Dainese alla Tudor, in cerca di un treno, fiducia e vittorie

20.12.2023
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L’ALBIR (Spagna) – Il quartier generale della Tudor Pro Cycling sta in un hotel che ribolle di riunioni. Prima i direttori sportivi, con Tosatto e Cozzi che hanno appena il tempo di salutare. Ricardo Scheidecker fa avanti e indietro fisso al telefono. Cattai e Toccafondi sono qui in rappresentanza di BMC. Poi tocca ai corridori, che alle 19 si dirigono verso il salone.

Dainese ci ha raggiunto prima, in tempo per raccontare della nuova avventura nella squadra svizzera. Nello stesso giorno in cui il Team DSM-Firmenich ha dato via libera al passaggio di Lorenzo Milesi ad altra squadra, è singolare rendersi conto che nello stesso anno la squadra olandese ha perso due italiani. Le storie sono chiaramente diverse. Dainese è partito per trovare più continuità e maggiore fiducia, come ci spiega senza peli sulla lingua (in apertura si scambia goliardicamente doni con Matteo Trentin).

Il Team DSM ha utilizzato Dainese in tanti ruoli. Qui il test della Roubaix, chiusa in 77ª posizione
Il Team DSM ha utilizzato Dainese in tanti ruoli. Qui il test della Roubaix, chiusa in 77ª posizione
Quando è nato il contatto con la Tudor?

Kurt Bergin-Taylor era mio preparatore alla DSM ed era già venuto qui. Lo scorso gennaio venni a trovarlo per un caffè proprio davanti a questo hotel. E dopo il caffè con il preparatore, sono venuti fuori anche Fabian, “Raphi” e Ricardo (rispettivamente Cancellara, Raphael Meyer e Scheidecker, ndr) e mi hanno fatto una proposta. Dopo i primi mesi di gare, ho cominciato a farmi un’idea della squadra e sembrava un bel progetto. Poteva essere una valida alternativa ad altre WorldTour che sulla carta sono più grandi. Vedevo il potenziale della Tudor, ho creduto nel progetto e adesso sono contento di averlo fatto.

Che cosa hai trovato?

Sicuramente il gruppo e un’atmosfera in cui mi trovo davvero bene. Lavoriamo in modo professionale e il lato umano prevale su tutto il resto. Si è anche invogliati a dare il massimo, proprio per questa bella atmosfera.

Hai vinto due tappe al Giro e una alla Vuelta, ma la sensazione è che ti sia mancata la continuità.

E’ vero e sicuramente voglio ritagliarmi un ruolo prettamente da velocista. In questi anni ho fatto l’ultimo, il penultimo e anche il terzultimo uomo, però preferisco fare le volate e non tirarle. Quindi vengo qua con questa ambizione. Per cui cercheremo di vincere più gare degli anni scorsi e poi tireremo le somme.

Dopo la tappa di Caorle al Giro, quest’anno Dainese ha esultato anche alla Vuelta, sul traguardo di Iscar
Dopo la tappa di Caorle al Giro, quest’anno Dainese ha esultato anche alla Vuelta, sul traguardo di Iscar
Quanto conta sentirsi addosso la fiducia della squadra?

Mentalmente è diverso, perché approcci la stagione, sapendo che devi portare risultati. Ti dà anche molto morale avere la fiducia delle persone che lavorano con te. Invece, se vieni messo in un angolo, non rendi allo stesso modo.

Come è fatta la tua volata idea?

Trentin che mi lancia ai 200 e riesco a non farmi rimontare. Sinceramente (sorride, ndr), non so neanche se mi piacciono le volate veloci contro vento oppure con il vento a favore. Prendo quello che viene. Normalmente è meglio quando il gruppo è tutto in fila e gli altri sono già un pelo stanchi, magari con qualche curva prima del rettilineo finale così non si è proprio appallottolati… 

Meglio lanciarla o meglio farla di rimonta?

Dipende. Adesso la velocità è talmente alta, che partire troppo presto a volte significa rimbalzare. Per questo a volte la rimonta è vincente, semplicemente perché quelli che sono all’aria già ai 200 metri non riescono sempre a tenere la velocità fino alla fine. Per adesso ho vinto sempre di rimonta, perché non ero mai nella posizione per partire in testa. Speriamo l’anno prossimo di avere la possibilità di fare le volate anche dalla testa.

Per il neo acquisto della Tudor, vittoria al fotofinish nella tappa di Caorle del Giro, nonostante il ritorno di Milan
Per il neo acquisto della Tudor, vittoria al fotofinish nella tappa di Caorle del Giro, nonostante il ritorno di Milan
Ci sono velocisti giganteschi come Milan e altri più aerodinamici come te e Cavendish. Quanto conta l’aerodinamica nelle volate?

Sicuramente tanto, devi spingere meno aria, quindi devi usare meno potenza. E a parità di potenza, se sei più aerodinamico, vai più forte. Abbiamo anche visto quanto conta. Siamo andati in galleria del vento, abbiamo provato diverse cose.

Come ti trovi con i nuovi materiali?

Molto bene per quello che sono riuscito a provare. La bici è valida, l’abbigliamento è fra i migliori, se non il migliore. Il pacchetto è veramente performante, anche se per onestà devo dire che la Scott della DSM è molto valida.

Invece sul fronte della preparazione è cambiato qualcosa?

Sì, soprattutto l’avere già un programma. Lo scorso anno, con gare che saltavano fuori all’ultimo momento, non ho sempre potuto arrivarci come avrei voluto. Quest’anno invece so già le gare che farò, ho un’idea di quando andrò in condizione, porterò gli uomini per la volata sempre con me, quindi troveremo la condizione nello stesso momento. E’ cambiato anche l’approccio alla volata, nel senso che faccio grossi carichi in palestra per innalzare il picco, magari un po’ a scapito della resistenza, che comunque dopo aver fatto tanti Giri, ti rimane. Sto lavorando più sulla volata vera e propria che sulla resistenza.

Nessuna volontà da parte di Dainese e della Tudor di inseguire un miglioramento in salita a scapito della velocità. Alberto è alto 1,76 e pesa 70 chili
Nessuna volontà da parte di Dainese di inseguire un miglioramento in salita a scapito della velocità. Alberto è alto 1,76 e pesa 70 chili
Anche le tappe veloci ormai hanno dislivelli importanti, quindi qualche salita va comunque superata.

