Stefano Gandin ha già iniziato a preparare la seconda stagione in maglia Corratec. La differenza rispetto allo scorso anno è che dal 2023 la sua squadra sarà professional e il prolungamento di contratto per il ragazzo veneto significa professionismo. Un traguardo raggiunto dall’interno, ma non per questo meno prestigioso e sudato. La stagione scorsa non è finita nel migliore dei modi, ma ora è tempo di guardare avanti.
«Sono caduto ad agosto – esordisce Gandin al telefono – e mi sono fermato per qualche mese. Ho iniziato un po’ prima per lavorare qualche settimana in più e recuperare il tempo perduto. Ma tra lo stop di due mesi, la palestra e il riprendere la bici, mi si è leggermente infiammato il ginocchio. Ho deciso di fermarmi e non rischiare nulla».
Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpmGandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Anche perché questa stagione sarà un po’ più importante…
Sì, già a gennaio ero partito con l’obiettivo di ottenere risultati e la Corratec mi ha dato questa occasione. Ripartirò dalla stessa squadra, ma da un altro mondo e un’altra qualità di corse.
Quando hai capito che saresti rimasto?
Si sapeva fin dall’inizio che la Corratec aveva l’ambizione di fare la professional, questo mi ha dato tanta motivazione per impegnarmi al massimo. Durante l’anno ho tenuto spesso dei colloqui, sia con Frassi che con Parsani e mi hanno sempre tranquillizzato sulla mia permanenza nel team.
Avevi già in mente di passare con la Corratec?
Un po’ sì, ma nel mondo del ciclismo fino a quando non firmi non puoi essere sicuro. Ho firmato a inizio ottobre, sono stato tra i primi dieci contratti presentati non appena la squadra ha ottenuto la licenza come professional.
Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Diventi pro’ a 26 anni, che effetto fa?
Passo a questa età e una cosa vuol dire: non ho mai mollato, conservando sempre la speranza di diventare professionista. Rispetto al mondo di ora, dove anche gli junior passano subito, è strano ma non è detto che non possa andare bene. Quando ero dilettante c’era Fiorelli che è passato tardi, ma ora va forte ed ha appena fatto una bella stagione. Anche Lucca è passato professionista quest’anno, ce lo meritiamo. Se uno merita, è giusto che gli sia concessa l’occasione.
Diventare professionista con la stessa squadra che ti ha accompagnato per un anno è un vantaggio?
Sicuramente conosco parte dello staff e dei direttori sportivi. I corridori un po’ cambieranno, rispetto al 2022 siamo rimasti in 5, questo vuol dire avere 15-16 compagni nuovi. Punteremo molto sui velocisti. D’altronde in una squadra che mira ai piazzamenti e alle fughe o comunque a cogliere sempre l’occasione, servono corridori così, non da classifica.
Nel 2022 hai corso molto all’estero e fatto tante corse a tappe…
Era il primo anno che facevo corse a tappe con continuità, già da inizio stagione mi sentivo bene e sicuramente più passano i giorni più sto meglio. Mi piacciono molto come tipologia di gare, non da fare classifica, ma per cercare qualche vittoria di tappa.
Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin e la sua indole da cacciatore di tappe (foto Anderson Bonilla)Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin (foto Anderson Bonilla)
Anche perché da elite non ce ne sono molte in Italia…
No, quando sei under 23 nei hai solo 3-4 durante l’anno, e una volta che sei elite scarseggiano. E poi per migliorare serve continuità, da gennaio ad ora ho imparato molto mettendomi alla prova in queste corse. Capisci cosa vuol dire lavorare per obiettivi o risparmiare energie, salvare la gamba, gestirti… Nella mia carriera sono sempre stato molto costante tutto l’anno, ma senza mai trovare il picco di forma. Nel 2022, invece, ne ho trovati 2 o 3 e infatti ho ottenuto qualche vittoria (oltre alla vittoria al Sibiu Tour, sono venute due tappe alla Vuelta a Venezuela, ndr) e dei bei risultati.
La prima cosa che hai pensato firmando il contratto?
