Nel dettaglio la Wilier Zero SLR di “Superman” Lopez

25.04.2022
3 min
Salva

Al Tour of the Alps i corridori del Team Astana-Qazaqstan hanno utilizzato le Wilier 0 SLR. Andiamo a vedere nel dettaglio quella del vincitore della tappa con arrivo a Kals am Grossglockner, Miguel Angel Lopez.

Manubrio full carbon Wilier
Manubrio full carbon Wilier

Una Wilier taglia xs

Piccola e compatta, leggera ed aggressiva, quattro aggettivi che rispecchiano anche il carattere competitivo dell’atleta colombiano. La Wilier 0 SLR utilizzata da Lopez è una misura xs, quella più piccola disponibile, con un manubrio integrato full carbon, sempre di casa Wilier. Tra lo stem e lo sterzo ci sono i due spessori base, necessari in presenza di sistema integrato. I due manettini del cambio sono vistosamente curvati verso l’interno del manubrio. Uno spacer è presente anche sopra lo stem, soluzione che lascia margine nel caso il corridore richieda una variazione di setting. Superman Lopez utilizza una sella corta, la Prologo Scratch M5 PAS, con foro centrale e telaio in carbonio.

53-39 e 11-34

La trasmissione Dura Ace di Shimano è un blend. La guarnitura ed il power meter sono della generazione precedente, con la doppia corona 53/39. I pignoni sono con scala 11/34 e il bilanciere del cambio è CeramicSpeed, CS che è presente anche nel movimento centrale. I pedali sono i Look Keo Blade Ceramic, con lama di carbonio “rossa”, quella da 18.

Corima senza i raggi in carbonio

Sono le Corima WS con cerchio full carbon da 47 millimetri e con la predisposizione al tubolare. Questo prodotto ha i raggi in acciaio, profilati della Sapim. Con tutta probabilità il corridore colombiano non usa la versione MCC per non scendere al di sotto del peso consentito. I tubolari sono Vittoria Corsa da 26.

Corima, la lunga storia del carbonio

05.04.2022
4 min
Salva

L’applicazione del carbonio nel ciclismo e delle materie composite in generale è un’attualità più che mai assodata. Eppure proprio le biciclette in carbonio ed i componenti conservano quella modernità che stimola interesse e curiosità. Sarà per via della leggerezza e per le forme che si ottengono. Sarà per l’evoluzione continua che riguarda proprio il settore dei compositi. Sta di fatto che per buona parte dei ciclisti, il carbonio è sinonimo di performance. Siamo stati a Loriol, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, nella sede di Corima, una delle primissime aziende a costruire le ruote in carbonio per la bicicletta, con cui oggi corrono i professionisti dell’Astana Qazaqstan Team e quelli della Cofidis.

Corima a Loriol, la parte produttiva dedicata al ciclismo (@BEN_BECKER)
Corima a Loriol, la parte produttiva dedicata al ciclismo (@BEN_BECKER)

Controlli severissimi

Corima nasce nel 1973, un’azienda dedicata allo sviluppo e alla creazione delle macchine per stampi e tecnologie per le materie composite. La prima ruota in carbonio per la bicicletta è costruita nel 1988. Ora Corima ha due rami d’azienda separati e uno dei due è dedicato in modo specifico al ciclismo. Gli standard produttivi sono elevatissimi e pur avendo una produzione di serie, non possiamo considerare Corima un marchio che produce dei volumi enormi.

Le lavorazioni eseguite a mano e la severità dei controlli ai quali vengono sottoposti le produzioni e i materiali, sono alla base di numeri contenuti della produzione. Anche questo fa parte di un marchio che ha un’elevata considerazione, in termini produttivi e di tecnica.

Il tessuto di carbonio viene tirato all’interno dello stampo (@BEN_BECKER)
Il tessuto di carbonio viene tirato all’interno dello stampo (@BEN_BECKER)

MCC, il fiore all’occhiello

La gamma Corima vede diversi prodotti, tutti accomunati dall’utilizzo del carbonio. L’azienda francese utilizza solo la fibra Pre-Preg, pre-impregnata. Non è utilizzata la fibra secca. Le pelli di composito utilizzate sono conservate nei freezer a circa -22°C e portate all’esterno 24 ore prima dell’utilizzo.

