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Come va la S-Works SL8? Parola a Mattia Cattaneo

06.09.2023
3 min
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«Onestamente, questa bici è davvero tanta, ma tanta roba». In merito alla sua nuova S-Works SL8, Mattia Cattaneo ha esordito con questa affermazione. Molto veloce, più della versione precedente e anche più leggera a parità di allestimento.

Mattia Cattaneo è competente in fatto di tecnica, uno di quei corridori che la bici la vivono anche in modo passionale e che nell’argomentare le prestazioni del mezzo meccanico sono capaci di farti salire in sella con loro. Gli abbiamo strappato qualche considerazione sulla nuova Specialized, tra una tappa e l’altra de La Vuelta.

In Spagna, Cattaneo si sta distinguendo al servizio di Remco Evenepoel
In Spagna, Cattaneo si sta distinguendo al servizio di Remco Evenepoel
S-Works SL8, rispetto alla precedente versione, cosa cambia in fatto di utilizzo?

La nuova bici è decisamente più veloce in pianura e ha un’avantreno più rigido. La sensazione di avere a disposizione una bici più rapida, sempre facendo il confronto con la versione precedente trova delle conferme anche in discesa e nel tecnico. La senti subito, ti aiuta nelle fasi più veloci della gara.

E in salita?

E’ migliore e considerate che già con la SL7 eravamo ad un livello di eccellenza, ma la S-Works SL8 ha fatto un ulteriore step in avanti. In salita bisogna avere anche tante gambe. A mio parere comunque la grossa differenza si percepisce nei tratti dove è necessario fare velocità.

Livrea speciale per la SL8 di Remco e subito dietro le bici di tutta la Soudal-Quick Step alla Vuelta
Livrea speciale per la SL8 di Remco e subito dietro le bici di tutta la Soudal-Quick Step alla Vuelta
Fattore velocità, quanto conta nel modo di correre di oggi?

Potrei dirvi che nell’economia di una gara pesa per l’80 per cento e avere una bici veloce è un bel vantaggio. Ti permette di risparmiare molte energie. E poi c’è il fattore leggerezza e la SL8 è tanto leggera.

In termini di peso c’è tanta differenza rispetto alla bici vecchia?

Decisamente sì e io la uso con le ruote alte. Come per la salita, dove anche la versione 7 ci ha permesso di entrare in una categoria al top, la nuova SL8 entra in un livello superiore per quello che è legato al peso, rapportato con la rigidità complessiva della bici.

Con la S-Works SL8 hai dovuto cambiare dei componenti?

L’allestimento è il medesimo, abbiamo riportato sulla 8 tutto quello che usavo sulla bici precedente. L’unica cosa che è cambiata in modo importante è il punto di innesto dell’attacco manubrio allo stelo della forcella e io non utilizzo l’integrato. Questo punto della bici è quello che è cambiato maggiormente, lo si vede, ma lo si percepisce fin dalle prime pedalate.

Specialized Tarmac SL8, la generazione 8 ha una forma

06.08.2023
5 min
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Una nuova versione della Specialized Tarmac era nell’aria e puntualmente arriva la sua ufficialità a ridosso della settimana iridata. Tarmac SL8 mutua in parte il design della generazione precedente, ma con differenze sostanziali che ne migliorano l’efficienza aerodinamica.

Ma c’è anche un po’ di Aethos nel DNA del nuovo modello, perché il valore alla bilancia (dichiarato) del telaio, soli 685 grammi, posiziona la nuova versione della Tarmac SL8 tra i telai più leggeri oggi disponibili. Entriamo nel dettaglio.

Utilizzata in anteprima da Evenepoel (foto Specialized)
Utilizzata in anteprima da Evenepoel (foto Specialized)

Tarmac SL8, racing ed equilibrio

Se Specialized viene identificato come un racing brand, la categoria S-Works è il simbolo dello sviluppo orientato alle competizioni. Tarmac è in un certo senso il simbolo della famiglia S-Works, una bicicletta che soprattutto a partire dalla versione SL7 fa collimare aerodinamica e pesi ridotti, performances ed equilibrio tra le parti, senza dimenticare l’integrazione.

Citando alcuni numeri, Specialized Tarmac SL8 fa risparmiare quasi 17 secondi su una distanza di 40 chilometri, con un rapporto tra la rigidità ed il peso migliorato del 33%, oltre ad una maggiore (+6%) scorrevolezza. Una definizione che può calzare a pennello per la nuova SL8? Una velocissima bici ultraleggera.

Parola all’ingegnere

«SL8 è stato un progetto pazzesco – racconta Alessandro Giusto, capo della simulazione compositi – simulazioni aerodinamiche, strutturali, test in galleria del vento e test con gli atleti professionisti. Il risultato è la bici più veloce mai progettata. Leggera, reattiva e comoda, naturalmente aerodinamica. Chi affermava che una bici veloce dovesse pagare qualcosa in termini di leggerezza si sbagliava. Il compito del mio team è stata la definizione e il calcolo della struttura in carbonio con la simulazione strutturale.

