Perché il ritorno delle stringhe nel ciclismo? Risponde Crono

06.02.2024
3 min
Salva

Le calzature con le stringhe non sono più da considerare una moda passeggera. Sono sempre di più le aziende che propongono almeno un modello con i lacci, non solo nella categoria delle calzature retrò, ma anche nell’alta gamma.

In termini di sviluppo e costruzione cosa cambia tra una scarpa con i rotori ed una con le stringhe? Quali sono i costi di produzione? Abbiamo chiesto a Stefano Stocco del Calzaturificio Sabena, che conosciamo meglio come Crono di rispondere a diversi quesiti.

Tra vintage e modernità (foto Crono)
Tra vintage e modernità (foto Crono)
Perché c’è questo “ritorno” delle scarpe con le stringhe?

Per proporre qualcosa di alternativo al classico rotore. Quest’ultimo è uno strumento molto tecnico e per qualche ciclista forse troppo. Il laccio è in assoluto il sistema più leggero da installare in una calzatura da ciclismo e la chiusura, intesa come azione ed efficacia, è paragonabile a quella del rotore. La calzatura ha un aspetto leggermente retrò ma comunque la pulizia ed il design non viene compromesso. Il ciclista che cerca lo stile di sicuro apprezza.

Eppure fino a 3 o 4 anni fa i rotori sembravano la soluzione definitiva!

Il rotore è tecnicamente ad oggi la chiusura per eccellenza e di sicuro non sarà soppiantato a breve da altri sistemi. Ma non è l’unico modo per poter chiudere una scarpa da ciclismo in maniera performante e le stringhe confermano questa tesi.

Progettare e produrre una scarpa con i rotori è più costoso rispetto ad una con le stringhe della stessa fascia di mercato?

Certamente produrre una scarpa con rotori è più impegnativo. I componenti hanno un costo molto elevato, la tomaia va predisposta in un certo modo per poterli installare ed anche la manodopera per montarli è maggiore. A parità di materiali una scarpa con i rotori costa molto di più di una con soli lacci.

Per quanto concerne la costruzione cosa cambia, se cambia qualcosa?

Le variazioni sono relative soprattutto alla tomaia. Per supportare i rotori deve essere predisposta con appositi rinforzi. Poi ci sono le zone di fissaggio dei componenti, quelle dove il cavo scorre. Queste devono tenere conto della direzione e trazione dei cavi, con tagli della tomaia dedicati. La zona di rinforzo della tomaia per le calzature con le stringhe è uguale per tutta l’area che accetta il laccio e realizzare i fori è abbastanza semplice.

Il modello CV2 di alta gamma
Il modello CV2 di alta gamma
Al di la delle preferenze soggettive, funziona meglio una calzatura con le stringhe, oppure una con i rotori?

Più che altro è una questione di immediatezza, perché è difficile dire quale delle due funziona meglio. La chiusura a rotori è immediata nelle fasi di impostazione del sistema. Per le stringhe si impiega un tempo maggiore e va curata molto l’asola in modo che non si perda efficienza nella chiusura. La differenza è tutta qui.

UDOG, cosa c’è dietro ad una scarpa

17.06.2022
4 min
Salva

UDOG, un’azienda che da poco si è affacciata nel mondo del ciclismo e che è stata subito apprezzata per la qualità dei prodotti, per le soluzioni di design che abbinano performances ed eleganza, ma anche per quella voglia di osare. Quali sono le peculiarità che rappresentano UDOG? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Fonte, che ha di fatto inventato il marchio, ma vogliamo anche a snocciolare quelle soluzioni integrate nelle scarpe dell’azienda veneta.

«UDOG è di fatto un gruppo di ciclisti appassionati che pensa oltre agli schemi, talvolta lo fa per necessità, in altre occasione viene naturale – dice Alberto Fonte – cercando sempre la massima cura e ricerca del dettaglio. Le nostre scarpe sono un prodotto diverso – continua Fonte – che utilizza materiali e tecnologie di ultima generazione, creando un match perfetto tra comfort e prestazioni».

Alberto Fonte, fondatore di UDOG
Alberto Fonte, fondatore di UDOG

UDOG, icona di stile

Se è vero che le scarpe con i lacci esistono da sempre, le stringhe montate su una calzatura tecnica, di ultima generazione sono comunque una particolarità. E’ una sorta di richiamo al passato, un dettaglio di eleganza, raffinatezza ed “italian style”, ma che è anche in grado di fornire delle prestazioni inaspettate. Un po’ il riassunto delle calzature UDOG, nate da chi la bici la vive, create, come si dice “ da un vero scarparo”.

La tasca che contiene i lacci, uno dei marchi di fabbrica UDOG
La tasca che contiene i lacci, uno dei marchi di fabbrica UDOG

Un concentrato di idee

Ci sono i lacci appunto, che si nascondono nella piccola tasca sopra la linguetta. Le stringhe dei due modelli UDOG, Tensione e Cima, non hanno aria nel mezzo e questo permette di avere una chiusura sicura, compatta, affidabile e ad alta tenuta anche dopo molte ore di bicicletta. Sono piatti e fatti in poliestere 100% riciclato, senza PFC.

C’è la tomaia in Knit, un pezzo unico leggero, traspirante e con un buon potere impermeabile. Il risultato è un tessuto che non si impregna di sudore, fa scivolare via la pioggia e non accumula calore. La costruzione è differenziata: ad esempio il modello Cima (una sorta di top di gamma super leggero) ha una maglia stretta di tessuto nella zona dell’arco plantare mediale per offrire un maggiore supporto al piede dell’atleta.

L’avvolgimento a tensione, identificato con l’acronimo TWS (tension wrap system) è un sistema unico nel suo genere, che prende forma grazie ai lacci e ai tensori posizionati sulla tomaia. Lo sviluppo di questo concetto è differente tra Cima e Tensione, pur avendo in comune il fatto di fasciare il piede in maniera ottimale, aumentando il comfort e il trasferimento della potenza tra piede, scarpa e pedale. Il corretto tensionamento della tomaia aiuta a stabilizzare il piede.

La suola in carbonio deve trasmettere feeling e comodità, ma deve essere performante. I due modelli di scarpe hanno delle suole diverse, quella della UDOG Cima è più tosta, con un indice di rigidità pari a 11, mentre quella di Tensione è un composto di nylon+carbonio ed ha un indice di 7. Entrambe hanno un’ampio shape di appoggio ed hanno un canale di ventilazione che permette l’ingresso costante dell’aria.

Ultimo fattore, ma non Ultimo nella scala valori

“Ultimo” è il nome della forma dove tutto ha inizio ed è lo strumento meccanico utilizzato per dare forma ad una calzatura. Non è un calco, ma è un vero e proprio blocco progettato con una forma larga nella parte dell’avampiede, mentre il tallone invece è magro e snello.

La scarpa è costruita intorno a questa forma. Non deve essere dimenticata la confezione, costruita grazie ad imballaggi riciclati e riciclabili al 100%. Inoltre tutti i partner e i materiali di UDOG sono certificati con protocolli da enti riconosciuti GRS, FSC e RCS.

UDOG