Sono impiegate le fibre 3K, UD e Wowen: ognuna di queste usata in maniera specifica in base alle performances che deve elargire. Basti pensare che una ruota può comprendere fino a 1.000 preparazioni di pelli, tagliate e rifinite.

La categoria MCC è l’apice del listino, non solo per il suo design, ma per la tecnologia che porta con sé. Oltre ai cerchi, sono in carbonio anche i raggi ed è tutto hand made. Per ottenere una ruota Corima MCC (processo completo) sono necessarie almeno 12 ore.

Il parere di Guillaume Martin

Se la collaborazione con il Team Astana prosegue da 12 stagioni, quella con l’Equipe Cofidis ha tempi recenti ed ha preso forma proprio in questo 2022. Siamo andati da Guillaume Martin, assiduo utilizzatore delle ruote MCC e gli abbiamo rubato alcune considerazioni tecniche.

Quale modello di Corima MCC utilizzi, clincher oppure tubolare e quale profilo?

Al Team Cofidis utilizziamo quelle con il cerchio con predisposizione tubolare. Alterno le 32 alle 47, in base al profilo altimetrico della corsa, dando comunque la preferenza alle MCC32 per le tappe di montagna con dislivelli positivi importanti.

Quando hai iniziato ad usare le Corima MCC, hai dovuto cambiare il tuo stile di guida?

Direi proprio di no, ma la grande variabile è rappresentata dal fatto che le MCC, a prescindere che siano le 32 oppure le 47, sono più rigide rispetto alle ruote di pari categoria. Questo fattore comporta inevitabilmente delle differenze quando si guida la bicicletta. Rispondono in modo perentorio alle variazioni di ritmo e sono molto sensibili ai cambi di direzione.

Quali sono le differenze più importanti tra il pedalare su una ruota con la raggiatura tradizionale e una con i raggi in carbonio tipo le MCC?

Mi rifaccio in parte alla considerazione precedente. La grossa differenza è la rigidità, ma anche la prontezza nelle risposte che coinvolgono tutta la bici. Di conseguenza la reattività, a tratti la bicicletta sembra scappare via con un’enorme scorrevolezza. Per me diventano un punto di riferimento sulle salite e nelle tappe dure di un grande giro.

beltrami

Polvere e fango, la lubrificazione fa la differenza

14.03.2022
7 min
Salva

La polvere della Strade Bianche, come quella del Belgio. Lo sporco delle strade e il fango di fine inverno. Le biciclette e le loro catene ne hanno già viste abbastanza e la sensazione è che altre ne vedranno nelle prossime settimane. Le performance dei mezzi meccanici sono il risultato di più fattori che devono collimare fra loro. La lubrificazione e la gestione dei comparti rotanti sono aspetti che si sono evoluti e per i meccanici dei team ricoprono un ruolo di primaria importanza.

Quali sono i prodotti che vengono utilizzati per oliare la catena? Come vengono usati e quando? Come cambia la gestione della lubrificazione in base alle condizioni meteo? Queste e altre curiosità, abbiamo chiesto a Gabriele Tosello del Team Astana Qazaqstan e Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers.

La catena è uno dei componenti soggetto a controllo quotidiano
La catena è uno dei componenti soggetto a controllo quotidiano
Negli anni è cambiato il modo di lubrificare la catena e dei comparti rotanti?

TOSELLO: «Sono cambiati tutti materiali e con loro anche i lubrificanti, c’è una scelta davvero ampia. Proprio i lubrificanti sono diventati sempre più specifici e legati alle diverse situazioni che si vanno ad affrontare. Va da sé che è cambiato anche il modo di lubrificare e di fare meccanica. Oggi non esiste più il classico olio che va bene a 360 gradi. Basti pensare che in Astana abbiamo 6 diverse tipologie di olio e 3 di grasso».