Vero, però non si può neanche esagerare nel cercare il miglioramento in salita. Un velocista non può perdere la sua caratteristica principale, perché se poi diventa più resistente ma non vince le volate, c’è un problema. La parte più difficile è trovare l’equilibrio.

Hai parlato di treno in costruzione: quali saranno i vagoni?

A parte Matteo (Trentin, ndr) che mi seguirà nelle gare più importanti, abbiamo Krieger e Froidevaux, che è un giovane svizzero, e Marius Mayrhofer che era con me alla DSM. Più o meno questo è il cuore del treno, magari con qualche variazione in alcune gare.

Hai una bestia nera in volata?

In realtà si va talmente forte, che non stai molto a guardare chi hai attorno. Quello che rispetto di più è Cavendish, quindi cerco di non disturbarlo più di tanto. Non mi piace fare a spallate con lui per il rispetto che ho nei suoi confronti. Poi c’è Johnny (Milan, ndr) che sicuramente è un talento in crescita. Quello che sinceramente mi fa più paura per aggressività è Groenewegen, ma alla fine non si guarda in faccia nessuno. Si fa a spallate un po’ con tutti.

Tour de Langkawi 2023, Tudor sugli scudi con De Kleijn. La squadra ha un bel pacchetto di uomini per le volate
Tour de Langkawi 2023, Tudor sugli scudi con De Kleijn. La squadra ha un bel pacchetto di uomini per le volate
Quanta follia c’è nel fare il velocista?

Abbastanza, perché devi dimenticare che ti puoi far male. O meglio, non devi dimenticare, ma cercare di isolare la paura. Essere consapevole del pericolo e comunque accettarlo, altrimenti tiri i freni e non sei più in posizione. Quindi è un rischio abbastanza calcolato, ma è sempre un rischio.

Angelo Furlan ha descritto gli ultimi 200 metri come una sorta di “matrix” in cui tutto è velocissimo, ma nella testa del velocista è lentissimo.

Vero ed è molto bello. Già dall’ultimo chilometro mi ricordo praticamente tutte le volate. Dov’ero, chi c’era attorno. Penso che sei super attivato a livello cerebrale. Ti ricordi ogni singolo movimento del gruppo e ogni singola sensazione. Degli ultimi 200 metri, concordo con Angelo, ti ricordi veramente tutto. E anche se si svolgono alla velocità della luce, sembra che durino un’infinità.

Ciabocco, il primo Giro con la maturità nel taschino

29.06.2023
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Adesso si pensa al Giro e al ciclismo. L’ultima pietra sullo studio, almeno per l’estate, Eleonora Ciabocco l’ha messa il 26 giugno, lunedì. Il tempo di correre il campionato italiano a Comano Terme e ottenere il quarto posto fra le U23 (14ª assoluta) e la marchigiana è tornata a casa per gli orali della maturità. Le cose sono andate bene, meglio che in Trentino. Eleonora infatti è uscita col massimo dei voti dal Matteo Ricci di Macerata, dove ha preso il diploma in Chimica, Materiali e Biotecnologie con indirizzo sanitario.

«Scuola e ciclismo – spiega – sono riuscita a conciliarli bene. In squadra sanno che sono giovane, quindi mi hanno detto di stare tranquilla e quello che riuscirò a fare comunque sarà tutto positivo. Adesso comincia il Giro e l’obiettivo sarà finirlo e poi vedremo. Non avere più il peso della maturità mi permetterà di viverlo tranquillamente. Ho già fatto il Tour de Suisse prima degli scritti, è forse un po’ di pressione c’era, anche se ho cercato di nasconderla. Comunque ormai è fatta, guardiamo alle gare».

Alla vigilia degli scritti della maturità, Ciabocco ha corso il Giro di Svizzera: la pressione non è mancata
Alla vigilia degli scritti della maturità, Ciabocco ha corso il Giro di Svizzera: la pressione non è mancata
All’inizio dell’anno avevamo parlato di inserimento nel Team DSM e di scuola. Come sta andando con la squadra?

Molto bene. Ho avuto la possibilità di fare tante gare e mi aspetta un’estate piena di appuntamenti. Il passaggio di categoria si è sentito. All’inizio ho percepito che il carico di allenamenti è aumentato, però è stata una fase graduale. Sono stati bravi a farmi integrare, a farmi abituare a queste gare e quindi direi che va molto bene.

Fra corridori si parla molto delle regole ferree di questa squadra…

Non è come si dice, al Team DSM non sono squadrati come si pensa. Sono precisi, ma per il nostro bene. Quindi mi trovo bene e spero di continuare comunque con la stessa prospettiva.

In fuga a Cittiglio, settimo giorno di corsa del 2023: zero timori, ma che fatica… (foto Trofeo Binda)
In fuga a Cittiglio, settimo giorno di corsa del 2023: zero timori, ma che fatica… (foto Trofeo Binda)
Va bene affrontare il Giro d’Italia con gradualità, ma cosa c’è nella tua testa?

Il mio obiettivo sarà quello di entrare nelle fughe, cercare di farmi vedere perché anche questo potrebbe essere importante per la mia crescita. Una cosa per volta, me lo sono imposto.

Al via dei campionati italiani, pensavi alla corsa o alla maturità del giorno dopo?

Domenica al tricolore, lunedì alla maturità. E’ l’unico modo per avere tutto sotto controllo.

Nalini Dyneema, uno scudo protettivo traspirante e leggero

19.06.2023
4 min
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La sicurezza in sella è sempre stato e sempre sarà un campo su cui investire e migliorare. Nalini lancia sul mercato una tecnologia in grado di proteggere il ciclista dalle abrasioni senza rinunciare alle qualità di leggerezza, prestazione e comfort. Nato dalla collaborazione con il Team DSM, il kit Dyneema è pronto a cambiare l’approccio del tessile in termini di sicurezza. L’azienda italiana ha infatti presentato la maglia ergonomica e il pantaloncino Dyneema

Tecnologia unica

Dyneema è una fibra di polietilene con proprietà uniche: ha un’altissima resistenza alla trazione, è 15 volte più resistente dell’acciaio, è leggera e ha un’elevata resistenza all’abrasione, al taglio e allo strappo. Kinetech PROTEKT grazie alla struttura Dyneema impedisce al tessuto la rottura completa e istantanea all’impatto e riduce il rischio di lesioni gravi.