«Per la prima volta abbiamo adottato un approccio FLD (front-loading-development) che consiste nel definire la stratificazione delle pelli (circa 500 per il solo telaio), modificando il layup fino ad ottenere le performance desiderate senza produrre un solo pezzo. Per la SL8 abbiamo modificato 54 volte la struttura del telaio, un’enormità. Tanto per dare un’idea: con l’approccio tradizionale un ingegnere che sviluppa il layup ha la possibilità di sperimentare su prototipi reali tra le 5 e le 9 modifiche per progetto di telaio, ogni modifica richiede dalle 4 alle 6 settimane. Noi abbiamo testato virtualmente 54 modifiche in poche settimane. Ecco perché lo definisco un progetto pazzesco».

Il design del profilato dello sterzo
Il design del profilato dello sterzo

I punti chiave

La forma dello sterzo è stata completamente rivista, con una sorta di design allungato verso l’anteriore. Al tempo stesso la testa della forcella risulta leggermente arretrata rispetto al profilato dello sterzo. Il risultato è una resistenza frontale ridotta al minimo.

C’è il manubrio integrato Roval Rapide, già visto anche su alcune biciclette durante i ritiri di inizio stagione. E’ disponibile di serie sulle versioni S-Works.

Rispetto alla versione SL7 è stato cambiato completamente il reggisella, questo per massimizzare il guadagno aerodinamico in punto della bici molto sensibile sotto questo profilo tecnico. Il seat-post della SL8 ha lo stesso diametro di quello della SL7, ma è più stretto e non interferisce con i flussi generati dalle gambe durante la pedalata.

Inoltre, al netto delle taglie disponibili a catalogo (sono 7, dalla 44 alla 61) e della tipologia di carbonio, la nuova Tarmac SL8 adotta le medesime geometrie della precedente SL7.

S-Works con allestimento Shimano Di2
S-Works con allestimento Shimano Di2

Alcune particolarità

Il progetto SL8 può supportare pneumatici fino a 32 millimetri di sezione. E’ possibile rimuovere completamente il deragliatore anteriore, nell’ottica di un impiego della corona singola. In caso di utilizzo del doppio plateau anteriore, è possibile montare una combinazione al massimo di 55-42 denti. Come vuole la tradizione Specialized è stato mantenuta la scatola del movimento centrale larga 68 millimetri con calotte filettate BSA.

Allestimenti e prezzi

Gli allestimenti S-Works ( i frame-kit S-Works adottano il carbonio Fact 12r) sono due: uno con la trasmissione Shimano Dura Ace e il secondo con Sram Red AXS. Entrambi prevedono il manubrio integrato Roval Rapide, le ruote Roval Rapide CLX ed i rispettivi power meter integrati nelle guarniture. I prezzi di listino sono rispettivamente di 14000 euro. Delle versioni S-Works sono disponibili anche i frame-kit ad un prezzo di listino di 5500 euro.

Si scende di un gradino per passare alle versioni Specialized Tarmac SL8 Pro (viene utilizzato il carbonio Fact 10r, ma il design della bici non subisce nessuna variazione). Gli allestimenti disponibili sono due, il primo con la trasmissione Shimano Ultegra Di2, il secondo con Sram Force AXS (qui è incluso anche il misuratore Quarq). Entrambe portano in dote le ruote Roval Rapide CL, lo stem Tarmac in alluminio e la piega Roval Rapide in carbonio. Il prezzo di listino è di 9.000 euro.

Infine l’allestimento Expert (sempre con il carbonio Fact 10r mutuato dalla versione Pro), che alla base ha la trasmissione Sram Rival AXS con il misuratore di potenza e le ruote Roval C38. Il prezzo di listino è di 6500 euro.

Specialized

Via alle 13,50. Le bici da crono di Primoz, Tao e Remco

06.05.2023
6 min
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Sulla ciclabile della Costa dei Trabocchi a partire dalle 13,50 si sfideranno i grandi protagonisti del Giro d’Italia. La caccia alla maglia rosa parte con una cronometro di 19,6 chilometri che da Fossacesia arriva a Ortona. E quando si parla di crono, la bici diventa più importante che mai.

In questo articolo vi proponiamo le bici di tre pretendenti di spicco, tre atleti che (almeno) un grande Giro lo hanno già vinto e che puntano forte sulla maglia rosa. Parliamo della Cervélo di Primoz Roglic, della Specialized di Remco Evenepoel e della Pinarello di Tao Geoghegan Hart.

La Cervélo di Primoz

Seguiamo l’ordine alfabetico dei costruttori e iniziamo con la Cervélo P5 di Roglic. Spicca la sua livrea nero e oro, che ci ricorda che Primoz è il campione olimpico in carica contro il tempo.

