Con Tiralongo c’è Giordani. Colpo d’occhio di un ex pro’

17.03.2025
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Il grido d’allarme di Paolo Tiralongo fa rumore, segnalando il malessere diffuso che vive il ciclismo giovanile italiano soprattutto a livello di reclutamento. Qui non si parla di vittorie nei Grandi Giri o di protagonisti nel WorldTour, qui è in ballo la stessa sussistenza del ciclismo, che si è spesso intersecato con la storia stessa del nostro Paese. Per questo abbiamo voluto tirare in ballo anche chi con l’ex pro’ ragusano collabora dallo scorso anno: l’ex campione del mondo under 23 Leonardo Giordani.

Leonardo Giordani, 47 anni, è stato iridato U23 nel 1999 e professionista per 13 stagioni
Leonardo Giordani, 47 anni, è stato iridato U23 nel 1999 e professionista per 13 stagioni

Il laziale è il diesse del team che in Toscana gestisce i corridori siciliani, ma non è una maniera semplice per farlo: «I corridori sono qui, nella zona di Prato, quando corrono o fanno ritiri prestagionali, altrimenti sono a casa. Questo significa che li vivo poco, solo nelle occasioni prestabilite e sinceramente è troppo poco, perché l’allenamento è affidato alla loro abnegazione e non sempre lo affrontano nella maniera giusta».

Che impressione ti sei fatto delle nuove generazioni, quanto sono cambiate rispetto ai tuoi tempi?

Non si può neanche paragonare, oggi i ragazzi con un clic pensano di conoscere tutto e diventare campioni. E’ come se i Pogacar della situazione siano diventati tali solo per grazia ricevuta… Hanno l’idea che vincere sia facile, che siano tutti fenomeni, non si rendono conto di quanto sudore c’è dietro. Manca la voglia di soffrire, di tener duro.

La situazione riguarda non solo la Sicilia ma tutto il Centro-Sud e vanno lodati i sodalizi che tengono duro facendo attività
La situazione riguarda non solo la Sicilia ma tutto il Centro-Sud e vanno lodati i sodalizi che tengono duro facendo attività
Eppure il fatto che in questo momento i ciclisti italiani siano in second’ordine dovrebbe farli pensare…

Sì, ma trovano sempre risposte pronte, pensano che vengono da realtà diverse e che non sono come loro. Poi, quando sono in gara, tanti (e non parlo specificamente dei miei ragazzi) si trovano spaesati, vedono che le velocità sono ben diverse soprattutto se cominci a salire di livello. E non mi riferisco a gare internazionali… Il problema, tornando alla realtà a me più vicina, è che quando non hai un contatto continuo con i ragazzi è difficile. Faccio un esempio: molti mi dicono che si allenano da soli, che seguono il programma, ma l’allenamento è fatto anche di competizione, di sfide contro l’amico di turno.

Secondo te è un problema di competitività?

Diciamo che manca la voglia di mettersi davvero alla prova. Se corri con gente che va più piano vincerai pure, ma non serve. Se corri con chi va più forte impari, cresci, migliori. Io penso sempre che la scelta di una regione come la Sicilia sia stata positiva, nel portare i ragazzi a gareggiare qui, ma anche altre regioni lo hanno fatto consociandosi, anche nel mio Lazio e bisogna dire grazie a questi sodalizi che si sforzano per pura passione, perché se vengono a mancare crolla tutta l’impalcatura ciclistica.

L’attività juniores rappresenta una forte scrematura, ma il problema reale sono gli scarsi numeri giovanili
L’attività juniores rappresenta una forte scrematura, ma il problema reale sono gli scarsi numeri giovanili
Si parla spesso della realtà siciliana, ma nelle altre regioni del Centro-Sud la situazione com’è?

Pressoché la stessa. Pochi ad esempio si accorgono che fra gli esordienti su strada i numeri sono bassissimi – è l’allarme di Giordani – significa che sta venendo a mancare la base anche perché i genitori non vedono di buon occhio l’attività su strada e magari preferiscono l’offroad, che poi per certi versi è anche più pericoloso. Ma almeno non pedali nel traffico… Chi corre lo fa davvero per passione, perché poi cominciano anche a entrare nella quotidianità altre priorità.

