La storia di Jorgenson, fatta di bici e di tante mail

10.08.2022
6 min
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E’ il 2017. Un giovane californiano divide la sua giornata in due: al mattino pedala per ore sulle lunghe strade intorno a Walnut Creek, la sua città natale. Il pomeriggio passa ore al computer, per inviare una mail a tutte le squadre professionistiche europee che ha trovato tramite Google. “Ciao, mi chiamo Matteo Jorgenson e sono un americano di 18 anni, corro il mio ultimo anno da junior con Hot Tubes Cycling e USA Junior National Program. Sono molto interessato a correre per te per il 2018”. Il suo è un lavoro certosino: ogni mail è personalizzata, in base alle caratteristiche del team, al calendario, alle sensazioni che gli desta. Impiega almeno un’ora per inviarne una, perché la studia a fondo. Si aiuta con i traduttori online o chiede consiglio a chi conosce altre lingue. Ne manda dieci, cento e anche molte di più. Perché sa che il ciclismo vero è in Europa e vuole evadere…

La storia di Matteo Jorgenson, uno degli americani emergenti, che ha impressionato molti addetti ai lavori all’ultimo Tour, non si comprende se non si ripercorre l’excursus degli ultimi suoi anni, perché su quest’attività ha investito tutto sin da giovanissimo. In attesa di ricevere qualche risposta valida, che non fosse il solito “le faremo sapere”, Matteo aspetta. La sua grande speranza è approdare all’Hagens Berman Axeon, dalla quale sono passati molti americani, ma la risposta che gli arriva lo gela. Porta chiusa, anzi serrata. Matteo non si perde d’animo: qualcuno risponderà, intanto però c’è una soluzione da trovare e il californiano la trova accettando la proposta del team americano Jelly Belly-Maxxis a condizione di trovare spazio nel gruppo della nazionale Under 23 e poter frequentare la prima parte di stagione nel Vecchio Continente.

Jorgenson Mondiali 2019
Jorgenson è nato il 1° luglio 1999. Qui in maglia nazionale, ai mondiali 2019 (foto Casey B.Gibson)
Jorgenson Mondiali 2019
Jorgenson è nato il 1° luglio 1999. Qui in maglia nazionale, ai mondiali 2019 (foto Casey B.Gibson)

La risposta dalla Francia

Una cosa Jorgenson l’ha imparata presto: «Ogni gara fatta in Europa ne vale più di 10 negli Usa. Le corse sono tutte diverse, cambiano in base al Paese, alle strade, alla gente, ai percorsi. Si impara tantissimo ogni volta, è come andare a scuola. E’ uno sport completamente diverso». L’americano si rende perfettamente conto che il ciclismo oltreoceano è ben poca cosa al confronto, fatto di kermesse che se danno spettacolo alla gente tra un hot dog e una birra, tecnicamente non trasmettono nulla.

Un giorno arriva la svolta. Nella mail trova una risposta, dalla Francia, dalla Chambery CF, squadra che fa parte della rete dell’AG2R La Mondiale. Riesce a parlare con il responsabile, con molta fatica per la differenza linguistica (e questo è un aspetto sul quale torneremo) e si ridanno appuntamento. Il team transalpino vuole saperne di più, vuole i suoi valori di potenza, tutti i suoi dati di allenamento. Alla fine arriva la proposta: un contratto per il 2019 a patto che dall’inizio dell’anno si trasferisca in Francia. Una proposta che sembra un segno, perché contemporaneamente la Usa Cycling annuncia che per problemi di budget non sarà più possibile per i suoi ragazzi fare attività in Europa dalla stagione successiva. Appena in tempo…

Jorgenson AG2R
L’americano ha fatto parte dell’AG2R solo nella seconda metà del 2019, andando poi in Spagna
Jorgenson AG2R
L’americano ha fatto parte dell’AG2R solo nella seconda metà del 2019, andando poi in Spagna

Poliglotta per necessità…

Matteo ha capito che per emergere in Europa non basta pedalare, allenarsi soffrire in bici. Deve davvero mettere in discussione se stesso. Si trasferirà in Francia, ma prima di allora dovrà imparare la lingua: «Non posso partire e poi affrontare viaggi di ore senza poter parlare, comunicare liberamente, non posso costringere gli altri a parlare la mia lingua». Jorgenson studia intensivamente e per l’inverno successivo parla già un fluente francese al punto non solo di poter sostenere una conversazione con i compagni, ma anche di essere intervistato. E così farà anche dopo, quando si trasferirà alla Movistar in Spagna.

