L’anno esplosivo della Intermarché-Wanty. Un viaggio con Piva

28.12.2021
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La Intermarchè-Wanty Gobert è stata la “Cenerentola” del WorldTour in questa stagione 2021. Entrata quasi in punta di piedi, la squadra belga si è saputa difendere alla grande… tra le grandi. E una certa fetta di merito è sicuramente anche di Valerio Piva, diesse di lungo corso.

Piva era stato in squadre di livello mondiale come la T-Mobile e la BMC e ha saputo mettere la sua esperienza al servizio anche di questo “giovane” team.

Primo ritiro della stagione in Spagna sotto gli occhi di Valerio Piva (Petilli in primo piano)
Primo ritiro della stagione in Spagna sotto gli occhi di Valerio Piva (Petilli in primo piano)
Valerio, archiviate un buon 2021…

Siamo contenti, se mi avessero detto ad inizio stagione che sarebbe andata così ci avrei messo la firma. Chiaramente non è stato facile ma ci abbiamo creduto. E dire che l’inizio non è stato buonissimo.

Perché?

Soprattutto nelle classiche delle pietre ci aspettavamo qualcosa di più. Le cose sono iniziate ad andare meglio dalle Ardenne in poi e al Giro d’Italia è definitivamente cambiata la fisionomia del gruppo e della stagione. La vittoria di Taco Van der Hoorn ha inciso molto. Da lì in poi, e soprattutto a fine stagione, siamo sempre stati presenti e protagonisti.

Cosa non ha funzionato nelle classiche delle pietre?

Non abbiamo raccolto quello che speravamo. Non che volessimo vincere il Fiandre e la Roubaix, ma volevamo far vedere di più. Essere più protagonisti, entrare in qualche fuga importante. Poi chiaramente siamo consapevoli che non avevamo le qualità umane ed atletiche per poter primeggiare. Il nostro leader era Thomas De Gendt che ha avuto qualche problema alla Tirreno. E lo stesso Danny Van Poppel ci ha messo un bel po’ a riprendersi.
Potevamo avere più fortuna nella prima classica, l’Het Nieuwsblad: ne avevamo quattro in fuga e ci aspettavamo una buona volata da Pasqualon, ma una caduta ha compromesso tutto e abbiamo perso un’ottima occasione per partire con il piede giusto… Insomma, tra malattie e sfortune non abbiamo raccolto molto all’inizio.

Però nelle Ardenne già è andata meglio…

Abbiamo fatto un’ottima Freccia con Quinten Hermans. E siamo stati protagonisti alla Liegi con Vliegen e Rota. Noi sappiamo che per essere nel vivo dobbiamo anticipare, anche se penso che il prossimo anno con Rota possiamo iniziare a giocarcela diversamente. Lorenzo ha dimostrato di esserci. A San Sebastian sarebbe arrivato coi primi se non gli fosse caduto davanti Honorè. E anche alla Tre Valli Varesine è andato molto bene. Io mi aspetto tanto da lui nella prossima stagione.

Hai detto che al Giro è cambiato il vento. Come mai? Avete aggiustato il tiro voi direttori o è stato un qualcosa che è venuto da solo?

No, ci abbiamo lavorato. Sin dall’inizio della stagione abbiamo posto degli obiettivi ed abbiamo parlato con i corridori. Per esempio alla vigilia della Freccia del Brabante, mentre era in ritiro in altura, mi ha chiamato proprio Taco. Mi chiese cosa ne pensassi di lui al Giro. Io gli dissi che non avevamo un leader per la classifica generale. E che una volta aiutati Pasqualon e Minali per le volate avremmo dovuto anticipare, attaccare. E in questo lui è stato molto serio. In passato già avevo corso così con altri team. Avevamo visto bene le tappe dove poter fare qualcosa. Vincere alla terza frazione ti salva e ti rende tranquillo per il resto della corsa. Infatti poi tutti hanno provato e i ragazzi hanno corso con lo spirito giusto.

