Pirrone, l’avvio “diesel” e un giorno da sindacalista in gruppo

08.04.2025
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L’avvio di stagione “rallentato” di Elena Pirrone era stato preventivato e programmato a fine 2024.
Il suo è uno di quei motori che ha bisogno di un po’ di tempo, sia di durata sia… climatico, per entrare a pieni regimi, ma nonostante tutto la 26enne della Roland si era fatta un bel rodaggio bevendosi 130 chilometri in fuga (poi risultata decisiva) alla Omloop Nieuwsblad al quinto giorno di gara.

Anche a De Panne ha nuovamente provato un’azione simile per capire il suo stato di forma dopo aver faticato tra Strade Bianche, Montignoso e Trofeo Binda. Proprio a Siena la 26enne di Laives aveva corso da “sindacalista” del CPA Women, ruolo che l’associazione femminile presieduta da Alessandra Cappellotto assegna a turno in ogni corsa a diverse atlete. Il compito non è solo di rappresentante, ma anche quello di osservatrice in gara per ciò che concerne la sicurezza. Abbiamo chiesto a Pirrone quali riscontri ha riportato e più in generale cosa prevede la sua terza annata in Roland.

Pirrone alla Strade Bianche ha corso come rappresentante del CPA Women per sicurezza e protocollo condizioni meteo estreme
Pirrone alla Strade Bianche ha corso come rappresentante del CPA Women per sicurezza e protocollo condizioni meteo estreme
Andando in ordine cronologico, come hai iniziato il 2025?

Tenendo conto che avendo finito la scorsa stagione in Cina, e quindi avevo ripreso con calma la preparazione, sono partita abbastanza bene. Ho corso il UAE Tour per sfruttare il caldo e per aiutare le compagne. Sono uscita con una forma discreta, senza tuttavia pensare di andare alla Omloop Nieuwsblad e fare quello che ho fatto.

Non era preventivata quella lunga fuga?

A dire il vero, no. Ho tentato quella azione sicuramente perché mi sentivo bene, ma anche perché volevo tenermi fuori dal caos dei primi muri e perché solitamente è una gara molto sentita. Invece mi hanno seguite in poche, con me c’era la mia compagna Giuliani e alla fine ci siamo ritrovate in un gruppetto non troppo folto. Siamo andate molto forte, anche se dietro ci hanno lasciato molto spazio. Peccato per come si è evoluta la fuga.

Speravi di arrivare fino in fondo immaginiamo.

Assolutamente. Mi piange il cuore perché con tutte le fughe in cui mi butto, questa era davvero molto buona. Un’occasione rara, però poco per volta mi sono spenta, forse per il freddo. Sono arrivata stremata. Prima del traguardo, mentre restavamo sempre meno davanti e dopo che Claes e Nerlo (rispettivamente prima e seconda, ndr) avevano allungato, ho sperato di mantenere il terzo posto. Poco per volta sono stata ripresa dalle atlete che erano uscite da gruppo. Vollering e Pieterse volavano e io cercavo di difendere almeno la top 10. Verso la fine sono stata superata dal gruppo e ho chiuso molto lontana.

Hai pensato che potevi gestirti meglio?

Lì per lì ero molto delusa perché a pochi chilometri dall’arrivo avevo ancora un buon vantaggio ed è normale che rifletti su cosa potevi fare di più o meglio. A mente fredda invece ero piuttosto contenta per la prestazione, sapendo che sarebbe stato un buon lavoro per il futuro. Mi è spiaciuto per la fatica fatta dalle compagne e per non aver portato punti alla squadra, che è una cosa che ci richiedono dove e quando è possibile.

Dopo i 130 chilometri di fuga alla Omloop Nieuwsblad, Pirrone ci riprova a De Panne con un’avanscoperta più contenuta
Dopo i 130 chilometri di fuga alla Omloop Nieuwsblad, Pirrone ci riprova a De Panne con un’avanscoperta più contenuta
Nelle corse successive però cosa è successo?

Alla Strade Bianche sono andata bene a metà, finché non è intervenuta la sfortuna (sorride ironicamente, ndr). Sono rimasta coinvolta in una caduta e sono andata a blocco per rientrare nel gruppo principale. Poi mi si è rotto il cambio e a quel punto non sono più riuscita a tornare sotto. Anzi ad un certo punto, nonostante non avessimo un ritardo alto, ci hanno fermate quando la gara ha affrontato quel tratto in circuito. E’ stato demotivante perché meritavamo di arrivare al traguardo. Comunque il giorno dopo è stato pure peggio.

Per quale motivo?

Al Trofeo Oro in Euro è stata un’agonia totale perché mi sono presa un virus identico a quello che ha preso Longo Borghini. Mi ero già staccata e alla fine mi sono fermata. Sono ritornata in bici quasi subito e mi sono ripresa abbastanza bene, anche se a Cittiglio poi ho pagato un po’. Insomma, sono stati giorni un po’ difficili, ma resto serena per la primavera e l’estate.

Alla Strade Bianche eri stata designata dal CPA Women per la sicurezza e per il protocollo delle condizioni meteo estreme. Quali sono le indicazioni che vi vengono date?

Chiaramente è una grande responsabilità ed è giusto avere dei rappresentanti in ogni gara. Di base non c’è da fare molto finché non ci sono problemi seri in corsa, come ad esempio la sicurezza a rischio sul percorso. Però ormai la sicurezza in gara si è alzata molto da parte degli organizzatori proprio anche grazie alle segnalazioni del CPA. I punti pericolosi sono già preannunciati alle riunioni. In Belgio addirittura viene tutto segnato sul road-book della corsa e viene ulteriormente comunicato. In gara poi viene ricordato alla radio alle ammiraglie e poi a noi atlete. Per dire quanto siano fondamentali le radioline in gara.

