Damiani e il modello Cofidis: niente devo ma tanto scouting

26.01.2025
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Dall’esperienza di Nicolò Arrighetti e Diego Bracalente, stagisti alla Cofidis per una settimana, è nato lo spunto per chiamare Roberto Damiani. Il diesse del team francese è stato in Spagna a seguire il ritiro dei suoi ragazzi, al quale hanno partecipato anche i due giovani azzurri. Quando raggiungiamo Damiani al telefono ci accoglie con il suo tono gentile e disponibile, che invoglia a parlare e ascoltarlo.

«Stavo guardando gli spostamenti per il Giro d’Italia – racconta – più precisamente per arrivare in Albania. Arrivare a Durazzo non sarà semplice, bisogna viaggiare da Lille, dove partiranno i nostri mezzi pesanti (camion, pullman e ammiraglie, ndr) fino a Bari. Dalla Puglia si prende il traghetto e si attraversa l’Adriatico. Fare il giro dei Paesi dell’ex Jugoslavia diventava troppo complicato a causa delle dogane e dei controlli».

Dall’arrivo di Michelusi nello staff performance è iniziato un lavoro di osservazione e valutazione tra giovani
Dall’arrivo di Michelusi nello staff performance è iniziato un lavoro di osservazione e valutazione tra giovani

Un passo indietro

La stagione della Cofidis si sta costruendo man mano. Damiani dapprima farà un salto in Spagna per seguire la sua prima gara del calendario europeo, successivamente si sposterà in Francia per il Tour des Alpes Maritimes. Ma il grosso del suo calendario sarà in Italia, con Laigueglia, Strade Bianche, Sanremo. Concluderà la primavera con le gare del Nord: Harelbeke, Gand e Fiandre. 

«Tuttavia – riprende – per arrivare pronti a queste gare dovevamo passare prima dal secondo ritiro stagionale. Siamo stati in Spagna per un paio di settimane. Durante quei giorni abbiamo aperto le porte a qualche under 23, sette in totale, che si sono alternati all’interno del team».

Il lavoro di scouting ha già portato i suoi frutti, alla Cofidis per il 2025 è arrivato Clément Izquierdo dal team AVC Aix-En-Provence (foto Mathilde L’Azou)
Il lavoro di scouting ha già portato i suoi frutti, alla Cofidis per il 2025 è arrivato Clément Izquierdo dal team AVC Aix-En-Provence (foto Mathilde L’Azou)
Cosa vuol dire accogliere dei ragazzi under 23 da voi a gennaio. 

Si tratta di un lavoro di scouting che ha preso il via già nel 2024. Stavo leggendo poco fa il vostro articolo sui giovani della Mapei. La scelta di molte formazioni di creare un team di sviluppo ci ha portati a fare un’attività di ricerca tra gli under 23. Non c’è altra via di scelta. La scorsa stagione la Cofidis ha rivoluzionato il settore performance. E’ arrivato Mattia Michelusi, il quale ha iniziato a valutare, testare e capire i giovani. 

Molte fanno squadre WorldTour fanno nascere i devo team, voi?

Molte formazioni dirigono parte del budget per creare squadre continental, ma non è un’idea che mi piace molto. In Francia i costi sono elevati e per fare una squadra devo serve più di un milione di euro. Io ho parlato con Cofidis e ho proposto loro un sistema alternativo. 

Portare gli under 23 al ritiro di gennaio è un modo per mostrare loro come lavora e come funziona un team WorldTour (foto Instagram)
Portare gli under 23 al ritiro di gennaio è un modo per mostrare loro come lavora e come funziona un team WorldTour (foto Instagram)
Ovvero?

Fare un lavoro di scouting europeo. Abbiamo preso i nove Paesi nei quali Cofidis è presente commercialmente. Ci siamo guardati in giro e a gennaio si sono selezionati i primi sette profili, li abbiamo scelti tra Francia, Italia, Belgio e Spagna. 

In questo modo cosa cambia?

Si lavora a stretto contatto con diverse realtà sulle quali si ha fiducia. Ad esempio Arrighetti arriva dalla Biesse Carrera. Io so che di Milesi e Nicoletti mi posso fidare, visto che nel 2024 abbiamo preso come stagista un loro corridore. Questo discorso vale anche per Bracalente. Con queste formazioni si instaura un rapporto di massima trasparenza e solidarietà.

Nel 2024 era toccato a Filip Gruszczynski, sempre della Biesse Carrera a fare uno stage con la Cofidis (foto Instagram)
Nel 2024 era toccato a Filip Gruszczynski, sempre della Biesse Carrera a fare uno stage con la Cofidis (foto Instagram)
E’ un modo anche per responsabilizzare le squadre.

Vero. In più loro possono affermare di avere un rapporto stretto con la Cofidis, il che permette di avere un maggiore appeal per i ragazzi under 23. E’ un titolo qualificante e che valorizza il lavoro di formazioni continental già esistenti. Inoltre creare una formazione development permette di tenere sotto controllo quei dieci o dodici ragazzi che si prendono. Mentre noi, collaborando con tante formazioni, abbiamo un bacino maggiore. Si parlava della squadra dei giovani della Mapei, voglio dire una cosa.

Prego…

Io sono arrivato alla Mapei l’anno in cui nasceva questo progetto. Avevamo uno staff dedicato e un personale di riferimento. L’investimento economico non era stato di poco conto. Nel ciclismo moderno ci sono troppi venditori di sogni. I procuratori guardano al loro interesse e non a quello del ragazzo. Invece lavorare con i giovani deve essere un piacere. Portarli con noi in ritiro è stato bello, sia Bracalente che Arrighetti hanno toccato con mano una realtà differente. Sapete qual è la cosa che mi è piaciuta di più?

L’obiettivo di queste due settimane di stage svolte a gennaio è quello di trovare i tre stagisti da inserire nel 2025 (foto Instagram)
L’obiettivo di queste due settimane di stage svolte a gennaio è quello di trovare i tre stagisti da inserire nel 2025 (foto Instagram)
Dicci.

Vederli integrati nel gruppo. La sera giocavano a carte e parlavano con i professionisti. In bici si sono mostrati forti e preparati, ma la cosa che ho voluto dire loro è stata di non vivere quei cinque giorni come un test continuo. Non è da una mancata risposta a uno scatto in un ritiro di gennaio che si decide il loro futuro. Volevo che si accorgessero del fatto che si fa sempre ciclismo, cambia la cornice ma il quadro no. 

Però cercate comunque delle risposte? 

Questo è chiaro. Alla fine non nascondo che da questi sette ragazzi vogliamo tirare fuori quelli che saranno gli stagisti che verranno a correre con noi a fine anno. 

I tuoi corridori che hanno detto?

Mi è piaciuta molto una battuta di Thomas che parlando mi ha detto, riferito ad Arrighetti: «Chi è quello? Mentre facevamo la simulazione di corsa mi ha messo alla prova». Mi ha reso felice perché vuol dire che i ragazzi si sono sentiti liberi di muoversi e di fare come se fossero con i loro coetanei. Questo è sicuramente un aspetto positivo.