E si è visto, avete corso con cognizione di causa, non siete venuti in Italia a “portare a spasso” la bici…

Sono occasioni che noi non possiamo lasciarci sfuggire. Non abbiamo l’uomo di classifica e neanche il velocista che poteva vincere. Magari quest’anno con Thijssen e qualche altro giovane cambierà qualcosa e potremmo correre per vincere le volate. Così come con Kristoff avremo qualche opportunità in più nelle classiche. Le correremo in un altro modo o quanto meno con altre gerarchie.

Valerio, portaci nel metodo Wanty. Avete dei preparatori vostri o lasciate fare ai corridori? Come vi organizzate?

Abbiamo un gruppo di allenatori già buono, che è stato anche potenziato. Il nostro capo performance è Aike Visbeek, l’ex diesse di Dumoulin quando l’olandese vinse il Giro d’Italia. È lui che fa i programmi dei ragazzi. Chiaramente ci riuniamo tutti quanti. Già per questa stagione ci siamo incontrati tre volte. E a breve riprenderemo il tutto nel ritiro di gennaio. C’è Frederik Veuchelen, ex corridore della Wanty. C’è Ioannis Tamouridis, un greco che lavorava alla Seg. In più ci appoggiamo ad un gruppo tra Belgio e Olanda che si chiama Cycling Lab. Poi qualche ragazzo ha l’allenatore personale ma noi chiediamo a tutti i nostri atleti di utilizzare Training Peaks, così che possano essere sempre controllati dai nostri preparatori. Per il resto ogni direttore sportivo ha i suoi 6-7 corridori di riferimento. Abbiamo una nutrizionista che fa parte dell’università di Gand. Siamo andati in galleria del vento e in pista per migliorare posizioni e materiali.

Tutto questo lo facevate anche in passato o da questa stagione?

Da questa stagione, da quando siamo diventati una WorldTour. Chiaro che essendo arrivato tutto di colpo non si poteva fare tutto insieme. Abbiamo iniziato con le cose indispensabili e man mano stiamo facendo sempre qualcosa di più. Per esempio lo scorso anno abbiamo fatto dei ritiri solo in alcuni momenti chiave della stagione, quest’anno cercheremo di farne qualcuno in più. Dobbiamo utilizzare al meglio il budget che abbiamo a disposizione che non è certo lo stesso di Ineos, UAE o Jumbo.

Cosa ti aspetti dal 2022? Sarai contento se…

Ah, ah – ride Piva – Sarò contento se faremo meglio di quest’anno! L’obiettivo, con 18-20 squadre, è quello di restare nel WorldTour. Noi la licenza l’abbiamo acquistata dalla CCC, ma vogliamo mantenerla. E dal prossimo anno per mantenerla bisognerà fare i punti per restare in classifica. Quest’anno siamo stati quattordicesimi, ma per restare nel WorldTour contano i punteggi degli ultimi tre anni, pertanto bisognerà fare ancora meglio.

Wanty protagonista anche alla Vuelta. Per Taaramae una tappa e due giorni di maglia roja
Wanty protagonista anche alla Vuelta. Per Taaramae una tappa e due giorni di maglia roja
Una sfida non facile…

No, non è facile ma con Kristoff qualche ambizione in più ce l’abbiamo. Come ripeto, da Rota mi aspetto molto. E c’è Ghirmay. Lui può essere la sorpresa del prossimo anno, è già arrivato secondo al mondiale, ha vinto e ci crediamo molto. Per me è un talento.

La Wanty ha riscosso molta simpatia in Italia per il modo con cui ha interpretato il Giro. E per voi in squadra è stata una sorpresa la corsa rosa?

