siamo alla ricerca continua di nuovo materiale. Cureremo poi anche il mercato urban, e-bike e gravel perché è in espansione e deve essere seguito giorno dopo giorno. Per il momento in azienda siamo in 23 ma la nostra famiglia si allargherà ancora.

Saby Sport

Dynatek Italia ML 1

Dynatek Italia ML 1, personalizzabile in tutto

19.12.2020
2 min
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Dynatek è un marchio che realizza biciclette dal carattere racing e non è un caso che rifornisca il Team Work Service come abbiamo avuto modo di vedere nel nostro articolo pubblicato di recente. In vista della prossima stagione Dynatek presenta la Italia ML 1.

Su misura

Ogni telaio viene realizzato in Italia in base alle misure antropometriche di ogni singolo ciclista. In pratica, ogni linea, ogni forma e tutti i dettagli vengono concordati con i telaisti per creare una bicicletta unica. Il telaio è prodotto con la tecnologia tube to tube in autoclave. Oltre alla grande personalizzazione, Dynatek ha puntato alla leggerezza, utilizzando la fibra di carbonio Torayca T1100K per un peso di 780 grammi nella taglia 55.

I tecnici Dynatek sottolineano che uno dei punti forti della Italia ML 1 è l’ottima guidabilità, soprattutto in discesa, dovuta alle geometrie custom. Il fatto che ogni tubazione è studiata e ottimizzata nelle forme e negli spessori rende questa bicicletta perfettamente bilanciata su tutti i terreni.

Dynatek Italia ML 1
La Dynatek Italia ML 1 con il manubrio Metron di Vision
Dynatek Italia ML 1
La Dynatek Italia ML 1 con il Manubrio Metron di Vision con tutti i cavi integrati

Carro reattivo

Un grande lavoro è stato fatto nella zona della chiusura del reggisella, che è stata ottimizzata per ridurre al minimo il peso. Anche il carro posteriore asimmetrico è realizzato per fornire la migliore reattività grazie al monostay ribassato con una particolare forma dei tubi.

Segnaliamo il completo passaggio interno dei cavi grazie all’utilizzo del manubrio Metron di Vision con sistema ACR e la possibilità di montare pneumatici di larghezza fino a 30 millimetri di larghezza.

dynatekbikes.com