CORNACCHIONE: «Il modo di lubrificare non ha subìto grossi stravolgimenti, sono cambiati i materiali. Abbiamo diversi prodotti specifici disponibili per le varie esigenze. In passato talvolta si usava anche il grasso per la catena, poco viscoso, ma comunque grasso. Oggi questa pratica non esiste più. Al tempo stesso sono cambiati anche i corridori e non di rado trovi degli atleti consapevoli, preparati sotto il profilo meccanico e sono i primi loro a richiedere un lubrificante, piuttosto che un altro. Magari una goccia di olio in più. Un altro fattore da considerare è l’ingresso delle bici con i freni a disco, che ha ampliato ulteriormente il pool di prodotti dedicati alla pulizia, lubrificazione e gestione del mezzo in genere. In Ineos abbiamo circa 20 flaconi differenti della Muc Off, ognuno per delle applicazioni mirate».

Un esempio di alcuni prodotti a disposizione dei meccanici dell’Astana
Un esempio di alcuni prodotti a disposizione dei meccanici dell’Astana
In base alle condizioni meteo utilizzate dei prodotti specifici?

TOSELLO: «Sì, cerchiamo di adottare un comportamento tecnico il più preciso possibile e focalizzato ad ottenere il massimo dal prodotto che usiamo. C’è l’olio per il bagnato che è più grasso e viscoso. Ci sono i lubrificanti per le condizioni di secco, umido oppure per la polvere e per le situazioni intermedie. Ci sono degli oli per le distanze brevi e quelle più lunghe. Ogni prodotto ha la sua specificità. Le variabili esistono e sono legate alle previsioni meteorologiche, ma noi cerchiamo di prevenire determinate situazioni».

CORNACCHIONE: «Quando le condizioni meteorologiche sono incerte si cerca di adottare il giusto compromesso. Ovviamente ci sono delle differenze tra percorsi polverosi e quelli dove l’acqua ed il fango mettono in crisi i reparti meccanici della bicicletta. La Strade Bianche e le corse del Belgio sono un esempio. In questi casi vengono usati dei prodotti che permettono alla catena di mantenere un grado di lubrificazione più lungo che va di pari passo alla fluidità della trasmissione».

La pulizia e la lubrificazione, per molti meccanici siamo a livello dei cosmetici
La pulizia e lubrificazione, per molti meccanici siamo a livello dei cosmetici
Ogni quanto viene cambiata la catena?

TOSELLO: «Ogni 1.000/1.200 chilometri, nel periodo delle gare: un chilometraggio che in una corsa a tappe si fa in una settimana o poco più. Non è tanto una questione di usura del componente, ma si cerca di prevenire e minimizzare l’insorgenza di problematiche. I pro’, quando sono in gara non vanno tanto per il sottile e proprio il modo di utilizzo incide sull’efficienza della catena, che deve essere sempre al massimo delle sue potenzialità».

CORNACCHIONE: «Si misura la lunghezza della catena con uno strumento e si valuta l’eventuale allungamento. Se questo è superiore alle tolleranze consentite, allora si cambia la catena. La qualità della lubrificazione influisce sulla sua longevità, ma è ovvio che le condizioni esterne e il modo con cui viene trattata hanno un peso maggiore. E i corridori, quando sono in gara, l’ultima cosa alla quale pensano è la catena. Tempo addietro, quando i materiali erano differenti e durante le corse a tappe, la catena veniva cambiata durante il giorno di riposo. Ora il metodo è più scientifico, ma le variabili ci sono sempre e talvolta sono legate ai materiali, che sono sempre più leggeri».

E i cuscinetti del movimento centrale?

TOSELLO: «Ogni tre/quattro giorni il movimento è smontato e verificato, lubrificato ed eventualmente cambiato. Poi ci sono da tenere in considerazione delle variabili, legate all’usura dovuta al maltempo. Per dare un ulteriore riferimento, un movimento centrale standard viene sostituito, a prescindere, ogni mese/mese e mezzo».

CORNACCHIONE: «Con le Pinarello usiamo le calotte esterne su base filettata e per noi meccanici è una grossa fortuna, perché facilita la pulizia e le operazioni di controllo. Con questo sistema, praticamente non esiste manutenzione. Quando è necessario il movimento centrale viene sostituito. Ci sono corridori che sulle bici da allenamento vanno avanti un’intera stagione senza doverci mettere mano. A prescindere, la longevità dei cuscinetti del movimento centrale è soggetta a più variabili, ad esempio la pioggia, oppure la polvere, ma anche da come si lava la bicicletta».

Invece i cuscinetti delle pulegge del bilanciere posteriore?

