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Amore finito tra Quintana e Arkea: si apre la pista Astana?

06.10.2022
6 min
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Pur piena di vittorie e piazzamenti di peso, la carriera di Nairo Quintana non è andata come si pensava. L’ultimo episodio, la doppia positività al Tramadol che gli è costata la squalifica dopo il suo ottimo Tour, non ha fatto che appesantirne il finale. Dopo neanche tre mesi di incomprensioni e continui balletti, sebbene proprio durante la Grande Boucle fosse stato annunciato il prolungamento triennale del contratto, il colombiano e la Arkéa-Samsic hanno diviso le loro strade.

Al Tour di quest’anno, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il tramadol
Al Tour di quest’anno, Quintana ha centrato il 6° posto, risultato poi cancellato per il tramadol

Formidabile a 23 anni

Nairo è un campione, uno di quelli arrivati al successo molto presto (in apertura è ai mondiali di Wollongong, chiusi al 66° posto). Aveva 23 anni quando si affacciò sul palcoscenico del Tour e mise in croce Froome, arrivando secondo. Ne aveva 24 quando vinse il Giro d’Italia. Nel 2016 ha vinto la Vuelta e fino al 2017 non c’è stato un anno in cui non sia salito sul podio di un grande Giro, sommando finora 50 vittorie. Ha ottenuto i risultati migliori con la Movistar e probabilmente avrebbe continuato a farlo se la squadra spagnola fosse stata in grado di gestire la convivenza con Valverde, Landa e Carapaz, perdendoli poi quasi tutti e ritrovandosi con un pugno di mosche.

L’approdo di Quintana alla Arkea-Samsic non è mai parsa la soluzione per lui ideale, anche se i risultati sono venuti e grazie ai suoi piazzamenti e ai punti sommati, la squadra di Emmanuel Hubert dal prossimo anno salirà nel WorldTour.

Un video su Instagram

L’annuncio lo ha dato Nairo in persona venerdì scorso, con un video pubblicato da Tunja sul suo profilo Instagram, che molti di voi avranno visto. Con il consueto sorriso gentile, il colombiano ha annunciato che non avrebbe più indossato i colori della squadra bretone, aggiungendo che avrebbe chiuso in anticipo la stagione per motivi di salute. In realtà, il pretesto è servito per mascherare il divieto di correre fatto scattare dalla squadra, una delle più convinte aderenti a MPCC (il movimento per il ciclismo credibile) per il quale il colombiano aveva dovuto rinunciare alla Vuelta, nonostante non fosse squalificato.

Da questo punto di vista, come si diceva, il matrimonio fra Arkea e Quintana era difettoso sin dall’inizio. Nairo è infatti un soggetto asmatico e nel team di Hubert non ha potuto mai usare prodotti idonei per curarsi. Ecco perché le sue vittorie sono venute nelle giornate di maltempo e la vita si faceva improvvisamente più dura con il caldo e nelle belle giornate.

E’ il 17 agosto, foto ufficiali della Vuelta. Quintana è pronto, ma l’indomani rinuncia. Chaves gli mostra solidarietà
E’ il 17 agosto, foto ufficiali della Vuelta. Quintana è pronto, ma l’indomani rinuncia. Chaves gli mostra solidarietà

Silenzio dalla Francia

«Voglio ringraziare il team Arkéa-Samsic – ha detto – per questi tre anni trascorsi tra alti e bassi, ma a cui ho potuto portare la mia esperienza e punti UCI per consentire loro di accedere al WorldTour il prossimo anno».

Da parte della squadra non sono arrivati commenti, quanto piuttosto un comunicato firmato dal team manager, nel quale si conferma la conclusione del rapporto di lavoro. Peraltro è emerso che il rinnovo triennale del contratto fosse stato annunciato ma non firmato, per cui Quintana lascerà la squadra francese senza nulla da pretendere. Da parte bretone tuttavia, non arrivano altre osservazioni.

Secondo sul Granon alle spalle di Vingegaard: il Tour 2022 di Quintana è stato molto positivo
Secondo sul Granon alle spalle di Vingegaard: il Tour 2022 di Quintana è stato molto positivo

Voci di mercato

Al momento Quintana è in attesa di una decisione del TAS, cui si è appellato contro la squalifica del Tour e di cui ai recenti mondiali ha parlato anche il presidente dell’UCI Lappartient. L’udienza è attesa per il prossimo 12 ottobre, ma anche se il Tribunale arbitrale si pronunciasse in favore dell’UCI, Quintana rimarrebbe spogliato dei piazzamenti del Tour, ma non andrebbe incontro ad altre sanzioni, per cui potrebbe in ogni caso riprendere a correre.