Bracalente e Arrighetti: stagisti in Cofidis dallo sguardo curioso

23.01.2025
5 min
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Durante il ritiro di gennaio per il Team Cofidis è stato tempo di stage. Insieme ai corridori della formazione WorldTour, che si stanno allenando per l’inizio delle corse del calendario europeo, si sono aggregati anche dei ragazzi provenienti da formazioni continental. Erano presenti anche due italiani: Nicolò Arrighetti e Diego Bracalente, il primo dalla Biesse Carrera Premac, mentre il secondo arriva dalla MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack. I due hanno vissuto per una settimana i meccanismi della formazione WorldTour, scoprendone i segreti e imparando dai corridori più esperti. Interessati dalla cosa siamo andati a chiedere a entrambi i ragazzi com’è stato vivere una settimana da professionisti.

BRACALENTE: «Il periodo di stage è durato cinque giorni: da martedì a sabato. Il primo giorno abbiamo fatto dei test sul lattato e il quarto giorno sul VO2Max. Per il resto ci siamo allenati normalmente, pedalando per tante ore ma sempre in maniera serena».

ARRIGHETTI: «Siamo stati inclusi fin da subito all’interno della squadra. Anche alla Biesse sono seguito da Luca Quinti, uno dei preparatori della Cofidis, quindi da questo punto di vista mi sono sentito subito a mio agio. Per tutta la settimana abbiamo svolto lo stesso programma del team: con uscite, test e simulazioni di gara».

Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Diego Bracalente durante lo stage con il team Cofidis impegnato nel test del VO2Max
Che settimana è stata?

BRACALENTE: «La cosa che mi ha colpito subito è l’organizzazione, la squadra è grande ma tutto funziona perfettamente. Ogni sera ci arrivava la traccia GPX del percorso per il giorno dopo. Eravamo divisi in due o tre gruppi, generalmente: scalatori e classiche, il terzo erano formato da chi aveva dei lavori specifici da fare».

ARRIGHETTI: «Bella, mi sono trovato bene. All’interno della squadra ognuno fa il suo. La differenza con una formazione continental è proprio questa: ogni compito ha la sua figura di riferimento. Uno staff così grande permette di non lasciare nulla al caso».

Con chi avete pedalato?

BRACALENTE: «Un po’ con tutti, il primo giorno ero con i velocisti, poi sono andato anche con gli scalatori. Lì il ritmo era leggermente più alto ma non è stato insostenibile. La cosa bella è che a guardarli non trovi differenze con noi, poi se ti fermi a pensare che stai pedalando con gente che ha vinto tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta un po’ fa strano». 

ARRIGHETTI: «Io sono stato con il gruppo delle Classiche, ma il programma era più o meno simile per tutti. Un paio di giorni li abbiamo dedicati ai test, uno ad un allenamento di intensità e l’ultimo alle simulazioni di gara».

Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Bracalente si è diviso con entrambi i gruppi nelle sue uscite: quello delle Classiche e gli scalatori
Cosa si prova a stare insieme a corridori del WorldTour?

BRACALENTE: «Una cosa che mi è piaciuta molto è la serietà che si respirava durante l’allenamento. Nessuno faceva troppo lo spiritoso o esagerava con il ritmo per farsi vedere. Per quelle quattro o cinque ore c’era la massima concentrazione».

ARRIGHETTI: «Si ha modo di vedere come lavorano ad alto livello. Non ci sono cose particolari, però fa piacere ammirare la precisione e la semplicità con cui fanno tutto. Ho notato subito come fossero abituati a lavorare in un certo modo. La grande differenza sta nell’organizzazione della squadra e nei mezzi che hanno a disposizione».

C’è stato qualcuno con cui ti sei confrontato?

BRACALENTE: «In realtà ho avuto modo di parlare con ognuno di loro. Durante l’allenamento stavo attento a non fare la classica “mezza ruota” o altro, quasi fossi in soggezione. Poi una volta fermati ho parlato serenamente con ognuno di loro. Era come se una volta saliti in bici si trasformassero, ma questo avviene a tutti i corridori, anche a me».

ARRIGHETTI: «Ho cercato di parlare con tutti. Anche se principalmente mi sono trovato spesso con Oldani e Thomas, gli unici due che parlavano italiano. Thomas mi ha dato qualche consiglio utile durante le simulazioni di corsa. Vederlo da vicino faceva capire quanta esperienza avesse e come ogni suo movimento fosse dedicato a gestire lo sforzo al meglio». 

Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
Durante i primi giorni i due under 23 hanno svolto il test del lattato insieme agli atleti del team
In una settimana fai in tempo ad ambientarti?

BRACALENTE: «Le giornate trascorrono allo stesso modo sia con una formazione WorldTour che continental. Si pedala e si torna per pranzo. Il tempo di fare dei massaggi o un giro dall’osteopata ed è ora di cena. Di ore libere non ce ne sono molte. Al primo giorno ti ambienti subito e poi tutto scorre normalmente. Cambia la licenza, ma siamo sempre ciclisti».

ARRIGHETTI: «Il grande cambiamento riguarda l’organizzazione del team e che si pedala un po’ più forte. Ma per il resto il ciclismo è fatto delle stesse cose, ad ogni livello. Si mangiano le solite cose e la routine è molto simile. La grande differenza è che nel WorldTour si lavora affinché tutto sia perfetto».

Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Uno dei meccanici della Cofidis alle prese con la bici di Arrighetti, superato l’imbarazzo del primo giorno ci si sente come a casa
Con voi c’erano anche altri ragazzi?

BRACALENTE: «C’erano altri due corridori under 23: un francese e uno spagnolo. Ci siamo confrontati sugli allenamenti, su cosa facciamo nella vita oltre al ciclismo. Parlando emerge che anche se tutti siamo dilettanti abbiamo comunque come primo obiettivo quello di fare i ciclisti».

ARRIGHETTI: « Con loro ho parlato un po’ anche se il ciclismo spagnolo lo conosco abbastanza. L’anno scorso Montoli e quest’anno i gemelli Bessega, ci hanno raccontato tanto sul come si corre da quelle parti». 

Oldani ci riprova: nuovo preparatore e finalmente i tubeless

04.01.2025
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Oldani è di buon umore e quando gli diciamo che la nuova maglia della Cofidis piacerà sicuramente ai tifosi della Roma, la guarda e sorride. I nuovi colori, con il giallo e il rosso, danno alla divisa un tocco vivace e sbarazzino. Quasi il segno di un nuovo inizio nelle forme e nella sostanza. L’arrivo di Mattia Michelusi e del suo staff fra i preparatori e l’adozione di nuove ruote e nuovi materiali ha rinfrescato l’approccio degli atleti e il cambio di marcia, per ora nell’attitudine, si percepisce chiaramente.

«Sono a casa fino a martedì- dice Oldani, che il 10 gennaio compirà 27 anni – poi martedì vado in ritiro a Denia con la squadra. L’inverno sta andando bene, tutto tranquillo. Quello che sta cambiando in squadra ci voleva proprio, sul fronte della prestazione e dei materiali. E’ quello che effettivamente fa la differenza nel ciclismo moderno. Secondo me l’anno scorso alcuni risultati sono dipesi anche da questo. Con Mattia per quello che ho potuto vedere finora, abbiamo un’altra marcia. Un’altra mentalità, un’altra voglia di fare».

La squadra francese ha scelto il velodromo di Roubaix per le foto di inizio anno, approfittandone per test su posizioni e materiali (foto Team Cofidis)
Hai cambiato anche tu preparatore?

