Vanotti e il “suo” Stelvio: tra gioia e fatica per quasi 20 anni

08.09.2024
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PASSO DELLO STELVIO – Durante il fine settimana dell’Enjoy Stelvio Valtellina, che ancora una volta ha richiamato numeri da record sulle rampe del passo più famoso e noto tra i ciclisti e cicloturisti, c’era anche Alessandro Vanotti. L’ex corridore professionista ha pedalato insieme agli ospiti di Merida sulle strade che tante volte lo hanno visto faticare, allenarsi, gioire e anche soffrire. Nei suoi anni da corridore Vanotti ha scalato lo Stelvio moltissime volte e tornare qui dopo diverso tempo è un modo per riviverle, scorrendo velocemente tra i ricordi. 

«Tornare sullo Stelvio – racconta Vanotti mentre intorno a noi i ciclisti continuano a salire e scendere – è bellissimo perché nella mia carriera ho vissuto tanti momenti particolari e unici. Devo dire che la prima volta che l’ho affrontato in corsa non è stato facile, non ne ho un bel ricordo. Era il Giro d’Italia 2005, si saliva dalla parte trentina, quindi da Prato e quel giorno non stavo bene. L’arrivo era posto a Livigno, quindi una volta scesi a Bormio c’era da risalire anche il Foscagno.

«Sono andato in crisi e superare i 20 chilometri dello Stelvio non è stato facile. Ti mette a dura prova e se ne esci in qualche modo vuol dire che sei stato bravo, così come tutte le salite che hanno un tempo di scalata superiore all’ora. Poi chi sta sotto l’ora è ancora più forte degli altri e questo divide il ciclista normale dal campione». 

Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)
Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)

A dura prova

Girare l’ultimo tornante e vedere la cima è una sensazione che chi pedala su queste strade si porta dentro. Sapere di aver domato un gigante del ciclismo mondiale è una sensazione unica. Farlo da professionista, mettendo l’agonismo, la sofferenza e la gioia è una cosa che in pochi hanno provato. Tra questi pochi c’è proprio Alessandro Vanotti.

«Quando scollini il fascino è incredibile – continua – è la salita con l’altitudine maggiore in Italia, la seconda in Europa. E’ esigente, non ha pendenze come il Mortirolo o lo Zoncolan, ma la sua altezza spaventa tutti. Devi essere molto concentrato, coordinarti con la respirazione e il ritmo di pedalata. Se non stai bene devi comunque superare i tuoi limiti, questa è la particolarità dello Stelvio, non puoi nasconderti mai. Poi dipende tanto dal ruolo che hai in squadra, se devi tirare per tutta la scalata o meno». 

La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
Tu hai mai avuto questo arduo compito?

Qui no, per fortuna (ride, ndr) perché è forse impossibile riuscire a farlo tutto in testa a ritmi elevati. Mi è capitato su altre salite, ma in confronto erano meno esigenti. 

Di quel giorno di crisi cosa ricordi?

La cima non arriva mai, quindi sei lì che giri le gambe e ti sembra di non andare avanti. E’ difficile da metabolizzare quella giornata, anche in base al fatto che dopo si doveva comunque salire fino a Livigno. Lo Stelvio ti mette a dura prova ma ti insegna a superarti, a dare sempre qualcosa in più. Una caratteristica che noi ciclisti conosciamo bene e che ci portiamo dentro. E’ una sensazione fantastica che puoi insegnare agli altri. 

Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Hai aneddoti anche della scalata dalla parte di Bormio?

Sono ricordi fantastici, quando c’è bel tempo. Altrimenti diventa una difficoltà maggiore. Da Bormio l’ho scalato tante volte anche di recente, sia per la Gran Fondo Stelvio Santini che per eventi come questo di Merida. Mi piace ogni tanto testarmi ancora, alzarmi sui pedali e riprovare le sensazioni che vivevo da corridore. 

C’è un tratto che ogni volta ti colpisce per una sua caratteristica?

Quando superi quota 2.000 metri e sei ancora lontano dalla cima, visto che mancano una decina di chilometri. In quel momento ti rendi conto quanto sia importante concentrarsi, respirare e pensare metro dopo metro. Poi arrivi al bivio per l’Umbrail e lì sono dolori.

Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Perché?

Sono gli ultimi tre chilometri, nei quali se stai bene te la godi, altrimenti è un calvario senza fine. Vedi le strutture in cima e pensi di essere vicino ma non è veramente così. Molto dipende anche dal vento, quando è contrario non vai più su. Però ora ci sono bici con rapporti che agevolano la pedalata e rendono la scalata meno dura. 

In quel giorno del 2005 non avevi i rapporti per salvare la gamba…

No no (ride, ndr), era il mio primo anno da professionista. Nelle stagioni precedenti correvo con il 39 come corona più piccola davanti e il 23 al posteriore. Poi si è passati al 26 e al 28 e sembrava una nuova era del ciclismo. 

Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo hai fatto anche in ritiro quando correvi?

Se si alloggiava a Livigno era una tappa praticamente fissa degli allenamenti. Ma in quei casi si affronta diversamente. Intanto arrivi da un percorso di gare precedenti e il ritiro in altura era l’ultimo step prima di un Grande Giro. Noi avevamo Nibali in squadra e il blocco di lavoro era pensato per vincere. 

In che senso?

