La metamorfosi di Kelderman, pronto a cambiare ruolo

25.08.2022
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Neanche il tempo di prendere il via alla Vuelta che già su tutti i media compariva la notizia del nuovo cambio di casacca per Wilco Kelderman (in apertura accanto a Hindley), che dopo neanche due stagioni passate alla Bora Hansgrohe approda alla Jumbo Visma di Roglic e Vingegaard. Per il 31enne olandese si tratta del settimo cambio di squadra e considerando il roster della formazione olandese, potrebbe anche significare un cambio nel suo ruolo, non più come punta ma come luogotenente di lusso.

Suonano quasi beffarde a questo punto le dichiarazioni rilasciate da Kelderman alla vigilia della Vuelta: «Siamo una squadra con 3 capitani (oltre a lui il vincitore del Giro Hindley e Higuita, ndr), si deciderà alla fine chi comanda, chi starà meglio nella terza settimana. Io di regola sono sempre andato in crescendo, so di essere bravo e mi sento pienamente a posto in bici, poi dipenderà dalla gara».

Kelderman Hindley
Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)
Kelderman Hindley
Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)

Top 5 in tutti i grandi Giri

La storia di Kelderman è per certi versi singolare. Ha corso ben 13 grandi Giri e il suo bilancio non è neanche malvagio: 6 presenze nella top 10 con il 3° posto al Giro d’Italia 2020 come miglior risultato, ma è entrato nei primi 5 anche nelle altre due prove, in quanti possono dire la stessa cosa? Eppure la sua figura è associata a quella di un’eterna promessa mai sbocciata. Un buon piazzato, sì, ma mai realmente candidato alla vittoria. Eppure le caratteristiche ci sono tutte, considerando le sue capacità a cronometro e la sua tenuta su qualsiasi tipo di salita.

Curiosamente, proprio quel podio conquistato al Giro è stato una sorta di crocevia per l’olandese. In quell’edizione della corsa rosa, Kelderman era il capitano della Sunweb, ma assistette alla crescita esponenziale di Hindley, arrivato a giocarsi la corsa all’ultima tappa con Tao Geoghegan Hart. Quanto avvenne però al Sestriere ha lasciato sempre molte perplessità: Kelderman era partito in rosa, con Hart (Ineos) e Hindley a 15”. Dietro i continui attacchi della formazione rivale, la Sunweb decise di appoggiare più Hindley, lasciando che Kelderman venisse staccato.

Giro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della Sunweb
Kelderman Giro 2020
Giro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della Sunweb

Un nemico in casa?

Hindley si ritrovò alla sera a pari merito con Geoghegan Hart, ma la cronometro finale gli era contraria a differenza di Kelderman, che infatti il giorno dopo avrebbe fatto meglio del britannico. Molti sussurrarono che la Sunweb avrebbe deciso di appoggiare Hindley sapendo già dell’addio imminente di Kelderman, visto quasi come un ospite indesiderato. Certamente però quell’episodio segnò l’evoluzione della carriera dell’olandese, che un anno dopo si sarebbe ritrovato in compagnia proprio di Hindley.

Al Giro d’Italia di quest’anno troppa è stata la differenza di rendimento fra i due, Kelderman molto presto si è dovuto piegare alle esigenze della squadra e supportare il compagno, ma almeno questa volta non ci sono state polemiche. Ora però Wilco corre nuovamente a parità di grado con l’australiano, ma con in tasca il passaporto per un altro team: la Bora-Hansgrohe gestirà la cosa in maniera diversa?

Ennesima caduta per l'olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola
Ennesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola
Kelderman Benelux 2021
Ennesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola

Luogotenente di lusso

E’ anche vero che l’olandese vuole monetizzare il più possibile l’ultima parte di carriera, sapendo forse che contro i super talenti di oggi difficilmente troverà posto sul gradino più alto del podio. La Jumbo Visma aveva bisogno di una figura di riferimento in appoggio ai suoi big, Kelderman può ricoprire il ruolo anche se non gli è propriamente calzante. D’altronde tanti sono stati nella storia i corridori che, dopo lunghi tentativi di emergere in un grande Giro hanno trovato la loro più adatta collocazione al fianco di un altro capitano, ultimo esempio Rafal Majka con Pogacar.

Kelderman però a questo epilogo non vuole ancora piegarsi, conta di dare un ultimo colpo alla botte. Si è preparato con scrupolo dopo la corsa rosa e il Delfinato, una breve pausa e poi tre settimane per ricaricare le batterie a Park City nello Utah, con la sua famiglia. Una famiglia di ciclisti considerando che la moglie, Rebecca Talen era stata professionista fino al 2014 alla Rabobank prima di dedicarsi alla crescita del figlio. Si è allenato cercando di riannusare le sensazioni di gioventù, tornando addirittura con i suoi team delle categorie minori, WV Eenland e UWTC De Volharding. I ragazzi erano al settimo cielo ritrovandolo fra loro, per Wilco è stato un utile recupero di vecchie sensazioni, avvicinandosi a una Vuelta dai significati più profondi che mai.

Kelderman Tour 2021
Al Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi Giri
Kelderman Tour 2021
Al Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi Giri

E se chiudesse col botto?