Per questo nei giorni scorsi si sono rincorse prima voci che lo vedrebbero nell’orbita di Ag2R-Citroen oppure dell’Astana. In realtà il team francese si è affrettato a far sapere di non aver avuto alcun contatto con Quintana o il suo agente e di non essere interessato al suo ingaggio, per cui resterebbe aperta la pista della Astana. Anche in questo caso, dopo tre anni in una professional, il trasferimento nel team kazako significherebbe per il colombiano il ritorno in una squadra WorldTour.

Quintana e Lopez sono corregionali, hanno corso entrambi alla Movistar: si ritroveranno in Astana?
Quintana e Lopez sono corregionali, hanno corso entrambi alla Movistar: si ritroveranno in Astana?

La pista Astana

L’Astana non parla, ma basta fare due conti per rendersi conto che ha ancora spazio nella sua rosa per il prossimo anno, mentre con la partenza di Quintana, l’Arkéa-Samsic ha attualmente solo 15 corridori sotto contratto e il risparmio dello stipendio di Quintana permetterà di avere più budget a disposizione.

La squadra kazaka perde Nibali e probabilmente vuole affiancare qualcuno a Lopez per i grandi Giri: l’arrivo di un altro boyacense potrebbe rinforzare il team, a patto che i due colombiani trovino il modo per andare d’accordo.

E così per ora la carriera dello scalatore con la faccia scura come cuoio è al palo, in attesa di una sentenza e di un contratto da firmare. Restano in bacheca le vittorie del Giro e della Vuelta, oltre ai due secondi posti del Tour e le altre nove corse a tappe conquistate. Ma resta soprattutto una vena malinconica per la favola che sempre più si allontana dal lieto fine.

EDITORIALE / L’UCI prolunga il lockdown della Gazprom

02.05.2022
4 min
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Tirato per la manica, il presidente dell’UCI, David Lappartient, ha infine deciso di dare un segno di vita ai corridori italiani della Gazprom-RusVelo, che però è estendibile anche a tutti gli altri. E anche se nella lettera inviata a ciascuno di loro non c’è risposta ai due quesiti posti, se non altro vi si spiega il perché di tanto rumoroso silenzio. Argomenti, sia chiaro, che non parlano di volontà di collaborazione, ma poggiano se non altro su ragioni credibili.

A metà marzo, Renat Khamidulin, team manager e proprietario della squadra, ha infatti presentato ricorso al TAS di Losanna contro il provvedimento di cancellazione della sua squadra. Ha portato una serie di motivazioni che il tribunale sportivo ha trovato evidentemente di difficile masticazione o di difficile gestione, dato che al suo giudizio hanno fatto ricorso anche altre discipline colpite dalle stesse sanzioni. Il calcio in primis. Una sentenza era attesa da almeno tre settimane, ma non se ne ha traccia.

Con questa lettera, l’UCI ha comunicato ai corridori Gazprom la necessità di attenere il verdetto del TAS

I tempi (biblici) del TAS

L’attesa dei tempi del TAS, fatti salvi i casi d’urgenza, fanno parte della storia del nostro sport. I giudici di Losanna se la prendono spesso comoda perché le loro sentenze siano inoppugnabili, ma trasformando di fatto quell’attendere in una vera e propria sanzione. Un esempio?

Ricordate la siringa di insulina trovata nella famosa stanza di Montecatini al Giro del 2002? Una cameriera attribuisce la stanza a Pantani. Non si procede ad analisi del DNA sulla siringa stessa, non c’è positività a un controllo, ma l’UCI squalifica il romagnolo. Davanti a evidenze a dir poco rocambolesche, dopo un mese la CAF (Commissione antidoping federale) annulla la squalifica di 8 mesi. Pantani potrebbe tornare a correre a luglio, ma il 20 agosto l’UCI ricorre al TAS, che si riunisce il 25 gennaio 2003. Cosa sono quei 6 mesi se non l’applicazione della squalifica? E ricordate quando arriva il verdetto? E’ il 13 marzo quando il TAS fa sapere che la squalifica è stata ridotta da 8 a 6 mesi, quindi Marco può tornare a correre il 18 marzo. Marco, che di lì inizierà la rincorsa all’ultimo Giro della carriera, è stato fermato per 9 mesi.