Questa è una bici collaudata, ma sulla quale in casa Jumbo Visma si è lavorato molto anche per quel che concerne il gruppo Sram. Per esempio si è lavorato non poco per incastonare i comandi remoti al vertice delle protesi del manubrio Vision, affinché l’aerodinamica non venga intaccata. Manubrio che è uno stampato su misura per Primoz.

Comandi elettronici ovviamente per lo Sram Red Axs che ritroviamo anche all’interno delle leve freno sulla piega. Per la crono di questo pomeriggio lo sloveno ha scelto una scala posteriore 11-28 e un monocorona da 58 denti, secondo la filosofia del brand americano. Da segnalare il “ferma catena” che è fissato “al millimetro” sopra la catena. Il passaggio sia verticale che laterale della stessa è veramente ridotto all’osso, così come i rischi che possa uscire.

La Pinarello di Tao

C’è poi la Pinarello Bolide di Geogehgan Hart. Si tratta chiaramente della nuova versione con freno a disco. Una linea massiccia rispetto alla Cervélo e alla Specialized, ma forse anche più aero, parlando del semplice telaio, merito proprio di tubazione più profilate. In casa Ineos Grenadiers solo Ganna ha il manubrio 3D, gli altri Tao (e Thomas incluso) utilizzano il manubrio Most con le regolazioni per gli spessori e le protesi.

Riguardo al setup, vedi i rapporti, alcune decisioni saranno proprio all’ultimo minuto prima della crono. Fonti non ufficiali, dicono che il re del Giro 20202 potrebbe sostituire la doppia corona con una mono full carbon. Ma la dentatura sarà la stessa. 

«Tao – dice Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiersutilizzerà una corona da 60 denti all’anteriore, mentre la scala posteriore sarà 11-30, come per tutti gli altri 7 compagni, ma ad 11 rapporti e non 12 come su strada.

«Per quanto riguarda le gomme utilizziamo un tubeless da 28 millimetri sul posteriore e un 25 all’anteriore. Dai nostri studi in galleria del vento è emerso che con questa bici con questo setup è più efficiente». 

La catena che vediamo adesso è solo “appoggiata”. «Le catene per la crono – va avanti Cornacchione – le montiamo proprio all’ultimo. Prima facciamo un trattamento simile a quello che facemmo per Ganna prima del record dell’Ora, ma nel complesso è un processo un po’ più snello».

La Specialized di Remco

Chiudiamo con la Specialized Shiv di Evenepoel. Oggi Remco correrà con la maglia di campione belga della crono.  Per lui un assetto classico. Ma la posizione è stata leggermente rialzata sul manubrio. E’ stato aggiunto uno spessore così che il re della Vuelta 2022 possa essere ancora più chiuso tra mani e volto.

«Si cerca di dare agli atleti sempre qualcosa di meglio – dice Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step – soprattutto sul fronte dell’aerodinamica, curata oggi nel minimo particolare: dal semplice filo del computerino che pende alla borraccia.

«E a proposito di borraccia, vedremo se Remco correrà con quella tradizionale o quella aero. Perché quest’ultima tende a saltare. E non è escluso che possa correre senza borraccia del tutto. Ma questo lo deciderà Remco in accordo con i direttori sportivi. Noi siamo pronti ad ogni evenienza.
«Per quanto riguarda i rapporti, Remco ha scelto un 60-46 all’anteriore e una scala 11-30 al posteriore».

Podere San Giuseppe, un angolo di tranquillità da vivere in sella

05.04.2023
5 min
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In cima ad una collina, nel cuore della Toscana, sorge il Podere San Giuseppe. Un nido per ciclisti e amanti della natura che vogliono ricaricare le pile e godersi del tempo per sé, la propria famiglia o compagni di squadra. Situata nel Comune di Montalcino, la proprietà svetta dominando un panorama mozzafiato arricchito dalle strade bianche che ogni anno vengono animate dall’Eroica e dall’omonima corsa. Qui gastronomia, natura e sport si incontrano all’insegna di un’esperienza unica da vivere insieme alla propria bicicletta da corsa, Mtb o gravel che sia. Consociamo il Podere attraverso le parole del proprietario Gian Paolo Sandrinelli

Situato nel Comune di Montalcino il Podere si trova nel cuore della Toscana

Il Podere

«E’ un podere – spiega Sandrinelli – costruito nei primi anni del ‘900 in cima ad una collina nel Comune di Montalcino e intorno non c’è niente. Ci sono sette appartamenti. Ogni unità ha due camere matrimoniali e ognuna ha il bagno privato. Sono grandi e dotati di tuti i comfort. La struttura storica ha un parco privato dove ci sono due piscine che dominano il panorama. Un salone con una cucina comune dove si può mangiare tutti assieme e questo è comodo per le squadre che ci vengono a trovare

«La vista che ha questa struttura – afferma – è unica. E’ appunto in cima alla collina e non ha impedimenti a 360 gradi. Domina la Val d’Orcia, guarda verso Siena e Pienza che si vedono illuminate la notte».

