Teide, Sierra Nevada, corse. Gli incastri della Polti e Marangoni

24.04.2025
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Quanto lavoro prima del Giro d’Italia e quanti incastri devono fare i preparatori, tra gare, ritiri, formazioni, recupero e la gestione di un gruppo sempre più disparato per nazionalità. Un esempio? La Polti-VisitMalta ad un certo punto si è ritrovata con alcuni atleti in ritiro a Sierra Nevada, altri sul Teide. E ovviamente altri ancora in gara e qualcuno a casa.

Di questo approccio “multitasking” al Giro d’Italia e di questi ritiri, in particolare, abbiamo parlato con coach Samuel Marangoni, uno dei preparatori ufficiali della squadra di Basso e Contador (in apertura foto @ajondiaz).

Samuel Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Samuel, prima di entrare nello specifico della preparazione e dei ritiri, una domanda più generale. L’arrivo tardivo della wild card vi ha complicato un po’ i piani?

Più che altro c’era attesa e paura, ma il lavoro è stato impostato come se si andasse al Giro. E se non avessimo fatto il Giro, avremmo cambiato le cose in corsa. La preparazione per un Grande Giro parte da lontano, quindi per forza di cose avremmo dovuto fare così.

Abbiamo visto che avete suddiviso il lavoro in due gruppi: chi a Sierra Nevada e chi al Teide. Come mai?

In realtà due ragazzi spagnoli, Fernando Tercero e Diego Sevilla, a Sierra Nevada erano più autogestiti. Inoltre il loro era un ritiro mirato principalmente per le gare di aprile. Con questo non dico che non possano fare anche il Giro, ma avevano staccato prima e avevano un avvicinamento diverso. Tanto è vero che hanno anche lasciato prima il training camp in quota: Tercero ha corso in Abruzzo e da domenica sarà al via per il Tour of Turkiye.

E i ragazzi sul Teide?

Erano tre ed erano Mattia Bais, Davide Piganzoli e Mirco Maestri. Loro invece hanno fatto un ritiro vero e proprio in preparazione al Giro d’Italia. Per prendere una decisione finale sulla formazione si aspettano queste ultime gare, ma è chiaro che “Piga” e Maestri sono due punti fermi… posto che anche loro devono dimostrare di pedalare forte!

Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Una domanda che poniamo spesso ai team nella vostra situazione: non è che per guadagnarsi il posto vanno forte prima e poi al momento del Giro sono un po’ in calo? Come la vedi?

E’ importante la corretta alternanza tra corsa e recupero. Si fanno dei bei blocchi di lavoro a casa, ma il recupero in tutto questo diventa ancora più importante, e sta a noi preparatori farli arrivare al Giro con la freschezza giusta. Ovvio che l’ideale sarebbe avere una squadra definita mesi prima, ma non siamo la UAE Emirates o la Red Bull-Bora… Noi abbiamo 20 corridori, non possiamo gestire così tanto le presenze alle corse o fermare un intero gruppo per preparare un appuntamento. Senza contare che ci servono punti. Insomma, non puoi lasciare fuori l’intera squadra dalle gare di aprile.

Quindi si è trattato di una questione logistica e non di gruppi distinti…

Sì, esatto. Come dicevo, Sevilla e Tercero sono andati in autonomia lassù. E poi bisogna considerare che gli spagnoli hanno agevolazioni particolari nell’andare a Sierra Nevada e infatti non erano i soli. Non è stata una divisione tra uomini veloci e scalatori, né una scelta tecnica. Nel loro caso si è trattato di una scelta personale, ovviamente condivisa con il team, tanto è vero che erano seguiti dal capo dei preparatori, Barredo.

Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Chiarissimo. Quando sono andati e quanto sono durati questi ritiri?

Sono tutti rientrati da poco, soprattutto gli italiani che ora stanno correndo il Tour of the Alps. Sono stati sul Teide per 20 giorni. “Piga” è partito 4-5 giorni prima, mentre Maestri è stato l’ultimo a rientrare, ma è anche vero che non è in Trentino, ma andrà in Turchia. Lì avevano tre coach differenti: io avevo Maestri, De Maria seguiva Piganzoli e Barredo seguiva Bais.

La Polti-VisitMalta ha corso “poco” sin qui, o comunque un filo meno di altri team: come mai?

Dovevamo fare qualche corsa in più a febbraio, ma poi alcune sono saltate per vari motivi. Antalya non è stata fatta e la trasferta in Rwanda proponeva problematiche igienico-sanitarie affatto comode (molte vaccinazioni, ndr), specie in questa fase della stagione. Tuttavia ci tengo a dire che il gruppo del Teide, in particolare, ha svolto il programma previsto. I ragazzi hanno corso alla Valenciana, al Gran Camino, hanno fatto la Tirreno… e sono poi andati sul Teide ad aprile. Avevano un calendario ricco. In generale abbiamo cercato di andare a tutte le corse e “coprire” chi era a casa perché potesse recuperare o lavorare.

Samuel, come arrivate dunque alla corsa rosa?

Direi che abbiamo fatto un buon avvicinamento. E’ stato fatto un bel lavoro anche da chi non ha preso parte al ritiro e sta correndo di più. Stiamo cercando di gestire al meglio recuperi e gare, come dicevo prima. A livello di risultati c’è la lotta per i punti. Una lotta fondamentale per il prossimo anno, per restare nelle prime 30 (che hanno possibilità di accesso ai grandi Giri, ndr). Abbiamo ottenuto diversi podi e piazzamenti, ci manca la vittoria. E questa ci farebbe comodo: spezzerebbe quell’inseguire il risultato a tutti i costi. Però ho visto dei ragazzi presenti e ci siamo fatti vedere in tutte le corse disputate.

Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Anche se è seguito da De Maria, cosa puoi dirci di Piganzoli?

