Due fratelli, il loro tandem e un bronzo storico

30.08.2024
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Il giorno dopo di Davide Plebani, Lorenzo Bernard e del loro tandem ha il ritmo del riposo. Ieri sera dopo la medaglia di bronzo nell’inseguimento le cose sono andate per le lunghe, tra formalità e antidoping. Tempo per riflettere poco: i festeggiamenti, la medaglia sotto il cuscino e tutti a nanna.

Plebani racconta, le domande servono solo per indirizzare il fiume delle parole. Il bergamasco ha sempre trasmesso la sensazione di avere di fronte una brava persona. E il suo stupore per i valori dello sport paralimpico lo conferma. L’ambiente lo aveva già colpito nei giorni dei mondiali di Rio, la dimensione olimpica ha fatto il resto. Dice che non gli era mai capitato di abbracciare un avversario prima del via di una finale, mentre ieri lo ha fatto. Lui che normalmente soppesa le parole, ha voglia di raccontare ed è un’occasione da cogliere al volo. Accanto c’è Lorenzo Bernard.

Il tempo di rendersi conto e poi sul tandem esplode la gioia. Medaglia di bronzo al primo tentativo (foto CIP)
Il tempo di rendersi conto e poi sul tandem esplode la gioia. Medaglia di bronzo al primo tentativo (foto CIP)
Che effetto fa il giorno dopo avere quella medaglia tra le mani?

Abbiamo dormito insieme, l’ho tenuta sotto il cuscino e l’effetto è bellissimo. Io ho questo rito che quando prendo le medaglie, la notte ci dormo insieme. E’ un’emozione grandissima e siamo molto contenti, perché comunque il giusto e duro lavoro paga. Non sempre, pur lavorando, si viene ripagati, magari perché si sta lavorando male.

Voi avete fatto tutto bene?

Sono contentissimo di lavorare con Lorenzo e di essere cresciuti insieme, anche se in poco tempo. Ho spinto un po’ sull’acceleratore con lui per riuscire ad ottenere subito il massimo. Vedendo le sue qualità, sapevo che avremmo potuto far bene. Solo che dovevamo recuperare terreno sui nostri avversari, che ormai stanno insieme da dieci anni.

Ieri Perusini ha parlato proprio del poco tempo, da Glasgow in avanti…

E noi tra l’altro Glasgow non l’abbiamo fatto. Praticamente facciamo pista da veramente poco, da ottobre scorso. Però adesso non vorrei che arrivasse il messaggio che è banale prendere una medaglia Paralimpica, mi dispiacerebbe che passasse questo messaggio. Perché non lo è stato affatto!

Nella finale per il bronzo, gli azzurri hanno fatto il tempo di 4’04″613 (foto CIP)
Nella finale per il bronzo, gli azzurri hanno fatto il tempo di 4’04″613 (foto CIP)
Che cosa ha fatto la differenza?

Il discorso è stato solamente che Lorenzo è portato. Tutti i nostri avversari ci temono veramente tanto e ci hanno fatto i complimenti. Soprattutto perché lui è l’unico B1, cioè totalmente cieco. Vuol dire che deve avere doppia grinta. Perché hai sicuramente dei deficit in più rispetto agli altri, che riescono a vedere il movimento di quello davanti. Che si allenano da soli con la loro bicicletta, su strada. E’ una situazione totalmente diversa.

Davvero in così poco tempo gli avversari vi hanno inserito fra quelli da guardare?

Capiscono che Lorenzo è veramente forte, mentre io ho fatto il professionista praticamente fino a ieri. Avevo smesso e quando mi hanno chiesto di continuare sembrava che fare la guida del tandem fosse una passeggiata. Invece ci siamo trovati davanti a un livello devastante. Basta vedere i tempi: 3’55” significa volare. Ieri abbiamo spinto il 67×14, sono numeri da inseguimento al top. Sicuramente il fattore che ha permesso di abbreviare i tempi è stata la mia esperienza. Abbiamo anche preso delle batoste, però il duro lavoro ha pagato. E vi assicuro che Lorenzo non è ancora al massimo.

Di te si diceva che girassi sui tempi di Ganna, per cui Lorenzo è forte, ma tu non sei da meno…

Sono arrivato davvero a giocarmi due Olimpiadi (parlando di questo, la sua voce cambia impercettibilmente e vira su un tono più freddo, ndr), ma non ci sono mai riuscito. E quando mi si è aperta la porta di Lorenzo, che comunque aveva questo motore eccezionale, mi sono detto che dovevamo crederci fino in fondo. La cosa è che, come i nostri tecnici giustamente continuavano a ripetere, essendo la prima Paralimpiade, poteva anche non venire il risultato. Io però non l’ho mai vista così. E’ la mia prima Paralimpiade, ma voglio portare a casa qualcosa. Sapevo che era possibile.

Fra europei e mondiali, Plebani ha conquistato cinque podi. Qui l’argento nell’inseguimento agli europei di Monaco 2022
Fra europei e mondiali, Plebani ha conquistato cinque podi. Qui l’argento nell’inseguimento agli europei di Monaco 2022
Siete sempre stati in vantaggio, c’è mai stato un momento difficile?

Sì, ai meno 6. In partenza l’abbiamo gestita bene. Sentivo che siamo stati sempre in vantaggio, perché eravamo entrambi costanti. Solo che noi avevamo un ritmo maggiore, quindi guadagnavamo. Non abbiamo mai avuto un cedimento. In qualifica il tempo era stato migliore, però nell’ultimo chilometro avevamo sofferto di più. Qui invece siamo riusciti a essere sempre costanti, anche se un pelo più lenti. Però a un certo punto il fisico ti dice no. Ti dice: aspetta, guarda che adesso sta finendo la batteria! Quindi le gambe diventano durissime e non si va più avanti. Ecco, il fulcro secondo me è arrivato a quel punto, perché ho capito di dover andare a tutta e allora avremmo fatto la storia. Quindi ho chiuso gli occhi e ho dato tutto. Per modo di dire (ride, ndr), altrimenti chi lo guidava il tandem?

A proposito di tandem, ne avete usato uno in carbonio?

Sì, siamo stati fortunati perché la squadra di Lorenzo, il Team Equa, ha permesso l’acquisto di questo tandem. Altrimenti non saremmo riusciti ad averlo. Quando ho parlato con Ercole Spada, il suo presidente, è stato subito gentile. Ha detto che credeva in noi e grazie a lui abbiamo potuto fare una grande differenza nei materiali e per i ritiri, per i quali ci ha appoggiato. Quindi un grazie va a lui e sicuramente anche da parte mia alle Fiamme Oro, perché senza il loro permesso e il loro supporto, non sarei potuto venire qui a giocarmi la medaglia.

E’ presto per pensare a Los Angeles 2028?

Decisamente. Ero molto concentrato e mi sono detto di fare un passo alla volta. Quando hai un obiettivo, cerchi di focalizzare le tue energie. Non abbiamo neanche fatto un giro nel Villaggio. Ho tolto anche Instagram per un mese, ho cercato di isolarmi e concentrarmi con Lorenzo. Sono stato veramente bene. Non ho pensato al futuro, ma una cosa la so. Avrei dovuto fare i mondiali, ma non andrò, perché in quei giorni devo sposarmi.

