In Australia il battesimo di Philipsen, il “bimbo prodigio”

15.01.2025
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21 gennaio. Una data fatidica per Albert Withen Philipsen che non solo indosserà per la prima volta in gara la divisa della Lidl-Trek, ma inizierà anche ad assaggiare la realtà del WorldTour attraverso il Santos Tour Down Under, quindi partendo direttamente dalla cima.

Il danese, intercettato proprio in aeroporto prima di effettuate il lunghissimo viaggio, non è per nulla spaventato, anzi ha una gran voglia di mettersi all’opera e forse mettersi alle spalle un biennio da junior che gli ha dato tantissimo a livello di risultati, ma che cominciava a sentire un po’ stretto.

Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Come sono state queste prime settimane alla Lidl-Trek?

È stato davvero bello. Il team mi ha supportato molto e mi ha dato molta spinta per avvicinarmi a questo che rispetto agli juniores è un mondo tutto nuovo. Esco da questo periodo di allenamento molto carico, con una buona condizione e mi sento davvero felice nell’affrontare questa trasferta che farà da rompighiaccio.

Sei il più giovane del team e sei passato subito alla squadra WorldTour, che cosa ti aspetti da questo primo anno?

Penso che sia un anno delicato, io non voglio avvicinarmi al nuovo mondo con l’atteggiamento sbagliato. Credo che sia importante soprattutto per imparare, acquisire un po’ più di esperienza e abituarsi a essere al livello dei grandi. Intanto mettendomi a disposizione e svolgendo i compiti che mi verranno dati. D’altronde è difficile avere grandi aspettative perché non so nulla del livello, intanto si tratta di abituarmi al nuovo livello di corsa.

21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
Partirai subito dall’Australia, che sentimenti provi ad affrontare subito una corsa a tappe WorldTour contro molti grandi corridori?

In realtà mi sento abbastanza carico, sono contento di iniziare subito e anche di farlo a un livello così alto. Penso che anche la squadra sia un po’ più rilassata al riguardo. Non hanno aspettative molto alte per me per fare qualcosa di folle perché è così presto nella stagione. E’ la mia prima gara, sarà un po’ un test che mi incuriosisce ma che affronto con tranquillità e il fatto di rientrare nel gruppo, di mettere da parte tutto quel che è successo in questi due anni non mi dispiace. Io comunque voglio crescere velocemente e guardo già alle gare più avanti nella stagione.

Com’è stato il tuo 2024?

La mia stagione è stata piuttosto buona. Ho raggiunto quasi tutti i miei obiettivi, tranne per i campionati del mondo, dove ho dovuto fare i conti con la sfortuna, che si è un po’ accanita… Alla fine comunque posso dirmi soddisfatto.

Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Torniamo al mondiale, senza la caduta pensi che vi sareste giocati il titolo tu e Finn e che cosa pensi del corridore italiano?

Devo dire che Finn stava andando davvero forte. Per questo mi è spiaciuto come sono andate le cose, sarebbe stata una bella sfida, incerta, un ultimo giro tutto da vivere, ma nel ciclismo bisogna anche pagare dazio. Io penso che anche lui avrebbe voluto giocarsi la vittoria ad armi pari e credo che anche il pubblico, a prescindere dal tifo, avrebbe gradito. Vorrà dire che ci affronteremo nella categoria superiore…

Continuerai a fare strada e mountain bike?

Per quest’anno ho intenzione di continuare sia per la strada che per la mountain bike, concentrandomi principalmente sulla corsa su strada e poi facendo solo una manciata di gare di mountain bike parallelamente. Diciamo che quest’anno la bilancia penderà molto più che in passato verso il ciclismo su strada e non potrebbe essere altrimenti, è un grande investimento che sto facendo io su me stesso e che sta facendo la squadra.

Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Il ciclocross lo hai abbandonato del tutto?

Qualcosa dovevo per forza lasciarla da parte. Ho deciso di non fare più il ciclocross solo per potermi allenare meglio in inverno e prendermi una pausa mentale dalle gare. A questo punto era diventata una necessità.

Perché hai scelto la Lidl-Trek?

E’ difficile dire esattamente perché ho scelto il team. Direi che sono stati loro che mi hanno dimostrato grande interesse e prospettato un programma ideale per la mia crescita, devo dire che la cosa che mi ha colpito di più è che erano davvero entusiasti. In generale ero una buona atmosfera e poi mi piace molto anche l’attrezzatura che utilizzano, sono davvero contento delle bici da corsa e anche degli altri corridori che corrono nel team. Soprattutto in squadra ho trovato un buon numero di corridori danesi che possono aiutarmi e darmi qualche consiglio importante.

Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
In questi due anni da junior hai vinto molto, ma al di là di questo, come stradista quanto pensi di essere cresciuto?

Molto, sono stati gli anni in cui mi sono concentrato davvero sulle corse su strada, quindi la mia curva di apprendimento è stata piuttosto ripida. Certamente non sono più il Philipsen vincitore a sorpresa del titolo mondiale nel 2023, sono migliorato molto a livello tattico e su come comportarmi in gruppo e come correre. Ma so di avere ancora molto lavoro da fare. Comunque mi sento molto più a mio agio con la bici da strada e mi sento più sicuro del mio stile di corsa e di come affronto le gare.

Si rivede Sanguineti, presto non più orfana di Balsamo

14.06.2024
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Torna a farsi vedere Ilaria Sanguineti, nelle parti alte della classifica di una classica belga. Una delle tante prove del calendario locale, la SPAR Flanders Diamond Tour, certamente non una di quelle corse da far tremare i polsi, ma per chi come la sanremese attendeva un piazzamento da tempo, per rinfocolare il suo entusiasmo, ha comunque un valore anche un quinto posto. Anche perché Ilaria non è certo una finalizzatrice, nella Lidl Trek i suoi compiti sono altri.

Per questo anche un piazzamento ha un valore, in un momento della stagione dove le certezze sul futuro non sono poi così tante: «Dà morale, dopo un periodo vissuto in continua altalena fra alti e bassi. Per tutta la stagione ho inseguito finora la forma migliore e sembrava non arrivasse mai, finalmente si è intravisto uno spiraglio».

La volata vincente della Consonni con la Sanguineti dietro, alla fine quinta, miglior risultato del 2024
La volata vincente della Consonni con la Sanguineti dietro, alla fine quinta, miglior risultato del 2024
Che corsa era?

Una gara completamente piatta, ma a far la differenza è stata la stanchezza per molte partecipanti, me compresa, che il giorno prima avevano preso parte a un’altra corsa belga, l’Elmos Dwars door het Hageland che era stata molto dura e nella quale noi del team avevamo lavorato per la Brand, alla fine vincitrice. Noi sapevamo che in una corsa così pianeggiante e con una probabile conclusione in volata la Consonni sarebbe stata favorita, quindi lavoravamo per favorire una fuga. La selezione c’è stata, siamo rimaste in 25 a giocarci il successo, ma la corsa non è andata come volevamo.

Perché?

Perché come detto era nostro interesse favorire una fuga, ma la Brand era stanca come altri e quindi ci siamo ritrovate a giocarci la vittoria in volata. In quel caso diventavo io la finalizzatrice e quindi ho fatto del mio meglio. Il quinto posto non è male, ma è chiaro che si spera sempre in qualcosa di meglio.

La ligure in gara all’Elmos Dwars door het Hageland, dove aveva favorito la vittoria della Brand
La ligure in gara all’Elmos Dwars door het Hageland, dove aveva favorito la vittoria della Brand
Tu sei al secondo anno nel team americano, come ti trovi?

Benissimo, c’è una bella atmosfera perché nel team siamo amiche prima che colleghe e questo aiuta molto, anche in corsa. A me capita spesso di avere compagno di stanza straniere e ormai la lingua non è più un problema, anzi ci confidiamo molto. La cosa importante è che si sia formato un gruppo, che agisce dentro e fuori la nostra attività.

Proprio a livello di atmosfera, come avete assorbito le ultime settimane senza la Balsamo?

La sua mancanza si è sentita molto. Anche perché io ed Elisa siamo amicissime da sempre, condividiamo tutto e non averla in squadra è strano. Anche il fatto che mi ritrovo in corse come quella di domenica a dover fare la volata invece di pilotarla, non nascondo che mi spiazza sempre un po’. L’importante è che stia sempre meglio e possa tornare il prima possibile.

La Balsamo è a terra alle sue spalle. Sanguineti si lascia andare, consolata dalla Brand
La Balsamo è a terra alle sue spalle. Sanguineti si lascia andare, consolata dalla Brand
Proprio perché siete tanto amiche, avrai vissuto in prima persona l’altalena di emozioni che Elisa ha attraversato e che ha anche esternato sui social, passando da un cupo pessimismo alla sfrenata voglia di ripartire con il sogno olimpico ancora ben impresso…

Assolutamente sì, abbiamo condiviso tutto. Io poi ero lì, il giorno della caduta, avendo nella mente quel che era successo un anno prima a Londra (quando invece non c’ero) e sapendo quel che le era costato. Questa volta ho sofferto un po’ di più e capisco tutto quel che ha provato. La paura di veder svanire tutto ciò per cui ha lavorato in questi tre anni. Per me Elisa è come una sorella, abbiamo passato settimane difficili che hanno influito anche su di me, non lo nego. Ma quel che conta è mettersi tutto alle spalle.