Vi dico questo, il Belgio è forse la nazione numero uno al mondo per il ciclismo. Lo è per i team, ha tre WorldTour, ma anche per i tifosi. Qui ogni giorno c’è il ciclismo alla TV. Per esempio mentre sto parlando con voi stanno dando un cross. Quindi su una squadra come la nostra c’è molta attesa. Il Giro è molto seguito in Belgio, non dico come il Tour, che te lo danno dalla sera alla mattina, ma neanche è il “brutto anatroccolo”. Non potevamo non essere pronti. Per quel che riguarda l’Italia c’è sempre molto interesse. Pensiamo al cibo, ai vini, alla moda… e poi al Giro ha vinto Merckx in passato. Tra Italia e Belgio c’è un legame stretto.

«Io – aggiunge Piva – Al prossimo Giro ci sarò. Da italiano ci metto del mio per far sì che la squadra possa andare forte».

Da Vingegaard a Ciccone, rivelazioni e delusioni del 2021

17.10.2021
7 min
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Quante volte ai tempi della scuola abbiamo temuto le pagelle? Il più classico dei «è bravo ma non si applica» funziona anche per i ciclisti? No, non siamo professori, sappiamo bene che tutti si applicano molto bene. Chi con fatica, chi senza. Alla fine di una stagione tuttavia non ci sono promossi né bocciati. Vogliamo solo fare un piccolo rendiconto della stagione 2021 tra le sorprese e le delusioni, analizzandone tre per parte.

Capiamo quanto una selezione di questo tipo possa far alzare il dito ricordando nomi come Van Aert, Ganna, Van der Poel, Cavendish, Alaphilippe… chi manca? Ma restringiamo il campo a sei casi specifici. Perché si sa, la ruota gira e se le sorprese saranno chiamate a riconfermarsi nelle prossime annate, le cosiddette delusioni avranno uno stimolo in più per rilanciarsi.

Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux
Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux

Sorpresa Vingegaard

La nostra disamina parte dalla Danimarca, patria di Jonas Vingegaard, scalatore che va molto forte anche a cronometro (foto in apertura). Il giovane talento della Jumbo-Visma – compirà 25 anni il prossimo 10 dicembre – è stato senza dubbio la sorpresa principale del 2021 grazie al secondo posto al Tour de France dietro a re Pogacar (a 5’20”) e davanti al futuro oro olimpico Carapaz. Già nel 2019 e quasi nell’indifferenza generale, il ragazzo di Hillerslev aveva conquistato una tappa al Tour de Pologne, perdendo la maglia di leader all’ultimo giorno per una crisi in montagna.

Quest’anno ha disputato una primavera da protagonista. Vittoria nella quinta tappa del UAE Tour in cima a Jebel Jais (davanti, guarda un po’, a Pogacar), poi due frazioni e classifica generale alla Coppi e Bartali ed infine seconda piazza al Giro dei Paesi Baschi dietro al suo compagno Roglic. Dopo il Delfinato (secondo all’ultima tappa), si è schierato al via del Tour come gregario di Roglic e ne ha preso il posto dopo la caduta, essendo già arrivato al quinto posto dopo a Le Grand Bornard. Tenendo conto che nel 2022 il Tour partirà dalla Danimarca (con tre tappe), chissà se Vingegaard vorrà confermarsi (e migliorarsi) o se correrà come luogotenente. Però il Giro per lui potrebbe essere un bel banco di prova per un ulteriore salto di qualità.

Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione
Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione

Delusione Tao

Per le note negative partiamo dal trionfatore del Giro dell’anno passato, Tao Geoghagan Hart. Classe 1995, quest’anno il corridore della Ineos Grenadiers ha steccato, come se avesse pagato più del dovuto la fatica e la vittoria della corsa rosa, posticipata causa Covid proprio a dodici mesi fa. Difficile capire cosa abbia condizionato la stagione del londinese. I secondi posti di tappa rispettivamente al Tour des Alpes Maritimes (a febbraio) e al Delfinato (a giugno) sono gli unici suoi squilli. Troppo poco per un ragazzo che ha i numeri per fare di più. Molto di più.

Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione: il talento non tradisce
Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione

Rivelazione Mader

La seconda sorpresa è rappresentata dallo svizzero Gino Mader. Il 24enne della Bahrain-Victorius doveva solo rispettare le aspettative che c’erano su di lui fin da under 23 (nel 2018 terzo posto all’Avenir con due tappe e quarta piazza al mondiale). E in questo 2021 ci è riuscito ampiamente.

A metà marzo suo malgrado sale agli onori della cronaca per essere stato cannibalizzato da Roglic a 30 metri dall’arrivo nella penultima tappa della Parigi-Nizza (conclusa in decima posizione). Il 13 maggio però, a distanza di due mesi, si prende una rivincita personale trionfando nella sesta tappa del Giro d’Italia in vetta a San Giacomo (la montagna che sovrasta Ascoli Piceno) al termine di una lunghissima fuga. Gino si prende la maglia azzurra di miglior scalatore e diventa così il secondo corridore della storia con questo nome di battesimo – dopo Bartali – a vincere una frazione alla corsa rosa. Lascia il Giro per la caduta di Montalcino, ma trenta giorni dopo il successo ascolano domina ad Andermatt, nell’ultima tappa del Tour de Suisse.

Mader mette i titoli di coda alla propria stagione destando impressione alla Vuelta, chiusa al quinto posto nella generale. Piazzamento che vale doppio considerando che ha corso la gara spagnola in appoggio a Jack Haig. Il talentuoso elvetico ora sa che può ritagliarsi un ruolo di guastafeste nei grandi Giri. Lo aspettiamo.

Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire
Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire

Landa al buio

Restando in casa Bahrain Victorious, ci concentriamo su Mikel Landa, che ha vissuto l’ennesima annata di pochi alti e tanti bassi, con una bella dose di sfortuna. Il suo obiettivo primario era il Giro d’Italia, con premesse nulla affatto malvagie. Sesto posto a Laigueglia, terzo a Larciano, terzo nella generale della Tirreno-Adriatico e ottavo al Paesi Baschi, dietro gente di peso che preparava il Tour. Ma alla quinta tappa del Giro, a 5 chilometri dal traguardo di Cattolica, cade rovinosamente ed è obbligato ad abbandonare la corsa. Prepara la seconda parte di stagione, Vuelta in primis, vincendo la generale di Burgos davanti ad Aru. 

La prima settimana della grande corsa spagnola sembra benaugurante, ma la condizione è un fuoco fatuo. Ogni giorno perde posizioni e minuti fino a ritirarsi alla 17ª frazione. Anonima la partecipazione al Giro di Croazia a cavallo di europeo e Lombardia, entrambi non conclusi. Al netto degli imprevisti, nel 2022 dovrà rispondere “presente” all’appello dei grandi Giri. Non può farsi trovare impreparato. 

La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè
intermarche
La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè

Intermarché dilagante

La terza ed ultima palma di rivelazione stagionale l’assegniamo ad una formazione intera: la Intermarchè-Wanty-Gobert. Il team belga ha una importante colonia italiana (Riccardo Minali, Lorenzo Rota, Andrea Pasqualon, Simone Petilli) e ha esordito quest’anno nel WorldTour.

Ha mantenuto fede allo spirito battagliero che l’aveva contraddistinta nelle annate precedenti, specialmente nelle gare del Nord. Nove successi totali, fra cui brillano le perle di Taco Van der Hoorn (terza tappa al Giro d’Italia e al Benelux Tour) e di Rein Taaramae (terza frazione alla Vuelta). Proprio nella corsa spagnola l’esperto estone ed il suo compagno norvegese Odd Christian Eiking (che passerà alla EF Education Nippo) hanno vestito la maglia rossa di leader in due momenti diversi rispettivamente per due e sette giorni.