A proposito di matrimonio, raramente si è vista Elisa Balsamo tanto commossa per un risultato…

Lo ha detto anche lei: «E’ stata un’emozione più forte di quando vinco io». E io le ho risposto: «Adesso almeno capisci cosa provo quando vinci tu!».

Lorenzo Bernard, classe 1997, ha debuttato come canottiere (foto Instagram)
Lorenzo Bernard, classe 1997, ha debuttato come canottiere (foto Instagram)

Come due fratelli

Qui potrebbe scattare la gelosia, diciamo ridendo. Cosa dirà Lorenzo Bernard, sapendo che il suo compagno di Paralimpiadi preferirà andare a sposarsi piuttosto che fare con lui il prossimo mondiale? La risata scatta per entrambi. Il posto di Davide sarà preso da Manuele Caddeo, ligure, a sua volta un ex stradista.

«No, no – sorride – non sono geloso. Lui per me è come un fratello e assieme a lui ho realizzato il sogno di una vita. Come ho sempre detto a tutti, vincere una medaglia era una mia ossessione. Mi stava turbando e mi sono levato un grosso peso di dosso. Sapevo che Davide sarebbe stato la persona migliore per me. Abbiamo visto da subito che se ci impegnavamo e avevamo un buon feeling, si poteva fare questa roba. Quindi io ci ho creduto dal primo giorno e ho messo tutto me stesso. Come ha fatto anche lui».

Plebani ammette di aver trovato un livello stellare nei tandem. Ieri hanno corso con il 67×14 (foto CIP)
Plebani ammette di aver trovato un livello stellare nei tandem. Ieri hanno corso con il 67×14 (foto CIP)
E’ stato davvero così semplice passare dal canottaggio alla bicicletta?

Devi avere gambe veramente forti e poi più o meno lo sforzo è quello. Io facevo i 2.000 metri: erano 6 minuti di sforzo intenso. Quindi ho dovuto solamente trasformare il mio corpo in un corpo da ciclista, quindi levare un po’ di massa sopra e mettere tutta la concentrazione nelle gambe. E’ stata una progressione, pian piano sono migliorato e siamo arrivati alla medaglia. Mi hanno mandato messaggi un sacco di persone, mentre la mia famiglia era qui.

Davide ha parlato di strette di mano prima del via, ma come sono state le fasi prima della partenza?

Secondo me le ho gestite molto meglio rispetto ai mondiali. Certo, è un’altra situazione. Ha funzionato il fatto di restare tranquillo e con la mente abbastanza rilassata, non pensarci troppo e dare tutto. Però comunque c’era tensione, l’adrenalina non mancava.

Al sesto chilometro si è capito che la gara fosse alla svolta. Siete riusciti in qualche modo a comunicare?

Durante la gara no. Noi abbiamo la nostra tecnica, che consiste nell’andare a tutta finché ne hai. Quindi io metto giù, so che sono 16 giri e mi metto a contarli. Almeno ci provo. In qualifica e ieri in finale fra il dodicesimo e il tredicesimo giro ho perso il conto. Ma sapevo che ne mancavano pochi e sono andato avanti a pedalare finché non ha smesso anche Davide.

Secondo Bernard il tipo di sforzo fra i 2.000 metri al remo è simile a quello dell’inseguimento (foto CIP)
Secondo Bernard il tipo di sforzo fra i 2.000 metri al remo è simile a quello dell’inseguimento (foto CIP)
Qual è stato il primo pensiero, quando hai capito che era fatta?

Ci sono stati due o tre giri di assestamento, per prendere entrambi fiato. Poi quando Davide me l’ha detto, è esplosa una gioia infinita. Non sono mai stato così felice, credo, in tutta la mia vita. Secondo me, nulla succede per caso. Credo che ci sia un motivo per tutto e quindi sono contento. Cerco di raccontare a tutti quello che mi è successo, affinché non succeda ad altri (Lorenzo ha perso la vista per l’esplosione di una granata della Seconda Guerra Mondiale mentre era a lavorare nei campi, ndr). Quindi in qualche modo l’ho presa bene e non ho rimpianti.

Si guarda al futuro o, come dice Davide, si vive il presente?

Fino ad ora, ero concentrato su questa gara, si vedrà poi come andrà avanti nei prossimi anni. Adesso lascio finire queste Olimpiadi, che abbiamo ancora tre gare da fare, poi ci penseremo. Intanto però mi godo questa medaglia, sapeste da quanto tempo la inseguivo…

Parigi ha il sapore del riscatto. Ora Plebani vuole vincere

22.07.2024
5 min
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Questa settimana Elisa Balsamo, insieme agli altri 402 atleti della grande spedizione olimpica azzurra, sarà a Parigi. Per Davide Plebani ci sarà invece da aspettare ancora oltre un mese, per gareggiare sotto l’insegna dei cinque cerchi. Il fidanzato della pluricampionessa del mondo ha raggiunto il traguardo della qualificazione insieme a Lorenzo Bernard. Nei giorni scorsi a Ostenda (BEL) con il bronzo in Coppa del Mondo ha confermato come la coppia sia una valida carta da giocare per il podio e per lui questi giorni hanno anche il dolce sapore della rivincita.

L’approdo alle Paralimpiadi riscatta infatti la doppia Olimpiade sfuggita dalle mani proprio in extremis e che gli aveva lasciato ferite che solo ora iniziano a rimarginarsi. Parlando con il corridore di Sarnico, la soddisfazione è evidente, ma anche la carica fortissima per portare a casa qualcosa di importante.

Bernard e Plebani, in un anno sono arrivati sul podio mondiale e ora sognano quello a cinque cerchi
Bernard e Plebani, in un anno sono arrivati sul podio mondiale e ora sognano quello a cinque cerchi

«Mi avvicino al momento più importante della mia carriera», esordisce. «Abbiamo cominciato a fare lavori specifici su pista abbinati alla distanza per la strada per ottenere la miglior condizione in entrambe le discipline, che rispetto alle Olimpiadi per normodotati saranno invertite: prima la pista e poi la strada. Noi punteremo molto sulla prima e anche sulla prova in linea, per la crono non abbiamo avuto molto tempo per prepararla, comunque è chiaro che ci proveremo».

C’è un particolare che ti accomuna al tuo vecchio compagno d’avventure Filippo Ganna: anche tu sarai una delle primissime punte azzurre a scendere in gara…

Sì, la prova di inseguimento sui 4.000 metri sarà il giorno successivo alla cerimonia d’apertura, spero tanto che potremo avere fortuna noi come anche Filippo sabato prossimo. Il primo giorno di gare hai tutta l’attenzione addosso, se fai bene sei di buon auspicio per tutti gli altri, qualsiasi disciplina affrontino.

L’ultimo podio in Coppa del Mondo a Ostenda è il viatico verso una Paralimpiade ricca di ambizioni
L’ultimo podio in Coppa del Mondo a Ostenda è il viatico verso una Paralimpiade ricca di ambizioni
Che cosa rappresenta per te esserci arrivato?

