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La visione del filosofo Martin tra ciclismo e ambiente

26.11.2022
5 min
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Quando Guillaume Martin parla, le sue affermazioni non sono mai banali. Il corridore della Cofidis, uno dei leader del team WorldTour transalpino, è considerato il filosofo del gruppo e ha già pubblicato due libri, Socrate à vélo e La Société du peloton, dove unisce il ciclismo a considerazioni che vanno ben al di là del mondo a due ruote. Avvicinato dai giornalisti di Reporterre, media che si occupa della tutela dell’ambiente, ha rilasciato alcune affermazioni molto critiche sul suo mondo, dando anche un quadro fosco sul futuro.

Nella sua disamina, Martin parte da un ricordo: «La Vuelta del 2021 mi ha fatto molto pensare. Conclusi quel giro al 9° posto, a dispetto di un forte dolore costale e sacrale, ma non è questo il punto. Per molti giorni abbiamo pedalato in un clima che definire torrido è poco: per ore pedalavamo con temperature costantemente sopra i 33° e in una tappa, mentre salivamo in quota, il tachimetro diceva sempre 39°. Le autorità consigliavano alla popolazione di non uscire di casa, eppure noi eravamo lì, nelle ore più calde, a svolgere sforzi estremi. Aveva senso?».

Il secondo libro di Martin, ricco di spunti sull’attuale mondo delle due ruote
Il secondo libro di Martin, ricco di spunti sull’attuale mondo delle due ruote

I tempi stanno cambiando

Su quell’esperienza, il 29enne parigino ha ragionato, basandosi anche sulle gare di quest’anno: «Viviamo un rapido degrado ecologico e ambientale, le temperature stanno salendo e questo non potrà non pesare sullo sport. Io non sono sicuro che ancora a lungo si potrà prevedere il Tour così com’è strutturato nel mese di luglio e lo stesso dicasi per la Vuelta. Si mette a rischio la salute dei corridori, ma anche di chi segue il ciclismo sulle strade e rimane sotto il sole cocente per ore. Io penso sempre che la nostra sia un’attività da considerare come una forma di lusso, non essenziale».

Quest’ultima affermazione potrebbe sembrare azzardata e in effetti lo è, perché Martin sotto certi aspetti non dà il giusto peso all’attività sportiva sia come elemento di benessere fisico, sia come valore d’intrattenimento, ma nella sua analisi il “filosofo” francese prescinde da queste considerazioni e motiva la sua presa di posizione più in tema con l’ambiente: «La bici è un mezzo ecologico? Sì. Il ciclismo agonistico ad alto livello è uno sport ecologico? No…

Il gran caldo sta pesando sull’attività sportiva. Tour e Vuelta rischiano di cambiare periodo di gara
Il gran caldo sta pesando sull’attività sportiva. Tour e Vuelta rischiano di cambiare periodo di gara

Il problema dei mezzi a motore

«La mia vita è esemplare in tal senso: trascorro da 200 a 250 giorni fuori da casa e il mezzo principale di spostamento è l’aereo, perché consente di risparmiare più tempo di recupero necessario per le prestazioni e sono le migliori o peggiori prestazioni a misurare il nostro valore e quindi il nostro sostentamento. Quindi il mio stile di vita – forzato – è più inquinante di quello di un cittadino medio».

Il transalpino va anche oltre: «Guardate in ogni gara ciclistica quanti sono i mezzi motorizzati al seguito e quanto consumano, quanto inquinano. E i rifornimenti? Quanti prodotti sono avvolti nella plastica? Cerchiamo di non sporcare le strade con gli scarti, questo è vero, ma molto meglio sarebbe prescindere da prodotti inquinanti. Io in allenamento cerco di preparare i miei rifornimenti da solo, ma in gara è impossibile».

La carovana degli sponsor nei grandi giri è un aspetto sul quale il francese invita a riflettere
La carovana degli sponsor nei grandi giri è un aspetto sul quale il francese invita a riflettere

Un ambiente logorante

Si fa abbastanza per rendere gli eventi più ecologicamente sostenibili? Martin prova a dare qualche soluzione: «Dovremmo usare di più il treno per gli spostamenti e i mezzi elettrici per il seguito, ma è un processo in itinere, siamo ancora ai primi passi. Io credo che anche questi ragionamenti influiscano sullo stato generale del nostro movimento, che è florido. Molti miei colleghi non ce la fanno più, vivere in un ambiente con altissime aspettative, dove sei costretto a superare sempre i tuoi limiti è logorante. Non è solo Dumoulin che di fronte alla depressione ha alzato bandiera bianca, in tanti lo hanno fatto».

