Buda un anno dopo. Miglior dilettante italiano, ma non passa pro’

06.11.2024
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Con Simone Buda un anno dopo. Il corridore romagnolo è stato il miglior dilettante dell’anno. Per il corridore della Solme-Olmo, 30 top 10, 20 top 5 e ben cinque vittorie. Questo lo ha portato ad avere il miglior punteggio in graduatoria. Eppure, per Buda tutto ciò non basta per passare professionista. Come mai?

A quanto pare la “colpa” è di essere del 1999, pertanto, è considerato “vecchio” per questo ciclismo. Un anno fa, lo stesso Simone ci disse che era difficile migliorare e che si trovava di fronte a un bivio. Ha tenuto duro ed è migliorato ancora. Ma, sul filo dei 25 anni, la strada verso il professionismo non è in salita: è verticale per lui. Ora si sente definitivamente maturo e si percepisce, e non poco, anche da come parla.

Simone Buda (classe 1999) quest’anno ha ottenuto 5 vittorie
Simone Buda (classe 1999) quest’anno ha ottenuto 5 vittorie
Allora Simone, partiamo da questa tua stagione: il miglior dilettante italiano…

Direi che come è andata lo dicono i numeri. Sinceramente, ad oggi sono deluso e stanco di parlarne. Quel che ho fatto è sotto gli occhi di tutti. Lo scorso anno, nonostante la mia buona stagione, mi fu chiesto di migliorare ancora. Ho accettato, nonostante lo scetticismo di molti, increduli che a 23 anni si potesse migliorare ancora. Ci sono riuscito.

Cosa non ha funzionato secondo te?

Io i miei problemi li ho avuti. Di fatto ho perso le mie stagioni migliori con il Covid. Il terzo e quarto anno da dilettante, quando s’inizia davvero ad andare forte, in pratica non ho corso. Nei due anni precedenti ero al servizio dei compagni. Mettiamoci anche l’accelerata da parte dei giovani ed ecco che di colpo le cose per quelli come me sono peggiorate.

Per assurdo, ti sarebbe convenuto essere del 1998: in quel caso la Federazione tese una mano ai ragazzi nel periodo del Covid…

Vero, però siamo di nuovo ai “se e ai ma”. A quel punto cosa potevo fare? Ci credevo e sono andato avanti fino a diventare élite. Ho lavorato tanto, sapevo dove potevo arrivare. Quando dico una cosa la mantengo. Lo scorso anno di questo periodo ero lì, lì per smettere. Mi fu detto di provare ancora. Se dovevo farlo però avrei dovuto dare il 101 per cento. Al team manager Forcolin dissi che avrei vinto cinque gare. Mi prese per matto. Ma io sono così: determinato. Se faccio una promessa la mantengo.

Grande affiatamento nella Solme-Olmo di Forcolin, al centro con i suoi ragazzi (Avigh Foto)
Grande affiatamento nella Solme-Olmo di Forcolin, al centro con i suoi ragazzi (Avigh Foto)
Ora come sei messo?

Ambire ai pro’ è difficile, ma io ho fatto tutto quello che potevo e dovevo. Mi è stato chiesto di migliorare e l’ho fatto. Di vincere più gare e l’ho fatto. Mi sono stati chiesti dei test di un certo livello ed ho risposto alle aspettative. Mi è stato chiesto di migliorare nelle corse più dure e ho fatto anche quello. Davvero, non so più cosa potrei fare. Se non trovo una squadra, chiuderò da numero uno. Poi rifletto anche su una cosa.

Quale?

Se il ciclismo italiano è così ben messo da perdere il suo dilettante migliore, allora mi faccio da parte. Certo, correre mi piace, potrei farlo fino a 35 anni, ma non ne varrebbe la pena. Bisogna guardare in faccia la realtà. Con certi risultati devi fare il salto di categoria; se non lo faccio, dico basta. Poi magari potrei essere il peggior professionista del mondo, anche se non credo, ma a quel punto lascerei tutto. Ma una risposta l’avrei avuta. Quel che mi spettava l’avrei ottenuto.

Veniamo ad aspetti più tecnici: hai parlato di migliorare nelle corse più dure. Come sei migliorato?

