In gruppo si rivede Fabbro. Viaggio nel lungo inverno di Matteo

27.06.2025
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Si è allenato per mesi da solo. Senza squadra. Senza certezze sul futuro. Testa, tenacia, passione… A lungo è andato avanti così Matteo Fabbro. Il friulano ha finalmente trovato una nuova opportunità ed è approdato da pochi giorni alla SolutionTech–Vini Fantini.

Lo abbiamo visto subito in grande spolvero al Giro dell’Appennino, al netto di una scivolata nel finale: senza quel contrattempo, si sarebbe probabilmente giocato il podio. Matteo è tornato in gara dopo la sua ultima apparizione al Giro di Lombardia con la maglia dell’allora Polti-Kometa.

Fabbro sull’arrivo di Genova (in compagnia di Kyrylo Tsarenko, a sinistra). E’ stato importante rompere il ghiaccio
Fabbro sull’arrivo di Genova. E’ stato importante rompere il ghiaccio
Matteo, prima di tutto bentornato! Andiamo con ordine: si è chiuso un periodo un po’ tumultuoso. Come si è concretizzato questo arrivo alla SolutionTech?

E’ stata una cosa tra virgolette rapida. Dopo aver parlato con Parsani (il general manager, ndr) abbiamo trovato un accordo velocemente… a differenza di altre squadre che in primavera mi tiravano lungo. Loro erano disposti e disponibili a farmi correre subito e quindi è stato facile.

Hai trovato qualcuno che già conoscevi?

Ho trovato Sbaragli e Conti, mentre per il resto dello staff e dei ragazzi non conoscevo nessuno.

Un’avventura insomma, hai gettato il cuore oltre l’ostacolo…

Esattamente. Ma dopo tutto questo periodaccio ero contento di tornare ad attaccare il numero sulla schiena.

E l’hai attaccato alla grande. Vederti sgambettare subito davanti dopo un sacco di mesi con gente che ha il ritmo gara consolidato non era scontato…

Avevo delle buone sensazioni. Ho continuato ad allenarmi duramente in questi mesi e ho dovuto sopperire alla mancanza di gare con un po’ di ritmo in allenamento. Però a San Marino, dove ci sono molti pro’, mi confrontavo tutti i giorni con loro: con Velasco, per dire, esco tutti i giorni. Bene o male avevo un’idea di dove fossi con la condizione e sapevo che fosse discreta.

All’Appennino il rientro in gara del friulano dopo ben 254 giorni dall’ultima volta
All’Appennino il rientro in gara del friulano dopo ben 254 giorni dall’ultima volta
In effetti era un bel riferimento… Hai fatto tanto dietro motore per avere ritmo?

Non esageratamente. Ho lavorato un po’ sulla soglia e sul fuori soglia, ma li ho inseriti all’ultimo perché non si sapeva niente fino alla fine. Sarebbe stato inutile sfinirsi senza obiettivi concreti.

La preparazione l’hai fatta da solo o ti ha seguito qualcuno?

Principalmente è stata fatta da me. Comunque ho dei buoni riferimenti, come Pozzovivo. Con Domenico mi sono confrontato spesso. Per la parte invernale, grosso modo, dopo un po’ di anni che sono nell’ambiente, mi sono arrangiato con l’esperienza. Ho sfogliato anche le vecchie tabelle e qualche rapido confronto l’ho avuto con un vecchio coach di quando ero under 23.

Ultima domanda sul passato: qual è stato il momento più duro?

Il periodo prima del Giro, quando ho ricevuto il “no” da una squadra con cui stavo trattando. Quello è stato il momento peggiore, perché mi ero preparato bene e mi è un po’ crollato tutto addosso.

E lì che hai fatto?

Mi sono preso qualche giorno. Stacco totale. Poi ho ricominciato, perché sentivo che c’era ancora qualcosa da dare e perché c’era qualche trattativa in ballo. Fino ad arrivare alla SolutionTech.