I volumi di lavoro erano diversi per ognuno di noi, io che ero gregario facevo tanto volume. Dovevo tirare 20 giorni di fila. Però ogni tanto mi toccava anche qualche cambio di ritmo perché io ero l’uomo che doveva essere sempre pronto. Nibali era straordinario come capitano e con lui c’era Scarponi, un uomo fantastico. In ritiro si lavorava ma c’era il tempo di ridere e di stemperare la tensione. 

I ricordi di questa salita sono davvero tanti e diversi, il più bello?

Proprio i ritiri. Ogni tanto partiva qualche garetta interna proprio contro Nibali e Scarponi, ma in discesa (ride ancora, ndr). Tutto nel rispetto della strada. In salita ognuno di noi doveva rispettare i propri valori, anche se qualche volta uno scattino veniva fuori. Poi con Scarponi si rideva tanto. Mentre tiravo diceva a Nibali: «Come si sta bene a ruota del “Vano”? Lui tira tutto il giorno e noi stiamo qui tranquilli». Sono stati anni bellissimi, in cui abbiamo vinto ma fatto tutto con il sorriso. 

Alessandro Vanotti nuovo ambassador delle bici Merida 

06.08.2024
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Merida ha recentemente ampliato il proprio “roster” di testimonial accogliendo Alessandro Vanotti, ex ciclista professionista noto per le sue abilità strategiche all’interno dei team in cui ha militato. Il primo impegno ufficiale di Vanotti nel suo nuovo ruolo di ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, evento che si terrà sui celebri passi dello Stelvio e di Gavia.

Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)
Vanotti è entrato nella famiglia Merida (foto Stefano Vedovati)

Alessandro Vanotti è una figura di rilievo nella storia recente del ciclismo italiano. Nel corso della sua carriera, durata ben 16 anni, ha pedalato accanto a campioni del calibro di Ivan Basso, Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Il suo contributo è stato poi fondamentale per numerose vittorie di squadra. Oggi, Vanotti mette a disposizione la sua vasta esperienza nel nuovo ruolo di ambassador per Merida. Unendosi ad un gruppo di illustri rappresentanti del marchio che operano sia nel ciclismo su strada che in quello “off-road”. Oltre alla sua specializzazione su strada, Vanotti è anche impegnato come responsabile di una scuola di mountain bike. Una dimostrazione della propria versatilità e passione per il ciclismo in tutte le sue forme.

Come anticipato, il primo evento che vedrà protagonista il neo-ambassador sarà la Merida Valtellina Social Ride, prevista per il 31 agosto e il 1 settembre. Durante questa manifestazione, i trenta ciclisti fortunati che si sono registrati avranno l’opportunità di pedalare insieme a Vanotti sui leggendari passi dello Stelvio e di Gavia. Non sarà solo in questa avventura: ad accompagnarlo ci sarà anche un altro ambassador di Merida, Sonny Colbrelli.

Per questa nuova collaborazione, Alessandro Vanotti ha scelto di pedalare una Scultura 9000, uno dei modelli di punta della gamma su strada di Merida: una bicicletta che rappresenta l’eccellenza tecnologica e la qualità che caratterizzano il marchio taiwanese.

Una strategia definita

Merida Industry Co. Ltd. è stata fondata nel 1972 a Yuanlin, Taiwan, da Ike Tseng. Il nome Merida deriva dalla combinazione delle tre sillabe “Me-Ri-Da”, che simboleggiano l’obiettivo di produrre articoli di alta qualità che permettano a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile. L’azienda è oggi un esempio di successo grazie alla produzione a Taiwan e al centro di ricerca e sviluppo situato in Germania. Questo binomio ha reso Merida uno dei marchi di riferimento nel settore del ciclismo, con un’offerta che include biciclette da strada, Mtb, gravel e proposte elettriche.

Pedalerà sul modello Scultura 9000
Pedalerà sul modello Scultura 9000

L’ingresso di Alessandro Vanotti nel team degli ambassador Merida rafforza ulteriormente la posizione del marchio nel panorama ciclistico italiano, ma non solo. La sua esperienza e la sua passione per il ciclismo sono difatti in perfetta sintonia con i valori di Merida, e il suo coinvolgimento in eventi come la Merida Valtellina Social Ride contribuirà a promuovere non solo il brand, ma anche la passione per il ciclismo tra gli appassionati praticanti. L’inclusione di Vanotti nel team degli ambassador Merida è altresì una mossa strategica che promette di portare grandi benefici al marchio con eventi importanti già all’orizzonte.

Merida

Enjoy Stelvio Valtellina: il 2024 è l’anno delle novità

30.03.2024
4 min
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La Valtellina guarda già alla prossima estate e alla stagione turistica che verrà. L’inizio è fissato per giugno 2024, più precisamente sabato 1 e domenica 2. L’evento di grande rilievo riguarderà, ancora una volta, un format che ormai è un’istituzione: la chiusura dei passi. Si parte con il Passo Forcola.

«Ripartiamo con la certezza che l’evento Enjoy Stelvio Valtellina è in grande crescita – dice Gigi Negri – il 2023 è stato un anno ricco di numeri ed eventi (in apertura foto Enjoy Stelvio Valtellina). La risposta cicloturistica in Valtellina è stata elevata, grazie all’arrivo di nuove forme di amanti della bici. Non ci sono solamente gli “appassionati storici”, ma è nato un discorso di turismo familiare. Sulle nostre strade, piste ciclabili e sentieri vediamo sempre più famiglie che si dedicano alle vacanze fatte in sella. I genitori vogliono abbandonare i motori e immergersi nella natura e nel farlo va alla ricerca di servizi di livello: come bike hotel che diano prodotti del territorio. Il fulcro non è solo la bici, ma la scoperta di tutto quello che una terra come la Valtellina può offrire».

