Copeland si tiene Matthews e Yates. E c’è Zana in arrivo

30.07.2022
6 min
Salva

La vittoria di Matthews a Mende su Bettiol, le ultime di Yates in Spagna e il prolungamento della sponsorizzazione per altri tre anni hanno portato al Team Bike Exchange-Jayco una folata di buon umore. Brent Copeland, che guida la squadra da due anni, ragiona e spiega, al termine di un Tour positivo e in vista del rush finale. La sola nota dolente al momento è quel 18° posto nel ranking UCI che un po’ preoccupa e un po’ è di stimolo.

«E’ stato un Tour molto positivo – dice il manager sudafricano – con vittorie da parte di uomini in cui crediamo molto. Su Matthews abbiamo investito molto due anni fa, quando lo aiutammo a pagare la clausola rescissoria con la Sunweb. Non ha portato tantissime vittorie, ma tanti piazzamenti importanti. La sua sfortuna è di avere caratteristiche simili prima a Sagan e ora a Van der Poel e Van Aert, per cui sembra che debba correre per il secondo posto, ma non è davvero così».

Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Brent Copeland è diventato team manager del team australiano a fine 2020
Siete passati dall’avere uno sponsor pronto a sfilarsi, al rilancio per altre tre stagioni…

C’entra sempre Matthews. Gerry Ryan (titolare delle aziende che supportano il team, ndr) ha preso la decisione di prolungare per altri tre anni perché Michael possa concludere con noi la sua carriera. E poi adesso in Australia c’è la… febbre per i mondiali. Quelli di Wollongong non saranno una corsa per velocisti, ma gli si adattano davvero bene. Nella tappa che ha vinto al Tour, c’era tanta salita. Ci saranno anche altri favoriti, ma confidiamo che Matthews sarà il leader della nazionale. E poi ogni tanto ci penso che l’ultima volta che si è fatto un mondiale laggiù (Geelong 2010, ndr), lui ha vinto fra gli under 23.

Uno sponsor così sembra innanzitutto un appassionato.

C’è stata la fase in cui ha capito che ci fosse la possibilità di mollare, ma proprio in quel momento ha capito quanto fosse innamorato di questa squadra. Gli è tornata voglia alla grande. E’ venuto al Giro per 10 giorni. E’ stato a Copenhagen per la partenza del Tour e a Parigi avevamo 60 ospiti. Si vede che gode il momento della squadra. Il Covid è stato pesante, non poter uscire dall’Australia non è stato semplice. La vittoria di Yates nella crono di Budapest è stata una grande gioia. E quella sera ha detto che resta per i corridori e per il personale, perché è bello vedere un gruppo lavorare così. Non capita spesso di sentire certe cose da un capo.

Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Groenewegen ha vinto a Sonderborg ed è stato secondo a Parigi
Magari se a Parigi, Groenewegen avesse vinto…

Magari, davvero! Però Gerry è un uomo di sport, conosce le storie degli atleti. Possiede la più forte squadra di rugby, investe in altre realtà. E ha capito perfettamente, vedendo l’ordine di arrivo, quanto sacrificio e quanto impegno siano serviti per fare quel secondo posto. Per questo alla fine era contento lo stesso.

E’ vero che per lui il team femminile vale quanto quello maschile?

Direi di più, ma non mi azzardo (sorride, ndr). La storia di Gerry nel ciclismo inizia grazie alle donne. Nel 1992, c’era Kathy Watts che doveva andare alle Olimpiadi di Barcellona, ma non aveva fondi. Così chiese a Jayco, l’azienda di caravan e camper di cui Gerry è titolare. Lui la supportò e lei tornò con l’oro nella prova su strada e un argento in pista: un investimento ben fatto. Così è entrato nel ciclismo femminile. Poi ha supportato la Federazione australiana spingendo sulle donne e con Shayne Bannan fece partire il team. Presero Annemiek Van Vleuten, che vinse tutto. E’ importante il team femminile, non perché serva averlo, ma perché ci crediamo tanto.

Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
Gerry Ryan è nel ciclismo dal 1992. Ha rilanciato con altri 3 anni di sponsorizzazione
E poi è arrivata Giant, come vanno le cose?

Lunedì a Parigi, dopo la fine del Tour, abbiamo fatto una riunione con il responsabile dell’azienda e abbiamo avuto indicazioni molto positive. Loro sono pazzeschi, i corridori sono contenti. Si può lavorare molto bene.

Secondo anno della tua gestione: la squadra ti somiglia?

Ho cercato di cambiare il modo di lavorare e le cose stanno funzionando. Me lo ha chiesto il capo quando sono stato contattato. L’anno scorso siamo stati ancora frenati dal Covid e dal fatto che i ragazzi non siano potuti tornare a casa. I risultati di quest’anno sono il vero risultato del nostro lavoro.

La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
La rincorsa di Yates alla Vuelta è iniziata a Ordizia. Anche per lui rinnovo di contratto
Il rinnovo di Yates fa pensare che per i grandi Giri continuerete a puntare su di lui?

Non ci sono tantissimi corridori di qualità sul mercato, quelli buoni hanno tutti contratti molto lunghi, almeno 4-6 anni. Per questo la nostra regola è investire su quello che abbiamo e correre come possiamo. Fare classifica al Tour non era proponibile e allora abbiamo corso puntando alle tappe. E comunque abbiamo ancora tanta fiducia in Simon, che farà una bellissima Vuelta ed è già stato sul podio del Giro. Vedremo che programma farà l’anno prossimo.

Fra gli arrivi, c’è anche il campione italiano, preso ben prima che lo diventasse…

Zana è un corridore che seguivamo da un po’. Cercavamo uno scalatore da far crescere con noi per dare prima supporto ai leader e poi per concedergli il suo spazio. Pinotti lo ha sempre apprezzato molto e certo adesso che ha vinto il campionato italiano avrà anche qualche opportunità in più. Ha fatto il Giro, meno bene di come ci si potesse aspettare, ma lo ha concluso. Poi ha vinto la Adriatica Ionica Race e ha tenuto la condizione fino all’italiano. Vuol dire che il motore è importante.

Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Sul podio di Alberobello, Zana ha brindato alla maglia tricolore
Hai parlato di Pinotti, che idea ti sei fatto di Marco?

E’ un assett importantissimo della nostra squadra. E’ un piacere lavorare con lui. E’ un uomo sincero, dice le cose come le pensa ed è molto preparato. Con lui Sobrero ha fatto un bel salto di qualità. Matteo ha dei margini importanti e può crescere. Speravamo potesse fare classifica alla Tirreno e corse simili, non certo al Giro. Adesso va al Polonia, sono curioso di vederlo all’opera. Non serve mettergli pressione, ma ha dei numeri importanti e in altura ha lavorato bene.

Insomma, momento positivo, con il solo neo del ranking?

E’ un peccato. Veniamo da anni difficili e il ranking fa la media delle ultime tre stagioni, per cui paghiamo il 2020 del Covid e il ritiro di Yates dal Giro. Ma non è la nostra posizione, stiamo lavorando bene e sono certo che il Tour si rivelerà un punto di partenza. Un po’ di preoccupazione c’è stata all’inizio, soprattutto da parte dei direttori sportivi. Ma gli ho detto di non cambiare modo di correre per fare punti. Continuiamo a puntare ai nostri obiettivi e i risultati certamente verranno.

Sobrero: «Vi porto nel mio anno tricolore»

19.06.2022
5 min
Salva

Il nostro corpo ha bisogno di cibo per vivere, l’uomo trova negli alimenti la benzina necessaria per far funzionare il proprio motore. Ma, mentre il corpo si nutre di cibo, la nostra anima per vivere ha bisogno di emozioni. Più queste sono forti più noi ci sentiamo vivi. Un ciclista, o uno sportivo in generale, trova nell’adrenalina della vittoria la benzina per andare avanti. Per uno specialista delle prove contro il tempo come Sobrero la conquista si è chiamata: campionato italiano

Matteo, in questo stesso periodo del 2021 conquistava la maglia tricolore dedicata alla cronometro. Ora, tra pochi giorni, questa maglia sarà messa nuovamente in palio e toccherà al corridore della Bike Exchange fare gli onori di casa e difenderla. Sobrero in questi giorni corre in Slovenia, giovedì il suo compagno Groenewegen ha vinto in volata la seconda tappa.

Ora Matteo si trova al Giro di Slovenia, nella seconda tappa è arrivato il successo di Groenewegen, suo compagno di squadra
Ora Matteo si trova al Giro di Slovenia, nella seconda tappa è arrivato il successo di Groenewegen
E tu, Matteo, come stai?

Quando vince un compagno – esordisce con un sorriso – sempre bene. A parte tutto, arrivo a questi campionati italiani sereno, ho indossato la maglia per un anno con grande orgoglio.

Torniamo ad un anno fa, ti aspettavi di poter vincere?

Arrivavo anche lo scorso anno dal Giro di Slovenia, anche se in condizione migliore rispetto ad adesso. Mi aspettavo di poter far bene ma non di vincere, il percorso era adatto alle mie caratteristiche ma tra il dire ed il fare…

Eppure ce l’hai fatta, quale è stata la prima emozione?

Dopo aver tagliato il traguardo sorpresa, poi prima della premiazione sul palco gioia e un po’ di commozione. Indossare quella maglia è una sensazione straordinaria, l’avevo già provata da under 23 ma da pro’ ha un sapore un po’ diverso. 

Ecco il podio del campionato italiano a crono del 2021, in mezzo Sobrero, a sinistra Affini e a destra Cattaneo
Lo scorso anno Affini finì secondo dietro Sobrero, riuscirà a prendersi la rivincita sulle strade friulane?
Come mai?

Mah, per il calibro degli avversari, la tensione, l’attenzione mediatica che c’era sull’evento…

Che cosa ha rappresentato per te?

E’ stata una crescita personale, ho preso consapevolezza di me stesso, delle mie possibilità. Ho provato che nelle crono piatte faccio fatica rispetto a corridori che pesano 20 chili in più di me. Invece, nelle crono ondulate posso difendermi bene, quella vittoria mi ha aiutato a focalizzarmi su questi percorsi.

Cosa cambia rispetto a quando corri con la maglia del team?

La prima cosa da fare è abituarsi all’attenzione che la gente ti riserva, quella maglia ti rende visibile. Anche nelle gare non adatte alle mie caratteristiche i tifosi si aspettavano comunque qualcosa da me. E’ bello, perché comunque ogni volta che stai per partire senti l’abbraccio ed il calore del pubblico.

L’esperienza di Sobrero con la maglia tricolore si è chiusa con la vittoria nell’arena di Verona al Giro, non poteva chiedere di meglio
L’esperienza di Sobrero con la maglia tricolore si è chiusa con la vittoria nell’arena di Verona al Giro
Che anno è stato?

Lo definirei a due facce. Nella seconda parte del 2021 dopo il campionato italiano ero rimasto fermo per un po’ e di conseguenza nel finale di stagione ho cercato di onorarla al meglio ma non è andata benissimo. 

E il 2022?

E’ iniziato subito bene, alla cronometro della Tirreno ho fatto decimo, e non era un percorso adatto alle mie caratteristiche. Al Romandia ero in fase di preparazione per il Giro e non ho fatto bene. Una volta alla Corsa Rosa però ho trovato percorsi adatti a me ed è andata molto bene. Prima il quarto posto di Budapest e poi la vittoria di Verona.

Vincere con la maglia di campione nazionale al Giro, forse il miglior modo per lasciarla, anche solo momentaneamente. 

Miglior cosa non potevo chiedere. Entrare nell’arena con il tricolore addosso ed aver vinto la tappa è stato un vero e proprio uragano di emozioni. Devo dire la verità, mentalmente sto già pensando di perderla mercoledì. Il percorso non l’ho ancora visto, ma ho guardato i dati, il chilometraggio sarà il doppio rispetto alla crono di Verona ma con metà del dislivello. Ci sarà una salita di un chilometro, ma è troppo poco per recuperare l’eventuale svantaggio accumulato in pianura.

Sobrero sperava di avere una condizione migliore allo Slovenia ma nella seconda tappa si è reso conto di essere un po’ affaticato
Sobrero sperava di avere una condizione migliore durante il Giro di Slovenia
Perché?