Come detto ti sei trovata a recitare in un ruolo non tuo…

Questo è anche uno stimolo, poter cambiare ogni tanto fa bene. In corsa si vedono i risultati di quel gruppo di cui dicevo prima. Io lavoro sempre per le compagne e quando si vince un pezzo della vittoria è anche mio. E’ però bello anche vedere per un giorno le compagne prodigarsi per me e per questo domenica avrei voluto ripagarle con qualcosa di più del quinto posto. Per me poi, che sia corsa d’un giorno o tappa non cambia molto.

Ilaria insieme alla Balsamo, un legame di amicizia di antica data e che si perpetua anche fuori dal ciclismo
Ilaria insieme alla Balsamo, un legame di amicizia di antica data e che si perpetua anche fuori dal ciclismo
A tal proposito, sei in una squadra che, nelle corse a tappe, parte sempre con un doppio obiettivo, pensando alla vittoria parziale ma anche alla classifica. Questo accresce impegno e responsabilità?

Sì, ma è giusto. Abbiamo un organico che impone questo e per noi è stimolante partire pensando a quel che possiamo fare sia per il giorno stesso che in funzione della classifica. Il nostro compito è rendere fruttuosa la nostra partecipazione.

Ti vedremo in un grande giro?

Non è in programma, ora punto sui campionati italiani, poi si vedrà che cosa proporrà il calendario. Non nascondo che mi piacerebbe tornare a vestire la maglia azzurra, i mondiali hanno forse un percorso troppo duro ma per gli europei potrei dare una mano., La maglia azzurra però bisogna meritarsela, io farò di tutto per guadagnarmela, magari proprio per avere Elisa alla mia ruota nel momento decisivo.

Aerosensor, la genialità di esserci arrivati prima

06.02.2024
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Il Team Lidl-Trek introduce nel ciclismo e utilizza l’Aerosensor, ovvero la tecnologia della galleria del vento portata all’esterno e su una bicicletta. Abbiamo chiesto di cosa si tratta nello specifico direttamente a Koen de Kort, responsabile dell’area tecnica e di sviluppo tecnologico, oltre a come viene approcciata questa tecnologia da parte degli atleti.

Le innovazioni portano sempre ad una separazione netta delle considerazioni. Ci sono i progressisti che accolgono in modo positivi i diversi step dell’avanzamento tecnologico. Ci sono i conservatori, che criticano e guardano con sospetto il cambiamento. Sta di fatto che la ricerca tecnologica non può essere fermata.

Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)
Non solo per le bici da crono (foto SeanHardy)

Cosa è l’Aerosensor

Aerosensor è il nome dello strumento, ma anche quello dell’azienda fondata da Barney Garrood, ingegnere aerodinamico della F1. Quello utilizzato dal Team Lidl-Trek è un sistema portatile che permette di leggere ed ottimare le performance aerodinamiche, utilizzabile su strada, sulle bici da crono e in pista. E’ composto da due terminali. Il primo, ovvero Aerosensor, è posizionato sul manubrio e misura la resistenza aerodinamica. Il secondo (Aerobody) è sull’attacco manubrio e valuta la posizione del ciclista.

Il sistema Aerosensor viene combinato al sensore di velocità ed al misuratore di potenza, soluzione che permette di valutare accuratamente il coefficiente di resistenza aerodinamica dell’atleta quando pedala. Il primo ostacolo da superare è proprio la resistenza aerodinamica, considerando che ad una velocità costante di 40 chilometri orari, l’atleta spende circa il 70/80% della potenza per vincere la resistenza dall’aria. Questa percentuale si dilata man mano che la velocità aumenta. Ottimizzare la posizione dell’atleta e renderla più efficace può essere una chiave di volta.

Come funziona l’Aerosensor?

E’ una sorta di piccola galleria del vento che viene montata sulla parte frontale della bicicletta, sotto il manubrio e che misura la velocità del vento in ingresso. Misura anche altri fattori, come ad esempio l’altitudine e altri, importantissimi ai fini di una valutazione precisa legata al performance. L’analisi non è strettamente legata a quanto forte spinga il corridore, ma quanto gli equipaggiamenti, la sua posizione in bici ed i componenti in genere influiscano sulla potenza erogata dall’atleta. Aerosensor è uno strumento di ultima generazione che può essere utilizzato in diverse situazioni, indoor e outdoor.