Matteo Fabbro (classe 1995) è pro’ dal 2018. Ha corso con Katusha, Bora (ben quattro stagioni), Polti e ora Solution Tech
Matteo Fabbro (classe 1995) è pro’ dal 2018. Ha corso con Katusha, Bora (ben quattro stagioni), Polti e ora Solution Tech
Adesso cosa prevedono il tuo futuro immediato e quello un po’ più lontano?

Nell’immediato ci sono il Campionato Italiano e il Tour of Qinghai. Dopodiché magari prolungherò con un po’ di altura, visto che il Qinghai è già in quota. Non è sicuro, ma credo che andrò a Livigno. Per il resto vedremo. L’importante era ricominciare.

Prima hai parlato di buone sensazioni fisiche all’Appennino. Invece quelle mentali? Cosa pensi quando in salita sei lì a giocarti la corsa?

Diciamo che sono cose che fanno bene al morale e alla testa. Era da un po’ che non mi ritrovavo davanti in questo modo, per via dei problemi che ho avuto. E devo dire che la gioia più grande è stata quella di non aver avuto dolori durante lo sforzo, nemmeno nel respirare.

Ricordiamo i tuoi problemi fisici?

Avevo un batterio nei polmoni e tra i vari problemi che comportava, quando ero sotto sforzo mi dava dolore. Non averlo sentito mentre respiravo forte è stato bellissimo.

E’ la tua prima esperienza al Tour of Qinghai?

E’ la prima volta che vado in Cina. Ne so ben poco, se non che si corre ad alta quota. Sembrerà strano, ma non ho avuto tempo per fare altura, nonostante i tanti mesi senza gare, semplicemente perché non avendo squadra non c’era un calendario. Quindi che altura avrei fatto? In programmazione di cosa? In teoria avrei dovuto correre in Slovenia e al GP Gippingen, ma solo il giorno prima ho saputo che non le avrei disputate perché non arrivava il via libera per il tesseramento. Così in altura non ci sono andato. Ho vissuto giorno per giorno.

Uno dei prossimi appuntamenti per Fabbro sarà il Tour of Magnificent Qinghai, nell’Ovest della Cina. Lì si pedalerà anche sul filo di 4.000 metri di quota (foto X)
Uno dei prossimi appuntamenti per Fabbro sarà il Tour of Magnificent Qinghai, nell’Ovest della Cina. Lì si pedalerà anche sul filo di 4.000 metri di quota (foto X)
Che limbo, Matteo. Serve una testa mostruosa…

Pensate che c’era chi mi diceva che invece non l’avevo.

Domanda un po’ diversa: usciamo un attimo da Matteo Fabbro corridore. Com’è stato vedere le corse da fuori, dalle classiche di primavera al Delfinato?

In effetti ho avuto tempo per guardare tutte le corse! Che dire, sono state abbastanza monopolizzate. Tolto il Giro d’Italia che è stato divertente, il resto delle corse è stato un dominio delle due grandi squadre (UAE e Visma, ndr) più Van der Poel. Però Pogacar e Vingegaard la fanno da padrone, direi.

Il tuo favorito per il Tour?

Al momento Pogacar sembra essere superiore, almeno quello visto al Delfinato. Però confido che la Visma-Lease a Bike saprà dare gran battaglia.

In Slovenia acuto di Tsarenko. Ora pronto al grande passo

09.06.2025
5 min
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«Avrei puntato alla classifica anche qui, ma ieri ho commesso un grosso errore e sono andato in crisi così ho perso terreno ed è già tanto che sono riuscito a chiudere la tappa col gruppo dei velocisti. Vediamo ora quel che si può fare…». Venerdì sera, la voce di Kyrylo Tsarenko dalla Slovenia sembra un po’ giù di corda al telefono, ma riparlare di questa sua sfolgorante prima parte di stagione gli dà nuova verve. Il giorno dopo l’ucraino della Solution Tech-Vini Fantini, 24 anni, è un’altra persona e infatti porta a casa un’altra vittoria, in solitudine, che sicuramente catalizzerà su di sé le attenzioni di qualche grosso team.