Le persone che mi sono state vicine. All’impegno loro e mio, il supporto di chi mi vuole bene è stato fondamentale. Non è facile a 25 anni non avere un’indipendenza economica o non avere certezze nel futuro. Avere delle persone accanto che ti tranquillizzano è importante. Una volta ringraziati, però, l’attenzione va al futuro, perché nei professionisti bisogna restarci.
Il Team Corratec cambia faccia e dal prossimo anno entra a far parte delle professional. E’ un passaggio importante per la formazione guidata da Serge Parsani, che sta costruendo un’intelaiatura adatta alla nuova collocazione, perché passando di categoria molto cambia e soprattutto la crescita del livello degli impegni richiede una struttura adeguata.
Parsani nella sua vita, prima da corridore e poi da dirigente ne ha viste tante e sa bene che un minimo cambiamento (che poi tanto minimo non è…) provoca profonde mutazioni.
«Basti pensare – spiega – a quel che concerne l’aspetto economico. Per fare una continental di buon livello un milione di euro di budget è sufficiente, per una professional serve almeno il triplo. E non è facile, anche perché gli sponsor sono giustamente esigenti e vogliono di più, come visibilità attraverso i risultati. Dobbiamo presentare le fidejussioni, è un processo lungo e impegnativo che impegna molto le nostre giornate anche ora che le corse non ci sono».
Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)
La situazione cambia anche dal punto di vista numerico, ossia dei contratti da stipulare?
Sì, prima avevamo 16 corridori, ora dovremo superare la ventina. L’Uci ci ha dato il suo benestare, entro metà novembre dovremo presentare una base di 10 corridori e 6 componenti lo staff dirigenziale, entro la fine dell’anno completeremo il roster. Dobbiamo lavorare duramente per costruire una squadra all’altezza, considerando che cambierà molto il nostro calendario e ci confronteremo per la maggior parte delle occasioni con le formazioni WorldTour. Non sarà facile trovare spazi per emergere, ma vogliamo decisamente riuscirci.
Quanto cambierà nel nuovo team?
Contiamo di mantenere almeno 4-5 elementi del vecchio gruppo, pescando in particolare fra quegli under 23 che hanno mostrato voglia di lavorare e prospettive interessanti. Sicuramente rimangono nel nostro organico Stefano Gandin e il serbo Veljko Stojnic, come anche il giovane Matteo Amella. Per il resto siamo alla ricerca di corridori che ci diano garanzia di rendimento.
Come vi state muovendo?
Stiamo analizzando la situazione di svariate decine di corridori. Ci sono molti senza contratto, molti che vengono da un’annata difficile e cerchiamo di capire il perché e se possono attraverso di noi potersi riscattare. Dobbiamo però tenere conto che serve gente che sia all’altezza del calendario che andiamo ad affrontare. Non nascondo poi che siamo anche alla finestra per capire che evoluzione prenderà la squadra di Gianni Savio, nel caso non possa confermare molti dei suoi effettivi, vedremo di portarne alcunida noi.
Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022
Quanti italiani contate di avere nelle vostre fila?
Almeno la metà del roster. Siamo una squadra italiana e ci teniamo a testimoniarlo anche con un nocciolo duro di corridori nostrani, considerando anche il difficile momento che il nostro ciclismo sta vivendo. A parità di rendimento preferiamo avere un corridore tricolore nelle nostre fila, è giusto cercare di fare quanto possiamo per dare sbocco alla passione di tanti ragazzi.
A tal proposito contate di avere una squadra giovane come età media?
Questo è sicuro, senza dimenticare che serve anche gente d’esperienza proprio visto il calendario che ci accingiamo ad affrontare. A noi preme prendere giovani e farli crescere fino ad arrivare a uno sbocco nel WorldTour, essere la chiave per realizzare i loro sogni. L’esempio di Rajovic (campione nazionale serbo, 7 volte vincitore quest’anno che approderà alla Bahrain Victorious, ndr) è un manifesto di quel che vogliamo e possiamo fare. Se un corridore passa di categoria, è una gratifica per il lavoro del team.
Tu hai una lunga esperienza nel ciclismo: raffrontando la situazione a quando eri tu dall’altra parte della barricata, come corridore, è più difficile oggi trovare spazio fra i professionisti?
