L’addio di Van Avermaet, un uomo comune in cima al mondo

22.10.2023
6 min
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«Quando diventi professionista, è un punto di partenza, è come se tutti partissero alla pari, devi semplicemente metterti alla prova e capire dove puoi arrivare. E io sono stupito di dove sono arrivato». In queste parole è racchiusa l’essenza della carriera di Greg Van Avermaet, che alla Parigi-Tours ha chiuso la carriera durata 16 anni e contraddistinta da 42 vittorie. Alcune di peso specifico enorme, come l’oro olimpico di Rio 2016 che gli ha ritagliato un posto fra i grandi del ciclismo belga. Per questo il suo ritiro non poteva passare inosservato.

«Quando ho iniziato – racconta – ero uno dei tanti. Avevo ambizioni, certo, volevo incidere, chi non lo vuole? Pian piano ho sentito che in certe gare come le classiche mi sentivo di essere migliore di tanti. Ma non avrei mai pensato di arrivare in cima, al numero 1 del ranking. Eppure è successo».

Greg con la figlia Fleur. Ora avrà la possibilità di godersi di più la famiglia, cosa che gli è mancata
Greg con la figlia Fleur. Ora avrà la possibilità di godersi di più la famiglia, cosa che gli è mancata

Un portiere mancato

D’altronde non potrebbe essere altrimenti, considerando le sue origini sportive. Da ragazzino, Greg non sognava di essere un ciclista, lui che pure veniva dalle Fiandre, che aveva avuto un nonno corridore professionista e un padre buon dilettante. Lui non guardava a Merckx o De Vlaeminck, Museeuw o Boonen, i suoi idoli erano Pfaff e Preud’homme. Greg voleva fare il calciatore o meglio il portiere. Era arrivato proprio alle soglie del grande calcio, a 17 anni militava nel Beveren, squadra di prima divisione belga avversaria tante volte dei nostri club nelle Coppe. Quel sogno s’infranse un giorno, con un grave infortunio. La riabilitazione passò per la bicicletta e Greg scoprì che nella sua vita era pronto un piano B.

«Quando ho iniziato – ricorda – c’era gente come Armstrong, Hincapie, Museeuw, Cancellara. E’ stato meraviglioso misurarsi con loro e crescere attraverso di loro».

Uno in particolare è stato il suo mentore, quasi senza saperlo: «Per me Hincapie era un’ispirazione, aveva un’atmosfera particolare intorno a sé e tanti anni dopo ho capito che io lo ero diventato per gli altri. Era bello vedere ragazzi come Florian Vermeesch venire in corsa vicino a me a chiedere consigli. Anche questo significa aver fatto la propria parte».

La storia di Van Avermaet è fatta anche di cadute, soprattutto al Giro delle Fiandre (foto Velo Online)
La storia di Van Avermaet è fatta anche di cadute, soprattutto al Giro delle Fiandre (foto Velo Online)

Il ritratto… ripetuto

Sedici anni di carriera sono contraddistinti da tanti episodi. Ma per descrivere l’uomo oltre il campione, può bastarne uno, quasi avulso dalle corse, dalle vittorie e sconfitte. Lo raccontava James Startt, fotografo americano alla rivista Velo Outside.

«Ogni anno Greg ha preso parte alla trasferta canadese – ha detto – per preparare al meglio i mondiali. Alloggiava sempre allo Chateau Frontenac, storico hotel nel cuore di Quebec City. Nel 2018, dopo l’allenamento, gli dissi che avevo trovato un angolo nella reception molto particolare, con una sedia del XVIII secolo circondata da dipinti storici con cornici in foglia d’oro, dove fare un ritratto, lui vestito da ciclista in un contesto completamente diverso.

«Lui, con la divisa BMC, assunse pose che mi piacevano molto per il contrasto che esprimevano e al contempo per quel che dicevano del personaggio. Quand’era tutto fatto, mi arrivò un messaggio dall’addetto stampa: le foto non si potevano usare, non aveva usato le scarpe da ginnastica del team perché aveva fastidi a un piede. Entrai nel panico, la foto era già stata spedita, ma a risolvere le mie difficoltà e i miei timori intervenne lo stesso Greg, disposto a rivestirsi di tutto punto e rifare tutto. Provate a chiedere oggi la stessa cosa…».

Il particolare ritratto scattato da James Statts nel 2018. Una storia dietro questo scatto
Il particolare ritratto scattato da James Statts nel 2018. Una storia dietro questo scatto

Talento e buon fiuto

Van Avermaet può essere considerato l’esempio di come si possa arrivare lontano attraverso due ingredienti specifici: talento e un buon fiuto, che ti consentono di stravolgere anche quelle regole che sembravano scritte. La sua vittoria più grande è figlia di questa regola, il titolo olimpico di Rio 2016: non era una gara per lui, alla vigilia nessuno avrebbe scommesso sulle sue possibilità, lui splendido passista in una gara che sembrava disegnata apposta per chi sapeva andare in salita.