«Ho imparato che in 3 settimane può succedere di tutto – ha dichiarato a Cyclingtips – devi affrontare ogni giorno, ogni ora, ogni chilometro senza essere nervoso. Puoi anche perdere alla fine 15 secondi, ma quel che conta è risparmiare energie e colpire quando conta davvero. Ogni grande Giro ti accresce e ti migliora, ti insegna qualcosa del tuo corpo, come mangiare, come bere, come coprirti. Bisogna però saperlo ascoltare.

«Io non mi sono mai arreso, neanche di fronte agli infortuni peggiori (si è rotto clavicole, vertebre, dita, ndr), ma se non avessi avuto passione, se avessi pensato che era solo un lavoro non sarei qui ora. So solo che quel che verrà sarà meglio». Lo sperano soprattutto quelli della Jumbo Visma, oggi avversari, domani datori di lavoro.

Alberto Dainese, Santos Tour Down Under 2020

Dainese, un anno per capire. E buon 2021…

31.12.2020
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Dal primo anno nel WorldTour, Dainese è uscito con qualche riccio di più, tante sono state le volte che si è grattato i capelli, cercando il varco giusto. Velocista, 22 anni, il padovano aveva iniziato il 2020 vincendo all’Herald Sun Tour. Poi il lockdown ha interrotto il flusso di sensazioni e alla ripresa, Alberto si è reso conto di cosa significhi correre in mezzo a 200 campioni feroci che hanno appena tre mesi per riaffermare il loro dominio.

«Si è detto tanto che la ripresa dopo il lockdown ha favorito i giovani – dice ridendo – io sono la prova che non è vero. Quelli che hanno vinto sono fenomeni. Hindley, per esempio. Si vedeva che sarebbe venuto fuori».

Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Con Faresin e Caiati subito dopo aver vinto la tappa di Valdobbiadene al Giro U23 del 2018
Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Dopo la vittoria di Valdobbiadene al Giro U23 del 2018

Dainese corre nel Team Sunweb, che dal 2021 si chiamerà Team Dsm, nel segno di un colosso con 23 mila dipendenti e un fatturato di 10 miliardi di euro, trasversale dalla chimica alla nutrizione. Per la prossima stagione e volendo sintetizzare, la squadra avrà in Bardet e Hindley gli uomini per i grandi Giri, Hirschi e Tjesi Benoot per le classiche, Bol e il nostro Alberto per gli sprint.

Sei pronto?

Pronto è un parolone – sorride – c’è da migliorare, senza lasciare nulla al caso. Ero partito bene, ma in corse di livello più basso. Il 2020 è stato un anno difficile, soprattutto nel finale. Mi sono fermato dopo il Fiandre, ma le ultime quattro non le ho proprio finite. Se uno pensasse che sia sufficiente quello che ha fatto nelle categorie giovanili, quando bastava davvero poco, sarebbe spacciato.

Le volate sono sempre volate, no?

Non ci ho capito molto – ride – perché arrivavo così sfinito, dopo gli ultimi 10 chilometri a fiamma, che era tutto opaco. La velocità è superiore e c’è più tatticismo nel prendere la posizione. La sera prima analizziamo come è disegnato il finale. Cerchiamo di capire in ogni passaggio come si muoveranno le altre squadre. Se non hai questo approccio, fai solo brutte figure.

Alberto Dainese, campionati europei Alkmaar 2019
Nel 2019 Dainese migra alla Seg Academy Racing e vince gli europei U23 ad Alkmaar
Alberto Dainese, campionati europei Alkmaar 2019
Campione europeo U23 ad Alkmaar 2019
Di recente si è parlato dell’evoluzione del velocista…

Il nostro mondo è cambiato rispetto a 10 anni fa. Andare in salita, visto come disegnano i percorsi, è una necessità. Non ci si chiede di attaccare o scollinare davanti, solo di essere meno duri, per mantenere un po’ di freschezza in volata. Devi trovare la quadra fra resistenza ed esplosività. Nel 2020 ho fatto fatica sia in salita sia in volata, spero che un anno di esperienza servirà a gestirsi meglio.

Come si trova l’equilibrio giusto?

Faccio tante ore per aumentare il fondo, poi lavori di forza in salita, ma soprattutto tanta più palestra. Abbiamo i preparatori interni alla squadra, io poi sono con quello di Hindley e dei più forti. Scherzando gli dico che gli hanno dato me per abbassargli la media…

A proposito di Hindley, come hai vissuto i giorni del Giro?

Ero a casa ed è stato bellissimo vedere due ragazzi, due amici lottare per la vittoria. Avevo i brividi quando lui e Kelderman hanno messo la maglia rosa. Non so dire se se la siano giocata male, ma alla fine sono saliti sul podio vincendo tappe. Tanto male non è andata. E anche al Tour abbiamo vinto con Hirschi e Kragh Andersen.

Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese ha iniziato il 2020 vincendo allo Jayco Herald Sun Tour
Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Ha iniziato il 2020 vincendo allo Jayco Herald Sun Tour
Si capiva che Hindley fosse in rampa di lancio?