Non hanno il sogno del professionismo? Considerando anche che, rispetto ai tuoi tempi, parliamo di realtà economiche ben diverse…

Il professionismo non è il maggiore obiettivo, in questo le cose non sono cambiate rispetto ai miei tempi. Io sono cresciuto facendo risultati che erano, quelli sì, il mio target, il passaggio è diventato una logica conseguenza. Il posto che ti garantisce un futuro economico è riservato a pochi, se entri nel WT o in qualche professional, per il resto gli stipendi sono più che normali. Senza contare che se corri all’estero non hai neanche i contributi… Ripeto, è questione di passione anche perché a quell’età devi, e sottolineo devi, abbinare il ciclismo allo studio, a costruirti quel che ci sarà dopo.

Il team siciliano svolge molta attività nel continente, facendo fare ai ragazzi esperienza al più alto livello
Il team siciliano svolge molta attività nel continente, facendo fare ai ragazzi esperienza al più alto livello
Ma la passione c’è davvero?

Io dico che è quella la vera discriminante – risponde Giordani – vedi ragazzi che si tengono informati, che vogliono imparare, che ci tengono e altri che a un certo punto ti chiedi perché lo fanno: non si allenano e quando sono alle gare dopo 5 chilometri già si staccano. Ne vale la pena? Ma fanno numero e questo per certi versi penalizza perché non ci si rende realmente conto della situazione drammatica quantitativamente e, di conseguenza, dal punto di vista della qualità. Aggiungiamo a questo che ci sono sempre meno gare perché chi organizzava prima invecchia e non ci sono ricambi neanche da quel punto di vista. D’altronde allestire gare è difficile, rischioso, costoso, in Toscana spesso devi pagare anche l’Anas…

Team Bike Sicilia, 2° anno. Parla Tiralongo, maestro di salite

10.03.2025
6 min
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Il Team Bike Sicilia di Paolo Tiralongo, nato lo scorso anno con un grande battesimo, riparte con dieci under 23 e il supporto a un team juniores di Palermo che potrebbe esserne il vivaio. Di facile in questa sua impresa non c’è proprio niente. Se soffrono team strutturati e con una grande storia sulle spalle, immaginate quanto sia difficile per una squadra che cerca di fare attività in Sicilia e nel Sud dimenticato da tutti.

Un tempo, in fase di campagna elettorale, i vari candidati si lanciavano in progetti e dichiarazioni. Questa volta il ciclismo del Meridione non è stato neppure sfiorato. Ne hanno preso i voti, laddove possibile, ma l’attività resta marginale: punto di partenza della desertificazione sportiva da cui tanti mettono in guardia.

«Non c’è il cambio di generazione – ragiona l’avolano che è stato pro’ dal 2000 al 2017 – non ci sono ragazzi invogliati a fare ciclismo. Bisogna andare nelle scuole a promuoverlo, bisogna invogliare le scuole a darci una mano, magari supportando i ragazzi quando mancano per andare alle gare. Invece il ciclismo in Italia è percepito come un fastidio. Perché chiude le strade, perché ci sono gli incidenti. Come li trovi gli sponsor se l’immagine è questa?».

A Melilli, con il sindaco Carta (al centro), a sinistra il vice presidente Aloschi e a destra l’assessore Caruso
A Melilli, con il sindaco Carta (al centro), a sinistra il vice presidente Aloschi e a destra l’assessore Caruso

Sicilia, Toscana e Lombardia

Il Team Bike Sicilia ha una base in Toscana, una in Sicilia e una a Bergamo. Nella regione in cui ha corso a lungo da under 23, Paolo ha ritrovato il vecchio amico Leonardo Giordani, compagno di squadra nella Vellutex e poi nella Fassa Bortolo, che gli dà una mano come direttore sportivo. E il resto è tutto da costruire, meritare, immaginare e concretizzare. Qualcuno direbbe che certe squadre non hanno senso. Ma senza di loro, chi va più a cercare i corridori in zone in cui il ciclismo fa fatica a crescere?