Non sono direttamente con Michelusi, ma con Luca Quinti, però con la coordinazione di Mattia. C’è un lavoro coeso di tutti i preparatori interni alla squadra. Mi sto trovando molto bene. Lavoriamo più in linea con le moderne metodologie, la squadra ha preso una decisione corretta.

Il tuo 2024 era partito con grandi attese, poi un infortunio e un continuo rincorrere…

E’ stato sicuramente un anno molto molto complicato, è inutile nasconderci. Sono stato molto sfortunato e penso che questo lo abbiano visto tutti. Cadute e una serie di vicissitudini che hanno portato a una stagione molto travagliata. Nel male sicuramente ho imparato qualcosa, perché non mi era mai successo di iniziare la stagione con una frattura, in questo caso dello scafoide.

Che cosa hai imparato?

A gestirla oppure come si sarebbe dovuta gestire. Non mi era mai successo e non ho avuto la freddezza, né io né chi mi era vicino, di prendere il tempo giusto. Avremmo dovuto capire che non saremmo riusciti a ripresentarci bene alla Tirreno, alla Sanremo e agli appuntamenti che ci eravamo dati. Io da corridore mi sono fatto prendere dalla voglia di fare: stavo già bene, ho avuto troppa fretta di rientrare. E alla fine l’ho pagata per metà stagione. Ho capito che l’importanza delle basi nella preparazione è fondamentale. Una cosa su cui mi sono concentrato molto quest’anno.

L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
L’intervento sullo scafoide rotto da Oldani il 28 gennaio è stato eseguito dall’equipe del dottor Loris Pegoli
In che modo rientrare troppo in fretta ti ha danneggiato?

Facevo un giorno molto bene, diciamo alle stelle, e i cinque successivi alle stalle. Diventava complicato far combaciare il momento giusto con le stelle, per cui per la maggior parte delle volte ero alle stalle (sorride, ndr). Ne soffrivo sia mentalmente sia fisicamente. Poi è stato tutto un rincorrere, aggiungere corse, continuare ad avere sfortune, ricadere, rincorrere di nuovo. Anche il Giro d’Italia non era programmato, si è inserito poco prima.

Non era nei programmi?

C’è entrato un mese prima, più o meno. Avrei voluto prepararlo, poi è stato aggiunto il Romandia e ci sono arrivato che ero già a mezzo e mezzo. In Svizzera ho preso freddo, sono arrivato alla partenza da Torino che non andavo. Mi sono ammalato, altre vicissitudini. Per fortuna dopo il Giro sono stato bravo. Non sono andato al Tour, ma sono riuscito a resettarmi mentalmente e fisicamente. Sono stato per tre settimane in altura, mi sono allenato molto bene e quando sono tornato, ho fatto un mese abbondante senza uscire dai primi 10. Sono ritornato lo Stefano di sempre.

La Cofidis ti aveva preso perché portassi risultati e punti: si riparte con gli stessi obiettivi?

Di sicuro le mie ambizioni non cambiano. Penso che con il supporto giusto del preparatore e i nuovi materiali, posso tornare a dimostrare di avere le qualità che servono. Forse sono un po’ diminuite le attese, ma va bene così. Sarà uno stimolo per dimostrare quello che valgo. Ho un bel programma, ne sono soddisfatto. L’unica corsa che non farò e un pochino mi dispiace è la Sanremo, ma bisogna ammettere che per un corridore come me è una corsa chiusa. Però farò Mallorca, Valencia, Laigueglia, Murcia, Almeria, la Tirreno, poi il Cataluyna. Tante corse con percorsi selettivi e la possibilità di arrivare a sprint ristretti.

Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Al Tour de l’Ain sono arrivati i migliori risultati di Oldani: 3° in classifica e maglia a punti (foto Instagram/Getty Images)
Hai parlato spesso di materiali, quello che salta agli occhi è che avete cambiato ruote e userete finalmente pneumatici tubeless…

Quando sono arrivato dalla Alpecin, ho cercato di portare la mia esperienza. Ma visti i risultati che avevo, mi sono rimboccato le maniche e ho pensato solo a pedalare. Quest’anno la prima cosa di cui si è parlato è stato proprio questa svolta tecnica e io sono super felice, perché usavo i tubeless già in Alpecin. Avremo le gomme Vittoria che ho usato anche alla Lotto e sono prodotti eccezionali, hanno un grip e una scorrevolezza notevoli che permetteranno di andare forte e risparmiare energie. Le ruote sono le Bora Campagnolo, che sono rigide, aerodinamiche e scorrevoli. Sono molto felice, l’abbiamo provata e la bici è svoltata completamente.

Il telaio resta lo stesso?

Sì, è sempre stato un bel telaio che forse non rendeva al meglio, mentre ora è molto più performante. Davvero una svolta.

Ben O’Connor, che ha trascorso quattro anni in una squadra francese ha raccontato di aver dovuto imparare per forza il francese: come procede il tuo inserimento in squadra?

Ho un bel rapporto con tutti e anche io sto imparando il francese. Non lo parlo fluentemente però mi faccio capire. Mi è capitato anche di intervenire bene durante il meeting. A livello tecnico, riesco a spiegarmi, quindi dinamiche di corsa e vari aspetti del ciclismo. Per il resto della conversazione sono un po’ impacciato perché ci sono parole che si usano un po’ meno, ma piano piano ci arrivo. La squadra sta diventando un po’ più internazionale, però anche Michelusi e lo staff performance ci spingono ad andare nella direzione del francese. Se proprio è necessario ci si sforza di usare l’inglese, ma se fai capire che vuoi imparare il francese, non ti dicono di no…

I direttori sportivi parlano francese?

Alcuni anche inglese, alcuni solo francese. L’anno scorso ad esempio al Tour de l’Ain si parlava solo francese. Ero secondo in classifica generale e la comunicazione era importante e abbiamo faticato un po’. Però alla fine è andata bene, ci siamo arrangiati e le cose si dicevano. Quello che conta ora è fare una buona base, avere una buona preparazione e i materiali giusti. Adesso sta a me, lingua o non lingua. Voglio far vedere che Oldani sa ancora fare il suo mestiere.

Rivoluzione Cofidis, Vasseur dà a Michelusi le chiavi del team

30.12.2024
5 min
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Cedric Vasseur, deus ex machina del Team Cofidis era stato chiaro al termine della stagione: molto sarebbe cambiato, per ritrovare le sensazioni e soprattutto i risultati del 2023. Il dirigente transalpino non ha proceduto come fanno tanti suoi colleghi, rivoluzionando l’elenco dei corridori, o almeno non ha agito solo in tal senso, ma ha messo mano direttamente al “motore” del team, ai suoi principi di base. Il Team Cofidis 2025 sarà un’altra cosa e per realizzarla Vasseur si è affidato a un nome completamente nuovo: Mattia Michelusi.

Trentanovenne di Thiene (a sinistra nella foto di apertura), Michelusi è stato messo a capo del settore prestazioni, il che significa che, al di là di direttori sportivi e preparatori, tutto passerà sotto la sua lente d’ingrandimento. Un grande salto di qualità per il veneto, proveniente dalla Q36.5 dove ha lasciato molti buoni ricordi.