Che fosse un fenomeno si era visto negli under 23 e l’anno scorso non ha vinto il Polonia per 2″. E’ molto simpatico, abbiamo fatto insieme l’Herald Sun Tour e ridiamo sempre del suo italiano, imparato quando correva in Abruzzo.

Perché c’è stato questo fiorire di talenti?

Credo perché sono stati gestiti bene da U23, con il misuratore di potenza e il preparatore. Magari una volta ci mettevi qualche anno in più per capire come allenarti.

L’altro giorno, parlando con Faresin, è venuto fuori il fastidio di averti cresciuto alla Zalf e averti poi visto vincere l’europeo con la maglia della Seg Academy in Olanda…

Posso capirlo – sorride – immagino il dispiacere. Anche il periodo alla Zalf è stato utile, sono grato a Gianni. Con il passaggio a continental anche loro hanno fatto un passettino in avanti.

Alberto Dainese, Gand-Wevelgem 2020
Ma sulle strade del Nord (qui alla Gand-Wevelgem) Dainese ha fatto una gran fatica
Alberto Dainese, Gand-Wevelgem 2020
Ma al Nord una gran fatica. Appuntamento al 2021
Pensi mai agli europei vinti nel 2019?

Solo nei momenti difficili. Correre da U23 e poi nel WorldTour sono due sport diversi. Se anche vinci una bella corsa, devi subito pensare alla prossima.

Quali momenti difficili?

Ho avuto un bel picco di forma fino al Polonia. Al campionato italiano sono andato bene. Invece alla Tirreno-Adriatico sono caduto, non ho fatto neanche una volata ed è cominciata ad andar male. Momenti bruttissimi, che adesso sono alle spalle.

Ci sarà da sgomitare per trovare posto?

La squadra è piena di gente forte, per cui se vai bene, hai il tuo spazio. Con Bardet, Hindley e Hirschi saremo molto votati alle classifiche generali, ma ci sarà da vedere se avremo a disposizione un treno. Se hai il velocista che vince, ci pensano. Altrimenti buttano dentro uno scalatore in più. Bol al Tour in un paio di occasioni ha avuto il treno e si è visto quando è arrivato secondo battuto da Van Aert al fotofinish (5ª tappa, a Privas, ndr). Il treno ti aiuta ad arrivare meno spremuto allo sprint. Magari nel 2021 lo faranno anche per me…

Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Sestriere, Giro d'Italia 2020

Sestriere chiama, «Teo» risponde

24.10.2020
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Lo stesso pezzo, una settimana dopo Piancavallo, per raccontare Tosatto e il suo «Teo», perché così il grande veneto chiama il gallese che ha appena vinto la tappa di Sestriere e così continueremo a scriverlo per tutto il pezzo. Il loro dialogo è un ideale botta e risposta che la dice lunga sul clima in casa Ineos-Grenadiers. Sul morale sprofondato dopo la caduta di Thomas e poi piano piano risalito fino a sfiorare un bersaglio pieno che era impossibile anche solo da immaginare.

Tutto previsto

Toso è sempre senza voce e forse se infilasse una felpa sopra quella t-shirt grigia avrebbe qualche chance di ritrovarla.

«A Piancavallo non si poteva dir nulla – dice Tosatto – avevamo vinto la tappa, ma mancava una settimana. Sono cambiate delle cose, soprattutto nella gerarchia in casa Sunweb. Noi abbiamo fatto una cosa molto importante nella tappa dello Stelvio, abbiamo preso fiducia e oggi abbiamo fatto quello che ci eravamo prefissati ieri sera e stamattina. Domani partiamo a Milano con lo stesso tempo del vincitore e vediamo come va a finire».

FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Una scodella di riso per Ganna e Dennis prima di partire per Milano
FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Ganna e Dennis, tappa finita da poco

Essere felici

«Teo» è sfinito e va di fretta, perché fuori lo aspetta il furgone nero diretto da Sestriere a Milano.

«Devi pensare che nella vita tutto è possibile – dice – ma non me l’aspettavo. Sono piuttosto felice di come sia andata la gara. Il ciclismo è cambiato molto negli ultimi due anni. Il 2020 è stato davvero un anno molto strano e il Tour lo ha confermato. Si sono fatti molti ragionamenti su quale sia stata la miglior preparazione, ma la verità è che la differenza alla fine l’ha fatta l’equilibrio di noi corridori. La capacità di essere felici. Stare in famiglia e stare bene mentalmente mi ha aiutato a superare il periodo di lockdown».

Stiamo calmi

Tosatto fischia a Puccio che arriva al pullman, guarda in strada se nel gruppetto ci sia uno dei suoi e poi torna a parlare.

«Teo ha preso morale a Piancavallo – dice – però c’era ancora un bel distacco. La cosa che mi ha stupito è che non è cambiato in niente. Io continuavo a dirgli: “Teo stiamo calmi, siamo là, se finiamo il Giro nei primi 5 è un ottimo risultato per noi”. Poi abbiamo cominciato a pensare al podio e stasera penseremo ad altro. Ci gustiamo la vittoria di oggi, che è la sesta di questo Giro…».

Per “Nico”

«Teo» trattiene il fiato, il pensiero vola lontano e ad ascoltarlo viene il magone, perché forse non c’è niente di casuale nella vita.