La corsa si era messa esattamente come si prevedeva. Anzi, il suo epilogo sembrava segnato quando Vincenzo Nibali lanciò l’attacco in compagnia del colombiano Henao. In discesa lo Squalo stava costruendo il suo capolavoro, ma una malefica curva lo tradì. Van Avermaet era dietro, ma era sopravvissuto, fra crisi e cadute altrui, fino ad approdare alla gloria eterna.

Van Avermaet con l’oro di Rio 2016, secondo belga a conquistarlo alle Olimpiadi
Van Avermaet con l’oro di Rio 2016, secondo belga a conquistarlo alle Olimpiadi

La maledizione del Fiandre

La sua è stata una carriera di vittorie e fallimenti, anche nei suoi due anni più ricchi: il biennio 2016-17. Nel 2016 era partito fortissimo con le vittorie all’Omloop Het Nieuwsblad e alla Tirreno-Adriatico, era stato 5° alla Sanremo e prometteva sconquassi alle classiche, ma una rovinosa caduta al Fiandre gli costò la frattura della clavicola. Sembrava che la stagione fosse ormai persa, invece risorse dalle sue ceneri approdando alla vestizione della maglia gialla al Tour e all’apoteosi di Rio. Nel 2017 la caduta sull’Oude Kwaremont al Fiandre, quando davanti Gilbert era ancora raggiungibile: quel giorno la classica che più amava sfuggì ancora una volta, la definitiva. Ma sette giorni dopo, Greg sbaragliò la concorrenza a Roubaix.

La carriera di Van Avermaet ha sempre avuto in Sagan un punto di riferimento, il suo contraltare ed è curioso che i loro ritiri siano avvenuti a una settimana di distanza, quasi un segno del cambio generazionale. Due personaggi molto diversi fra loro, caratteri opposti. Molti rivedono nella loro rivalità quella attuale fra Van Der Poel e Van Aert, dimenticando probabilmente che quest’ultima non è però scaturita dal ciclismo su strada, ma è figlia di un processo più lungo e passato attraverso il ciclocross.

Van Avermaet e Sagan al mondiale 2017. La loro rivalità è stata il sale del ciclismo per anni
Van Avermaet e Sagan al mondiale 2017. La loro rivalità è stata il sale del ciclismo per anni

Fermarsi in tempo

Van Avermaet, nel suo passo d’addio, ha rivolto un particolare pensiero al suo rivale slovacco: «Peter ha vinto molto più di me, ma quand’eravamo sul mio terreno ho potuto batterlo alcune volte e questo rende le cose più belle. Lo rispetto molto, ha reso la mia carriera ancor più bella».

Probabilmente “Golden Greg”, come viene chiamato da quel giorno di Rio, avrebbe potuto ancora continuare, ma del suo ritiro si sapeva già dalla primavera.

«Io mi diverto ancora, mi piace pedalare – ha raccontato – ma sento che quel livello, quello del ciclismo di oggi, non mi appartiene più. Le classiche non sono state un granché, così ho deciso che poteva bastare, mi scadeva il contratto con l’AG2R Citroen Team e non mi sono neanche messo a cercarne un altro. E’ meglio fermarsi quando ancora si esprime qualcosa. Io sono ancora preparato, ma non ho più lo scatto di prima e così anche una top 10 diventa proibitiva. Allora mi chiedo, a cosa servirebbe? Sono contento di quel che ho fatto».

BMC 2023: WorldTour con AG2R-Citroen e poi c’è Tudor

13.02.2023
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BMC è presente nel ciclismo professionistico di primissima fascia con la francese AG2R-Citroen. La sensazione che si percepisce dall’esterno è che il naturale prosieguo nel circus dei pro’ sarà con la Tudor Pro Cycling di Fabian Cancellara. BMC è legata anche in modo personale al campione svizzero.

Abbiamo chiesto a Stefano Cattai, uomo di collegamento tra l’azienda rosso-crociata ed i professionisti, di raccontarci le biciclette in dotazione ai team.

La Teammachine SLR01 della Tudor Pro Cycling (foto Tudor Pro Cycling)
La Teammachine SLR01 della Tudor Pro Cycling (foto Tudor Pro Cycling)
Quali versioni vengono fornite ai team dei pro’?

Ci sono i progetti consolidati di BMC, ovvero la Teammachine SLR01, Timemachine road per i corridori che vogliono una bici con una forte connotazione aero e la versione da crono.

Due team con una matrice UCI molto diversa, cosa cambia?

