Pesenti, ecco la grande occasione nel devo team Soudal

23.12.2024
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CASTELL’ARQUATO – Sul banco di lavoro di Marco, meccanico e titolare di Cicli Manini, c’è una Specialized blu con sfumature nere ed interamente marchiata “Wolfpack”. La misura è quella tipica di uno scalatore di media taglia. Sul tubo orizzontale, dove inizia l’attacco del reggisella, c’è l’etichetta col nome del suo corridore e sul tubo piantone l’adesivo della sua prossima squadra. Li indica con soddisfazione Thomas Pesenti dopo aver firmato col devo team della Soudal Quick-Step.

La sua è la storia di un ragazzo di 25 anni che non si è arreso. Una storia che appartiene ad un periodo che non esiste più e che deve però indicare un’inversione di tendenza laddove si può fare o c’è del merito da riconoscere. Il ciclismo moderno non aspetta più nessuno, nemmeno i talenti più giovani. Appare sempre più impermeabile a dare spazio ad atleti dell’età di Pesenti, con esperienze limitate ai team continental o che hanno visto scappare il treno del professionismo per lo svanire delle squadre dalla sera alla mattina.

Tecnicamente bisogna dire che Pesenti non cambia lo status della formazione per cui correrà. Continental era il JCL Team Ukyo in cui ha corso quest’anno, continental è Soudal Quick-Step Development, ma cambiano radicalmente gli orizzonti e le opportunità. La porta del WorldTour è lì ad un passo ed il parmense di Fontanellato nel 2025 avrà la possibilità di varcarne la soglia in modo contingentato correndo anche con la prima squadra. Poi toccherà sempre a lui guadagnarsi il definitivo salto di categoria. Thomas intanto, a fronte di una maggiore e comprensibile disinvoltura, va cauto, come ha sempre fatto.

Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
La notizia era nell’aria da qualche mese, ma mancava l’ufficialità. Quando sono partiti i primi contatti con la nuova squadra?

Tutto è nato dopo il campionato italiano. Il mio procuratore Moreno Nicoletti ha iniziato a guardarsi attorno, per vedere se c’era qualcosa di diverso. Io avrei avuto comunque il contratto col Team Ukyo e ci sarei rimasto volentieri visto che mi trovavo bene. Verso agosto Moreno mi ha detto che mi avrebbe preso il devo team della Soudal, che è una realtà ottima. Non ho nemmeno chiesto perché mi cercassero, ho detto subito di sì (racconta divertito, ndr). Col passare del tempo ci siamo tenuti aggiornati via email per tante informazioni. Mancava solo la firma per una questione di tempo, ma non ero minimamente preoccupato. L’ho messa direttamente da casa mia, in modo digitale perché i contratti si fanno anche così, in collegamento col mio procuratore e un dirigente della squadra.

Nel frattempo hai già fatto un paio di ritiri con la squadra. Come sono andati?

Il primo raduno l’ho fatto in Belgio il 20 ottobre arrivando direttamente dalla Japan Cup senza passare nemmeno da casa. Sono rimasto su una giornata, in cui ho provato bici e abbigliamento, fatto qualche test fisico per la mobilità articolare e un po’ di chiacchiere con i futuri compagni e diesse. La cena è stata un’ulteriore occasione per fare gruppo. C’era anche il gruppo della prima squadra, mentre la formazione femminile era in un hotel accanto. Il giorno successivo ero rientrato a casa con la bici ed un po’ di vestiario seguendo già le indicazioni della squadra. Da lì in poi ho seguito subito le tabelle del preparatore della squadra, Frederik Broché, che si è unito alla squadra proprio recentemente dopo aver lavorato per la federazione belga e per quella inglese della pista

Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Il secondo ritiro è stato più intenso, giusto?

Sì esatto, il tipico ritiro invernale. Dal 4 al 6 dicembre siamo ritornati in Belgio alla Bakala Academy (il centro di ricerca e prestazioni atletiche dell’università di Leuven in cui si appoggia la Soudal, ndr) per svolgere qualche test. Poi ci siamo trasferiti in Spagna dove le giornate e le temperature sono ottimali per allenarsi. Era presente tutta la squadra WorldTour, a parte Remco a causa della caduta, più qualche ragazzo del devo team come me. Abbiamo alternato uscite in bici divisi in tre gruppi con lavori in palestra. Sono stati 10 giorni importanti dal punto di vista fisico, per l’allenamento, ma anche per capire i meccanismi di questo nuovo ambiente per me.