Due novità

Come sottolineato anche dallo stesso Gigi Negri, Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che ha raccolto sempre più consensi. Basti pensare che nel 2023, gli appassionati che si sono cimentati nella scalata di uno dei passi presenti nell’iniziativa sono stati 23.000. I cicloturisti non hanno avuto modo di pedalare solamente su alcune delle salite mitiche di questo territorio come Stelvio, Gavia, Mortirolo e Cancano, ma di scoprirne di nuove. Negli anni, infatti si sono aggiunte: Passo Spluga, Passo San marco, Campo Moro e Passo Forcola di Livigno

Il 2024 si aprirà con una grande novità, con l’aggiunta in calendario di un’ulteriore data di chiusura della salita di Campo Moro. La seconda novità riguarda l’ingresso di una nuova sfida per gli amanti dei pedali. Infatti, i cicloturisti potranno mettersi alla prova sul versante del Mortirolo di Sernio. Questo tratto di strada, che percorre la dorsale della mitica salita legata indissolubilmente al mondo del ciclismo, è stata percorsa dal Giro d’Italia U23. Diventano così due i versanti del Mortirolo sui quali pedalare in sicurezza.

Le date

Si partirà con il fine settimana dell’1 e 2 giugno 2024 con la chiusura al traffico veicolare del Passo Forcola, dalla località Alpe Vago. Sempre nello stesso mese, dal 12 al 15, saranno chiusi, in ordine: Passo dello Stelvio, Laghi di Cancano, Passo Gavia e San Marco. Tutte queste strade rimarranno a disposizione dei soli ciclisti dalle 9 alle 13. A chiudere il mese di giugno ci penserà il Passo dello Spluga, nella giornata di domenica 30.

A luglio i giorni di chiusura saranno tre – sabato 6, venerdì 12 e sabato 13 – e vedranno interessate le salite di Campo Moro (da Franscia), Laghi di Cancano e Mortirolo (da Mazzo). Agosto replica con altre tre date: 29, 30 e 31. Questa volta il versante del Mortirolo chiuso al traffico veicolare sarà quello di Sernio, toccherà poi ancora ai Laghi di Cancano e al Passo dello Stelvio. 

L’edizione 2024 dell’Enjoy Stelvio Valtellina si concluderà in bellezza domenica 1 e domenica 8 settembre. Gli ultimi due appuntamenti riguarderanno il Passo Gavia e Campo Moro (da Lanzada).

Enjoy Stelvio Valtellina

Enjoy Stelvio Valtellina: chiusura da record il 24 settembre

14.09.2023
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Le iniziative di Enjoy Stelvio Valtellina sono un vero richiamo per gli appassionati di ciclismo. Un modo per vivere e percorrere le strade iconiche di questo sport in sicurezza e senza alcun pensiero, solo quello di pedalare. Il mese di settembre è stato quello finale per quanto riguarda questa iniziativa che, possiamo dire, sta andando avanti in grande stile. 

La giornata del 2 settembre ha accolto ben 12.000 ciclisti sulle rampe dello Stelvio (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
La giornata del 2 settembre ha accolto ben 12.000 ciclisti sulle rampe dello Stelvio (foto Enjoy Stelvio Valtellina)

Numeri da capogiro

Gli appuntamenti da segnare sul calendario erano tre: tutti all’inizio del mese: 1, 2 e 3 settembre. A questo giro gli appassionati pedalatori che hanno scalato queste montagne iconiche sono stati ben 14.000. Un numero da record che racchiude bene quanto sia importante l’iniziativa di Enjoy Stelvio Valtellina. Le salite interessate erano quelle dei Laghi di Cancano, del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia. 

La chiusura del traffico, che porta via le macchine e i rumori che “inquinano” la natura incontaminata di queste salite, è stata anche aiutata dal bel tempo. «Il weekend di inizio settembre – ha affermato Gigi Negri, responsabile del progetto cicloturismo Provincia di Sondrio – è stato un super successo. Il tempo ci ha aiutato molto e gli appassionati hanno risposto presente. C’è stato un grande afflusso di stranieri, che approfittando della tre giorni di chiusura delle salite, si è goduta la Valtellina. Con un grande riscontro per il turismo in generale».

Un giornata aiutata anche da un tempo ed un clima ancora estivo. Riconoscete il primo da sinistra? (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Un giornata aiutata anche da un tempo ed un clima ancora estivo (foto Enjoy Stelvio Valtellina)

Stelvio protagonista

Il re di queste giornate è stato il Passo dell Stelvio, che ha visto un’affluenza record nel suo giorno di chiusura: sabato 2 settembre. Dalle 8 alle 16 i ciclisti che hanno affrontato la “Cima Coppi” sono stati 12.000. La salita è stata scalata da entrambi i versanti italiani: da Bormio sono saliti 4.100 ciclisti, mentre dalla parte trentina, da Trafoi sono saliti 7.600 appassionati. 

Questo weekend valtellinese dedicato alla bici si è concluso con le salite dei Laghi di Cancano e del Passo Gavia. Rispettivamente chiuso al traffico l’1 e il 2 settembre, in questo caso per un orario ridotto: dalle 8,30 alle 12,30. In totale su queste due salite si sono alternati 2.000 sportivi. 