Quando si è rappresentanti in gara si corre con un occhio diverso rispetto al solito?

Può capitare che alcune atlete vadano dalla rappresentante in corsa per indicare, ad esempio, le moto troppo vicine al gruppo. Oppure durante la ricognizione di un percorso si segnali un punto pericoloso. Ricordo che l’anno scorso all’Itzulia Women, che si corre un mese dopo quello maschile, Reusser aveva proposto di neutralizzare la discesa in cui erano caduti facendosi male Vingegaard, Roglic ed Evenepoel. Non fu possibile, ma in gruppo avevamo affrontato quella discesa con più cautela. Quando corri con una certa consapevolezza, diventa un po’ più semplice gestire certe situazioni in corsa.

Tornando alla squadra, come ti trovi?

Alla Roland sto bene. Siamo in quattro italiane (Giuliani, Ruffilli e Vettorello le altre, ndr). C’è un buon ambiente ed è un bel gruppo con cui lavorare. Non abbiamo troppe pressioni, ma come dicevo prima dobbiamo fare punti. La nostra caratteristica è che siamo in 11 in squadra, non tante in confronto alle altre formazioni. Infatti al primo ritiro che avevamo fatto ci siamo dette “vietato ammalarsi” perché altrimenti siamo contate. A parte le battute, questo significa correre tanto e fare quindi molta esperienza.

Vietato ammalarsi. Rispetto agli altri team, la formazione WorldTour svizzera è di sole 11 atlete (qui manca Dronova-Balabolina)
Vietato ammalarsi. Rispetto agli altri team, la formazione WorldTour svizzera è di sole 11 atlete (qui manca Dronova-Balabolina)
All’orizzonte Elena Pirrone ha fissato qualcosa in particolare?

Ho sempre in testa il tricolore a crono per migliorare il terzo posto del 2024 o almeno confermarlo. Ci sono tante corse che mi piacciono nelle quali vorrei andare bene o mettermi alla prova, come il Tour de Suisse anche se non è adatto a me. Vorrei tornare presto a vincere e non saprei dove, ma di sicuro voglio ritrovare belle prestazioni. Credo che sia tutto una questione di testa e di morale. Se cresce la fiducia, cresce l’autostima e si mette in moto un certo meccanismo. Non bisogna abbattersi davanti alle difficoltà.

Casasola, la sosta può attendere. Sanremo, poi rotta sulle Ardenne

17.03.2025
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Per chi arriva dal ciclocross, la stagione su strada è una normale prosecuzione di quella invernale. Una volta terminate le scorribande nel fango, Sara Casasola è passata al… gravel della Strade Bianche Women per il suo esordio con la Fenix-Deceuninck. E ieri è stata protagonista in fuga per più di sessanta chilometri al Trofeo Binda vinto da Balsamo.

«Ieri è andata bene – analizza Casasola con la tipica calma del mattino successivo – il mio compito era quello di andare in fuga e sono riuscita a farlo sulla prima salita del primo passaggio del circuito di Cittiglio. Significa che stavo bene di gambe. Siamo state fuori per metà gara poi ci hanno ripreso a due giri dal termine. A quel punto sono un po’ crollata perché ancora mi manca il finale di gara. Attualmente fino alle tre, tre ore e mezza di corsa sono ancora reattiva, poi mi si spegne la luce. Complessivamente sono molto soddisfatta della mia prestazione perché le mie compagne d’avventura erano tutte molto forti e il ritmo è sempre stato alto».

Nel mezzo, tra Siena e Cittiglio, la 25enne friulana aveva disputato anche il Trofeo Oro in Euro chiudendo davanti, sintomo di una condizione buona e comunque finora ben gestita. Adesso però c’è una primavera che la attende ed è proprio Casasola che ci racconta quali sono i suoi programmi prima di tirare il fiato con calma ed impostare la seconda parte.

Sara com’era andato l’avvicinamento alla Strade Bianche dopo una bella ed intensa stagione nel cross?

Il 16 febbraio ho fatto la mia ultima gara in Belgio (chiusa con la vittoria, ndr) e di comune accordo con la squadra ho fatto quattro giorni totalmente senza bici. Mi sono serviti fisicamente, ma anche tanto mentalmente per ricaricarmi. Dopodiché ho iniziato a fare tante ore di fondo, sapendo tuttavia che la mia autonomia in gara sarebbe stata ancora limitata. Infatti a Siena per due ore e mezza sono andata bene, svolgendo soprattutto i lavori per Kastelijn e Pieterse (rispettivamente sesta e settima al traguardo, ndr). Sia i miei diesse che io sapevamo che nel finale sarei calata. Una gara del genere non la puoi improvvisare, però l’ho comunque preparata e corsa con tanta motivazione.

Viste le tue doti nel fuoristrada, aver esordito alla Strade Bianche è stato più semplice del previsto?

Posso dire sicuramente che saper guidare la bici e sapere come muovermi in certe condizioni mi ha aiutato tanto ad evitare cadute nei tratti sterrati, nei quali riuscivo a recuperare posizioni. Poi certo, quando ti trovi a fare Le Tolfe a blocco, quella è un’altra cosa (sorride, ndr). Nel secondo passaggio sentivo che mancava un po’ di potenza. Tutto sommato sono contenta perché il giorno dopo a Montignoso, seppure il percorso fosse meno esigente ma con un buon livello di partenti, sono andata bene. Insomma, ho tutto il tempo per entrare in forma.