Avete già abbozzato un programma delle corse che farai tra devo team e prima squadra?

Non c’è nulla di definitivo, in teoria dovrei fare esperienza con entrambe le squadre. Tenendo conto del calendario del devo team, mi hanno chiesto quali corse avrei voluto fare e fondamentalmente ho dato la mia disponibilità un po’ ovunque. La prima dovrebbe essere l’AlUla Tour in Arabia Saudita a fine gennaio, che ho già fatto l’anno scorso. Potrei correre anche il Tour du Rwanda a febbraio, ma ovviamente decideranno i diesse dove mandarmi. Per quanto riguarda le gare col team WorldTour, non so ancora quali correrò, però so che ne farò visto che mi hanno già consegnato anche l’abbigliamento per la prima squadra. Ripeto, seguirò le loro indicazioni senza problemi.

Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Durante questi ritiri che stati d’animo hai provato?

Naturalmente c’è tanta emozione perché sono andato in una squadra che è il sogno di molti corridori. Malucelli mi ha detto che è come se fossi andato nella cantera del Real Madrid. Farne parte è motivo di grande orgoglio, se penso a dove ero qualche anno fa. Non ci avrei creduto, anche se ho sempre lavorato intensamente per fare questo lavoro. Al raduno di ottobre mi sono incrociato con fuoriclasse come Evenepoel, Landa o Merlier o tanti altri giovani talenti ed è stato incredibile, anche se veloce. E’ normale che quando passi in certe squadre incontri i grandi corridori, infatti ero un po’ in soggezione, ma anche loro sono persone normali e mi sono trovato subito a mio agio. Nel ritiro in Spagna della settimana scorsa invece ho avuto modo di conoscere meglio un po’ tutti tra corridori e parte dello staff.

Hai avuto modo di parlare anche con Bramati?

Considerate che ad ottobre, avendo perso un giorno di viaggio arrivando dal Giappone, in otto ore ho dovuto fare quello che si fa normalmente in due giorni. Tuttavia ero riuscito a fare tutto, parlando per la prima volta anche con Davide. L’ho poi rivisto in Spagna ovviamente. E’ stato molto gentile nei miei confronti, ci siamo detti un po’ di cose in generale, ma nulla di troppo specifico.

Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Sei un classe ’99 e per il ciclismo di adesso si è considerati vecchi, però la tua storia può passare un messaggio. Che idea ti sei fatto?

Mi do sempre un po’ di colpa per questo ritardo nei tempi. Sono maturato dopo rispetto alla norma che vuole il ciclismo di oggi. Non ero pronto fisicamente, ma soprattutto mentalmente per fare il corridore. Pensavo di più ad altre cose, poi ho capito che se volevo fare questo nella vita dovevo impegnarmi al 100 per cento. Da junior vincevo, ma da U23 non ho fatto nulla. Sono riuscito a fare questo cambio di mentalità nell’inverno a cavallo del 2022, che è stata la mia prima vera stagione con vittorie, risultati e prestazioni importanti. Mi sono approcciato a tutto in maniera più professionale. E lo devo all’aiuto di tante persone che mi sono state vicine.

Ti senti di ringraziare qualcuno?

Certamente la mia famiglia. Poi tutto lo staff della Beltrami Tsa-Tre Colli, che mi ha sempre riconfermato anche quando raccoglievo poco o niente. Infine devo dire grazie anche al Team Ukyo, a Volpi e Boaro. La squadra non ci ha mai fatto mancare nulla. Quest’anno ho vissuto un’annata bellissima, facendo esperienze che non avrei mai fatto correndo per una continental italiana. Ho corso in Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone e viaggiando così tanto ho anche imparato tanto. Noi italiani volevamo rilanciarci e così è stato. Malucelli è andato all’Astana e Carboni alla Unibet Tietema Rocket.

Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Thomas Pesenti come sta vivendo questo importante momento per la sua carriera?