Una giornata dedicata alla bici in ogni sua forma: dalla strada al gravel passando anche mtb e e-mtb (foto Enjoy Stelvio Valtellina)
Una giornata dedicata alla bici in ogni sua forma: dalla strada al gravel passando anche mtb e e-mtb (foto Enjoy Stelvio Valtellina)

Un grande successo

La cornice naturale del Parco Nazionale dello Stelvio ha contribuito sicuramente a richiamare una grande quantità di appassionati. I paesaggi di queste montagne sono, e rimangono, uno scenario dove la natura può dominare incontrastata

«Questa edizione del 2023 – dice ancora Gigi Negri – ha avuto un grande successo, e come ogni anno ci sono state bellissime sorprese. Possiamo affermare che la più grande è l’aver scoperto che ormai l’Enjoy Stelvio Valtellina è un evento internazionale. Personalmente me ne sono reso conto a giugno, quando parlando con dei turisti ci hanno detto di arrivare addirittura dal Messico».

Da segnalare infine, per domenica 24 settembre, l’ultimo appuntamento stagionale di Enjoy Stelvio Valtellina con la chiusura al traffico della salita a Campo Moro in Valmalenco (strada chiusa dalle 8,30 alle 12,30 da Pradasc – Lanzada).

«Domenica 24 settembre – conclude – termineremo questa stagione, ma stiamo già lavorando per la prossima. Ci saranno delle novità, che speriamo possano continuare a tenere alto il livello di questo bellissimo evento».

Valtellina

Merida Valtellina social ride: Stelvio e Gavia con Sonny Colbrelli

05.08.2023
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Saranno le mitiche ascese valtellinesi del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia le assolute protagoniste del secondo appuntamento con la social ride di Merida Italy. L’iniziativa consentirà a tutti coloro che vorranno partecipare di pedalare lungo gli epici tornanti dei due passi alpini accompagnati da Sonny Colbrelli ed in sella alle biciclette Merida del team Bahrain Victorious. E questo anche grazie alla perfetta coincidenza, nei stessi giorni dell’iniziativa, di Enjoy Stelvio Valtellina che prevederà (il 2 e 3 settembre prossimi) le strade delle due storiche salite legate alla storia del grande ciclismo completamente chiuse al traffico. Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che dal 2018 programma un calendario specifico di chiusure al traffico motorizzato con l’intento di valorizzare i grandi passi alpini del Parco dello Stelvio e dell’Alta Valtellina. 

Dopo il successo della prima iniziativa, andata in scena in giugno in occasione del Sella Ronda Bike Day, torna dunque e… raddoppia l’imperdibile giornata in bicicletta promossa da Merida Italy. Dalle splendide Dolomiti la Merida Social Ride si sposta sposta nello scenario dell’Alta Valtellina dove si potrà scegliere se prendere parte alla pedalata sul Passo dello Stelvio, sabato 2 settembre, oppure a quella lungo i tornanti del Passo Gavia l’indomani domenica 3 settembre. 

Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition
Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition

Sui pedali con il Re di Roubaix

E per affrontare al meglio questi due splendidi tracciati, lungo cui si sono scritte autentiche pagine di storia del ciclismo mondiale, Merida Italy metterà a disposizione di ciascun partecipante una Scultura Team: esattamente la stessa bicicletta con cui gareggiano i corridori del Team Bahrain Victorious, nonché la divisa ufficiale del team. Ma non solo, a guidare lo speciale gruppo di 12 fortunati ciclisti selezionati dalla campagna social – già in corso in questi giorni – sarà niente meno che il vincitore della Parigi-Roubaix 2021 Sonny Colbrelli, che pedalerà con la sua personalissima Merida Reacto Limited Edition recentemente presentata presso la sede italiana del bike brand taiwanese.

L’iscrizione alla Merida Valtellina social ride è gratuita, ma la previsione è quella di un massimo di 12 posti disponibili per ciascuna delle due giornate, quella sullo Stelvio e quella sul Passo Gavia (non si potrà prendere parte a tutti e due gli appuntamenti). In entrambi i casi il punto di partenza delle due pedalate sarà Bormio. 

Per scalare i fantastici passi del Parco dello Stelvio come un vero professionista, è già possibile inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo (reperibile anche sul sito web e sui profili social di Merida Italy):

Merida

Enjoy Stelvio Valtellina

Martinelli: viaggio a ritroso nel suo Giro Next Gen

26.06.2023
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Il miglior italiano al Giro Next Gen è stato Alessio Martinelli, che si è portato a casa la maglia tricolore, dedicata a questa classifica (in apertura, foto Lisa Paletti). Nelle otto tappe che hanno attraversato il Nord dell’Italia, il corridore della Green Project Bardiani CSF Faizanè ha costruito la sua prestazione, coronata da un sesto posto finale in classifica generale conquistato con solidità e costanza. Qualità che gli hanno permesso di lottare gomito a gomito con i più forti.

Martinelli era uno dei tre capitani designati, la strada ha poi deciso che diventasse lui l’uomo di classifica (foto Lisa Paletti)
Martinelli era uno dei tre capitani designati per la Green Project Bardiani CSF Faizanè (foto Lisa Paletti)

Mattone dopo mattone

Martinelli ha ottenuto due ottimi piazzamenti nelle due tappe più impegnative del Giro Next Gen. Un quarto posto sul temuto Stelvio ed un decimo nella tappa forse più impegnativa, quella di Pian del Cansiglio

«E’ stata una bella esperienza – racconta alla vigilia del campionato italiano di Comano Terme – direi super positiva. Ho ottenuto un buon risultato ed un ottimo piazzamento finale, dispiace aver corso in quattro fin da subito. Ma tra tutti noi della Green Project si è creato un bel rapporto già dalle prime tappe». 

Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Negli occhi abbiamo ancora la prestazione dello Stelvio, la migliore del Giro?

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo tantissimo a quella tappa, d’altronde era quella di casa. Ho perso poco dai primi ed il morale era alle stelle. Ho pagato lo sforzo, forse, durante la tappa a Pian del Cansiglio, dove ho preso quasi due minuti dal vincitore. 

Hai comunque portato a casa un buon sesto posto finale…

Mi sono sempre sentito bene, quando una corsa va bene e le sensazioni sono promettenti, riesci a dare un qualcosa in più. Anche nella penultima tappa ho dato il massimo e ne sono contento. 

La svolta positiva è arrivata sullo Stelvio? Lì sei diventato il miglior uomo di classifica della squadra.

Fin da prima della cronometro di Agliè si era deciso che la tappa decisiva sarebbe stato lo Stelvio. Da lì in poi avremmo capito chi sarebbe stato il capitano per la restante parte del Giro Next Gen. All’inizio eravamo in tre a “giocarci” quel ruolo: Pinarello, Pellizzari ed io. 

Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari è stato un duro colpo?

Sapevamo fin da prima di partire che stesse male, il mercoledì prima del Giro aveva ancora qualche linea di febbre, ma sembrava poter migliorare. Invece ha avuto una ricaduta ed alla seconda tappa si è ritirato. 

Correre in quattro vi ha penalizzato?

Non direi, alla fine noi come squadra eravamo votati alla montagna, quindi in pianura abbiamo sempre lasciato lavorare gli altri. Una volta in salita, recuperare tempo alla fuga di giornata risulta più semplice, la tappa dello Stelvio ne è stato un esempio.

Dopo il Tour de l’Avenir dello scorso anno hai avuto un’altra occasione di misurarti con gli under 23 più forti al mondo… 

E’ sempre bello correre a questi livelli. Alla fine, se ci penso, ho perso tanto nella cronometro iniziale: 40 secondi. Poi per il resto sono sempre rimasto con i primi, considerando che ho chiuso a 3 minuti da Staune-Mittet direi che già togliendo quei secondi persi a cronometro sarei rientrato nei primi cinque. 

Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Non hai mai avuto un “giorno no”?

No. Come detto prima sono stato costante durante tutti gli otto giorni di gara, sia come sensazioni fisiche sia a livello di recupero. 

Questo grazie ad una buona gestione dello sforzo o ci sono stati altri fattori?

In generale ogni anno sento di migliorare molto e non ho ancora raggiunto il mio limite. Nelle prossime stagioni correrò ancora per crescere, con la consapevolezza che lo sto facendo bene. 

Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Correre con i professionisti ti ha aiutato nella crescita?

E’ sicuramente un buon modo per confrontarsi e capire a che punto si è arrivati. A inizio stagione nelle gare in Spagna ho fatto bene, quindi sono fiducioso di potermi ripetere anche a quei livelli. 

Hai fatto per la prima volta lo Stelvio in gara, quando tornerai per la prima volta in allenamento?

Questa settimana non sono andato perché non ho avuto modo. I primi due giorni dopo il Giro Next Gen li ho usati per fare del riposo completo, gli altri mi sono concentrato per preparare al meglio i campionati italiani. Ho comunque promesso ai miei amici di tornare e salire più piano, ci sono delle scritte che devo leggere. In gara ero a tutta e non sono riuscito!

EDITORIALE / Sullo Stelvio tutti peccatori

19.06.2023
5 min
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Quello che è successo subito dopo la tappa dello Stelvio al Giro Next Gen, con 31 corridori squalificati per traino, fotografa perfettamente una serie di situazioni così emblematiche, che si potrebbe metterle in scena e ricavarne uno spettacolo teatrale.

Quarto giorno, lo Stelvio

Non era mai successo che gli under 23 arrivassero su una salita così importante, per giunta al quarto giorno. Ci fu il Fedaia come ultima tappa nel 2019, ma la Marmolada non è lo Stelvio. Eppure pochi, in sede di presentazione della corsa, si sono allarmati/interrogati sull’opportunità di piazzare un simile “moloch” a metà corsa. Nel folto gruppo degli squalificati non ci sono solo italiani , ma anche 8 stranieri di squadre blasonate. Di solito il primo arrivo in salita serve a scremare la classifica, lo Stelvio l’ha decisa.

Si capisce che se una società riceve l’incarico di organizzare la corsa a metà febbraio e abbia da gestirne contemporaneamente altre tra cui UAE Tour, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Sanremo e Giro d’Italia, possa metterci mano solo nei ritagli di tempo. Se in questo quadro, trovi la Valtellina che ti… regala lo Stelvio, non ci pensi troppo e metti la firma. I tecnici di RCS Sport hanno fatto un gran lavoro in poco tempo, la politica se ne è preso molto di più per i necessari incastri. A Vegni hanno chiesto di fare il miracolo e tutto sommato c’è riuscito.

Che cosa c’è stato però dietro l’assegnazione del Giro d’Italia U23 e quello 2024 delle donne? Perché scrivere quel bando ha richiesto tempi così lunghi?

Presentazione del Giro Next Gen, con Mauro Vegni, il ministro Abodi, Cordiano Dagnoni e Paolo Bellino
Presentazione del Giro Next Gen, con Mauro Vegni, il ministro Abodi, Cordiano Dagnoni e Paolo Bellino

Le 35 squadre

Con una dichiarazione piuttosto pilatesca, il presidente Dagnoni si è scusato con RCS Sport per avergli chiesto di invitare tutti i team italiani. Perché invece non si è scusato per il calendario italiano degli U23 e la mancanza di progettualità?