Ciclisticamente i francesi capiscono presto che quel ragazzo a stelle e strisce ci sa fare. Si piazza spesso, anche in Italia al Trofeo Edil, lotta per il successo finale alla Ronde de l’Izoard e al Tour de l’Avenir conquista la classifica a punti. E’ forte sul passo e in salita e proprio questo fatto non sfugge ai responsabili del team spagnolo, che interrompono la sua scalata all’interno del team transalpino e lo portano al di là dei Pirenei, perché di uno scalatore c’è sempre bisogno da quelle parti. Erano oltre trent’anni che uno statunitense non vestiva quella maglia, l’ultimo era stato Andy Hampstean, per un breve periodo quando ancora la squadra era targata Banesto.

Jorgenson Jelly 2018
In maglia Jelly Belly Jorgenson è stato vicecampione americano a crono U23 (foto Brian Holmes)
Jorgenson Jelly 2018
In maglia Jelly Belly Jorgenson è stato vicecampione americano a crono U23 (foto Brian Holmes)

Punta tutto sul Tour

Jorgenson continua la sua ascesa, è molto giovane ma soprattutto è americano e per un americano il ciclismo ha un solo sinonimo: Tour de France. Nel 2021, quando gli comunicano che non sarà del team per la Grande Boucle ci resta male e questo influisce anche sulle sue prestazioni al Giro d’Italia («E’ stata la mia peggiore esperienza, non ne avevo più e non era cosa per me – affermerà in seguito – ho capito che se non mi prendo un periodo di pausa a inizio primavera, non posso essere competitivo per il Tour»).

Quest’anno, presosi i suoi tempi, si guadagna i galloni di luogotenente per Enric Mas al Tour. E’ al settimo cielo e soprattutto sente la gamba piena, tonica. Sono tre settimane intensissime, nelle quali entra spesso nelle fughe. Per ben due volte Jorgenson sfiora il podio e quando arriva la delusione è tanta. A Megeve forse con quel Cort Nielsen c’era poco da fare, a Foix invece appena arrivato va verso il bus, appoggia la bici e si siede con la testa fra le mani, trattenendo a stento le lacrime per l’occasione mancata. I dirigenti arrivano e lo trovano stanco e insanguinato: un’immagine difficile da dimenticare.

Jorgenson Tour 2022
Jorgenson e Woods verso Foix: il canadese protegge a buon diritto il compagno Houle
Jorgenson Tour 2022
Jorgenson e Woods verso Foix: il canadese protegge a buon diritto il compagno Houle

Lacrime di rabbia

«Io non credo di aver sbagliato – racconta – era l’ultima possibilità e mi sono giocato tutto, ma Woods aveva Houle davanti, nessuno mi poteva aiutare. In discesa ho rischiato tutto e sono anche caduto, ma se prendi dei rischi devi accettarlo e il dolore neanche lo sentivo. Quando il canadese è partito ero con la macchina a prendere la borraccia, neanche me ne sono accorto e quando l’ho saputo mi sono gettato in caccia, ma era tardi». «Dove ti fa male, dove hai sbattuto? » gli chiedono. «Mi fa male non essere là» risponde indicando il podio.

Più tardi, ai giornalisti che gli chiedono del suo 21° posto, parte della “Usa Connection” che ha caratterizzato la classifica del Tour con 4 atleti fra i primi, Jorgenson dimostrerà di non aver ancora digerito la delusione: «Quando arrivi e sai che sei in forma, che hai indovinato tutto, non stai a guardare e a pensare al futuro, vuoi tutto. Ci riproverò il prossimo anno, ma se le ferite fisiche guariranno presto, quelle nell’animo ci metteranno molto di più».