Dalla stretta collaborazione in gruppo a fianco del team olandese DSM, è nato il kit Dyneema-Nalini. Il reparto di Ricerca e Sviluppo dell’azienda mantovana ha messo a punto il kit composto da una maglia ergonomica e da un pantaloncino, progettati appositamente per rispondere alla forte richiesta di maggiore protezione in bici. La costruzione dei due capi prevede l’inserimento del tessuto PROTEKT nei punti di maggiore rischio abrasione in caso di caduta, senza rinunciare alla vestibilità aerodinamica, la traspirabilità, la compressione e la leggerezza.

La maglia

La maglia Dyneema è un concentrato di tutte le più evolute tecnicità disponibili oggi per il ciclismo. L’aggiunta di Kinetech PROTEKT, un tessuto che protegge laddove il ciclista sa che, in caso di caduta, riporterebbe quasi con certezza delle abrasioni, è un plus dal valore indiscutibile. PROTEKT è un tessuto che fonde insieme tutte le proprietà di compressione, aerodinamicità, comfort e molto altro di Kinetch con quelle del filato Dyneema, un materiale 15 volte più resistente dell’acciaio. Questo materiale oltre ad un’impareggiabile resistenza all’abrasione e al taglio, ha altre importanti peculiarità come un coefficiente di frizione molto basso, protezione UV, resistenza ad agenti chimici ed è idrofobo.

La costruzione della maglia mantiene tutte le caratteristiche e le proprietà necessarie per avere un comfort costante e prestazioni elevate. A partire dalla zip lunga rovescia YKK cam-lock. L’elastico siliconato grippante a fondo maglia laterale e retro mantiene il capo stabile. Il fondo manica con taglio laser al vivo rende la maglia come una seconda pelle. Presenti ovviamente tre funzionali tasche posteriori con dettagli rifrangenti. Il prezzo consultabile sul sito è di 196 euro.

I pantaloncini

Performance e sicurezza sono le parole chiave per questo pantalone da ciclismo. Il ciclista lo sa bene, in quanto in caso di caduta, con altissima probabilità riporterebbe delle abrasioni, ma indossando questo pantalone, proprio quella specifica area sarà protetta. Kinetech PROTEKT è un tessuto che come detto fonde insieme tutte le proprietà. Anche il resto del capo è costruito con tessuti Kinetech e il risultato è un prodotto che si distingue per livelli di tecnicità e comfort.

La super elasticità e il supporto muscolare del filato rendono questo pantaloncino un top di gamma sotto ogni punto di vista. Il corpino posteriore in rete rigata superleggera senza cuciture e con bordi termoincollati favorisce il comfort sulla pelle. Il fondo gamba in tessuto navetta leggero e grippante per struttura con taglio laser lo rende perfettamente aderente. Il fondello MOA alta densità e preformato permette di stare in sella svariate ore. Infine i loghi rifrangenti laterali ne aumentano la sicurezza in strada. Il prezzo consultabile sul sito è di 250 euro. 

Nalini

Nalini si racconta al Museo del Ghisallo

12.06.2023
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MAGREGLIO – Nalini ha scelto una location davvero suggestiva per il proprio International Sales Meeting 2023. Stiamo parlando del Museo del Ghisallo, situato nel comune di Magreglio, in provincia di Como, al culmine della salita da sempre simbolo del Giro di Lombardia

Inaugurato nel 2006 accanto al Santuario dedicato alla Madonna protettrice dei ciclisti, il Museo del Ghisallo è diventato in breve tempo meta del pellegrinaggio “laico” di tanti appassionati che arrivano qui da tutto il mondo per ammirare i cimeli di grandi campioni che, grazie alle loro imprese, hanno saputo scrivere pagine indelebili nella storia del ciclismo. 

Ecco la teca con i ricordi di Vincenzo Mantovani
Ecco la teca con i ricordi di Vincenzo Mantovani

In ricordo di “Cencio”

Proprio in occasione dell’International Sales Meeting di Nalini, il Museo del Ghisallo si è arricchito di un dono speciale. E’ stata infatti inaugurata una teca in memoria di Vincenzo Mantovani, fondatore dell’azienda Moa Sport, chiamato affettuosamente “Cencio” dai suoi cari e dagli amici. A volere la teca suo fratello Claudio, il figlio Alessandro e la nuora Carmen Valdalà.

Nella sua carriera ciclistica Vincenzo Mantovani ha saputo conquistare la medaglia d’argento nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, prima di dare vita alla Moa Sport e al marchio Nalini. Da oggi è possibile ammirare nella teca a lui dedicata la medaglia d’argento, insieme ad altri cimeli.

Accanto alla famiglia Mantovani, sono stati davvero tanti gli amici che hanno voluto ricordare “Cencio”. Fra questi merita sicuramente una citazione Davide Boifava, ex ciclistica professionista e dirigente sportivo, ma soprattutto amico vero di Vincenzo e Claudio Mantovani.

Proprio Claudio Mantovani, visibilmente commosso, ha voluto ricordare il fratello al quale era molto legato: «Vincenzo – ha raccontato – il sabato vendeva le maglie, che faceva produrre in un laboratorio artigianale, e la domenica correva. Smise di gareggiare presto perché aveva in mente un grande progetto: fondare un’azienda di abbigliamento. Ricordo che un giorno, mentre mi allenavo al Centro Sportivo Milanello, io a quei tempi militavo nel Milan come portiere, venne a farmi visita con venti corridori, la nazionale italiana di ciclismo di allora, proprio prima di partire per Tokyo».

L’inaugurazione della teca con Alessandro e Claudio Mantovani.
L’inaugurazione della teca con Claudio Mantovani.

Uno sguardo al futuro

Come anticipato, l’inaugurazione della teca dedicata a Vincenzo Mantovani è avvenuta in occasione dell’International Sales Meeting di Nalini. Alessandra Agostini, sales manager per l’estero, ha presentato la nuova collezione Nalini per la primavera-estate 2024 alla forza vendita nazionale e internazionale. A supportarla Enrico Zecchini, sviluppatore della stessa collezione. Tra le novità presentate il nuovo Protection Kit di Dyneema, realizzato in collaborazione con il Team DSM, e di cui avremo presto modo di parlare.