Io credo che Davide stia bene. In questi giorni è impegnato al Tour of the Alps, vediamo come va. Venendo dal ritiro non ci aspettiamo che sia già al top. Ma quel che conta è che sin qui non ha avuto intoppi, ha lavorato bene, ha messo nel sacco dei volumi importanti e per questo siamo fiduciosi che possa fare bene. Magari anche al Tour of the Alps, e ancora di più al Giro.

Piga è il vostro uomo di classifica. Sul Teide ha lavorato anche con la bici da crono?

Lui sì, ci ha fatto un bel po’. Mentre Maestri lo farà più in là, in vista del campionato italiano. E’ qualcosa che vogliamo curare un po’ meglio, visti gli ottimi risultati dell’anno scorso.

Che Polti-VisitMalta possiamo aspettarci al Giro? Sarà più o meno come quella del 2024 o tutti per Piganzoli?

Di certo ci sarà qualche attenzione in più per Davide, ma non possiamo certo comandare la corsa. Quindi sarà una squadra mista, con il velocista, gli uomini da fuga, quello per la classifica. L’idea è di essere la squadra che è sempre stata al Giro.

Il punto con Battistella: senza Grandi Giri e con il sogno tricolore

08.05.2024
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Mentre le ruote dei corridori al Giro d’Italia corrono velocemente lungo tutto lo Stivale, quelle di Samuele Battistella hanno appena ripreso a girare. Il corridore dell’Astana Qazaqstan Team continua la sua stagione senza grandi corse a tappe. Mentre state leggendo, Battistella sarà lungo le sue strade ad allenarsi in vista dei prossimi impegni. Dopo la Freccia Vallone rientrerà alle gare al Giro di Svizzera, a inizio giugno. 

«Dopo la Freccia – ci racconta dopo colazione mentre è seduto sul divano – ho fatto una pausa di quattro giorni, obbligata. In Belgio mi sono preso una bella bronchite che mi ha costretto a fare un ciclo di antibiotico, ho ripreso ad andare in bici da qualche giorno. Tutta la squadra presente ai Baschi si è ammalata, quindi mi sa che era una cosa che girava in gruppo. Poi il freddo incontrato in Belgio non ha aiutato».

Battistella cercherà di limare i particolari che fino ad ora non gli hanno permesso di cogliere la vittoria
Battistella cercherà di limare i particolari che fino ad ora non gli hanno permesso di cogliere la vittoria

Verso il tricolore

Da casa, Battistella partirà per andare a fare un lungo periodo di altura insieme ai compagni di squadra rimasti. La pausa arriva dopo un inizio di stagione che lo ha visto spesso protagonista ma non ancora vincente. E’ mancato sempre qualcosa, ma si lavora per limare il dettaglio. 

«Fino ad ora – prosegue – ho messo insieme 35 giorni di gara, avevo bisogno di staccare un po’. Non troppo in realtà, per non perdere tutto il lavoro fatto. Adesso da qui a fine giugno l’obiettivo è arrivare al campionato italiano al massimo della condizione, la maglia tricolore è nel mirino da inizio anno. Il 15 maggio partirò con la squadra per Sierra Nevada e faremo 20 giorni di ritiro. Un grande blocco di lavoro per arrivare direttamente al Giro di Svizzera. Lavoreremo su quello che è mancato in questi primi mesi e cureremo i dettagli».

Battistella tra pochi giorni andrà in ritiro con la squadra a Sierra Nevada
Battistella tra pochi giorni andrà in ritiro con la squadra a Sierra Nevada
Cosa è mancato fino ad ora per vincere?

Davvero una piccola percentuale che spero di trovare da qui in poi. Ho corso spesso, quindi è stato difficile allenarsi a casa e farlo anche bene. Dovendo curare il recupero post gara e pre gara, non è mai stato possibile fare blocchi di lavoro troppo lunghi. 

A che livello ti senti?

Superiore rispetto alle altre stagioni. Ho disputato solo gare WorldTour o di alto livello portando a casa tanti podi e piazzamenti significativi.

Pensare gli altri al Giro ti fa male? Ti manca?

Avendo corso tanto no, non sarei stato in grado di farlo al meglio, sarebbe stato un impegno troppo esagerato. Sto bene e sono contento, ho corso di più e curato maggiormente i ritiri in altura. Magari da qui a fine stagione farò il Tour o la Vuelta, sono comunque una riserva. 

Per Battistella il miglior piazzamento in un Grande Giro è il secondo posto di tappa alla Vuelta nel 2022
Per Battistella il miglior piazzamento in un Grande Giro è il secondo posto di tappa alla Vuelta nel 2022
La scelta di non fare Grandi Giri è stata tua?

Ne ho ragionato insieme al team alla fine della scorsa Vuelta. Avevo preparato la gara molto bene con un bel periodo di altura ed ero pronto. Poi però mi sono reso conto che le occasioni concrete per fare bene erano poche, una o due su tutte e tre le settimane. Mi sono detto: «Ho fatto un mese di preparazione intenso e lo posso sfruttare pochissimo». Così ho deciso di concentrarmi su obiettivi più concreti.

Di fatto puntando a corse più adatte a te.

Esatto, Parigi-Nizza e Baschi mi si addicono per percorso e livello in corsa. Sono appuntamenti dove gli uomini di classifica non arrivano al 100 per cento. In più nelle grandi gare a tappe devi metterti a disposizione del capitano, cosa che faccio volentieri, ma che comunque abbassa il numero di tappe alle quali puntare. Con un calendario come quello del 2024 posso concentrarmi sulle mie prestazioni, poi se ci sarà bisogno di me sarò a disposizione dei miei compagni, chiaramente. 

Correndo solo brevi gare a tappe riesce ad essere più fresco e pronto, rimanendo ad alti livelli
Correndo solo brevi gare a tappe riesce ad essere più fresco e pronto, rimanendo ad alti livelli
Ne hai fatto un discorso personale, per dimostrare il tuo valore.