Era un obiettivo importantissimo, uno dei grandi traguardi della mia carriera. Uso appositamente il passato perché ora è invece uno stimolo, per conquistare almeno una medaglia. E’ sicuramente l’evento più importante al quale parteciperò, averlo raggiunto attraverso la fiducia dei cittì mi dà ulteriore spinta per alzare la mia condizione, cercare di arrivare davvero al massimo.

Quanto c’è di diverso rispetto a prima?

Molto, perché qui siamo in due, questa è una grande responsabilità. Non inseguo più solo obiettivi personali, ma condivisi. Io e Lorenzo facciamo squadra, lavoriamo come una cosa sola. Io poi sento dentro di me una spinta in più.

Una delle grandi soddisfazioni di Plebani da inseguitore, l’argento agli European Games 2019
Una delle grandi soddisfazioni di Plebani da inseguitore, l’argento agli European Games 2019
C’è anche voglia di rivalsa per due Olimpiadi sfuggite?

Un po’, non lo nego. La cosa che mi piace è aver visto i miei sforzi, i miei risultati essere finalmente valsi a qualcosa. C’è stata una meritocrazia, mi sono sentito premiato per quel che avevo fatto e questo, riflettendoci, è ciò che mi è mancato in passato. Ho visto Rio 2016 e Tokyo 2020 da spettatore dopo aver tanto lavorato, essermi impegnato per qualificare il quartetto. In quel caso però i miei sforzi non trovarono un giusto premio.

Oltretutto tu hai vissuto sulla tua pelle tutta la parabola del team, partito praticamente dal nulla per arrivare all’oro olimpico…

Sì, con momenti importanti anche prima di Tokyo come ad esempio quell’edizione dei mondiali nella quale stavamo viaggiando ai limiti del record del mondo, fallito solo a causa della sfortunata caduta di Lamon. Io c’ero, io stavo contribuendo, io potevo farlo. E’ tutto ciò che non è stato considerato. Ma fa parte del passato, ora c’è un nuovo orizzonte per me e voglio concentrarmi su quello.

Bernard e Plebani, per loro pista e strada con elevate ambizioni da podio
Bernard e Plebani, per loro pista e strada con elevate ambizioni da podio
Intorno a te hai mai sentito giudizi e pensieri che esprimevano una considerazione diversa per le Paralimpiadi rispetto alle prove dei normodotati?

No, perché chi si occupa di sport sa quanto lavoro ci sia dietro e soprattutto si rende conto che il livello è altissimo. Voglio fare solo un esempio: il record mondiale di Ganna nell’inseguimento individuale è 3’59”. Noi nel tandem viaggiamo a 3’58” e per arrivarci serve un lavoro enorme. Non è che essendo in due si va automaticamente più veloci, anzi. Il peso è doppio, tanto per capirci. Sarà un’impresa enorme conquistare il podio, noi vogliamo provarci e ci stiamo provando senza stress, perché l’ambiente ci aiuta, anche questa è per me una novità.

La tua preparazione quanto è stata influenzata da quel che è accaduto a Elisa?

E’ complicato dirlo. Io le sono stato vicino e ho accompagnato tutta la sua ripresa, paradossalmente il momento peggiore è stato coincidente con un momento di minor attività mia, quindi ho potuto esserle accanto. Abbiamo condiviso la ripresa, la crescita e ci davamo forza l’un l’altra. Sicuramente è stato un viaggio bello ma difficile, ora il suo si avvia alla conclusione.

Davide insieme a Elisa Balsamo. L’avventura a Parigi ci sarà per entrambi, in periodi sfalsati
Davide insieme a Elisa Balsamo. L’avventura a Parigi ci sarà per entrambi, in periodi sfalsati
Nessuno più di te può saperlo: in che condizioni è?

E’ consapevole di quel che sta facendo, del fatto che ha dovuto ricominciare praticamente da zero e sin dall’inizio ci siamo detti che l’obiettivo vero doveva essere arrivare al 4 agosto non solo nella miglior condizione possibile, ma coscienti di aver fatto tutto quello che si poteva fare, senza avere rimpianti. La sua forma cresce giorno dopo giorno, so per certo che appena sarà a Parigi ci metterà tutto quel che si sente nella testa, nelle gambe, nel cuore. Poi staremo a vedere.

La nuova vita di Plebani, ora a caccia del podio olimpico

09.04.2024
6 min
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Per Davide Plebani la notizia della prossima convocazione per i Giochi Paralimpici ha un sapore dolce come il miele. E’ già di per sé un riscatto dopo che la sua carriera da pistard si era chiusa senza essere riuscito a ottenere quel che voleva. Per anni parte della nazionale, sempre nel gruppo del quartetto anche se non titolare, nel corso del tempo Plebani era diventato l’esempio della grande speranza non concretizzatasi, di un corridore di grande talento ma con risultati inferiori a quelli che si attendevano. Il treno olimpico sembrava passato, invece…

La storia del suo connubio con Lorenzo Bernard, che l’ha portato al bronzo mondiale e quindi all’ammissione d’ufficio alla rassegna a cinque cerchi è un racconto che Davide fa con una gioia palpabile, che traspare dalla sua voce anche per il fatto che questo successo è condiviso.

I due in allenamento a Rio. Il loro bronzo vale direttamente la qualificazione olimpica
I due in allenamento a Rio. Il loro bronzo vale direttamente la qualificazione olimpica

«Io avevo smesso di correre per mia scelta, i mondiali del 2022 erano stati l’ultimo atto di una carriera comunque importante, considerando che ho dalla mia anche un bronzo mondiale ed europeo nell’inseguimento. Un mese dopo aver appeso la bici al chiodo mi ha chiamato il presidente della Fci Dagnoni, dicendomi che ha sempre creduto in me e che era un peccato mollare, ma che avrei potuto dare un contributo diverso. Mi ha suggerito l’idea del paraciclismo, fatto sta che a gennaio ero già in sella al tandem».

Una specialità completamente diversa, anche dal punto di vista tecnico…

Sì, serviva un po’ di tempo per abituarsi, ma d’altro canto la regola che vuole il decorrere di un anno di passaggio dal ciclismo olimpico a quello paralimpico mi dava il tempo per ambientarmi. Poi la mia esperienza nei velodromi mi consentiva di prendere presto confidenza col nuovo mezzo. Attenzione però, perché con Lorenzo il nostro impegno non riguarda solo la pista, ma anche le gare su strada, in linea e a cronometro. Io prima ero abituato ad affrontare le prove contro il tempo come un di più, ora invece sono un obiettivo vero e proprio.

Per Plebani e Bernard c’è anche la strada, con due occasioni di gara a Parigi 2024
Per Plebani e Bernard c’è anche la strada, con due occasioni di gara a Parigi 2024
Che cosa significa correre in tandem?

E’ diverso, non tanto e non solo per il gesto tecnico. E’ fondamentale trovare il giusto feeling con il compagno, conoscersi anche fuori dalla gara, entrare in sintonia. Soprattutto nel nostro caso dove per forza di cose abbiamo compiti diversi. Lorenzo, dietro, è fondamentale, perché deve spingere e trovare una grande sensibilità di gesto verso di me, seguire e assecondare la mia pedalata. In sella comunichiamo molto, io non sono solamente i suoi occhi, ma devo dargli i tempi. E’ importantissimo che ci sia sincronia e questa si acquisisce con il lavoro.