Dopo una bella stagione nel cross, Casasola ha esordito con la Fenix-Deceuninck sugli sterrati della Strade Bianche
Dopo una bella stagione nel cross, Casasola ha esordito con la Fenix-Deceuninck sugli sterrati della Strade Bianche
Il tuo calendario cosa prevede nelle prossime settimane?

Correrò la Milano-Sanremo Women poi andrò in ritiro con la squadra a Benicasim per quasi un mese a preparare le Ardenne. Dovrei rientrare il 18 aprile con la Freccia del Brabante e sulla carta dovrei correre anche Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Il programma indicativamente è questo, ma vedremo solo più avanti.

Dopo le Ardenne per Sara Casasola ci sarà la tanto sospirata sosta per recuperare?

Sì, certo. Abbiamo previsto 10-15 giorni di pausa totale senza bici. L’idea è questa, perché abbiamo il tempo necessario per riprendere i lavori in vista del Giro d’Italia Women. In quella occasione, essendo il mio primo anno in un team WorldTour come la Fenix-Deceuninck, spero di essere di aiuto alle compagne che punteranno alla generale. Per quello che mi riguarda invece, mi piacerebbe provare a giocare le mie carte in alcune tappe.

Nell’ultima annata ti abbiamo vista più asciugata fisicamente e sei entrata in una nuova dimensione anche su strada. Pensavi di aver perso il treno giusto?

Per come va il ciclismo in generale, un corridore della mia età può essere considerato… non più giovane, per non dire vecchio (sorride, ndr). Anche nel ciclismo femminile c’è questa tendenza, però è anche vero che ci sono più occasioni per entrare in un team di alto livello. A me è capitata questa possibilità e tutto sta andando di conseguenza.

Cosa intendi?

Le motivazioni aumentano in base ai risultati o alle prestazioni e viceversa. Ora posso fare la vita da pro’ e mi sento sicuramente più serena. Probabilmente sono calata di peso proprio per questo motivo, senza dover fare diete drastiche. Lavorare con la mente più libera da certi pensieri ti aiuta a performare meglio. Bisogna avere pazienza e fiducia perché poi le cose arrivano.

Astoria: una bottiglia speciale per la Strade Bianche Women

13.03.2025
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In occasione della recente Strade Bianche Women, vinta dall’olandese Demi Vollering, Astoria Wines ha realizzato una bellissima bottiglia celebrativa dedicata alla vincitrice. Questo omaggio speciale ha voluto sottolineare l’importanza di un evento che, nell’edizione di quest’anno, ha coinciso con la Festa della Donna, rendendo la celebrazione ancora più significativa. La prestigiosa Classica di RCS Sport, nota per il suo fascino e la sua spettacolarità, si è confermata un appuntamento imprescindibile nel panorama ciclistico internazionale per quanto riguarda anche il movimento femminile.

Astoria Wines, guidata da Paolo e Filippo Polegato, è oggi uno dei principali protagonisti del mondo del Prosecco. Fondata nel 1987 dalla passione di una storica famiglia di viticoltori, l’azienda ha saputo negli anni distinguersi per qualità e innovazione, diventando il primo vinificatore privato della denominazione Conegliano-Valdobbiadene DOCG. I suoi vini, premiati nei più importanti concorsi enologici, sono il risultato di un’attenta ricerca della perfezione e del rispetto per la tradizione vitivinicola italiana.

Il cuore produttivo di Astoria è la Tenuta Val del Brun, un’area di quaranta ettari di vigneti situata tra le scenografiche Colline del Prosecco, un paesaggio unico riconosciuto nel 2019 come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. L’azienda si impegna attivamente nella tutela dell’ambiente e della biodiversità, aderendo dal 2014 al protocollo “Vignes Fleuries” e ottenendo nel 2018 la certificazione SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata). Inoltre, Astoria è certificata ISO 14001, a testimonianza del suo impegno costante verso una produzione sostenibile e rispettosa del territorio.

Demi Vollering firma la bottiglia Astoria Speciale per celebrare la Festa della Donna
Demi Vollering firma la bottiglia Astoria Speciale per celebrare la Festa della Donna

Giro in arrivo…

L’amore di Astoria per lo sport, e per il ciclismo in modo particolare, si manifesta nel suo legame storico con il Giro d’Italia. Dal 2012, la carovana ha percorso oltre 38.000 chilometri al seguito della Corsa Rosa, vivendo da vicino le emozioni, la fatica e la determinazione degli atleti. 

«In tutti questi anni al Giro d’Italia abbiamo sentito la tensione della competizione – sottolineano con orgoglio dal quartier generale Astoria – ammirato le fughe e le volate, condiviso la gioia della vittoria e riempito i calici con le nostre bollicine per celebrare i momenti più memorabili».

Il podio della competizione maschile brinda con le bottiglie Astoria
Il podio della competizione maschile brinda con le bottiglie Astoria

L’attenzione di Astoria nei confronti degli eventi sportivi non si limita solo al Giro d’Italia: l’azienda è protagonista in numerose manifestazioni di rilievo, consolidando un connubio perfetto tra sport e qualità enologica. La Strade Bianche Women, con il suo percorso suggestivo e la sua storia affascinante, rappresenta un’occasione perfetta per ribadire questo legame e rendere omaggio alle atlete che incarnano i valori di impegno, passione e determinazione. Con questa speciale bottiglia celebrativa, Astoria conferma ancora una volta il proprio ruolo di ambasciatore del Prosecco nei grandi eventi sportivi, valorizzando l’eccellenza italiana in un contesto internazionale.