I materiali sono gli stessi. In termini di fornitura complessiva possono cambiare i numeri e generalmente quelli di un team WorldTour sono maggiori e molto impegnativi.

I portaborraccia sono integrati nelle tubazioni. Qui si nota anche la centralina Campagnolo per l’EPS (foto Pauline Ballet)
I portaborracccia sono integrati nelle tubazioni. Qui si nota anche la centralina Campagnolo per l’EPS (foto Pauline Ballet)
Rimaniamo in ambito WorldTour. BMC quante bici fornisce ad ogni corridore?

Di base sono da considerare 4 bici da strada per ogni corridore, una per allenarsi e tre per le gare. Poi ci sono tre bici da crono. In questi numeri non sono comprese le variabili del caso, ovvero richieste specifiche di alcuni corridori e prodotti destinati allo sviluppo, fattori che fanno aumentare il numeri di biciclette destinate alla squadra.

Le biciclette dei pro’ sono le stesse che sono a disposizione dei normali utenti?

Sì ed è da sempre la politica di BMC. La volontà di fornire ai pro’ le stesse biciclette presenti nel listino tradizionale fu messa in opera ben prima che l’UCI imponesse ai marchi l’obbligo di avere le medesime biciclette disponibili normalmente per il mercato.

Trasmissione Campagnolo SuperRecord EPS e power meter P2Max, versione NGeco (foto Pauline Ballet)
Trasmissione Campagnolo SuperRecord EPS e power meter P2Max, versione NGeco (foto Pauline Ballet)
Tornando invece alla fornitura per i team, BMC fornisce esclusivamente i frame-kit, oppure interviene anche sulla componentistica?

BMC interviene in modo diretto con la fornitura della bicicletta completa. E’ una politica che mira ad avere anche delle biciclette che possiamo categorizzare come team replica e che BMC può inserire nel normale catalogo. E poi la stessa azienda ha un contatto sempre diretto con i diversi player/fornitori.

Sulle bici 2023 c’è qualche novità, rispetto alle versioni 2022?

Agli atleti AG2R-Citroen è stata fornita la bicicletta con l’ultima versione del manubrio integrato in carbonio, quello presente anche sulla versione top di gamma della Kaius, la bici gravel racing. Anche gli atleti della Tudor Cycling lo stanno provando e lo avranno tutti a stretto giro. Abbiamo preferito completare la dotazione del team WorldTour, come è facile immaginare la vetrina è diversa.

Con una taglia di questo manubrio riuscite a coprire tutte le richieste?

Sì esatto, siamo riusciti a fare collimare un prodotto molto efficiente in fatto di comfort, aerodinamica e leggerezza, capace di rispondere anche alle richieste attuali. E’ stretto sopra, ergonomico e con una svasatura verso il basso. La soluzione inoltre, permette ai corridori di raggiungere facilmente proprio la parte bassa della piega, con vantaggi notevoli per la posizione bassa. Si interviene esclusivamente sulla lunghezza dell’attacco.

Più intensità, la nuova preparazione di Vendrame

03.01.2023
5 min
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Nell’ultima intervista con Andrea Vendrame (in apertura foto Instagram), il corridore dell’AG2R Citroen ci aveva parlato del cambio di preparatore. Lui stesso aveva dichiarato che bisognava cambiare, che c’era questa necessità. A distanza di qualche giorno Vendrame ci spiega cosa ha cambiato e perché.

Perché un corridore che va forte dovrebbe modificare il suo allenamento? La risposta è una: ambizione. Cercare nuovi stimoli, mentali e fisici per fare ancora di più. E a certi livelli optare per certi cambi non è così facile, né così scontato.

Dopo un ottimo 2021, Vendrame vuol tornare alla vittoria. Qui il successo al Giro a Bagno di Romagna
Dopo un ottimo 2021, Vendrame vuol tornare alla vittoria. Qui il successo al Giro a Bagno di Romagna
Andrea, innanzitutto, come ci si rende conto che bisognava cambiare? 

Premetto che non mi ero trovato male con il mio preparatore precedente. Assolutamente no. Analizzando dei file con gli esperti del team, siamo arrivati alla conclusione che non arrivavo abbastanza pronto alle corse. Ero ad una una sorta di 70% per tutta la stagione senza mai avere un picco super al 100%. Il che al giorno d’oggi non va bene. Le corse richiedono di arrivare al 100%. Sì, stando al 70% sei competitivo quasi tutto l’anno, però non al tal punto da poter vincere.

Chiaro, bisogna rafforzare il picco…

Esatto, sono stati analizzati tanti aspetti, dai file di allenamento a quelli della corsa, il recupero… Erano necessari dei piccoli miglioramenti che quest’anno penso si possano fare.

