Parla Nibali: la crono di Roglic, un capolavoro tecnico

29.05.2023
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ROMA – Il Giro di Nibali ha i colori delle tenute di RCS Sport e lo sguardo stupito del campione passato in un amen dal gruppo al dietro le quinte. In cima al Monte Lussari lo abbiamo visto soffermarsi sulla bici di Roglic, con lo sguardo dell’appassionato di meccanica. In ogni altro momento della sua presenza in carovana, lo si vedeva studiare il mondo intorno a sé, forse per capire quello che in tanti anni da corridore aveva dato per scontato. E così gli abbiamo chiesto di raccontarci il Giro per come lo ha vissuto da spettatore privilegiato.

Vincenzo, che Giro è stato?

E’ stato un Giro d’Italia molto difficile per le prime due settimane. Tanta pioggia, tante cadute, tanti ritiri, ma sostanzialmente sapevamo che la settimana decisiva sarebbe stata la terza. Per vincere un Giro d’Italia devi perdere meno tempo nella prima parte, per arrivare al finale con la migliore condizione. Solo così puoi giocarti tutto in un trittico speciale, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre Giri d’Italia.

I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
Le critiche sulla mancanza di spettacolo?

Tanti magari volevano vedere qualche attacco di più, va bene. Venerdì sulle Tre Cime di Lavaredo i valori in campo erano veramente alti, abbiamo visto dei valori ascensionali medi altissimi. Per questo sapevamo che avremmo avuto un finale thrilling in una cronoscalata così difficile. Qualcuno ha detto che era una scalata da circo, io mi sento di dire di no, perché comunque anche in Spagna e in altre occasioni, ci siamo trovati ad avere delle salite particolari. Ricordo per esempio la Bola del Mundo su cui ho vinto la Vuelta e anche altre salite con simili pendenze. La differenza l’hanno fatta anche la dotazione tecnica dei materiali e il cambio bici effettuato dopo 10 chilometri.

Dotazione tecnica?

La cronoscalata è stata spettacolare e ha lasciato veramente il grande segno con Roglic che si è scatenato dopo il salto di catena e Thomas che è completamente crollato negli ultimi 3 chilometri. Probabilmente la scelta tecnica che ha fatto Roglic di montare la monocorona da 42 e il 10-44 al posteriore gli ha permesso una cadenza molto alta, con la leva corta delle pedivelle da 170. I tubeless da 28 specifici per la cronoscalata sicuramente gli hanno permesso di essere anche molto veloce, facendo vedere quanto contino oggi i marginal gain.

Cosa pensi di quel salto di catena?

Non penso sia dipeso dalla monocorona, quanto piuttosto dal sobbalzo che c’è stato al passaggio su quella irregolarità della strada e magari da una taratura non ottimale della molla del bilanciere del cambio che, a causa del salto, ha fatto uscire la catena. Non so come spiegarlo, ma vedendo le immagini, è uscita da sotto…

Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Ti aspettavi quindi che si sarebbe risolto tutto alla fine?

Probabilmente sì, perché tutti avevano paura di questa cronometro. Nei giorni precedenti hanno consumato tante energie che poi non hanno avuto nell’ultima sfida.

Come è stato il tuo primo Giro da ex?

L’ho vissuto con un occhio tecnico, quindi mi sono soffermato a vedere i materiali, le bici, le facce dei corridori, chi arriva più stanco, chi arriva meno stanco. Tanti aspetti che quando corri trascuri, perché magari ti concentri solo su quelli vicini in classifica e che invece offrono piccoli riferimenti che ti fanno capire bene o male come possono risolversi le varie situazioni.

Parlando di Roglic hai detto che dopo la crono è parso frastornato, perché vincere il Giro all’ultimo giorno è un vero flash: ne sai qualcosa per la tua vittoria del 2016?