Dopo anni a un buon livello finalmente sento di aver fatto un ulteriore gradino, mi sento bene. La stagione è lunga e di obiettivi ce ne saranno, ora c’è il campionato italiano nel mirino. Non nego che mi piacerebbe anche ritagliarmi lo spazio per indossare la maglia azzurra, magari per i mondiali. Ho già corso in Australia ed è stato fantastico, sarei felice di essere presente ad un appuntamento del genere anche solo per aiutare un capitano.

Albanese sbarca in Francia e nel WorldTour, cosa ci racconta?

11.01.2024
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Per Vincenzo Albanese il passaggio nel WorldTour ha il colore rosso della divisa dell’Arkea-B&B Hotels. La squadra francese ha prelevato il corridore classe 1996 dalla Eolo-Kometa (dall’1 gennaio Polti-Kometa) e lo ha portato tra i grandi. Un cambiamento radicale che ha riguardato anche il suo ex compagno alla corte di Basso e Contador, Lorenzo Fortunato, passato in Astana. 

Dopo 3 anni alla Eolo-Kometa Albanese è passato nel WorldTour all’età di 27 anni
Dopo 3 anni alla Eolo-Kometa Albanese è passato nel WorldTour all’età di 27 anni

Grande passo

Il mondo al di fuori di una professional è diverso, per certi aspetti lo è tanto, soprattutto se la squadra che ti accoglie di italiano ha solo le bici che utilizza per correre. Ma come sono andate queste prime settimane per Albanese

«Mi trovo molto bene – ci dice – la squadra mi lascia libero, anzi, parecchio libero. La differenza rispetto a prima si sente e si vede. In prima cosa dal numero di membri dello staff e dalla cura dei dettagli. Per ora sono contento di come sta andando. Ho il chiaro obiettivo di migliorare e di cercare di fare quel passo in più rispetto a prima. Voglio cercare qualche risultato di spessore, in precedenza ci sono andato vicino, ora voglio centrare il bersaglio».

Nella formazione francese Vincenzo si aspetta tante occasioni, grazie al calendario più folto
Nella formazione francese Vincenzo si aspetta tante occasioni, grazie al calendario più folto

Dall’alto della montagna

Albanese ora si trova a Sierra Nevada, in ritiro per quindici giorni in modo da preparare al meglio l’inizio della stagione (nella foto di apertura durante l’allenamento di oggi). 

«Sono qui da solo – racconta – la squadra è in ritiro a Gandia, ma hanno voluto che io andassi in altura. Vogliono che vada forte fin dalle prime gare a Maiorca. Sono arrivato in ritiro domenica 7 e riparto il 22 verso le corse. In altura mi trovo bene, riesco ad allenarmi al meglio e ad avere il tempo giusto per fare tutte le cose». 

Albanese correrà su bici Bianchi, qui durante i test effettuati in pista dai tecnici dell’azienda
Albanese correrà su bici Bianchi, qui durante i test effettuati in pista dai tecnici dell’azienda

Team francese

L’Arkea-B&B Hotels è una formazione a grande matrice francese, per Albanese, da sempre abituato a realtà italiane, il cambio potrebbe pesare…

«La differenza si sente – prosegue nel racconto – ma la lingua piano piano la imparo. Basta buttarsi e provare. Poi tra compagni di squadra ci si parla poco perché il tempo insieme è sempre limitato. Abbiamo fatto un ritiro a dicembre e ora sono qui da solo. La cosa importante è capirsi in corsa e lì in qualche modo si riesce sempre a comunicare».

L’Arkea-B&B Hotels è una squadra a grande trazione francese, ma questo non spaventa Albanese
L’Arkea-B&B Hotels è una squadra a grande trazione francese, ma questo non spaventa Albanese

Staff immenso

Il mondo del WorldTour mette in contatto tante persone. Dai corridori allo staff si contano spesso molte figure e trovare l’equilibrio non è sempre facile.

«Abbiamo tutto a disposizione – ci spiega Albanese – ed ogni cosa ha la sua figura responsabile. Bisogna trovare il ritmo ma nello sport non si inventa nulla e a volte bisogna anche avere l’esperienza per capire da soli certe dinamiche. Qui in Arkea siamo tanto seguiti con test e personale che ci guida al meglio.

«Prima mi sono confrontato con i nutrizionisti, ne abbiamo due. Abbiamo trovato una dieta da seguire con indicazioni per ogni parte della stagione. Per quanto riguarda il lavoro in bici è cambiato poco rispetto a prima. La differenza è stata nella cura della palestra, dove ho passato più tempo. Ho fatto un piano di miglioramento che mi permetta di crescere di qualità e non di massa, cosa di cui non ho bisogno».

All’orizzonte potrebbe anche non esserci un grande Giro, ma tante corse di un giorno
All’orizzonte potrebbe anche non esserci un grande Giro, ma tante corse di un giorno

Tante occasioni

Il calendario è forse il punto di svolta definitivo. Correre nel WorldTour permette di programmare gli impegni alla luce del fatto che si sa dove si correrà e quando.

«Aumentano le occasioni – conclude – Albanese – prima magari ne avevo 15 all’anno ora ne ho 50. La squadra guarda ai punti, come tutte d’altronde, è una dinamica nuova per me. Alle Eolo c’era questa necessità ma non così forte. Proprio alla luce di questo andrò a caccia di punti, è una cosa che la squadra mi ha anticipato subito. Quindi tante corse di un giorno, non escludo che potrei non fare nemmeno un grande Giro. Non è una cosa che mi destabilizza, anzi, mi sento di poter dare di più perché nelle corse di un giorno trovo tante occasioni. Dopo l’esordio in Spagna dovrei correre in Francia e poi in Belgio, avrò modo di testarmi in tante corse diverse e questo mi incuriosisce parecchio. Il fatto che la squadra faccia doppia o tripla attività mi permette anche di poter variare a seconda delle esigenze di ognuno».