Merita una doverosa menzione anche il 21enne Biniam Ghirmay Hailu, che ad agosto è arrivato dalla Delko per arricchire il roster a disposizione di Valerio Piva. Il fenomeno eritreo a settembre ha mostrato il suo valore prima con i colori sociali vincendo la Classic Grand Besancon Doubs e poi con quelli della sua nazionale conquistando la medaglia d’argento ai mondiali U23 alle spalle dell’azzurro Baroncini.

Nel 2022 la squadra belga cercherà di ripetersi e crediamo che alcune gioie potrebbero arrivare dall’ormai veterano Andrea Pasqualon (33 anni, da cinque alla Intermarchè) e dal ventiseienne Lorenzo Rota, quest’anno entrambi autori di ottime prestazioni e tante top ten. Il cerchio rosso su alcune gare ce lo hanno già fatto.

Giro 2021 sfortunato, caduta nella tappa di Sega di Ala al Giro e poi la stagione di Ciccone non è più decollata
Giro 2021 sfortunato, caduta nella tappa di Sega di Ala al Giro e poi la stagione di Ciccone non è più decollata

Ciccone, sfortuna nera

Lo stesso discorso fatto in precedenza per Landa si può fare per Giulio Ciccone. Anche lui non ha mantenuto le attese per un motivo o l’altro, ma con la sfortuna sempre fra i piedi. Dopo un 2019 magico (vittoria a Ponte di Legno al Giro, maglia azzurra di miglior scalatore e poi due giorni in maglia gialla al Tour) e il 2020 limitato dal coronavirus, dallo scalatore della Trek-Segafredo ci si aspettava uno step successivo. Così non è stato.

Va detto per la verità che quest’anno l’abruzzese per metà ha dovuto inseguire la condizione migliore e per l’altra metà combattere con la sfortuna: un loop dal quale è difficile uscire. Lui ci ha provato. Al Giro d’Italia non era al top ma quando sembrava aver trovato la forma giusta (In generale era distante 50” dal podio), è arrivata la caduta giù dal Passo San Valentino alla 17a tappa (con arrivo a Sega di Ala) che ha compromesso tutto. Il campionato italiano di Imola ne è stato la riprova. Quando si si sono mossi Colbrelli e Masnada per rientrare sulla fuga, Giulio era dietro di pochi secondi, ma non è riuscito a saltarci dentro.

A Tokyo non ha lasciato il segno. In vista della Vuelta, alla quale è partito con i gradi di capitano, ha provato nuovamente ad uscire da quel circolo vizioso. La top ten nella generale sarebbe stata alla sua portata ma ad inizio della 16ª tappa (dopo che aveva fatto 5° il giorno prima) ha saggiato ancora la durezza dell’asfalto ed è stato costretto a ritirarsi. Escluse fratture, la ripresa ha richiesto e ancora richiede applicazioni e terapie, per cui l’abruzzese ha dovuto chiudere la stagione in anticipo. La speranza ovviamente è quello di ritrovarlo presto con la solita grinta e più forte del 2019.

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Il giorno di Taco, signore solitario di Canale

10.05.2021
3 min
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«Taco non significa un bel niente – dice ridendo Van der Hoorn parlando del suo nome – credo abbia a che fare con la sfera del cibo, ma più semplicemente credo che i miei genitori mi abbiano chiamato così per un giocatore di hockey di cui erano tifosi».