Assolutamente, certo. E’ un’emozione che ti travolge, forse non realizzi bene quello che è successo. Però Roglic ha fatto veramente una grande impresa. Mentre seguivamo la gara nelle auto dell’organizzazione dicevamo fra noi: «Cavolo, sia Thomas che Roglic sono arrivati alla fine del Giro d’Italia e se lo stanno giocando senza aver vinto una tappa». Invece all’ultimo momento abbiamo trovato una vittoria e un vincitore finale degno della maglia rosa.

Alla partenza della seconda tappa da Teramo a San Salvo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni alla Mastromarco
Alla partenza della seconda tappa da Teramo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni a Mastromarco
Qual è stato il tuo ruolo in questa organizzazione?

E’ stato molto bello e appagante, devo una grandissima riconoscenza. Essere presente in una manifestazione del genere a livello internazionale è stata una grande occasione. Non so se verrà fuori qualcosa di continuativo, dipende da quale sarà la mia direzione di vita, ma intanto mi sono goduto il Giro. Vedi effettivamente come funziona l’organizzazione, tutto il lavoro che c’è dietro e quanti tifosi ci siano al seguito, che raggiungono il quartier tappa, le partenze e gli arrivi. Ho toccato con mano l’amore che c’è da parte del pubblico verso questo sport.

C’è mai stato un momento di rimpianto e di voglia di essere ancora in gruppo?

No, assolutamente, mi sono ritirato da pochi mesi ed è stato bello scansarmi una fatica del genere (si mette a ridere, ndr). Sono sincero: quando sei lì che ti giochi qualcosa e pensi soltanto a dare il tuo meglio, a dare il massimo e fare tutto per raggiungere il tuo obiettivo, forse non ci pensi. Quando però lo vedi dall’esterno, ti rendi conto che serve tanta fatica per arrivare ben preparato a un simile obiettivo. Ti piacerebbe essere presente, ma conosci tutto il lavoro che c’è dietro, la preparazione tua e dei compagni di squadra e il lavoro dello staff. Sai che è veramente tantissimo e allora ti dici che di fatica ne hai fatta abbastanza.

Adriatica Ionica Race, viaggio nei sapori con il Food Project

21.05.2022
6 min
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Cinque giorni, quattro regioni per 826,5 chilometri. Questa è l’Adriatica Ionica Race 2022 che scatterà il 4 giugno con la tappa Tarvisio-Monfalcone. La corsa nata dall’intuizione del campione Moreno Argentin nel 2018 è arrivata alla quarta edizione. Un viaggio che attraverserà le bellezze dei territori di Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Marche

Non solo territorio e competizione ma anche gastronomia. La carovana della corsa infatti avrà un appuntamento fisso alla fine di ogni arrivo con le specialità del posto e un piatto tipico. Ispirata ai valori di un ciclismo passato, questa gara a tappe vede nel suo percorso luoghi come Monte Grappa, Mazzolano, Filottrano, Recanati, e l’arrivo ad Ascoli Piceno. Questi sono solo alcuni dei passaggi più iconici che gli atleti dovranno affrontare per la conquista della maglia azzurra. 

Da oggi vi accompagneremo nei cinque appuntamenti dedicati ad ogni frazione, attraverso territorio, cibo e le parole di: campioni, esperti ed ex cittì della nazionale. 

A tavola

L’Adriatica Ionica Race oltre ad essere un’occasione per la scoperta del territorio, è anche un viaggio tra le specialità gastronomiche di un Paese come l’Italia.

E’ nato infatti per questa edizione un Food Project, coordinato da Federico Da Re, attraverso cui ogni giorno, all’interno dell’area Hospitality creata presso la sede d’arrivo, il piatto del giorno verrà realizzato con i prodotti e le eccellenze agroalimentari del territorio. Un’opportunità per dare risalto alla specialità del luogo che ospita la carovana e dare la possibilità a chi segue la corsa di prendere spunto e conoscere i piatti tipici. 

Saranno inoltre proposti prodotti tipici che rispecchiano le eccellenze della gastronomia Friulana. Tra questi ci sarà il Consorzio Prosciutto San Daniele DOP con un tagliatore che farà assaggiare i tagli direttamente sul posto. E ancora, il salumificio Uniko con i suoi prodotti provenienti dal cuore della Valle del Vajont. Ci sarà anche una degustazione di vini proposta dall’azienda vinicola Cozzarolo di Cividale (UD).