Riparte Pogacar e chiama Remco al Tour

03.06.2023
6 min
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Era sparito. In realtà non è neanche corretto dire che fosse sparito: semplicemente Tadej Pogacar si era rinchiuso a casa sua, lavorando nei limiti consentiti dallo scafoide rotto, pubblicando qualche foto sui social e stando alla larga dalle interviste. Ma il Tour incombe e alla fine lo sloveno è venuto allo scoperto dal ritiro di Sierra Nevada in cui ha ripreso la preparazione. Una conferenza stampa su Zoom, con 60 giornalisti collegati, più o meno tutti accomunati dalle stesse curiosità.

Il succo, fra le cose dette, è che se fosse Evenepoel, andrebbe al Tour. Gli sta bene che Roglic non ci vada (perché avrebbe un avversario in meno) e che, vista la folla slovena sul Monte Lussari, da sloveno gli sarebbe piaciuto essere al Giro. Ma andiamo per gradi, ecco Tadej Pogacar 41 giorni dopo la caduta di Liegi.

Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Mancano 29 giorni all’inizio del Tour de France. Cosa ti aspetti da queste tre settimane di allenamento? 

Ho lavorato abbastanza bene fino ad ora sui rulli e questa settimana ho iniziato su strada. La condizione non è male come pensavo sarebbe stata dopo i rulli. Inoltre il polso migliora ogni giorno. Da questa settimana sono a Sierra Nevada in quota e cercherò di ottenere il più possibile da questo ritiro. Ho un grande supporto da parte del team, possiamo pedalare per tante ore e fare i massaggi e fisioterapia. Ho un sacco di lavoro in programma, poi l’11 giugno scenderò, mi dedicherò alla ricognizione di alcune tappe del Tour e poi di nuovo in ritiro a Sestriere. Poi spero di fare i campionati nazionali su strada e a crono.

Quindi non farai il Giro di Slovenia?

No, non credo. Sfortunatamente, ho perso troppo allenamento, non ho potuto fare molti chilometri nelle ultime quattro settimane, quindi ne ho bisogno. Devo concentrarmi un po’ di più sulle distanze e i lavori di interval training

La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
Si può dire che questa sia stata la prima battuta d’arresto nella tua carriera, come la stai gestendo?

Mi sento davvero bene. La prima settimana dopo la caduta l’ho passata rilassandomi a casa. Dalla seconda ho iniziato un po’ di rulli e la motivazione era davvero alta. Mi sono messo a camminare in lungo e in largo. La terza settimana ho iniziato un allenamento un po’ più strutturato e in quel momento a Monaco è arrivato il nostro fisioterapista, con cui mi allenavo quasi da mattina a sera, facendo anche varie terapie, dalla camera iperbarica alla magnetoterapia, esercizi per le braccia, crioterapia: tutto quello che serve. Dalla radiografia di lunedì prossimo vedremo se l’osso è guarito davvero. Per il resto, non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana di allenamento e poi di andare al Tour.

Che sensazioni hai avuto salendo in bici al momento di caricare il polso rotto?

Nei primi due giorni in cui ho provato a mettermi in strada, sapevo che non avrei dovuto. Bisognava aspettare sei settimane, quindi sono stato un po’ stupido a disubbidire al dottore. Ma ho fatto pressione su tutti e alla fine ho provato ad andare in bici. Sapevo di non poter esercitare troppa forza con la mano e i primi giorni sono stato molto attento. Ho fatto uscite di 2-3 ore, usando un tutore in plastica stampata, che posso infilare e sfilare. Ne ho due diversi: uno per la vita normale e uno per la bici. Sono molto attento, anche con l’aiuto dell’osteopata. Il polso sta migliorando ogni giorno, ho sempre più mobilità e spero che la radiografia non dica che ho peggiorato la situazione. Ma non credo, perché non ho dolore. Forse però per il Tour avrò ancora bisogno di un tutore morbido attorno al polso solo per dargli un po’ di supporto.

La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
Sei sempre stato capace di divertirti nelle corse, quanto divertimento ci sarebbe se arrivassi al Tour non al meglio?

Io spero di essere al 100 per cento. Forse il polso non lo sarà, ma penso che le gambe lo saranno. Per fortuna non hai bisogno del polso per allenare le gambe. Saprò dare una risposta più precisa quando il Tour sarà iniziato, ma penso che mi divertirò in ogni caso.

Sei preoccupato di andare in Francia dopo questa battuta di arresto e senza gare in avvicinamento?

A volte le battute d’arresto possono essere persino positive, anche se fortunatamente questa non è stata una grande battuta d’arresto, è solo la mano. Niente a che fare con le gambe, la testa o cose del genere. Quindi posso allenarmi e fare delle ore fantastiche. Più che una battuta di arresto la definirei una situazione sfortunata. Sul fatto di non correre prima, normalmente mi piace molto fare una corsa prima di una gara importante, ma il Tour è composto da 21 tappe e potrebbe essere utile arrivarci un po’ più freschi. Farò i campionati nazionali, quindi due giorni di gare, poi dei buoni allenamenti dietro moto per simulare il ritmo gara. Non sono così preoccupato quest’anno.

Pogacar non difenderà il titolo al Giro di Slovenia in cui nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Pogacar non difenderà il titolo allo Slovenia: nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Eppure le prime due tappe del Tour de France a Bilbao e San Sebastian saranno molto dure…

Sono davvero belle, una è super difficile (la seconda, da Vitoria a San Sebastian, ndr). Ma penso che sia meglio per me, preferisco così piuttosto che avere solo tappe di volata nella prima settimana. Almeno capisci da subito chi c’è, chi prende la maglia e il giorno dopo è meno stressante. Quindi sarà difficile arrivare lì senza corse e andare subito a tutto gas, ma due anni fa fu più o meno lo stesso. Questo inizio di Tour mi piace molto.