Sì, per la semplice ragione che allora c’erano molte più squadre in Italia e trovare un team era più facile se avevi qualcosa da dare a livello di impegno, passione, voglia di dare tutto te stesso. Oggi è tutto più difficile, anche per gli stessi procuratori che vanno a prendere i corridori già da junior ma poi devono riuscire a piazzarli. E anche per noi non è facile, ma preferiamo muoverci cercando fra coloro che sono senza contratto se vediamo delle potenzialità inespresse.
Stojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del teamStojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del team
La carta anagrafica è una discriminante?
Non in assoluto. Avremo un’età media bassa, ma questo non significa che non prenderemo anche atleti d’esperienza, anche corridori di 26-27 anni che non hanno ancora avuto la loro occasione. L’importante è che abbiamo “fame”, voglia di migliorarsi dando tutto loro stessi. Un giovane lo fai crescere, con un corridore già svezzato devi lavorare su quel che ha e può dare.
Che tipo di corridori cercate?
Gente come detto che ha voglia di mettersi in mostra. Non possiamo ad esempio cercare un giovane sprinter, perché non potremo mettergli un treno a disposizione. Dobbiamo prendere corridori che sappiano cercare il risultato in ogni situazione. Ci piacerebbe avere qualche corridore che ha già assaggiato l’alto livello, ma non possiamo permettercelo a meno che sia in cerca di rilancio e rientri nel nostro capitolo di spesa.
Sette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla BahrainSette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla Bahrain
Seguirete il calendario italiano?
Sarebbe assurdo non farlo considerando che siamo una squadra italiana, ma guarderemo anche all’estero, stiamo selezionando gli inviti. Ad esempio esordiremo a gennaio con le gare sudamericane, la Vuelta al Tachira e la Vuelta a San Juan.
E se arrivasse un invito per il Giro d’Italia?
Non nascondo che ci speriamo, sappiamo che è difficile ma se l’Rcs ci aiuta… Noi però dobbiamo metterci del nostro, dimostrare che ne saremmo degni per prendervi parte non a solo titolo di presenza, ma per cercare di portare a casa soddisfazioni. Allora sì…
Quasi come un Giro: 18 giorni di gara su 23. E’ “l’altro Giro”, quello nato nella mente di Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec. Un’idea stimolante, diversa, se vogliamo anche simpatica, ma dai precisi risvolti tecnici.
La Corratec, anche se continental, ha una mentalità rivolta più a quella dei pro’ piuttosto che al mondo degli U23. I ragazzi di Parsani e Frassi hanno corso parecchio all’estero. Sono andati alla ricerca delle gare con più professionisti. E si sono anche difesi alla grande.
Se si pensa che la squadra nacque in fretta e furia sul fil di lana del 2021, ad oggi contano ben 12 vittorie e sono la terza continental per successi ottenuti.
Francesco Frassi, direttore sportivo del Team CorratecFrancesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec
Quasi un grande Giro
«Vuelta Ciclistica a Venezuela e Tour de la Guadeloupe contavano in tutto 18 tappe, otto la prima gara e dieci la seconda, così ho pensato di unirle in qualche modo e farne quasi un grande Giro – racconta Frassi – Noi abbiamo una mentalità professionistica, anche se siamo una continental e un grande Giro è un po’ una scuola. Come si dice ti dà motore, ti fa crescere. E’ lì che si forma davvero il corridore, sia a livello fisico che a livello mentale».
«Chiaramente so bene che parlo di due eventi non di primo piano e che non è la stessa cosa che fare un vero grande Giro, però ci si avvicinava. Ho provato a far fare ai ragazzi qualcosa di diverso e stimolante, specie se impostato in quest’ottica».
I trasferimenti di personale (sei corridori, un diesse, due meccanici e due massaggiatori) erano una vera impresa logistica
L’organizzazione venezuelana forniva un’auto e un bus (misto), ma grazie a dei contatti sul posto la Corratec aveva una vettura in più
I trasferimenti di personale (sei corridori, un diesse, due meccanici e due massaggiatori) erano una vera impresa logistica
L’organizzazione venezuelana forniva un’auto e un bus (misto), ma grazie a dei contatti sul posto la Corratec aveva una vettura in più
Logistica “Tetris”
Frassi e il team quindi si sono messi al lavoro. La logistica è stata forse la cosa più complicata.