La nuova maglia del Team Cofidis. La banca francese ha rinnovato il contratto fino al 2028 (foto Facebook)
La nuova maglia del Team Cofidis. La banca francese ha rinnovato il contratto fino al 2028 (foto Facebook)

«Ho lavorato nel team di Douglas Ryder sin dagli inizi e ho imparato molto da lui e dal suo staff, accompagnando tutte le varie fasi, sin dall’era NTT. Poi durante il Tour de France, quando normalmente si gettano le basi per la nuova stagione, Vasseur mi ha prospettato questa eventualità, che era per me una grande opportunità per cambiare, per fare qualcosa di nuovo. Con Cedric ci conoscevamo da un paio d’anni, mi aveva già accennato alle sue idee, ora c’è la possibilità di concretizzarle».

Parlavi di fare qualcosa di nuovo…

E’ come se Cedric mi avesse messo in mano una grande tavolozza bianca, sulla quale io posso ridisegnare tutto il team dalle sue fondamenta. E’ una grande sfida, lui mi ha chiesto se me la sentivo e io ho detto subito di sì. Ho parlato in queste settimane con i suoi collaboratori, con i diesse, per permettere alla squadra di fare quel salto di qualità che è richiesto e che, senza la collaborazione di tutti, è impossibile.

Lo staff messo in piedi da Michelusi ha iniziato subito i lavori con i ragazzi attraverso test specifici
Lo staff messo in piedi da Michelusi ha iniziato subito i lavori con i ragazzi attraverso test specifici
Che situazione hai trovato? Vasseur non era stato certamente tenero in sede di consuntivo…

Non sono arrivato per stravolgere tutto, ma per prendere quel che è utile unendolo e adeguandolo a nuove usanze, a quella cultura che viene dal mio background. Perché una squadra funzioni bisogna trovare la giusta combinazione tra tutto quel che riguarda la prestazione di ogni corridore, sono come tante tessere di un mosaico che vanno posizionate nel modo giusto. Solo allora avremo il salto di qualità e io sono convinto che possiamo arrivarci anche in tempi brevi.

C’è da lavorare più sull’aspetto tecnico o su quello psicologico?

Questo entra sempre in gioco. Le due ultime annate della Cofidis sono state esemplari in tal senso: nel 2023 si è vinto subito e da allora è stato tutto un susseguirsi di soddisfazioni, l’anno dopo invece si è faticato, è sopravvenuto un po’ di scoramento e tutto è diventato difficile, macchinoso. Noi dobbiamo lavorare a 360° perché l’idea del team è quella di mutare profondamente le sue basi, ad esempio internazionalizzandolo di più.

Emanuel Buchmann approda al ruolo di leader, soprattutto nei Grandi Giri dove punterà alla classifica
Emanuel Buchmann approda al ruolo di leader, soprattutto nei Grandi Giri dove punterà alla classifica
Non è quello che avviene in tutti i team del WorldTour?

Sì, ma se guardate bene, i team francesi tengono ad avere una solida base nazionale. Anche la lingua ha un suo peso. Io con il francese sono quasi digiuno, sto imparando, ma il mio ingresso è la dimostrazione che si vuole cambiare. C’è voglia, anzi bisogno di aprirsi al mondo e la campagna acquisti effettuata sposa in toto questa nuova politica.

La squadra in effetti ha mutato forma…

Sono arrivati ben 12 nomi nuovi e sono tutti strutturali, ossia danno un’impronta diversa al team. E’ chiaro che l’obiettivo principale è raccogliere punti per la sopravvivenza nel WorldTour e quindi si è andati a pescare gente che sia in grado di portarli: Aranburu, Carr, Buchmann, lo stesso Teuns. Si sa che ci si gioca tutto su quello perché siamo nell’imminenza di promozioni e retrocessioni.

Il britannico Simon Carr sarà una delle punte nelle brevi corse a tappe
Il britannico Simon Carr sarà una delle punte nelle brevi corse a tappe
Proprio la caccia ai punti dà un’impronta chiara al team. Che idea ti sei fatto, quali potranno essere gli obiettivi della squadra?

Noi innanzitutto, essendo un team francese, abbiamo l’obbligo di partecipare a tutte le prove del calendario nazionale e quindi cercheremo di fare punti lì. L’impostazione del team la vedo più orientata verso le prove d’un giorno, ho molta fiducia in gente come Aranburu e Teuns, poi spero che da queste tante gare arrivino non solo punti ma anche vittorie. Per le corse a tappe non abbiamo il grande campione, ma un corridore come Buchmann è uomo da classifica in ogni contesto ma attenzione anche a Moniquet e Carr che per le prove brevi possono dire la loro.

Non ti mancano gli italiani?

Che devo dire, un po’ sì. Quando ho iniziato alla NTT c’era solo Sbaragli, ma con gli anni i corridori italiani sono aumentati sempre di più perché sanno leggere le gare, sono importanti in un team. Qui per ora c’è solo Oldani, ma sottolineo per ora, perché sono sicuro che anche alla Cofidis potrà avvenire lo stesso, potranno aumentare, soprattutto corridori giovani e ambiziosi. Attenzione però, perché nel team c’è comunque tanta Italia.

Stefano Oldani resta l’unico corridore italiano del team, ma in futuro potrebbero arrivare giovani
Stefano Oldani resta l’unico corridore italiano del team, ma in futuro potrebbero arrivare giovani
A chi ti riferisci?

Innanzitutto Damiani che è un riferimento per tutti i direttori sportivi, poi ho portato nel mio staff altri due tecnici di valore come Luca Quinti e Luca Festa, insieme al francese Matthieu Desfontaine e al belga Bart Nonneman, allo specialista del bike checking Niklas Quetri e al nutrizionista Scott Gillham. E’ un gruppo ambizioso e con tanta voglia di lavorare, poi il responso come sempre lo darà la strada.

Campagnolo torna nel WorldTour con il Team Cofidis

04.12.2024
4 min
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Il 2024 si chiude con il classico botto. Dopo solo un anno di assenza, Campagnolo ritorna ufficialmente nel WorldTour e lo fa in grande stile legandosi ad una delle formazioni storiche del ciclismo mondiale. Stiamo parlando dei francesi del Team Cofidis, attesi ad una stagione di riscatto dopo un 2024 alquanto deludente. 

Il ritorno di Campagnolo è una notizia destinata a fare felici i tanti appassionati del brand italiano che auspicavano un ritorno nel mondo del grande ciclismo da parte dell’azienda veneta.

Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT
Dopo un anno di assenza torneremo a vedere il gruppo Campagnolo su una bicicletta di un team WT

Quattro anni insieme

L’accordo con il Team Cofidis avrà inizio il primo gennaio e avrà una durata di quattro anni coinvolgendo la formazione maschile e quella femminile, e soprattutto lo storico marchio di bici con il quale il team francese collabora da anni. Stiamo naturalmente parlando di Look Cycles.