All’evento era presente anche Alberto Dainese, vincitore di una tappa al Giro d’Italia 2023.
All’evento era presente anche Alberto Dainese, vincitore di una tappa al Giro d’Italia 2023.

Il parere del pro’ 

Molte delle novità presentate in anteprima alla forza vendita le vedremo presto indossate dagli atleti del Team DSM, una delle due formazioni World Tour “vestite” Nalini (l’altra è la Intermarché Circus Wanty). 

All’inaugurazione della teca dedicata a Vincenzo Mantovani era presente anche Alberto Dainese, reduce dal Giro d’Italia che l’ha visto conquistare la tappa con arrivo a Caorle. Lo stesso Dainese ha tenuto a sottolineare l’alta tecnicità dei prodotti Nalini la cui qualità è particolarmente apprezzabile quando si devono affrontare condizioni meteo proibitive. A dare forza alle sue parole anche il giudizio estremamente positivo espresso da Piet Rooijakkers, responsabile del dipartimento di Ricerca e Sviluppo per DSM, che ha sottolineato la capacità di Nalini di fornire sempre le soluzioni giuste alle esigenze del team.

Chiudiamo con le parole di Giuseppe Bovo, direttore generale Nalini: «Essere presenti in un posto iconico e nel contempo ricco della migliore italianità – ha raccontato – è stata una scelta perfetta per un’azienda che produce tutto esclusivamente a Castel d’Ario. L’importanza di essere rimasti in Italia, quando tutti andavano in Estremo Oriente, si è rivelata, negli ultimi anni in cui si è registrato un boom di richiesta di abbigliamento per il ciclismo, una mossa davvero vincente. In pochissimi siamo riusciti a dare una risposta immediata al mercato».

Nalini

Kooij, quando vincere non basta mai

07.06.2023
4 min
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Olav Kooij ha un piccolo difetto: vince. Sempre e comunque. Qui in Italia abbiamo cominciato a conoscerlo un giorno di settembre del 2020, in quella stagione stravolta dalla pandemia con la Settimana Coppi e Bartali spostata a fine estate e con l’olandese che allora apparteneva al team Devo della Jumbo Visma, vincitore della prima semitappa a Gatteo a Mare. Già quell’anno portò a casa 7 successi internazionali, ma era ancora under 23.

L’anno dopo, approdato nella squadra maggiore, ha preso le misure, con sole 2 vittorie ma anche il bronzo iridato U23 in Belgio, nel 2022 ben 12 successi, quarto nella classifica dei plurivincitori e quest’anno è già ben avviato, con 5 vittorie di peso, battendo il fior fiore dei velocisti mondiali. Ma certe volte anche toccare la punta della piramide non basta a chi deve giudicare…

L’olandese ha vestito la maglia di leader alla Parigi-Nizza. Spesso riesce a far sue anche brevi corse a tappe
L’olandese ha vestito la maglia di leader alla Parigi-Nizza. Spesso riesce a far sue anche brevi corse a tappe

Un velocista… da classifica

Da qualche giorno gira nell’ambiente la notizia che a fine stagione le strade di Kooij e della Jumbo Visma si separeranno e considerando che si parla di un velocista di soli 21 anni, che nel team olandese è praticamente cresciuto, sembra davvero incredibile. Anche perché non stiamo parlando di un velocista comune.

Kooij ha una capacità innata di vincere, ma non solo le volate. E’ uno che capitalizza, che segue con attenzione l’evoluzione delle corse e che sa fare tesoro dei suoi successi, altrimenti non si spiegherebbe come nel suo curriculum spicchino anche corse a tappe come ZLM Tour o Circuit de la Sarthe.

Kooij è nato a Numansdorp il 17-10-2001. E’ alto 1,84 per 72 chili
Kooij è nato a Numansdorp il 17-10-2001. E’ alto 1,84 per 72 chili

La “fame” dello sprinter

«Puoi essere un ciclista professionista senza avere una completa mentalità vincente – affermava qualche giorno fa a Ride Magazine – ma non vai da nessuna parte se non senti dentro di te una totale voglia di emergere e di arrivare prima degli altri. Questo influisce anche sul mio modo di essere, completamente diverso quando salgo in bici.

«Per me, in quel momento, gli altri smettono di essere persone – ha spiegato Kooij arrivando anche a sfiorare il paradosso – sono avversari, corridori da superare, corridori che devono arrivare dietro quando passo la linea d’arrivo. Poi finisce tutto e si ritorna a com’era prima».

Sande, il belga appena riconfermato. Per lui invece trattative in stallo
Olav con Van Der Sande, il belga appena riconfermato. Per lui invece trattative in stallo

Il traguardo come una liberazione

Questi principi, sui quali fonda la sua attività, ma anche il suo modo di interpretare il mestiere di velocista lo hanno portato a essere accomunato a personaggi carismatici e caratterialmente anche spigolosi, come Cipollini o Cavendish e Kooij, onorato di essere affiancato a tali campioni, ha voluto specificare ulteriormente il suo pensiero.

«Un velocista non è come uno scalatore. In quei pochi secondi in cui si va a tutta raggiungendo velocità da auto in corsa, rischiando anche la vita come ad esempio è capitato a Jakobsen, devi avere carattere. Devi lottare per mantenere la posizione, devi avere qualcosa più degli altri per capitalizzare il lavoro di tutta la squadra e dell’intera giornata. Per questo quando taglio per primo il traguardo è come una liberazione, che ha un senso di bellezza epica per l’obiettivo raggiunto, ma anche il sapore della chiusura di una parentesi».

Kooij sta diventando sempre più popolare in Olanda, grazie alle vittorie e al carattere forte
Kooij sta diventando sempre più popolare in Olanda, grazie alle vittorie e al carattere forte

Un occhio verso Parigi

Questo atteggiamento lo ha portato a emergere sempre più velocemente. Chi bazzica nell’ambiente si è accorto che rispetto allo scorso anno è forse il velocista che più è progredito, tanto quanto De Lie che però ha caratteristiche un po’ diverse. Rispetto al corridore della Lotto Dstny, Kooij è velocista più puro, forse meno duttile tatticamente ma sfrontato al confronto con chiunque: «Io non ho paura di chi ho di fronte, ho il massimo rispetto per ogni avversario ma mai paura o senso di inferiorità. Posso giocarmela con tutti».