Ad esempio anche per le salite o quando le velocità sono ridotte?

Certo, assolutamente sì. Aerosensor non è dedicato esclusivamente ai cronoman, alla valutazione delle bici da crono e alle bici con dei concetti aerodinamici marcati. Grazie a questo strumento possiamo quantificare quanto incide ad esempio un set di ruote piuttosto che un altro, dal profilo basso, medio o alto, oppure la combinazione di altezze di cerchi diversi. Anche le basse velocità hanno delle componenti di aerodinamica che possono fare la differenza e analizzabili, quanto si parla di prestazioni di altissimo livello.

Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Il sensore frontale posizionato sul manubrio (foto SeanHardy)
Permette di valutare ed eventualmente cambiare la biomeccanica dell’atleta?

Fornisce dei dati, poi dipende sempre anche dal corridore quante e quali prove vuole fare. Qui è importante anche il feedback diretto dell’atleta che può trovarsi a suo agio con un setting all’apparenza meno efficiente, ma che gli permette di erogare meglio e per un periodo più lungo. I test eseguiti con Aerosensor sono illimitati, possono essere ripetuti per più volte e all’aperto, quindi in una situazione reale ed ideale. Inoltre sono meno costosi rispetto a quelli eseguiti nella galleria del vento.

E’ possibile quantificare un margine di miglioramento?

E’ possibile quantificare quanto influisce ogni singolo componente della bicicletta, dell’abbigliamento e anche il casco, sull’economia della performance complessiva.

Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Il secondo sensore sullo stem, Aerobody (foto SeanHardy)
Quanto tempo viene utilizzato da ogni singolo atleta?

Dipende dall’atleta e anche dal focus che il team ha per quel corridore nello specifico. Gli specialisti delle prove contro il tempo hanno esigenze e obiettivi diversi da chi ha l’obiettivo di fare classifica in un grande Giro. E’ difficile dare una risposta, ma è importante dire che il test con l’Aerosensor è ripetibile e fattibile in qualsiasi momento, ovunque.

Quale è stato l’approccio dei corridori?

Tutti sono rimasti sorpresi da quanto influisce l’abbigliamento, non solo nelle prove a cronometro. Questo ha portato anche ad un interessamento da parte loro e la volontà di capire quello che utilizzano, facendo anche dei confronti sui materiali a disposizione. E’ molto motivante ed interessante e siamo solo all’inizio.

Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Anche gli ingombri sono minimi (foto SeanHardy)
Dobbiamo considerarlo come un marginal gain?

Decisamente no, è molto di più. E’ un piano di lavoro vero e proprio. Lo strumento Aerosensor è solo quello che si vede e che permette di far entrare in dati che, una volta analizzati potranno realmente fare la differenza.

E’ utilizzato esclusivamente per i test e per i training, oppure anche in gara?

Solo per test di valutazione e durante il training, non sono stati pianificati degli utilizzi durante le competizioni.

Manubri stretti sopra e larghi sotto, cambia la biomeccanica?

12.01.2024
6 min
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Molti li categorizzano come i manubri da gravel riportati al settore strada, altri li vedono come la soluzione più adatta per sfruttare tutta l’aerodinamica dell’avantreno della bici ed un posizionamento delle leve adeguato.

Affrontiamo l’argomento con Giuseppe Archetti, meccanico dalla grande esperienza che dal 2024 è in forza al Team Lidl-Trek.

Si lavora con i nuovi materiali e con le nuove regole: da quest’anno Archetti è alla Lidl-Trek
Si lavora con i nuovi materiali e con le nuove regole: da quest’anno Archetti è alla Lidl-Trek
Anno nuovo e ti ritroviamo con una nuova casacca!

Dico sempre che la vita ed il percorso lavorativo sono un’evoluzione continua, non bisogna mai fermarsi. Bisogna trovare nuovi stimoli e comunque c’è sempre da imparare.

Un lavoro impegnativo quello del meccanico dove conta anche il fattore umano?

Sicuramente si, come per ogni cosa. In questo caso devo ringraziare il Team Manager Luca Guercilena e i due colleghi Mauro Adobati e Giuseppe Campanella. Con entrambi condivido anche gli impegni della nazionale, anche se Campanella, in ambito azzurro, si occupa maggiormente della compagine femminile.

Il team è una vera azienda (foto Steel Media, Lidl-Trek)
Il team è una vera azienda (foto Steel Media, Lidl-Trek)
E’ cambiato tutto, bici, materiali e componenti. Come ti stai trovando?