Tsarenko è arrivato in Italia nel 2021, trovando l’ambiente giusto per emergere (foto team)
Tsarenko è arrivato in Italia nel 2021, trovando l’ambiente giusto per emergere (foto team)

Un 2025 superiore alle aspettative

Ormai Tsarenko possiamo considerarlo un italiano acquisito, visto che da molti anni risiede in Emilia e ha anche acquisito un po’ di cadenza locale. Il suo 2025 è stato finora davvero ricco, con 4 vittorie e non si può davvero dire che siano successi di poco conto considerando che si è aggiudicato prove del circuito Pro, quello immediatamente inferiore al WorldTour.

«Non posso proprio lamentarmi – spiega – di come siano andate le cose finora. Sono rimasto sorpreso anch’io dal mio rendimento così elevato, non mi aspettavo di fare così tanti risultati di peso. Soprattutto in Cina, al Tour of Hainan, ho sentito che andavo davvero forte e infatti, dopo aver vinto la terza tappa, abbiamo corso per portare a casa il trofeo finale».

La vittoria in Cina gli ha dato la consapevolezza di poter puntare alla classifica (foto organizzatori)
La vittoria in Cina gli ha dato la consapevolezza di poter puntare alla classifica (foto organizzatori)

L’ucraino è uomo da classifica

Quella vittoria gli ha dato una nuova consapevolezza: «Ora so che posso far bene anche nelle corse a tappe, per questo mi dispiaceva quel che è successo in Slovenia, perché senza quel disastro alla seconda tappa potevo anche giocarmela. Tutti dicevano che la corsa slovena era troppo dura ma non è così, è abbordabile. Con la condizione adatta posso essere competitivo anche in prove del genere».

La sua vittoria più importante di quest’anno? «Sicuramente quella in Cina, con tutto il rispetto per le altre proprio perché mi ha dato una nuova consapevolezza. Lì non credevo che sarei stato così competitivo al punto di poter vincere la classifica finale, oltretutto era una gara con una buona partecipazione, anche se non era certo una corsa da WorldTour».

Il successo a Baoting, battendo il rumeno Raileanu, è valso a Tsarenko la vittoria al Tour of Hainan (foto organizzatori)
Il successo a Baoting, battendo il rumeno Raileanu, è valso a Tsarenko la vittoria al Tour of Hainan (foto organizzatori)

Al De Gasperi, rivincita sul passato

Prima di partire per la Slovenia, il corridore del Team Solution Tech-Vini Fantini aveva portato a casa il Trofeo Alcide De Gasperi mettendo la sua firma anche nel calendario italiano: «Potrà sembrare strano ma a quella gara tenevo particolarmente. L’avevo già affrontata due anni fa e quell’ottavo posto mi era rimasto un po’ sul gozzo. Volevo vedere quant’ero migliorato in questo frattempo e la dimostrazione c’è stata.

«Lì ho avuto un grande supporto da Lorenzo Quartucci, trovandoci insieme nel gruppetto di testa di una quindicina di corridori mi ha permesso di attaccare nel finale rompendo i cambi degli inseguitori, permettendomi di arrivare al traguardo senza il timore di essere ripreso. Ora ho una nuova consapevolezza, posso anche inventare azioni per scompaginare la corsa».

Il corridore di Kropyvnytskyi sul podio del De Gasperi, tra Jasch (GER) e Cretti (foto team)
Il corridore di Kropyvnytskyi sul podio del De Gasperi, tra Jasch (GER) e Cretti (foto team)

Un grande team all’orizzonte?