Pellaud è stato l’ultimo a resistergli e anche un ottimo compagno di fuga
Pellaud è stato l’ultimo a resistergli e anche un ottimo compagno di fuga

Pescato il jolly

Quando è passato sul traguardo, l’olandese aveva lo sguardo incredulo. Si è voltato due o tre volte, poi si è portato le mani sul volto. Un metro e 87 per 72 chili, nato a Rotterdam, la sua non è una storia di campione. Non vinceva dalla Primus Classic del 2018. Era il 15 settembre e nella corsa che si svolgeva in Belgio, a Brakel, si lasciò indietro Duijn e Frison: avversari rispettabili, ma non certo irresistibili. La vittoria di Canale è la quarta di una carriera iniziata nel 2017 alla Rompoot. Il ragazzo dai capelli biondi e le gambe come stecchi ha 27 anni, occasioni ne avrà certo altre, ma stamattina alla partenza si potevano fare tutti i nomi, ma pochi avrebbero fatto il suo. Però quando si è trovato lì, non ha fatto scappare neanche le mosche. E quando staccando Pellaud si è reso conto di essere il più forte, ha aspettato il momento giusto ed è andato a prendersi il suo sogno.

Sul palco per Taco una gioia ancora al limite dell’incredulità
Sul palco per Taco una gioia ancora al limite dell’incredulità
Vieni da due anni alla Jumbo Visma e appena ti lasciano libero, vinci una tappa al Giro. La nuova vita è meglio della precedente?

E’ tutto diverso, in realtà. Ho imparato a stare vicino ai miei leader ed era bello lavorare per un campione come Van Aert. Ma andare in fuga è quello che mi è sempre piaciuto di più. E’ bello riuscire a prendere la fuga e ragionare per tutti quei chilometri su me stesso e sugli avversari.

Hai vinto con 4 secondi, si potrebbe dire che tu sia stato fortunato…

In realtà quando me l’hanno detto, ho avuto un sussulto. Strano perché nell’ultimo chilometro mi sono voltato spesso e non c’era nessuno. Li ho visti soltanto alla fine, ma erano abbastanza lontani perché io potessi fare un po’ di festa. Forse per questo alla fine il vantaggio è sceso così tanto.

Quattro vittorie finora, questa la più importante…

Per un come me è difficile vincere. Sono lento per battere i velocisti, peso troppo per battere gli scalatori e di certo non batterò mai Ganna in una crono. Le corse ormai sono super controllate, per cui pescare l’occasione giusta non è affatto semplice.

Quando infine ha deciso di andare da solo, Taco ha aperto il gas e via…
Quando infine ha deciso di andare da solo, Taco ha aperto il gas e via…
La Intermache-Wanty-Gobert è al primo anno WorldTour, la vittoria ci sta davvero bene, no?

Stiamo correndo nel modo giusto, abbiamo fatto un bello step tecnico. Eravamo andati vicini a vincere in un paio di occasioni, finalmente ci siamo riusciti.

Immaginavi una fuga come questa stamattina?

Il mio grande obiettivo era azzeccarne una, ma se dicessi ce avevo previsto tutto questo, sarei bugiardo. Di certo volevo andarmene e sono stato tra i primi ad attaccare. Poi non mi aspettavo che finisse così

Lo sai che dietro non tutti sapevano che tu fossi ancora davanti?

Meglio così, no? Io lo sapevo (ride, ndr), questo mi basta. E credo che adesso lo sappiano anche gli altri.

Intermarché Wanty Gobert: tanta voglia di emergere

20.04.2021
3 min
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La Intermarché-Wanty-Gobert, ultima entrata nel gruppo World Tour, si presenta al massimo consesso con una formazione senza grandi punte, ma ricca di “guastatori”: l’obiettivo è far parlare di sé il più possibile, andando a dar fastidio ai principali team cogliendo ogni occasione che si parerà dinnanzi, attraverso corridori giovani e meno giovani, ma tutti desiderosi di mettere la propria casella fra i vincitori dell’anno. Un esempio in tal senso sono i due italiani Riccardo Minali e Andrea Pasqualon, spesso in evidenza soprattutto all’estero, spremendo ogni goccia di energia per vincere.