Non arrivo alla gara in formissima, quest’anno l’italiano è stato spostato una settimana in avanti rispetto al 2021. Di conseguenza ho pensato di andare a fare il Giro di Slovenia per mantenere alta l’attenzione e l’impegno. Stare fermo tre settimane (come al contrario ha fatto Affini, ndr) è un rischio secondo me, avrei rischiato di rilassarmi un po’ troppo. Correre con il motore sempre ad alti regimi aiuta a non distrarsi.

C’è anche il rischio di “finirsi”.

Vero, l’altra faccia della medaglia è che ci si potrebbe stancare troppo a livello mentale. Se si va a correre dopo un grande Giro e si ha condizione viene tutto più semplice. Io credevo di stare meglio, ma proprio ieri, durante la seconda tappa qui in Slovenia, ho avuto delle sensazioni negative.

Hai parlato con qualche avversario?

Al Giro ho parlato un po’ con Affini e De Marchi. Il primo si lamentava che non ci fossero cronometro adatte a lui in questa edizione. Gli ho risposto che al campionato italiano avrebbe trovato il percorso adatto (dice con un sorriso, ndr). Insieme a De Marchi abbiamo parlato di quale sarebbe stato il percorso, durante la Corsa Rosa non avevamo ancora la certezza che si sarebbe corso a Udine.

La spesa per il Giro. Parla Martinelli, nutrizionista BikeExchange

07.05.2022
5 min
Salva

Parte il Giro, sono andata a fare la spesa. Laura Martinelli, nel suo ruolo di nutrizionista del Team BikeExchange, accetta di buon grado il discorso. Soprattutto quest’anno, con il Giro che parte dall’Ungheria, a rendere più complicati i dettagli logistici.

«Rischiava di essere un bel problema – sorride Laura Martinelli – dato che abbiamo un solo furgone cucina. L’idea era di mandarlo in Sicilia, poi prendendo contatti con gli hotel ungheresi, ci siamo resi conto che non avrebbero permesso l’ingresso del cuoco esterno in cucina e tantomeno di consumare nel ristorante dei pasti preparati fuori. Così alla fine siamo stati costretti a procurarci un secondo camion cucina e spedirlo in Ungheria. Il fatto di non far entrare i cuochi in cucina è legato alla legge. Succede la stessa cosa nei Paesi Baschi».

E quindi il cuoco ha dovuto fare la spesa anche in Ungheria?

E’ partito con quello che serve, ma il mezzo ha dentro un frigo di casa, non ha potuto portare quel che serve per cinque giorni, per cui ha dovuto fare la spesa anche qui. Soprattutto per il fresco. Ha un elenco di categorie di verdure da preferire, ma poi va all’occhio, come si fa a casa. Insomma, se le zucchine sono meglio dei peperoni, prenderà le zucchine.

Che cosa si porta dall’Italia?

Gli alimenti che non si trovano. La pasta, ad esempio, perché anche a parità di marca, la varietà che trovi all’estero è diversa. Il parmigiano 36 mesi. Alimenti come il riso nero o la quinoa, grano saraceno e polenta. Cose fresche come la mozzarella di bufala che ovviamente hanno usato subito.

Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
L’olio?

Ogni cuoco ha il suo, l’olio parte dall’Italia, come pure il caffè in grani Miscela d’Oro. Lo abbiamo selezionato ad hoc in base al contenuto di caffeina, che sia adeguato alle varie fasi della giornata del corridore.

Si fa la spesa andando in avanscoperta o sapendo già dove andare?

Cerchiamo di avere le idee chiare. Ad esempio alla Novo Nordisk avevamo un corridore ungherese e l’ho chiamato per sapere dove andare e se ci siano prodotti equivalenti, che magari in Ungheria hanno un altro nome. Come la bresaola, per fare un esempio. E poi c’è il problema di decifrare le etichette. Ho già seguito una corsa in Ungheria, ma ci si informa sempre prima.

Dalla Sicilia si torna alla normalità?

In Italia siamo più rilassati. A volte si fa la spesa tramite i fornitori degli hotel, anche per ingredienti come avocado e uova. Il cuoco sa di poter togliere dalla spesa gli ingredienti che troverà in hotel, per il resto serve muoversi col necessario tempismo: noi abbiamo una ragazza che fa proprio questo. Se contattati in anticipo, gli alberghi sono sempre più disponibili e ci permettono di contenere gli extra. Non dimentichiamo che l’organizzazione paga la mezza pensione, per cui poter entrare nelle cucine è il modo di non dover ricomprare tutto.

La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
Parliamo della carne: si va al supermercato o in macelleria?

Per la carne uniamo le forze, fra teoria e pratica, fra le esigenze del nutrizionista e quello che si trova. Si guarda a come viene nutrita la mucca. Le mucche che scegliamo sono Grass Fed, che significa cresciute al pascolo (alimentate ad erba, in maniera naturale). Privilegiamo carne italiana e non quella che magari proviene dall’America, che potrebbe esporci al rischio di contaminazione con sostanze dopanti. Chiaramente si va in macelleria e il cuoco sceglie i tagli più magri, che poi affina nella selezione. Se la fa tagliare e mettere sotto vuoto. Di solito la carne che si compra dura per una settimana e poi ci si organizza di nuovo. Anche in questo caso, a volte si ricorre ai fornitori degli hotel, anche se si spende qualcosa di più.

Si ricorre a carne surgelata?

Cerchiamo di mantenere il fresco. A volte surgeliamo le monoporzioni di emergenza. Se magari un corridore sta male di stomaco e ha bisogno di pollo o tacchino, si prende la porzione surgelata. Il congelatore si usa solo per poco.

Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Prima hai citato la marca del caffè: ci sono sponsorizzazioni anche sul fronte della nutrizione?

E’ un processo che sta iniziando. Ci appoggiamo a So.Group e a Polo Ristorazione. Questo ci permette di fare ordinazioni di qualità su tutto e di avere una buona scontistica. Devo dire che in squadra su questi aspetti ho piena collaborazione, ho trovato grande sensibililtà.