«Un lavoro che ho fatto io, sono impazzito! Si tratta di qualcosa come 24 voli, 104 carte d’imbarco con i ragazzi che partivano da diversi aeroporti, allestire i bagagli. Però alla fine ci siamo riusciti».
Un altro problema logistico non da poco è stato il trasporto delle bici. Solitamente per queste corse quando ci sono le crono, l’organizzatore impone la bici normale proprio per questioni di trasporto per chi arriva da fuori. A volte succede per le corse di prima fascia, figuriamoci per queste più piccole, invece stavolta la scelta era libera: si poteva usare la bici da crono.
«E così – dice Frassi – abbiamo portato tre bici da crono per i nostri atleti di punta: Dusan Rajovic, Stefano Gandine Veljko Stojnic. Oltre alle sei bici dei sei corridori, 4 di scorta. Più i grandi frigo per i rifornimenti, nei quali all’imbarco abbiamo messo condimenti, barrette, gel, borracce, cibi per la colazione. Una vera impresa credetemi! E anche un costo importante».
Rajovic ha vinto due tappe in Venezuela
Stojnic sul gradino più alto del podio della quarta a Goyave, in Guadalupa
Stefano Gandin trionfa a Puerto d’Ordaz, prima tappa del Venezuela. In Guadalupa si è fermato a causa di una caduta
Rajovic ha vinto due tappe in Venezuela
Stojnic sul gradino più alto del podio della quarta a Goyave, in Guadalupa
Gandin trionfa a Puerto d’Ordaz. Invece in Guadalupa si è fermato per i postumi di una caduta in Venezuela
Sei vittorie
Al Tour de Guadalupe, che è ancora in corso, Veljko Stojnic ha vinto la quarta tappa. Laggiù alla fine il livello è discreto. In Guadalupe, terra francese, ci sono diversi team che ogni tanto si vedono in Europa. Mentre in Venezuela gli scalatori spuntavano ovunque.
Alla fine da questa trasferta si sono portati a casa, per ora, sei vittorie, due ciascuno per Stojnic, Gandin e Rajovic. La formazione schierata è stata quasi la stessa: loro tre più il 19 enne panamense, Jose Pitti, e Giulio Masotto. Unico cambio quello tra Marco Murgano e Davide Baldaccini: il primo ha corso in Venezuela , il secondo in Guadalupa.
«Tra le due corse di mezzo c’erano quattro giorni – dice Frassi – l’idea iniziale era di far fare ai ragazzi un paio di uscite lunghe per collegare appunto le due gare e simulare ancora meglio il nostro grande Giro, però la logistica ci è venuta contro.
«Nonostante il Venezuela e la Guadalupa siano vicine, non ci sono voli diretti e l’imprevisto era dietro l’angolo. Abbiamo preso tre voli. Uno è saltato e i ragazzi hanno passato una notte nello scalo a Santo Domingo. Risultato: per due giorni non si sono potuti allenare».
In Venezuela sempre una bella cornice di pubblico
Nell’isola francese grande bagarre e anche tanto vento
In Venezuela sempre una bella cornice di pubblico
Nell’isola francese grande bagarre e anche tanto vento
Dalle Ande ai Caraibi
Di certo non hanno recuperato bene, tanto più che venivano dai climi più “freschi” del Venezuela a quelli più caldi e umidi dell’isola caraibica.
Ma esperienze così servono anche per conoscere meglio i ragazzi e mettono in luce il loro vero carattere. Corse, strade, hotel… non sempre sono comodi, anzi.
«In Venezuela – riprende Frassi – avevamo spesso dei trasferimenti impossibili. Trasferimenti che venivano effettuati con dei pullmini messi a disposizione dalla corsa. Spesso le strade erano malridotte e gli hotel non erano dei migliori… Dovevi essere bravo a tenerli tranquilli, a farli ridere. In Guadalupa invece le cose sono un po’ meglio, sembra esserci più entusiasmo in generale».
Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe
Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe
Notte in tenda
Entusiasmo sì, ma come diceva Frassi il carattere emerge e si misura anche in queste circostanze. Dopo la notte in bianco all’aeroporto, ecco che la prima tappa del Guadalupe era una crono. Una crono che si disputava su un’isola minore dell’arcipelago francese.
«Tutti gli atleti hanno dormito in tenda. Avete capito bene… come in un campeggio. Avevano allestito un campo con una tenda e un materassino per ognuno. I bagni erano quelli chimici e infatti c’era un po’ di coda.
«Però è stata un’esperienza anche questa, un’esperienza che fa gruppo. E’ quasi una missione. Vedi chi si lamenta di più, chi è più propenso ad adattarsi, chi si rimbocca le maniche, chi prende in mano la situazione… E certe cose si riflettono anche in corsa. I leader si vedono anche in queste circostanze.
«Mi rendo conto che quando si corre, momenti così si vivono con stress, ma in futuro certe storie si racconteranno con piacere».
Due prove garibaldine, ma in Venezuela (in foto) con sei circuiti e due tappe in linea era ancora più dura controllare la corsa…
Un po’ meglio invece in Guadalupa, dove la corsa è leggermente più lineare
Due prove garibaldine, ma in Venezuela (in foto) con sei circuiti e due tappe in linea era ancora più dura controllare la corsa…
Un po’ meglio invece in Guadalupa, dove la corsa è leggermente più lineare
L’aspetto tecnico
Okay l’avventura, ma c’è anche l’aspetto tecnico da valutare e Frassi, da buon diesse, fa un confronto tra le due corse.
«In Venezuela – spiega Frassi – l’altimetria era molto dura e si correva un po’ all’impazzata. Un modo di correre più alla francese, con poco controllo da parte dei team. Il leader o chi puntava alla classifica doveva essere attento alle fughe, doveva anticipare.
«Per esempio due tappe che potevano essere per velocisti, sono state appannaggio della fuga. Non è come la Vuelta al Tachira, dove i percorsi sono più lineari. Alla Vuelta a Venezuela c’erano più circuiti, più saliscendi».
«In Guadalupa – conclude Frassi – invece la situazione è un po’ più regolare. Anche qui non c’è una squadra che controlla la corsa, ma i percorsi sono più duri, non mancano salite lunghe. Tuttavia resta la mentalità della corsa pazza alla francese. Anche in questo caso il corridore deve essere sveglio».
Per Stefano Gandin questa è una stagione da all-in, da dentro o fuori. Il suo anno alla Corratec lo sta vivendo così: sul filo del rasoio. Per il 26enne veneto le possibilità rimaste per dimostrare il proprio valore erano poche, anzi quasi nulle. La Zalf era diventata una squadra fin troppo “stretta” per un elite come lui, uno che ancora voleva dimostrare il suo potenziale. L’occasione ha bussato e sul biglietto da visita aveva scritto: Team Corratec, la neonata continental che sogna in grande.
Stefano con la maglia amaranto della squadra guidata da Serge Parsani ha conquistato prima la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia. Invece, poche settimane faha messo in saccoccia la prima vittoria, al Sibiu Tour (in apertura, foto Focus Photo Agency), sulle strade che hanno incoronato Aleotti per la seconda volta di fila. Nell’ultima tappa, divisa in due: al mattino cronoscalata, nel pomeriggio la frazione in linea.
La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)
La prima vittoria tra i grandi
Vincere è sempre un’emozione particolare, soprattutto se si tratta della prima vittoria nel ciclismo dei grandi. In particolar modo se non ci credevi, o per lo meno il destino sembrava avverso.
«L’ultimo giorno di corsa al Sibiu Tour – ci spiega Stefano – avevamo in programma due semitappe, prima una cronoscalata e nel pomeriggio l’ultima frazione in linea. Io partivo per la cronoscalata con delle buone sensazioni ed intenzioni, ma durante la prova mi si è rotta la bici e ho addirittura rischiato di finire oltre il tempo massimo. Il pomeriggio avevo voglia di riscattarmi e sono partito con il coltello fra i denti, ho cercato in tutti i modi di entrare a far parte della fuga, che è uscita di prepotenza.