«Penso ancora a Nico (Nicolas Portal, tecnico della Ineos-Grenadiers, scomparso per un infarto il 3 marzo 2020, ndr), il vero riferimento della squadra. Con lui ho fatto il Giro e la Vuelta del 2019 e abbiamo passato parecchio tempo insieme ad Andorra. Nico mi ha fatto credere in me stesso. Anche al Giro l’anno scorso stavo andando molto male e lui non ha mai smesso di sostenermi. E’ stato tremendo essere al suo funerale e ora è un ricordo speciale, una spinta a tenere duro».

Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Sestriere, Giro d'Italia
Il gran lavoro di Rohan Dennis sulla salita finale
Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Sestriere, Giro d'Italia
Il gran lavoro di Dennis nel finale

Svolta Stelvio

Toso prende fiato e ripassa mentalmente gli ultimi giorni, in cui la storia del Giro è cambiata

«La tappa dello Stelvio – dice – è stata la vera botta di morale, la risposta che volevamo per vedere come stavano i ragazzi. Abbiamo finito tutti in crescendo tutti, dal primo all’ultimo. Sapevo che Teo poteva vincere a Sestriere. Ai Laghi di Cancano ha vinto Hindley, ma ha tirato sempre Teo. Qui ha corso da corridore navigato ed è andata bene».

Thanks Rohan

«Teo» prima di andare ha un ultimo ringraziamento per il corridore che prima sullo Stelvio e poi verso Sestriere lo ha preso per mano e l’ha supportato con l’autorita dei grandi campioni.

«Quello che ha fatto negli ultimi giorni Rohan Dennis – dice e poi saluta – si descrive da sé. E’ stato incredibile, una macchina. Super concentrato nel lavoro, uno spettacolo da vedere. E’ entrato in servizio sullo Stelvio e oggi ho capito il privilegio di avere un due volte campione del mondo che lavora per me».

Domani l’aiuto di Dennis gli sarà prezioso per i consigli che potrà dargli. Prima l’australiano tenterà di vincere la sua sfida personale contro Ganna e alla fine entrambi saranno lì a tifare per il compagno goloso di crostate che stasera si è fermato a un passo dal cielo.

Jay Hindley, 2015, Aran Cucine

Il 2015 di Hindley a casa di Umbertone

23.10.2020
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Jay Hindley e Umbertone, ma non è il titolo di un film. L’australiano vincitore della tappa ai Laghi di Cancano arrivò a Cappelle sul Tavo alla vigilia della stagione 2015. Un australiano che vive in Italia, tale Robert Petersen grossista nel campo della sanitaria, parlò di lui con Umberto Di Giuseppe, 73 anni, figura di riferimento del ciclismo abruzzese e tecnico della Aran Cucine.

Umbertone, così lo chiamano da sempre. Anche se da quando il cuore gli ha mandato l’ultimo avviso, il punto vita si è sfinato e si potrebbe tornare a chiamarlo Umberto. Quella che non è mai cambiata invece è l’inconfondibile voce roca, che ha incitato, sgridato, motivato, blandito e punzecchiato generazioni di corridori. Un uomo grande e buono che non ha famiglia e per questo ha sempre considerato i corridori come figli. Masciarelli padre e figli. Rabottini padre e figlio. Caruso che prese l’argento ai mondiali giapponesi del 1990. E di recente Einer Rubio, vincitore del tappone del Passo Fedaia al Giro d’Italia U23 dello scorso anno e ora pro’ con la Movistar.

Immaginare il giovane australiano con il burbero abruzzese strappa il sorriso e allora lo abbiamo chiamato per farci raccontare la storia di Jay Hindley in Abruzzo.

Umbertone sulla sua ammiraglia in una foto di qualche anno fa (foto Scanferla)
Umberto Di Giuseppe (foto Scanferla)
In che modo arrivò Hindley?

C’era questo signore australiano. Me ne parlò e me lo propose. Io ero sempre in contatto con Shayne Bannan, che è stato manager della nazionale e poi della Mitchelton-Scott. Anche lui ha corso per me. Tre anni assieme a Mike Turtur, che ora organizza il Tour Down Under. E d’accordo con Shayne creammo un programma per Jay.

Dove andò a vivere?

Abitava a casa mia. E si vide subito che non era un perditempo. Sapeva il fatto suo e sapeva anche fare la vita. A me piaceva andare spesso al ristorante e invece certe volte si imputava e diceva che avremmo mangiato a casa. E si metteva a cucinare.

Perdona la curiosità: in che lingua parlavate?

Ieri sera Luciano Rabottini, che conduce un programma sul ciclismo in una televisione privata, TvSei, ha fatto rivedere un’intervista. E c’è Jay che diceva: «Io non parlo italiano, parlo l’Umbertano». E mi faceva il verso, imitando anche la voce rauca.

Quindi Hindley è stato per un anno a casa tua?

Una stagione intera, poi siamo rimasti sempre in contatto. Sia quando è venuto con la nazionale, poi con la squadra continental nella quale passò. Lui voleva diventare subito professionista, ma Shayne gli disse di fare prima un anno nella continental e poi l’avrebbe messo alla Scott. In realtà lui ha fatto uno stage con la Mitchelton e poi si è trovato il posto alla Sunweb.