Proprio pensando al viaggio in Ungheria e alla difficoltà a volte di trovare gli ingredienti, quanto è rigido il menù dei corridori?

Il menù non è una linea, ma ha due binari. Io realizzo le linee guida, ad esempio per i sughi, i condimenti e il dessert. Il cuoco si trova scritto la tipologia di piatto per i nutrienti che deve contenere, non l’alimento. Se ci sono esigenze, ci si adatta. Il menù è specifico nelle linee più importanti, i cuochi sanno di avere una certa libertà ma anche che la responsabilità della nutrizione è mia. E comunque le migliori sentinelle sono i corridori.

Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
In che senso?

Nel senso che sono sempre più attenti e se per caso un sugo è troppo unto, mi arrivano i loro messaggi. Si fa gioco di squadra anche con loro. Ogni modifica viene concordata, non sta a me dire come si preparano i piatti. Ma una cosa è sicura. Rispetto a un tempo quando si mangiava e basta, adesso la nutrizione è uno degli aspetti tecnici di maggior rilievo. Uno di quelli che ti fa andar forte. Ormai i corridori lo hanno capito.

Altra caduta, altro casco. Arianna Fidanza racconta…

Giada Gambino
25.03.2022
5 min
Salva

Lo spunto è la caduta alla Danilith Nokere Koerse. La manovra poco ortodossa di una rivale che stringe davanti e Arianna Fidanza cade pesantemente sul rettilineo. Ha un male cane, ha battuto forte prima il fianco e poi la testa. Dopo la sfortuna degli anni scorsi, la bergamasca vede di nuovo nero, ma per fortuna alla fine tutto si risolverà con un grosso spavento. La stagione va avanti, il dolore passa, il casco si è rotto e ha fatto il suo dovere.

Ne avevamo già parlato per Matteo Trentin, cui poteva andare molto peggio. Il casco ha assorbito il colpo e lui è dovuto rimanere fermo per una decina di giorni, per assorbire la commozione cerebrale derivante dall’impatto. 

Una manovra scorretta e caduta alla Nokere Koerse. Dolore e paura, poi tutto a posto. Casco incluso
Una manovra scorretta e caduta alla Nokere Koerse. Dolore e paura, poi tutto a posto. Casco incluso

Il casco rotto

Che rapporto c’è fra un’atleta e il suo casco? In questo caso, che rapporto c’è tra Arianna Fidanza e il suo LIV REV PRO Mips, dotato cioè della tecnologia brevettata per aggiungere protezione nei caschi contro il movimento rotazionale?

«In squadra abbiamo due modelli – racconta Arianna – uno più leggero e uno più aerodinamico ed entrambi mi fanno sentire al sicuro. Qualche giorno fa al Danilith Nokere Koerse nella combattuta volata finale in leggera salita, sono finita a terra e ho visto svanire un probabile piazzamento. Il casco si è rotto, ma mi ha salvato. Ho avuto un forte mal di testa durante la notte, ma la mattina seguente stavo già meglio. Questo penso sia dovuto al lavoro eccellente che ha fatto il casco, rompendosi sì, ma non recandomi ulteriori danni».

Il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale, cullando l’osso occipitale per una protezione completa
Il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale

Sistema Mips

Il casco del Team Bike Exchange ha la forma ottimizzata dalle analisi CFD, che permettono di combinare la massima ventilazione a un profilo aerodinamico ottimale. Ampie prese d’aria e canali interni forniscono infatti un costante flusso d’aria senza intaccare l’aerodinamica.

Sul fronte della sicurezza il sistema Cinch Pro MIPS offre una copertura ottimale cullando l’osso occipitale per una protezione completa, supporto e comfort. Come già detto, il sistema Mips ha dimostrato scientificamente di ridurre il movimento di rotazione, assorbendo e reindirizzando le energie e le forze trasferite al cervello.

«A volte per essere sicura – spiega Arianna – mi è capitato di stringerlo molto, ma ho notato che non mi ha creato dolore e fastidio. Volendo potrei anche tenerlo più largo, perché mi starebbe saldo sulla testa e comodo anche senza stringerlo così tanto».

Leggero e fresco

La regolazione dell’altezza è prevista in cinque posizioni incorporata nello strato di schiuma EPS inferiore.

Il rivestimento è in policarbonato con schiuma EPS che fornisce la massima protezione ottimizzando il comfort, mentre l’Element Strap System offre cinturini monostrato facilmente regolabili e ultrasottili. La membrana TransTexturaPlus interna è molto sottile e avvolge la testa offrendo una vestibilità sicura e confortevole. Essa è anche idrorepellente, quindi non assorbe il sudore ed evita cattivi odori.

Il test della… treccia

Il test svolto ha permesso inoltre di evidenziare alcune specifiche del nascere come casco per le donne.

«Noi ragazze che abbiamo i capelli lunghi – spiega Arianna Fidanza – non sempre riusciamo a trovarci comode con determinate tipologie di casco. A volte la treccia gonfia un po’ i capelli e rendono il casco scomodo e stretto, ma da quel che ho potuto osservare utilizzando il casco Liv, non è questo il caso. Personalmente a volte faccio anche la coda e altre la treccia, però in entrambe le acconciature mi trovo molto bene, dal momento che il casco gode di un’ampia regolabilità».

Dopo lo spavento alla Nokere Koerse, Arianna Fidanza è ripartita senza problemi
Dopo lo spavento alla Nokere Koerse, Arianna Fidanza è ripartita senza problemi

Un tocco di stile

E poi anche l’occhio vuole la sua parte. Su questo l’accordo con Arianna Fidanza è stato immediato.

«Il LIV REV PRO Mips è molto bello ed elegante – dice – richiama la maglia e la bici ed è molto femminile, si vede subito in gruppo ed è appariscente. Non è un aspetto fondamentale, ma indossare un casco così bello rende il tutto più carino».