Sono molto contento di essere entrato nel piccolo Wolfpack (sorride, ndr). Battute a parte, ho firmato per un anno e so che è una grande occasione da sfruttare, magari cercando di non deludere chi ha creduto in me. Devo pensare a fare del mio meglio e cercare di migliorarmi. Devo fare quello che ho sempre fatto negli ultimi due anni. Cercare di andare forte, essere d’aiuto alla squadra e, quando ci sarà la possibilità di fare, qualcosa giocandomi le mie carte. Sono pronto e spero di andare avanti il più possibile.

Nelle Ardenne svetta Savino: il Belgio ormai è casa sua

12.04.2024
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Non è la prima volta che Federico Savino vince su strade estere, ma è chiaro che il successo nella terza tappa del Circuit des Ardennes ha un sapore particolare. Perché è il primo in maglia Soudal e perché rappresenta una rarità (almeno per ora, speriamo che presto non sia così) fra i tanti ragazzi italiani che si sono diretti all’estero per correre nei devo team.

Per Savino questo è il secondo anno alla Soudal e i progressi sono evidenti (FG Photo)
Per Savino questo è il secondo anno alla Soudal e i progressi sono evidenti (FG Photo)

Parlando con Savino la prima sensazione che si ha è l’estrema consapevolezza del suo ruolo. Sembra davvero di parlare a un professionista, anche se siamo di fronte a un diciannovenne che però si sta prendendo sempre più spazio in un team importante

«L’attendevo da tempo questa vittoria – racconta – perché vedevo che stavo andando forte, ho preparato con cura la Liegi U23 di domenica prossima, ma volevo un attestato reale sulle mie condizioni. Diciamo che è una vittoria che mi sono preso di forza, anche sulla base di quant’era successo nelle tappe precedenti, sfortunate nel complesso, ma che forse mi hanno anche favorito».

La gioia del corridore pisano dopo la vittoria in solitaria (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
La gioia del corridore pisano dopo la vittoria in solitaria (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Perché?

Diciamo che l’andamento delle tappe iniziali ci aveva messo fuori classifica e quindi abbiamo corso la terza puntando direttamente alla vittoria parziale. Dopo la prima scrematura, il gruppo si era fortemente assottigliato, ma noi del team eravamo tutti davanti. Ci siamo parlati e io ho detto chiaramente di sentire le gambe forti, che quel giorno potevo essere il capitano. Gli altri mi hanno assecondato e hanno controllato la corsa, ma quando a una quarantina di chilometri dall’arrivo è partito il britannico Blackmore non potevo lasciarlo andare e mi sono messo alle sue calcagna.

Hai potuto sfruttare la lotta per la classifica generale?

Direi di sì, perché davanti eravamo rimasti in quattro, ma gli altri pensavano tutti alla classifica, io avevo più libertà di azione e l’ho sfruttata. Sono partito ai meno 10 per anticipare l’ultima salita guadagnando una trentina di secondi e si è rivelata la tattica vincente.

Il ritiro prestagionale ha dato al gruppo una forte coesione. Il capitano lo si sceglie in corsa
Il ritiro prestagionale ha dato al gruppo una forte coesione. Il capitano lo si sceglie in corsa
Colpisce il fatto che ti sei imposto verbalmente sugli altri del team…

Non è proprio così, diciamo che la nostra squadra si fonda principalmente su comunicazione e onestà. Se non vado, sono il primo a mettermi a disposizione. Ma se sento che può essere la mia giornata, voglio giocarmi le mie carte. Alla fine se vince uno del team è bellissimo, che sia io o un compagno. Questo tra l’altro ci ha ripagato di molta sfortuna nelle prime settimane di gara, con due secondi posti di Magnier che potevano essere vittorie.

Tu ormai corri quasi sempre all’estero, ma sembra che ti ci ritrovi bene, considerando anche il passato come ad esempio la vittoria di tappa alla Corsa della Pace di due anni fa…

E’ vero, è un modo di correre che mi consente di avere più spazio. Sono corse frequentate sempre da gente forte e se sei davanti nelle fasi importanti, significa che vai forte anche tu. E’ un modo di correre aggressivo, o tutto o niente, si ragiona così ed è l’unica strada per crescere. In Italia spesso si punta a leggere la situazione fino allo sfinimento, quell’aspettare che a me non piace.