La sede del TAS è in questo castello a Losanna: la giustizia sportiva è sottoposta alle sue sentenze
La sede del TAS è in questo castello a Losanna: la giustizia sportiva è sottoposta alle sue sentenze

Situazione di stallo

I corridori della squadra russa non hanno più una maglia, dato che la Gazprom è stata cancellata. Stando così le cose, sarebbero liberi di accasarsi dove meglio credono, ma il fatto è che i team interessati (Bahrain Victorious, Alpecin-Fenix e Quick Step fra loro) hanno già raggiunto il tetto massimo di 31 atleti e questo rende impossibile l’operazione, a meno di una deroga da parte dell’UCI.

L’UCI però dice di avere le mani legate. Se in effetti il TAS annullasse il provvedimento dell’UCI e riammettesse la Gazprom alle gare, con quali corridori potrebbe correre se i migliori se ne sono andati via?

Un altro lockdown

Non resta che aspettare, sapendo quanto tale verbo sia odioso per atleti che nel frattempo si allenano e fanno la vita del corridore, senza sapere dove correranno e senza essere pagati. Come durante il lockdown, vedendo però che il mondo fuori è ripartito.

Né d’altra parte era lecito aspettarsi che Lappartient, eletto membro del CIO il 22 febbraio scorso in occasione del 139° congresso svolto a Pechino, disapplicasse o applicasse in modo elastico una norma dettata proprio dal Comitato Olimpico Internazionale. Basta guardare la firma in calce alla lettera. Senza rendersi conto che in palio non c’è il prestigio dell’istituzione, quanto piuttosto la vita di 50 persone che di quella dannata guerra non hanno colpa. E il cui fine carriera non costituirà certo elemento di pressione sul dittatore che tale guerra l’ha scatenata.

UCI e corridori Gazprom: due domande senza risposta

22.04.2022
6 min
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Liegi, giovedì sera, ieri. Gli hotel che ospitano le squadre formano un insolito villaggio sparpagliato fra colline e paesi, in cui si fanno progetti e si coltivano obiettivi. I corridori alla vigilia di una corsa sono sospesi tra le forze e i loro sogni, tutto ciò che possa dare un senso alla fatica di ogni giorno.

E mentre usciamo da uno di questi hotel – il Post Hotel di Herstal che accoglie Bora, Movistar e Bahrain – whatsapp illumina il display con una chiamata di gruppo. Il chiamante è Malucelli, con lui spuntano le facce di Carboni, Canola, Fedeli, Conci e Scaroni. I sei italiani della Gazprom nello stesso schermo. Per loro non c’è vigilia. E finite le corse con la maglia azzurra, chissà quando ce ne sarà un’altra.

Due mesi fa

Martedì saranno due mesi da quando la squadra è stata cancellata dall’UCI e ne è passato circa uno da quando gli atleti hanno chiesto un incontro con il presidente Lappartient senza ottenere risposte. Forse si tratta di una tattica: se non rispondi, presto smetteranno di parlarne. In questa società che va così veloce funziona spesso così. Anche la guerra in Ucraina, che prima era sulla bocca di tutti, adesso sta diventando una notizia di sfondo. Ci si abitua a tutto, purché tocchi agli altri. E poco importa che di mezzo ci siano persone che non c’entrano nulla.

«Ti svegli la mattina – dice Malucelli, vincitore di una tappa al Giro di Sicilia – aspettando che squilli il telefono e qualcuno dica che il TAS ha dato la sentenza e l’UCI ha preso una decisione. Ma non è facile andare avanti a questo modo, facendo vita da atleta senza prospettive e senza stipendio».

Il ricorso al TAS

Questi ragazzi sono in un momento di crisi profonda. Gli appelli via social stanno perdendo risonanza, la gente mette un like e pensa di aver fatto la sua parte. Il CPA, sindacato mondiale dei corridori guidato da Bugno, ha seguito le vie legali e si è fermato davanti al fatto che l’UCI starebbe aspettando il pronunciamento del TAS, cui si è rivolto Renat Khamiduline (team manager della Gazprom) ritenendo illegittima la cancellazione della squadra. Fra i suoi argomenti, il fatto che la direttiva del CIO sulla sospensione delle squadre russe avrebbe comunque permesso di far correre la Gazprom senza le scritte dello sponsor.

Renat Kamidhuline, manager Gazprom 2020
Renat Kamidhuline ha lottato fino alla fine, poi ha dovuto alzare bandiera bianca
Renat Kamidhuline, manager Gazprom 2020
Renat Kamidhuline ha lottato fino alla fine, poi ha dovuto alzare bandiera bianca

Grandi e piccini

La cosa è indubbiamente strana. I contratti della Gazprom sono stati firmati dall’agenzia svizzera ProVelo AG di Khamiduline, che a sua volta aveva un contratto di sponsorizzazione con Gazprom. La sede legale della squadra era pertanto in Svizzera, mentre la base operativa era in Italia. 