Tutte queste prove hanno messo il suo nome tra i più citati in sede di ciclomercato: «Io non me ne voglio preoccupare, c’è il mio procuratore che ci pensa, ma so che molti team si stanno interessando e cominciano a contattarlo. Io devo solamente continuare su questa strada, fare il mio lavoro e attendere notizie. Ho 24 anni, il salto di qualità c’è stato, è il momento giusto per il grande salto».

Il che significa che forse dovrà anche lasciare il nostro Paese: «E questo mi dispiacerebbe molto perché in Italia sto davvero bene, ormai è la mia seconda casa, poi mi piacciono molto le corse italiane, mi ispirano. Molti criticano queste prove, quelle non inserite nel massimo circuito professionistico, pensano non siano di elevato livello, ma non è così. A mio avviso sono tutte belle corse, da vivere».

Finora Tsarenko ha colto 4 successi. Ora punta ad allungare la lista tra Appennino e Gippingen
Finora Tsarenko ha colto 4 successi. Ora punta ad allungare la lista tra Appennino e Gippingen

I punti, responsabilità di tutti

Torniamo allo Slovenia, gara di livello più elevato di altre se non altro perché per alcuni è già un test verso il Tour de France: «Effettivamente la partecipazione è più di qualità rispetto alle altre e per questo averci messo la firma ha un valore diverso. Però non è che sminuisca le precedenti, anzi: se guardate bene le startlist, in fin dei conti anche una Coppi e Bartali non ha nulla da invidiare. Cambia magari il livello dei velocisti, in Slovenia c’era gente come Groenewegen, ma per il resto eravamo lì…».

Le sue vittorie hanno dato nuovo respiro al team nella famelica corsa ai punti per il ranking: «Questo mi fa particolarmente piacere perché tutti noi sentiamo questo peso, questa esigenza. La squadra ha bisogno di punti per restare al livello Professional e poter contribuire al raggiungimento del traguardo è importante. Ora però non voglio fermarmi, arrivano prove come il Giro dell’Appennino e la gara svizzera di Gippingen che sono nelle mie corde. Io voglio far bene soprattutto in quelle corse che esaltano le mie caratteristiche. Per lanciare ulteriori segnali…».

La vittoria, il terremoto, la mente. La Thailandia di Quartucci

03.04.2025
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Il terribile terremoto che la scorsa settimana ha devastato il Myanmar ha avuto pesanti ripercussioni anche in Thailandia, come si è visto su tutti i media. In quei giorni si stava correndo il locale Giro, che solo due giorni prima del tragico sisma aveva visto l’italiano Lorenzo Quartucci sfrecciare vittorioso al Pang Sida National Park. Tornato in Italia, tutti gli hanno innanzitutto chiesto come abbia vissuto quei difficilissimi giorni, che chiaramente hanno ammantato la sua vittoria di una luce diversa.

I ragazzi del team presenti in Thailandia. Il toscano ormai è al suo terzo anno nella Solution Tech
I ragazzi del team presenti in Thailandia. Il toscano ormai è al suo terzo anno nella Solution Tech

Il venticinquenne di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, non si stupisce delle domande, inizialmente poco riguardanti l’aspetto ciclistico. «Quando è avvenuta la scossa – racconta – noi non l’abbiamo sentita. Era il 28 marzo e noi eravamo a 200 chilometri da Bangkok che ho visto essere stata colpita pesantemente. Noi eravamo più lontani dall’epicentro, nella municipalità di Aranyaprathet. Dei suoi effetti ci siamo accorti soprattutto tornando nella capitale per prendere il volo di ritorno».

Quindi non avete avuto paura…

Personalmente no, abbiamo potuto rincuorare chi ci aspettava a casa. Siamo stati molto fortunati perché in televisione abbiamo visto come anche nella capitale i danni ci siano stati come in altre zone del Paese. Ma noi eravamo molto lontani.