Qual è allora il futuro delle grandi competizioni sportive? «Intanto sono momento di discussione e riflessione. Molto si parla dei mondiali di calcio in Qatar e della loro opportunità in un Paese dove non si rispettano i diritti umani e lo stesso era stato per i Giochi Invernali di Pechino. Solo che bisognerebbe fare prima questi discorsi, non dopo. Da questo punto di vista il ciclismo vive un’epoca positiva: si sta globalizzando, le nazioni del Sud America vivono un ruolo importante e quelle africane anche. E’ però arrivato il momento di rivedere il modo di organizzare gli eventi: abbiamo davvero bisogno di tante macchine in una gara ciclistica?».

Gli spostamenti sono secondo Martin un fattore inquinante che inficia l’immagine del ciclismo (foto Lazou)
Gli spostamenti sono secondo Martin un fattore inquinante che inficia l’immagine del ciclismo (foto Lazou)

Collaborare, nel ciclismo e non solo

Nell’intervista, Martin conclude con un complesso ragionamento prendendo spunto da un passaggio del suo ultimo libro: «Ho tracciato un parallelo con il modo in cui i funghi micorrizici entrano in simbiosi con gli alberi, di cui colonizzano le radici. L’albero fornisce al fungo zuccheri dalla fotosintesi, mentre il fungo fornisce all’albero sostanze nutritive. Questo mutuo scambio lo vediamo anche nel ciclismo: prendiamo il caso di una fuga. Quando si collabora, tra corridori di squadre diverse, la fuga va fino in fondo. Ma se un corridore è riluttante a subentrare, il gioco non funziona. Di fronte alla crisi ecologica, noi spesso siamo come questo corridore recalcitrante che privilegia il proprio interesse, senza vedere che questo danneggia l’intera comunità e anche se stesso, alla fine».

Ecco l’abbigliamento dopo bici (e sostenibile) di BH

12.07.2021
3 min
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BH ha recentemente introdotto sul mercato un’originale linea d’abbigliamento casual, ideale da indossare una volta scesi di bicicletta, denominata After Riding Series. L’idea di entrare anche in questo comparto è nata a seguito dei positivi riscontri ricevuti da alcuni capi BH indossati dallo staff dell’azienda spagnola e da alcuni sportivi supportati. 

Bottiglie in alluminio, Bh è sempre più plastic free
Bottiglie in alluminio, Bh è sempre più plastic free

Filati organici e zero plastica

After Riding Series è una collezione creata appositamente per centrare due specifici obiettivi: dare forma all’immagine del marchio BH, e realizzare prodotti sostenibili e perfettamente in linea con i valori che il marchio stesso intende comunicare e trasmettere al mondo del ciclismo. In gamma è possibile già trovare un’offerta ricca costituita da cinque t-shirt, due felpe, due maglie, due berretti a visiera piatta e una borraccia in acciaio inossidabile da 500 millilitri a doppia parete in grado di migliorare l’isolamento e mantenere la temperatura della bevanda, sia calda che fredda: tutti capi caratterizzati da un design che vorrà far sentire… ciclista chi li indossa anche quando non si è in sella!

Per quanto riguarda invece il tema della qualità, l’elemento principale che caratterizza tutti i capi (disponibili nelle taglie dalla XXS alla XXL) è il filato organico. Tutti gli articoli della collezione After Riding Series sono disponibili sul sito web di BH o presso tutti i suoi punti vendita autorizzati. 

«Amiamo il pianeta: rispettiamolo»

«Il ciclismo ci dà moltissimo – ci fanno sapere dall’ufficio marketing di BH – e il campo di gioco di questo sport è il nostro pianeta. Il minimo che possiamo fare è dunque di cercare di restituirgli un po’ di quello che tutti i giorni ci offre. Ecco perché, per dare vita all’intera gamma d’abbigliamento, la sostenibilità e la qualità sono state le nostre priorità numero uno.