TOSELLO: «In Astana abbiamo la gabbia CeramicSpeed, che necessita di un lubrificante dedicato per le sfere ceramiche. Questo olio specifico è applicato ogni giorno dopo la fine della gara e dopo aver pulito la bici. In generale, per le pulegge standard si utilizzano degli oli sintetici normali, senza caratteristiche particolari. La malizia è quella di non usare prodotti eccessivamente viscosi in questi punti, soggetti a sporcarsi in modo veloce».

CORNACCHIONE: «E’ una zona della bici tra quelle che si sporcano maggiorente. Si cerca di tenere pulite le pulegge del cambio usando un olio che mi piace definire fine, comunque con una bassa viscosità. L’obiettivo è quello di tenere lubrificato il componente, senza che questo attiri e blocchi lo sporco».

Le bici dei pro’, lavate con i getti per praticità, ma controllate ogni volta
Le bici dei pro’, lavate con i getti per praticità, ma controllate ogni volta
Per le gare del Nord gestite la lubrificazione in modo differente?

TOSELLO: «Anche in questo caso si cerca di valutare le condizioni ambientali. La gestione cambia parecchio se dobbiamo affrontare delle strade polverose, rispetto al bagnato pesante. Al Nord la pioggia è sinonimo di terra e fango ed è necessario usare dei lubrificanti grassi, corposi e viscosi. In questi casi è impossibile evitare i problemi, ma si cerca di aumentare l’efficienza del comparto, cuscinetti e catena, portando la vita del lubrificante il più avanti possibile nella gara».

CORNACCHIONE: «Cerchiamo di adottare il compromesso migliore, sapendo che è impossibile che una catena e/o i cuscinetti restino lubrificati in modo ottimale per oltre 200 chilometri di polvere, acqua e fango».

Il controllo del movimento centrale obbliga alla rimozione della guarnitura
Il controllo del movimento centrale obbliga alla rimozione della guarnitura
Quali operazioni sono necessarie dopo gare tipo Strade Bianche e Roubaix, Fiandre e le altre del Nord?

TOSELLO: «Dopo queste gare le bici sono tutte da smontare. Per essere sicuri di fare un bel lavoro e preservare alcune parti, noi meccanici dobbiamo lavare a fondo almeno 2/3 volte consecutivamente, ma spesso i cuscinetti, le sfere e le catene sono irrecuperabili e sono da cambiare».

CORNACCHIONE: «Le biciclette vengono lavate in modo accurato ed approfondito, anche quelle che sono rimaste inutilizzate e sulle ammiraglie. Talvolta una singola bici subisce diversi lavaggi consecutivi. Se c’è il tempo, il giorno successivo si smontano i cuscinetti dello sterzo e le calotte del movimento centrale. Si interviene dove è possibile, si sgrassa con uno spray apposito e si lubrifica profondamente. In particolare dopo le gare del Belgio, quelle bagnate e fangose, la catena si butta, per evitare problemi che si possono presentare nella gara successiva».

Il Team Bike Exchange in ritiro con abbigliamento Giordana

Giordana, ecco come si vestono Yates e Fuglsang

04.02.2021
4 min
Salva

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo delle aziende che riforniscono i professionisti. Questa volta abbiamo sentito Giordana e nello specifico Giorgio Andretta, fondatore e titolare dell’azienda. Il marchio italiano collabora con il Team Astana e il Team Bike Exchange (foto in apertura).

Misure personalizzate

Sempre più spesso le aziende ci dicono che i professionisti vengono equipaggiati con prodotti che sono uguali a quelli che si trovano in commercio. Vediamo se anche per Giordana vale lo stesso approccio.
«Tutti i materiali che usano i professionisti sono gli stessi che si trovano nelle nostre linee rivolte ai ciclisti normali – esordisce Giorgio Andretta – quello che facciamo è personalizzare le misure. Diciamo che i professionisti sono talmente magri che di partenza riduciamo tutto di una taglia rispetto al normale».

L’obiettivo di Giordana è quello di soddisfare al meglio le esigenze dei corridori: «Alcuni ragazzi hanno delle misure particolari e in questi casi andiamo a realizzare dei capi su misura, però i materiali sono quelli che trovi in negozio nelle nostre linee top di gamma».