Per il corridore che sono (un passista molto veloce, ndr) non andavo piano, ma insieme al mio coach Giovanni Pedretti e al supporto della squadra ho aumentato la tenuta nelle corse più mosse e importanti. Ero stato accusato sulla qualità delle mie vittorie. Ebbene, quest’anno, nelle internazionali, ho sempre fatto bene. Ho vinto in Ungheria, ho fatto secondo al Circuito del Porto e alla Popolarissima. La squadra mi ha supportato al 100 per cento. Ha creduto in me, i compagni hanno creduto in me. Nonostante corressi, e corressimo, con il dito puntato, visto che avevo già più di 23 anni.

Solo nelle ultime due stagioni Buda ha vinto 9 corse, ottenendo 36 top 5 (foto AV)
Solo nelle ultime due stagioni Buda ha vinto 9 corse, ottenendo 36 top 5 (foto AV)
Al Porto ha vinto un certo Jakub Mareczko

Se devo dirla tutta, quel giorno sono caduto a 6 chilometri dall’arrivo e ho fatto la volata col 14. Alla Popolarissima in volata c’è stato un problema con delle transenne spostate… Non ho la prova per dire che sarebbe andata diversamente, quindi sto zitto. Ma è successo anche questo. Lo accetto: certe cose accadono correndo in bici. Ma tutto il resto?

Possibile, Simone, che davvero non ci sia stata neanche una trattativa, un interessamento di qualche team?

Tante parole, ma poi nulla di fatto. Contatti con dei procuratori, anche importanti, che poi sono spariti.

Perché secondo te?

Sinceramente non lo so ed è quello che mi chiedo. Da parte mia, ho sempre voluto far parlare la strada, tenendomi lontano dalle polemiche. Dal management della mia squadra ho cercato di farmi proteggere il più possibile, facendomi stare lontano da eventuali trattative, voci… Volevo avere la serenità e la mente libera: un atleta per rendere ne ha bisogno, non gli bastano solo le gambe. Poi è chiaro che qualche notizia me la davano. Però, per dire, anche in questo caso volevo tenermi lontano dalle polemiche e restare concentrato solo sul ciclismo. Ma pongo io una domanda.

Vai…

Okay i giovani, ma una squadra prende chi va forte o chi potrebbe andare forte? Chi vince o chi potrebbe vincere? Se così fosse, i Ballan, i De Marchi e in qualche modo anche Vingegaard… per dire, non ci sarebbero.

Buda, sprinter, è migliorato anche nelle corse più mosse
Buda, sprinter, è migliorato anche nelle corse più mosse
O anche Tarozzi per restare ad esempi più concreti e vicini…

Tarozzi è praticamente un fratello. Usciamo sempre insieme. Siamo stati anche compagni. Ci siamo visti anche ieri sera. Pensate che gente come lui, ma soprattutto coetanei di altre squadre, rivali, se così possiamo dire, mi chiamano e mi chiedono: «Allora, novità?». Io rispondo: niente. E questo credo sia spaventoso anche per loro. Anche loro sono increduli. Immagino si domandino: «Ma come, se lui che è stato il numero uno della stagione non passa, noi cosa facciamo?».

Prima ti abbiamo chiesto delle trattative e poi ti abbiamo interrotto…

Qualche team continental, italiano e straniero, si è fatto avanti. Mi davano anche dei buoni soldi, ma non accetto questa via, non mi accontento dopo quel che ho fatto. Io voglio diventare professionista. Vorrei che la mia esperienza fosse un insegnamento. Che senso avrebbe se il prossimo anno mi ripresento alla San Geo (una delle prime gare stagionali, ndr)? Cosa direi al Simone Buda ragazzino del 2013?

Chiaro…

Ci pensavo proprio qualche giorno fa. Anche da esordiente vinsi la classifica dell’anno. Ho sempre vinto molto. Quel ragazzino aveva il sogno di migliorarsi, la gioia di andare in bici e di passare professionista. E ora? Cos’è il ciclismo italiano? Se uno vince la Serie B, l’anno dopo passa in Serie A. Idem con la Formula 2 e il passaggio in Formula 1. Perché noi no? Cosa dimostra il ciclismo italiano? Davvero, non so più cosa dire e cosa pensare… Perché non ho un procuratore? Perché non ho soldi?

Come stai passando questi giorni?