Parliamo di un ragazzo di 21 anni, che sa bene come programmare i grandi eventi tanto che molti lo additano come la vera carta da giocare al tavolo di Parigi 2024, una delle punte della spedizione arancione che non fa mistero di voler puntare alla top 5 del medagliere anche, anzi soprattutto grazie al ciclismo. Forse anche per questo la sua probabile fuoriuscita dalla Jumbo Visma non lo porterà lontano, visto che i “cugini” del Team Dsm si sono detti subito pronti ad accoglierlo. Meno vincolati alle esigenze di classifica dei loro capitani e più pronti a costruire un treno intorno a lui. Perché le vittorie contano e lui ne garantisce in buon numero…

Torniamo da Petacchi: dopo Milan, c’è Dainese

04.06.2023
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Ieri Milan e le sue volate potentissime e scomposte, oggi il discorso con Petacchi si sposta su Alberto Dainese: velocista più compatto e ugualmente vincente. Dopo aver vinto la tappa di Reggio Emilia dello scorso anno, il padovano è stato sottoposto a un’estate di lavori forzati, con il Giro del Belgio dopo quello d’Italia e a seguire il Tour de France, dove ha centrato il terzo posto nella 19ª tappa.

Quest’anno Alberto, che è alto 1,76 e pesa 70 chili, ha iniziato il Giro tirando le volate per Mayrhofer. E quando poi ha avuto carta bianca, ha vinto quella di Caorle battendo proprio Milan e centrando il quarto posto nell’ultima volata a Roma.

L’indomani della vittoria di Caorle, Dainese ha ricevuto complimenti dal gruppo e richieste di autografi
L’indomani della vittoria di Caorle, Dainese ha ricevuto complimenti dal gruppo e richieste di autografi

Baricentro basso

Se per Milan avevamo chiuso parlando di un atleta col baricentro alto, che fatica nelle curve e a rilanciarsi, per Dainese vale il discorso opposto.

«Secondo me al Giro è stato un po’ sfortunato – riflette Petacchi – forse all’inizio il Team DSM poteva concedergli qualche possibilità in più. Quando ha vinto la tappa, Mayrhofer ha fatto un lavoro straordinario per aiutarlo: forse avrebbe dovuto tirargli le volate per tutto il Giro anziché farle lui. Anche perché non so se il tedesco abbia le potenzialità per battere i velocisti che c’erano. Invece Dainese ha dimostrato che si muove bene e sa tenere la posizione. Il giorno in cui ha vinto, l’altro lo ha lasciato lunghissimo. Quando è passato Hepburn con Matthews a ruota, andavano almeno a 3 all’ora in più e lui ha chiuso il buco, poi ha tirato dritto (foto di apertura, ndr). Ha fatto anche una volata lunga. Ha avuto mille problemi, ha avuto la bronchite, poi la gastroenterite e il giorno dopo ha vinto una tappa. Insomma, la vittoria dello scorso anno non è stata un caso».

Reggio Emilia 2022, prima vittoria al Giro per Dainese che batte Gaviria. Notare la testa e il busto bassi in stile Cavendish
Reggio Emilia 2022, prima vittoria al Giro per Dainese che batte Gaviria. Notare la testa e il busto bassi in stile Cavendish
Dice di sé che non ha tanti watt, ma supplisce con l’aerodinamica.

Il contrario di Milan, insomma. Come posizione assomiglia a Cavendish. Neanche Mark ha dei watt fuori dal comune, ma con l’aerodinamica e la superficie corporea ridotta colma la differenza. Quando “Cav” fa le cronometro da solo, tira fuori anche delle prestazioni decenti. Perché è piccolino, compatto, come coefficiente aerodinamico ti riporta un po’ al discorso di Evenepoel. E’ talmente piccolo e compatto che con i suoi watt riesce ad andare a 55 orari di media, mentre un Milan per andare alla stessa velocità deve fare magari 30 watt in più.

Secondo te anche Dainese ha bisogno di un ultimo uomo?

Io credo che al giorno d’oggi, se hai un paio di uomini davanti, prima di tutto rischi meno. E poi quel giorno che sei al 95 per cento, il 5 che manca te lo fanno i compagni. Altrimenti devi pigliare tre volte il vento in faccia a 60 all’ora e quando arrivi alla volata, sei al 92 per cento e non rendi come potresti. Se invece hai qualcuno che ti aiuta, ti risolve il problema di risalire, di stare più coperto, di essere un po’ più esplosivo nel momento in cui serve.

Gruppetto, salvagente dei velocisti. Qui Dainese con Gaviria e Consonni. Ha chiuso il Giro penultimo nella generale
Gruppetto, salvagente dei velocisti. Qui Dainese con Gaviria e Consonni. Ha chiuso il Giro penultimo nella generale
Lo scorso anno Dainese ha fatto in successione Giro d’Italia, Giro del Belgio e Tour e ha fatto terzo nella penultima volata del Tour: cosa significa?

Fare Giro e Tour è pesante. Pensiamo a Van der Poel, che l’anno scorso ha fatto il Giro e andava fortissimo, da schifo. Poi è andato al Tour e non la muoveva, ma non perché fosse cambiato il livello di corridori, semplicemente perché lui non andava. Non è riuscito a ritrovare un picco di forma come quello che aveva avuto al Giro. Invece Van Aert, che ha fatto un Tour spaziale, aveva preparato solo quello e quest’anno rifarà uguale. Oggi non si fa più come una volta, dopo una corsa come il Giro serve uno stacco.

Quindi è stato un errore?

E’ vero che un velocista puro la volata magari te la vince uguale, però ormai Giro e Tour non lo fa quasi più nessuno. Per l’amor di Dio, se riesci a fare il recupero giusto, ad allenarti e fai una garetta prima di riandare al Tour, puoi anche ritrovare una buona condizione, però ormai devi programmare la stagione. Non vai più alle gare per allenarti, non si faceva quasi più neppure ai miei tempi. Ora vanno forte come le bestie, ancora di più. Approcciano le corse sempre per vincere, quindi portare un corridore a correre troppo significa non fargli un favore. Guardate cosa ha fatto la Ineos prima del Giro.