Sa cucinare sul serio?

Le cose base sa farle. Jay non mangia pesce e così, quando tornavamo dalle corse e andavamo al ristorante, mentre gli altri ordinavano pesce, lui chiedeva la chitarra teramana: degli spaghettini sottili di cui era molto goloso. E così il padrone del ristorante gli preparava non una sola porzione, ma due piatti abbondanti che lui mangiava con gusto.

Quando l’hai visto per l’ultima volta?

Sono andato da lui a San Benedetto del Tronto, alla Tirreno-Adriatico, e gli ho chiesto come stesse. Lui ha risposto che stava bene, ma sorridendo ha aggiunto che come si mangiava alla Aran… Allora gli ho fatto vedere una foto e lui si è ricordato il nome di Adolfo, il titolare del ristorante.

Si vedeva che fosse forte?

Era evidente. Il giorno prima del tappone del Giro d’Italia U23 a Campo Imperatore, nel 2017, gli ho detto che avrebbe vinto e così andò. Primo lui e secondo il compagno Hamilton. Nel 2015 ha fatto Capodarco e arrivò 26°. Mi guardò e disse che l’anno dopo l’avrebbe vinto. E così fece. Per me è un corridore vero.

Come si inserì a casa tua?

Si è fatto voler bene. E’ un ragazzo in gamba. Mi prendono in giro che mi sono innamorato, ma quando vedi che un ragazzo è educato e gentile e ha le qualità…

Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Hindley ha sofferto per non aver potuto dare cambi a Geoghegan Hart
Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Da Hindley zero cambi a Geoghegan Hart
Ma questo Hindley non ha proprio difetti?

Gli dicevo che in corsa lavora troppo. Non è di quelli che sfrutta il lavoro degli altri. Al primo Giro delle Marche, appena arrivato, cominciò subito a lottare per il gran premio della montagna. E io gli dicevo di calmarsi. I risultati che ottiene se li guadagna, non sfrutta il lavoro degli altri. Conoscendolo, ieri gli sarà costato non dare cambi a Geoghegan Hart.

E’ stato corretto…

Qualcuno dice che hanno sbagliato a non tenerlo con il leader, ma dopo quello che ha fatto a Piancavallo non possono esserci dubbi sulla sua lealtà. Poteva vincere benissimo e prendere dei minuti.

In Abruzzo lo ricordano ancora?

Il giorno di Roccaraso gli abbiamo messo gli striscioni in un paesino prima dell’arrivo e il telecronista ha detto che erano arrivati i tifosi dall’Australia. A Montesilvano abbiamo messo un cartello con la sua fotografia. Quel giorno è partito all’ultimo chilometro e ha guadagnato su Nibali. E’ uno che lavora.

Perché adesso puntate sui colombiani?

Non è facile fare la squadra nel Centro Sud, soltanto per i viaggi si spende una fortuna. L’anno scorso volevamo vincere il Giro dei dilettanti e per farlo abbiamo preso Rubio. Abbiamo fatto l’unione con Donato Polvere e la Vejus, ma siamo sempre una squadra abruzzese. Anche se in televisione la raccontano sempre in modo diverso. Con Rubio il Giro lo abbiamo sfiorato, ma chissà che a questo punto non si vinca prima il Giro dei grandi con quel piccolo australiano…

Scott Sunweb

Nel 2021 la Sunweb su bici Scott

20.10.2020
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Non ci sono solo i cambi di squadra per i corridori, ma anche per i marchi di biciclette. Ed è così che Scott sarà presente ancora nel WorldTour con il Team Sunweb.

Stessa mentalità

Scott si pone l’obiettivo di realizzare biciclette veloci e vincenti, così come il Team Sunweb ricerca le vittorie seguendo il modello “Keep Challenging”. Questo è rappresentato dalle due strisce centrali che corrono lungo il completo indossato dai corridori. Una striscia sta a mostrare il continuo progresso degli atleti e l’altra riflette lo sviluppo continuo dell’ambiente in cui operano. Questa mentalità si sposa alla perfezione con l’approccio “No Shortcuts” di Scott.

Tre bici in dotazione

Il Team Sunweb correrà con la Addict RC per le gare a tappe e in salita, con la Foil per gli sprint e i percorsi più veloci, infine la Plasma per le cronometro. Tutte le biciclette saranno dotate di componenti Syncros. Il Team Sunweb sarà equipaggiato con l’ultimo manubrio integrato di Syncros, il Creston Ic SL con cavi interni e design ergonomico.

La fiducia di Ducrot

«Dopo nove anni con GreenEdge Cycling / Mitchelton-Scott, crediamo che sia giunto il momento di cambiare e abbiamo trovato nel Team Sunweb il partner ideale per un nuovo inizio – afferma Pascal Ducrot, vicepresidente di Scott Sports – sono uno dei team leader nel mondo delle gare con un organico molto giovane e ambizioso, ma soprattutto vogliono migliorare insieme a noi ogni singolo giorno; il team lo fa sulla bici, mentre noi lo facciamo con l’ingegneria e lo sviluppo di nuove tecnologie per costruire bici più veloci. –

«Siamo fiduciosi – prosegue – verso questa partnership che offrirà fin dall’inizio risultati emozionanti. Il nostro team di ingegneri non vede l’ora di lavorare a stretto contatto con gli esperti di ingegneria e biomeccanica del Team Sunweb così da creare una sinergia utile alla prossima generazione delle nostre bici da strada».