«Noi siamo una squadra piccola – spiega Tiralongo – e mettiamo il massimo impegno per dare un’opportunità ai siciliani. La difficoltà è trovare i corridori che facciano lo stesso e abbiano le motivazioni che servono. Sul fronte degli sponsor, non è che in Italia si vivano momenti belli, però alla fine siamo riusciti a chiudere l’annata in pari ed è già buono».

Quest’anno ci sono anche gli juniores, come mai?

Abbiamo fatto un gemellaggio col Team Madone di Palermo e gli diamo un supporto tecnico e logistico in Toscana, in modo da alleggerire le loro spese. Sono venuti a correre al Trofeo Baronti. Sono stati in fuga, hanno visto come funziona. Loro sono forti nella multidisciplina, hanno ragazzi di qualità che vengono fuori dalla mountain bike.

Ieri Visconti raccontava di quanto sia più difficile oggi per un ragazzo siciliano riuscire a emergere.

Ha ragione Giovanni, perché l’ambiente è cambiato totalmente. Le squadre WorldTour vanno a cercare i giovani migliori con devo team dal budget superiore a quello delle professional. Gli altri si devono accontentare di ciò che rimane. Il problema è che anche fra i cosiddetti migliori, pochi emergono davvero, mentre questa ricerca dal basso sta indebolendo il movimento. Le development fanno le gare con i professionisti e quando gli under 23 vanno alle internazionali, le differenze sono enormi.

Anche perché l’attività degli under 23 in Italia non è più così qualificata.

Abbiamo fatto la Firenze-Empoli e il Memorial Polese. Domenica non corriamo, non mi va di fare i criterium. Servono le gare vere, non circuiti con solo 1.000 metri di dislivello. Un under 23 deve fare corse di 180-190 chilometri con 2.500 metri di dislivello. Invece nel calendario italiano c’è poca sostanza e come fai a garantire che uno che vince ha le qualità per andare avanti? Vincere di per sé non conta, meglio essere sempre protagonisti e presenti degli ordini di arrivo, la qualità la vedi così.

Che calendario farete?

Ho fatto delle richieste all’estero e in alcune gare andremo se ci sarà la qualità per essere protagonisti. Se ci invitassero al Giro Next Gen, sarei il primo a chiedergli di lasciarci a casa. O si ha la qualità per fare le corse oppure meglio lavorare per diventare migliori.

Anche i migliori fanno fatica a emergere?

L’obiettivo dei ragazzi è andare in una development, non passare professionisti. Dovrebbero ambire a passare nella squadra numero uno, invece ne vedo molti che vanno nel devo team e si sentono già arrivati. Quello probabilmente è l’accesso diretto alle grandi squadre, ma come ci arrivi? Sei pronto? Il problema non è diventare professionista, ma durare a lungo e andare forte. Questo si devono mettere in testa, perché se ti ammazzi per passare e poi duri cinque anni, cosa hai concluso?

Come si fa per rimanerci?

Devi creare in primis la mentalità. Devono crescere e capire veramente cosa vuol dire fare il professionista. Poi ovviamente servono anche le qualità. Adesso invece funziona che li prendono dagli juniores in base ai test, vanno all’estero e se non sfondano, alle spalle ce ne sono altri che spingono. Ma se vieni respinto a vent’anni, ce la fai a ripartire oppure smetti senza aver dimostrato chi sei? La testa conta più delle gambe. Se hai degli stimoli mentali, vai avanti. Sennò devi lasciare strada.

Da quest’anno il Team Bike Sicilia collabora con il palermitano Team Madone negli juniores
Da quest’anno il Team Bike Sicilia collabora con il palermitano Team Madone negli juniores
Cosa c’è a livello ciclistico in Sicilia?

C’è la squadra di Angelo Canzonieri. Quella di Giarratana. Ci sono quelli di Monterosso Almo che organizzano il Trofeo Cannarella. C’è la squadra di Mancuso, che ha l’affiliazione col Cene. Il problema è trovare il corridore di qualità. Ci vuole pazienza perché i corridori buoni sono pochissimi e prenderli è difficile perché non possiamo spendere come una development. Questa è la difficoltà di tutte le squadre, non solo la mia.

Dicono che non partono più perché non ce la fanno a stare due anni fuori casa senza prendere soldi.