Bennati lo ha convocato nel 2022 per gli europei, chiusi in 11ª posizione: lo chiamerà per i mondiali?
Bennati lo ha convocato nel 2022 per gli europei, chiusi in 11ª posizione: lo chiamerà per i mondiali?
Che cosa hanno fatto?

Hanno fatto quattro corse dall’inizio dell’anno e poi hanno partecipato al Tour of the Alps che erano già quasi tutti a puntino. Quelli che andavano meno erano Arensman e Thomas, che al Giro sono stati i più forti. Sono anche convinto che senza la caduta, Geoghegan Hart rivinceva il Giro, perché era quello che andava di più in assoluto e poteva lottare con Roglic.

Quindi adesso quale programma sarebbe giusto per Dainese?

Se pensa di voler andare al mondiale, che sarà veloce, allora potrebbe anche riconsiderare il Tour. Chi va in Francia sicuramente può fare un buon mondiale, perché il percorso è veloce, dicono buono per Matthews, Van der Poel e Van Aert. Dainese è un corridore che mi piace molto ed è anche un bravissimo ragazzo, però con tutto il rispetto non si può paragonare con quei nomi in una gara di 270 chilometri. Su quel percorso o qualcosa di simile Trentin vinse l’europeo battendo proprio Van der Poel e Van Aert, ma anche in quel caso erano meno chilometri e anche Matteo aveva qualche anno di meno. Quindi spero che Dainese vada a fare la Vuelta, sarebbe per lui la scelta più logica.

Leknessund si prepara per un altro giorno cruciale

25.05.2023
5 min
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Sul Monte Bondone il Giro d’Italia ha voltato le carte, tenute finora sempre ben nascoste nel mazzo. Il lavoro impressionante di Almeida e Thomas ha aperto la corsa rosa esponendo tutti i rivali. Prima della sedicesima tappa il Giro ha vissuto di attendismo ed a trarne vantaggio ci ha pensato Leknessund. Il norvegese ha preso il primato della corsa rosa sull’arrivo di Lago Laceno, restituendolo poi a Evenepoel alla cronometro di Cesena. Leknessund martedì sulle rampe del Bondone ha pagato probabilmente il giorno di riposo, accusando 2’42’’ da Almeida.

Leknessund ha avuto la bravura di conquistare la maglia a Lago Laceno e di tenerla fino a Cesena
Leknessund ha avuto la bravura di conquistare la maglia a Lago Laceno e di tenerla fino a Cesena

Sempre in top 10

Oggi che il Giro propone un’altra giornata importante, dopo che sul Bondone il norvegese ha accusato un passivo di 2’42” da Almeida e Thomas, rileggere la sua vicenda è il modo per consegnarlo alla storia del Giro d’Italia.

«Sto bene  – ci dice – non mi aspettavo di ritrovarmi in ottava posizione in classifica generale. L’occasione è grande e posso vedere fin dove mi posso spingere, vedremo cosa riusciremo a raccogliere da qui alla fine. E’ il mio secondo grande Giro, dopo il Tour de France dello scorso anno. Nella terza settimana della Grande Boucle mi sentivo bene, spero di replicare quelle sensazioni».

E’ nato a Tromso, nel Circolo Polare Artico, il rischio maggiore? Trovare renne durante gli allenamenti (foto Instagram)
E’ nato a Tromso, nel Circolo Polare Artico, il rischio maggiore? Trovare renne durante gli allenamenti (foto Instagram)

Sci e calcio

Leknessund è nato a Tromso, all’interno del Circolo Polare Artico, la città è considerata la capitale della Lapponia. Il corridore del Team DSM si è affacciato abbastanza presto nel mondo del ciclismo, scoperto grazie al padre ed alla sorella. Ma prima, come ogni norvegese che si rispetti, ha attaccato ai piedi gli sci da fondo.

«Sono cresciuto giocando a calcio e praticando sci da fondo – racconta – ho iniziato ad andare in bici quando avevo tredici anni, nella squadra della mia città: Tromso. Mio padre e mia sorella pedalavano già e io ho trovato questo sport piacevole e ho continuato a praticarlo. Non ero molto bravo all’inizio, ma avevo un gran bel gruppo di amici e ho continuato per quello, è stata più una questione di passione e amicizia.

«Ho poi deciso di andare in una scuola di ciclismo vicino a Oslo e mi sono trasferito lì quando avevo quindici anni. E’ sempre difficile quando cerchi di fare l’atleta professionista, devi impegnarti tanto, così ho fatto. Ogni anno ho fatto dei passi che mi hanno permesso di portarmi dove sono ora».

A quindici anni si è trasferito ad Oslo, il clima per allenarsi è più mite (foto Instagram)
A quindici anni si è trasferito ad Oslo, il clima per allenarsi è più mite (foto Instagram)

Nuova generazione

Il Nord Europa sta sfornando una grande dose di talenti nel ciclismo, basti pensare al vincitore dell’ultimo Tour de France: Vingegaard. Una scuola che prepara gli atleti nel migliore dei modi, tutti con caratteristiche da scalatori, anche se da quelle parti le salite scarseggiano. 

«E’ vero – spiega – non ci sono molte salite dalle mie parti, ma a casa mi alleno principalmente sulla quantità. Utilizzo principalmente i training camp che facciamo in Spagna durante l’inverno per allenarmi in salita. Durante il mio primo anno nel WorldTour non sono andato molto bene. Negli inverni successivi il team ha deciso di mandarmi due volte all’anno in ritiro in altura per migliorare e crescere.

«Sono molto contento di come sta andando, penso di non essere ancora al top delle mie possibilità, ma è giusto così. Ogni stagione ho fatto dei passi, naturali, di crescita e devo continuare in questa direzione. Durante l’inverno lo sci rimane uno dei migliori modi per allenarsi, fin da quando sono giovane, aiuta ad allenare tutto il corpo».