Caratteristiche che rendono questi sette appartamenti una meta perfetta per chi vuole conoscere il cuore verace della Toscana. E’ possibile raggiungere le famose regioni vinicole e città pittoresche come Montalcino, Siena e Montepulciano. Le sorgenti termali sgorgano nell’ex piazza del paese di Bagno Vignoni. Il Parco Naturale della Maremma, con le più belle spiagge della Toscana meridionale, è raggiungibile in poco più di un’ora. E infine la vicina Firenze, culla del Rinascimento. 

Per la bici

Al Podere San Giuseppe la bici è di casa. Le strade sono libere dal traffico e immerse in terre uniche. E’ infatti possibile incontrare luoghi meravigliosi come Montalcino, Pienza, Bagno Vignoni raggiungendoli a colpi di pedale. 

Per gli amanti di questo sport, sono numerosi i percorsi adatti a tutte le esigenze e preparazioni. Chi sceglie questa meta si può rilassare facendo lunghe passeggiate in bicicletta nei percorsi immersi nel verde tra le colline senesi. Tratti misti di asfalto e sterrati tra oliveti, vigneti e morbide salite saranno gli scenari usuali delle escursioni in bicicletta. E’ inoltre possibile noleggiare presso punti convenzionati qualsiasi tipologia di bici. E se qualcuno ne avesse bisogno il Podere vanta collaborazioni con atleti ex professionisti del calibro di Alessandro Bertolini, Daniele Righi che accompagneranno i gruppi di ciclisti in esplorazione.

Le colline si perdono a vista d’occhio
Le colline si perdono a vista d’occhio

Arrivano i pro’

Il Podere San Giuseppe gode già di ospiti illustri che di ciclismo vivono e hanno “approvato” la struttura. «L’anno scorso – racconta Sandrinelli – è stato ospite qui da noi, Tiesj Benoot della Jumbo-Visma a fare un po’ di recupero dopo l’incidente di Livigno. Siamo stati meta anche di importanti aziende come Smith Optics, produttrice di occhiali da sole, maschere e caschi. In inverno abbiamo avuto il piacere di ospitare il team di Specialized e tutto l’entourage direttivo.

«Insomma, un posto meraviglioso dove si può fare attività fisica, fare riunioni in tranquillità, team building o ritiri per le squadre. Si adatta a tutte le tipologie di ospiti che si vogliono godere un periodo di tranquillità con la possibilità di pedalare e vivere queste colline.

«In occasione dell’Eroica – conclude – ospiteremo ad ottobre un team di professionisti, di cui al momento non si può fare il nome, che ha scelto Podere San Giuseppe per vivere questa esperienza sulle strade bianche. Un onore per noi».

Basta rilassarsi 

Sfogliando le pagine del sito online dove è possibile conoscere la struttura, si possono consultare anche i servizi che mette a disposizione la struttura. Tra questi ci sono attività di ogni genere.

A partire dalle degustazione enogastronomica con assaggi di ogni tipo, ad esempio una bruschetta con dell’ottimo olio biologico della Fattoria, dei formaggi pecorini tipici delle tradizioni locali ed un calice di buon vino come per esempio il Brunello, prodotto a pochi passi. 

Il Podere San Giuseppe offre ai suoi ospiti la possibilità di partecipare ad un corso di fotografia tenuto da un fotografo professionista, partner della struttura. Oppure un’esperienza yoga, per trascorrere l’intero periodo di soggiorno all’insegna della meditazione. E ancora, sono a disposizione 30 cavalli ben domati, ben allenati, ben curati, preparati con professionalità e passione per ogni livello di esperienza. Insomma, a chi sceglie Podere San Giuseppe come propria meta, una volta arrivati qui basta rilassarsi. 

PodereSanGiuseppe

Le scelte di Sagan per l’ultima sfida sui Muri

01.04.2023
4 min
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L’hotel della TotalEnergies si trova dieci minuti fuori dal paese di Kortrijk, lontano dalla folla e dallo stress del Giro delle Fiandre. Dalla strada si vede un mulino antico, costruito con mattoni bianchi, le sue pale di legno sono attente guardiane dell’ingresso. E’ venerdì pomeriggio, Peter Sagan è atterrato poche ore prima a Lille ed è appena arrivato in hotel, il tempo di qualche massaggio e poi la cena con i compagni di squadra.