Giro d’Italia 2021, nella tappa di Canale vince Taco Van der Hoorn
Giro d’Italia 2021, nella tappa di Canale vince Taco Van der Hoorn

Scoperta di Taco

Uno dei nomi più noti è forse quello del sudafricano Louis Meintjes, prelevato dalla NTT e da tenere in considerazione soprattutto per le brevi corse a tappe. Mnetrne al Giro si è fatto conoscere, vincendo, Taco Van der Hoorn (foto di apertura). Molto conosciuto anche Aimé De Gendt, una delle vecchie colonne della squadra, che spesso agisce come gestore della corsa grazie alle sue capacità di passista.

Tra i nuovi acquisti, si dice un gran bene del giovane tedesco Georg Zimmermann, che lo scorso anno, al suo esordio fra i professionisti, è finito 21° alla Vuelta ed è considerato uno dei più promettenti scalatori della nuova generazione. Un profilo ideale per una squadra come quella belga, dove avrà tutto lo spazio necessario per mettersi in mostra e osare.

Per Pasqualon, dopo le classiche il primo Giro d’Italia
Per Pasqualon, dopo le classiche il primo Giro d’Italia

Facce da fuga

A corridori come Bakelands, Hirt, Taaramae è affidato il compito di smuovere le acque, pronti a sfruttare ogni occasione nelle fughe a lunga gittata, mentre dai figli d’arte Van Poppel soprattutto da Danny – ci si attende qualche buono spunto in volata, se buon sangue non mente…

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Jan BakelantsOudenaardeBel14.02.19862009
Jeremy BellicaudJonzacFra08.06.19982020
Aimé De GendtAalstBel17.06.19942016
Jasper De PlusAalstBel11.06.19972020
Ludwig De WinterLa LouviereBel31.12.19922015
Théo DelacroixArboisFra21.02.19992020
Tom DevriendtVeurneBel29.10.19912015
Christian Odd EikingStordNor28.12.19942016
Alexander EvansBendigoAus28.01.19972018
Quinten HermansNamurBel29.07.19952014
Jan HirtTrebicCze21.01.19912015
Jonas KochSchwabisch HallGer25.06.19932016
Wesley KrederLeidaNed04.11.19902013
Maurits LammertinkWierdenNed31.08.19902012
Louis MeintjesPretoriaRsa21.02.19922013
Riccardo MinaliIsola della ScalaIta19.04.19952017
Andrea PasqualonBassano d.GrappaIta02.01.19882010
Simone PetilliBellanoIta04.05.19932016
Baptiste PlanckaertCourtraiBel28.09.19882010
Lorenzo RotaBergamoIta23.05.19952016
Rein TaaramaeTartuEst24.04.19872008
Taco Van Der HoornRotterdamNed04.12.19932015
Corne Van KesselVeldhovenNed07.08.19912009
Kevin Van MelsenVerviersBel01.04.19872009
Boy Van PoppelUtrechtNed18.01.19882011
Danny Van PoppelUtrechtNed26.07.19932013
Pieter VanspeybrouckTieltBel10.02.19872008
Loic VliegenLiegiBel20.12.19932015
Georg ZimmermannAugustaGer11.10.19972020

DIRIGENTI

Jean Francois BourlartGbrGeneral Manager
Hilaire Van Der SchuerenBelDirettore Sportivo
Steven De NeefBelDirettore Sportivo
Valerio PivaItaDirettore Sportivo
Jean Marc RossignonBelDirettore Sportivo
Frederik VeuchelenBelDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Per il secondo anno consecutivo Cube fornirà le biciclette al Team Intermarché-Wanty-Gobert. La compagine belga affronta il suo primo anno da WorldTour con la Cube Litening C:68X per le gare in linea e l’Aerium C:68 TT per le cronometro.

CONTATTI

WANTY-INTERMARCHE-GOBERT (Bel)

Want you cycling ASBL, Rue des Foudriers 6, 7822 Ghislenghien (BEL)

info@wanty-groupegobert.be – http://intermarche-wantygobert.eu/

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