La rimonta vittoriosa su Hopkins, Quartucci centra finalmente il successo in una corsa Uci
La rimonta vittoriosa su Hopkins, Quartucci centra finalmente il successo in una corsa Uci
Veniamo alla corsa, che hai concluso sul podio nella classifica generale. Facile però immaginare che esso sia poca cosa rispetto alla tua vittoria di tappa…

Effettivamente è così. Tenevo in maniera particolare a quel traguardo, anzi devo dire che con il team ne parlavamo da una settimana, era cerchiato di rosso nelle nostre agende e sapevo che la squadra avrebbe puntato su di me viste le caratteristiche del percorso. Le previsioni erano giuste, d’altronde già due giorni prima avevo sfiorato il successo, cedendo solo al danese Salby.

Era una vittoria che inseguivi da tanto?

Sì, è la mia prima da professionista in una corsa di buon livello. Ma devo dire che è dall’inizio della stagione che sto viaggiando forte: ho iniziato al Tour of Sharjah con un altro secondo posto, poi sono stato al UAE Tour dove il livello era massimo ma è servito per rodare la gamba. A Taiwan un altro secondo posto, poi l’inizio in Thailandia. Sentivo che la vittoria era matura, serviva solo che tutti i tasselli andassero al posto giusto.

Quartucci con Arashiro, il giapponese che gli ha dato una solida mano nella tappa vittoriosa
Quartucci con Arashiro, il giapponese che gli ha dato una solida mano nella tappa vittoriosa
Tante piazze d’onore e piazzamenti nella top 5, un bottino da velocista…

Ma io velocista non sono, anche se certamente posso giocarmela bene nei gruppi ristretti. Quella tappa l’avevamo scelta proprio perché aveva un percorso severo dove si poteva fare selezione, infatti siamo riusciti a ridurre il gruppo a una ventina di unità e poi ho trovato il giusto colpo di mano insieme all’australiano Hopkins, battendolo allo sprint.

Quanto influisce il fatto che sei al tuo terzo anno nel Team Solution Tech?

Molto, l’esperienza si accumula. Riguardo i miei tabellini e vedo un indubbio progresso, al Tour of Sharjah ad esempio lo scorso anno avevo colto un quarto posto, questa volta è andata molto meglio. Io dico che i chilometri macinati nelle strade sono come granelli che alla fine costruiscono il monumento, ma credo che soprattutto sia cambiato il mio modo di pensare, il mio approccio alle gare. Sull’aspetto psicologico ho lavorato molto e gli effetti si vedono…

Al Tour of Sharjah l’esordio stagionale con un secondo posto. Un inizio promettente da cui tutto è iniziato
Al Tour of Sharjah l’esordio stagionale con un secondo posto. Un inizio promettente da cui tutto è iniziato
Com’è avvenuto questo progresso, ti sei fatto aiutare da un mental coach?

No, diciamo che devo dire grazie a tutti coloro che mi sono vicini, in primis alla mia compagna Gaia che mi ha sempre spinto a credere nelle mie capacità, ad avere fiducia nel futuro e come lei la mia famiglia e chiaramente anche il team, nel quale mi trovo benissimo e circondato dalla fiducia. Sapevo che dovevo solo affrontare le gare con più positività e la differenza l’ho vista subito, infatti quando ho iniziato la stagione in Medio Oriente sentivo di essere in buona forma e ho affrontato la gara con più spavalderia. Da lì è venuto tutto di conseguenza.

Tu sei uno abituato a correre molto, lo scorso anno hai messo insieme 66 giorni di gara. E quest’anno?

Sono stato tre settimane in Estremo Oriente, ora sento che devo recuperare. Poi ricomincerò ad allenarmi e riprenderò le corse il 12 aprile a Reggio Calabria. Arriva una fetta di torta della stagione molto ricca di appuntamenti anche adatti alle mie caratteristiche. Chissà che, ora che ho rotto il ghiaccio, non si possa arricchire il bottino…

Conti e la Solution Tech: Strade Bianche, Sanremo e tanto altro

17.02.2025
5 min
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Valerio Conti si prepara a un 2025 ricco di sfide con la Solution Tech-Vini Fantini. La squadra toscana ha ottenuto una wild card per due tra le corse più prestigiose della stagione italiana: Strade Bianche e Milano-Sanremo. Due opportunità importanti per mettersi in mostra contro i grandi team WorldTour, ma anche due gare dove per una professional il divario con i migliori può rendere difficile puntare al risultato.