Astoria Wines

Il passato voleva riprendersi il presente. Ma Vollering ha detto no

08.03.2025
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SIENA – Ma non dovevamo non vederci più? Così recitava una canzone di Lucio Battisti, ed è probabilmente quello che ha pensato Demi Vollering quando ha visto la sua ex compagna Anna van der Breggen ancora alla sua ruota. Come una volta. Come ai vecchi tempi. La Strade Bianche Women va alla grandissima atleta della FDJ-Suez.

Sulle strade senesi tutti si aspettavano la lotta fra Anna Van der Breggen (altro rientro eccellente), la nostra Elisa Longo Borghini, Demi Vollering e, secondo alcuni, anche Mavi Garcia. E in effetti, non ci si è andati lontano.

Tutto succede nell’ultima fase di gara: quando si affronta Colle Pinzuto, Van der Breggen forza, ma Vollering segue senza problemi e anzi, allo scollinamento rilancia. Proprio lì, quando inizia il falsopiano e servono tante gambe e tanti watt, l’unica a resistere all’ex compagna e connazionale è proprio Van der Breggen. Mancano esattamente 14 chilometri alla fine e da lì in poi sarà una fuga a due.

La potenza e la classe di Anna Van der Breggen (34 anni) al rientro dopo tre anni di stop
La potenza e la classe di Anna Van der Breggen (34 anni) al rientro dopo tre anni di stop

La classe della campionessa

Sembra un tuffo nel passato. Le due olandesi hanno un altro passo, un’altra pedalata. E in questa fuga quasi non si parlano. Anche all’arrivo solo Van der Breggen si sposterà per un timido saluto nei confronti di Vollering.

«Se mi aspettavo di vincere? No, ma ci ho sperato». Così inizia Anna Van der Breggen nel post gara. L’atleta della SD Worx, quando parla, ti guarda fisso e non molla un secondo. Ha una determinazione agghiacciante.

«Ho anche sofferto molto durante la gara, è stata dura sin dall’inizio e non sapevo quanto avrei potuto reggere. Però sono molto felice, perché era da così tanto tempo che non mi giocavo un finale in questo modo e quindi sono piuttosto sorpresa, anche se poi eravamo partite per vincere».


«L’attacco? Non avevo in programma di attaccare alle Tolfe, volevo solo stare davanti, quindi ho cercato di affrontare la discesa e l’inizio dello strappo finale il più velocemente possibile. Ho pensato che in quel modo avrei avuto un po’ di spazio per il resto del settore. Ma a quel punto della gara sarebbe cambiato davvero poco. Si doveva andare a tutta! Questa corsa comunque mi dà fiducia per il resto della stagione».

Lo spettacolo dei settori super impolverati della Strade Bianche Women
Lo spettacolo dei settori super impolverati della Strade Bianche Women

Botta e risposta

«Demi – riprende Van der Breggen – voleva che passassi a tirare, ma mi serviva tempo. Sono vecchia e mi serve tempo per recuperare! Non abbiamo avuto lunghe conversazioni, stavamo soffrendo un po’. C’era il dolore alle gambe e anche le emozioni della gara, il pubblico, il finale che si avvicinava. Tra l’altro è stato bello sentire tutto questo di nuovo, soprattutto in questa gara».

«Io – risponde Vollering – sono contenta per aver vinto in generale, non per aver vinto davanti ad Anna. Questa è una vittoria importante per me e per la squadra, non un trionfo contro qualcuno».

Nel finale, come detto, si sono salutate in modo timido e fugace. Non che siano nemiche, ma di certo non si abbracciano. Ognuna fa la sua corsa e sul piatto c’era un passato di spessore. Pensateci un attimo: fino a pochi mesi fa erano entrambe nella stessa squadra e una era l’allenatrice dell’altra. Si dice che in allenamento si siano scontrate spesso.

«Oggi il duello con Anna mi ha riportato a quando ero giovane. Ricordo quei tempi, quando non ero alla sua altezza, non riuscivo a tenerla. Averla battuta mi ha fatto capire quanto sia cresciuta. Mi ha fatto capire che sono diventata forte».

Van der Breggen va da Vollering: l’abbraccio è durato un secondo
Van der Breggen va da Vollering: l’abbraccio è durato un secondo

Vittoria di squadra

E’ vero che Vollering ha vinto, ma va detto anche che aveva la squadra migliore. A un certo punto c’erano tredici atlete davanti e tre erano della FDJ-Suez. Oltre a Demi, c’erano anche Juliette Labous ed Evita Muzic, fondamentale a Colle Pinzuto. E non solo: Muzic è caduta (all’arrivo sanguinava dal ginocchio), è risalita, è andata in fuga e, una volta scattate “quelle due”, faceva il tifo per radio.

«Oggi – spiega Vollering – ho avuto un problema meccanico che ci ha un po’ cambiato i piani, ma Juliette Labous è stata fortissima a riportarmi dentro. Ha fatto delle trenate incredibili. Mi piace molto lo spirito di questa squadra, come ci stiamo muovendo, l’atmosfera. Questa è stata una vittoria del gruppo. Abbiamo tanti obiettivi e la Strade Bianche era uno di questi.

«Ma quando parti con la consapevolezza di poter vincere, tutto lo staff e tutte le compagne sono più motivate, più determinate e quando lavorano riescono a dare di più. Si alza il livello della prestazione.
Per me è un nuovo capitolo, per questo credo che a volte il mio grazie nei confronti delle ragazze non basti. Ma so che loro lo sanno. Voglio che tutte si sentano partecipi».