Il corridore toscano punta forte sulla Liegi di domenica prossima, poi correrà in Francia prima di una sosta
Il corridore toscano punta forte sulla Liegi di domenica prossima, poi correrà in Francia prima di una sosta
E’ innegabile che “ai piani alti, ossia nella squadra WorldTour le cose non stiano andando benissimo. Questo si riflette nell’atmosfera del vostro team?

No, non abbiamo pressione di nessun tipo. I dirigenti vogliono che facciamo le nostre esperienze e ci concentriamo sulle nostre corse. Anche quando qualcuno di noi sale e corre con i big, ha il compito principale di imparare. E’ chiaro che non si può essere subito pronto per un team WT, bisogna dimostrare di meritarlo. Siamo due team separati e fra noi c’è sempre un bel clima, con gli altri ogni tanto si corre e ci si allena insieme, ma non c’è un grande legame proprio perché è così che i dirigenti vogliono.

La corsa è stata vinta proprio da Blackmore, al suo terzo centro stagionale. Che impressione ti ha fatto?

Ve lo dico apertamente: quello è un campione, fa impressione per quanto va forte, può vincere dappertutto. D’altronde non conquisti 3 corse a tappe su 3 nello stesso anno se non sei davvero forte. Vi racconto un piccolo dettaglio: il giorno dell’ultima tappa era in classifica a 7 secondi dalla leadership, sapeva che gli avrebbero fatto la guerra, eppure si è andato a prendere l’abbuono vincendo in volata, lui che scattista proprio non è. Certe cose le fanno solo i fenomeni…

Per Joseph Blackmore terza corsa a tappe conquistata dopo quelle in Rwanda e a Taiwan
Per Joseph Blackmore terza corsa a tappe conquistata dopo quelle in Rwanda e a Taiwan
Sei al secondo anno alla Soudal. Ti pesa la lontananza da casa o ti sei abituato?

Entrambe le cose. E’ chiaro che non è semplice, soprattutto all’inizio stare lontano da casa per tanto tempo, ma è un’esperienza che ti fa crescere. E non parlo solo dal punto di vista ciclistico, ma anche di testa, come maturità. Ciclisticamente poi inizi a concepire le corse in maniera diversa da prima.

Ora ti aspetta la Liegi…

Sì, è un obiettivo per noi. Non si sa come la corsa può andare, ma vogliamo giocarci le nostre carte. Io poi andrò a correre il Tour de Bretagne e lì finirò la prima parte di stagione. Avere in tasca già una vittoria mi consente di affrontare queste gare più tranquillo e concentrato.

Savino, 2° da destra, ai mondiali juniores 2022, chiusi con un ritiro
Savino, primo a destra, ai mondiali juniores 2022, chiusi con un ritiro
Quando ti rivedremo in Italia?

Spero per il Giro Next Gen, se sarò convocato, ma dipende molto da come andranno le prossime gare e come poi potrò affrontare il nuovo ciclo di preparazione. Tenere questa forma tutto l’anno è impossibile, quindi vedremo come andranno le cose, anche perché non nascondo che mi piacerebbe conquistare la maglia della nazionale. Da Amadori mi sono arrivati i complimenti per la vittoria, spero di meritarne altri e di spingerlo a chiamarmi per le gare titolate…

Lecerf col brivido: suo il Lombardia under 23

01.10.2023
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OGGIONO – I 170,6 chilometri del Lombardia under 23 si sciolgono nel caldo anomalo di questo primo giorno di ottobre e nelle polemiche dopo l’arrivo. La volata a due l’ha vinta William Junior Lecerf, della Soudal-Quick Step Devo Team. Il battuto di giornata, invece, porta i colori della Jumbo-Visma Development Team ed è Archie Ryan. 

I momenti che seguono l’arrivo sono concitati, con Lecerf che fa un’espressione strana e non esulta, come se sapesse che qualcosa non è andato nel verso giusto. Dall’altra parte il massaggiatore dei calabroni e l’esile irlandese Ryan si lamentano con tutti. Arrivano con voce alta fin sotto il palco delle premiazioni e parlano anche con i giudici dell’UCI. Il quale, però, non si fa smuovere dalle argomentazioni di casa Jumbo. 