L’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamica
L’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamica

L’ultimo Fiandre

Per il campione slovacco si tratta dell’ultimo giro sui muri delle Fiandre, che ha domato nel 2016 davanti a Cancellara e Vanmarcke. Come affronterà questa sua ultima danza sui muri? Quali saranno le scelte tecniche fatte dal tre volte campione del mondo? Saliamo sul camion dei meccanici e Jan Valach, diesse di riferimento di Peter, ci illustra le scelte tecniche sulla Specialized Tarmac dello slovacco, molto simile a quella già utilizzata alla Gand-Wevelgem (foto in apertura)

«Sagan – ci racconta – ha un fisico particolare, con un busto molto lungo e le gambe, invece, più corte. Infatti se guardate la sua bici ha una distanza sella manubrio sproporzionata rispetto a quella tra sella e movimento centrale. Anche l’attacco manubrio è pronunciato, per andare alla ricerca della massima aerodinamicità».

La scelta dei rapporti

Avevamo già parlato delle nuove scelte legate alla corona anteriore, il numero di denti aumenta, quasi in proporzione alle medie di gara sempre maggiori. Anche in una corsa dura come il Fiandre la tendenza è la stessa. 

«Davanti – riprende Valach – monterà il 54-39, nella prima parte completamente pianeggiante le velocità saranno già alte. Per quanto riguarda la moltiplica più piccola si è deciso di montare il 39 perché gli sforzi che bisogna fare sui muri sono brevi ed intensi. Scegliere il 36 sarebbe stato controproducente. Il pacco pignone del Dura Ace a undici velocità va dall’11 al 30, per un discorso di sviluppo metrico penso proprio che la più corta delle combinazioni usate sarà 39×27. Arrivare ad usare il 30 vorrebbe dire salire troppo agile, non riuscendo ad imprimere così la giusta forza sui pedali».

Ruote e tubeless

Uno dei dettagli che si notano anche ad occhio nudo sulla bici di Sagan è la scelta delle ruote: particolare. 

«Per la ruota anteriore – racconta il diesse – la scelta è andata verso un profilo da 50 millimetri, con una conformazione del profilo più piatta. Una caratteristica studiata per avere un miglior flusso d’aria ed una maggior efficienza aerodinamica. Al posteriore, invece, il profilo è da 55 millimetri ed il cerchio ha una forma più tonda. Questo perché la forza della pedalata viene scaricata tutta lì, serve quindi tanta rigidità per non perdere nemmeno un watt.

«La scelta dei copertoni – conclude – è andata verso dei tubeless con sezione da 28 millimetri. Per la pressione dovremo vedere a seconda del meteo, ma con gara asciutta dovremmo rimanere intorno ai 5,0 bar».

Specialized Recon ADV, nuovo standard per lo sterrato

27.03.2023
3 min
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Le nuove scarpe Recon ADV rappresentano un passo avanti nel mondo offroad e gravel. Performance e comfort sono stati studiati parallelamente per dare alla luce a questa nuova calzatura firmata Specialized. La stabilità e un’estetica accattivante sono altre due caratteristiche fondanti di questo modello pronto a creare un nuovo standard per lo sterrato, qualunque sia il livello di utilizzo. 

La chiusura con i lacci permette una fasciatura ottimale del piede
La chiusura con i lacci permette una fasciatura ottimale del piede

Fatta per stupire

Quando si parla di fuoristrada, gli stress e le sfide che una scarpa deve superare sono innumerevoli. Per questa Recon ADV gli ingegneri Specialized si sono concentrati su più asset prestazionali e rivolti al comfort. La scarpa è stata costruita con la tecnologia Body Geometry, che garantisce un supporto varo, un arco longitudinale e un bottone metatarsale per un allineamento efficiente e confortevole di ginocchia e piedi durante la pedalata. 

Una calzatura progettata per il ciclista che ama l’avventura e la scoperta sui sentieri sterrati. Un perfetto equilibrio tra stile e prestazioni, offrendo una pedalata fluida e confortevole, senza compromessi sulla sicurezza e sulla resistenza. Innovazione e alta qualità sono al servizio del ciclista più audace che si spinge oltre i limiti della strada asfaltata.

La gomma SlipNot della suola fornisce una trazione ottimale
La gomma SlipNot della suola fornisce una trazione ottimale

Cura dei dettagli

Ogni millimetro cubo di questa Recon ADV è stato curato nei minimi dettagli e per nulla lasciato al caso. A partire dalla tomaia perforata al laser con un supporto in microfibra per una migliore gestione dell’umidità e una sensazione di morbidezza. Segue la tecnologia STRIDE toe-flex che consente una maggiore flessione della punta del piede per le pendenze più ripide e una migliore camminabilità quando non si pedala. La protezione in TPU garantisce sicurezza su terreni accidentati e dagli agenti esterni in base allo stress a cui è sottoposta. 

La suola in gomma SlipNot è ottimizzata per la trazione su ghiaia e favorisce una migliore sensazione mentre si cammina. Salire e scendere non diventa un impedimento ma uno segmento che fa parte della performance. Disponibili anche gli spessori aggiuntivi da 3 mm, 6 mm e 9 mm per compensare la lunghezza delle gambe e per le tacchette.