Come affronteranno dunque queste competizioni? Ha senso sognare il colpaccio (se non altro per ben figurare) o meglio puntare su obiettivi più alla portata? Valerio ci racconta il suo approccio a queste corse, ma anche le sensazioni sulla nuova stagione: dai nuovi materiali, al team rinnovato.

Secondo Conti sta nascendo un gruppo giovane e più competitivo dell’anno scorso. Come affronteranno Strade Bianche e Sanremo?
Secondo Conti sta nascendo un gruppo giovane e più competitivo dell’anno scorso. Come affronteranno Strade Bianche e Sanremo?
Valerio, partiamo da qui: parteciperai a Strade Bianche e Milano-Sanremo?

All’inizio la Strade Bianche non era nel mio programma, ma mi sta venendo voglia di farla e al 99 per cento ci sarò. Proprio nel weekend ho fatto la richiesta alla squadra. Riguardo alla Milano-Sanremo invece dipenderà dal mio calendario. Se andrò in Taiwan e in Thailandia, corse molto importanti per noi, non potrò esserci, perché sono concomitanti con la Classicissima.

Come mai questa voglia?

Perché tutto sommato sento di stare bene. Sto pedalando benone e la gamba è buona. Inizierò pochi giorni prima a Laigueglia e queste due gare insieme potrebbero darmi qualcosa in più.

Per una squadra professional come la vostra, come si affrontano queste due corse così importanti?

Correre in Italia in gare così prestigiose è bellissimo e porta visibilità agli sponsor. Oltre al risultato, che è difficile da ottenere, per noi anche una fuga ben assortita è importante. Stare in diretta per ore ci dà valore. L’obiettivo è essere presenti, cercare appunto la fuga o anche un piazzamento. E questo potrebbe essere possibile soprattutto in una gara come la Sanremo.

Perché più alla Sanremo?

Primo perché è una Monumento e poi perché alla Sanremo è più semplice per noi e per entrare in fuga. L’anno scorso ci siamo riusciti io e Tsarenko. La Strade Bianche è più dura, si corre di gambe e anche la fuga va via di gambe. Gli scatti iniziano subito e spesso la fuga buona non parte nemmeno o ci mette moltissimo. Alla Strade Bianche meglio stare davanti che restare nel gruppo, ma non è facile. Alla Sanremo invece, dopo che la fuga è partita, salvo rarissimi casi, si resta avanti per molti chilometri.

Cosa si pensa una volta in fuga alla Sanremo? Quasi 300 chilometri di gara: non sono pochi…

Pensi che almeno sei in televisione! Scherzi a parte, essere davanti non è facile, anche molte WorldTour vogliono entrare in fuga ormai. Quando sei in fuga è bello, ti godi il momento. Poi, man mano che ti avvicini ai Capi, alla Cipressa, la testa lavora ancora di più, ma sai che il gruppo arriverà. A quel punto l’obiettivo è resistere il più possibile, magari fino all’inizio della Cipressa.

Conti (a sinistra) in fuga lo scorso anno alla Sanremo: ben 243 km di attacco
Conti (a sinistra) in fuga lo scorso anno alla Sanremo: ben 243 km di attacco
Quali sono le strategie in una fuga lunga come quella della Sanremo?

Devi fare un ritmo costante, quasi come fosse una cronometro, ma non subito a tutta. Se rompi il gruppetto della fuga troppo presto e si resta in pochi, ti riprendono prima. Meglio una doppia fila fatta bene, compatta, tenere un passo regolare e aumentare piano, piano. Il traguardo a quel punto non è tanto la linea d’arrivo, ma vedere fino a che punto si riesce a stare davanti. L’obiettivo è fare più chilometri possibili in fuga.