Carino e sicuro. Inutile pensare a cosa sarebbe successo se su quel rettilineo acciottolato in leggera salita non lo avesse indossato o si fosse sfilato o peggio ancora non avesse ceduto…

Alé Pro Team Replica, le maglie e i pantaloncini dei pro’

19.03.2022
4 min
Salva

La replica dei kit dei pro’ firmati Alé è ora disponibile e acquistabile. Maglie e pantaloncini fedeli a quelli indossate dai professionisti durante le stagioni agonistiche. Alé mette a disposizione dei ciclisti più esigenti l’abbigliamento dei team che collaborano con l’azienda italiana. Team Bike Exchange, uomo e donna, Bahrain Victorious e Groupama FDJ.

Questa maglia è leggerissima e ha un peso di soli 115 grammi
Questa maglia è leggerissima e ha un peso di soli 115 grammi

Come Bike Exchange e Bahrain

L’esclusiva maglia della linea PRS è Il top di gamma sviluppata in collaborazione con i pro-team. Progettata per il massimo livello tecnico di aerodinamicità e studiata sulla postura tipica dell’alteta professionista durante la competizione. Grazie alla tecnologia Body Mapping, ogni tessuto è strategicamente posizionato seguendo l’anatomia del corpo. Il connubio tra le qualità antistatiche del tessuto Rap Dry Carbon con filo di carbonio, e la leggerezza del Micro Aero capace di garantire ricircolo d’aria e rapida asciugatura, si unisce alla traspirabilità della rete Piuma su maniche e fianchi. Il tutto assicura un comfort ottimale e solo 115 grammi di peso.

Il fondo maglia anteriore con la costruzione sagomata J Stability System è studiato per mantenere efficacemente il capo a posto durante la corsa, permettendo una vestibilità  performante. La costruzione della manica a giro, perfettamente aderente al corpo, termina con l’aerodinamico e stabile inserto sagomato S-Stability System, a taglio vivo e con leggeri punti di silicone. Il fondo posteriore è realizzato con un elastico siliconato che aumenta l’aderenza e la stabilità della maglia rispetto al pantaloncino sottostante.

Replica Groupama FDJ

Grafica esclusiva del Pro Team Groupama FDJ, una maglia performante dalla vestibilità comfort adatta a più corporature. Si caratterizza per l’utilizzo di tessuti leggeri e traspiranti. Risulta infatti leggerissima, con un peso totale di 115 grammi. Il pannello anteriore e la schiena sono realizzati in tessuto Light Point con texture a microfori, un tessuto dalla mano morbida e piacevole sulla pelle, capace di consentire ricircolo dell’aria e una conseguente miglior traspirazione. 

Il fianco, realizzato in morbida rete Rip Pro Air, agevola ulteriormente la ventilazione corporea velocizzando l’asciugatura. La manica a giro è realizzata in tessuto Skin 120 a taglio vivo, aderente, confortevole e aerodinamico. Il collo basso e perfettamente anatomico segue la posizione ergonomica in bici evitando fastidiose pieghe. Il fondo con elastico interno siliconato, aumenta l’aderenza e la stabilità al pantaloncino. Costruzione frontale con zip nascosta da soffietto che assicura continuità grafica. La lampo migliora in resistenza ed è più facile da chiudere così da poter beneficiare della massima praticità in sella.

La maglia replica Groupama FDJ vanta caratteristiche fedeli alla versione utilizzata dai pro’
La maglia replica Groupama FDJ vanta caratteristiche fedeli alla versione utilizzata dai pro’

Pantaloncini e guanti

Esclusiva grafica dei pro-team per un pantaloncino con costruzione ergonomica e confortevole, capace di adattarsi a diversi tipi di corporatura. Tessuti capaci di garantire un adeguato sostegno muscolare, inserti in rete Mesh Dry per una costante traspirazione. La banda elastica sul fondo gamba assicura un’aderenza impeccabile sulla muscolatura in tutte le fasi della pedalata. Non manca infine l’attenzione alla sicurezza con dettagli rifrangenti strategicamente posizionati. 

Grafica esclusiva del pro-team Bahrain Victorious. Estremamente leggero grazie al tessuto Mesh Dragon e alla finitura taglio vivo sulle dita e sul polso che garantisce un’eccellente aderenza e protezione. Il pollice è dotato di inserto in spugna tergisudore, mentre il palmo morbido con protezioni in gel antishock per una perfetta aderenza sul manubrio.

Il pantaloncino replica ha una costruzione ergonomica e confortevole
Il pantaloncino replica ha una costruzione ergonomica e confortevole

Prezzi e taglie

Le repliche sono disponibili sul sito o presso i rivenditori autorizzati. Le taglie selezionabili sono sette da XS a 3XL. I prezzi variano in base al modello e al differente tessuto. Le maglie partono dagli 89,95 euro fino a 139,95 euro. I pantaloncini vanno da 99,95 euro a 149,95 euro. Guanti Bahrain Victorious 49,95 euro. 

Alé

Alé raddoppia: sono ancora italiane le maglie del UAE Tour

18.02.2022
3 min
Salva

Per il secondo anno consecutivo saranno firmate Alé le maglie ufficiali indossate dai capi classifica in occasione dell’UAE Tour, la breve corsa a tappe in programma negli Emirati Arabi dal 20 al 26 febbraio. Come avvenuto per la passata stagione, le maglie appannaggio dei leader delle differenti classifiche saranno quattro. La maglia rossa, verde bianca ed infine c’è la bellissima maglia nera.

Un impegno a 360 gradi

Già partner di eventi e di squadre WorldTour (Bahrain Victorious, Bike Exchange Jayco e Groupama-FDJ) Alé segue anche federazioni nazionali di assoluto prestigio, tra cui quella francese due volte iridata con Julian Alaphilippe, ma anche della UEC (l’Unione Ciclistica Europea). Alé prosegue nel proprio cammino mettendo a disposizione dell’UAE Tour la più avanzata ingegneria tessile unitamente alla propria inconfondibile ricerca grafica. 