Quando dici: «Ci siamo resi conto» cosa intendi nel concreto? Vi siete riuniti ad un tavolo?

A ottobre, dopo il Lombardia, abbiamo fatto una riunione. Ci siamo ritrovati per fare delle visite mediche e tracciare un bilancio della stagione. E da lì abbiamo intrapreso questa strada. C’è stato un incontro con tutti i direttori sportivi e tutti i preparatori. Mi hanno fatto notare cosa andava e cosa non andava. Attenzione però: questo non significa che stravolgerò la mia vita o che userò metodologie rivoluzionarie. Si tratta di aggiustamenti.

Più fatica in pianura, meno energie per la salita. Vendrame sta lavorando anche su questo aspetto
Più fatica in pianura, meno energie per la salita. Vendrame sta lavorando anche su questo aspetto
E quali sono questi aggiustamenti?

Usavo un metodo di allenamento vecchio. Come dicevo prima avevo una buona condizione tutto l’anno pur avendo un paio di picchi. Quest’anno vogliamo concentrarci di più sui picchi. Quindi anziché stare a quell’ipotetico 70%, magari scenderò al 50% ma sarò più performante quando dovrò essere al 100%. Sarà un po’ come un grafico del mercato azionario! Un esempio concreto: abbiamo visto che non arrivavo abbastanza pronto a prendere le salite, faticavo un po’ troppo e per questo non tenevo moltissimo.

Stai lavorando di più sul fuori soglia?

Abbiamo iniziato ad allenarlo, sì. Prima non ci passavo tanto tempo. Più intensità. Il tempo in bici rimane pressoché invariato. Prima magari stavo 5 ore in bici ed erano 5 ore al medio o medio-basso, al massimo con qualche esercizio di forza. Quest’anno in quelle cinque ore ci sono degli esercizi a soglia e fuori soglia. Non vado mai regolare per troppo tempo.

Ora che fai più intensità, hai inserito anche il giorno di riposo totale?

A me il riposo totale non è mai piaciuto e infatti in questa riunione di ottobre da una parte mi hanno ripreso sul fatto che non riesco mai a staccare la bici. Dall’altra, mi hanno detto: «Ah, se fossero tutti come te», in relazione alla precisione e puntualità sul programma. Preferisco fare un’uscita blanda piuttosto che stare fermo del tutto. Sono abbastanza un robot. Adesso questa nuova metodologia prevede anche degli scarichi di lavoro. Per esempio dopo il ritiro di dicembre, una volta rientrato a casa, ho fatto quattro giorni di palestra+bici. Palestra la mattina a digiuno e poi uscivo in bici per un’ora e mezza e molto tranquillamente. O se non facevo palestra facevo due ore e mezza, non di più.

Ciclismo sport di endurance, ma avere la “botta secca” è sempre più importante e Vendrame lo sa bene
Ciclismo sport di endurance, ma avere la “botta secca” è sempre più importante e Vendrame lo sa bene
Alla luce di tutto è ancora più importante la programmazione del calendario. Vanno individuati a monte i periodi di picco. E’ così?

Intanto abbiamo iniziato a tagliare la stagione in due: prima parte fino al campionato italiano, seconda parte dopo il tricolore. Con la squadra abbiamo progettato un programma che si adatti alle mie caratteristiche e soprattutto ai tempi di recupero.

E per un corridore come te, Andrea, abituato a lavorare come un “diesel”, ti piace fare queste sgasate? Come ti approcci a questi lavori mentalmente e fisicamente?

Alla sera guardo cosa devo fare il giorno dopo e vedo esercizi che non avevo mai fatto prima e penso che potrebbe essere “carino”, stimolante. E quindi sei lì che pensi a come andrà. Quando stai per uscire ricontrolli quel che devi fare… Ripeto, sono cose nuove, e la testa ha quel senso di curiosità.

E il fisico come sta reagendo?

Anche il fisico reagisce bene ed è invogliato. Ogni settimana, bene o male, hai sempre esercizi nuovi.

In virtù di queste maggiori intensità hai variato anche la tua alimentazione? Un gel in più in tasca c’è?

Ci stiamo ancora lavorando col mio nutrizionista. Fino al ritiro abbiamo cercato di non mangiare tantissimo perché le ore di allenamento non erano tante. Dal ritiro invece con il fatto che i chilometri iniziavano ad aumentare, anche se erano soprattutto di endurance (a “bassa” intensità, ndr) ci si alimentava di più. Zuccheri e carboidrati, anche durante l’allenamento, non sono mancati. Ci stiamo orientando su un ciclismo sempre più scientifico. Stiamo passando dai “risini” e le barrette ai gel e ai carboidrati sciolti in borraccia, quindi ad un’alimentazione liquida e io seguo questa tendenza già dal 2019. In corsa ormai utilizzerò una barretta… forse.

