Vi avevamo raccontato pochi giorni fa della visita in Sidi di Sonny Colbrelli , il marchio che da quando corre per la Bahrain Victorious, gli fornisce le scarpe. Il campione europeo aveva detto come la forma particolare del suo piede fosse difficile da assecondare. E’ ormai diventato raro vedere un corridore con delle scarpe su misura visti i progressi dei materiali e dello sviluppo. Infatti, i pro’ tendono ormai ad utilizzare gli stessi prodotti che possiamo trovare in commercio.
Ce lo dice anche Denis Favretto: «I modelli che utilizzano i ragazzi in gruppo sono quasi del tutto simili a quelli che si trovano sul mercato. Le più grandi differenze si hanno per quanto riguarda la taglia o per le caratteristiche fisiche ed atletiche del corridore in questione. Nel caso di Sonny le scarpe che utilizza lui, le Wire 2, sono adatte a sostenere la grande esplosività degli sprinter. Oltre a lui in gruppo le usano anche Demare e Bettiol, tanto per dire due nomi…».
Qual è la particolarità nei piedi di Colbrelli?
Ha un piede lungo ma molto magro, ha una fisionomia più unica che rara se pensiamo che ha il 45 di taglia.
Come avete lavorato per assecondare questa particolarità?
Abbiamo delle forme in fabbrica che riproducono il piede di Sonny. La scarpa, dalla suola alla tomaia, viene assemblata intorno a questo stampo, praticamente è come fare un abito su misura. I materiali utilizzati sono gli stessi che utilizziamo per la produzione industriale.
Come siete arrivati a fare questo stampo?
Direi che è stato un processo naturale, le prime scarpe che ha usato non avevano modifiche, tuttavia non si è mai trovato male. A testimonianza della validità dei nostri prodotti. Man mano che lavoravamo assieme abbiamo perfezionato i vari dettagli e siamo arrivati a ricreare la forma del suo piede.
Quanto lavoro vi è servito?
Molto, prima di arrivare a quella che possiamo definire la scarpa definitiva. Il feedback con l’atleta era pressoché giornaliero e, lavorando insieme, lui affinava la sua sensibilità arrivando a darci informazioni sempre più precise.
Quanto è difficile trasformare le sensazioni in parole?
E’ una questione di esperienza. Dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco, il lavoro ormai è semplice. Lo dice spesso anche Dino Signori: «Gli atleti una volta trovata la scarpa giusta non dovrebbero mai cambiarla». E’ un lavoro lungo, ci abbiamo messo 4 anni.
Come è arrivato alle attuali scarpe?
Sonny è con noi dal passaggio in Bahrain, nel 2017. Le Wire 2, invece, sono nate solamente tre anni fa. Essendo con noi da molto tempo ha provato tutti i nostri modelli. Inizialmente ha indossato le Shot, per le prime due stagioni, ma non avevamo ancora la “forma” del suo piede. Nel 2019 e 2020 ha usato le Ergo 5 per cambiare il sistema di chiusura. Solamente da questa stagione ha iniziato ad usare le Wire 2.
Quindi ci siete voi alla base dei numerosi successi di quest’anno?
No dai, noi abbiamo solo lavorato per dargli comfort ed il miglior sostegno possibile. Il talento ce l’ha Sonny, diciamo che noi gli abbiamo fornito lo strumento per esprimersi al cento per cento.
Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate?
Le più grandi problematiche erano legate alla suola e alla chiusura. Ma con il fatto che siamo riusciti a ricreare la forma del suo piede le abbiamo superate egregiamente.
Come mai la suola?
Perché avendo il piede magro la suola andava adattata, tuttavia Sonny è un velocista, come detto prima, quindi sprigiona grande potenza. Dovevamo ridimensionare la suola ma senza fargli perdere il sostegno nelle volate.
Invece la chiusura? Sidi ha il suo sistema…
Ne andiamo molto orgogliosi. In quel caso il problema era che il corridore aveva la necessità di stringere molto la scarpa a causa della fisionomia del piede. Si è lavorato maggiormente sulla tomaia riducendola al minimo e risistemando, con piccole modifiche il sistema di chiusura.
Lo stesso Colbrelli ha detto che ormai non ha più neanche bisogno di “testare” le vostre scarpe.
Si riferivano a quelle con la livrea tricolore indossate al Tour de France. Sono parole che ci fanno immenso piacere perché vuol dire che lavoriamo bene insieme e che la strada percorsa ha portato ottimi risultati.