Disponibile nelle taglie da 36 a 49 con mezze misure da 38.5 a 45.5. I colori disponibili sono tre: nera, Taupe/Dark Moss Green/Fiery Red/Purple Orchid e Dusk/Purple Orchid/Limestone. Il prezzo consultabile sul sito è di 220 euro. 

Specialized

Tarmac SL7 “Remco’s Reign”, Specialized celebra Evenepoel

22.02.2023
4 min
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“Le leggende si costruiscono, non nascono”. Specialized omaggia chi in sella ad una sua bici è riuscito a centrare in una sola stagione un titolo mondiale, una gara monumento e un grande Giro. Come lui solo 4 ci erano riusciti. Un anno da record reso speciale dalla sua carta d’idendità che vede compiuti solo ventidue anni. Stiamo parlando di Remco Evenepoel. La casa statunitense ha deciso di celebrarlo con la creazione di un memorabile telaio denominato S-Works Tarmac SL7 “Remco’s Reign”. Prodotto in soli 200 esemplari e rigorosamente numerati a certificare un vero e proprio pezzo da collezione. 

Il bianco perlato rappresenta un concetto di sorpresa e spontaneità di vittoria
Il bianco perlato rappresenta un concetto di sorpresa e spontaneità di vittoria

Design evocativo

Remco Evenepoel ha fatto la storia in sella alla sua S-Works Tarmac SL7 a Wollongong, in Australia, mettendo in risalto una stagione da record. E’ diventato il più giovane campione del mondo degli ultimi 29 anni. Per lui, Specialized ha creato un design unico. Il brillante color perla identifica esattamente il momento in cui il ventiduenne da semplice partecipante diventò Campione del Mondo. 

«Quest’anno – ha detto la Concept Designer di Specialized Elena Aker – la direzione del design per il campione del mondo è stata incentrata su ciò che serve ad un atleta per emergere dal gruppo e diventare più di un semplice concorrente, ma un campione e una leggenda».

Il simbolo del campione del mondo sul tubo orizzontale è l’immagine di un sole nascente, a sottolineare l’ascesa di Remco allo status di leggenda. Sul fodero obliquo è inciso l’iconico “Legends are built not born”, per riflettere l’impegno e il sacrificio di cui hanno bisogno anche gli atleti più straordinari per vincere un campionato del mondo.

Particolari valorosi

La bellezza e l’unicità di questi 200 telai si intrinsecano in una serie di dettagli che si rivolgono a riportare sul carbonio tutto il valore che il belga ha già saputo trasmettere e dimostrare. All’interno della forcella sono citate le incredibili dieci vittorie del campionato del mondo su strada per uomini elite ottenute con biciclette Specialized negli ultimi vent’anni. Includendo le classifiche generali, le tappe, le cronometro e le gare di un giorno. Remco ha vinto sedici gare solo nel 2022. 

Alla Liegi-Bastogne-Liegi, alla Clasica San Sebastian e ai Campionati del Mondo su strada, Remco, in sella alla sua Tarmac, ha totalizzato ben 97 km di fughe solitarie. Numeri da capogiro che lo rendono speciale anche tra i campioni. Un fuoriclasse che si sa distinguere per il suo animo attaccante e battagliero.

Un telaio da collezione

Solo 200 esemplari. Il prezzo è di 5.700 euro. Il valore per chi decide di acquistarlo potrebbe andare oltre al denaro. Realizzato in galleria del vento, questo telaio S-Works Tarmac SL7 “Remco’s Reign”, condivide tutte le caratteristiche della bici in forza al team Soudal-Quick Step

Allestito con forcella S-Works FACT Carbon, 12x100mm thru-axle, flat-mount disc, attacco Tarmac integrated stem, 6-degree e reggisella S-Works Tarmac Carbon, FACT Carbon da 20mm offset. Il prodotto sarà acquistabile esclusivamente online su specialized.com, con ritiro presso rivenditore. 

Specialized

Da Alaphilippe a Sagan, ecco le Specialized dei team

30.01.2023
5 min
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Come per la stagione 2022, Specialized ha confermato un grande impegno nei termini di sponsorizzazione tecnica. Due team World Tour, Soudal-Quick Step e Bora-Hansgrohe, ai quali si aggiunge l’equipe di Sagan (la TotalEnergies) che però ha licenza professional.

Tutte le squadre avranno in dotazione il modello Tarmac SL7, una conferma (in attesa della nuova versione?) dove spiccano alcuni nuovi componenti e la conferma dei tubeless, categoria dove il 28 sta diventando una sorta di standard.

Nuovo manubrio integrato?