Con Fede entriamo in casa dell’AG2R Under 23

15.08.2022
4 min
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Prima Tronchon e la sua vittoria in qualità di stagista, poi le radici europee di Jorgenson. Se si parla di ciclismo giovanile, prima o poi si incappa della struttura dell’AG2R (in apertura la foto di Michael Gilson/DirectVelo), uno dei massimi esempi di come un team del WorldTour non sia solamente un insieme di corridori professionisti. La formazione francese è fortemente radicata, lavorando in profondità fino alle categorie più piccole da permettere ai migliori talenti francesi e non solo di emergere, ma soprattutto di farsi trovare pronti a 360° quando verranno chiamati a entrare nel consesso più alto.

C’è un ragazzo italiano che sta seguendo questa trafila e per farlo ha scelto di lasciare la sua terra e la sua famiglia per andare in cerca di un futuro. Gabriel Fede si era fatto un nome nel panorama italiano nel ciclocross e proprio quei successi lo hanno proiettato in Francia: «Mi hanno chiamato per fare dei test. Sono rimasto 4 giorni, poi mi hanno mandato a casa e mi hanno richiamato successivamente, offrendomi la possibilità di trasferirmi e studiare lì».

Fede Estivale Bretonne 2022
Fede sul podio della terza tappa dell’Estivale Bretonne. L’azzurro ha chiuso 5° a 2’33” da Le Ny (FRA)
Fede Estivale Bretonne 2022
Fede sul podio della terza tappa dell’Estivale Bretonne. L’azzurro ha chiuso 5° a 2’33” da Le Ny (FRA)
Come funziona la loro struttura?

E’ un centro di formazione a tutti gli effetti, funziona come un college americano: d’inverno si studia e al pomeriggio ci si allena, perché l’intento è dare ai ragazzi una base sia per chi avrà un futuro nel ciclismo, sia per chi troverà la sua strada al di fuori. Man mano poi si sale di categoria e si entra nella società corrispondente. Io sto affrontando il mio primo anno da under 23.

Fate quindi vita in comune?

Sempre. La società mette a disposizione degli appartamenti, poi si mangia tutti insieme alle 12 e alle 19, ma naturalmente si studia e ci si allena in comune. In squadra con me ci sono 13 francesi, poi un inglese, un danese e io. Tutti under 23 salvo un elite.

Com’è stato il tuo ambientamento? Ti sei ritrovato dall’oggi al domani in una realtà diversa…

Non è stato facile, i primi tempi la barriera linguistica era un ostacolo e poi c’era tanto a cui doversi abituare. Pian piano le cose sono andate migliorando, io continuo a studiare il francese e con i ragazzi abbiamo formato un bel gruppo. Adesso posso dire che non ci sono grandi differenze con l’Italia.

AG2R allenamenti 2022
Allenamenti in comune come anche lo studio. D’inverno non manca l’attività nel ciclocross (foto Instagram)
AG2R allenamenti 2022
Allenamenti in comune come anche lo studio. D’inverno non manca l’attività nel ciclocross
Dal punto di vista ciclistico come ti trovi?

La cosa che a mio parere è più evidente è che i criteri sono molto diversi. Non abbiamo addosso pressioni, l’obiettivo è far maturare ognuno di noi secondo i propri tempi, gareggiando spesso, facendo esperienze. Io ho accumulato già una quarantina di giorni di gare e molte ce ne saranno da qui alla fine della stagione.

Ripensandoci è una scelta che rifaresti?

Senza pensarci due volte… Io ci credo fortemente e mi sono ritrovato in un ambiente eccezionale. Sono contentissimo e non tornerei indietro.

Che impatto ha avuto la vittoria di Tronchon?

Eravamo tutti insieme a vederla con il nostro capo allenatore, è stata una grande emozione, quando ha tagliato il traguardo siamo esplosi tutti…

Ag2r giovanile 2022
Il gruppo giovanile dell’AG2R si sviluppa sin dalle categorie più piccole con il team La Morte Servolet
Ag2r giovanile 2022
Il gruppo giovanile dell’AG2R si sviluppa sin dalle categorie più piccole con il team La Morte Servolet
Ti rivedremo nel ciclocross?

Tutti i ragazzi fanno ciclocross d’inverno, ma soprattutto in allenamento. La preparazione per la stagione su strada inizia molto presto, quindi credo che gare non ce ne saranno, ma continuerò comunque a praticarlo.

Che programmi avete?

Dopo qualche altra gara in Francia, dove tra l’altro ho vinto una tappa all’Estivale Bretonne finendo 5° in classifica e 1° dei giovani, faremo tutto il calendario delle classiche italiane di settembre, dal Giro dell’Emilia alla Ruota d’Oro alla Piccola Sanremo.