Astana in ritiro invernale 2021
Il Team Astana in ritiro con le nuove divise Giordana (Credit @gettysport)
Astana in ritiro invernale 2021
Il Team Astana in ritiro con le nuove divise Giordana (Credit @gettysport)

In galleria del vento

Il punto su cui Giordana lavora molto è la ricerca e sviluppo di nuovi materiali e in questo campo i professionisti giocano un ruolo attivo.
«Tutti i capi che produciamo vengono testati in galleria del vento – ci spiega Andretta – dal body fino al giubbino invernale. Nello sviluppo dei nuovi prodotti cerchiamo sempre di soddisfare le richieste che i corridori ci fanno».

Un esempio che il titolare di Giordana ci ha fatto riguarda la membrana che viene usata per i giubbini invernali, che è molto traspirante, ma è poco elastica ed è difficile realizzare capi attillati: «Per ovviare a questo inconveniente sui punti meno traspiranti mettiamo un tipo di membrana che è più ergonomica e rimane più aderente al corpo, in questo modo favoriamo l’aerodinamicità del capo».

I pro’ come tester

A conferma del ruolo fondamentale dei professionisti nello sviluppo dei nuovi materiali Giorgio Andretta ci ha spiegato che: «Tutte le linee di abbigliamento sono derivate dai professionisti. Usiamo i corridori come tester, perché loro richiedono delle cose particolari e le mettono sotto torchio per bene. Possiamo dire che se vanno bene a loro, vanno bene a tutti».

Ma la fase di test non si limita solo ai professionisti.
«Oltre ai corridori usiamo come tester anche alcuni amatori evoluti e una serie di ambassador che abbiamo sparsi per il mondo. Questo ci permette di adattare i nostri capi anche a fisionomie ed esigenze diverse rispetto alle nostre».

Team Bike Exchange donne 2021
Giordana rifornisce anche il Team Bike Exchange femminile
Team Bike Exchange
Giordana rifornisce anche il Team Bike Exchange femminile

Ricerca e professionisti

Possiamo dire che i professionisti riforniti da Giordana partono a inizio stagione con materiale che è uguale a quello che si trova in commercio e durante l’anno testano nuove soluzioni tecniche, che una volta approvate vengono immesse nelle collezioni dell’anno dopo. E’ un circolo virtuoso che vede al centro di tutto la ricerca e i professionisti.

Giorgio Andretta ci ha raccontato un paio di aneddoti per farci capire meglio come funziona lo sviluppo dei prodotti.
«Di recente volevo cambiare il fondello per migliorarlo. Quando l’ho comunicato alle squadre mi hanno detto tutti di non farlo, di lasciarlo così com’è perché va benissimo – e poi aggiunge – noi non facciamo molti tipi di fondelli, ne abbiamo due modelli per uomo e due da donna. Il segreto di un fondello è la semplicità, deve essere morbido, elastico e deve traspirare. Noi incapsuliamo all’interno del filo del tessuto che va a contatto della pelle dell’Aloe vera, che è antibatterica, rinfresca ed è anche lenitiva».

Astana abbigliamento Giordana
Un capo importantissimo è il pantaloncino soprattutto il fondello (Credit @gettysport)
Abbigliamento Giordana
Un capo importantissimo è il pantaloncino soprattutto il fondello (Credit @gettysport)

Materiali diversi

E poi ci sono i body da cronometro e da tutti i giorni.
«Il body da cronometro è arrivato ad uno sviluppo altissimo, sono testati in galleria del vento e devono essere pensati per fornire la massima velocità per un tempo di utilizzo limitato. Discorso diverso per il body per le gare normali. Non si possono usare gli stessi materiali, perché i ragazzi lo devono usare per diverse ore al giorno. Per le gambe usiamo dei materiali leggerissimi che forniscono anche una compressione graduata che aiuta il recupero – e poi continua Andretta – mentre per la parte alta usiamo dei materiali più traspiranti e più morbidi rispetto al body da cronometro proprio per dare più comfort».