«Una volta tagliata la linea del traguardo ero incredulo ma felicissimo, vincere una gara con sei squadre WorldTour e tante professional non me lo sarei mai aspettato. E’ stata una vittoria che mi ha dato consapevolezza dei miei mezzi, mi ha fatto capire che posso correre tra i professionisti. Alla fine quest’anno, al netto della maglia al Giro di Sicilia e questa vittoria, ho sempre corso davanti, sono andato spesso in fuga, diciamo che mi sono fatto vedere».
Ora Gandin si trova al Giro del Venezuela: aveva già corso laggiù a gennaio nella Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla) Ora Gandin è al Giro del Venezuela, dove aveva già corso a gennaio la Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla)
Un’estate esotica
Ora Gandin si trova a Caracas, pronto per correre la Vuelta Ciclista a Venezuela. Domani mattina prenderà un altro aereo per arrivare a Puerto Ordaz, sede di partenza della prima tappa.
«Siamo venuti a correre in Venezuela – ci racconta Gandin dall’altra parte del telefono, con la connessione che va e viene – perché uno dei nostri sponsor è di qui, di conseguenza la squadra ci tiene a far bene. Non è una corsa molto adatta alle mie caratteristiche, ha un percorso fin troppo semplice, ma serve anche per mettere chilometri nelle gambe. Una volta finito qui, il 31 luglio andremo a Guadalupe a fare un’altra corsa a tappe di una decina di giorni. Essendo un’isola francese ci saranno tante continental, quindi il livello sarà alto.
«Fare 20 giorni di corsa fra luglio e agosto non è da tutti, anche perché ora in Europa il calendario presenta solo gare WorldTour. Da un certo punto di vista devo ringraziare la Corratec e il ciclismo, senza di loro non avrei mai avuto modo di visitare luoghi come questi».
Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia
Tutto o niente
Quando a 25 anni ti trovi ancora nel limbo tra il dilettantismo ed il professionismo, non è facile prendere una decisione. Continuare diventa un rischio, ma smettere non è mai facile, anzi, fa male. Questa situazione ti porta a cogliere tutte le occasioni che ti si presentano davanti.
«Quando la Corratec mi ha contattato ero in Zalf – ci dice il corridore veneto – il motivo che mi ha spinto qui è stato quello di correre tanto all’estero e con i professionisti, ero al bivio. Non aveva senso correre con i dilettanti, la Zalf è una grande squadra ma ha più senso per un corridore giovane, un under 23, che ha la possibilità di mettersi in mostra fin da subito. La Corratec mi ha promesso un calendario più denso, impegnativo, l’obiettivo di questa squadra è ben figurare in mezzo a corridori più maturi.
«Mi sento di essere cresciuto, le prove con i professionisti, soprattutto quelle a tappe, ti permettono di alzare sempre più il livello. Gli anni scorsi disputavo una o due corse a tappe all’anno e le finivo stremato. Quest’anno sono alla sesta e sento di migliorare costantemente anche nel recupero. Dopo uno o due giorni sono pronto per rimettermi subito in gruppo».
La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores) La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores)
Una futura professional?
A marzo, nell’intervista fatta a Serge Parsani, era emerso come la Corratec avesse intenzione di fare la squadra professional già nel 2022, per diversi motivi questo non è accaduto. Non è quindi da escludere che la prossima stagione il neo nato team possa fare il salto di categoria.
«Si parlava già dallo scorso anno che la Corratec avrebbe voluto fare la squadra professional – dice Gandin – e qualche voce di rimbalzo è arrivata anche a noi corridori. Queste voci ci danno maggior motivazione per continuare a far bene. Qui in Corratec la mentalità e il sostegno che la squadra offre ai corridori è da team professional. Anche queste trasferte fanno capire quanto gli investimenti e la voglia di crescere siano importanti. Il mio obiettivo è quello di passare professionista, non lo nego. E se dovessi farlo con la Corratec ne sarei ancor più felice».