Tanti vorrebbero vedere il duello con Evenepoel al Tour, cosa pensi della sua scelta di non andare?

Remco ha abbandonato il Giro che poteva vincere ed è il campione del mondo, quindi se fossi in lui, farei anche il Tour de France. Siamo tutti diversi davanti ai problemi di salute, ma mi piacerebbe vederlo in Francia. Ci sarebbe una concorrenza ancora più grande e lo stesso vale per Roglic. Ma penso che la Jumbo abbia un leader forte come Jonas Vingegaard, sono nella situazione perfetta direi. Così se vogliono mandare Primoz alla Vuelta, a me sta benissimo. L’anno scorso si coalizzarono, se lui non ci sarà, a me starà più che bene (ride, ndr).

Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
A proposito del Giro, cosa ti è parso del podio di Almeida?

Questo Giro è stato davvero bello da guardare e fantastico per il nostro team. Abbiamo centrato tre vittorie di tappa e quando Joao ha vinto sul Bondone, avevo anche io i battiti molto alti. E’ stato bello vederlo finalmente sul podio del Giro, se lo merita davvero e ha anche vinto quella tappa. Penso che possa essere più che felice.

Con Roglic abbiamo parlato spesso del Tour 2020 prima della crono finale del Giro: che cosa ti è parso? Hai visto quanti tifosi sloveni per lui a Monte Lussari?

Quella tappa in sé era davvero pazzesca. Sapevo che Roglic poteva vincerla, penso che sia migliorato un po’ ogni giorno e nell’ultima crono è stato fortissimo. Non so se abbia pensato al Tour de France 2020, ma di sicuro per lui questa è stata una vittoria davvero bella. E penso che tutti i fan sloveni lo abbiano davvero aiutato. E’ stato pazzesco vedere quanti sloveni siano venuti lì solo per tifare per lui. Da sloveno, mi sarebbe piaciuto esserci.

Il Giro va a Genova, Roglic lavora a Sierra Nevada

19.05.2022
3 min
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Mentre il Giro d’Italia affronta un’altra giornata di su e giù, con tre salite che porteranno il gruppo a picchiare su Genova, a Sierra Nevada, Primoz Roglic continua nella sua preparazione per il Tour de France. Il 2022 si è già tinto di giallo con la vittoria della Parigi-Nizza, ma a tenerlo sveglio è ancora il giallo di luglio, dopo la beffa del 2020 e la caduta che l’ha tolto di mezzo lo scorso anno. Di giallo in giallo, intanto, la prossima sfida seria sarà il Delfinato (5-12 giugno), verifica finale in vista del Tour.

Il dolore al ginocchio è passato, la preparazione è ripresa (foto Instagram)
Il dolore al ginocchio è passato, la preparazione è ripresa (foto Instagram)

Stop inatteso

Rispetto alle solite incognite, quest’anno sulla strada di Roglic si è messo un dolore al ginocchio che dopo il Giro dei Paesi Baschi lo ha costretto a fermarsi. L’aspetto mentale è importante quanto quello fisico e lo sloveno della Jumbo Visma parrebbe aver sviluppato la capacità di mettere le cose nella giusta prospettiva.

«Penso che le cose accadano per una ragione. Non volevo, ma sono stato costretto a fare una pausa. A causa di quel periodo di riposo – dice – ora potrei anche essere un po’ più fresco nella testa per affrontare nuove sfide».

Dopo la vittoria del prologo ai Paesi Baschi, Roglic è stato in testa sino al 4° giorno
Dopo la vittoria del prologo ai Paesi Baschi, Roglic è stato in testa sino al 4° giorno

Muscolo infiammato

Inizialmente gli era sembrato un dolore innocuo, ma improvvisamente si è trasformato in un problema serio. Così Roglic ha dovuto rinunciare alle classiche delle Ardenne, rassegnandosi a riposo e cure intensive: il solo rimedio per non mettere in pericolo la sua partecipazione al Tour.

«All’inizio ho pensato che non fosse una grande preoccupazione – racconta – ma il dolore continuava a tornare. Ora le cose stanno andando di nuovo bene. Il problema era che un muscolo nella parte posteriore del ginocchio si era infiammato per lo sforzo, ma ormai è tutto a posto. Non ho mai avuto paura di saltare il Tour, ma credevo che l’avrei risolta prima». 

Con il gruppo della Jumbo Visma a Sierra Nevada c’anche Van Aert (foto Instagram)
Con il gruppo della Jumbo Visma a Sierra Nevada c’anche Van Aert (foto Instagram)

Sierra Nevada, si riparte

Il fastidio c’è stato, al punto che al Giro dei Paesi Baschi, dopo aver vinto il prologo, Roglic ha iniziato ad accusare il colpo. Rimasto in testa fino alla quarta tappa, Primoz alla fine ha perso la maglia di leader e si è piazzato all’ottavo posto. Poi si è fermato.

«Pensavo che sarebbe finita dopo qualche giorno di riposo – ammette – ma quando ho ripreso ad allenarmi ho notato che il dolore era peggiorato. Così ho dovuto riposarmi più a lungo, che lo volessi o no. Solo da poco posso caricare nuovamente il ginocchio. Nelle due settimane prima di venire a Sierra Nevada ho pedalato a ritmo blando, più per vedere se ci fosse un miglioramento e in che misura quel muscolo potesse essere nuovamente caricato. Ho dovuto fare due sedute di terapia al giorno, è stato un brutto infortunio. Ma ora sono super felice di potermi allenare di nuovo completamente».

Aleotti: il sorriso, l’altura, l’entusiasmo, il Giro

05.05.2021
5 min
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Giovanni Aleotti sarà al Giro d’Italia. Il neoprofessionista della BoraHansgrohe è un altro figlio di quel vivaio che è il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan. Della sua presenza alla corsa rosa l’emiliano ha saputo strada facendo. Una bella “sorpresa” quindi e per questo Aleotti, che già era super preciso da dilettante, ha cercato di fare le cose ancora meglio.