Wilier 0 SLR

Wilier O SLR, la sua forza è nel metodo costruttivo

08.12.2020
4 min
Salva

Wilier ha recentemente presentato la Filante, la nuova bicicletta dal carattere aerodinamico, e in prospettiva 2021 continuerà a fornire le biciclette al Team Astana. Fra le scelte che offrirà a Fuglsang e compagni ci sarà anche la Wilier 0 SLR.

Tra le più leggere

Anche se nel corso della stagione il marchio veneto fornirà ai corridori la Filante, ma la Wilier 0 SLR rimarrà fra le opzioni che potranno usare i ragazzi di Martinelli. Il suo peso contenuto è stato molto apprezzato durante la stagione che si è chiusa da poco. Il telaio pesa 780 grammi nella taglia M in versione colore nero opaco. La forcella si attesta a 340 grammi. Un risultato fra i migliori sul mercato per quanto riguarda le bici con i freni a disco e non solo. Wilier segnala che con l’allestimento top di gamma si arriva ad avere una bicicletta completa di 6,5 chilogrammi.

La Wilier 0 SLR montata con lo Shimano Dura Ace Di2
La Wilier 0 SLR montata con lo Shimano Dura Ace

Wilier è stata fra le prime

Oltre ad essere leggera la Wilier 0 SLR vanta la piena integrazione dei cavi all’interno del manubrio per un risultato estetico di altissimo livello. Da sottolineare che Wilier è stato uno dei primi marchi a percorrere questa strada con la Cento10AIR. Nel caso della Wilier 0 SLR i vari componenti sono stati re-ingegnerizzati e sviluppati: il manubrio integrato 0, i distanziali manubrio in materiale composito e la sezione del tubo sterzo del telaio.

Wilier ha curato ogni dettaglio per un risultato notevole
Wilier ha curato ogni dettaglio per un risultato tecnico ed estetico notevole

Distanziali ad hoc

I distanziali tra il tubo sterzo del telaio e il manubrio sono in materiale composito ad elevata rigidità. Per consentire il passaggio dei cavi è stata creata una cavità specifica per questa funzione. Per non interferire con i cavi che scorrono fra manubrio e telaio sono composti da due parti, permettendo di montarli e smontarli in maniera semplice e veloce.

Impatto frontale molto pulito grazie ai cavi integrati
Grazie all’integrazione dei cavi l’impatto frontale è molto pulito ed efficace

Rapporto rigidità peso

Per quanto riguarda il cuore della Wilier 0 SLR, vale a dire il telaio, è stato fatto un grande lavoro per trovare l’equilibrio fra leggerezza e rigidità. Uno degli indici per valutare le prestazioni di una bicicletta è l’STW, che sta per Stiffness to Weight, vale a dire il rapporto tra i valori di rigidità e peso del telaio. Non è un segreto che per irrigidire un telaio si aggiunga materiale, che però va ad impattare sul peso. Al contrario se l’obiettivo è il peso si rischia di sacrificare la rigidità. I tecnici Wilier sono riusciti grazie alla miscela di carbonio utilizzata, al particolare posizionamento delle fibre e all’innovativa tecnologia costruttiva ad ottenere un indice STW davvero elevato. Basti pensare che hanno migliorato del 24% il valore STW rispetto alla Zero.7 e Zero.6.

Cambio ruote più veloce

Un altro punto su cui hanno lavorato in Wilier è la velocità di rimozione della ruota con i perni passanti. Grazie ai perni passanti Speed Release non bisognerà estrarre completamente il perno dalla ruote. Questa soluzione porta mediamente un risparmio di 7 secondi nel cambio ruota rispetto al perno passante tradizionale. Inoltre, lo Speed Release pesa meno, solo 85 grammi.

La Wilier 0 SLR nel bel colore Admiral blu e con lo Sram Red eTap AXS
La Wilier 0 SLR nel bel colore Admiral Blu e con lo Sram Red eTap AXS

Prezzi

Per quanto riguarda i prezzi segnaliamo che il Kit telaio si può acquistare per 5.000 euro. Mentre per la bici completa si parte dai 7.200 euro equipaggiata con il gruppo Shimano Ultegra Di2, ruote Shimano RS170 e sella Prologo Dimension fino ai 12.400 euro per la versione con il Campagnolo Super Record Eps, ruote Campagnolo Bora WTO 33 Disc Dark e sella di Selle Italia SLR Boost Carbon.

wilier.com