Alé vestirà i campioni che parteciperanno all’UAE Tour anche nel 2022
Alé vestirà i campioni che parteciperanno all’UAE Tour anche nel 2022

Il percorso dell’UAE Tour 2022 prevede sette tappe per un totale di 1.081 km. Due saranno gli arrivi in quota. Le maglie riservate ai leader di classifica fanno parte della collezione PR-R: una gamma completa di capi in grado di fondere qualità importanti per tutti coloro che vanno in bicicletta: leggerezza, traspirabilità ed ergonomia “fit race”. Il tutto abbinato a tecnologie estremamente innovative…

Una corsa, grandi campioni

«Siamo davvero felici, anzi onorati, di poter affiancare in qualità di partner e per il secondo anno consecutivo l’UAE Tour – ha dichiarato Alessia Piccolo, CEO di Alé – una corsa bellissima, ottimamente organizzata e che ogni anno viene vinta da un campione vero: come avvenuto l’anno scorso con il successo di Tadej Pogacar. Vestendo i corridori che indosseranno le maglie di leader dell’UAE Tour, diamo anche ufficialmente il nostro via alla stagione ciclistica 2022, e per questo motivo auguro a tutti gli atleti ed a tutti i team partecipanti un bellissima ed entusiasmante corsa».

Alé

Giant con Bike Exchange, settimo capitolo di una lunga storia

02.12.2021
6 min
Salva

Manolo Saiz ne sa una più del diavolo. Per cui quando nel 1998 la sua Once si presenta al via della stagione con le Giant a forma di mountain bike, i meccanici e i corridori del gruppo drizzano le orecchie avendo fiutato la novità. Mentre le case produttrici di casa nostra con un po’ del solito snobismo fanno spallucce e tirano dritto. La casa taiwanese viene ancora vissuta come l’assalto dell’Oriente alla tradizione europea e a leggere come è finita la storia viene da sorridere.

Già nel 1987, Giant ha lanciato il carbonio per tutti, introducendo nel mercato la Cadex 980 C, con tubazioni in fibra e congiunzioni in alluminio incollate. Il telaio della Once però è un passo avanti vertiginoso. E’ il primo Compact Road. Ha il tubo orizzontale incredibilmente inclinato e il triangolo posteriore compatto. Le bici sono mediamente più piccole e più rigide grazie al nuovo disegno. Fra i corridori che ne fanno uso, Jalabert (foto di apertura) se ne serve per arrivare secondo dietro Bartoli alla Liegi del 1998, in una stagione comunque da 13 vittorie.

Nel 2009, Menchov è alla Rabobank e vince il Giro d’Italia sulla Giant Tcr
Nel 2009, Menchov è alla Rabobank e vince il Giro d’Italia sulla Giant Tcr

Beloki e il Tour

I nostri fanno spallucce e orecchie da mercanti fino a un certo punto. Gradualmente infatti il mercato si sposta verso lo sloping: ha il tubo superiore inclinato anche la Bianchi di Pantani, perché Marco apprezza e pretende. Chi può col carbonio, gli altri con l’alluminio che in quegli anni ha comunque soppiantato il carbonio.

Giant fa scuola. La sua Tcr ha aperto la strada e i corridori della Once continuano a usarla e a vincere. Nel 1999, Jalabert arriva quarto al Giro. Joseba Beloki arriva per due volte terzo al Tour (2000-2001) e una volta secondo (2002). La sua progressione si infrange sull’asfalto della nona tappa del Tour 2003, quando cade rovinosamente (mentre Armstrong si salva tagliando in un campo), riportando la frattura del femore, che di fatto chiude la sua carriera ad alto livello.

Il 2003 è anche l’ultimo anno della Once in gruppo. Saiz va avanti con Liberty Seguros e biciclette Bh, mentre per rivedere il marchio Giant ci sarà da aspettare il 2009.

Nel 2012 Rabobank si ritira, la squadra diventa Team Blanco. Qui Kelderman, Gesink e Renshaw
Nel 2012 Rabobank si ritira, la squadra diventa Team Blanco. Qui Kelderman, Gesink e Renshaw

Menchov, primo Giro

A volere il marchio di Taiwan al suo fianco è infatti la Rabobank, che per anni ha corso su biciclette Colnago. La squadra di Menchov, del giovanissimo Mollema, di Freire, Flecha e di Gesink è uscita dal 2008 con il terzo posto di Menchov al Giro d’Italia, alle spalle di Sastre ed Evans. Per il 2009 si vuole il salto di qualità e probabilmente, oltre alle bici, Giant porta anche le risorse per investire di più. I risultati si vedono.

In sella all’ultima versione della Tcr montata Shimano, Denis Menchov vince il Giro d’Italia, battendo Di Luca, Pellizotti e Basso al rientro dalla squalifica. Garate invece vince una tappa al Tour de France.

Dopo la Gand del 2014, nel 2015 Degenkolb su Giant Propel vince la Roubaix e prima la Sanremo
Dopo la Gand del 2014, nel 2015 Degenkolb su Giant Propel vince la Roubaix e prima la Sanremo
Con il Team Blanco

Il legame fra il gruppo olandese e Giant è forte al punto che quando alla fine del 2011 Rabobank deciderà di uscire da ciclismo in seguito alle ammissioni di Armstrong (avendo altri due anni di contratto, la banca olandese continuerà a pagare il suo impegno, anche se la squadra si chiamerà Team Blanco), la casa orientale rimarrà al suo posto fino al 2013. Il gruppo olandese assumerà poi la denominazione di Belkin e adotterà bici Bianchi, interrompendo una collaborazione andata avanti per cinque stagioni.

Per le Olimpiadi di Rio e Dumoulin viene lanciata la Giant Trinity da crono. Arriva l’argento
Per le Olimpiadi di Rio e Dumoulin viene lanciata la Giant Trinity da crono. Arriva l’argento

Dumoulin, seconda rosa

Ma di uscire non se ne parla. E così a partire dal 2014, Giant diventa primo nome di una nuova squadra assieme a Shimano, che per i due anni successivi sarà Giant-Alpecin. Con la maglia bianconera corrono il giovane Dumoulin, John Degenkolb e Marcel Kittel. Un team per classiche e volate, mentre Dumoulin cresce.

Le bici ora sono due. Il Tcr, è sempre sloping e leggero, ha il telaio in carbonio e va decisamente veloce. Poi c’è la Propel per le classiche, anch’essa sloping e in carbonio, ma antesignana delle bici aero. In tre anni, Degenkolb vince Gand, Sanremo e Roubaix. Kittel ne vince 14, compresa la tappa di Parigi del Tour. Ed è quando la squadra diventa Team Sunweb nel 2017, che Giant vince nuovamente la maglia rosa.