«Noi di BH abbiamo lavorato gomito a gomito con alcuni produttori specializzati in abbigliamento sostenibile concentrando tutti gli sforzi per ridurre ai minimi termini i rifiuti, dando priorità all’utilizzo di materiali organici, riciclati o compostabili. Un paio di esempi pratici? L’etichetta dei capi BH After Riding Series è realizzata in carta piantabile, un materiale speciale contenente semi pronti a far germogliare una nuova pianta, mentre l’imballaggio è prodotto attraverso l’impiego di buste compostabili in amido di mais per la cui fabbricazione non viene impiegata alcuna plastica».

bhbikes

Maglia Rosa con tessuto riciclato Sitip

Le maglie del Giro hanno un’anima verde grazie a Sitip

17.05.2021
3 min
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Anche quest’anno tutte le maglie dei leader delle singole classifiche del Giro d’Italia, a cominciare dalla maglia rosa, hanno un elemento in comune. Stiamo parlando del tessuto NATIVE by Sitip in filato riciclato, ottenuto prevalentemente da bottiglie di plastica. Si tratta di una ulteriore conferma di come il Giro abbia una profonda attenzione verso la salvaguardia dell’ambiente. Ricordiamo che tutte le maglie sono firmate da Castelli.

Al centro la sostenibilità ambientale

Attiva dal 1959 nel comparto tessile, Sitip ha sede a Cene, in provincia di Bergamo, ed è una realtà produttiva 100% made in Italy, oggi modello internazionale nei tessuti indemagliabili. Merito di un processo avanzato e responsabile che va dalla selezione accurata del filato fino ad arrivare al tessuto finito.
Specialista di soluzioni tessili tecniche per l’active wear, la gamma NATIVE by Sitip raccoglie tessuti eco-friendly realizzati con filati riciclati e sostanze chimiche a minor impatto ambientale e a limitata dipendenza da fonti non rinnovabili. Certificazioni rigorose su materie prime e produzione Sitip, come il Global Recycle Standard, confermano che sostenibilità e riciclo sono il vero filo conduttore.

Una visione etica del futuro

Sitip contribuisce attivamente agli obiettivi promossi dall’ONU in tema di sviluppo sostenibile. Per farlo vengono impiegate risorse e strategie finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente. L’obiettivo è quello di arrivare ad una produzione più sostenibile attraverso un percorso che si intreccia con una visione etica del futuro.
Questa attenzione verso l’ambiente si riflette in interventi sui siti produttivi per abbattere le emissioni di CO2. Inoltre, Sitip aderisce a certificazioni e standard internazionali per una produzione ecocompatibile e sicura come il già citato GRS, Bluesign, ZDHC, Oeko-Tex e attraverso i sistemi ISO 9001-2015 e ISO 14001.
L’impegno dell’azienda si estende inoltre a collaborazioni di filiera, con iniziative come il Programma Carbon Neutrality in sinergia con Alcantara e nel progetto di recupero delle plastiche marine promosso da Seaqual.

sitip.it

Schwalbe assistenza

Schwalbe, tutto all’insegna della sostenibilità

21.03.2021
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Esattamente dodici mesi fa il mondo intero iniziava a dover fare fronte ad una emergenza sanitaria inimmaginabile e dai risvolti imprevedibili. La pandemia ha costretto tutti noi a rivedere molti aspetti della nostra vita che consideravamo assodati ed a rimettere in discussione molte nostre certezze. Schwalbe conferma che in un lasso di tempo così breve molte persone hanno scoperto la bicicletta come mezzo di trasporto e per lo sport.

Domanda aumentata

Frank Bohle, CEO di Schwalbe, ha così descritto l’anno appena passato: «Il 2020 ci ha portato su una montagna russa non solo emotivamente, ma in tutti i settori della vita. Fortunatamente, le chiusure temporanee dei negozi di biciclette non hanno comportato crolli di vendite nel nostro settore. Al contrario, la riapertura dopo il lockdown ha portato ad un aumento della domanda di biciclette e accessori mai visto prima. Il boom del ciclismo era in corso da anni, ma la pandemia di Covid19 ha agito come un potente catalizzatore, in quanto la bicicletta ha permesso alle persone di spostarsi, mantenendo le giuste distanze e proteggendosi dal virus. Quasi tutti i segmenti del nostro settore hanno ottenuto benefici: soprattutto le e-bike, ma anche le gravel, le mountain bike e prodotti precedentemente di nicchia come le cargo bike».