Per Sunweb un onore

Grande entusiasmo anche da parte del Team Sunweb. Narelle Neumann, responsabile scientifica del Team afferma: «Scott ha un record senza precedenti nella progettazione delle bici da corsa e nell’introduzione di una tecnologia sempre nuova e rivoluzionaria. Nonostante la reputazione premium di Scott, il loro team di ingegneri continua ad impegnarsi per rivoluzionare le bici del futuro, e presentare bici che fanno effettivamente la differenza nelle gare ad alto livello. E’ un grande onore per i nostri rider correre con bici Scott. Ed è un privilegio per i nostri esperti lavorare al fianco del team di ingegneri di Scott nel loro continuo viaggio verso la perfezione».

Joao Almeida, Yankee Germano, Piancavallo, Giro d'Italia 2020

Bramati sospeso fra Remco e Nibali

19.10.2020
4 min
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Senti Bramati, cosa avrebbe fatto Remco? Già, che cosa avrebbe fatto Evenepoel in questo Giro? Almeida non doveva neanche esserci, ma ha la maglia rosa. Si è lasciato indietro i favoriti nella crono e poi ha pagato (neanche troppo) in salita. Almeida che è stato persino rallentato dall’elicottero, al punto che il pilota s’è preso mille euro di multa. Ma a questo punto la domanda scatta spontanea. Quanto sarebbe andato forte allora Evenepoel?

Bramati sorride. Un po’ amaro e un po’ di gusto per l’assoluzione nell’inchiesta legata alla caduta di Evenepoel al Giro di Lombardia e per il Giro.

«La tappa di ieri – dice – eravamo venuti a provarla, la salita l’abbiamo fatta a tutta. Anche la crono. Quando eravamo in ritiro a San Pellegrino abbiamo fatto le nostre ricognizioni. La squadra sta bene e Remco sarebbe andato fortissimo. Vanno tutti forte perché dovevano sorreggere un grande leader. Se non fosse venuta la rosa di Joao, saremmo andati a caccia di tappe. E sarebbe stato come la Ineos senza Thomas…».

Pello Bilbao, Vincenzo Nibali, Patrick Konrad, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Per Bramati, Nibali non è crollato ed è ancora pericoloso
Pello Bilbao, Vincenzo Nibali, Patrick Konrad, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Per Bramati, Nibali è ancora pericoloso

Giorno di riposo, tempo da perdere, voglia di chiacchierare. Le notizie dal resto d’Italia parlano dell’aumento dei contagi, mentre il Giro aspetta i risultati dei tamponi fatti tra ieri e oggi. E intanto si parla della corsa.

Ieri hanno fatto Piancavallo davvero forte.

Ieri sono stati fatti dei bei tempi, ma il vento, forte o meno, era tutto a favore. L’anno che c’era Dumoulin, chi si ricorda se era contro? Il vento ti dà quel poco in più che ti permette di fare la differenza. Un chilometro di più all’ora su una salita di 14 chilometri. Bisogna considerare anche questo.

Kelderman va forte.

Kelderman va, si sa. Tao Geoghegan Hart è forte, ma bisogna stare attenti a Nibali.

Nibali?

Vincenzo ha l’esperienza e adesso comincia la terza settimana. Ho appena detto a Joao di stare attento, quello che faremo faremo. Domani è già una tappa a trabocchetto. Quella di Madonna di Campiglio l’abbiamo vista. Sul Bondone andiamo su dalla stradina stretta, poi scendiamo e dopo c’è tanto, tutta la valle. Non puoi fare niente, aspetti l’ultima salita e quella non è dura. E’ tutta da spingere di rapporto, ma se prendi la balla, volano i minuti.

Dicci ancora di Vincenzo.

Nibali ieri ha solo avuto una giornata no, perché se fosse crollato non avrebbe preso solo quel distacco, ma sarebbe sprofondato oltre i tre minuti. Credo che Nibali vada forte, ha l’esperienza e tutto quel che serve. Ad oggi il più pericoloso è Kelderman, però Nibali non è morto.

Kelderman va forte, ma a Piancavallo non ha avuto le gambe per la volata, andava più forte il compagno.

Vero, si sono parlati. Ha sprintato dopo tutto quel lavoro, doveva farlo. Ieri sono andati forte. La Sunweb ha fatto un lavorone. Chiedetelo a Ballerini, che è stato per tutto il giorno dietro a Denz. Non ha mollato mai. Sono andato dal direttore sportivo a dirgli che sono stati bravi. Lui ha detto che abbiamo lavorato anche noi, ma certo la maglia rosa ti dà quello spunto in più e il morale. Loro però hanno fatto una grande corsa.

Martinelli dice di guardare il Team Ineos.