Il sorriso gli torna solo quando qualcuno gli ricorda la sua storia, il coraggio avuto nel mettersi in gioco e provare ad allacciare un legame digitale con l’Europa: «A molti ragazzi che mi contattano dico di provarci subito, appena passano junior, a contattare quante più società possibili e preparare la valigia, anche se non hai ancora risultati. Credo di aver mostrato una strada per rilanciare il nostro ciclismo, anche se mi davano del pazzo».

Andrea Vendrame, Giro d'Italia 2020

Vendrame, mano tesa al Giro d’Italia

26.10.2020
3 min
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Andrea Vendrame se ne è andato dal Giro d’Italia con il quinto posto nella tappa di Sestriere, che nell’ambito dei piazzamenti più belli, si è aggiunto al quarto di Villafranca Tirrena e il sesto di Matera. Ma il veneto della Ag2R La Mondiale si è lasciato andare anche a dichiarazioni piuttosto pessimistiche sulla sicurezza del Giro d’Italia. Perciò parlarci per raccontare la corsa e la sua sicurezza ci è sembrato un passaggio necessario. Soprattutto per come lo conosciamo da anni. E la voglia di chiarire tutto, scopriremo alla fine, era anche la sua.

Che Giro è stato? Che anno è stato?

Stavo contando proprio poco fa. Siamo quasi a novembre e ho fatto 55 giorni di corsa, con tre mesi di chiusura. L’anno scorso ne ho fatti una ventina in più, al primo anno da pro’ ero arrivato a 64. Ma parliamo di stagioni piene.

Tanti piazzamenti in questo Giro, soddisfatto?

Ho provato in diverse occasioni e la più limpida è stata quella di San Daniele, dove abbiamo sbagliato come squadra essendo in quattro nella fuga che è arrivata. A Sestriere l’Astana ha tirato per vincere la tappa e non abbiamo avuto tropo margine, ma stavo bene. Anche se sullo Stelvio ho pensato di mollare.

Perché?

Dopo San Daniele sono stato poco bene, non riuscivo a mangiare e sulla seconda salita, il Castrin, mi sono ritrovato fra le ammiraglie e fuori dal gruppetto. Ho voluto finirla perché è il mio lavoro, ma rientrare è stato duro.

Andrea Vendrame, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Andrea Vendrame, animatore di parecchie fughe del Giro
Andrea Vendrame, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Andre Vendrame, un Giro spesso in fuga
Nelle prime tappe sei stato protagonista delle volate.

Lo voleva la squadra, pur sapendo che contro Demare, Sagan e gli altri non avrei mai vinto. Volevano i piazzamenti, ma intanto la condizione è cresciuta e ho provato nelle tappe più nervose.

La mattina di Rivolto, hai sganciato la bomba: secondo te il Giro non era al sicuro dal Covid. Confermi?

Ho detto la verità, per come la stavo vivendo. Si parlava di bolla, ma lungo le strade c’era gente senza mascherina che ci urlava i suoi incitamenti. Se erano positivi, ci contagiavano. Negli hotel c’era altra gente, anche negli ascensori. Poi ho capito che Rcs su queste cose non poteva avere controllo e a questo punto della storia dobbiamo tutti dargli atto, io per primo, che sono stati bravi a organizzare e portare a casa un Giro in questo anno. Complimenti a Vegni e Papini, di cuore.

A Monselice, nel tratto dall’arrivo ai pullman, abbiamo visto corridori fermarsi a parlare con mogli, genitori e amici. Cosa poteva farci Rcs?

Hai ragione, per questo ho cambiato subito registro. Dopo tanto tempo fuori casa e magari avendo fatto anche il Tour, qualcuno non ha resistito. E ha sbagliato mettendo a rischio tutti gli altri. So bene che non era sempre possibile parcheggiare i pullman attaccati agli arrivi, stava anche a noi avere i comportamenti giusti.

Stare in una squadra francese può aver influito?

Siamo arrivati a Milano e sono contento, ma tanti dalla seconda settimana hanno cominciato a dire che ci saremmo fermati. Per questo abbiamo preferito vivere alla giornata, come se ogni giorno fosse l’ultimo.

Che voto dai alla tua stagione?