Nel 2022 ha vinto la corsa di casa: l’Arctic Race of Norway (foto Instagram)
Nel 2022 ha vinto la corsa di casa: l’Arctic Race of Norway (foto Instagram)

Il manager italiano

Nel destino di Leknessund l’Italia non rappresenta una novità. Il norvegese nel 2020, nelle zone dove passerà il Giro, ha vinto il Giro del Friuli. Il profilo di questo corridore però è un’incognita, basti pensare che nel 2019 è arrivato secondo alla Gent-Wevelgem U23. Di italiano, per Leknessund, c’è anche uno dei suoi riferimenti sportivi, ovvero il suo procuratore: Manuel Quinziato

«Ho conosciuto Leknessund nel 2018 – racconta Quinziato – era il primo potenziale uomo per i grandi Giri della Norvegia. Ancor più di Foss, due anni più grande di lui, nonostante il corridore della Jumbo-Visma abbia vinto il Tour de l’Avenir nel 2019. Quell’anno Leknessund avrebbe dovuto correrlo da protagonista, ma un infortunio lo tirò fuori dai giochi. Non è uno scalatore puro e quindi perde sulle salite lunghe, ma nelle corse a tappe brevi ha fatto sempre bene.

«Inoltre – continua- è molto forte anche a cronometro, tanto da aver vinto un titolo europeo juniores ed uno anche da under 23. Lo vedo anche molto bene nella classiche delle Ardenne, ha grandi doti di fondo che mi fanno pensare ad una buona predisposizione per le grandi corse a tappe. Questo Giro è solamente la sua seconda gara di tre settimane, la crescita, dal mio modo di vedere, ci sarà».

Fotofinish a Caorle: vince Dainese. Che ora racconta

24.05.2023
5 min
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CAORLE – «Abbiamo preso la testa ai due chilometri e mezzo. Sto cercando di ricordare bene dove fossero i cartelloni – dice Dainese – diciamo che abbiamo cominciato prima della curva a sinistra dopo il rettilineo sul lungomare. Mayrhofer ha fatto un lavoro immenso. Era cruciale prendere quella curva davanti per non dover rilanciare dalla quinta, decima posizione. Poi è passato davanti Niklas Markl. Era prestissimo, ma forse è andata meglio così, perché ho preso l’ultima curva in seconda ruota e non ho dovuto neanche rilanciare. Solo che quando lui si è spostato, la Jayco mi ha passato al doppio della velocità sulla sinistra e prendere Matthews non è stato facile. La mia volata l’ho fatta più per colmare il gap che avevo con “Bling”, che per vincere. E’ stata parecchio lunga, ma. Andata bene…».

Vittoria al fotofinish, davvero per un soffio sul ritorno di Milan. Terzo è arrivato Matthews
Vittoria al fotofinish, davvero per un soffio sul ritorno di Milan. Terzo è arrivato Matthews

Un anno a digiuno

I velocisti hanno la capacità straordinaria di farti rivivere le volate al rallentatore, come se portassero una telecamera sul casco. E Dainese, che ha appena vinto la tappa di Caorle, non fa eccezione. L’ultima sua vittoria risaliva proprio al Giro d’Italia, tappa di Reggio Emilia del 2022, ma oggi lo sprint con cui ha infilato Matthews e resistito al ritorno di Milan è servito a fare pace col destino e togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Per essere un corridore al secondo anno nel WorldTour, il suo 2022 è stato a dir poco singolare. Il Giro con una tappa vinta, il Giro del Belgio e poi il primo Tour de France, con il terzo posto alla 19ª tappa. Forse troppo per un corridore di 24 anni, al punto che quando Bennati se lo è ritrovato in azzurro agli europei di Monaco, stentava a riconoscerlo.

Oggi si riparte da un gradino più alto, dopo l’infortunio di settembre, le tensioni (non ancora risolte) legate al rinnovo del contratto, la convocazione in extremis e il virus intestinale che l’ha colpito sabato a Cassano Magnago e che domenica a Bergamo lo ha portato a un passo dal ritiro. E con lui allora cominciamo da lì, dal giorno in cui la vittoria di oggi era forse la prospettiva più remota.

Nella tappa di Bergamo, Dainese ha rischiato di andare alla deriva, ma ha tenuto duro
Nella tappa di Bergamo, Dainese ha rischiato di andare alla deriva, ma ha tenuto duro
Che cosa ti ha convinto a non ritirarti nella tappa di Bergamo?

Il Giro bisogna onorarlo e nonostante tu sia ammalato, devi continuare. Magari dopo qualche giorno guarisci ed io ho avuto la fortuna di ammalarmi due giorni prima del riposo. Sono riuscito a recuperare abbastanza bene. Ieri è stata comunque parecchio tosta arrivare sul Bondone. Però stanotte sono riuscito a dormire e a stare un po’ meglio di stomaco. Non è stato facile…

Quest’anno sono più le volate che hai tirato di quelle che hai fatto…

Ma ho avuto tre occasioni e ci sono andato vicino a partire dalla Tirreno. Nella prima volata del Giro, mi hanno squalificato (sul traguardo di Salerno, ndr) e oggi è andata un po’ meglio.

L’ultima vittoria di Dainese risaliva al Giro 2022, per questo sul podio il padovano era commosso
L’ultima vittoria di Dainese risaliva al Giro 2022, per questo sul podio il padovano era commosso
Diciamo che ti sei preso la rivincita?

E’ stato un anno difficile. C’erano tante aspettative dopo la vittoria al Giro e da parte di tante persone e anche da me stesso. Per vari motivi, non ho avuto la continuità e la consistenza necessarie, per cui ho avuto spesso il ruolo di ultimo uomo. Però è vero che un velocista vuole fare le volate. Quindi sì, può essere anche una rivincita, perché ho dimostrato sia a me che agli altri, che sono in grado di vincere. Fino a ieri, non ci credevo neanch’io, pensavo che l’anno scorso fosse stata tutta fortuna.

Fortuna o no, fare terzo di tappa a fine Tour non è da buttar via…

E’ stato un piazzamento abbastanza di fortuna, perché ho preso tutte le curve davanti e poi Laporte e Philipsen mi hanno sverniciato, quindi non è andata proprio benissimo. Un velocista deve vincere e azzeccare due volate in due anni forse è un è poco. Ovviamente sono due tappe al Giro, ma i velocisti di riferimento vincono 15 corse all’anno, quindi sicuramente il percorso per essere consistente è ancora lungo.