Ci pensa Dumoulin sulla classicissima Tcr e la Trinity per le cronometro che in effetti domina. Le Olimpiadi del 2016, chiuse con l’argento alle spalle di Cancellara, sono state un ottimo banco di prova e quando l’olandese porta la sua bici da crono in trionfo nella crono di Milano, per Giant si chiude un altro cerchio. A fine stagione il Team Sunweb conterà anche l’Eneco Tour dello stesso corridore olandese, ma il marchio taiwanese dirà addio al gruppo dei pro’.

Nel 2017 Dumoulin e la sua Tcr vincono il Giro d’Italia
Nel 2017 Dumoulin e la sua Tcr vincono il Giro d’Italia

La nona Tcr

La lunga storia continua. Chiude Bmc e il blocco di Ochowitz viene rilevato dalla polacca CCC. Forse per avere appoggio finanziario, Giant viene in soccorso della squadra e in collaborazione con la squadra lancia la TCR di nona generazione. La TCR Advanced SL (anche in versione Disc) è l’ultima versione della bici nata nel 1998. La usano Trentin e De Marchi e faranno fatica a separarsene.

Ancora due anni alla CCC. Qui Alessandro De Marchi in fuga al Tour del 2019
Ancora due anni alla CCC. Qui Alessandro De Marchi in fuga al Tour del 2019

Ritorno nel 2022

Se a questo punto vi starete chiedendo il perché di questo articolo, bisognerà che vi anticipiamo quello che per il gruppo non è più un segreto da qualche mese. Giant sta per tornare. I corridori hanno ricevuto le bici e le stanno provando. Ma poiché il rapporto fra la squadra che le userà e il marchio uscente non si è chiuso in modo proprio amichevole, finora non si sono visti annunci.

Il riferimento è al Team Bike Exchange e ancora una volta, saltato a quanto si sa l’accordo con Premier Tech, è lecito supporre che oltre alle bici farà comodo l’ossigeno della grandissima azienda orientale. Mentre sul fronte delle voci, queste sì del tutto soggette a cambiamenti, gira anche quella secondo cui dal 2023 anche Dumoulin potrebbe tornare sulla bici che gli portò la maglia rosa.

Copeland: questa squadra comincia ad assomigliarmi

21.10.2021
4 min
Salva

«Il 2021 – dice Copeland – è stato un anno molto negativo. Bello parlare di cambiamenti, ma alla fine contano i risultati. Siamo andati bene fino al Giro, poi è sembrato che ci fosse una calamita che ci attirava contro la sfortuna».

Il manager sudafricano, che dal Team Bahrain Merida a luglio del 2020 passò al Team Bike Exchange, si fa carico di tutte le responsabilità, ma sa benissimo che non è facile saltare su un’auto in corsa e prenderne il controllo. Per lui è stato così. Lo ha chiamato Gerry Ryan grande capo australiano del team, che reagì a suo modo al tentativo di… scippo della sua squadra. Erano i giorni della Fondazione spagnola che si era proposta di rilevare la squadra, rendendola spagnola. Ryan, il cui problema non era certo la capacità di spesa, si mise di traverso e si mise in mezzo alla strada con le braccia conserte. La fusione saltò. Shayne Bannan, da sempre manager del team, si dimise. Al suo posto arrivò Copeland.

Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
C’è un però?

Non è mai facile entrare in una squadra disegnata da altri, che va avanti da dieci anni allo stesso modo. Sei tu che devi adeguarti al loro modo di lavorare, non il contrario, altrimenti creeresti delle frizioni eccessive e inutili.

Qual era la tua missione?

Il capo dall’Australia mi ha chiesto di eliminare alcune abitudini, adeguando il modo di lavorare della squadra. E io ho cominciato a farlo gradualmente. Si vedrà nel tempo se funziona.

Di quali abitudini parliamo?

Piccoli dettagli. Il modo di scegliere i calendari e i corridori. Il lavoro dei cuochi.

Davvero Gerry Ryan è consapevole anche di questi dettagli?

E’ molto dentro alla squadra. Ha una testa pazzesca, del resto gli imprenditori così grandi hanno una marcia in più. Anche se ha lasciato parecchio lavoro in mano ai figli, riesce a essere presente sul suo lavoro e sul team. ha passione, cerca di portare lo stesso metodo di lavoro che ha nella sua squadra di rugby, i Melbourne Storm, una delle più forti d’Australia. Dà piena fiducia, ma vuole esserci.

Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Quindi non serviva rovesciare il tavolo?

No, non avrebbe avuto senso. Abbiamo iniziato a lavorare sull’allenamento, la nutrizione (nel team arriva Laura Martinelli, nostra esperta, che con Copeland ha lavorato al Bahrain, ndr), la fisioterapia, lo staff medico. Abbiamo curato molto i piccoli dettagli.

Matthews ha detto che avete lavorato tanto, ma non sono venuti i risultati.

Il problema di Matthews sono Van der Poel e Van Aert. Quando ci sono loro, nella sua testa corre per fare secondo o terzo. Alla Vuelta non c’erano e lui ha sbagliato. Per strafare e vincere tanto, ha puntato a tutte le tappe, mentre avrebbe fatto meglio a individuarne due o tre e andare per quelle.

Matthews e Yates sono del 1990, c’è una linea più verde in arrivo?

Yates (in apertura al Giro, chiuso al 3° posto, ndr) non è Pogacar. Mi aspettavo di più da Lucas Hamilton, che al Tour voleva mettersi in luce, ma ha fatto fatica. Lui vale il miglior Hindley, hanno avuto carriera parallela. E’ un giovane che arriva

Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Visto che il 2022 dovrebbe essere un anno di riscatto, che inverno ti aspetti?

Di solito questa squadra non fa ritiri, perché i più sono in Australia. Questa volta però ne faremo uno a dicembre senza gli australiani, che resteranno a casa per fare poi le corse di gennaio. Poi quello classico a dicembre. L’anno scorso c’è mancato tanto lo stacco invernale. Con il Giro che finiva a ottobre e la Vuelta a novembre, la stagione è stata lunga 18 mesi. Adesso finalmente si stacca e si riposa. I corridori australiani non sono potuti tornare a casa a vedere le famiglie per mesi, non è stato facile. Non è facile nemmeno adesso.

Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Per la quarantena?

Due settimane rigidissime e 3.000 dollari. Arrivi, ti portano in un hotel che non puoi scegliere e ti ci chiudono dentro. Puoi essere un miliardario o un poveretto, decidono loro. Per fortuna dal primo novembre si scende a 10 giorni e poi andrà ancora a calare.

Quindi è arrivato il momento di riposare?

Un parolone. Fino a ieri siamo stati presi per consegnare all’Uci tutta la documentazione per la licenza e poi non è che manchi così tanto per ripartire…

Il sogno di Matthews si conquista sul Poggio

13.10.2021
5 min
Salva

Believe. Ci crede Michael Matthews, è convinto di poter lasciare ancora un segno importante sulla strada coi suoi colpi di pedale e se l’è tatuato sul collo per ricordarselo ogni volta che si guarda allo specchio.

Crede con tutto il cuore di poter portare a casa una Monumento, come la Milano-Sanremo che nell’estate del 2020 lo vide chiudere al terzo posto, salendo sul podio con la mano destra ancora sanguinante. Nel 2022 sarà ancora quello l’obiettivo, oltre alla suggestione del mondiale casalingo di Wollongong, ancora tutto da scoprire. Abbiamo incontrato il trentunenne di Canberra a Rivoli, poco dopo che aveva ultimato le visite mediche canoniche all’Istituto delle Riabilitazioni del Gruppo CIDIMU di Torino, clinica ufficiale del Team Bike Exchange.

Michael che cosa pensi della stagione appena conclusa?

Direi che provo un mix di sentimenti. Penso che la squadra sia stata fantastica, ma qualcosa non ha funzionato. Ora l’abbiamo ristrutturata, sono arrivati nuovi corridori, nuovi membri dello staff. E’ successo questo, quello che abbiamo imparato da quest’anno lo metteremo nel prossimo in cui puntiamo a essere di nuovo là davanti. 

Sei un corridore molto generoso, a volte forse fin troppo nei primi chilometri e poi ti mancano le energie per le fasi finali della corsa. Che cosa cambierai per l’anno prossimo e hai già fissato gli obiettivi per la stagione ventura?

I miei obiettivi personali non cambiano più di tanto. Quest’anno è stato forse un po’ più stressante per tutta la nostra squadra, magari perché non abbiamo raggiunto i traguardi che ci eravamo prefissati. Le cose hanno continuato a non girare e non siamo riusciti a rompere quel circolo vizioso, sfortunatamente. Durante la pausa al termine di questa stagione e nei primi mesi della preparazione in vista della prossima, tutto sembra promettere bene. Sono arrivati un paio di nuovi sponsor, che possono essere davvero d’aiuto. E non vedo l’ora cominci la nuova stagione. 

Il sogno resta la Sanremo: pensi che anche nel 2022 si deciderà sul Poggio?

Il Poggio sta diventando davvero il punto chiave della corsa, per sferrare l’attacco decisivo. Sta cambiando il modo di correre la Sanremo in gruppo e così anche i corridori che si presentano al via: non ci sono più solamente velocisti che cercano di portare la corsa allo sprint. Penso di dover cambiare anch’io e adattarmi a questo stile di corsa dei giorni attuali, molto più all’attacco. Mi concentrerò su questo nella pausa stagionale.

La sua ultima vittoria risale a Plouay nel 2020, in maglia Sunweb
La sua ultima vittoria risale a Plouay nel 2020, in maglia Sunweb
Hai parlato del ciclismo che sta cambiando, che ne pensi di questa nuova generazione che sta spingendo: Pogacar, Evenepoel, Van der Poel? Sta cambiando qualcosa in gruppo?

Sì, credo che il gruppo stia sicuramente cambiando. I nomi che hai citato sono ragazzi davvero molto giovani, che stanno portando tra i professionisti il modo di correre degli under 23 o persino degli under 19 in certi casi speciali. Penso che sia grandioso, negli anni mi sono adattato ad aspettare per tutta la corsa e poi chiudere a tutta: ho dovuto farlo perché quello era lo stile. Ora si sta tornando allo stile che adoro. Devo soltanto riabituarmi a correre in quel modo, ma credo che sarà qualcosa di semplice per me perché amo correre così. Purtroppo, mi sta richiedendo del tempo in più, ma mi auguro di ritornare a quel livello d’attacco l’anno prossimo. Così potrò divertirmi e giocarmela con questi ragazzi. 

I mondiali in casa dell’anno venturo sono una bella suggestione: che ne pensi?

Non abbiamo ancora visto il percorso. Se sarà pianeggiante, abbiamo Caleb (Ewan, ndr) che è molto veloce al momento, ma credo che a Wollongong il tracciato sarà abbastanza ondulato, quindi avremo più opzioni e questo è ottimo per la squadra. Abbiamo tanti corridori che possano dire la loro in un percorso ondulato e nervoso: credo che sarà una corsa così. L’ultima volta che ho fatto i mondiali in Australia me la sono cavata bene (nel 2010 a Geelong divenne iridato degli U23, ndr) per cui sarebbe davvero una favola.

Michael, abbiamo visto che hai un nuovo tatuaggio. C’è scritto “Believe”, giusto? Credere nel vincere una Monumento o un mondiale?

Sin dai primi anni di professionismo mi sono fatto tanti tatuaggi. Sono un po’ nascosti, ma tutti significano molto per me. In queste ultime stagioni a volte mi è mancato un po’ “crederci”. Penso che ora, ogni volta che mi guardo allo specchio, posso continuare a credere nella mia passione, nei miei risultati e nella mia vita per raggiungere quello che è possibile. Attraversi periodi più difficili e altri migliori nel corso della vita, ma alla fine devi continuare a crederci, per essere sicuro di raggiungere quelle cose che desideri con tutto te stesso. Ho dedicato gran parte della mia vita al ciclismo e, in cambio, voglio continuare a prendermi tutto quello che posso per me.