Lo avevamo conosciuto quando arrivò in Italia per la prima volta nel 2017 con la Unieuro Trevigiani. Ma ora la favola di German Tivani riprende slancio
Prima tappa del Giro di Sicilia e vittoria di Matteo Malucelli, fermo dal 26 febbraio. Una volata di forza, con tanta rabbia in corpo. La vittoria vale oro
Quando a 26 anni ti ritrovi ancora a battagliare con gli elite e vedi ragazzi molto più giovani che sono in procinto di passare pro’ mentre tu temi che quella possibilità sia ormai passata, è difficile riuscire a trovare le motivazioni per emergere. Ecco perché la prima parte di stagione di Stefano Gandin ha qualcosa che non deve passare inosservato: il corridore della Corratec ha già vissuto 24 giorni di gara, ha portato a casa un paio di Top 10, si è ben distinto al di qua e al di là dell’Atlantico fino alla vittoria a sorpresa nella classifica degli scalatori al Giro di Sicilia.
A distanza di tempo, Gandin assapora ancora quel risultato, sperando in cuor suo che non passi nel dimenticatoio e che magari gli possa valere qualche chance: «Io per ora sono comunque soddisfatto, ho corso molto, 24 giorni più un paio di gare dilettantistiche. La mia fortuna è stata partire bene, con la punta di rendimento in Sicilia proprio prima di staccare un po’ per riprendere e ritrovare smalto da giugno in poi».
Il portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di SiciliaIl portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di Sicilia
I tuoi risultati fanno notizia soprattutto per la tua situazione: stai trovando la tua maturazione a 26 anni quando in questo ciclismo che tutto consuma sei ritenuto “vecchio” per il passaggio…
Io sono arrivato tardi ai miei limiti, forse ancora non li ho toccati. I primi anni sono stati un po’ travagliati, anche se il ciclismo ha sempre fatto parte della mia vita, avevo iniziato da G3 al Pedale Marenese dove sono rimasto fino ad allievo. Per emergere serve molto l’ambiente che hai intorno e devo dire che al Team Corratec ho trovato quello giusto per esprimermi. Ho trovato gli stimoli per impegnarmi al massimo, per giocarmi le mie carte. Oltretutto penso che proprio le corse a tappe siano l’occasione migliore per poter centrare i miei obiettivi.
Pensi che le porte possano ancora aprirsi?
Ne sono convinto, per questo ho scelto questo team, sapevo che poteva essere quello giusto. Alla Zalf mi trovavo benissimo, ma svolgevo un calendario prevalentemente con gli Elite che non mi permetteva di esprimermi al meglio. Io credo che a 25 anni sia importante confrontarsi con i pro’, solo così puoi ancora sperare di passare. Credo che nel sistema qualcosa vada cambiato, perché si guarda solo ai giovani, c’è tutta una categoria di corridori che così perde considerazione. Quei risultati non servono, io finivo quasi sempre fra i primi 5 ma in pochi se ne accorgevano.
Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)
Di te quest’anno si era già parlato alla Vuelta al Tachira in Venezuela dov’eri stato il miglior italiano, poi in Sicilia c’è stata questa sorpresa: come è nata?
Nella riunione prima della prima tappa avevamo pensato che la conquista della maglia poteva essere un obiettivo, ma in gara mi sono accorto che non l’avevamo pensato solo noi… La prima parte di frazione è stata quindi decisiva, ma siamo riusciti nell’intento. Sapevamo però che, se nella seconda e terza era abbastanza semplice difenderla, non così sarebbe stato nella frazione finale dove tutti i big avrebbero lottato per la classifica finale e questo poteva anche influire sulla lotta per la maglia degli scalatori. Io mi sono impegnato a guadagnare più punti possibili, ho fatto fughe lunghissime in entrambi i giorni. Il giorno dell’Etna sapevo che dovevo tenere fino al penultimo GPM, così è stato, poi ero tranquillo.
Alla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappaAlla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappa
Sicilia a parte, quali sono stati i momenti migliori di questa stagione finora?
In Venezuela non ero mai andato, è stata una bella avventura, ma nel vero senso della parola perché abbiamo avuto qualche difficoltà per il mangiare e l’organizzazione non era proprio al top, ma quando affronti queste gare lo devi mettere in preventivo. I posti poi erano incantevoli e non nascondo qualche volta di essermi un po’ distratto, anche perché fuori dalla gara non avevamo possibilità di girare. In Turchia siamo stati un po’ più liberi e qualcosa ho visto. Nel complesso è stato molto bello, spero che la seconda parte di stagione mi faccia girare ancora, magari anche oltreoceano.