Come molti suoi colleghi ha preparato la corsa in altura, sulle strade di Sierra Nevada, nel Sud della Spagna.

L’hotel di Aleotti e Buchmann era situato a quota 2.350 metri
L’hotel di Aleotti e Buchmann era situato a quota 2.350 metri

Grandi stimoli

Tante ore di sella, questo è stato il leitmotiv di Aleotti lassù. Vita monastica tra sella e recupero. 

«Abbiamo fatto spesso sei ore – dice Aleotti – La mattina ci spostavamo in macchina, scendevamo ai piedi della salita e ogni volta per tornare in albergo c’erano da fare 25 chilometri di ascesa. Spostandoci in macchina, tra il caricare e scaricare le bici, cambiarci… non si partiva mai molto presto, non alle 9 come a casa insomma, e di conseguenza si finiva anche tardi. Alla fine si stava fuori tutto il giorno e si rientrava all’ora di cena o quasi».

Aleotti era a Sierra Nevada con Emanuel Buchmann, il leader designato della Bora al Giro. I due hanno fatto vita parallela lassù, anche se il tedesco si è trattenuto qualche giorno in più.

«Sono molto soddisfatto del lavoro svolto – riprende Giovanni – Non mi sarei mai aspettato di essere già al Giro. Se me lo avessero detto solo qualche settimana fa li avrei presi per pazzi. Invece la squadra mi dà questa opportunità, da neopro’… significa che hanno fiducia in me. Buchmann sarà il nostro capitano. Lui ha già fatto quarto ad un Tour e ha ottenuto vittorie importanti. L’umore è buono, io sono tranquillo, ma credo che al ridosso del via sarò un po’ emozionato. Il percorso di avvicinamento è stato fatto bene con Szmyd, il mio preparatore: Tirreno, Paesi Baschi e poi di nuovo a Sierra Nevada dove ero venuto già a febbraio. E per questo sono anche sereno».

Ogni giorno per tornare in albergo doveva fare 25 chilometri di salita
Ogni giorno per tornare in albergo doveva fare 25 chilometri di salita

Quantità, ma anche qualità

Ma come si lavora in ritiro, specie se si è giovani? Si deve essere più accorti? O al contrario si può spingere di più?

«Io credo – spiega Aleotti – che non ci siano grandi differenze in base all’età. Le cose da fare sono quelle più o meno per tutti. Abbiamo fatto molte uscite lunghe. I primi giorni sono stati un po’ più facili, bisognava adattarsi, poi si facevano blocchi di tre giorni, due di lavoro e uno di scarico. Il primo giorno di lavoro era più intenso, particolarmente intenso direi… E il secondo era di endurance, quindi un lungo più lento senza specifici. Considerate che, anche in virtù del rientro in salita, la media oraria era bassa, al di sotto dei 30 all’ora. I nostri lunghi quindi non superavano i 180 chilometri».

Per quel che riguarda i lavori specifici, Aleotti parla di un percorso iniziato già a gennaio. Con l’avvicinarsi del Giro è aumentata la qualità. Giovanni ha lavorato più sull’intensità, sul ritmo gara e su qualche lavoro lattacido.

«Molti lavori li abbiamo fatti in salita. Sono quegli specifici che rifiniscono la condizione in vista dell’obiettivo clou. Che lavori? Forza, anche ad alta intensità, 30” fuori soglia, interval training…».

Aleotti nella crono della Tirreno. Prima del Giro e dopo il ritiro ha usato questa bici a casa
Aleotti nella crono della Tirreno. Prima del Giro e dopo il ritiro ha usato questa bici a casa

Poca crono, tanta salita

«La bici da crono? No, io non l’ho portata in ritiro, ma l’ho usata quando sono tornato a casa. Di solito ci esco nel giorno di scarico, anche per utilizzare altri muscoli, variare un po’. Ma chiaramente ci faccio anche degli specifici se devo appunto lavorare a crono».

Aleotti è giovane, ma già parla da esperto. Quando gli chiediamo dei lavori svolti lui ci rammenta anche che bisogna andarci piano quando si è in quota. L’altura infatti già di suo pone il fisico sotto stress, fa consumare di più, specie alle quote a cui soggiornavano lui e Buchmann.

«A 2.350 metri devi andarci piano con certi carichi di lavoro. Il rischio di finirsi, come si dice in gergo, è elevato. Non ci vuole molto ad andare in over training. Io credo di aver trovato il giusto bilanciamento e infatti negli ultimi due o tre giorni di ritiro ho avvertito un cambio in positivo, mi sono sentito molto bene».

Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti
Il riso, uno dei pasti a base di carboidrati più usato dagli atleti

Il peso, i dettagli

Due settimane abbondanti in quota possono portarti alle stelle, specie se ci si arriva con una condizione già buona e se la testa è propensa a fare certi sforzi e a “sopportare”, ammesso che questo termine sia giusto, un determinato regime di vita. Sveglia presto, colazione, allenamento, doccia, massaggio, cena, letto.

«A me piace stare in ritiro – dice Aleotti – c’è un bell’ambiente, è stimolante. Non speravo finisse presto, né avevo la fretta di tornare a casa. Alla fine sono giovane, non ho famiglia e figli che mi aspettano. Mi piace stare in giro, conoscere posti nuovi.

«L’alimentazione? Le solite cose: riso, pasta, tonno, pollo, verdure… a cena. A pranzo ci si fermava per un panino in basso, “a valle”. Si tornava su e si cercava di recuperare, anche grazie all’aiuto del massaggiatore. Qualche volta abbiamo fatto degli esercizi di stretching per agevolare il recupero. Per quel che riguarda il peso, un po’ è l’altura stessa che ti asciuga, ma non siamo venuti qui per perdere peso, quello è un percorso che parte da più lontano e poi si presuppone che in un ritiro a ridosso del Giro il peso sia già okay».