Anche se non so cosa farò, come andranno le cose, ho ripreso ad allenarmi. Ho fatto 20 giorni di stacco. Ho corso dal 27 febbraio all’8 ottobre. Adesso magari non faccio sei ore di bici, ma ho ripreso con la corsa a piedi, la palestra…

Lo sfogo di Buda: la mia carriera è una salita senza fine

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Simone Buda si era fatto notare questa primavera per due vittorie ravvicinate. Poi la stagione è andata avanti e di buoni risultati ne sono seguiti altri. Tanti altri a dire il vero. Tanto da essere il corridore della categoria Elite-U23 con più top cinque a questo punto della stagione.

Una costanza di rendimento importante, per un ragazzo che ha la “croce” – passate questo termine che forse è anche un po’ forte, ma rende l’idea – di essere nato nel 1999 e quindi è al quinto anno dei dilettanti. E il quinto anno nel ciclismo di oggi diventa un problema: tema che abbiamo ripreso più volte. Simone, lo ricordiamo, è un romagnolo dalle caratteristiche di sprinter o comunque passista veloce che veste i colori della Solme-Olmo.

Simone Buda (classe 1999) vince a Castel d’Ario, prima vittoria stagionale. Per lui la più bella anche in virtù del grande aiuto della squadra
Simone Buda (classe 1999) vince a Castel d’Ario, prima vittoria stagionale. Per lui la più bella anche in virtù del grande aiuto della squadra
Simone, come stai? Hai iniziato con un sacco di buoni propositi…

Io penso che quei propositi si siano realizzati. Anzi, ad un certo punto anche un po’ meglio di quello che pensavo.

Abbiamo visto un bel salto di qualità: vittorie, piazzamenti, una grande costanza di rendimento…

Un salto di qualità che ci voleva. Ho vinto due gare e mi sono confermato anche nei mesi dopo. E confermarsi non è facile. Sono seguite altre affermazioni importanti. E sono cose che mi dicono coloro che mi sono vicino.

In questo periodo come ti stai allenando? Abbiamo visto che non hai corso…

In effetti ho fatto un decina di giorni di stacco dopo una corsa a tappe in Romania, in cui sono caduto ad 80 all’ora. Per un attimo ho anche pensato che fosse tutto finito, in realtà poi sono state solo importanti abrasioni. Adesso però ho ripreso e giusto stamattina ho fatto palestra.

Palestra nel pieno della stagione: perché avevi staccato?

In realtà l’ho portata avanti per tutta la stagione in accordo con il mio preparatore, Giovanni Pedretti. In questo modo posso lavorare bene solo sulla forza, forza pura. Mi dà qualcosa di più a livello di forza e basta, sull’esplosività, sulla forza massimale. Quindi palestra e poi trasformazione in bici. Fare la forza su strada, le classiche Sfr, significa includere mille variabili: la tacchetta non perfettamente dritta, le buche, il vento… Così posso lavorare sulla forza senza intoppi.

La squadra trevigiana spesso si è raccolta attorno a Buda
La squadra trevigiana spesso si è raccolta attorno a Buda
Quindi tu non fai le Sfr?

Le faccio, ma molto meno che in passato. Ieri per esempio dopo la parte in palestra, ho fatto un paio di richiami di SFR in bici, prima le SFR erano molte di più.

Torniamo al discorso del salto di qualità: come mai è arrivato tutto insieme? 

Credo sia stato un salto generale. Se devo essere sincero non vado così tanto più forte che in passato. Sì, in volata e in salita i watt sono un po’ di più, ma siamo sui valori dell’anno scorso. Purtroppo nel ciclismo deve girare tutto bene, non si tratta solo di valori. Quest’anno c’è l’atmosfera giusta… Io alla fine al primo e al secondo anno ho fatto tanta fatica e ho incontrato diverse difficoltà. Al terzo e quarto anno col Covid di mezzo ho corso pochissimo. Ora al quinto anno, sento di essere nella squadra giusta, certi meccanismi funzionano bene anche in corsa. E io sono più maturo.