Accennavi al fatto che non sarete impegnati solo su pista, quanto cambia il vostro impegno passando alla strada?

Sono sforzi diversi. Le cronometro sono intorno ai 30 chilometri e anche qui bisogna trovare il giusto rimo di pedalata. Nelle gare in linea serve anche la sensibilità nel coesistere con gli altri, sono prove sui 100-120 chilometri, forse sono quelle dove il connubio è più forte. Resta il fatto che pista e strada sono connesse, ognuna è utile all’altra come per me è sempre stato, ogni specialità aiuta l’altra.

Ai mondiali hai ritrovato tanti corridori che erano con te nelle gare su pista e su strada da normodotati. Che effetto ti ha fatto ritrovarli in una situazione così diversa?

E’ particolare, tra una gara e l’altra a Rio spesso ci ritrovavamo, ci salutavamo, condividevamo le nostre esperienze e in tutti ho trovato la gioia di essere lì, di vivere questa nuova esperienza molto più profonda. E’ qualcosa che va al di là della pura competizione, è appagante già per il solo fatto di esserci. Ho trovato campioni della pista e anche della strada, è stato bellissimo.

Personalmente che effetto ti fa questa nuova esperienza?

Sono contentissimo, mi sento per la prima volta teso verso un obiettivo chiaro. Avevo chiuso la mia carriera insoddisfatto, mi era mancato qualcosa, soprattutto non sentivo fiducia intorno a me. Invece qui è tutto diverso. A gennaio avevamo gareggiato in Coppa del Mondo e le cose non erano andate bene, ma sapevo di poter crescere e avevo chiesto fiducia a Perusini. Lui me l’ha accordata, si è fidato. Io e Lorenzo abbiamo lavorato insieme trovando il giusto mix e ho potuto dare risposta a quella fiducia. Ora so che possiamo fare anche molto meglio, abbiamo ampi margini di crescita, quindi per Parigi sono molto ottimista.

Lorenzo Bernard, 27 anni della Valsusa, è già stato olimpico a Tokyo 2020 nel paracanottaggio
Lorenzo Bernard, 27 anni della Valsusa, è già stato olimpico a Tokyo 2020 nel paracanottaggio
Oltretutto avere già in tasca il biglietto olimpico è una motivazione in più…

Sì, perché possiamo concentrarci totalmente sulla preparazione, anche le tappe di Coppa diventano ora semplici test, non dobbiamo dannarci l’anima per qualificarci. Noi ci crediamo fortemente, possiamo davvero puntare al massimo risultato, l’importante è finalizzare l’obiettivo. Il mondiale era una tappa, il target è più in là…

Ti ritroverai a Parigi come la tua compagna Elisa Balsamo. Che cosa ha detto di questa tua seconda carriera?

Elisa mi aiuta e mi supporta in tutto, come io faccio con lei. Ci siamo sentiti durante i mondiali, ma lei era contenta per me già prima, mi diceva che da tempo non mi vedeva così felice, così concentrato verso qualcosa e per lei tanto bastava, i risultati venivano di conseguenza. Sarebbe stato bellissimo condividere la nostra esperienza olimpica, ma anche il fatto di viverla entrambi anche se con qualche settimana di differenza è esaltante.

Plebani con Elisa Balsamo: saranno entrambi a Parigi, ma in periodi diversi
Plebani con Elisa Balsamo: saranno entrambi a Parigi, ma in periodi diversi
Che impressione hai tratto dal mondo del ciclismo paralimpico?

Non credevo davvero di trovare tanta professionalità. Sono atleti veri. Il primo pensiero che mi è venuto in mente è che qui dovevo andare anche più forte di prima, se volevo emergere. Poi c’è il fatto che non si corre solamente per se stessi, si condivide l’esperienza con un compagno ed è bellissimo. Vorrei che Parigi fosse già domani…

Bissolati, il tandem è l’occasione che mancava

18.08.2023
6 min
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Da Glasgow a una spiaggia delle Marche il passo non è tanto breve, ma i giorni di ferie sono pochi e per concedersi un po’ di recupero Elena Bissolati ha scelto così: azzurra nel dopolavoro, come Ceci e la maggior parte dei paralimpici. Ventisei anni, cremonese di San Giovanni in Croce, la risata sempre pronta e un bellissimo sorriso, ai mondiali ha corso le prove del tandem assieme a Chiara Colombo, centrando la medaglia d’argento nella prova a squadre dell’ultima sera.

Una dimensione nuova per lei, che assieme a Miriam Vece s’è portata sulle spalle la velocità azzurra quando la precedente Federazione l’aveva dimenticata, isolata, cancellata. Solo che mentre la sua coetanea era riuscita a entrare nel centro UCI a Aigle, Elena è rimasta in Italia, dove quel senso di solitudine alla fine le ha fatto dire basta. Basta con la nazionale di sempre, evviva però l’offerta di Silvano Perusini di provare a fare qualcosa con i paralimpici (in apertura, Elena è con Chiara Colombo a Montichiari, foto Instagram).

Bissolati ha fatto parte della nazionale normodotati sin da quando era junior. Ha chiuso nel 2022
Bissolati ha fatto parte della nazionale normodotati sin da quando era junior. Ha chiuso nel 2022
Ti aspettavi di più dall’attività con la nazionale?

Diciamo che avevo raggiunto il mio punto d’arrivo, anche perché avevo già iniziato a lavorare. Ho cominciato da due anni e intanto facevo combaciare le cose. Però penso che per andare avanti con l’ambiente elite “normo”, se non lo fai per lavoro arrivi a un certo punto che devi scegliere: correre o lavorare.

Ti scoccia un po’ che il settore velocità l’abbiano preso in mano proprio adesso? Se lo avessero fatto un anno prima cambiava qualcosa per te?

Probabilmente sì. Probabilmente se si fossero mossi prima, sarebbe stato diverso. Ma diciamo che non mi lamento, perché penso di poter dare tanto sul tandem, sia a livello personale sia a livello di prestazione.

Che lavoro fai?

Mi è sempre piaciuto lavorare nella grafica, che è quello che ho studiato. In realtà ho dovuto fare una scelta e lavoro in un bar trattoria al mio paese, per incastrare allenamenti e gare. Altrimenti non ce l’avrei fatta. E quindi per gareggiare, come pure Ceci, uso i giorni di ferie.

Che cosa è stato per te questo primo mondiale paralimpico?

E’ stata la prima esperienza in tandem, quindi era tutto un mondo nuovo. Ovviamente puntavamo alto, ma non ci aspettavamo i risultati che sono arrivati.

Il settore pista è nuovo, sono nuovi gli equipaggi dei tandem, è nuovo il tecnico…

Siamo praticamente tutti nuovi, con Ceci, Plebani ed io che veniamo via dalla nazionale “normo” e ci siamo spostati verso quella paralimpica.

L’affiatamento in pista con Chiara Colombo ha richiesto ore di lavoro (foto Francesco Ceci)
L’affiatamento in pista con Chiara Colombo ha richiesto ore di lavoro (foto Francesco Ceci)
Come è nato questo spostamento? 