Ciccone a Sierra Nevada, con un occhio sul Giro

16.04.2021
5 min
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Altro che sole, altro che caldo, Giulio Ciccone, almeno in questi primi giorni di ritiro in altura sta trovando freddo e persino un po’ di neve. Lui però mena a testa bassa. Dalle immagini che arrivano da Sierra Nevada sembra pedali forte e bene, segno che il problema fisico al ginocchio è superato.

Ciccone in volo verso il ritiro di Sierra Nevada (foto Instagram)
Ciccone in volo verso il ritiro di Sierra Nevada (foto Instagram)

Un inizio incerto

L’abruzzese dopo il ritiro alla Vuelta Catalunya proprio per quel problema al ginocchio era un po’ sparito dai radar. Quello stop fu poi più precauzionale che non necessario: la tendinite fu bloccata sul nascere e Cicco ha perso solo pochissimi giorni di allenamento, tuttavia la sua assenza era rumorosa. Di fatto la sua ultima immagine al grande pubblico italiano, quello della tv per capirci, era l’attacco verso Prati di Tivo alla Tirreno. Tra l’altro un attacco scemato così come era nato. E questo aveva destato preoccupazione. 

Noi ne avevamo parlato con due esperti, Giuseppe Martinelli e Stefano Garzelli per fare un’analisi della prima parte di stagione dell’abruzzese. I due sembravano “tranquilli” e fiduciosi, che sarebbe stata solo una questione tempo.

Ciccone alla Tirreno ci ha messo grinta, ma non è bastato (26° a 17’50” da Pogacar)
Ciccone alla Tirreno ci ha messo grinta, ma non è bastato (26° a 17’50” da Pogacar)

Ciccone in altura 

Ebbene poche ore dopo quell’articolo ecco lo scalatore della Trek-Segafredo volare, nel vero senso della parola, verso il Sud della Spagna, verso Sierra Nevada. E questa fu subito una risposta ai dubbi di Garzelli sul perché Giulio, visto che non stava correndo, non fosse almeno in altura.

Cicco sta lavorando per il Giro, anche se il grande obiettivo di stagione è la Vuelta, che quest’anno anticipa un po’. Parte da Burgos il 14 agosto e finisce a Santiago de Compostela il 5 settembre. 

«Partirò più lentamente», aveva detto Giulio ad inizio stagione e di fatto è stato questo “mantra” a farlo restare tranquillo quando i risultati non arrivavano. 

«Se l’intenzione fosse stata quella di partire forte avrei avuto dei dubbi – ha dichiarato Ciccone a Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport, qualche giorno fa – Ma l’idea resta quella di fare un cammino regolare, senza strafare. Mi manca la parte del lavoro che farò adesso».

Ormai i cosiddetti “blocchi di lavoro” e l’altura sono pilastri fondamentali prima di certi impegni. E lo sono per capitani e per gregari. Il lavoro molto specifico, concertato e controllato dal preparatore, serve. E’ così. E questi passaggi obbligati oltre ad avere concreti effetti sul fisico li anche hanno nella mente del corridore, il quale si concentra, “sta sul pezzo”. Ormai sono un po’ una password per affrontare certe sfide.

Giulio (a sinistra) con Mollema, altro leader della Trek al Giro
Giulio (a sinistra) con Mollema, altro leader della Trek al Giro

Quale ruolo al Giro?

Abbiamo parlato di gregari. Sia chiaro, al Giro d’Italia non è che Ciccone sarà un “portaborracce” (con tutto il rispetto per chi svolge questo ruolo), ma sarà il cosiddetto gregario di lusso, per Nibali e Mollema. Tuttavia qualche domanda bisogna porsela dopo i recenti fatti che hanno riguardato lo Squalo. Nibali sarà ancora leader? Che garanzie può dare dopo l’infortunio al polso? Il ruolo di Ciccone cambierà o sarà tardi per modificare i piani in base al programma che Larrazabal ha previsto per lui?

Ciccone però non ha dubbi: «Non parto con ambizioni di classifica generale – ha detto sempre alla Gazzetta, Giulio – in questo senso Vincenzo e Bauke offrono più garanzie. Io punto ad una tappa e punto ad arrivare al top della forma».

Tra l’altro bisogna anche considerare Mollema, l’olandese sappiamo essere un vero “mastino” e alla distanza esce sempre. Se Cicco e Nibali non ci dovessero essere, occhio a lui in casa Trek-Segafredo.

La vittoria di Sestola al Giro 2016, la prima da pro’ per Ciccone
La vittoria di Sestola al Giro 2016, la prima da pro’ per Ciccone

Strategia Trek

Ma è sull’ultima parte della dichiarazione di Ciccone che bisogna ragionare: “punto ad arrivare al top della forma”. Spesso si è detto che la condizione migliore si trova strada facendo in una gara a tappe di tre settimane, specie per un giovane. Allora urge andare a rivedere il disegno della corsa rosa.

Nelle prime dieci tappe il rischio maggiore per assurdo arriva nel punto vicino casa di Ciccone, cioè l’arrivo a San Giacomo, balcone su Ascoli Piceno. Prima sì, c’è la tappa di Sestola, ma c’è da immaginare che per gli uomini di classifica quella scalata non possa incidere così tanto, visto che è molto pedalabile. Inoltre Sestola rievoca splendidi ricordi a Giulio. Proprio lì, da neoprofessionista, colse il suo primo successo. 

In qualche modo il percorso potrebbe aiutarlo. E ritrovarsi con il pieno di energie nel finale.

Martinelli, riguardo a Giulio, ci aveva detto una cosa, da volpone qual è, che torna in mente sempre più prepotentemente: «La squadra potrebbe aver adottato una strategia di comunicazione volta a proteggerlo dalle pressioni». Come a dire: sotto, sotto puntano su di lui.