Demi Vollering taglia il traguardo di Piazza del Campo. «We did it» (ce l’abbiamo fatta), urlava
Demi Vollering taglia il traguardo di Piazza del Campo. «We did it» (ce l’abbiamo fatta), urlava

Addio 2024

E qui Demi Vollering parla anche, non senza un filo di emozione, della sua situazione mentale. Sostanzialmente dice di essere rifiorita, di aver trovato una nuova famiglia e racconta del suo 2024 travagliato.

«Non sapevo se lasciare la SD Worx o no. Se facevo bene o meno. Lo scorso anno non ero libera di testa, avevo sempre qualche problema. Rispetto all’anno scorso mi sento diversa. Mi sono sbloccata. In gara volevo fare certe cose e non mi venivano. C’erano problemi in squadra e questo aveva creato incertezze sul mio futuro. Però voglio dire una cosa – e sembra quasi volersi togliere un sassolino – posso dire di essere una persona leale».

Ai 50 dall’arrivo, Longo Borghini tradita dallo stomaco

08.03.2025
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SIENA – Escludendo, conoscendola, che si sarebbe ritirata, quando Elisa Longo Borghini si ferma dopo il traguardo, si capisce subito che non stia affatto bene. Ha gli occhi smarriti di chi non capisce cosa sia accaduto e ammette di avere ancora qualcosa. Intorno c’è la baraonda di Piazza del Campo, anche sedici minuti dopo l’arrivo delle prime. I volti sono impolverati, qualcuna riesce a sorridere, ma appena Elisa inizia a parlare, basta guardare gli schizzi sul telaio per immaginare l’inferno che per lei è stata la corsa.

«Sinceramente non lo so – dice – io stavo bene, ma da un momento all’altro ho iniziato a vomitare e non ho più smesso. Poi non ho più avuto energie per continuare. Mi sono completamente spenta, è successo un po’ come a Parigi. Non ho capito che cosa possa essere successo, so solo che non sono riuscita più a mangiare né a bere e tutt’ora non mi sento per niente bene».

Persico ha tenuto duro dopo aver capito che Longo Borghini avesse una pessima giornata
Persico ha tenuto duro dopo aver capito che Longo Borghini avesse una pessima giornata

Il gesto di Silvia Persico

Mancava una quarantina di chilometri all’arrivo, quando Longo Borghini si è sfilata, ritrovandosi in una posizione non adatta a chi voglia ancora vincere. Poco dopo, al suo fianco è arrivata Silvia Persico. Hanno parlottato. Poi la bergamasca le ha poggiato la mano sul collo. Le ha detto ancora qualcosa, l’ha abbracciata ed è risalita provando a giocarsi le carte che aveva ancora a disposizione.

«Oggi Elisa non stava bene – dice Persico dopo essersi dissetata, con il volto incrostato di polvere – ho cercato di tenerla con il morale più alto possibile, però purtroppo non era in una giornata buona. Me ne sono accorta dopo le Tolfe. Quando mi ha dato via libera, io ero già stanca. Ero già rientrata due volte, avevo cambiato bici nel primo settore. Sono rientrata nel secondo, mentre nel quarto mi sono dovuta fermare per una foratura. Per cui ho cercato di dare il massimo, ma è stata una gara sempre a rincorrere. Mi dispiace un po’ per la squadra, magari le aspettative erano altre. Però purtroppo, quando non è giornata, non è giornata. La corsa è stata dura, non c’era neanche un momento per recuperare. Ma ora l’importante è che Elisa stia bene. E’ una grande campionessa, peccato perché stava benissimo».

Andando verso il pullman, Longo Borghini si ferma accanto a mamma Guidina
Andando verso il pullman, Longo Borghini si ferma accanto a mamma Guidina

L’abbraccio della madre

Si sussurrava, durante l’attesa che Longo Borghini possa aver pagato il fatto di essere scesa dall’altura da pochi giorni. Tuttavia è stato sufficiente guardarla in faccia e parlarle per capire che quel fattore probabilmente non c’entra nulla.

«Io ho l’influenza – dice mentre si avvia al pullman – devo avere qualcosa, sto male. Ho avuto dei seri problemi di stomaco e per fortuna a 20 chilometri dall’arrivo, quando ero da sola, ho trovato alcune compagne che mi hanno dato il supporto per arrivare in cima a Santa Caterina».

Prima di partire, nel pieno della griglia di partenza, Elisa ha avuto parole d’oro per Sara Piffer e un pensiero per la sua famiglia. Era di ottimo umore, in forma e sorridente. Ora invece si allontana a fatica, dovendo arrampicarsi sulla pendenza di Piazza del Campo per raggiungere il pullman alla Fortezza Medicea. Riconosce il padre alla transenna, gli fa un gesto e gli dice che si vedranno dopo. Invece la madre si sporge. “Il generale”, come la chiama sua figlia, le dice qualcosa nell’orecchio e lei vorrebbe tenerla lontana perché sa di essere sporca. Guidina la stringe, le dice qualcosa e poi la lascia andare. Elisa esce dalla zona transenna, il pubblico si apre, la acclama, applaude e la vede sparire. Si sperava in qualcosa di meglio, speriamo sia stato un episodio isolato e che il Trofeo Binda e la Milano-Sanremo avranno al via la miglior Longo Borghini. Ne abbiamo tutti bisogno.

Conoscete Lotte Kopecky? Ce la spiegano quattro azzurre

25.06.2022
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Ci sono Paesi con una grande tradizione ciclistica che per qualche motivo attraversano periodi di aridità di risultati o corridori. In una culla delle due ruote come il Belgio – dove hanno avuto il più grande di tutti, Eddy Merckx, e dove sfornano talenti con una certa continuità – il movimento femminile stenta, ma ora poggia sulle vittorie di Lotte Kopecky (in apertura PhotoNews), fiamminga di Rumst.