Mi hanno contattato tramite Perusini e ho accettato subito. Era gennaio, non c’è stato da pensarci tanto. Ho sempre fatto come battuta il voler provare il tandem, ma non pensavo a tutto questo. Però ho detto subito sì, anche Perusini che mi ha chiamata c’è rimasto. Mi ha chiesto se volessi pensarci, ma io avevo già deciso. Non sapevo chi fosse, l’ho conosciuto dopo.

Com’è stato interagire comunque con un’altra persona sul tandem? 

All’inizio non è stato semplice, però io mi sono divertita da subito. Poi è ovvio che trovare la pedalata non è stato semplice. C’è voluto tempo sia per farmi conoscere da Chiara e sia per lei farsi conoscere da me.

Nel 2023 con Chiara Colombo non solo pista, anche il campionato nazionale su strada (foto Instagram)
Nel 2023 con Chiara Colombo non solo pista, anche il campionato nazionale su strada (foto Instagram)
Anche perché tu sei un’atleta di valore internazionale, lei è al debutto assoluto…

Lei è proprio alle prime armi e questo potrebbe essere anche un punto a favore, visto che ha modo di crescere bene.

L’obiettivo sono le Paralimpiadi?

Sicuramente sì, ma secondo me non quelle di Parigi. Ci proveremo sicuramente, ma penso che non avremo molto agio proprio a livello di tempistiche. Però mai dire mai, visto il mondiale che abbiamo fatto.

Su whatsapp hai un motto, secondo cui tutto torna, basta avere pazienza. Come mai?

Sono una ragazza abbastanza impulsiva che vuole tutto e subito e mi hanno sempre detto che non è proprio così. E infatti non è così. Il motto è sempre quello che tutto torna nella vita, quindi basta avere pazienza e prima o poi le cose girano.

Ai campionati europei di Monaco dello scorso anno, ha corso tutte le discipline veloci assieme a Miriam Vece
Ai campionati europei di Monaco dello scorso anno, ha corso tutte le discipline veloci assieme a Miriam Vece
Questa chance col tandem potrebbe essere il giusto che sta arrivando?

Sì, sono proprio sicura che sia così ed è bello.

Che tipo di rapporto si è creato tra te e Chiara Colombo?

All’inizio ho dovuto guidare altre due ragazze, non mi hanno affidato subito lei. E’ stato un bene perché ho capito che ci sono differenze tra una ragazza e l’altra. Il modo di pedalare, il modo di porsi, tante cose… Chiara è totalmente inesperta, a parte qualche anno nelle giovanili di mountain bike. Quindi lei si è fidata subito, dato che la pista non sapeva neanche cosa fosse e su strada era andata, ma non a livello agonistico.

Avete fatto anche strada insieme?

Quest’anno ci siamo date un po’ a tutto. A giugno abbiamo fatto i campionati italiani su strada e abbiamo vinto anche quelli, però penso di specializzarmi sulla pista, perché alla fine vengo da lì e non avrebbe senso disperdere quel lavoro.

Al debutto iridato a Glasgow, per Bissolati-Colombo è arrivato l’argento nella velocità a squadre
Al debutto iridato a Glasgow, per Bissolati-Colombo è arrivato l’argento nella velocità a squadre
Continuerai a fare qualche gara individuale?

Quest’anno ho fatto il campionato italiano e se riesco lo faccio anche l’anno prossimo. Mi piace correre e poi è stato un momento di confronto, per capire a che punto di condizione fossi.

Come prosegue la stagione?

Ricominciamo subito, perché a settembre abbiamo il campionato italiano: devono ancora confermare la data. E poi a marzo ci saranno i mondiali a Rio, in cui si fanno punti per la qualifica olimpica. Così se tutto dovesse andare bene, la prossima estate potremmo avere qualcosa di importante da fare… 

Quei tandem azzurri che puntano forte al tetto del mondo

11.08.2023
5 min
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GLASGOW – C’è perfetto equilibrio. Quelli del tandem sono due atleti che devono spingere insieme, oscillare insieme, crederci insieme. Uno vede e di conseguenza guida. L’altro non vede, per cui si affida e spinge ugualmente forte. Non funziona che più è forte il velocista davanti e più si va forte: se non c’è intesa, non si va lontano. Perciò quando nel velodromo di Glasgow ci troviamo di fronte Stefano Meroni e Francesco Ceci (in apertura, foto SW Pix), la sensazione è quella di avere davanti un equipaggio completo e forte, che si compensa abbattendo le differenze. 

«La coppia con questo ascolano – sorride Meroni, 35 anni di Lurago – si è formata in fretta, quasi in laboratorio, ma sta dando grandi soddisfazioni. Perché funzioni deve scattare la consapevolezza di cosa si sta facendo, perché lo si sta facendo, capire l’importanza e la bellezza di questo sport. A quel punto le gambe si sintonizzano in automatico. L’intesa personale deve diventare intesa fisica. Io devo sentire dai pedali cosa succede, cosa sta per fare Francesco da ogni suo movimento. Nello stesso istante, lui sente come mi muovo io. Bisogna capire, leggersi e imparare a leggere qualsiasi cosa fa il corpo dell’altro».

Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini
Ceci e Meroni vanno insieme sul tandem da febbraio: un tempo brevissimo che fa pensare ad ampi margini

La guida di Ceci

Non esiste una ricetta per dire in quanto tempo nasca questa alchimia così esclusiva. I due azzurri, guidati da Silvano Perusini, lavorano insieme appena da gennaio, per cui se da un lato i risultati cronometrici e la medaglia ottenuti in questi mondiali sono una vera iniezione di fiducia, dall’altro sanno benissimo di dover lavorare ancora molto per l’obiettivo olimpico.

«Queste gare sono proprio convulse – prosegue Meroni – sono nervose e penso che anche Francesco possa confermare che abbiamo fatto tutto quello che lui aveva in mente. Penso di essere riuscito a seguirlo e assecondarlo. Francesco non è bravo, Francesco è il migliore, sono due cose diverse…». 

L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)
L’intesa è la chiave di volta del tandem, tra Ceci e Meroni c’è già un’ottima intesa (foto FCI)

Senza parole

Ceci ascolta e sorride, con l’orgoglio che torna a galla. Le parole di Ivan Quaranta nei giorni scorsi hanno confermato che il suo livello prestativo e la sua esperienza farebbero ancora comodo al gruppo azzurro, ma adesso la sua pista è questa e la rivendica con orgoglio.

«Il primo giorno che siamo entrati in pista – sorride con una punta di ironia – c’erano le gare del team sprint dei ragazzi di Quaranta e Perusini mi ha chiesto quanta voglia avessi di salire anche io in pista con loro. Mi conosce e mi ha capito, ma io ho capito che anche così possiamo avere la nostra occasione. Questi mondiali sono il punto di partenza, ci siamo ritrovati di punto in bianco a imparare tutto da capo.

«Nella prima batteria ho avuto qualche difficoltà di guida. Poi abbiamo fatto qualche modifica tecnica e nelle ultime prove ho visto una sintonia completa. Ci siamo capiti così bene che solo una volta ho dovuto urlare di andare a tutta e non sono neanche certo che mi abbia sentito. Le altre coppie le vedo parlare molto di più».

Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)
Francesco Ceci è tornato ad allenarsi a gennaio. Ha vinto il titolo italiano del chilometro e ha sposato il tandem (foto SW Pix)

Due impiegati

Di Ceci abbiamo detto e del suo lavoro come agente di Polizia Penitenziaria, da quando le Fiamme Azzurre lo hanno rimosso dal gruppo sportivo. Di Meroni sappiamo decisamente meno, a parte il buon umore che trasmette col suo sorriso e il suo entusiasmo.

«Sono un funzionario pubblico dei tributi locali – spiega – e fortunatamente grazie ai colleghi e alla turnazione del lavoro ho molto tempo per allenarmi. Quindi riesco a far convivere serenamente le mie due vite parallele. Siamo più o meno nella stessa posizione, anche lavorativa. Siamo due timidi impiegati, che poi vanno in pista e si trasformano…».

Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento
Anche Bissolati e Colombo collaborano da soli due mesi e mezzo e hanno preso un argento

Obiettivo Parigi

Infatti Ceci ha già fiutato la preda e punta forte sulla possibilità di arrivare alle Paralimpiadi, coinvolto da Silvano Perusini in questo progetto pista che in pochi giorni ha portato all’Italia un interessante messe di risultati, a partire dalle medaglie di Claudia Cretti.

«Si può solo migliorare – dice – anche considerando che io ho ripreso gli allenamenti a gennaio e ci siamo visti per la prima volta a febbraio. La prima volta abbiamo usato il suo tandem, poi abbiamo cambiato tutto e i materiali nuovi li abbiamo avuti tutti a disposizione proprio qui. Gara dopo gara ci rendiamo conto che l’affinità cresce. Quello che abbiamo fatto qui è il minimo sindacale, non tanto nella velocità, quanto nel chilometro da fermo. Ci siamo resi conto che abbiamo perso nel primo giro i due secondi che ci dividono dalla medaglia d’argento e almeno un secondo e mezzo nel primo mezzo giro. Quindi sappiamo dove lavorare, considerando che invece nell’ultimo giro abbiamo recuperato quasi mezzo secondo sui primi tre tandem».

Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)
Nella velocità a squadre, per l’Italia un argento che vale, festeggiato con il presidente Dagnoni (foto FCI)

La medaglia d’argento

Nell’ultima serata di gare, per l’Italia dei tandem è venuto l’argento nella velocità a squadre, in cui le due coppie – femminile (Elena Bissolati e Chiara Colombo) e maschile (gli stessi Ceci e Meroni) – partono insieme e quando le ragazze si spostano, sta agli uomini fare gli ultimi giri e fermare il tempo. Eravamo contrapposti ai britannici e alla fine abbiamo dovuto piegarci.

«Sono molto soddisfatta – ha detto Chiara Colombo, al battesimo mondiale – veramente tantissimo. Non mi aspettavo un risultato come questo in così poco tempo, abbiamo iniziato a lavorare insieme da due mesi e mezzo. Abbiamo lottato per l’oro, non certo una cosa di ripiego. Spero sia stata la prima di tante occasioni, da qui si può solo crescere e magari un giorno anche noi prenderemo quella medaglia d’oro».

La sfida di Ceci, dall’ufficio alla pista, sognando Parigi

15.07.2023
7 min
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Il 4 gennaio del 2021, Francesco Ceci dichiarò che un buon modo perché i giovani scegliessero le discipline veloci della pista, rinunciando alla strada, fosse trovare un tecnico competente e un metodo di lavoro. L’ultimo velocista azzurro a sfiorare la qualificazione olimpica (in quel pezzo si spiegano anche le dinamiche della singolare esclusione) pensò di dare il suo contributo al settore velocità che ancora annaspava.

Poche settimane dopo quell’intervista, Ceci ricevette una mail con cui le Fiamme Azzurre gli comunicavano l’esclusione dal gruppo sportivo. La stessa comunicazione arrivò a Rossella Ratto e Simona Frapporti, che addirittura la ricevette durante una gara internazionale proprio nel velodromo di Ascoli Piceno. Il marchigiano passò negli uffici del Carcere di Marino del Tronto, alle porte del capoluogo. Alla fine della stagione invece, Ivan Quaranta fu incaricato di seguire la velocità e, come tutti sappiamo e come Ceci aveva suggerito, iI settore è rinato.

Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità
Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità

Ritorno a sorpresa

Sembrava chiusa lì, invece poche settimane fa a Dalmine, Ceci è arrivato secondo nel campionato italiano della velocità, battuto da quel giovane fenomeno di Mattia Predomo. A seguire invece ha vinto a Fiorenzuola il titolo del chilometro da fermo, precedendo Lamon e Boscaro, entrambi colleghi delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo, aveva ripreso ad allenarsi con un obiettivo tutto nuovo. Lo sentiamo alle 19,45 di un giorno come tanti, fatti di ufficio e allenamento.

«Tra virgolette – sorride – faccio l’amatore. Sono un agente di Polizia Penitenziaria, lavoro in ufficio e per un po’ la bicicletta l’ho messa da parte. Nel 2021 ho gareggiato nell’internazionale di Amsterdam e a maggio ho battuto il record italiano nei 200 metri a Mosca, poi ho deciso di smettere perché non c’erano più i presupposti. Quello che sto facendo ora per certi versi è da pazzi, perché mi alleno dopo il lavoro e finisco sempre intorno a quest’ora…».

Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Però nel 2021 avevi corso anche i campionati italiani, giusto?

Vero. C’erano a settembre e mi sono detto di provarci. Ho vinto la velocità e sono arrivato secondo nel keirin. Poi ho smesso.

Nel frattempo ad Ascoli è stato demolito il velodromo…

Sapevamo che sarebbe successo, bisognava che il campo da calcio al suo interno fosse regolamentare perché potessero giocarci fino alla Serie D. Sembrava che la squadra del Monticelli potesse essere promossa, ma non è successo. Si parlò di creare un impianto polivalente sfruttando l’anello del pattinaggio, invece adesso ci sarebbero dei fondi stanziati per costruire un nuovo velodromo nella zona industriale. Il progetto è pronto, è stato dato l’appalto, stiamo aspettando che inizino i lavori.

Come nasce l’idea del tandem?

L’anno scorso non ho gareggiato, sono stato fermo. A gennaio 2023 invece mi ha contattato la Federazione tramite il settore paralimpico per la guida del tandem, quindi Silvano Perusini e Pierpaolo Addesi. Mi hanno dato questa idea, chiedendomi di provare. Così a gennaio sono risalito in bici per un mini ritiro di 2-3 giorni a Montichiari.

Avete un obiettivo?

Il mondiale di Glasgow, sul tandem con Stefano Meroni. Faremo lo sprint, il chilometro e il team sprint misto. Poi ci sarà il mondiale di marzo a Rio e da lì le Olimpiadi. I due mondiali sono la base per la qualificazione, ma più che le specialità, ci sarà da qualificare il Paese. L’unico problema è che io adesso sto continuando ad andare avanti con le ferie, che prima o poi finiranno.

Come funziona la tua settimana?