Per il primo arrivo di tappa gli Chef Mirko e Alex De Luca, padre e figlio titolari di Filo Eventi, ci portano alla scoperta delle specialità.

«Tra i prodotti tipici che verranno proposti – spiega Mirko – si può trovare il prosciutto crudo San Daniele DOP, che nasce tra le colline di San Daniele del Friuli a pochi chilometri da Udine e le specialità che rispecchiano i sapori e i gusti del Friuli-Venezia Giulia. Non mancheranno i vini, i salumi e i formaggi come il Frico che rappresenta uno dei prodotti tradizionali di questa regione».

La corsa

Come già introdotto la corsa si svilupperà in cinque tappe che partiranno dal Friuli-Venezia Giulia, in particolare da Tarvisio a Monfalcone, 189 chilometri. La seconda tappa sarà invece teatro dei primi distacchi in classifica generale con la scalata del Monte Grappa su cui è posto l’arrivo. Mentre la partenza sarà dalla località di Castelfranco Veneto e si svilupperà poi in 155 chilometri.

La terza frazione scatterà dalla città emiliano romagnola di Ferrara per arrivare nel borgo storico di Brisighella con 139 chilometri alle spalle. La penultima tappa invece sarà ospitata dalle Marche dove andrà in scena la quarta frazione Fano-Riviera del Conero (Sirolo) con 165 chilometri. Infine l’ultima tappa Castelraimondo-Ascoli Piceno che consegnerà la maglia azzurra del leader al vincitore al termine dei 119 chilometri tra i sali e scendi marchigiani. 

Le altre maglie in palio saranno: la maglia verde per il migliore scalatore, bianca per il miglior giovane e la rossa per il miglior sprinter. 

La tappa

Il Friuli-Venezia Giulia aprirà le danze alla quarta edizione dell’Adriatica Ionica Race 2022. La prima tappa vedrà la partenza dalla città storica di Tarvisio. Una delle quattro città italiane che confinano con due Stati esteri: a un passo da Austria e Slovenia. Un primo appuntamento tutto sommato tranquillo con un’altimetria che non offre dislivelli eccessivi e salite che possano già dare una scossa alla classifica. I chilometri da percorrere saranno 189 e il dislivello sarà di 1400 metri. 

L’arrivo è posto nella città industriale di Monfalcone conosciuta in tutto il mondo per la maestosità delle navi che si costruiscono all’interno dei propri cantieri. Luogo insignito della medaglia al valor militare, dopo essere stata rasa al suolo durante la prima Guerra mondiale, ha saputo rinascere proiettandosi al futuro con la forza delle proprie tradizioni. 

Enzo Cainero e Chris Froome all’indomani della vittoria del britannico sullo Zoncolan nel 2018
Enzo Cainero e Chris Froome all’indomani della vittoria del britannico sullo Zoncolan nel 2018

Parla Cainero

Per raccontare cosa vuol dire ospitare un evento come l’Adriatica Ionica Race ci siamo affidati a Enzo Cainero. Colui che ha portato il ciclismo svariate volte nel territorio del Friuli e che ancora oggi lavora per ospitare le due ruote dei pro’ in più occasioni. 

«Il Friuli – dice – è presente da 19 anni con il Giro d’Italia, con ottimi risultati sotto tutti i profili. L’Adriatica Ionica Race è una corsa nuova che logicamente si è inserita molto bene nel nostro territorio. Questo infatti non è il primo arrivo di tappa che la nostra regione ospita.

«E’ logico che possa essere un elemento aggiuntivo a quella che è l’azione complessiva che la regione svolge per il ciclismo. Siamo un territorio amico delle due ruote, che grazie a passaggi come questi e all’organizzazione di corse per giovani e non solo, sta contribuendo a rendere questi luoghi sempre più appetibili e fruibili».