I tecnici e i meccanici del team hanno avuto l’opportunità di testare, collaudare e infine scegliere la componentistica Campagnolo ideale per le bici che la squadra andrà ad utilizzare nel 2025. In un certo senso si è trattato di un lavoro a tre mani che ha coinvolto i tecnici Campagnolo, i responsabili di prodotto Look e i meccanici della squadra. Dalla loro collaborazione si è arrivati alla configurazione ideale che nel 2025 vedremo montata sulle Look del team

Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless
Sulle biciclette Look del Team Cofidis vedremo montato il gruppo Super Record Wireless

Il top di Campagnolo

Scopriamo a questo punto quella che sarà la componentistica Campagnolo che nel 2025 troveremo sulle biciclette del Team Cofidis. Si parte dal gruppo, il Super Record Wireless. Si caratterizza per una cambiata veloce e precisa e una frenata modulare e potente, fondamentale per gestire ogni situazione di gara. Il gruppo è completato da molteplici combinazioni tra cassette, corone e lunghezza pedivelle, in grado di rispondere al meglio alle esigenze di ogni singolo atleta. A supporto della squadra l’app MyCampy 3.0, il “centro di controllo” della bici, che permette di customizzare i settaggi, dalla selezione schermate alle modalità di cambiata, passando anche per la gestione del ciclocomputer.

Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm
Le ruote, invece, saranno le Bora Ultra WTO per la bici da strada, con profilo da 45 mm o da 60 mm

Ecco le ruote Bora

Quando si pensa a Campagnolo viene subito naturale pensare alle ruote Bora. Le biciclette della squadra monteranno infatti le nuove Bora ULTRA WTO, scelte dai tecnici del team per l’elevata rigidità ottenuta con la raggiatura G3. Questa riduce al minimo la dispersione della potenza scaricata dal ciclista sulla bici. Anche per le ruote gli atleti potranno scegliere, in base alle condizioni di gara, tra profili da 45 o 60 mm che, grazie al canale 2-WAY FIT da 23 mm, offrono eccellenti prestazioni aerodinamiche, abbinate ai tubeless da 28 o 30 mm. Nelle gare a cronometro, ecco la ruota lenticolare Bora Ultra WTO TT, apprezzata dai corridori per la sua elevata rigidità e un peso di soli 930 grammi. Tutti modelli BORA in dotazione alla squadra utilizzeranno i cuscinetti CULT, che garantiscono un’ottima scorrevolezza.

Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT
Per quanto riguarda le prove contro il tempo il Team Cofidis si affiderà al modello Bora Ultra WTO TT

Un nuovo capitolo

Il ritorno nel mondo del grande ciclismo rappresenta per Campagnolo un nuovo capitolo nella sua lunga storia fatta di 90 anni di grandi successi. Solo per fare alcuni esempi, Campagnolo è stato il partner tecnico nella conquista di ben 43 Tour de France e 30 Giri d’Italia, a cui si aggiungono 30 titoli mondiali. Si tratta di risultati straordinari ottenuti grazie a campioni che hanno avuto a disposizione l’eccellenza produttiva dell’azienda di Vicenza. Non va dimenticato che in quasi un secolo di storia Campagnolo ha sviluppato e depositato oltre 1.600 brevetti internazionali

Il ritorno nel mondo del WorldTour può essere quindi considerato a ragion veduta per Campagnolo come il ritorno nel proprio ambiente naturale. 

Campagnolo

Il 2024 difficile della Cofidis, Vasseur però non molla e rilancia

29.10.2024
5 min
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«Finalmente la stagione è finita, non ne potevamo più…». Non usa mezze misure Cedric Vasseur, il capo della Cofidis nel mettere la parola fine a un 2024 estremamente deludente per la sua squadra, con sole 5 vittorie all’attivo. Parliamoci chiaro: con un bilancio simile, nel calcio non ci sarebbero stati dubbi e il tecnico francese sarebbe già alla porta. Nel ciclismo (per fortuna, verrebbe da dire) non funziona così e si può ragionare su quanto avvenuto.

La vittoria di Thomas nella tappa di Lucca del Giro d’Italia, una delle poche luci del team nella stagione
La vittoria di Thomas nella tappa di Lucca del Giro d’Italia, una delle poche luci del team nella stagione

Il diesse promette cambiamenti

Il bilancio del team transalpino è molto deficitario, a fronte di un anno precedente quasi radioso, illuminato da ben due successi al Tour. Vasseur si è prestato a una lunga disamina, quasi un processo su Cyclism’Actu, senza reticenze come suo costume: «Potrei dare tante giustificazioni e attenuanti, ma la realtà è che non siamo stati all’altezza, abbiamo sprecato molte occasioni. Forse dopo le vittorie del Tour dello scorso anno, arrivate dopo 16 anni di attesa, ci siamo un po’ rilassati».

Vasseur guarda a quelle poche note positive come spinta per andare avanti: «La vittoria più bella dell’anno è stata quella di Benjamin Thomas al Giro, perché ha dato ossigeno al team, ma il momento positivo è durato solo qualche settimana. Non siamo stati squadra da WorldTour e questo deve spingerci a lavorare duro per il 2025, con un team cambiato perché le stagioni difficili non possono non avere conseguenze. Io credo che possiamo avvicinarci alla Top 10 del ranking, ma devono cambiare molte cose».

Guillaume Martin lascia la Cofidis dopo 5 anni di militanza. Quest’anno 8 Top 10, quasi tutte a inizio stagione
Guillaume Martin lascia la Cofidis dopo 5 anni di militanza. Quest’anno 8 Top 10, quasi tutte a inizio stagione

Parole dure su Martin (e non solo…)

Infatti la squadra perde un riferimento storico come Guillaume Martin, il filosofo che passa ai rivali della Groupama FDJ e il giovane Axel Zingle che si accasa alla Visma-Lease a Bike. Prima di scendere nel dettaglio delle due dolorose partenze il tecnico ammette che la squadra senza di loro perde un po’ d’identità nazionalistica: «Abbiamo bisogno di risultati, di gente che lotta per vincere se per far questo devo cercare corridori agli antipodi lo faccio. Magari un domani potremmo ridare un po’ di tricolore al team, ma sappiamo bene che ormai le squadre sono multinazionali. I Moncoutié che sono bandiere del team e vi trascorrono tutta la carriera non esisteranno più…

«Penso che continuare con un corridore che in fondo non ha più davvero voglia di lavorare fianco a fianco con la struttura non sia una buona cosa – afferma Vasseur a proposito di Martin – non è quello del 2020, ha avuto difficoltà a tenere il ritmo di altri scalatori al suo livello. Ci siamo lasciati in buoni rapporti, al suo posto arriva Emanuel Buchmann pronto ad accettare un nuovo ruolo. E’ uno che ha sfiorato il podio del Tour, anche se nel 2019 e so che può tornare a quel livello».

Per Zingle una vittoria e 24 piazzamenti, ma la squadra si aspettava di più soprattutto al Tour
Per Zingle una vittoria e 24 piazzamenti, ma la squadra si aspettava di più soprattutto al Tour

Ziingle, una scelta azzardata?

Su Zingle, il tecnico va giù ancora più duro: «Qui poteva essere leader, alla Visma che cosa farà? Io ho la sensazione che avesse già il contratto in tasca a inizio anno, man mano ha perduto slancio. Puntavamo su di lui per le Classiche del Nord ma siamo stati costretti a estrometterlo visto il suo rendimento. Al Tour volevamo mettere la squadra a disposizione di Coquard, ma non tutti hanno risposto… Zingle ha fatto altre scelte, ha altri progetti. Mi ricorda quando scelsi di andare alla corte di Lance Armstrong: ho dovuto lavorare per lui e ignorare del tutto le mie ambizioni personali. Forse tra un anno o due, Axel dirà di aver fatto la scelta giusta, o al contrario che avrebbe dovuto rimanere leader piuttosto che correre dietro alle lattine o correre per Van Aert…».