Oltre a quello che si è gia visto sulla bici di Jakobsen, su alcuni modelli di Tarmac in dotazione alle donne, fa bella mostra di se un “nuovo” Roval full carbon e integrato. Non ci sono conferme e neppure smentite, ma con tutta probabilità e come accade in questi casi, sono stati forniti alcuni manubri di prima produzione da far testare ai team. Il nostro approfondimento prosegue con l’aiuto di Giampaolo Mondini.

Quali sono le novità principali?

In questa primissima parte di stagione, dove includiamo anche i ritiri dei team non ci sono grosse novità da segnalare, o meglio, possiamo dire che tutti i team hanno i modelli Tarmac che abbiamo già visto nel 2022. Dettagli a parte ovviamente.

Uno dei nuovi importanti ingressi nella famiglia Specialized, Tim Merlier, ha fatto delle richieste particolari?

Mi dicono dallo staff Soudal-Quick-Step di un corridore molto pignolo, piuttosto preciso e al quale piace provare soluzioni diverse. Dal suo ingresso ad oggi ha provato tre diverse tipologie di selle. L’ultima è una versione Mirror. Ha chiesto dei piccoli cambiamenti sulle calzature.

Aumentano le preferenze anche verso le selle Mirror (foto Specialized)
Aumentano le preferenze anche verso le selle Mirror (foto Specialized)
E per quanto concerne le selle 3D con tecnologia Mirror, cosa ci puoi dire?

Oltre il 70 per cento dei nostri corridori utilizza questa categoria di prodotti nelle tre versioni, Romin, Phenom e Power, quindi tra selle corte e tradizionali. E’ un successo, considerando che la tecnologia 3D applicata alle selle è una chicca.

Possiamo inoltre parlare della conferma dei tubeless per tutti i livelli di corridori e di un 28 che è quasi uno standard?

Decisamente si, il tubeless trova delle conferme e riscuote sempre maggiori consensi, considerando che i nostri atleti possono usare anche i copertoncini con le camere d’aria. Si, il 28 è una sorta di standard, ma qui entra in gioco anche la scelta dell’atleta stesso. Ad esempio gli scalatori e i corridori più leggeri, oppure per gli arrivi in salita più importanti, vedremo anche tanti pneumatici da 26.

Guardando le bici della TotalEnergies vediamo ancora le trasmissioni ad 11 velocità. Come mai?

Si potrebbe scrivere di una scelta obbligata. Il team di Sagan e compagni non rientra nella sponsorizzazione diretta di Shimano, anche se come è facile immaginare c’è una stretta collaborazione. Si tratta anche di una fornitura della quale non si occupa direttamente Specialized. Per via dei ritardi generalizzati, Shimano ha garantito il pieno supporto anche con l’utilizzo delle vecchie trasmissioni Dura-Ace a 11 rapporti ed ecco la scelta delle vecchie trasmissioni.

Invariato il modello Shiv TT (foto Specialized)
Invariato il modello Shiv TT (foto Specialized)
Per quanto riguarda la bici da crono Shiv, ci sono dei cambiamenti?

Anche la crono Shiv è un modello uguale a quello del 2022, non è stata fatta nessuna variazione. Ne forniamo due/tre per gli specialisti, generalmente una per chi non punta alle prove contro il tempo.

La SD Worx, un’altra opera d’arte del museo di Anversa

18.01.2023
6 min
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Nel 2023 il team numero uno al mondo sarà ancora più affamato. E’ lo slogan della voce narrante che ha accompagnato alcuni video durante la presentazione della SD Worx, trasmessa in diretta streaming esclusiva su bici.PRO ed avvenuta ieri pomeriggio in un contesto particolarmente suggestivo: il KMSKA Museum di Anversa, riaperto lo scorso 24 settembre dopo undici anni di chiusura per un ammodernamento costato cento milioni di euro.

L’azienda title sponsor, con sede proprio nella città fiamminga, ha scelto il museo più grande del Belgio per la miglior formazione del ranking UCI del 2022, un riconoscimento già ottenuto in passato in altre cinque occasioni. Tra i dipinti di Rubens lo staff tecnico e le atlete del team olandese hanno preso ulteriore ispirazione per trasformare in opere d’arte le corse che andranno ad affrontare nelle prossime settimane.

Wiebes e il suo treno

La libreria del museo è il salone in cui il pubblico presente insieme a quello da casa può conoscere meglio le ragazze. Ormai tutte le squadre – maschili e femminili – sono strutturate e suddivise per specialità o reparti. Il primo blocco è il cosiddetto sprint team. A formarlo sono Cecchini, Uneken assieme alle nuove arrivate Wiebes, Guarischi, Bredewold e Markus. Con loro c’è Danny Stam, il responsabile dei diesse. L’annuncio dell’altoparlante di chiusura del museo (in tre lingue) spezza le sue considerazioni, nell’ilarità generale.

Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)
Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)

«Guardando un po’ indietro – spiega Stam, con un sorriso per effetto del piccolo fuori programma – non abbiamo mai avuto una vera sprinter. Avevamo già atlete veloci ma che non erano completamente adatte per fare volate di gruppo. Abbiamo avuto l’opportunità di prendere Lorena, la velocista più forte in circolazione, e lo abbiamo fatto, colmando quindi quel terreno in cui eravamo scoperte. Questo è il treno che lavorerà per lei e siamo pronti a questa nuova sfida con un’arma in più. Elena conosce bene il nostro team, ha esperienza e mi aveva suggerito di prendere Barbara. Sarà importante avere due atlete come loro all’interno di questo treno».

«Esordirò allo UAE Tour – dice la campionessa europea Wiebes, incalzata dal moderatore – con l’intento di vincere subito. Qui mi sono già accorta che c’è buona armonia anche giù dalla bici, aspetto molto importante. L’obiettivo stagionale? Diventare più forte e conquistare più delle 23 vittorie del 2022 perché so che posso dare molto di più».

La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023
La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023

Spazio ciclocross

Le “papere” e i gavettoni che scorrono tra le immagini girate durante gli shooting fotografici anticipano un nuovo blocco. C’è spazio anche per il ciclocross, disciplina in cui brillano Vas e Schreiber (che si aggregherà al gruppo strada dal primo di marzo). Per l’ungherese e la lussemburghese ci saranno le indicazioni di Lars Boom, uno dei diesse, ex specialista del cross ed anche amante di musei d’arte.

«Innanzitutto – commenta Boom mentre si guarda attorno – è bellissimo trovarsi qua in mezzo a questi quadri. Quando sono via per le gare, sia quando correvo che ora, cerco sempre di andare a visitare i musei che sono vicini alle città. Tornando a noi, il 2022 è stato davvero un grande anno. Abbiamo vinto tante corse e siamo migliorati anche come staff. A Blanka e Marie cercherò di insegnare quello che ho imparato durante la mia carriera. Sono entrambe giovani e possono crescere tanto. La prima ha già corso su strada facendo buoni risultati, mentre la seconda ha solo 19 anni ed un grande potenziale per il futuro».

A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)
A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)

Gruppo scalatrici

Il dietro le quinte del documentario della SD Worx al Tour Femmes (che uscirà in Olanda a metà marzo) intervalla la presentazione del team. Il terzo blocco della SD Worx è quello per le gare a tappe e per le classiche delle Ardenne. Le capitane (in ordine crescente) si chiamano Shackley, Fisher-Black (che utilizzerà una bici con una livrea che richiamerà il suo titolo iridato U23) e Vollering. Ad accompagnare loro tre c’è l’immensa Anna Van der Breggen.

«Girare questo documentario è stato particolare – racconta la 32enne diesse, oro olimpico a Rio e mondiale nel 2018 e nel 2020 – cercavo di non voltarmi mai indietro, anche se mi sentivo osservata dalla telecamera. Per quanto riguarda le ragazze, sono contenta di loro. Demi è diventata più forte e ha scoperto se stessa. E’ arrivata seconda al Tour Femmes, che quest’anno sarà il nostro vero obiettivo (confermato dalla stessa Vollering, che ha messo nel mirino anche Amstel, Freccia Vallone e Liegi, ndr).

«Niamhcontinua Van der Breggen – ha vinto il mondiale U23 in Australia e penso che sia una piccola cosa fra le grandi che è in grado di fare. E’ solo all’inizio, ma sta facendo sempre meglio. Lei punterà al Giro (anche questo ribadito da Fisher-Black, ndr). Invece Anna ha fatto buoni risultati e farà ancora nuove esperienze (mentre Shackley afferma di non avere particolari mire di vittorie, ndr)».

Pavé e dintorni

Per l’ultimo blocco torna Danny Stam. Assente per indisponibilità Reusser, ci sono la futura mamma Blaak, Kopecky e Majerus, al decimo anno con il gruppo della SD Worx che vorrebbe una torta per festeggiare questo particolare compleanno.

Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture
Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture

«Christine – risponde Stam alla richiesta della campionessa lussemburghese – è una grande atleta ma specialmente una grande persona. Ci tengo a ringraziarla pubblicamente per tutte queste stagioni. Lei è senza dubbio uno degli elementi più importanti del nostro team. Spero che queste parole siano meglio della torta che chiedeva (Majerus annuisce ridendo, ndr).

«Chantal – conclude – sarà di supporto a noi, condividendo la sua esperienza, finché potrà farlo. Tornerà a correre nel 2024. Con Lotte invece puntiamo a vincere la Parigi-Roubaix. Va bene anche rivincere il Fiandre o altre corse come l’anno scorso, ma nel 2023 vogliamo restare il team numero uno al mondo, aggiungendo più successi e più prestigiosi».