Se nel 2021 aveva fatto un deciso salto di qualità con 8 vittorie, quest’anno la classe ’95 della SD Worx sta vivendo la sua definitiva consacrazione.

«Spero di vincere la mia prima classica qui – aveva dichiarato con tono profetico ad inizio 2022 quando aveva firmato per tre stagioni con lo squadrone olandese che l’aveva prelevata dalla Liv Racing – la mia gara preferita è ovviamente il Giro delle Fiandre. Sarebbe fantastico se potessi essere la prima a tagliare il traguardo ad Oudenaarde con la mia maglia di campionessa belga».

Promessa mantenuta

E Lotte è stata di parola vincendo meritatamente la Ronde dopo aver conquistato la Strade Bianche a marzo e prima di chiudere seconda alla Parigi-Roubaix dietro alla nostra Longo Borghini. La Kopecky giovedì ha vinto il suo quarto campionato belga a crono consecutivo, quarta affermazione stagionale, contando anche il successo nella prima frazione della Vuelta a Burgos. L’impressione è che non si fermerà certo qui.

Domani a Middelkerke la Kopecky punta al tris di fila nel tricolore belga in linea, dopo di che farà rotta su Giro d’Italia Donne (dove ha vinto la tappa di Maddaloni nel 2020) e Tour de France Femmes per i successi parziali. All’orizzonte poi ci sono europei e mondiali con la sua nazionale. Il cittì azzurro Sangalli l’ha indicata come una delle principali avversarie dell’Italia.

Ma che tipo di corridore è Lotte Kopecky? Probabilmente è ancora tutta da scoprire, ma di sicuro ha raccolto l’eredità di Jolien D’Hoore (ritirata a fine 2021 e attuale diesse della AG Insurance NXTG Team). Viste le sue qualità, la potremmo definire un’atleta “all-round” che finora ha totalizzato 28 vittorie in carriera . E’ veloce anche per merito della pista in cui ha vinto cinque europei e due mondiali (nel 2017 nella madison in coppia proprio con D’Hoore e nel 2021 nella corsa a punti). Va forte nei percorsi misti e nelle gare delle pietre grazie al ciclocross (come dimostrano i sigilli nel 2021 a Le Samyn e a Geraardsbergen). E nelle prove contro il tempo sta migliorando.

Le sfide con Arianna Fidanza

Per conoscere ancor meglio Kopecky sotto il punto di vista caratteriale abbiamo sentito quattro ragazze italiane che hanno corso con lei.

«Siamo state insieme nel 2020 – spiega Arianna Fidanza – alla Lotto-Soudal (dove la belga era arrivata nel 2016 dopo due anni alla Topsport Vlaanderen, ndr). Ha la mia stessa età e abbiamo gareggiato una contro l’altra fin dalle categorie giovanili sia su pista che su strada. E’ sempre stata un’atleta forte sia sul passo che in volata, ma negli ultimi anni è migliorata molto. Come me, preferisce i fatti alle parole e ha una grande determinazione. Sicuramente sarà una rivale da tenere in considerazione per l’Italia, ma la nostra nazionale ha sempre dimostrato che oltre ad avere delle individualità ha molto spirito di squadra. Questo sarà a nostro favore».

L’augurio di Bertizzolo

Nel 2021 Lotte passa alla Liv Racing dove trova due italiane. «Sotto il profilo atletico è molto forte – racconta Sofia Bertizzolo – e sa cogliere il momento giusto, quest’anno più che mai affiancata da una squadra forte dopo tanti anni in Lotto-Soudal e in Liv. Non è una velocista da volate di gruppo, tende a sbagliare i tempi. Diventa devastante e vincente se deve marcare l’avversario in un gruppo ristretto. E’ una di quelle atlete che riesci a battere solo se sai di aver fatto una grande gara. Dal lato personale è fantastica. Benché non sia particolarmente espansiva, è cordiale, sempre riconoscente del lavoro delle compagne e dello staff. E’ molto pragmatica e dedita a quello che fa. Sapevo che era iscritta all’università perché la vedevo studiare, ma non so che corso segua. Lotte è un’atleta che mi piacerebbe avere ancora come compagna di squadra».

L’opinione di Paladin

In quella stagione alla Liv Racing c’era anche Soraya Paladin. «Kopecky è un gran bel corridore – analizza la trevigiana della Canyon Sram – ha un gran motore, ma soprattutto ha una gran testa. Quando punta una gara ci mette il 110% per prepararla e non molla mai. Sa veramente soffrire e più si avvicina all’arrivo più diventa competitiva e vuole la vittoria. Come compagna di squadra mi son trovata molto bene, è molto umile e modesta. Lei è un’individualità molto forte, da non sottovalutare nelle gare con la nazionale. Noi dalla nostra abbiamo la fortuna di avere anche una squadra molto forte e affiatata».

Chiude Cecchini

Ora Kopecky è una compagna di squadra di Elena Cecchini, che completa il suo ritratto. «Con Lotte corro da pochi mesi – conclude la friulana – è una ragazza che lavora molto sodo. Si allena molto sia in durata che in intensità. E’ fortissima, ambiziosa, determinata. Sa quello che vuole. Pignola. Fuori dalla bici è molto silenziosa, un po’ introversa, ma molto piacevole averla come compagna di squadra»·

Marianne Vos, una Cervélo R5 per la Strade Bianche

05.03.2022
4 min
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La giornata del venerdì è frenetica, perché gli atleti provano una parte del tracciato e i tratti più significativi dello sterrato e i meccanici rimettono mano ai mezzi alla luce delle loro indicazioni. Siamo riusciti ad accedere al parco chiuso della corazzata Jumbo-Visma (cosa per nulla scontata) e abbiamo sbirciato il setting della Cervélo R5 che oggi Marianne Vos utilizzerà nella Strade Bianche.