Il mercato del team è stato (ma dovremmo dire è, visto che un paio di posti sono ancora disponibili) tra i più movimentati del WT: «Arriva lo spagnolo Aranburu che è un combattente e voglio che sia questa l’immagine della nuova Cofidis. Qui sarà leader, lotterà per i maggiori traguardi e gli altri dovranno aiutarlo ma anche ispirarsi a lui. Buchmann è uno di questi, Teuns anche, un corridore che anche quest’anno ha dimostrato di essere un uomo da Classiche. Attenzione poi a Simon Carr che reputo una delle sorprese in assoluto per il nuovo anno».

Il tedesco Buchmann sarà con Aranburu il nuovo leader del team, a caccia di piazzamenti di rilievo
Il tedesco Buchmann sarà con Aranburu il nuovo leader del team, a caccia di piazzamenti di rilievo

L’ingratitudine dei ragazzi

La Cofidis è una delle poche squadre a non avere una propria filiera e su questo tema Vasseur mostra tutta la sua amarezza di uomo di ciclismo vecchio stampo: «Oggi si individuano i talenti, si permette loro di imparare, migliorare, affermarsi e poi li vedi andar via senza nemmeno un grazie, seguendo quel che freddamente consiglia il suo agente. Mettere mano a una filiera comporta tempo, soldi (almeno un milione e mezzo…), energie che toglieremmo alla squadra maggiore, visti i presupposti non ne vale la pena.

«Torniamo invece all’argomento principale. Nel 2025 non faremo la corsa sui punti per il ranking perché disperdi energie e dai spazio allo scoramento. Corriamo da leader, puntiamo a vincere il più possibile, poi vedremo. Cambieremo alcune cose a livello di preparazione, per restituire fiducia ai corridori verso i nostri metodi».

Coquard vincitore al Tour de Suisse, la sua unica vittoria nella stagione
Coquard vincitore al Tour de Suisse, la sua unica vittoria nella stagione

La disparità di trattamento

Nella sua intervista, Vasseur cita anche la situazione del ciclismo francese paragonata a quella nostrana: «Noi in Francia siamo dei privilegiati, la nazione con più team nel WT, l’Italia non ne ha più da diversi anni. Il problema è che viviamo in un sistema dove non tutti operano allo stesso modo, soprattutto hanno gli stessi strumenti, e parlo di denaro. Non c’è competizione con squadre che spendono almeno 5 volte tanto, questo è un handicap per tutto il ciclismo francese. Il tetto salariale non risolverà il problema perché ci sono mille sistemi per gonfiare artificialmente il proprio budget. Bisogna agire sulle regole, i team devono partire alla pari in base ai vincoli del gioco».

Damiani prepara una Cofidis d’assalto

30.04.2024
4 min
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Non solo Tadej Pogacar, il Giro d’Italia è anche quello di chi va a caccia di tappe. Di chi magari fa divertire il pubblico tutti i giorni. Il Team Cofidis potrebbe ricoprire questo ruolo. A guidarla sarà, come succede da ormai sette anni, Roberto Damiani.

E’ lui che ci presenta la “squadra rosa”. Damiani ci dice chi può fare bene e chi invece è chiamato a fare esperienza del suo team. Team che lo scorso anno alla fine si comportò benone, specie con Thomas Champion, spesso in fuga e vero lottatore. A Roma il tecnico ci disse: «Ce ne fossero di corridori coraggiosi come Thomas».

Roberto Damiani (classe 1959) in ammiraglia lo scorso anno a Roma
Roberto Damiani (classe 1959) in ammiraglia lo scorso anno a Roma
Roberto, che Team Cofidis vedremo?

Direi una squadra simile a quella della passata stagione, ma con un velocista che, forse, sta un po’ meglio, anche se quello che avevamo l’anno passato era un nome di qualità, Simone Consonni. Il velocista in questione è Stanislaw Aniolkowski. Un buon corridore che arriva bene al Giro.

E poi c’è Stefano Oldani, il capitano. Al Giro ha già colpito…

Stefano ha avuto tanti acciacchi ad inizio stagione e in questa squadra da combattimento per tutti i giorni ci sta bene. Tanto più che non abbiamo un vero uomo per la classifica. Questi ultimi tra l’altro hanno dimostrato di andare davvero forte e non mi riferisco solo a Pogacar.

Oldani in azione. Stefano ha vinto al Giro nel 2022. Alla Cofidis avrà più spazio
Oldani in azione. Stefano ha vinto al Giro nel 2022. Alla Cofidis avrà più spazio
A chi altro ti riferisci?

Dico in generale. Penso a Geraint Thomas per esempio. Lui è un grande professionista, ha preparato bene il suo Giro e in generale si sa preparare bene. Ha puntato tutto sulla corsa rosa. Poi dico che già Oropa può fare subito la differenza e bisognerà vedere se Pogacar prenderà subito la maglia rosa ed eventualmente se la sua squadra la vorrà tenere, perché questo di conseguenza inciderà anche sulla corsa e per squadre come noi.

Cioè?

Se Pogacar decide di perderla e la maglia rosa va ad un team che al contrario la vuole difendere, magari ci sono più difficoltà per le fughe di andare in porto.

Torniamo ad Oldani, dicevamo dei suoi problemi…

Adesso li ha risolti. In questi pochi mesi che lavoro con lui ho trovato un professionista esemplare, un ragazzo che s’impegna per se stesso e che sa mettersi a disposizione della squadra. Diciamo che ho fiducia in quel che potrà fare.

Benjamin Thomas torna al Giro dopo 4 anni. E’ un altro pistard che ha preferito la corsa rosa al Tour in vista delle Olimpiadi
Benjamin Thomas torna al Giro dopo 4 anni. E’ un altro pistard che ha preferito la corsa rosa al Tour in vista delle Olimpiadi
Oldani è capitano: è un leader? Si sente un leader?

Non è ancora un leader. Per essere leader servono anche i risultati. Poi come persona direi che può esserlo. Si mette in gioco. Al Romandia è andato per il team, per esempio.

A Vendrame, per esempio, i diesse hanno chiesto le sue intenzioni per questa o quella tappa, tu con Oldani sei andato a vedere qualche tappa? Ne avete cerchiata qualcuna di rosso?

Non di persona. Tra l’altro con la tecnologia che abbiamo oggi si riesce a capire tanto: mappe, altimetrie, pendenze… Poi è mancato il tempo materiale, tanto più che con i problemi avuti abbiamo cambiato i programmi in corso d’opera e lo abbiamo mandato al Romandia. Credo che le prime due tappe siano un po’ complicate, la terza è in volata, ma già dalla quarta un buon Stefano Oldani può giocarsela.

Simon Geschke (classe 1986) quello che si appresta ad affrontare sarà il suo 19° grande Giro
Simon Geschke (classe 1986) quello che si appresta ad affrontare sarà il suo 19° grande Giro
E poi ci sono gli altri. Partiamo da Champion…

E’ al Giro per andare in fuga e cercare una vittoria di tappa. L’anno scorso, tappa dopo tappa emerse per un po’ anche l’idea di fare classifica: direi di no. Direi che deve andare in fuga con l’idea e la consapevolezza che stavolta può andare davvero all’arrivo. Insomma le sue non saranno fughe per la tv.