Milan è arrivato secondo davanti ai suoi tifosi. Il friulano era contrariato, ma ha consolidato la maglia ciclamino
Milan è arrivato secondo davanti ai suoi tifosi. Il friulano era contrariato, ma ha consolidato la maglia ciclamino
C’è più gusto a vincere le volate in modo netto oppure al fotofinish?

Non mi era mai successo di aver vinto per così poco. Semmai mi era successo di perdere per pochissimo, alzando le mani da junior, ma per il resto è stata la prima volta. Ero molto teso, pensavo di aver fatto secondo e sarebbe stato parecchio terribile, però qualcuno da lassù mi ha graziato.

Impossibile nascondere che tu sia emozionato, mentre i velocisti di solito sono esuberanti. E’ difficile essere uno sprinter ed essere anche persone sensibili?

Quando sono passato professionista, ho sofferto parecchio questa cosa. Ritagliarsi un ruolo da velocista in una squadra WorldTour estera non è facile, soprattutto se sei un po’ timido e dovresti battere di più i pugni sul tavolo.

Dopo la vittoria, Dainese si è raccontato ed era ancora molto emozionato
Dopo la vittoria, Dainese si è raccontato ed era ancora molto emozionato
E’ stato difficile ambientarsi?

Ho sempre cercato di dimostrare di avere un buon livello, lasciando che gli altri se ne accorgano e mi diano spazio. Però siamo tutti diversi, ci sono anche altri velocisti che preferiscono la tensione.

Pensi di continuare a fare il velocista o allargherai l’offerta?

E’ già così difficile vincere le volate, che per ora le classiche non sono alla mia portata. Mi piace fare il velocista.

Adesso andrai a fare il tuffo in mare che avevi promesso in caso di vittoria?

Purtroppo abbiamo l’hotel a Treviso. Magari per questa volta farò un tuffo in piscina…

Il viaggio rosa di Leknessund si ferma a Cesena

14.05.2023
4 min
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CESENA – I compagni e i fan lo chiamano “The Dog”, nessuno lo avrebbe mai detto, eppure Andreas Leknessund ha vestito la maglia rosa per cinque giorni. Per ricollegarsi al suo soprannome si può dire che sia stato un “underdog”, noi lo chiameremmo il meno pronosticato. Fin dal suo primo giorno in maglia rosa, indossata a Lago Laceno, non ha mai nascosto che questo sogno sarebbe dovuto finire presto e che non si sarebbe fatto illusioni. Crederci però non costa nulla e con il coltello fra i denti ha difeso il primato a Campo Imperatore e nella tappa di ieri rimanendo agganciato a pochi secondi dopo gli attacchi di Roglic. 

Oggi ha dovuto alzare bandiera bianca e riconsegnare la maglia a Evenepoel. Dopo l’arrivo lo abbiamo intervistato mentre in un’area defilata, in uno dei momenti più intimi ed emblematici. Con la maglia rosa addosso solo fisicamente e non più legittimamente.

«Sono stati cinque anzi nove giorni fantastici qui al Giro d’Italia – ha detto – specialmente quelli passati in maglia rosa. Sapevo che oggi avrei perso la maglia e non ne sono sorpreso, ma ho dato comunque il massimo. Sono molto felice e fiero di aver passato queste tappe in rosa. Ora non vedo l’ora che arrivi il giorno di riposo domani».

Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM
Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM

Gli insegnamenti in rosa

Al norvegese classe ’99 va dato atto che sia stato un esempio di sorriso, rilassatezza e genuinità in queste cinque tappe da leader. A lui piace dire di essere l’attuale ciclista professionista nato più vicino al Polo Nord. Forse questo animo glaciale gli ha permesso di coronare il sogno di vivere alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia la possibilità di vestire la maglia rosa. Gli abbiamo chiesto come sono stati questi giorni e cosa abbia imparato…

«Ho imparato molto – spiega Leknessund – da questi giorni da leader. Io in prima persona ma anche delle dinamiche del team che si hanno quando indossi questo primato. Avere tutta l’attenzione addosso. Stare sempre davanti, attenti a tutto, dal primo all’ultimo chilometro. E’ stato super speciale e mi sono goduto tutti questi giorni. Non è qualcosa a cui sono mai stato abituato».

Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi
Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi

Le prossime due settimane

Siamo alla nona tappa, è finita la prima settimana, ne mancano due. Per Leknessund e per tutto il gruppo il Giro non è ancora arrivato il giro di boa. Dopo un’inizio così per l’atleta del Team DSM non sarà facile riabituarsi e ritrovare nuovi stimoli per proseguire la sua corsa.

«Mi aspetto – dice Andreas – che ci siano altri bei giorni a venire. Per quanto riguarda la squadra, abbiamo avuto un ottimo inizio di Giro e credo anche che continueranno a migliorare. Sono sicuro che le ultime due settimane saranno buone come la prima. Adesso la generale non è più un obbiettivo, vorrei ancora andare a cercare una vittoria di tappa. Ho passato alcuni giorni in rosa e penso che anche vincere la tappa sarebbe davvero molto bello. Quindi per ora questo è l’obiettivo per il resto del Giro».

Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa
Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa

I favoriti secondo lui

Dopo cinque giorni corsi in vetta alla classifica, Andreas Leknessund ha imparato cosa vuole dire stare là davanti. Ha imparato a quale attenzione mediatica e sportiva sia sottoposta la maglia rosa. Nei giorni scorsi ha guardato negli occhi gli uomini di classifica per difendere la sua maglia. Così abbiamo deciso di chiedergli chi secondo lui sarà il favorito per la vittoria finale…

«Penso che sia un Giro – conclude il norvegese – davvero molto interessante. Durante la crono ho sentito che dopo il primo intertempo Remco stava andando molto bene. Ora ho visto che ha vinto. Tutti lo vedevano come il grande favorito prima del Giro e potrebbe esserlo ancora. Ma abbiamo visto ieri e penso anche oggi che ci sono altri ragazzi che hanno una buona forma e possono dire la loro. Quindi penso che il Giro sia completamente aperto e sarà davvero eccitante».