Fede 2022
Primo anno in Francia per Gabriel Fede, che studia francese e vuole frequentare lì l’università
Fede 2022
Primo anno in Francia per Gabriel Fede, che studia francese e vuole frequentare lì l’università
Tornando all’impresa di Tronchon, che impressione vi ha fatto vedere un vostro compagno vincere fra i “grandi”?

Non posso nascondere che è un po’ l’obiettivo di tutti. Ognuno di noi si pone il traguardo di avere uno stage con la squadra maggiore, se poi in quell’occasione riesci anche a metterti in mostra, la strada verso un contratto da pro’ è tracciata. Fra noi però non c’è invidia.

E con l’altro grande gruppo francese Under 23, quello della Groupama FDJ dei vari Martinez, Gregoire, Thompson?

C’è molto rispetto e sana rivalità sportiva. Hanno ottenuto grandi risultati, questo è certo, ma noi non siamo da meno…

Pirelli P Zero Race: nuova era della velocità

15.03.2021
4 min
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Embargo fino al 15 marzo (oggi) alle 14,30: gli amici di Pirelli sono stati chiari. Poco male, pensiamo, c’è più tempo per capire come sono fatti i nuovi P Zero Race. Ci hanno chiesto di sceglierne un tipo e francamente non è stato facile, fra un modello da gara e uno da allenamento. Alla fine però ha prevalso l’anima corsaiola ed ecco qui questi nuovi copertoncini con sezione da 26, disponibili tuttavia anche da 28 e 30. Abbiamo scelto di montarli e scoprirli presso un’officina Pirelli, Cicli Antonelli di Villanova, per avere il riscontro di chi maneggia questi prodotti già da un po’.

Test WorldTour

Quando sviluppi un prodotto da gara, devi per forza sapere che cosa ne pensino i corridori. Così i test sulla nuova gamma sono iniziati da tre anni a questa parte. Ricordate il mondiale di Harrogate, con il sole al sabato e il diluvio la domenica? Anche lì i corridori della Trek-Segafredo, della attuale Team Bike Exchange e della AG2R furono pregati con preghiera di riservatezza di dire che cosa ne pensassero.

La versione che abbiamo ricevuto è quella con sezione da 26 e peso di 205 grammi
La versione che abbiamo ricevuto è quella con sezione da 26 e peso di 205 grammi

Tubolari addio?

Come annunciato anche da altri marchi concorrenti nei primi giorni di gare in Belgio, Pirelli punta a rendere più affidabile e performante il pneumatico con camera d’aria, cercando di voltare la pagina sui tubolari. Non è stato semplice però, i test come detto sono andati avanti per tre anni e la ricerca ha portato all’impiego della nuova mescola SmartEVO e alla concezione della struttura TechBELT.

La struttura Tech Belt, con uno strato al di sotto della mescola, riduce il rischio foratura
La struttura Tech Belt, con uno strato al di sotto della mescola, riduce il rischio foratura

Gomme da gara

Una volta montati su cerchi con il canale largo, la sensazione è quella di una consistenza da gomma da corsa per auto. E il perché è presto detto. Il nuovo compound SmartEVO utilizza una mescola di 3 diversi polimeri, ognuno dei quali fornisce prestazioni specifiche e garantisce un perfetto equilibrio di caratteristiche, come grip e scorrevolezza. Per ottenere la composizione voluta, Pirelli ha sfruttato la sua eccezionale esperienza sviluppata in oltre 100 anni di corse nel modo dei motori e ha individuato una miscela di polimeri con caratteristiche di comportamento “intelligenti”. Ottenendo una superiore aderenza su asciutto e bagnato e riduzione della resistenza al rotolamento

Ecco la tabella pressioni in base al peso
Ecco la tabella pressioni in base al peso

Anti foratura

La struttura Tech Belt è ciò che rende il P Zero Race anche più resistente alle forature. Trattandosi di una gomma da gara, va da sé che il ritardo causato dal dover cambiare la ruota costituisca un imprevisto da esorcizzare.

La carcassa da 120 tpi è stata resa pertanto più resistente grazie a uno strato aggiuntivo di tessuto sottostante la mescola, appositamente studiato per aumentare la protezione alla foratura in diverse condizioni di utilizzo. Nonostante questo, il peso della gomma è di 205 grammi, che sale a 245 con sezione da 30.

Al Team Bike Exchange si preparano le ruote della crono, con copertoncini Pirelli
Al Team Bike Exchange si preparano le ruote della crono, con copertoncini Pirelli

Pressioni inferiori

La sezione maggiore del copertoncino permette pressioni inferiori, come nell’orientamento di questa fase utilizzando cerchi dal canale largo. Scordatevi i gonfiaggi a 9 atmosfere e fidatevi della tabella fornita da Pirelli, con pressioni fino a 8 bar per atleti di 85 chili, ma inferiore ai 7 per corridori sotto i 70 chili e sotto agli 8 per quelli fino agli 85.