Andiamo avanti: in questa squadra di attaccanti, c’è Simon Geschke…

Il mio vecchietto e me lo tengo stretto! Lui resta un “cagnaccio”. Ha una grande esperienza e una forte motivazione, visto che questo sarà il suo ultimo grande Giro in carriera. Io gli dò fiducia. A proposito – riprende Damiani dopo una breve pausa – volete un nome?

Vai!

Nicolas Debeaumarché. E’ un buon nome per le fughe. E’ al suo primo grande Giro e un po’ come Champion lotterà per le tappe. Ecco, lui potrebbe essere una bella sorpresa.

Cofidis, un anno da incorniciare. Ma Vasseur alza la posta

30.12.2023
5 min
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Quando si parla della Cofidis si affronta un tema delicato perché siamo di fronte alla decana delle formazioni WT. E’ già un clamoroso successo la sua lunghissima storia, un controsenso considerando come le cose cambino velocemente. Stesso nome, stesso nucleo, un’evoluzione lenta ma costante. Cedric Vasseur che è il suo nume tutelare non manca però di dare una scossa quando serve e spesso, in sede di consuntivo, il suo viso era corrucciato e le parole certe volte anche pesanti, per dare una scossa al suo gruppo.

A fine 2023 la situazione è profondamente diversa. Nell’anno che va concludendosi la squadra francese ha colto 14 vittorie e 42 podi. La situazione nel ranking Uci (vero metro di giudizio, anche dal punto di vista economico) è migliorata anche se, come sottolinea lo stesso Vasseur, c’è ancora molto da fare, ma quel che fa pendere l’ago della bilancia sul valore estremamente positivo è la portata di alcune di quelle vittorie.

Cedric Vasseur, 53 anni, manager della Cofidis dal 2018. Da corridore ha vinto 2 tappe al Tour (foto Bregardis)
Cedric Vasseur, 53 anni, manager della Cofidis dal 2018. Da corridore ha vinto 2 tappe al Tour (foto Bregardis)

Con Lafay è cambiato tutto

Nella sua disamina dell’anno, affidata alle colonne di Ouest-France, Vasseur ha messo l’accento su un successo in particolare, quello di Victor Lafay al Tour de France: «Ci ha fatto tornare in cima alla Grande Boucle dopo 15 anni. Quel successo ha cambiato faccia al team, lo ha come liberato da un peso visto che ogni anno in sede di consuntivo erano lì a ricordarci da quanto tempo mancava una vittoria al Tour. Non è un caso se pochi giorni dopo il trionfo di San Sebastian sia arrivato anche quello di Ion Izagirre. Ma ci sono state anche le vittorie di Coquard al Tour Down Under, che ha subito indirizzato la nostra stagione e di Herrera alla Vuelta, la vera ciliegina sulla torta».

Vasseur sottolinea come il peso dell’impresa di Lafay davanti a Van Aert e Pogacar abbia influito in generale sul team: «E’ come se d’un tratto fosse svanito quel complesso d’inferiorità che avevamo nei confronti di altri team. Sapevamo che Lafay era la nostra miglior carta da giocare e sapevamo anche che dovevamo farlo subito perché Victor non aveva tre settimane di corsa nelle gambe. Io dico che c’è un prima e un dopo San Sebastian: noi siamo ripartiti, ora dobbiamo lavorare su quell’eredità».

Il trionfo di Lafay a San Sebastian su Van Aert e Pogacar, una svolta per il team
Il trionfo di Lafay a San Sebastian su Van Aert e Pogacar, una svolta per il team

Influenzare ogni corsa

Su questo il tecnico transalpino è molto chiaro pensando a che cosa chiedere ai suoi ragazzi: «Voglio che siano più protagonisti, che siano molto più davanti alla corsa, che siano in grado di influenzarla. Lafay, dopo sei anni nel nostro team non c’è più, ha scelto nuove strade rinunciando a un corposo aumento di stipendio ma posso anche capirlo, aveva bisogno di nuovi stimoli. Ora sta a noi crearne un altro e possiamo farlo».

La Cofidis per il nuovo anno sarà profondamente cambiata, con 12 nuovi elementi. «Considerando i corridori persi avevamo un deficit da colmare e penso che lo abbiamo fatto mantenendoci nel budget a disposizione. Abbiamo preso ad esempio Oldani che è un corridore d’esperienza che ha già vinto al Giro e il fatto che il Tour partirà dall’Italia è uno stimolo per lui. Abbiamo rinforzato il reparto velocisti con giovani in crescita come Aniolowski che ha già vinto al Giro di Grecia ma ora salirà di livello e Fretin, un giovane sul quale credo molto.

Per Oldani una nuova vita in Cofidis. Prevista la sua presenza al Tour che partirà dall’Italia
Per Oldani una nuova vita in Cofidis. Prevista la sua presenza al Tour che partirà dall’Italia

Il rilancio di Gougeard

«Serviva poi gente per i grandi giri, per coadiuvare Alex Zingle che per noi è una perla rara che diventa di continuo più forte. Aimé De Gendt con la sua esperienza e la sua duttilità sarà l’uomo giusto per affiancarlo nel suo cammino di crescita. Come anche Elissonde, che ha lavorato con Froome e Hermans che personalmente mi ricorda molto Van Avermaet».

C’è però un nome, fra i nuovi arrivi, che per Vasseur rappresenta una vera scommessa, importante: «Ho convinto Gougeard a rifare il salto fra i pro’. Aveva già avuto una grande chance all’Ag2R, aveva anche vinto alla Vuelta, poi è tornato indietro ma anche fra i dilettanti si vedeva che non aveva perso il suo smalto. Abbiamo parlato, ho colto il suo personaggio, gli ho fatto capire come sia possibile avere una seconda opportunità e quanto questa sua seconda carriera potrà essere prolifica ma anche esemplare per il team. Può essere un trascinatore, lo voglio così.

Alexis Gougeard, 30 anni, a lungo all’AG2R era tornato fra gli Elite. Ora ha una seconda chance
Alexis Gougeard, 30 anni, a lungo all’AG2R era tornato fra gli Elite. Ora ha una seconda chance

Tutto su Martin e Coquard

«Io voglio “corridori con la borraccia”, gente che sappia orchestrare e incanalare il gruppo, per questo dico che dovremo cambiare un po’ il nostro modo di agire. Consapevoli delle forze in campo, sapendo che c’è gente che quando cambia ritmo non ce n’è per nessuno. Ma le opportunità ci sono e l’abbiamo visto nel 2023, cogliendole. Faremo lo stesso».

Le punte del gruppo restano comunque Guillaume Martin e Brian Coquard: «Sul primo confidiamo molto: avrà un cammino classico verso il Tour per poi duplicare con la Vuelta, ma al suo fianco troverà Elissonde che è un uomo d’esperienza e di grande aiuto in salita e al quale ho comunque garantito che avrà le sue opportunità per correre in libertà. Coquard invece deve diventare un uomo da tappe nei grandi giri: sarà al Tour nel 2024 e al Giro nel 2025, intanto partirà dal Saudi Tour e dalla Tirreno-Adriatico per raccogliere».