Lavoro lunedì e martedì fino dalle 7,55 alle 17,30 e poi mi alleno. Negli altri giorni lavoro fino alle 14,30 e mi alleno nel pomeriggio. Palestra e strada. Praticamente non c’è più tempo libero, non esiste il giorno di riposo. L’ultima volta che ho fatto un ritiro da venerdì a domenica, il lunedì sono andato in ufficio. Stessa storia il giorno dopo aver vinto il campionato italiano, mentre sarebbe stato bello riposare.

Perché fare anche il tricolore individuale?

E’ uscita la notizia che lo avrebbero fatto a Fiorenzuola. C’era diverso tempo per prepararlo e ho pensato di andare. Invece a un certo punto la Federazione ha fatto un cambiamento. Visto che c’era bisogno di punti per la qualifica mondiale nella velocità, i tricolori della specialità sono stati anticipati di due settimane e li hanno fatti a Dalmine.

E tu?

Era più di un anno che non salivo su una bicicletta singola, perciò ho cominciato a cercare una pista per provare. Ho fatto qualche chiamata in giro e le uniche che mi hanno dato la disponibilità per girare nel fine settimana sono state Fiorenzuola e Pordenone, grazie a Valentina Alessio. Lei mi ha dato disponibilità completa, ha permesso a mio fratello Davide di guidare la moto per me. E’ stato perfetto.

Com’è guidare il tandem?

Una cosa da provare. La differenza si sente ancora di più adesso rispetto a qualche anno fa, perché le biciclette singole si sono sviluppate a livelli esagerati, i tandem invece non sono cambiati così tanto. Il nostro è in alluminio, lo fa Bonetti a Padova. La prima volta è stato traumatico, mi sono ritrovato su questa bicicletta lunghissima e con una persona dietro.

Non semplice…

Devi capire come muoverti e alzarti di sella, anche se per ovvie ragioni ci si alza proprio poco. Capito quanto è stato strano cambiare bici negli ultimi 10 giorni, per preparare il campionato italiano elite? All’inizio non reagivo in maniera corretta, poi ho iniziato a riabituarmi e sono tornati gli automatismi, anche se avevo fatto l’ultima gara a settembre del 2021.

E come ti sei trovato?

L’ultimo giorno di ritiro a Montichiari, abbiamo fatto una prova sui 500 metri per capire quanto valessi. Poi da Montichiari sono andato a Dalmine, per correre il mercoledì. C’era un po’ di scetticismo, invece mi sono presentato con il mio miglior tempo a Dalmine. E alla fine sono arrivato secondo, perché Mattia Predomo ha delle qualità assolute, doti molto elevate. Se continua a crescere come sta facendo, arriverà molto in alto. A quel punto sono tornato in pista a Montichiari con la nazionale paralimpica.

E come è arrivato il tricolore del chilometro?

Sapevo di stare bene e ho detto a Perusini che mi sarebbe piaciuto provare una bicicletta da chilometro che avevo visto a Montichiari. Me l’ha data, la domenica ho fatto una prova sui 500 metri e quando sono sceso ho detto che sarei andato a Fiorenzuola per vincere. Ora però torno al mio tandem. Non so se a cose normali avrei accettato la proposta, ma c’è un bel programma e vale la pena investirci sopra.

Pensi che le Fiamme Azzurre potrebbero rivedere la sua posizione?

Per ora non si è mosso nulla, non ho idea di cosa accadrà. So che lunedì tornerò in ufficio e avrò le mie cose da sbrigare. E’ la mia vita, prendere o lasciare. Ci vediamo in pista a Glasgow, va bene? O magari ci vediamo ad Ascoli quando inizieranno a costruire il velodromo…

Bernard e Plebani: un tandem tricolore che sogna in grande

09.07.2023
6 min
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Non solo Comano Terme e Mordano, i campionati italiani si sono corsi anche a Codogno. Nella provincia di Lodi sono andate in scena le gare per assegnare i titoli italiani assoluti di paraciclismo. Nella categoria MB, dedicata ai non vedenti, la prova in linea è stata vinta dal tandem composto da Lorenzo Bernard e Davide Plebani (in apertura insieme sul podio, foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof). Una coppia giovane e nata da pochissimo ma che si è già dimostrata vincente. 

Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Dal canottaggio alla bici

Lorenzo Bernard arriva però da un mondo completamente differente, dal canottaggio. In questa specialità ha preso parte alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ora si è spostato in sella ad una bici. Lorenzo ha trovato in Davide Plebani una guida d’eccellenza e la giovane coppia è già arrivata al successo. Ma l’obiettivo vero è spostato di qualche mese

«Ho sempre avuto la passione verso il ciclismo – racconta Bernard – e dopo Tokyo mi sono messo alla prova. Ho iniziato a girare in tandem con degli amici e pedalavo per il semplice gusto di farlo. In primavera ho conosciuto il cittì della nazionale Addesi e grazie a lui sono venuto a contatto con Davide (Plebani, ndr). Lui era già con un ragazzo ma a giugno è venuta fuori l’occasione di fare insieme il campionato italiano. Era un banco di prova per capire cosa avremmo potuto fare, direi che non è andata male (dice con una risata, ndr)».

I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Due caratteri affini

Per creare una coppia che sia in grado di vincere e affiatata non bastano poche settimane. Bernard e Plebani hanno dimostrato delle grandi qualità, ma la strada per essere competitivi al massimo è ancora lunga. 

«Più si pedala insieme – ammette Bernard – più si crea affiatamento, dobbiamo creare un’unione. Bisogna essere in totale sintonia ed avere anche fisici e caratteristiche simili. Davide ed io siamo della stessa età, stesso peso ed altezza, caratteristiche fisiche che hanno aiutato il nostro affiatamento. Davide mi ha aperto subito le porte di casa sua e sono stato spesso a Sarnico, dove abita, ad allenarmi. Il feeling in bici si crea man mano, serve totale fiducia e devi capire cosa vuole fare la guida. Io percepisco tramite i pedali quello che lui vuole fare: girare, accelerare o frenare».

«Quello che ha fatto Plebani – aggiunge Ercole Spada, presidente del Team Equa – non è da tutti. Sia Davide che Lorenzo sono due persone d’oro, anche il fatto di aprire le proprie porte di casa ad un estraneo è bellissimo. Davide ci crede e ha detto che ha ritrovato la voglia di correre in bici». 

Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’esperienza di Plebani

Davide Plebani aveva smesso di correre in bici, almeno a livello individuale elite, ma un incontro con Spada gli ha permesso di vivere questa nuova esperienza. 

«Ero ad una gara di ciclocross – racconta – ho conosciuto Spada e mi ha chiesto se fossi disponibile per fare da guida a un ragazzo. Io sono un atleta della Polizia e loro mi hanno indirizzato su un atleta di interesse nazionale. Inizialmente correvo con un altro ragazzo, ma pochi mesi dopo mi hanno messo in coppia con Lorenzo. Sono rimasto stupito del livello che ho trovato in queste competizioni, sono tornato ad allenarmi seriamente. In Lorenzo credo molto, l’ho ospitato a casa mia per quattro settimane, tre giorni a settimana, per allenarci. Convivo con la mia ragazza, Elisa (Balsamo, ndr) e lei ci ha dato una mano in tutto. Il carattere di Lorenzo ha reso tutto più semplice, fino a quando hai una persona come lui diventa tutto più semplice».

Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’affiatamento

Sia Bernard che Plebani hanno parlato di feeling e sensazioni, ma come si crea una coppia competitiva e affiatata? Quali sono i passi da fare? Ma soprattutto, come ci si comporta in bici?

«Sul tandem – spiega Plebani – la guida ottima è quella che pensa anche per chi ha dietro. Se una delle due parti “salta”, il tandem non va più avanti. Sono io che gestisco la bici: cambio il rapporto, guido e do le indicazioni a Lorenzo. Prima pensavo solo a me stesso, ora invece devo farlo anche per lui. Per fortuna ho una buona sensibilità e questo mi permette di capire quello che sente Lorenzo. Devo… sentirlo, in tutti i sensi, e correggerlo. Quando sei davanti, senti tutto – peso e ciondolamento – insieme abbiamo affinato la tecnica di pedalata.

«Non è stato facile – prosegue Plebani – nel ciclismo le categorie dedicate ai non vedenti sono tutte insieme, quindi c’è grande differenza tra avere alle spalle un ipovedente o un non vedente come Lorenzo. Al campionato italiano mi è capitato spesso di guidarlo anche con la voce. Dovete sapere che i non vedenti si regolano con l’udito, capiscono che un avversario sta attaccando dal rumore della cambiata. Lorenzo, però, nel suo incidente ha perso anche l’udito, ad un certo punto in gara ci hanno attaccato ed io ho aumentato il ritmo. Stavo facendo una fatica enorme, ad un certo punto guardando i nostri dati al ciclocomputer mi sono reso conto che Lorenzo non spingeva a tutta. Inutile dire che ho dovuto urlagli “mena!” (conclude con una risata, ndr)».

I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Obiettivo Glasgow

«Ora andremo a Livigno con la nazionale a fare un ritiro – dice alla fine Bernard – e non vedo l’ora di affinare la tecnica con Davide. Siamo l’unica coppia nuova, gli altri lavorano insieme da inizio anno, però andiamo forte. L’obiettivo è quello di partecipare ai mondiale ed all’europeo».

«Non abbiamo ancora festeggiato la vittoria del campionato italiano – conclude Plebani – aspettiamo i mondiali e gli europei. Magari uniamo più festeggiamenti in uno e ci facciamo una bella vacanza insieme!»

Refolo, dalla roccia al tandem, sognando Parigi

20.04.2021
4 min
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Due ragazze per una maglia tricolore. A metà aprile a Marina di Massa, Alessia Refolo si è laureata campionessa italiana di ciclismo per la prima volta in tandem insieme alla sua guida Giorgia Bonetti. Regina mondiale di arrampicata, padrona europea di sci nautico, vicecampionessa italiana di atletica, la trentenne eporediese (abitante di Ivrea) ora vuole stupire anche in sella, dopo essersi regalata un cimelio che non aveva mai conquistato. «A casa ho tante medaglie, ma non mi era mai capitato di indossare una maglia di campionessa. Con un po’ di ingenuità, non sapevo nemmeno che ce la dessero – ammette candidamente Alessia, non vedente dall’infanzia in seguito a un neuroblastoma – sto già aspettando la prossima gara per indossarla nuovamente».

La sua compagna di tandem si chiama Giorgia Bonetti, a sinistra
La sua compagna di tandem si chiama Giorgia Bonetti, a sinistra

Il rumore, poi il silenzio

Poi racconta cosa vuol dire pedalare al buio. «Abbiamo fatto 62 chilometri ed eravamo tre tandem donne – dice – ma nelle prime battute ci siamo trovati insieme a tutti gli altri atleti delle altre categorie. A un certo punto gli uomini ci hanno distanziato e noi a nostra volta abbiamo distanziato le altre donne in gara. Siamo passate dal vociare avvolgente del gruppo, che sembrava di essere a un raduno tra rumori e frenate, al silenzio quasi assoluto, rotto soltanto dagli incitamenti e dai comandi di Giorgia. Si è creata una bella sintonia e direi che siamo andate anche abbastanza forte, visto che abbiamo chiuso a una media di oltre 36 dopo un’ora e 43 minuti di fatica».

Grazie a Zanardi

E dire che l’avventura su due ruote è iniziata ufficialmente da pochissimo, dopo un lungo corteggiamento del campione più conosciuto del paraciclismo.

«Devo ringraziare Alex Zanardi (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr) che già da qualche anno mi ha coinvolto con Obiettivo 3 e mi ha proposto di provarci», rivela Alessia. «Lo scorso novembre, finalmente era pronto il tandem e così l’ho provato a Padova con Giorgia. Viste le restrizioni e non potendo incontrarci, ho fatto rulli nella mia terrazza a Ivrea fino a metà gennaio, poi Obiettivo 3 mi ha fatto un doppio regalo. Mi hanno procurato un secondo tandem da tenere qui in Piemonte, così ho iniziato a pedalare con mio papà Maurizio, cicloamatore incallito. E con altri due superuomini che vanno forte: i miei scudieri, Roberto e Serse. Sì, quest’ultimo si chiama proprio come il fratello di Fausto Coppi, per cui era destino che amasse la bici».

Giorgia ha solo 20 anni ma gareggia da 10
Giorgia ha solo 20 anni ma gareggia da 10

Controllare il respiro

Cinque mesi e una montagna di chilometri dopo, eccola di tricolore vestita, a sognare in grande. «Il ciclismo mi ha conquistata – dice – e con Giorgia c’è un grande feeling. Grazie alle mie esperienze sportive precedenti, sono abituata a seguire i comandi e sono una brava ascoltatrice, oltre a dare un buon riscontro delle mie sensazioni. Nonostante abbia soltanto vent’anni, Giorgia ha una grande esperienza perché fa gare da 10 anni e ha alle spalle tantissimi chilometri. Mi diceva lei quando bere e mangiare nei momenti giusti in gara, mentre in allenamento mi ha insegnato a controllare il respiro per non andare in affanno». 

Le due compagne di tandem hanno conquistato il titolo italiano
Le due compagne di tandem hanno conquistato il titolo italiano

Sogno olimpico

Dalla strada al tartan, in estate Alessia va a caccia di un altro tricolore, anche nell’atletica. «Lo scorso anno ho vinto due argenti nel mezzofondo, 800 e 1500 – dice – stavolta punto all’oro. Amo lo sport in generale e sogno di andare alla Paralimpiade, magari a quella di Parigi 2024. Non è semplice perché tutti la vogliono e non so in che sport ci andrò. Ma ora so che posso cullare questo sogno anche grazie a Giorgia e al ciclismo. Speriamo di poter dimostrare il nostro valore in campo internazionale appena ci sarà un’occasione in Coppa del Mondo». 

La poliedrica atleta piemontese è pronta ad un’altra scalata al vertice, ma stavolta non troppo in verticale: «E’ vero che amo l’arrampicata, ma in bici adoro la pianura. Le uniche salite che mi piacciono sono quelle corte, seguite da una bella discesa».