Lo Stelvio è stato l’amplificatore di una situazione per niente sconosciuta. Se per Staune Mittet il Giro Next Gen era la quarta corsa a tappe di stagione, per una larga fetta dei nostri si trattava della prima: non per scarsa volontà, ma perché nel calendario U23 italiano non ci sono corse a tappe prima di giugno e si sa che i nostri all’estero non ci vanno. Mancano soldi e volontà, si può ragionare sull’ordine in cui scriverli.

Perché, avendo in mano la gestione del movimento, la FCI non interviene personalmente con le risorse tanto sbandierate (siamo curiosi di conoscere l’esborso per la produzione televisiva del Giro Donne), propiziando la nascita di un calendario migliore? Perché non prendere otto organizzatori di corse di un giorno, unirli e provare a farne gli organizzatori di una corsa a tappe?

Staune-Mittet, corridore norvegese della Jumbo Visma Development, ha conquistato lo Stelvio (foto LaPresse)
Staune-Mittet, corridore norvegese della Jumbo Visma Development, ha conquistato lo Stelvio (foto LaPresse)

Il livello degli atleti

Se non sei in grado di arrivare sullo Stelvio 37 minuti dopo il vincitore (questo il tempo massimo), forse hai sbagliato mestiere. Non è obbligatorio essere corridori, ma se hai direttori sportivi che ti fanno attaccare alla macchina, allora sei spacciato. E’ come il doping, ma senza aghi. Non è obbligatorio neppure essere direttori sportivi.

Non si può pretendere di andare al Giro d’Italia contro certe squadre, allenandosi come dieci anni fa. Non basta dire di essere andati in altura il mese prima, se da febbraio a maggio s’è fatta la caccia alle vittorie del martedì, del sabato e della domenica.

Quando la corsa era in mano a Extra Giro e inizialmente la selezione avveniva per punteggio, si capì che i nostri arrivavano a giugno svuotati di ogni energia, mentre le squadre straniere (invitate) avevano freschezza e forze superiori. Per questo si passò agli inviti.

Busatto che vince la Liegi non è un fenomeno venuto dal nulla. Il corridore, che qui non aveva mai vinto ma era stato cresciuto con lungimiranza, è andato in Belgio e ha cambiato pelle semplicemente per la diversa programmazione. Nella sua squadra questo non sarebbe mai successo e il diesse Rosola ha avuto l’onestà di ammetterlo. E poi ci lamentiamo perché i procuratori li portano via?

Negli ultimi 2,5 chilometri, qualcuno si attaccava e qualcuno faceva immagini (foto cyclingpro.net)
Negli ultimi 2,5 chilometri, qualcuno si attaccava e qualcuno faceva immagini (foto cyclingpro.net)

Guerra fra bande

Si è detto: con RCS certe furbate di attaccarsi alle macchine non si possono più fare. E’ una sciocchezza: la giuria viene inviata dall’UCI, l’organizzatore non c’entra nulla. Ma è vero che sia gli organizzatori, sia i giudici del Giro Next Gen avrebbero fatto volentieri a meno di una simile figuraccia. Come mai non c’erano auto e moto della Giuria in coda al gruppo, mentre i corridori erano attaccati come grappoli? Non esiste alcuna prova, ma la sensazione è che, avendo fiutato l’aria, i giudici siano andati davanti lasciando a quelli dietro la possibilità di arrangiarsi. Hanno pensato che si è sempre fatto e hanno sbagliato: infatti è scoppiata la guerra fra bande.

Imbufaliti per aver portato solo cinque atleti, lasciando così spazio a squadre non all’altezza, i membri di alcuni staff hanno fotografato e filmato lo spettacolo, condividendolo su varie piattaforme. Erano convinti di colpire avversari indegni, ma hanno sporcato inutilmente tutti. Tanto che poi, alla fine delle condivisioni, le immagini sono arrivate alla Giuria, che si è attivata.

Si capisce che trovare alcuni velocisti attaccati alle macchine, immaginandoli poi vincitori nel finale di Giro, possa dare ai nervi, ma la Giuria li avrebbe squalificati anche se il filmato l’avesse ricevuto con maggiore discrezione. Questo non significa che si sarebbe dovuto insabbiare la cosa, ma avrebbero dovuto e potuto gestirla meglio, senza la valanga di fango che ancora una volta è scesa sul ciclismo. Se devi denunciare un furto, lo metti sui social o vai prima dai Carabinieri?

Per il norvegese, lo Stelvio ha significato maglia rosa, difesa poi agevolmente sino a Trieste (foto LaPresse)
Per il norvegese, lo Stelvio ha significato maglia rosa, difesa poi agevolmente sino a Trieste (foto LaPresse)

La prima pietra

La morte di Gino Mader ha fatto calare il silenzio sul triste spettacolo dello Stelvio. In due giorni il ciclismo è passato dallo squallore al dolore. Pensare che un campione come lo svizzero possa essere accomunato a quei 31 squalificati del Giro Next Gen provoca fastidio. RCS Sport ha messo insieme la solita grande squadra e organizzato una bella corsa, forse con un errore di valutazione di percorso. Per decenza e a meno che non ci siano altri sviluppi, chiudiamo qui la storia, frutto di molteplici peccati. Nessuno ne è stato immune, eppure tanti si sono affrettati a lanciare la prima pietra.