Ma voi credete che ai nostri tempi tutti prendessero soldi? Sai quanti ce n’erano nella Vellutex che non prendevano una lira? Io avevo il mio stipendio, di certo anche Visconti e Nibali, ma perché eravamo nel giro della nazionale sin da juniores e vincevamo le corse. Prima serve la qualità e poi semmai arrivano i soldi. Devono pagarti solo perché sei siciliano e vai via di casa? Per avere i soldi devi lavorare, diventare migliore e capire se hai quello che serve per farti una carriera.

Come si diventa migliori?

Glielo dico sempre. Vi piace andare in bici e avete scelto di fare i corridori, ma sono due cose molto differenti. Per correre in bicicletta bisogna fare tanti sacrifici, essere motivati. Lo devi desiderare, puoi avere grandi valori fisici, ma se non ci metti la testa non arrivi. E soprattutto gli dico che un corridore si fa per gradi, troppo facile mandarli a correre per ottenere tutto e subito. E se poi non arriva?

Tiralongo e la squadra in Sicilia: il sogno è realtà

16.02.2024
7 min
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Tiralongo ce l’ha fatta e da stasera la sua nuova squadra, il Team Bike Sicilia, è realtà. La presentazione al Palazzo del Vermexio in Piazza Duomo a Ortigia (Siracusa) ha dato il via al nuovo progetto del corridore avolano.

I ragazzi si erano già radunati una decina di giorni fa nel resort Agua Beach, sul mare vicino Siracusa, fra Noto e Pachino. Le prime parole Paolo ce le aveva confidate un paio di anni fa, ma i siciliani sono bravissimi a dire e non dire. Ci eravamo perciò lasciati con la promessa che, non appena avesse avuto tutto pronto, saremmo stati i primi a saperlo. E così eccoci qua.

Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane
Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane

La Sicilia che pedala

Tiralongo ha sempre avuto a cuore le sorti dei ragazzini delle sue zone. Che nel siracusano ci fosse fermento lo aveva capito in occasione della partenza del Giro d’Italia 2022 da Avola verso l’Etna: la sua bravura è stata quella di intercettare le giuste frequenze, proponendo un progetto sportivo e sociale. Gli sponsor che hanno dato sostegno all’iniziativa sono fortemente radicati sul territorio e hanno tutto l’interesse a spingere affinché il ciclismo porti turismo e supporto per le giovani generazioni. E così la macchina si è messa in movimento.

«E’ un progetto che avevo in mente sin da quando correvo – racconta Tiralongo dopo il primo allenamento – perché volevo aiutare questi ragazzi. Per fortuna la tappa del Giro generò l’euforia che mancava. Andammo avanti a parlarne per tutta l’estate e a settembre 2022 decidemmo di partire. L’idea è sempre stata quella di fare la squadra. Però alla squadra sarà collegato tutto quel che riguarda il cicloturismo su queste strade. Vogliamo rilanciare la bicicletta in Sicilia, invogliare la gente a pedalare. Saranno realizzate delle piste ciclabili, alcune sono già in costruzione. Il nostro presidente ha un albergo ed è a capo degli albergatori. Hanno capito l’importanza di questo movimento».

Qual è il primo obiettivo?

L’obiettivo per il primo anno sarà crescere come team. Solo poi, si potrà creare un movimento che coinvolga le squadre juniores di qui, affinché continuino a fare ciclismo con il nostro appoggio. Non deve finire tutto al momento di passare U23. Chi se lo merita e ha voglia potrà venire nel nostro team e proseguire l’attività agonistica, restando in Sicilia nel periodo della scuola e venendo su durante l’estate.

La trafila per emergere è la stessa che toccò a te?

Fare il corridore è uguale a quando cominciai io. In Sicilia al momento ci sono poche corse. La più bella, che è anche nazionale, la organizza Salvatore D’Aquila a Monterosso Almo. Per il resto, c’è un panorama di corse piccole per cui a un certo punto si deve partire. Io farò la mia parte, però ci sono altre strutture che devono mettersi a disposizione per far crescere il movimento al Sud Italia. Da Roma in giù non c’è niente.