Non ho vinto, ma ho fatto 17-18 piazzamenti nei dieci, per cui mi do un 8. Ho fatto vedere di essere migliorato e di avere margini. Per questo alla vigilia del Giro abbiamo rinnovato in contratto fino al 2023.

Quindi non sei stato tu l’anima della rivolta di Morbegno?

Vorrei davvero stringere la mano a Mauro Vegni. Quel giorno ero alla partenza con i ragazzi della Androni e della Bardiani. Stavo mangiando un panino in attesa di partire e a un certo punto ho chiesto a quelli con me dove fossero gli altri. Solo dopo un po’ è arrivata via radio notizia di quel che stava succedendo. Mi hanno messo nella chat del Cpa a mezzogiorno di quello stesso giorno, mentre eravamo nei pullman. Perciò, per favore, che su questo si sappia la verità.

Andrea Vendrame Giro

La Fizik Antares Adaptive di Vendrame

08.10.2020
3 min
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Durante il Giro d’Italia curiosando fra le biciclette dei corridori abbiamo notato la sella particolare usata da Andrea Vendrame. Il corridore del Team Ag2-r La Mondiale monta sulla sua Eddy Merckx una Fizik Antares Versus Evo 00 Adaptive.

Imbottitura innovativa

La particolarità di questa sella è che la parte che di solito individuiamo come imbottitura, è realizzata con la tecnologia Digital Light Synthesis technology (DLS) che utilizza un processo innovativo di stampa 3D. Il materiale che vediamo è costituito da una struttura cristallina formata da resine liquide e carbonio. Il risultato è una sella dall’aspetto particolare e che ci ha spinto a chiedere ad Andrea Vendrame come si trova.
«Sto pedalando con l’Antares Adaptive da circa tre mesi. All’inizio era troppo morbida, nel senso che sentivo molto le buche e le imperfezioni della strada e non stavo bene in sella. Ma poi – aggiunge il corridore veneto – ho chiesto di indurirla e devo dire che ora mi trovo molto bene». A conferma di quanto detto da Vendrame, la Fizik Antares Adaptive può essere prodotta con diversi livelli di durezza. La struttura particolare con cui è prodotta può essere personalizzata. Vendrame ci ha detto che «la mia è più morbida in fondo e più dura nella zona centrale dove c’è maggiore carico».

Fizik Antares Adaptive
La sella Fizik Antares Adaptive di Andrea Vendrame.
Fizik Antares Adpative
La sella Fizik Antares Adaptive di Andrea Vendrame. Si nota la struttura molto particolare

Il comfort è il punto forte

Come è ben visibile dalle immagini questa sella gode di un canale di scarico centrale molto ampio, che corre lungo tutta la sua lunghezza. Andrea Vendrame sottolinea proprio che «La zona centrale di scarico da veramente un grande comfort». Il corridore dell’Ag2-r La Mondiale ci sottolinea un aspetto molto interessante e per un certo verso innovativo.
«Questo tipo di materiale insieme allo scarico centrale fa si che ci sia una maggiore aerazione. Senti che passa più aria, così il fondello rimane più asciutto e anche più stabile». Questa caratteristica certamente è un bel vantaggio in quanto avere una maggiore aerazione nella zona di contatto con la sella può aiutare anche ad evitare fastidiose irritazioni.

Fizik Antares Adaptive scarico
Ben visibile l’ampio canale di scarico
Fizik Antares Adaptive scarico
Dalla vista posteriore si vede bene l’ampio canale di scarico che corre lungo tutta la sella

Resistente nel tempo

Ma cosa ha pensato Vendrame la prima volta che l’ha vista?
«Ho pensato che a lungo andare si consumasse, ed invece devo dire che rimane sempre efficace e non perde le sue caratteristiche tecniche – ed aggiunge – inoltre si lava molto facilmente senza perdere nemmeno il colore». L’Antares Adaptive ha un colore che potremo identificare come giallo verdolino, ma è disponibile anche in nero.

Con questa sella Fizik ha dimostrato come le nuove tecnologie possano portare ad innovazioni tecniche di grande rilievo che migliorano le performance dei ciclisti.