Ma hanno perso Narvaez, anche noi abbiamo parlato di Tao Geoghegan. Ganna e Dennis hanno speso tanto. Oggi c’è il riposo e il giorno prima vanno tutti a tutta. Sono d’accordo anche io che Tao sia forte, ma bisogna vedere come va questo Giro. Bisogna vedere a chi domani prende la bambola.

Almeida?

Magari la prende lui, ma Joao ha già fatto tanto. Siamo già contenti così, manca una tappa, ma magari una tappa ancora viene. Quella di pianura, chi la controlla? Meglio domani, forse. Se la Sunweb fa un’accelerata sull’ultima salita, è un attimo venire giù all’arrivo. Con la squadra che ho sarebbe perfetta. Domani è una tappa trabocchetto.

Anche Masnada sta bene.

Tutti dicono e mi hanno criticato che Fausto doveva andare un po’ meno a cronometro. Ma quello che ha tirato ieri, Hindley, a Valdobbiadene ha preso 33” in più di Masnada e la crono l’ha fatta a tutta pure lui. E poi…

E poi?

Quando Masnada si è staccato ieri, erano sette corridori. A me pare che chi parla in televisione non riesca a seguire bene tutto. Quando anche il mio si è staccato, erano in sette. Tre Sunweb, Almeida, Nibali, Masnada e Majka. Poi Masnada si è staccato e sono restati i migliori. Quando si è staccato Almeida non erano in 15, non puoi dire che era rimasta tanta gente. Hanno fatto la selezione e sono arrivati a quattro. Delle volte dico che forse vedo le cose in un’altra maniera.

Domani?

Prima di pensare a domani, pensiamo a stasera. Aspettiamo tutti i tamponi e vediamo. Il nostro dottore dice di stare attenti

Hindley semina, Kelderman raccoglie

18.10.2020
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A Piancavallo Hindley semina e Kelderman raccoglie. Anche se a vincere è stato Tao Geoghagan Hart. Wilco Kelderman ha sfiorato la maglia rosa. Joao Almeida l’ha tenuta. Ma forse il protagonista di questa tappa è stato proprio Jai Hindley. E’ lui infatti che ha fatto saltare il banco. Che ha sgranato gli uomini di classifica. Che ha scortato il suo compagno sin sotto l’arrivo. E che ha fatto cedere Almeida. Un chilometro in più di salita e forse la maglia rosa questa sera era sulle spalle del suo capitano Kelderman.

La Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe dopo la scalata di Piancavallo
Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe

Una trenata che fa male

Ai -11 l’australiano passa in testa. Senza neanche dare l’apparenza di forzare, frantuma il gruppo. Pozzovivo va indietro. Majka arranca. Fuglsang si sposta su un lato. Bilbao dà di spalle. Solo Nibali, resiste… per un po’.

«Abbiamo provato ad attaccare la maglia rosa sin da lontano – commenta il 24 enne di Perth – abbiamo imposto un grande ritmo per tutta la gara. E nella scalata finale abbiamo fatto il forcing. Prima ancora che alla tappa pensavamo al grande obiettivo», il riferimento è chiaro: vincere il Giro d’Italia con Kelderman.

Dopo l’arrivo il biondino salta sui rulli per il defaticamento. Di tutto il suo team sembra quello più fresco. Scherza con una ragazza dello staff ed è visibilmente soddisfatto. Ha svolto un ottimo lavoro per il suo capitano. E lo sa. 

Kelderman sull’arrivo di Piancavallo: stanco ma soddisfatto
Kelderman sull’arrivo di Piancavallo

Wilco soddisfatto ma…

Kelderman intanto è assalito dai giornalisti olandesi. Lui sembra più pensieroso. Forse si aspettava di avere altre sensazioni. Soprattutto dopo le dichiarazioni dei giorni precedenti: «Sulle salite lunghe e con il freddo vado forte». Sì, forte ci è andato, ma dei tre di testa sembrava quello più in difficoltà.

Nella scalata finale quando la pendenza si è fatta più dolce, deve aver pensato che quella posizione gli poteva andare bene. Hindley continuava a menare. Geoghegan Hart addirittura saliva di 53. Bene così per Kelderman, che comunque può gioire. Un conto è vedersela con Nibali e Fuglsang alle calcagna e un conto è farlo con un “ragazzino”.

E così nel finale Hindley lo guarda e sembra dirgli adesso è il tuo momento, ma quando parte l’olandese non fa male. E l’inglese lo salta senza sforzo. Hindley si accoda e gli lascia i 6” di abbuono, preziosissimi in un Giro che in testa si gioca per pochi secondi.

La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E ha speso molto.
La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E Ha speso molto.

Obiettivo: in rosa a Milano

«Oggi abbiamo fatto un grande passo in avanti verso il nostro goal – dice Matt Winston, uno dei direttori sportivi del Team Sunweb – Ma abbiamo anche speso molto. Domani nel giorno di riposo dobbiamo recuperare più energie possibili in vista dell’ultima settimana. Come ci arriviamo? Bene. In una buona posizione. Non dovremo controllare la corsa. In ogni caso le differenze sono davvero piccole. Le sensazioni per ora sono buone. Hindley ha svolto un lavoro incredibile oggi dura. Siamo andati vicini alla maglia rosa sull’Etna. Spero possa arrivare quella giusta a Milano. Direi che è stata una giornata più che perfetta».