Frank Bohle CEO di Schwalbe
Frank Bohle, CEO di Schwalbe
Frank Bohle CEO di Schwalbe
Frank Bohle, CEO di Schwalbe

Fatturato record

Questa incredibile domanda ha permesso a Schwalbe di raggiungere nel 2020 un fatturato record di 225 milioni di euro, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’improvviso aumento della domanda di biciclette e parti di ricambio ha portato a problemi di consegna in tutti i segmenti dell’industria della bicicletta. Per ovviare a questa situazione Schwalbe ha messo fin da subito in atto gli strumenti utili ad aumentare la propria capacità produttiva.

Schwalbe stand fiera
Nell’anno del Covid-19 è aumentata l’attenzione per la bici
Schwalbe stand fiera
Nell’anno funestato dal Covid-19 l’attenzione per la bici è molto cresciuta

Produzione responsabile

Nonostante la crisi della pandemia ed i ritardi nelle consegne, Schwalbe non ha voluto rinunciare a produrre in modo sostenibile e responsabile. L’azienda tedesca ha infatti deciso di collaborare con Fair Rubber e. V., l’unica organizzazione mondiale di commercio equo-solidale per il caucciù che paga direttamente i premi alle piccole cooperative agricole nei paesi di origine.
Schwalbe utilizza la gomma prodotta attraverso il commercio equo-solidale per la produzione del Marathon E-Plus, il pneumatico più famoso per e-bike dell’azienda tedesca. Questa scelta dimostra quanto Schwalbe prenda seriamente in considerazione il passaggio all’utilizzo della gomma prodotta attraverso il commercio equo-solidale.

Camera d'aria riciclata
Il 20% di una camera d’aria Schwalbe è fatto di materiale riciclato
Camera d'aria riciclata
Il 20% di una camera d’aria standard di Schwalbe è fatto di materiale riciclato

La nuova sede nel 2021

Un altro tema che sta particolarmente a cuore alla direzione di Schwalbe è quello della sostenibilità. Nel 2021 verrà inaugurata la nuova sede aziendale per la cui costruzione sono stati investiti circa 20 milioni di euro. Il nuovo edificio, a Reichshof, stabilisce nuovi standard per l’edilizia ecologica e la filosofia sostenibile dell’azienda. Per quanto possibile, i materiali utilizzati sono riciclabili una volta terminato il loro utilizzo. Altri punti salienti sono la produzione di energia elettrica tramite celle solari, serbatoi di acqua piovana, pannelli a soffitto per la regolazione della temperatura e un giardino verde sul tetto. Siamo quindi di fronte a una costruzione ecologica curata fin nei minimi dettagli.

Camere d’aria riciclate

Per concludere ricordiamo che nel corso degli ultimi anni Schwalbe ha già realizzato diverse pietre miliari ecologiche: un sistema di riciclo delle camere d’aria che è attualmente l’unico presente sul mercato.

schwalbe.com

Rudy Project pezzi

La coscienza ambientale di Rudy Project

03.02.2021
3 min
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Si chiama RidetoZero, ed è la rinnovata visione che anima qualsiasi azione, qualsiasi ricerca e qualsiasi sviluppo di produzione di Rudy Project.
Il brand trevigiano, che dal 1985 produce e distribuisce in tutto il mondo occhiali per lo sport, caschi, maschere e soluzioni vista per elevare al massimo le performance degli sportivi, ha fissato dei rigorosi parametri in tema di sostenibilità ambientale. Lo scopo è rispettare al massimo l’ambiente e ridurre al minimo l’impatto del proprio business.

Salvare il pianeta

«Rudy Project è un’azienda che sin dalla sua costituzione ha lo sport nel proprio Dna – ha affermato Simone Barbazza, Sustainability Specialist Rudy Project – e oggi più che mai siamo consapevoli che il cambiamento climatico ha generato sfide che vanno affrontate in azienda, tutti insieme e fin da subito. L’obiettivo della mia generazione è quello di salvare il nostro pianeta, un elemento vitale per noi per poter dare sfogo alla nostra innata passione per lo sport, riducendo le emissioni in maniera drastica. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di abbracciare la filosofia RidetoZero, impegnandoci quotidianamente a ridurre l’impatto ambientale del nostro ciclo di produzione, sia nella progettazione quanto nei processi organizzativi».