«Se si fossero informati dall’inizio – dice Canola – anziché agire d’impeto, forse avrebbero valutato una strada migliore per tutti. Invece hanno ammazzato noi, mentre altri russi continuano a fare attività».

Nessuna risposta

I corridori con quel ricorso non c’entrano, questo è bene ribadirlo. Loro sono senza lavoro e senza squadra e per questo hanno inviato all’UCI due richieste piuttosto semplici.

«Quello che chiediamo – dice Canola – sono risposte dal presidente dell’ente per cui siamo tesserati. Abbiamo fatto delle domande, meritiamo delle risposte. Oserei dire che è suo dovere farlo. Vogliamo un faccia a faccia. Non trovo accettabile che per parlarci dobbiamo passare tramite il sindacato che a sua volta riceve un intermediario dell’UCI».

Gianni Bugno è il presidente del CPA. L’associazione sta tentando una mediazione fra UCI e corridori
Gianni Bugno è il presidente del CPA. L’associazione sta tentando una mediazione fra UCI e corridori

Le due richieste

Le richieste sono due.

La prima: al fine di facilitare il passaggio degli atleti ad altri gruppi sportivi, innalzare il numero massimo di atleti per squadra da 31 a 32. Questo permetterebbe di trovare posto ad alcuni di loro.

La seconda: per i restanti corridori, la possibilità di correre con una maglia neutra, in una squadra composta a questo punto da un numero inferiore di atleti e sostenuta da sponsor minori.

A cose normali queste trattative si svolgono a porte chiuse, come si fa quando si ha a cuore l’immagine del movimento. Solo che a tenere le porte chiuse s’è ottenuto il contrario. Che la gente ad esempio non sa che questi sei ragazzi hanno sollecitato più e più volte una risposta di David Lappartient, che è perfettamente al corrente delle loro richieste. Perché il presidente dell’UCI non risponde?

Nessuna data certa

Le due richieste, decisamente semplici e di facile attuazione, sono state appoggiate dallo staff della Gazprom, dai manager degli atleti, dal CPA e dall’AIGCP, l’associazione dei gruppi sportivi. Invece per una volta che così tante componenti si sono trovate d’accordo, l’UCI che dovrebbe avere a cuore la sopravvivenza in attività di un così ampio numero di professionisti (oltre ai 6 italiani, ci sono altri 14 corridori nella stessa situazione), non risponde.

«La causa – ribadisce Canola – non riguarda noi. Non ci è stato detto in maniera diretta nemmeno il fatto che si starebbe aspettando il TAS. Non c’è una data per questa sentenza. E non c’è neanche una data entro la quale, in ogni caso, sarà presa una decisione».

Ciascuno dei corridori ha scritto le sue richieste e le ha inviate all’UCI tramite il CPA, per stare nelle regole. Pare infatti che Lappartient si sia indignato perché Khamidulin abbia scritto direttamente a lui e al suo board.

David Lappartient, presidente dell’UCI: finora muto alle richieste dei corridori
David Lappartient, presidente dell’UCI: finora muto alle richieste dei corridori

Diritto alla dignità

Il silenzio uccide. L’indifferenza porta via la dignità. Alcuni di questi ragazzi avrebbero già un altro contratto pronto, ma non possono firmarlo perché la nuova squadra ha già 31 corridori. I più fortunati saranno parcheggiati nelle relative continental e per il primo anno non potranno fare corse WorldTour, gli altri sono al palo.

«Se Lappartient non vuole aiutarci – dice Fedeli – che almeno lo dica, ma noi vogliamo una risposta. Oppure forse si nasconde per paura delle sue responsabilità?».

«Ho fatto 11 anni da professionista – fa eco Canola – facendomi portavoce di correttezza e non mi sta bene essere trattato così».

Le due domande

L’ultima voce che gira nel gruppo è che l’UCI abbia indetto per il 25 aprile una riunione online con tutti i professionisti, uomini e donne, e nella mailing list non siano stati inclusi gli atleti della Gazprom. Si tratterà pure di una svista, ma a un certo livello le sviste non sono consentite.

Perciò adesso le due domande le ripetiamo noi.

La prima: è possibile innalzare a 32 il limite massimo dei corridori per squadra per dar modo a chi volesse di ingaggiare uno di questi corridori?

La seconda: è possibile che gli altri corrano con una divisa neutra per non buttare una stagione e farsi semmai notare da qualcuno?