Chi sono i tuoi sponsor?

Aziende siciliane, importanti a livello nazionale. Penso a ICS Group che realizza pale eoliche, oppure a Dacia Italia che mi dà una grande mano tramite Multicar Amarù, di Riccardo Amarù che a sua volta è stato un corridore. Hotel Il Tiranno è del nostro presidente, mentre Ga.di opera nella produzione diyacht. E poi ho coinvolto vecchi amici con cui sono rimasto in contatto, che non si sono tirati indietro. Tutti imprenditori di qui, insomma, a parte Equistasi che si trova a Milano ed è un’azienda che mi sostiene da tanti anni.

Come li hai convinti?

Sono persone che hanno fatto sport. Chi viene dal canottaggio, chi dal tennis, chi dalla bicicletta. Tutta gente che ha passione e ha apprezzato il progetto. Ci tengo a dire infatti che ci sarà una ricaduta nel sociale, perché abbiamo intenzione di andare nelle scuole a promuovere la bicicletta e lo sport in genere. I ragazzi stanno sempre seduti con telefonini e videogiochi. Rispetto a noi sono più avanti mentalmente, però nel momento di concludere qualcosa, non hanno inventiva. Spento il telefonino, si spengono anche loro e non è bello

I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
Sapendo che nasceva la squadra, hai ricevuto tante candidature?

Ci sono tantissimi juniores a cui ho dovuto dire di no, perché non posso prendere solo giovani. Ho optato per aiutare i ragazzi siciliani e per ora non è una squadra che avrà l’obbligo del risultato. Dobbiamo avere una bella immagine e farci vedere nelle corse cui parteciperemo. Ora l’importante è partire, restando umili e con i piedi per terra. Stiamo calmi, creiamo la struttura e prendiamoci il primo anno per capire se siamo pronti per fare altri passi.

Ci sarà un ritiro al Nord?

Terremo quello della Palazzago, ma sto vedendo per una base in Toscana e ci sarebbe anche un progetto interessante a Parma. Io farò il manager e il direttore sportivo, perché mi piace stare a contatto con i ragazzi, essere presente, seguirli, motivarli, spronarli e soprattutto farli diventare uomini prima che atleti. Tanti sono dei bambini, sono viziati. Ci sono ancora i genitori che ti chiamano quando i figli hanno problemi, una cosa che mio papà non ha mai fatto. Noi stavamo muti, non avevamo pretese: dovevamo solo menare.

Come immagini la struttura del team?

Avremo un preparatore, che è Paolo Alberati. Un meccanico fisso a Palazzago. E come direttore sportivo mi piacerebbe coinvolgere Leonardo Giordani, che ha il terzo livello, ha lavorato con gli juniores e secondo me se lo merita.

Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo
Sponsor tecnici?
Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo

Abbiamo comprato da Rosario Fina le biciclette Look montate con il 105 elettronico e ruote Corima. Ho provato a cercare uno sponsor, ma il momento non era agevole per una cosa del genere. Vediamo se cambierà l’anno prossimo, quando magari avremo una buona immagine. Dama ci dà l’abbigliamento. Salice i caschi e gli occhiali. Prologo ci dà le selle. Le ammiraglie sono Dacia. Piano piano abbiamo sistemato tutti i tasselli e non è stato facile. Di una cosa sono certo: ora che è venuta fuori la maglia, tanti vedendo quelle scritte si mangeranno le mani.

Come è andato il ritiro?

Bene, siamo riusciti a lavorare molto bene nel Resort Agua Beach, che è diventato anche nostro sponsor. Partiremo dalla Firenze-Empoli e una cosa che posso dire è che non faremo la doppia attività, perché ci sono tanti ragazzi che vanno a scuola e la priorità è che la finiscano. Perciò fino all’estate, i più vecchiotti tireranno la cinghia per dimostrare il loro valore. Sono ragazzi di terzo-quarto anno, sono loro quelli che devono mettersi in mostra. Mi aspetto che siamo protagonisti. Fra i giovani, segnatevi Militello che è andato a fare i test a Montichiari, è un ragazzo di secondo anno ed è molto interessante. Insomma, abbiamo tutto. Non resta che partire.