E con questo dubbio intrigante, aspettiamo Ciccone sulle strade del Giro. Se avesse ragione “Martino”…

Masnada, cosa fai a Sierra Nevada con i due ragazzini?

06.04.2021
5 min
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Fausto Masnada è a Sierra Nevada in questa sua dimensione di asceta delle alte vette, che prima del Catalunya lo ha visto per due settimane sul Teide. Questa volta è in compagnia di Almeida ed Evenepoel, per l’ultimo blocco di lavoro che li porterà al Romandia e poi al Giro d’Italia (i tre sono insieme nella foto di apertura). Ma Remco non li seguirà nella corsa svizzera: il belga per volere della squadra debutterà direttamente al Giro d’Italia. La sua ultima apparizione fu il disastroso Lombardia dell’infortunio, la ripresa sarà la corsa rosa. Vedremo alla fine dei giochi se la scelta, indubbiamente insolita, avrà dato i frutti desiderati.

Magrissimo come da quando è passato alla Deceuninck-Quick Step, il bergamasco negli ultimi mesi è cresciuto di livello in modo consistente, ma avendo fatto la scelta d’esser gregario non potremo vederlo ad esempio alla Liegi che tanto gli si addice.

Masnada ha iniziato la stagione con lo Uae Tour: 10° in classifica
Masnada ha iniziato la stagione con lo Uae Tour: 10° in classifica
Come stai Fausto?

Bene, siamo arrivati da poco a Sierra Nevada e fa un po’ più freddo che sul Teide. Scendiamo in macchina tutte le mattine verso Granada, perché in alto ci sono 3 gradi, ci alleniamo sotto e poi torniamo su. Ieri siamo risaliti in bici per la prima volta, ma ho idea che nei prossimi giorni sarà sempre così. E’ l’ultimo blocco prima del Giro, c’è da farlo bene.

Al Giro avrai la stessa veste dello scorso anno?

Sicuramente, avendo in squadra Remco e Almeida. Non è detto che non possa giocarmi una tappa, se capiterà l’occasione.

Siete soltanto voi tre a Sierra Nevada?

Noi, il preparatore e il massaggiatore. Siamo amici, si cerca di andare d’accordo. A volte si discute per questioni legate all’allenamento, ma sono cose che si superano. Hanno entrambi voglia di dimostrare qualcosa.

Cosa pensi di Remco che rientrerà… a secco al Giro?

Non discuto i piani della squadra, ma qui a Sierra Nevada lo sto vedendo veramente in forma, come mai prima. Noi corridori esprimiamo le nostre preferenze, ma la scelta finale non è nostra. Lui è una macchina da guerra, correrebbe sempre. Ma sta facendo lo stesso un ottimo avvicinamento e il Giro è lungo, si valuterà alla fine.

Almeida al Catalunya, primi assaggi di buona condizione. A Sierra Nevada per crescere ancora
Almeida al Catalunya, primi assaggi di buona condizione
Almeida come sta? E’ passato dal partecipare al Giro 2020 quasi per caso a diventare oggetto di mercato…

Sicuramente è un giovane talento. Non è mai uscito dai 10 nelle corse cui ha partecipato e questo significa essere ad alto livello. Al Catalunya era stanco, per cui ha staccato e adesso ha iniziato a costruire la condizione per il Giro. Ci arriva super motivato, ma probabilmente sentirà la pressione.

E tu in mezzo a loro due?

Io cerco di allenarmi al massimo per essere utile a tutti e due, di più non posso fare. Passo più tempo con loro che con la mia ragazza e la mia famiglia, non è sempre facile. Ho il mio carattere, ma bisogna cercare di andare d’accordo.

Evenepoel tornerà in gruppo direttamente al Giro. Ultima corsa, il Lombardia
Evenepoel tornerà in gruppo direttamente al Giro. Ultima corsa, il Lombardia
Anche perché non sempre ti trattano con i guanti. Al Catalunya abbiamo visto Almeida gesticolare in modo un po’ troppo plateale per chiamarti…

Joao fuori dalla corsa è sereno e con lui si scherza, ma in corsa si fa prendere dall’enfasi e dall’adrenalina. E’ successo due volte. Nella tappa di Madonna di Campiglio al Giro e ora al Catalunya. Non è bello vederlo gesticolare in televisione e non è bello neanche per me. So quale lavoro devo fare, ma a volte non si hanno le gambe. Sono ragazzi giovani e forti e non si rendono conto e a volte si innervosiscono.

Remco è fatto allo stesso modo?

Sapete che con lui non ho mai corso ancora? Non lo so, non so di come segua le strategie e come si comporti con i compagni. Dicono i compagni che sa cosa vuole e pretende che la squadra faccia il massimo, come è normale. In un team ben organizzato, ognuno ha il suo ruolo e deve svolgerlo al meglio.

Anche Masnada ha corso il Catalunya, lavorando per Almeida
Anche Masnada ha corso il Catalunya, lavorando per Almeida
Non ti manca poter lottare per le tue chance?

Adesso è così e so di non essere all’altezza di un podio in un grande Giro. Perciò continuo a lavorare seguendo le strategie di squadra, trovando soddisfazione personale nell’essere stato di aiuto per un buon risultato. Però è vero che ci sono le classiche che ho tralasciato per preparare le corse a tappe. In futuro mi piacerebbe andare a una Liegi, che come il Lombardia mi si addice.

Allargando il discorso, cosa pensi della carriera del tuo amico Ciccone, con cui hai corso alla Colpack?

Cicco ha grandi potenzialità, ma deve migliorare sotto certi aspetti per puntare a una classifica. E’ difficile fare il leader e non so quale sarà il suo ruolo al Giro. Però sarà capitano alla Vuelta e dovrà lavorare tanto per la crono. Un po’ mi vedo in lui. E’ arrivato al suo livello gradualmente. Ed entrambi possiamo crescere.