A ruota dei più forti

E pensare che erano stati proprio i jumbo-Visma ad accendere la corsa, con lo stesso Archie Ryan ad attaccare sul Ghisallo, ennesima salita di giornata e sicuramente la più impegnativa. L’irlandese ha attaccato, prendendosi il GPM e il relativo premio, ma dietro non si sono scomposti, anzi. Una volta rientrati nel tratto di discesa uno dei più pimpanti è stato Francesco Galimberti. L’essersi mosso in anticipo probabilmente gli ha fatto spendere tanto, ma almeno il corridore della Biesse-Carrera è riuscito a rimanere con i primi conquistando alla fine il sesto posto finale, come nel 2021. 

«A inizio corsa non stavo molto bene – racconta con ancora la fatica addosso Galimberti – poi mi sono sbloccato proprio sul Ghisallo. Mi sono messo a ruota dei più forti seguendo in prima persona l’attacco del corridore della Jumbo (Ryan, ndr). Nel tratto che riportava a Oggiono, prima del circuito finale, ho anche provato ad anticipare ma non è andata bene

«Sapevo che quello del Ghisallo sarebbe stato un punto delicato per aggiudicarsi la corsa – continua – ma contro questi squadroni è difficile. Non penso di aver sprecato troppe energie, gli altri ne avevano semplicemente di più. Competere con certi avversari ti dà molta più convinzione e motivazione, alla fine essere lì è motivo di orgoglio perché vuol dire che hai una buona condizione. Il livello continua ad alzarsi e si va sempre più forte, sul Ghisallo abbiamo volato e la fatica è rimasta nelle gambe».

Jumbo beffata

Lecerf non si è mosso invece, ha atteso, risparmiato e alla fine l’ha spuntata lui. Sulle rampe di Colle Brianza il belga ha rimontato con grande passo su Ryan e poi insieme sono andati verso il traguardo. Mentre nel gruppetto all’inseguimento si arrancava e sbuffava davanti c’era ancora la lucidità di capire che non era il caso di provare a farsi male prima del dovuto, ovvero l’ultimo rettilineo. 

«E’ il modo migliore per finire il 2023 – racconta dietro il palco delle premiazioni Lecerf – cercavo da tanto tempo la vittoria in una gara UCI e ci sono riuscito. Ero già molto contento della mia stagione, perché ero riuscito ad ottenere tante top 10, anche in gare importanti come Liegi U23 e Flèche Ardennaise. Nelle gare nazionali in Belgio ero riuscito a vincere, mentre in questo genere di corse non ancora. E’ un grande passo per me, in questo 2023 sono cresciuto tanto, correndo spesso con i professionisti.

«Non so bene che tipo di corridore posso essere – dice – se uno scalatore o un puncheur, non sono ancora sicuro quale sia la soluzione migliore per me. Mi piacciono molto queste corse, così come la Liegi, ma sono molto bravo anche nelle salite lunghe. 

La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo
La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo

WorldTour, con chi?

Il 2024 vedrà Lecerf fare il salto di categoria, visto l’accordo già trovato e siglato per il WorldTour. Avrà modo di scoprire meglio chi è e quali tipo di corse gli piacciono, cercando una specializzazione per far decollare ufficialmente la sua carriera. 

«L’anno prossimo mi aspetta un grande passo avanti – continua Lecerf – ho firmato un contratto di 3 anni con il nostro team WorldTour (Soudal-Quick Step, ndr). Sicuramente mi piacerebbe mettermi alla prova con queste corse in formato “big” ma vedremo. Ci sono molte voci su una nostra possibile fusione con un altro team (la Jumbo-Visma, squadra messa oggi nel sacco dal Wolfpack dei giovani, ndr)».

Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza
Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza

«Non sappiamo nemmeno noi cosa potrà succedere – conclude – c’è tanta confusione sull’argomento (anche lunedì, domani, se ne dovrebbe sapere di più secondo le ultime dichiarazioni di Lefevere, ndr). Spero, in qualsiasi caso, di trovare una buona sistemazione per il prossimo anno, anche se per il momento non me ne voglio preoccupare».