Come dicevo in precedenza, c’è sempre da imparare. Qui è tutto nuovo e tecnicamente è difficile trovare di meglio, siamo all’apice della tecnologia e della ricerca. Anche per questo motivo devo prendere le giuste misure con i materiali. Ci vorrà ancora qualche giorno, ma la strada è quella giusta ed è anche motivante. E’ pur vero che i training camp che anticipano la stagione hanno l’obiettivo di formare noi meccanici e i membri dello staff in genere.

Hai già utilizzato in passato gli equipaggiamenti che trovi ora in Lidl-Trek?

Solo Sram, era l’epoca del Team Cannondale, una vita fa. Tutto quello che trovo e vedo ora è nuovo, per nulla accostabile a quello che ho usato in passato. Bici, trasmissioni e componenti: tra questi anche i manubri.

La posizione con le mani alte, porta a chiudere le spalle (con i nuovi manubri)
La posizione con le mani alte, porta a chiudere le spalle (con i nuovi manubri)
Parliamo proprio della nuova concezione dei manubri, stretti sopra e più larghi sotto, cosa ne pensi?

Ci confrontiamo sempre di più con i numeri, con i dati e con i riscontri che arrivano da vari fronti. I test eseguiti nella galleria del vento dimostrano che riducendo l’impatto frontale delle spalle, si guadagnano watt. Tuttavia è necessario farlo nel modo corretto per non compromettere la prestazione del corridore. In realtà forse è meglio dire che si risparmiano dei watt. Anche noi dobbiamo entrare nell’ottica che l’estremizzazione delle performances è reale, è tangibile. Lo è per i materiali, lo è per tutto quello che riguarda gli atleti.

Roba da ingegneri?

E’ così, perché sempre più spesso noi che montiamo e assembliamo le bici dei ragazzi, ci confrontiamo con gli ingegneri delle diverse aziende che supportano la squadra. Vi dirò, a mio parere è un passaggio giusto e corretto, perché le biciclette sono un concentrato di tecnologia.

Il vecchio riferimento dei manubri larghi come le spalle esiste ancora?

No, tutto è stravolto. Quell’epoca, per lo meno in ambito professionistico, non esiste più. Oggi come oggi le soluzioni che vediamo sono figlie di valutazioni e calcoli, test su test, prove su prove. Team come il Lidl-Trek è al pari di una grande azienda e non lascia nulla al caso. Non esiste più il modo empirico di valutazione.

Ad ognuno il suo stile e modo di impugnare le leve
Ad ognuno il suo stile e modo di impugnare le leve
Invece per quanto riguarda la posizione delle leve?

Soprattutto nella stagione scorsa, a mio parere si era andati oltre ed è arrivato il momento delle regole. Il rischio di andare verso una scarsa sicurezza nelle fasi di guida, era più che reale. Ho visto diversi corridori soffrire perché avevano chiesto le leve troppo chiuse, atleti di team diversi, con materiali diversi.

Cosa dice la regola UCI che norma questa parte della bici?

Le leve non devono avere una chiusura superiore ai 10°, rispetto all’asse del manubrio. Non è facile da spiegare, ma di fatto è un punto di partenza che ha l’obiettivo di contenere le estremizzazioni e rendere i componenti sfruttabili al pieno delle potenzialità, senza mettere in discussione la sicurezza.

Manubri con il flare e leve curvate o leve che seguono la svasatura del manubrio. Cambia la biomeccanica del corridore?

La biomeccanica è cambiata, perché è cambiato il modo di stare in sella. Ma se consideriamo il setting del corridore, quello esula dal design del manubrio. E’ una concezione di lavoro e di espressione atletica che non può essere confrontata con il passato.

Ci sono dei riscontri da parte degli atleti che ti hanno colpito in modo particolare?

Quando ci si confronta con i corridori giovani, delle ultime generazioni, anche noi meccanici con i capelli bianchi dobbiamo entrare nell’ottica che questi arrivano con delle informazioni e un’educazione diversa da corridori più avanti con l’età. Ma il futuro è dei giovani.

Manubri stretti e power meter?

Esattamente.

C’è differenza tra un manubrio usato da un velocista e uno usato da chi è più scalatore?

Di base il velocista chiede l’integrato a prescindere, lo scalatore, o comunque chi fa classifica nei grandi Giri preferisce la piega e l’attacco manubrio separati. Ma anche in questo caso le variabili da considerare sono diverse, così come i materiali a disposizione. In Lidl-Trek i corridori hanno una vasta scelta. La tendenza, riferita alle preferenze dei corridori è quella di avere l’integrato su tutte le bici. E’ leggero, molto rigido e ormai anche l’ergonomia è ottimale, ma anche i numeri e i dati hanno la loro importanza.