Alaphilippe_Hirschi_Liegi2020

Alaphilippe ingenuo, Roglic fa festa

04.10.2020
4 min
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Non si può chiamarla maledizione, se proprio sul più bello Alaphilippe ha perso la testa mentre Roglic ha continuato a usarla. E forse prima della testa, Julian aveva perso le gambe. La Liegi si è accesa sulla Cote de la Roche aux Faucons, quando gli uomini del campione del mondo hanno alzato l’andatura. E mentre davanti c’era ancora Dumoulin, a 13,8 chilometri dall’arrivo, Alaphilippe ha sferrato l’attacco.

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Si fa la selezione, il francese attacca sulla Roche aux Faucons
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Sulla Roche aux Faucons, Alaphilippe attacca. Con lui, Hirschi, Roglic e Pogacar

Alaphilippe, insolita vigilia

«Sono davvero entusiasta di unirmi alla squadra – aveva detto alla vigilia Alaphilippe, rientrato dal primo allenamento – per la prima volta dalla vittoria ai campionati del mondo e di rivedere i miei compagni di squadra. Quando sono arrivato in Belgio non vedevo l’ora di salire sulla mia nuova Specialized personalizzata e di uscire per il primo allenamento da iridato insieme al Wolfpack. E’ stata una bella pedalata, resa ancora più piacevole dai fan sulla Redoute, che mi hanno applaudito. Non vedo l’ora che arrivi domenica e alla mia prima gara da campione del mondo, quando sarò pronto a dare il massimo per un buon risultato».

Julian avrebbe dovuto correre la Freccia e staccare la spina dai festeggiamenti, lasciando chiusa quella porta fino a che la stagione non si fosse conclusa. Invece ha scelto di saltare la corsa che l’ha applaudito due volte e di schierarsi direttamente alla Liegi.

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Gioia effimera per il francese dopo l’arrivo: non si è reso conto della scorrettezza?
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Gioia effimera per il francese dopo l’arrivo: davvero non si è reso conto della scorrettezza?

Hirschi, debuttante coi fiocchi

Dietro Alaphilippe si è mosso subito Hirschi, che con la Freccia nel taschino si è presentato alla Doyenne senza il minimo timore. Poi è arrivato facile Roglic. Quindi Pogacar e Kwiatkowski.
Sono troppi, ha pensato Hirschi, che ai meno 11 dà un’altra botta, staccando il polacco e restando da solo fra il campione del mondo e i due sloveni.

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Alla fine sul podio di Liegi salgono Hirschi (a sinistra), Roglic e Pogacar
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Alla fine sul podio di Liegi salgono Hirschi (a sinistra), il vincitore Roglic e Pogacar

La Roche aux Faucons è l’ultima salita della Liegi, da quando lo scorso anno si è ritornati col traguardo nel centro della città. E così la corsa a quel punto è diventata uno stillicidio di sguardi di traverso e scatti di assaggio.

Alaphilippe a quel punto si è guardato intorno. Ha ritenuto di essere il più veloce e, come pure alla Sanremo, si è preparato per la recita da campione. Come Ganna a Palermo, ma senza la certezza numerica dei cronoman.

Si è lanciato per lo sprint, ma ha sentito che la bici non prendeva velocità. Oppure ha sentito che gli altri ne prendevano di più. E così ha scartato verso il centro, spostando Hirschi, che ha perso il pedale e ha dovuto smettere di pedalare.

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Il fotofinish è impietoso: Roglic passa Alaphilippe e conquista la Liegi
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Roglic, la forza di crederci

Roglic ha fatto la sua volata. Senza nulla aggiungere. Senza nulla togliere. Non ha avuto ostacoli davanti. E ha fatto quel che gli hanno sempre insegnato: ha dato il colpo di reni, mentre al suo fianco l’airone iridato aveva già allargato le ali pregustando lo champagne.

«E’ incredibile – ha detto a caldo – era così vicino. Questo dimostra che non si può mai smettere di credere e non smettere mai di spingere fino all’ultimo centimetro. Era la prima volta che facevo la Doyenne. Era nella mia lista dei desideri vincerne una. E sono super felice di essere riuscito a vincerla dopo questa estate così particolare per me».

Pogacar in agrodolce

Picachu dalla maglia gialla, che aveva già attaccato al mondiale, ha visto sfumare la possibilità di vittoria proprio negli ultimi metri.

«Ho sensazioni contrastanti – ha detto – perché mi sono sentito bene tutto il giorno. La squadra ha lavorato duramente e alla fine ho iniziato lo sprint in buona posizione. Vedevo la riga e ho pesato che avrei vinto. Un secondo dopo, ho sentito che stavo per mollare. Ho tenuto duro. Ho tagliato il traguardo al quarto posto, poi hanno squalificato Alaphilippe e sono arrivato terzo».

Per avere un commento di Alaphilippe dovremo aspettare la serata. Non è facile digerire una botta come questa. Per sua fortuna c’è ancora il Fiandre. E per sua fortuna c’è quella maglia da guardare allo specchio ogni volta che la malinconia prenderà il sopravvento.