Roglic thrilling. Jorgenson lo fa soffrire ma il Delfinato è suo

09.06.2024
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Crisi di fame? Dolori postumi delle varie cadute? Giornata no? Alla fine Primoz Roglic ha salvato il Criterium du Dauphiné per soli 8”, quando invece sembrava una passeggiata. Una giornata thrilling lo sloveno la deve mettere sempre nei suoi cammini, anche quando trionfa. E così è stato oggi verso Plateau des Glieres.

Anche se questa volta sembra più probabile un errore di alimentazione o d’idratazione pre o durante la tappa. E’ solo una supposizione sia chiaro, ma ci sembra improbabile che da un giorno all’altro la squadra più forte veda tutti e tre i suoi migliori uomini in difficoltà o comunque meno brillanti.

Hindley, Vlasov e poi Roglic che prima dominavano all’improvviso non sono i più forti? Okay, se fosse successo ad uno, ma a tre su tre, ci sembra parecchio. E se è davvero così, Roglic può dormire sonni tranquilli.

Roglic ottimista

Il capitano della Bora-Hansgrohe è parso comunque sereno. Di certo era felice per aver portato a casa una gara per la quale la sua squadra aveva lavorato molto.

«Ho avuto sicuramente un momento difficile oggi – ha detto Primoz dopo il traguardo – ma non credete che nei giorni scorsi sia stato tanto diverso. È stata un’edizione del Delfinato dura con tutte le salite e le cadute. Cosa è successo oggi? Penso di essere solo stanco dopo questi giorni in montagna e così gli altri sono riusciti ad essere più veloci di me». Il che può anche starci se la si guarda in un quadro più generale della preparazione.

«Voglio godermi il momento perché in queste condizioni non si vincono gare tutti i giorni. Avevamo bisogno di questa vittoria dopo tanto lavoro. Con la squadra ci stiamo conoscendo ogni giorno di più. L’ambiente è buono. Questo successo fa piacere e certamente dà fiducia, ma vincere il Delfinato è una cosa, vincere il Tour de France è un’altra».

Di buono c’è che Roglic non è andato nel panico. Si è staccato un filo prima di quanto non avesse potuto tenere. Per sua stessa ammissione Roglic ha detto che conosceva i distacchi dei due là davanti e in qualche modo si è gestito, soprattutto fin quando li ha avuti a vista d’occhio. Ma otto secondi sono maledetti pochi da gestire.

Matteo Jorgenson (classe 1999) andrà al Tour con grosse opportunità
Matteo Jorgenson (classe 1999) andrà al Tour con grosse opportunità

Attenti a Jorgenson

L’altra notizia che arriva dalla Francia è che la Visma-Lease a Bike ha ufficialmente pronto il “Piano B” qualora Jonas Vingegaard non dovesse esserci o non mostrarsi al top. Un piano a stelle strisce, di nome Matteo Jorgenson. Magari il talento californiano non sarà ancora all’altezza di un Pogacar, ma di certo potrà lottare per qualcosa d’importante.

Jorgenson ha mostrato una grande solidità tecnica, fisica e mentale in questa stagione. Alla fine si è ritrovato a fare il capitano in corse importanti, senza fare la minima piega. Ha vinto la Parigi-Nizza, ha lottato nelle classiche e a crono è quello messo meglio di tutti in assoluto tra gli uomini di classifica. E’ paragonabile a specialisti come Ganna o Kung.

E poi in salita oggi ha colpito la sua tenuta sul cambio di ritmo feroce di De Plus. Jorgenson non è piccolo. Se tiene queste “botte” e poi ha la possibilità di mettersi di passo è un problema grosso… per gli altri.

Quello stesso cambio di ritmo che prima di mettere in difficoltà, ha sorpreso Roglic. 

E ora Tour

Tutti gli uomini di classifica dicono che sono in fase di crescita, che gli manca qualcosa… e c’è da credergli, ma più o meno i valori sono questi. In tre settimane si può cambiare poco. Carlos Rodriguez è migliorato giorno dopo giorno in questo Definato e lui sicuramente al Tour si vorrà giocare il podio. Lo spagnolo è sostanza pura. Alla distanza esce sempre.

Capitolo Giulio Ciccone. L’abruzzese era quello con meno giorni di corsa nelle gambe. Come ci aveva detto, questo era il primo appuntamento al quale era arrivato davvero preparato. Ha chiuso ottavo a 2’54” da Roglic. Se pensiamo che 2’33” di quel distacco lo ha preso a crono, possiamo dire che se l’è cavata benone. Magari lui è il più fresco del lotto e se Tao Geoghegan Hart non dovesse andare come si aspettano, in casa Lidl-Trek potrebbe essere lui il leader alla Grande Boucle.