Sei un classe 1999, oggi è un “problema” per passare professionista. Un discorso delicato, ma reale…

Parlo con i dati alla mano: i miei risultati. Da inizio anno sono tra i corridori più costanti. Ogni mese ho portato a casa 15-20 punti. Ho quattro vittorie, una decina di podi e sono colui che vanta più piazzamenti nei primi cinque. Mi dicevano che vincevo solo i “circuitini”, ho risposto con vittorie e piazzamenti internazionali. Ho vinto una corsa UCI in Ungheria, ho fatto terzo in una tappa in Romania nella quale c’erano anche le professional. Ho la sfortuna che non posso fare il Giro U23, alcune classiche internazionali… che danno più punti e visibilità. Nonostante tutto su 7-8 corse internazionali fatte, mi sono piazzato in cinque.

Al Gemenc GP (corsa di classe 2.2) tappa e maglia per Buda
Al Gemenc GP (corsa di classe 2.2) tappa e maglia per Buda
Quindi c’è qualche squadra che si è fatta sentire?

Solo chiacchiere. E questo mi dispiace.

E’ stata proprio la tua costanza di rendimento a colpirci e allora ti chiediamo: cosa mancava prima?

Qualcuno mi dice: «Potevi svegliarti prima». Prima non ero preparato io. Non ero pronto. Io nelle categorie giovanili davvero vincevo 20 corse l’anno quasi senza allenarmi. Uscivo in bici, ma se un giorno volevo, andavo a giocare a beach volley. Poi da under 23 è cambiato il mondo. Mi sono trovato il muro e ci ho messo un po’ ad adattarmi, specie nei primi due anni. Poi, al terzo anno, è arrivato il Covid e ho fatto 8 corse. L’anno successivo mi avevano promesso mille cose e ne ho fatte solo 25. Lo scorso settembre mi dicono che la squadra chiude. In quel momento ho anche pensato di smettere.

Ma sei ancora qua…

Poi le persone che mi sono state vicine mi hanno convinto a tenere duro. Ragazzi, io ho fatto 24 anni il 14 agosto e mi dicono che sono vecchio. Non guardo al futuro adesso. Se la sera ci penso e ho vicino i miei cari, non voglio pensare in modo negativo, ma non è facile. Quel che mi viene da dire è che a questo punto non dipende più da me. Se penso che Roglic è arrivato su strada a 27 anni. Van der Poel  e Vingegaard hanno esordito a 24 anni. Non dico di essere come loro, ma neanche di essere vecchio o non degno di alcuna attenzione. Specie quando vedo e sento che c’è gente che passa senza meritocrazia. 

Hai un procuratore?

Mi sto muovendo. Come ho detto mi hanno anche rimproverato di non averlo fatto prima, ma cosa andavo a proporre di me? Mi sembrava come voler correre su strada, ma avendo una Mtb. Qualche risultato, qualche piazzamento, ma non ero pronto. Passare eventualmente senza merito, senza la giusta crescita… no, non faceva per me. Quindi ho lavorato su me stesso. Ho trovato un ambiente sano che mi ha aiutato in tutto ciò e mi sono messo sotto.

Grande affiatamento nella squadra del presidente Gian Pietro Forcolin (al centro). A destra Favero e a sinistra Tabarin
Grande affiatamento nella squadra del presidente Gian Pietro Forcolin (al centro in seconda fila)
Non è facile Simone. E’ davvero una situazione complessa…

Sono migliorato tanto, anche a livello mentale. Mi impegno, mi hanno chiesto sempre risultati più importanti e li ho ottenuti. Non saprei davvero cosa fare. Non dico che sono disperato, ma quasi. Sembra una salita senza fine. Se dovessi chiudere con il ciclismo ci resterei male. Lo farei in malo modo. Ho fatto anche il corso da direttore sportivo di terzo livello. Spesso vado ad aiutare i ragazzi delle categorie giovanili, ma cosa gli dico in questa situazione? Sei vai così e nessuno si fa sentire. No, non capisco.

Ora cosa prevede il tuo programma?

Come detto ho ripreso ad allenarmi, ma sto smaltendo anche le botte della caduta in Romania. E tutto sommato è stata quasi un bene perché mi ha permesso di staccare veramente. Tanto più che mi chiedevano continuamente dei risultati. Rientrerò in gara il 24 a Rosa, poi il 26 c’è Carnago, che non conosco ma mi dicono essere veloce e quindi potrebbe già essere adatta a me, ma soprattutto miro a fare bene al Giro del Friuli, dove ci sono tappe veloci, e alla tre giorni in Puglia.