Guillaume Martin resta il riferimento per il Tour. Con Elissonde al fianco punta a tornare in Top 10
Guillaume Martin resta il riferimento per il Tour. Con Elissonde al fianco punta a tornare in Top 10

Una squadra di media classifica

Vasseur guarda chiaramente al ranking, che ora non è più uno spauracchio: «Noi siamo una squadra da 10°-15° posto, per essere a quel livello dobbiamo raccogliere punti, ma io al team chiedo di più: essere protagonisti nel grande ciclismo, nelle gare WorldTour e nei Grandi Giri, perché è lì che si fa la storia».

Dodici arrivi, dodici partenze. Damiani, cosa fa la Cofidis?

09.12.2023
5 min
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Ieri sera ha preso ufficialmente il via la stagione della Cofidis. Al velodromo di Roubaix, non lontano dalla sede del team, è stata presentata la squadra che da 27 stagioni vediamo sfilare in gruppo. Ma il suo 2024 si annuncia come un anno particolare: dodici uomini che vanno e dodici che ne arrivano. Una vera rivoluzione ha coinvolto la Cofidis e per questo abbiamo chiesto a Roberto Damiani, storico direttore sportivo del team francese, cosa stia succedendo. Il cambio è corposo e questo prevede un grosso lavoro di adattamento, di coinvolgimento.

La Cofidis tra l’altro riguardo alla classifica a punti delle squadre non naviga in acque super tranquille, è quattordicesima. Nelle parti basse delle prime 18 i distacchi sono molto corti, quindi quando ci sono rivoluzioni simili e partono uomini come Simone Consonni o Victor Lafay, bisogna valutare con oculatezza ogni situazione. 

Roberto Damiani (classe 1959) è alla Cofidis dal 2018 (foto Instagram)
Roberto Damiani (classe 1959) è alla Cofidis dal 2018 (foto Instagram)
Roberto, dodici corridori che vanno e altrettanti che ne arrivano. Un bel po’. Ti era mai capitata una rivoluzione simile?

Più che altro si è trattato di una scelta quasi obbligata. E’ un fatto che 5 dei 12 partenti fossero a fine carriera. Più che di rivoluzione parlerei al contrario di un ricambio nel segno della continuità. Lo scorso anno cambiammo pochissimo, quest’anno di più.

Perdete però dei nomi importanti. Su tutti Simone Consonni, Victor Lafay e Davide Cimolai…

Sono scelte. Con tutto il bene che gli voglio e l’ottimo rapporto umano, credo che per quel riguarda Simone si fosse chiuso un ciclo. E lo stesso vale per Davide. Per Cimolai è venuto meno il lavoro che doveva fare con lo stesso Consonni. E’ stata una scelta della squadra non rinnovargli il contratto. Mentre per quel che riguarda Lafay è stata una scelta sua. Già lo scorso anno aveva ipotizzato l’idea di cambiare team, ma poi si era trovato bene. E credo si sia visto anche al Tour.

Assolutamente e infatti rimpiazzarlo non è facile…

Lui ha grandissime qualità, ma non nella costanza di rendimento. Noi gli abbiamo fatto un’ottima offerta, ma c’è chi gli ha offerto molto di più. Penso anche che se un atleta deve rimanere solo per i soldi, è meglio che parta. Chi l’ha preso ha fatto un ottimo acquisto, spero solo non batta i nostri atleti!

A San Sebastian, seconda tappa del Tour 2023, la vittoria di Lafay con un gran colpo da finisseur
A San Sebastian, seconda tappa del Tour 2023, la vittoria di Lafay con un gran colpo da finisseur
Però guardandola in chiave positiva, avete preso dei corridori promettenti, e da italiani pensiamo soprattutto a Stefano Oldani, che su carta dovrebbe avere anche un certo spazio…

Io sono convinto che Oldani nel tempo si dimostrerà il miglior acquisto della Cofidis per il 2024-2025. Ho già iniziato a lavorare con lui e sono rimasto stupito dalla sua determinazione. Sì, da noi avrà lo spazio che non aveva prima. Giustamente nella sua precedente squadra era chiuso da corridori del calibro di Van der Poel. In più arriva da noi negli anni buoni del corridore: è alla quinta stagione da professionista. Noi vogliamo supportarlo al meglio e lui vuol mettersi in gioco.

Chi ti aspetti possa fare bene oltre ad Oldani?

Penso ad Axel Zingle, io credo che lui possa essere una bella sorpresa, anche per le classiche. Ogni anno si è portato a casa due o tre vittorie e già questo non è poco. Gli abbiamo fatto fare il Tour sapendo benissimo che per lui sarebbe stata dura, ma sapevamo anche che sarebbe stata un’esperienza molto importante che solo lì puoi fare sei vuoi correre a certi livelli. Poi per le volate vedo bene Alexis Renard, sin qui aveva lavorato per Coquard, adesso anche lui sarà più libero. Poi ci sono dei corridori esperti come gli Izaguirre e Ben Hermans, quest’ultimo arrivato quest’anno. Lui così, come Elissonde, li abbiamo presi perché per la salita eravamo un po’ leggerini. Hermans ed Elissonde saranno vicini ai nostri due leader, Ion Izaguirre e Guillaume Martin.

Stefano Oldani (classe 1998) arriva alla Cofidis con grandi speranze. Può davvero fare il salto di qualità
Stefano Oldani (classe 1998) arriva alla Cofidis con grandi speranze. Può davvero fare il salto di qualità
In questo contesto, con cinque atleti a fine carriera, è scesa anche l’eta media…

Abbiamo preso Oliver Knight, un giovane inglese molto bravo sul passo e nelle crono. Lo abbiamo messo dentro come stagista in Lussemburgo questa estate e si è ben inserito. E poi, ragazzi, questo è quanto si poteva fare con il nostro budget, diciamolo pure. Fino a che non metteranno un tetto agli ingaggi continueremo ad avere due o tre super formazioni che vincono quasi tutto e hanno lo strapotere. Okay, complimenti alla Jumbo-Visma per i suoi tre Grand Tour, ma questo non è accattivante per lo sport. Si è visto nella Formula 1, nel calcio… Alla fine le classifiche le fanno il portafoglio e i tifosi si avviliscono.

In questo contesto anche voi direttori sportivi, Roberto, assumete un ruolo ancora più importante, sia nella tattica di corsa che nel fare le formazioni. Con i punti in ballo dovrete essere dei cecchini…

Sicuramente ogni errore di valutazione sarà pagato caro in termini di punti, così come un’azione giusta porterà tranquillità. In questo contesto emerge la qualità di chi sa decidere, scegliere e gestire i corridori e la squadra in generale. Anche se è cambiata radicalmente negli anni, la figura del direttore sportivo resta importante. Io lo dico sempre: «Il diesse è l’unica figura fondamentale nel ciclismo». Perché tu puoi avere la miglior formazione del mondo, ti può mancare un massaggiatore o un corridore, ma se alla partenza sul tavolo del giudice non c’è la licenza del direttore sportivo, la squadra non parte. Per fortuna devo dire che con il team manager Cedric Vasseur c’è un grande spirito di collaborazione e tutti insieme si decide: sia quando si sbaglia, che quando si fa bene.