Ruote montate con i nuovi P Zero Race, si può partire per il test
Ruote montate, si può partire per il test

Casi estremi

Ovviamente poi la casistica è ampia. La stessa Pirelli suggerisce di diminuire di 0,3 bar all’anteriore se si va in cerca di comfort, mentre per la guida aggressiva sarà meglio non avere differenze fra le due ruote. Altra variabile da considerare invece è la pioggia o il freddo sotto i 7 gradi, nel qual caso può essere utile ridurre la pressione di 0,3 bar in entrambe le ruote.

La guida conferma le sensazioni del primo sguardo, con un appoggio clamoroso nelle curve veloci e la grande scorrevolezza. Ma il parere che davvero conta è quello dei corridori. E non c’è nessuno nelle squadre che li usano ad aver storto il naso.

Team Israel Start-Up nation e caschi HJC

HJC, da Oldani le dritte per Froome e Van Avermaet

07.01.2021
4 min
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Con lo scoccare del 2021 e la stagione pronta a partire si svelano finalmente le nuove dotazioni tecniche delle varie squadre. Tra i tanti cambiamenti abbiamo notato i caschi HJC che verranno indossati dai corridori della Israel Start-Up Nation e dell’Ag2r Citroen. Per farci raccontare questi caschi abbiamo parlato con Stefano Oldani della Lotto Soudal che li ha utilizzati nella stagione appena finita, e con Andrea Nicolosi, Area Sales Specialist per HJC in Italia.

Israel Start-Up Nation e Ag2r

Grandi cambiamenti per il Team Ag2r Citroen e per la Israel Start-Up Nation. Tra questi, c’è anche il casco che utilizzeranno Chris Froome, arrivato alla Israel Start-Up Nation, e Greg Van Avermaet sbarcato all’Ag2r Citroen. I caschi che verranno dati in dotazione alle due squadre sono l’Ibex e il Furion.

Per conoscerli meglio abbiamo chiesto a chi li ha usati nella stagione scorsa.
«Devo dire che mi sono trovato bene con i caschi HJC – esordisce così Stefano Oldani – ne avevamo in dotazione due modelli, quello più aperto che è l’Ibex e quello più aerodinamico che si chiama Furion. Li ho alternati molto durante la stagione. Mettevo il Furion nelle gare più veloci, mentre l’Ibex lo utilizzavo nelle gare con più salita per via della sua maggiore ventilazione e perché riuscivo ad incastrarci bene gli occhiali».

Chris Froome alla Israel
Chris Froome in una delle prime uscite 2021 con il casco Ibex
Chris Froome alla Israel
Chris Froome in una delle prime uscite 2021 con il casco Ibex

Chiusura innovativa

Il corridore della Lotto Soudal ci ha spiegato che la sua soddisfazione per i caschi HJC era dovuta anche al sistema di chiusura innovativo di cui sono dotati.
«In pratica ci sono cinque fori a destra e a sinistra nella zona delle tempie – ci spiega Oldani – e bisogna sceglierne uno in base alla propria misura della testa. Dietro non c’è la rotellina, ma c’è una molla precaricata che tiene in tensione il casco e si adatta automaticamente in base agli spostamenti che si fanno con la testa mentre si pedala». Questo sistema di regolazione si chiama Selfit ed è in dotazione sia all’Ibex che al Furion. Tra le varie qualità che ci ha raccontato Oldani c’è anche l’aspetto estetico: «Anche a livello di design sono molto belli, hanno una bella forma».

Stefano Oldani Tirreno 2020
Stefano Oldani impegnato in una gara 2020 con il casco Furion
Stefano Oldani Tirreno 2020
Stefano Oldani impegnato in una gara 2020 con il casco Furion

Per HJC è un onore

L’impegno di HJC per il 2021 si è moltiplicato ed è passato da una squadra a due squadre World Tour, con corridori di primo piano che lotteranno sia per le classiche che per i grandi giri a tappe.
«Per HJC è un grande impegno e un onore avere corridori come Chris Froome – ci racconta Andrea Nicolosi – speriamo che contribuisca a far conoscere maggiormente questo marchio che è già fra i leader nel settore delle moto».

Niente imbottiture

In effetti le qualità tecniche dei caschi HJC sono molte, infatti oltre all’innovativo sistema di chiusura di cui ci ha parlato Oldani, ci sono altre caratteristiche interessanti.