Lo Stelvio incorona Staune-Mittet nuova maglia rosa

14.06.2023
5 min
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PASSO STELVIO – Staune-Mittet e Faure Prost escono dall’ultima curva appaiati, la strada sotto le loro ruote sale e li respinge. Il norvegese è a tutta, così come il francese della Circus-ReUz. Vince il corridore della Jumbo-Visma Development, che esplode in un urlo liberatorio che riecheggia sulle pareti delle montagne. Il Passo dello Stelvio si è confermato il Re di questo Giro Next Gen e con i suoi 36 tornanti ha guardato tutti negli occhi, sputando sentenze.  

Subito dopo l’arrivo Johannes Staune-Mittet litiga con i rulli prima di fare defaticamento, dal volto sembra quasi che la parte più difficile della giornata sia questa. Sale in bici e pedala, si copre e pedala, di nuovo. A 2.758 metri fa freddo ed il vento non perdona. 

Nuovo leader

Conquistare il binomio tappa e maglia sullo Stelvio è un qualcosa da ricordare, un motivo di orgoglio. Staune-Mittet lo realizza pian piano, tra una pedalata e l’altra, mentre ringrazia compagni e staff. 

«Sono molto felice – racconta con un sorriso che non finisce più – abbiamo avuto una prima parte di Giro molto positiva, siamo rimasti uniti e lontani dai pericoli. L’Italia è un Paese che mi piace molto, c’è una grande passione per il ciclismo e indossare la maglia rosa è fantastico. Qui da voi ho corso molto da inizio stagione, prima la Coppi e Bartali e poi Belvedere e Recioto. Non è la mia prima volta a queste altitudini, l’anno scorso al Tour de l’Avenir abbiamo corso su Iseran e Col de la Madeleine. Ho fatto anche tanti training camp in altura dove ho imparato a gestire certe situazioni».

«Lo Stelvio è una salita mitica – conclude – vincere qui è qualcosa di eccezionale, è una giornata che non dimenticherò mai. Conquistare anche la maglia rosa ha reso questa tappa davvero leggendaria».

Faure Prost ci crede

Il francese della Circus-ReUz ha dato le prime risposte, prima di questa tappa tutti si chiedevano in che modo avrebbe reagito allo Stelvio. Secondo posto e maglia bianca di miglior giovane, una bel modo di mettere tutti d’accordo. La sua squadra si è messa davanti fin dai primi chilometri della salita ed ha imposto il ritmo. 

«Stavo bene e ci credevo – spiega Faure Prost seduto nella mixed zone – ho chiesto ai miei compagni di lavorare perché oggi era una tappa fondamentale. Forse la più importante del Giro. Era la prima volta che lottavo con Staune-Mittet, fin dalla riunione del mattino sapevamo fosse lui l’uomo da battere. E’ molto forte ed oggi ha vinto lui, ma anche io ho avuto buone sensazioni. Ora indosso la maglia bianca, ho dimostrato di stare bene e non mi accontento, punterò a quella rosa. Le prossime tappe saranno fondamentali, quella di sabato ci metterà davanti ad una grande chance». 

La grinta di Martinelli

Alessio Martinelli si ferma in cima, si sdraia e fa fatica anche a rialzarsi, i massaggiatori della Green Project-Bardiani lo devono sostenere. Lui si piega in due e respira affannosamente, poi si prende la gamba destra e la tira, i crampi mordono. 

«Ho dato tutto – racconta una volta rialzato – non potevo arrendermi, oggi era la tappa di casa. Avevo tante persone sul percorso che mi incitavano, mi sono spinto davvero oltre i miei limiti. Alla prima casa cantoniera, a 14 chilometri dall’arrivo, il gruppo ha alzato il ritmo e ho un po’ sofferto. Però ero a conoscenza del fatto che la salita spianasse e allora ho stretto i denti. Ho preferito andare su del mio passo, anche quando mi sono staccato una seconda volta non sono andato in panico. Il fatto di vedere davanti a me il gruppetto di testa mi ha aiutato a non perdermi d’animo. E’ stata la scelta giusta, alla fine sono riuscito anche ad arrivare quarto e conquistare la maglia di miglior italiano».

Enjoy Stelvio Valtellina, è iniziata l’estate della bici

01.06.2022
8 min
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L’eco del Giro si è spenta da poco e sulle salite della Valtellina è tornato il rotolare di copertoncini sull’asfalto e il fiato grosso dei ciclisti che ogni giorno le sfidano rincorrendo la calma interiore, la scoperta, la forma fisica e la conquista.

La Valtellina, al pari di poche altre aree del mondo, strizza l’occhio al ciclista con la grandiosità delle sue montagne e dei suoi passi in quota. Meta per amatori e corridori che già da qualche giorno hanno iniziato a spostarsi a Livigno per recuperare dalla prima parte di stagione, ricaricarsi e gettare le basi per quel che segue.

Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Enjoy Stelvio Valtellina: strade chiuse

Da oggi e fino al 17 settembre, in date prestabilite e descritte nell’apposito calendario, scatta il progetto Enjoy Stelvio Valtellina 2022: calendario di giorni in cui i valichi della Valtellina sono chiusi al traffico motorizzato, lasciando via libera agli sportivi che possono godere dei paesaggi in assoluta sicurezza.

Il programma coinvolge le salite più classiche (Stelvio, Gavia, Cancano, Mortirolo e Bormio 2000), cui si aggiungono il Passo Spluga, il San Marco e la salita a Campo Moro. Sedici giorni, per otto salite.