Simone Barbazza, Sustainability Specialist di Rudy Project
Simone Barbazza, Sustainability Specialist di Rudy Project
Simone Barbazza, Sustainability Specialist di Rudy Project
Simone Barbazza, Sustainability Specialist di Rudy Project

Versatilità e durevolezza

La versatilità, ad esempio, è una delle riconosciute caratteristiche che rendono gli occhiali Rudy Project unici ed estremamente durevoli. Grazie a caratteristiche tecniche eccellenti, e lenti all’avanguardia, tutti gli occhiali “Rudy” possono essere utilizzati sia per lo sport quanto per il tempo libero, riducendo così il bisogno di consumarne altri. Inoltre, il “customer care” del l’azienda italiana assiste i propri clienti durante tutto il ciclo di vita del prodotto, garantendo ai clienti stessi supporto e pezzi di ricambio anche dopo che i prodotti escono di collezione. In questo modo è possibile aggiustare oppure rinnovare il proprio prodotto allungandone di conseguenza il ciclo di vita.

Con il progetto RidetoZero Rudy Project riduce l'impatto ambientale del ciclo produttivo
Con il progetto RidetoZero Rudy Project riduce l’impatto ambientale del ciclo produttivo
Con il progetto RidetoZero Rudy Project riduce l'impatto ambientale del ciclo produttivo
Con il progetto RidetoZero Rudy Project riduce l’impatto ambientale del ciclo produttivo

Più consapevolezza

“Last but not least” in Rudy Project prima che in altre aziende, e non solo di settore, si sono incominciate a promuovere iniziative e collaborazioni finalizzate a ridurre l’impatto e l’impronta dell’azienda sull’ambiente. E uno dei primi passi è stato iscriversi alla piattaforma Treedom e piantare una propria foresta in Africa. Il brand veneto ha difatti regalato degli alberi ai propri “stakeholder” per migliorare la vita del pianeta e delle comunità di contadini in Camerun. Nel corso del tempo Treedom è diventato parte delle aziende con la certificazione B. Un network di imprese nel mondo che si distingue per le proprie elevate performance in tema ambientale e sociale.

rudyproject.com

Specialized ambiente

La “mission” Specialized per la sostenibilità

04.01.2021
2 min
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Vi siete mai chiesti quanto un brand di riferimento nel settore come la californiana Specialized possa essere impegnata sul tema della sostenibilità? Su come comportarsi nel proprio lavoro quotidiano per far sì che ciascuno possa contribuire a costruire per il futuro “a better world”, come appunto gli stessi americani direbbero?

Riduzione dell’impatto ambientale

In Specialized hanno molto ben chiaro quanto la bicicletta abbia il potere di migliorare la vita e di cambiare il mondo. Come per tutti i prodotti di consumo, la realizzazione di una bici implica l’utilizzo di moltissime risorse con la conseguente “produzione” di scarti e rifiuti. Lo stesso brand Usa impiega quotidianamente nel mondo oltre 1.000 persone e lavora con circa 260 fornitori per produrre le proprie biciclette e i propri accessori in gamma. Ed è proprio per questo che in Specialized l’impegno per una continua e costante valutazione dell’impatto ambientale è massimo. Per capire dove è possibile migliorare, coinvolgendo in questo processo tutto il personale, i fornitori e i partner.

Specialized adotta un programma di riciclo del carbonio
Specialized è impegnata in un rigoroso programma di riciclo del carbonio

I valori universali da rispettare

Come accade in una grande comunità, a Morgan Hill si sono stabilite delle regole precise ed universalmente condivise, che animano e indirizzano il lavoro di tutti i dipendenti e collaboratori. E tra questi, il rispetto del Pianeta – creando prodotti dalle prestazioni migliori e di lunga durata con il più basso impatto ambientale possibile – è considerato come il principale, al pari del rispetto dei diritti umani dei lavoratori e quello della comunità.

I primi dipendenti Specialized nel 1974
I primi dipendenti Specialized nel 1974

Responsabilità per Specialized

«La nostra missione – dichiarano orgogliosamente in Specialized – è quella di essere il migliore marchio di ciclismo al mondo e questo obiettivo va di gran lunga oltre la fornitura dei prodotti migliori. Sappiamo difatti che le nostre decisioni hanno oggi, e avranno domani, un impatto sociale ed ambientale molto forte, e la nostra responsabilità è quella di cercare di ridurlo al minimo. E il programma di responsabilità sociale e ambientale rappresenta il nostro sforzo continuo nel perseguire questo impegno in un modo significante e sostenibile».

specialized.com