Proviamo a viaggiare con la fantasia: che gare ti piacerebbe fare?
Vorrei vivere una volta l’esperienza del Giro d’Italia, tre settimane continue di gara, di strategie, di corse una diversa dall’altra portando il proprio fisico al suo limite. Poi mi piacerebbero le classiche con percorsi misti, quelle dove emerge un corridore completo come penso di essere. Io vado bene in salita, almeno in quelle medie e sono anche abbastanza veloce, per giocarmi la vittoria in gruppi ristretti. Sì, quelle sono le gare per me ideali.
Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)
A questo punto, chiederti qual è l’obiettivo ha una risposta quasi scontata…
Che dire, io ci spero, c’è chi ci sta lavorando, ma per permettere che i contatti vadano a buon fine servono i risultati. Io ce la sto mettendo tutta, non mi adagio certo su quel che è stato fatto, serve molto altro perché un giorno quel telefono squilli e ci sia la notizia che attendo da tempo…
E’ il modello Sniper l’occhiale top di gamma, disegnato e prodotto dal brand Just1, quello in dotazione ai ragazzi del Team Corratec. La partnership tra le due realtà è stata recentemente definita presso il quartier generale di Just1 Racing di Massa e Cozzile, ad appena qualche chilometro da Montecatini Terme, la località che ospita la sede della squadra guidata in ammiraglia da Serge Parsani.
Ed è toccato al campione nazionale serbo Dusan Rajovic, uno dei giovani più promettenti della squadra toscana, posare come modello per le foto ufficiali. Per Just1 Racing questa partnership agonistica rappresenta in chiave di comunicazione il prosieguo di un’attività nel mondo del ciclismo, sia strada sia Mtb, che prevede nel prossimo futuro anche il lancio di nuovi prodotti legati al mondo delle due ruote. Parliamo dell’abbigliamento e dei caschi (questi ultimi già presentati l’anno scorso in occasione delle fiere e degli eventi di settore Eurobike di Friedrichshafen e Italian Bike Festival di Rimini).
Il campione nazionale serbo Dusan RajovicIl campione nazionale serbo Dusan Rajovic
Aerodinamica e leggerezza
Da un punto di vista prettamente tecnico, Just1 Sniper si caratterizza principalmente per la previsione di una lente “avvolgente” e spessa appena 2 millimetri, realizzata in policarbonato stampato a iniezione ULTRA HD, che ha l’obiettivo dichiarato di garantire una chiarezza ed una qualità ottica senza pari.
La stessa lente è poi sia antigraffio (elevata anche la resistenza agli urti) sia “idrobofa”, per resistere alla contaminazione di acqua e olio. La costruzione a doppio telaio di questo occhiale, con densità diverse per massimizzarne la durata, è stata prevista anche in funzione dell’aerodinamica.
La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1
Debutto in Sicilia
Il materiale impiegato per la realizzazione è il Premium TR90. Questo offre un compromesso davvero eccezionale se si considera il rapporto tra peso (appena 33 grammi!) e resistenza. Il nasello e ovviamente entrambi i terminali delle asticelle sono in gomma e dunque possono essere facilmente rimossi e sostituiti.
L’occhiale Sniper di Just1 ha già debuttato quest’anno sulle strade del grande ciclismo in occasione del recente Giro di Sicilia. Corsa a tappe organizzata da RCS Sport, poi vinta da Damiano Caruso in maglia azzurra. Dove Stefano Gandin del Team Corratec si è aggiudicato la classifica dei Gran Premi della Montagna, conquistando la maglia Verde Pistacchio (foto di apertura).
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
La riceverete puntualissima ogni lunedì direttamente nella vostra casella di posta elettronica.
Your information will *never* be shared or sold to a 3rd party.
Iscriviti alla newsletter
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
La riceverete puntualissima ogni lunedì direttamente nella vostra casella di posta elettronica.
Your information will *never* be shared or sold to a 3rd party.