Marianne Vos, una professionista meticolosa in tutto
Marianne Vos, una professionista meticolosa in tutto

Tubeless e ruote nere da 38

Non solo Marianne Vos, ma tutte le ragazze Jumbo-Visma hanno fatto montare dai meccanici i tubeless con la sezione da 28. Il modello di pneumatico è il Vittoria Graphene 2.0. I meccanici del team ci hanno detto che la pressione in occasione della gara varierà in base al peso dell’atleta e comunque compresa tra le 4,5 e 5 atmosfere, con lattice all’interno della gomma. Le ruote sono una sorta di “nobrand”. Sul cerchio compare una decal RESERVE e/o TEAMJUMBO e ricordano quanto già si vide al Tour 2021. I cerchi sono carbonio da 38 millimetri, nipples esterni e raggiature in acciaio con incroci in seconda. I mozzi hanno tutta l’aria di essere dei DTSwiss su base Spline.

Trasmissione mix Shimano

La trasmissione è a 11 rapporti con due corone per l’anteriore ed è Di2. I pignoni sono Ultegra 11-32, mentre il doppio plateau è 53-39 Dura Ace, “vecchia versione”. Le pedivelle sono da 170. Il bilanciare posteriore è Ultegra, per supportare il pignone da 32 denti. Gli shifters sono Dura Ace, come pure il deragliatore e i pedali.

Manubrio da 38

La piega è una FSA serie SL-K in carbonio da 38 centimetri di larghezza, con i manettini Shimano ruotati verso l’interno. Lo stem è sempre FSA da 100 millimetri di lunghezza, in battuta sullo sterzo e compatibile con le serie sterzo ACR. Questa soluzione permette di integrare completamente il passaggio di cavi e guaine, senza il rischio di strozzature e fermi per lo sterzo in fase di rotazione. La sella è la nuova Fizik Vento Argo 00. Il seat-post è quello full carbon di Cervélo.

La lubrificazione, curata e particolare
La lubrificazione, curata e particolare

Gli ultimi ritocchi

La Vos ha passato alcuni minuti al fianco del proprio meccanico e accanto alla bicicletta. Successivamente è stato sostituito il disco anteriore del freno, che rimane con un diametro da 160 millimetri, mentre sul posteriore è da 140. Tutta la viteria è stata ricontrollata con la chiave dinamometrica e sulle parti rotanti (catena compresa) sono stati applicati tre differenti tipologie di lubrificante, con differenti tempistiche e di viscosità diverse.

Baroni alla Strade Bianche porta la Isolmant all’arrivo

09.03.2021
3 min
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La campionessa italiana di cross U23, Francesca Baroni, quinta a fine gennaio al mondiale elite di Ostenda, ha debuttato su strada con la maglia della Isolmant-Premac-Vittoria. Prima in gare nazionali, poi alla Strade Bianche in mezzo alle atlete più forti del mondo, risultando alla fine la sola della nuova squadra ad arrivare al traguardo. E mentre Chantal Van den Broek-Blaak davanti duellava con Elisa Longo Borghini, la ragazza toscana che a novembre ha compiuto 21 anni lottava nelle retrovie con la grinta di sempre.

Si fa un gran parlare dei ventenni che si ritrovano a correre nel WorldTour degli uomini: la sua situazione è pressoché identica. Un po’ come Aleotti, coetaneo di Francesca (in apertura nella foto @antonvos), di cui abbiamo raccontato ieri. Con la differenza che l’emiliano aveva alle spalle un’attività ben strutturata fra gli U23, mentre Baroni e le tante debuttanti come lei sono arrivate al WorldTour avendo alle spalle un’attività molto più blanda

Concentrata alla partenza, Francesca Baroni fra le sue compagne
Concentrata alla partenza, Francesca Baroni fra le sue compagne
Come hai vissuto il debutto: tensione o emozione?

Entrambe… Un po’ di tensione c’è sempre prima di una gara perché non sai mai come andrà a finire e anche emozione, visto che da quest’anno corro con una nuova squadra, la Isolmant-Premac-Vittoria.

Come va con loro?

Bene, molto bene… Siamo solo agli inizi, vedremo come andranno le cose strada facendo, ma la partenza è stata veramente buona.

Conoscevi solo Realini, che come te viene dal cross, o più o meno anche le altre?

Anche le altre. Chi più e chi meno, ma nell’ambiente bene o male ci conosciamo un po’ tutte. Per esempio con Martina (Fidanza, ndr) ci conosciamo dai tempi dei giovanissimi, perché abbiamo la stessa età e sono felice di essere oggi al suo fianco.

Ti hanno detto cosa si aspettano da te?

Come risultati per il momento no. Ma a me, come a tutte le altre, hanno chiesto il massimo impegno e serietà, considerati anche gli sforzi che hanno fatto i nuovi sponsor per mettere su la squadra. E da parte mia sicuramente li avranno, possono stare tranquilli sotto questo punto di vista…

Strade Bianche: al via sembravi un po’ tesa, solo un’impressione?