«Nei caschi HJC sono state tolte le classiche imbottiture grazie alla tecnologia Coolpath, che agevola il flusso d’aria interno – ci spiega Nicolosi – inoltre, la calotta è stata disegnata in modo tale che rimanga sempre staccata dalla testa, in questo modo non si creano problemi in termini di comodità».

Nans Peters nuovo casco HJC Ibex
Nans Peters mostra il casco Ibex con i colori dell’Ag2r Citroen
Nans Peters nuovo casco HJC Ibex
Nans Peters mostra il casco Ibex con i nuovi colori dell’Ag2r Citroen

Leggeri e sicuri

Ovviamente non poteva mancare il fattore sicurezza.
«Tutti i caschi HJC sono dotati di protezione Roll Cage – continua Nicolosi – si tratta di un’armatura interna in titanio che rimane intatta in caso di rottura del casco dovuta ad una caduta». Andrea Nicolosi ci tiene a sottolineare che: «Il Furion è il casco aerodinamico più leggero sul mercato, nella taglia M pesa solo 190 grammi». Per la precisione aggiungiamo anche il peso dell’Ibex, che si attesta a 200 grammi sempre nella taglia M.

Aerodinamici

Infine, sottolineiamo come sia l’Ibex che il Furion sono stati sviluppati in galleria del vento e sfruttano l’effetto Venturi, denominato da HJC Venturi Dynamics. Con questo sistema si massimizza l’efficienza aerodinamica sfruttando la differente pressione del flusso d’aria che entra nel casco tramite i fori della parte frontale e viene scaricata attraverso l’apertura posteriore. Questo porta anche ad un maggiore dissipamento del calore interno.

BMC Teammachine Ag2r Campagnolo

Campagnolo nel 2021 con BMC e Ag2r

07.01.2021
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Campagnolo ha di recente annunciato la propria partnership con BMC Switzerland nel ruolo di fornitore tecnico per la stagione 2021 della rinnovata Ag2r Citroen.
In occasione della presentazione della nuova maglia avvenuta poco prima di Natale, Vincent Lavenu, team manager della formazione transalpina, aveva parlato per la sua squadra di una vera e propria rivoluzione per il 2021. Prima l’ingresso di uno sponsor di peso come Citroen, quindi l’addio alla storica maglia a cubetti a favore di una livrea tutta bianca. Per ultimo gli innesti di Jungels e Van Avermaet al posto di Latour e Bardet a disegnare una formazione votata alle corse di un giorno.
A completare il tutto è arrivato infine l’annuncio di BMC come nuovo marchio di bici per la nuova stagione.

Nuova opportunità di sviluppo

In Campagnolo si sono mostrati fin da subito entusiasti nell’annunciare l’accordo con BMC. Grazie alla nuova partnership con la casa costruttrice elvetica nel 2021 utilizzeranno ruote e gruppi Campagnolo non solo il team WorldTour ma anche la squadra under 23 di Ag2r Citroen.
Entrambi
i team pedaleranno infatti con il Gruppo Campagnolo Super Record EPS disc montato su biciclette BMC Teammachine SLR01. Entrambe le squadre avranno inoltre a disposizione tutti i modelli di ruote Bora WTO e Bora Ultra disc per un set up 100% vicentino.
Per Campagnolo sarà così possibile ricevere ulteriori feedback sulla validità dei propri prodotti da atleti estremamente esigenti, come i campioni dell’Ag2r Citroen, in grado di mettere sotto stress il materiale tecnico a loro disposizione.

Jungels e Naesen Ag2r Bmc Campagnolo
A sinistra Bob Jungels e a destra Oliver Naesen del Team Ag2r Citroen
Jungels e Naesen Ag2r Bmc Campagnolo
A sinistra Bob Jungels e a destra Oliver Naesen del Team Ag2r Citroen

Tecnica e orgoglio

David Zurcher, CEO di BMC Switzerland, ha dichiarato: «Come fornitori delle biciclette del team Ag2r Citroen siamo felici di lavorare con Campagnolo. Avere una forte presenza nel mondo delle competizioni è parte integrante della nostra visione del brand e quindi selezioniamo accuratamente i nostri partner. Campagnolo è un produttore di componenti che condivide la nostra mentalità, con una storia costellata di vittorie. Siamo pronti a far partire questo ambizioso progetto sportivo e raccogliere insieme prestigiosi successi».
Dal canto suo Vincent Lavenu ha voluto aggiungere: «Ci fa estremamente piacere avere Campagnolo con noi nel 2021. Le performance dei loro prodotti sono note nel mondo del ciclismo che conta e il palmares Campagnolo non è secondo a nessuno. L’unione fra una componentistica di eccellenza e telai all’avanguardia mi dà la convinzione di poter iniziare nel migliore dei modi un nuovo capitolo della storia del nostro team».

campagnolo.com