Valerio, hai accennato alle corse in Asia, gare che danno punti e che sono più accessibili per le professional e ormai anche per alcune WorldTour. Di conseguenza questi grandi obiettivi come Strade Bianche e Sanremo come si approcciano? Meglio schierare le formazioni top nelle corse asiatiche?

Cerchiamo comunque di arrivarci bene. Siamo coscienti che non sono obiettivi alla nostra portata, ma c’è comunque la voglia di fare bene, di mettersi in mostra, di onorare la gara. Si dà il massimo assolutamente.

Avete un nuovo sponsor, Solution Tech: quali sono le impressioni di questa “nuova” squadra?

Per me la squadra ha fatto uno step in avanti. Molti corridori non sono stati rinnovati, mentre sono arrivati tanti giovani con grinta e voglia di emergere. Lorenzo Quartucci, per esempio, ha già mostrato buone cose. Idem Alexandre Balmer. Gli altri li valuteremo in gara. Avere una squadra professional in Italia è difficile, ma il nostro obiettivo è fare i punti per entrare nel ranking (top 30, ndr) e avere di nuovo la possibilità di andare al Giro d’Italia.

Tu e Sbaragli ormai siete i veterani: questo è anche il vostro ruolo nel team?

Un po’ sì, perché qui l’ambiente è ancora quello di qualche anno fa, dove si imparava dai veterani. Oggi il ciclismo è cambiato: la tecnologia ha creato la perfezione, i giovani sanno già tutto. Non c’è più bisogno della maturazione, delle esperienze trasmesse dai “vecchi”. Scendi a colazione e hai già i grammi di cibo pesati, per dire… Questo ha reso più forti i giovani, ma ha tolto qualcosa ai veterani, almeno come insegnanti.

Un bel cambio, anche dal punto di vista dei materiali…

Quest’anno abbiamo fatto un salto di qualità: va detto. Le bici Pardus sono più leggere e veloci. La mia pesa un chilo spaccato in meno rispetto all’anno scorso. E anche le ruote Elitewheels, sono super scorrevoli. Materiali così ti danno fiducia e stimoli in più.

Nelle prime gare qualche buon piazzamento e persino una vittoria (quella di Rajovic nella prima tappa del Tour de Sharjah) per la Solution Tech
Nelle prime gare qualche buon piazzamento e persino una vittoria (quella di Rajovic nella prima tappa del Tour de Sharjah) per la Solution Tech
Quale sarà il tuo calendario, Valerio?

Inizio con Laigueglia. Poi appunto Strade Bianche e credo farò Taiwan e Thailandia. A seguire ci sarà una primavera piuttosto piena con il Giro d’Abruzzo e probabilmente il Tour of the Alps. Se non andrò in Trentino andrò al Giro di Turchia.

Quanto cambia una stagione senza un Grande Giro?

Cambia tanto. Un Grande Giro ti porta al top della forma e ti migliora anche per la seconda parte della stagione. Se non lo fai, devi gestirti diversamente, allenarti alla perfezione, fare più richiami, più gare. Con un grande Giro invece, la gamba viene da sola. E se ti sai gestire bene, il volume di quella condizione che ti lasciano le tre settimane, te lo porti dietro per il resto della stagione.

Con l’addio di Frassi, chi sarà il vostro direttore di riferimento?

Francesco Frassi era un punto di riferimento enorme. Non solo un grande direttore sportivo, ma anche una persona speciale. Qui aveva un ruolo totale. Ha ricevuto la chiamata dalla Israel-Premier Tech e ha accettato. Quest’anno ci saranno ancora Marco Zamparella, Serge Parsani e i nuovi arrivati Leonardo Canciani e Filippo Fuochi, che collaboreranno tutti insieme.