Come si fa a non essere tesi al via delle Strade Bianche, una delle gare più importanti e belle del mondo?! Certo che lo ero, volevo a tutti i costi fare bene, portarla in fondo e così ho fatto, per mia fortuna…

E dopo l’arrivo, un post su Instagram: ci sono arrivata!
E dopo l’arrivo, un post su Instagram: ci sono arrivata!
Che differenze di livello fra una gara nazionale e una WorldTour?

Il livello è altissimo, il massimo che si possa chiedere, ma alla fine dobbiamo pedalare tutte. E poi con l’esperienza del ciclocross un po’ mi sono abituata a correre accanto a nomi importanti, tante le conoscevo già!

Il cross ti ha aiutato nella guida su sterrato?

Un po’ sicuramente, ma il brecciolino delle Strade Bianche è unico, non è facile trovarlo nei percorsi di cross. Forse se avesse piovuto sarebbe stato diverso, ma il fango è proprio un’altra cosa!

In cosa pensi di dover migliorare al primo sguardo?

In tutto! C’è sempre da crescere e migliorare tanto, non si finisce mai…

Prossime gare da qui al Giro d’Italia?

Non conosco ancora appieno il calendario della mia squadra, sicuramente il 21 ci sarà il Trofeo Binda a Cittiglio, poi vedremo e pianificheremo il tutto.

Vento e cadute più decisivi degli sterrati

06.03.2021
4 min
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La Strade Bianche femminile parte di buon mattino, quando le crete senesi sono ancora avvolte da un po’ di nebbia.  E’ stata una gara “strana” più del solito. Un gara nella quale il vento forse ha inciso più degli sterrati. E anche le cadute hanno avuto il loro bel peso.

Erica Magnaldi a caccia di una Coca subito dopo l’arrivo
Erica Magnaldi a caccia di una Coca subito dopo l’arrivo

Posizioni fondamentali

Erica Magnaldi si presentava alla Strade Bianche forte della vittoria nella gara inaugurale della stagione a Ceriale. Certo, il livello non era paragonabile, ma le vittorie portano morale e condizione.

«E’ stata una corsa durissima come sempre – racconta ancora con il fiatone Erica dopo l’arrivo – c’era vento e credo proprio che sia stato quello a stancarmi di più, almeno fino a metà percorso. Probabilmente ho sprecato troppo per tenere le posizioni e portarmi avanti e ne ho preso molto. Essendo la prima gara WorldTour dell’anno ho avuto più difficoltà a stare in gruppo. Su ogni salita ho sprecato più del necessario per portarmi nelle prime posizioni. E poi, ripeto, il vento non mi ha aiutato. In questa gara ogni briciolo di energia è necessario per fare la differenza nel finale, dove si è veramente decisa la corsa. In quel momento non ho avuto le gambe. In una gara così non si può fare il minimo errore.

«Però è sempre una prova affascinante ed è un’emozione arrivare in questa piazza».

Il computerino di Tatiana Guderzo segna i dati dal Km0
Il computerino di Tatiana Guderzo segna i dati dal Km0

La disamina della Guderzo

E Tatiana Guderzo sintetizza al meglio questa situazione. L’esperienza ha doti di sintesi ineguagliabili…

«Oggi il vento è stato determinante – dice la vicentina – ce n’era molto e spesso anche laterale. Ed è stato questo a creare la selezione, perché comunque gli sterrati erano decisamente belli, puliti, compatti, c’era solo un po’ di brecciolino ogni tanto, ma è normale… non si chiamerebbe Strade Bianche!

«E’ stata una gara un po’ anomala, forse proprio a causa del vento. Pensavo partissero in modo più aggressivo, invece erano tutte sull’attenti. Questo ha fatto sì che dopo lo sterrato lungo (quello di Asciano poco dopo metà percorso, ndr) ci fosse un gruppo ancora molto folto e la selezione l’hanno fatta appunto il vento e qualche caduta, dovuta a molte ragazze o troppo cotte o con poca esperienza».

Tatiana è soddisfatta della sua prova. Anche lei ama questa gara.

«E’ bellissima – dice – Oggi c’erano la temperatura ideale per correre, il sole, e la gamba… Il mio inizio di stagione è stato difficile in quanto i primi 15 giorni dell’anno ho avuto una colica renale, con calcoli ed infezione, che mi hanno destabilizzato. Ho lavorato nell’ultimo mese e mezzo e la gamba sta rispondendo bene. Adesso mi ci vuole solo un po’ di “fortuna” , un’occasione per riportare su il morale. Anche se comunque è alto. Ma una soddisfazione spero di prendermela. Cittiglio? Ogni gara è buona!».

Elisa Balsamo dopo tanta pista era qui per trovare la gamba anche su strada
Dopo tanta pista la Balsamo era qui per trovare la gamba anche su strada

Balsamo controcorrente?

Il tema del vento resta centrale anche per le ragazze arrivate un po’ più indietro, tuttavia la percezione di una di loro, Elisa Balsamo, è leggermente diversa dalle altre.

«Per me è stata una gara un po’ sfortunata, però sento la condizione in miglioramento e questa è la cosa importante. Sono caduta nel secondo tratto sterrato. Poi ho inseguito, sono riuscita a rientrare e quando ai -25 chilometri c’è stata un’altra caduta sono rimasta coinvolta e ho preso i muri decisivi indietro. Non credo che il vento abbia inciso sulle cadute, semmai in gruppo c’era chi non è troppo esperta. E credo anche che senza vento l’andamento tattico non sarebbe stato troppo diverso. Di certo ha inciso, però secondo me non così tanto: in Belgio è stato più determinante».

E proprio in Belgio tornerà Elisa con la sua Valcar, per affinare la gamba in vista del Trofeo Binda.