Così i valichi che già normalmente sono meta di migliaia di ciclisti, costretti in alcuni giorni a convivere con il rombo delle moto e le manovre delle auto nei tornanti, diventano rotte esclusive e silenziose. Un’occasione da non perdere.

Dalla Colombia allo Stelvio

Valtellina, paradiso dei ciclisti. Alcuni arrivano da molto lontano. Una nota influencer colombiana, nostra amica, che si chiama Caro Ferrer e vive di ciclismo e per il ciclismo, vi ha appena trascorso dei giorni nel quadro di un viaggio ben più lungo su tutto l’arco alpino.

«Impossibile descrivere qui cosa provo per questa montagna – ha scritto su Instagram ai suoi 291 mila follower a proposito dello Stelvio – è un amore assurdo, quasi malato. Le sorrido e le piango dall’inizio alla fine. Questo mio piccolo corpo non riesce a contenere tutta l’emozione. Voglio solo guardare ovunque, scattare 800mila foto, ballare, cantare e continuare a piangere per l’emozione.

«Lo Stelvio ha qualcosa che ipnotizza, che ti innamora, che ci fa sentire pieni anche quando stiamo soffrendo lungo ognuno dei suoi 36 tornanti».

Basso, ambasciatore di lusso

Ivan Basso di queste zone è testimonial d’eccezione. Abbiamo già raccontato delle origini valtellinesi di sua madre Nives e delle sue prime scalate allo Stelvio e al Mortirolo, ma ovviamente c’è di più.

«La Valtellina – dice – è una bomboniera in cui trovi tre salite mitiche come Stelvio, Gavia e Mortirolo, conosciute in tutto il mondo. Più ci sono gli altri luoghi, altrettanto iconici. Aprica. Livigno. Il Santa Cristina, appena fatto dal Giro. La Forcola. Il Foscagno. Chiunque vada lassù con la sua bicicletta, porterà a casa dei trofei indimenticabili, che non hanno niente da invidiare a salite altrettanto impegnative come l’Alpe d’Huez o il Tourmalet che negli anni sono diventati dei veri brand».

Dalla Colombia al Mortirolo

La montagna però è una cosa seria. Perciò, al netto della voglia di eroismo, bisogna andare lassù con le gambe pronte. Ugualmente leggendo dal diario online di Caro Ferrer, si capisce l’impatto di salite come il Mortirolo.

«Vi dico la verità – scrive – questa è una salita che ho sempre voluto togliere dal programma! Ma la sua conquista è così infinitamente soddisfacente che ti rimane per sempre nel cuore. Per molto tempo mi sono prefissata il compito di “terrorizzare” i ragazzi che sono venuti qui con me, affinché si convincessero che sarebbe stata un’impresa durissima e solo oggi mi hanno detto: “Caro, non pensavamo sarebbe stata così dura”. Potete immaginare la sorpresa quando hanno affrontato le 33 curve e hanno visto sui computer della bicicletta che nella maggior parte del percorso non si scendeva mai sotto l’11 per cento».

Allenamento ed esperienza

Basso conferma. Un po’ le pendenze e un po’ anche la quota potrebbero giocare brutti scherzi ed è per questo che la Valtellina offre anche… prelibatezze meno estreme, ai ciclisti con pedalata assistita e ai muscolari, mentre aspettano di acclimatarsi per sfidare i giganti.

«Servono preparazione e allenamento – dice – e i rapporti giusti, anche perché non tutti sono corridori e non tutti hanno l’esigenza di arrivare in cima a ritmo di record, anzi. E dato che le salite poi capita di farle anche al contrario, occhi aperti alle discese. L’alta montagna va affrontata con rispetto, soprattutto da parte di chi magari ha noleggiato una bici con la pedalata assistita, è riuscito ad arrivare in cima a salite molto dure e farà bene a prestare attenzione a discese comunque impegnative».

I piaceri della tavola

E a proposito di prelibatezze, mentre la bicicletta si avvicina nei numeri allo sci e va fatto notare come l’e-Bike abbia dato nuovo impulso a un certo modo di fare cicloturismo, anche l’enogastronomia di questo territorio merita un approfondimento. Un territorio che nelle cime è aspro e pungente, mentre in valle è morbido e verde.

«La Valtellina – conclude Basso – è sicuramente conosciuta per lo sport, ma anche per la cucina. Basta parlare di pizzoccheri, bresaola, formaggi, vino e amari e qualunque turista capisce esattamente a quale zona si stia facendo riferimento. E’ una valle che funziona sotto ogni aspetto, quello enogastronomico non è secondo agli altri».

Sedici date, per otto salite

Perciò basta sfogliare la locandina con i primi appuntamenti che da oggi inaugurano l’estate a pedali della Valtellina e individuare il giorno in cui potremo pensare di voler sfidare i giganti di lassù. Ci sono 16 date per 8 salite, da oggi al 17 settembre. Rispetto al programma iniziale sono state annullate le giornate del 5 giugno e del 3 luglio dedicate al passo dello Spluga.

Sarà un viaggio fra emozioni, sapori e grandi fatiche. Eppure, come ogni volta che scendiamo di sella e ci ripromettiamo sfiniti che non la prenderemo mai più in mano, basteranno poche ore per riaccendere il desiderio. Nel frattempo la tavola, lo shopping e il ritmo blando di un’estate fresca e silenziosa saranno gli ingredienti perfetti per lasciarci alle spalle per qualche giorno le nevrosi di quaggiù.

www.valtellina.it

www.enjoystelviopark.it