Persino Remco Evenepoel, parso non tiratissimo, fa parte della schiera di chi si è dichiarato in crescita: «Sono decisamente migliorato questa settimana. E’ bello finire così. Considerando che sono forse all’85 per cento della mia forma, direi che va bene. Ho vinto una tappa, sono riuscito a stare a lungo con i migliori scalatori e le discese sono andate bene, quindi tutto è stato positivo in vista del Tour… che non vedo l’ora di affrontare».

Gasparotto, debutto assoluto (e a sorpresa) alla Roubaix

14.04.2023
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Non senza sorpresa, la mattina del via della Parigi-Roubaix, a Compiegne ci siamo ritrovati di fronte Enrico Gasparotto. La sorpresa era reciproca, nel senso che anche il direttore sportivo della Bora-Hansgrohe non si aspettava di essere lì. Lo avevamo lasciato in ritiro al seguito della squadra.

Enrico era “teso”, ma anche incuriosito dal suo debutto assoluto nell’Inferno del Nord. Non aveva mai fatto neanche da corridore la corsa del pavè.

Enrico Gasparotto (classe 1982) non aveva mai preso parte alla Roubaix in 17 anni da pro’
Enrico Gasparotto (classe 1982) non aveva mai preso parte alla Roubaix in 17 anni da pro’
Insomma, Enrico, come è andato questo battesimo di fuoco?

Dico che c’è il ciclismo e c’è la Roubaix. E’ uno sport a parte. Era la prima volta che salivo sul pavé francese. Avevo fatto tutte, ma proprio tutte, le classiche del Belgio, ma mai la Roubaix, né avevo saggiato il pavé francese. E ora posso dire che è un livello di tutt’altra difficoltà, più duro, più complicato… E adesso ho un rispetto infinito per chi finisce questa corsa e ancora di più per chi va forte.

In realtà, non avevi fatto neanche la ricognizione…

No, ero in altura col gruppo Giro a Sierra Nevada. E poiché il Giro d’Italia per noi è un obiettivo primario, mi hanno detto di restare lassù con i ragazzi fino all’ultimo. Mi hanno avvertito il martedì prima della corsa, ma sono rimasto lì fino al venerdì. «Vieni a Roubaix per guidare», mi hanno detto. In pratica ho toccato il pavé per la prima volta direttamente in corsa.

E come è andato questo ingresso?

Dopo le prime “botte” ho chiesto subito: «Quanti settori mancano?». E poi sapendo che quello messo peggio di tutti era il Carrefour de l’Arbre ho chiesto: «Quanto manca al Carrefour?». 

Intervenire sui tratti in pavè era davvero complicato. Qui Marco Haller con una ruota bucata
Intervenire sui tratti in pavè era davvero complicato. Qui Marco Haller con una ruota bucata
Un bello stress…

Mentre andavamo verso il primo settore, ho fatto mille domande. Ho chiesto molti consigli, anche per la guida, per la macchina. Molti team hanno cambiato le ammiraglie, prendendo modelli più alti, noi invece abbiamo solo inserito la placca di ferro sotto la scocca per proteggere il motore e alcune parti meccaniche. E dovevo stare attento. Era un’auto abbastanza pesante: tre persone (Gasparotto, il primo diesse e il meccanico, ndr), ruote, bici, frigo pieni di borracce… Abbiamo cercato di togliere peso eliminando qualche attrezzo e altre cosine, ma era davvero poca roba.

Come si guida sul pavè?

Con tanti sobbalzi! Al primo settore riesci a stare sulla sinistra, poi però i corridori iniziano a staccarsi e quindi vai a destra. Chiaramente serve attenzione, molta attenzione. Io per esempio della corsa non ho visto nulla, ero concentratissimo a guardare la strada e gli specchietti. Solo negli ultimi 10 chilometri, quando il pavé era finito ho dato un paio di occhiate alla tv. Ma in Francia è pieno di quei dissuasori di velocità: ne ho preso uno e per poco dal tetto non perdo una bici!

Un bel jolly!

Devo dire che è stata un’esperienza davvero speciale e sono contento di averla fatta. Marco Haller prima del via, mi ha detto: «Gaspa è più sicuro correrla che guidarci dentro».

In seguito alla grande caduta avvenuta ad Arenberg, Gasparotto e la sua ammiraglia sono stai fermi 5′. Poi un vero show per recuperare
In seguito alla grande caduta avvenuta ad Arenberg, Gasparotto e la sua ammiraglia sono stai fermi 5′. Poi un vero show per recuperare
E tu che cosa ne pensi?

Adesso dico che preferisco guidare! Anche perché col mio peso avrei fatto molta fatica. Ma lo dico adesso, a 41 anni. A 25 se mi avessero detto: «Fai la Roubaix», sarei stato contento. E sarebbe stato giusto così. Ma sono orgoglioso di averla fatta… E di aver riportato intera all’arrivo proprio quella ammiraglia che guidavo.

Perché “proprio quella”?

Perché so che l’ha presa il nostro team manager, Ralph Denk. La sera prima mi ha detto: «Gaspa, attento che quella è l’ammiraglia che avevi al Giro sulla Marmolada, quando Jay (Hindley, ndr) ha preso la maglia rosa. Quella verrà a casa mia per ricordo». Insomma, una pressione in più!

Passiamo ad aspetti più tecnici. E’ tanto diverso che guidare in altre corse?

Parecchio diverso. Quasi tutti i team hanno molto personale a terra con ruote, borracce e qualche altra cosa, ma la bici per regolamento non può essere fornita da terra: solo l’ammiraglia può. E così nel convoglio delle auto spesso vedevo le seconde ammiraglie dei team che puntavano alla vittoria che ci sorpassavano o che ripassavamo noi. E noi eravamo la vettura numero 13.

E la giuria lascia correre?

La giuria non vede tutto. Impossibile. Non ci sono abbastanza occhi. E questo in parte succede anche al Fiandre.

Come si fa nel caso un atleta chiami l’ammiraglia?

Non è facile. O li trovi fermi a bordo strada o li raggiungi fuori dal settore di pavè. E infatti su asfalto devi guidare un po’ come un killer. Per esempio ad Arenberg siamo stati fermi 5 minuti, ma 5 minuti veri, e quando siamo usciti siamo andati a più di 100 all’ora per recuperare. 

Alla fine una bella esperienza, un’esperienza che ti ha arricchito: si percepisce anche dal tuo tono…

Sì, sì vero. Mi è piaciuto. Ho visto la Roubaix e adesso capisco perché è considerata in questo modo: bellissima. Prima del via che c’è un po’ di stress, ma poi le cose le fai. Di certo devi avere un po’ di abilità nella guida e ti deve piacere.

Evoc valige Bora

Evoc nuovo compagno della Bora-Hansgrohe

28.12.2020
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Nei giorni scorsi Evoc ha ufficializzato l’accordo di sponsorizzazione tecnica del Team Bora-Hansgrohe, la formazione di Peter Sagan. L’accordo scatterà il prossimo 1 Gennaio con la fornitura di bagagli e materiale da viaggio appositamente studiati per il ciclismo su strada.

Una collezione esclusiva

La collezione sviluppata in esclusiva per Bora-Hansgrohe è stata studiata in collaborazione con il team in modo da assecondare al meglio le necessità di atleti e staff. La fornitura alla squadra comprende vari prodotti che assicurano un trasporto sicuro e confortevole del materiale, garantendo anche la miglior assistenza allo staff durante le gare. Oltre alla Road Bike Bag Pro i corridori ed il team potranno contare su borse morbide, beauty case, zaini e valigie, mentre il lavoro dello staff di supporto sarà facilitato da zaini, borse refrigeranti e borse impermeabili.

La Road Bike Bag Pro che sarà in dotazione al Team Bora-Hansgrohe
La Road Bike Bag Pro che sarà in dotazione al Team Bora-Hansgrohe per il 2021

Una collaborazione made in Bavaria

Raplh Denk, team manager della Bora-Hansgrohe ha rimarcato l’importanza dell’accordo raggiunto dichiarando: “Mi riempie di orgoglio vedere che i leader globali di un settore come quello dei viaggi e degli zaini, basato qui in Baviera, faccia il suo ingresso nel mondo del ciclismo professionistico con il mio team. Insieme ad Evoc abbiamo collaborato su prodotti specifici per il ciclismo su strada che rispettano i requisiti di un team WorldTour. Dall’inizio siamo entrati in sintonia e siamo sicuri che tutto il nostro equipaggiamento viaggerà sicuro per il Mondo. Guardo alla nostra collaborazione tutta bavarese con entusiasmo, certo che sarà un successo per entrambe le parti”.

Le varie parti interne che costituiscono la Road Bike Bag Pro
Le varie parti interne che costituiscono la Road Bike Bag Pro

Dai pro agli amatori

La collezione realizzata per la Bora Hansgrohe inizialmente sarà un’esclusiva del team. La finalità dell’accordo per Evoc ha l’obiettivo di incrementare la richiesta per la linea Evoc Travel, sottolineando la competenza del marchio tedesco nel campo delle borse per il trasporto delle bici e del bagaglio sportivo. Inoltre sia il team di sviluppo Evoc che i clienti finali beneficeranno dei feedback dei corridori professionisti che useranno borse, valigie e zaini con grande intensità rispetto ai clienti amatoriali. Naturalmente la collezione Evoc Travel è regolarmente disponibile ed include numerosi prodotti utilizzati dai professionisti.

Ricordiamo infine che Evoc è distribuito in Italia da 4guimp.

evocsports.com
4guimp.it