Sembrava uno junior, Jai secondo con onore

25.10.2020
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Alla fine Jai Hindley non può che arrendersi. China il capo mentre lascia scorrere la sua Cervelò dopo la linea d’arrivo. Ha perso il Giro d’Italia. per 39 secondi.

Nei primi cinque chilometri ha tenuto il passo di Tao Geoghegan Hart. Poi la differenza fisica e dello staff di supporto è emersa. Tre secondi, cinque, dodici… Tao che spinge un rapportone come il suo compagno Ganna, lui che in confronto sembra uno junior, nonostante viaggi sul filo dei 55 orari. La cassa toracica si gonfia e si sgonfia a dismisura. Si vede anche la fascia del cardio. Ha dato tutto e di più. Ma non è bastato

Dove ha perso il Giro?

La prima domanda che ci viene in mente e che forse lui stesso si pone è: dove ho perso questo Giro d’Italia? A Sestriere? No, ieri era davvero stanco dopo l’arrivo. Oggi a Milano? No, ci stava che perdesse secondi da Geoghegan Hart a cronometro.

Allora a Cancano? Forse. Quel giorno il ragazzo della Sunweb era palesemente il più forte. Se ne poteva forse andare anche sullo Stelvio. Lo dimostra il fatto che nella difficoltà d’indossare la mantellina proprio sulla Cima Coppi non si è staccato. Se fosse stato a tutta quantomeno avrebbe perso qualche metro. E nella salita finale verso i Laghi di Cancano è rimasto con Tao e ha seguito gli ordini della squadra. Con delle gerarchie definite e una maglia rosa virtuale sulle spalle. E in fin dei conti sul piano tattico fino a ieri la Sunweb non era messa male: ne aveva due. E questo poteva essere un vantaggio. 

Hindley deluso dopo aver concluso la crono
Jai Hindley deluso dopo aver concluso la crono

Secondo, ma tornerà

Però è facile parlare a oggi. Bisognava essere nella gambe di Jai, sia ieri in salita che oggi sul piano.

Stamattina quando ha finito la ricognizione Hindley non era super felice. Mostrava serenità dicendo: «Che bella questa piazza e questo Duomo». Un modo per allontanare la tensione e perché aveva capito che il tracciato era troppo veloce.

«Ringrazio tutti coloro che mi hanno tifato, che mi sono stati vicino, i miei genitori – dice Hindley – sono orgoglioso di ciò che ho fatto in questo Giro. Sapevo che oggi sarebbe stato difficile, Tao è più forte di me a cronometro. Lo sapevo, ma non nego che adesso sono deluso. Ieri non mi sembrava vero aver indossato quella maglia. Avevo detto che era un sogno». E adesso il sogno si è infranto…

Una pacca all’avversario prima di salire sul palco e stagione nel cassetto con tante cose da mettere ancora a posto. Però è così giovane ed esce da questo Giro cambiato. Ora che Wilco Kelderman andrà via, lui sarà il capitano di una grande squadra e… «Il prossimo anno tornerò».

Jay Hindley

Hindley: «Nella crono lotterò fino alla morte»

24.10.2020
3 min
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Jay Hindley non avrebbe mai pensato di arrivare a giocarsi il Giro e tantomeno di indossare la maglia rosa alla vigilia della crono finale. Dovrà lottare alla morte, ma non ha paura.

Il giovane scalatore australiano verso Sestriere ci ha provato. Appena il compagno di squadra Wilco Kelderman si è staccato ha capito che per lui si apriva un portone enorme. Una possibilità unica. E forse solo in quell’istante è davvero cambiato il suo Giro. Ad un tratto era il capitano della Sunweb. Onore ed oneri.

Forse Jay ha pagato un po’ anche la pressione. Se sul secondo passaggio al Sestriere si è sentito libero di fare la sua corsa, nella scalata finale dopo il traguardo volante aveva tutto il peso della corsa. E quelle maglie scure della Ineos-Grenadiers forse un po’ gli facevano paura.

Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa e compagno Kelderman
Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa Kelderman

Nessun rimpianto

Eppure l’aussie è sorridente. Abbozza persino qualche parola d’italiano imparata in quel 2015 in Abruzzo all’Aran Cucine. Ci mette poco a riprendersi.

«E’ incredibile indossare la maglia rosa – e la pizzica con pollice e indice – guardavo il Giro da bambino e ora ci sono io. Ammiravo tutti gli australiani, McEwen, Evans, Porte…».

Vista come è andata oggi, la mente scorre alla tappa dello Stelvio. Chissà se nella sua testa ci sono rimpianti? Quel giorno era palesemente il più forte.

«No, non ho rimpianti. Il piano era quello e io l’ho rispettato, anche se potevo andare via. E poi quel giorno abbiamo preso maglia rosa, bianca e tappa. Per la Sunweb è stata una buona giornata. Oggi dopo che Wilco si è staccato non ho potuto far altro che seguire i due della Ineos. Sull’ultima salita guardavo Geoghegan Hart per cercare di capire come stesse, se e quanto fosse stanco. Poi ci ho provato, più volte. Ci ho provato con tutte le mie forze ma non sono riuscito a staccarlo. Almeno io e Tao siamo amici e lottare con lui è bello».

In effetti dopo il traguardo il volto e l’affanno del respiro non combaciavano con la pedalata sciolta che invece è ormai tipica della sua azione. Il ragazzino di Perth è davvero bello da vedere in bici. E quando prende il manubrio con le mani basse dà l’idea di poter fare il vuoto da un momento all’altro. Però il finale di questo Giro è stato duro anche per lui evidentemente. E più passavano i chilometri e più Tao acquisiva sicurezza. L’inglese avrebbe perso meno tempo e aveva vicino (o poco dietro) un fantastico Rohan Dennis. L’esatto contrario di quel che provava Hindley.

Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita
Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita

Fino alla morte

E adesso? Mancano una notte e poche ore alla crono che deciderà il Giro e una grossa fetta della carriera di questi due ragazzi. Jay però non sembra spaventato.

«Per un giovane australiano lasciare la sua terra dall’altra parte del mondo e venire in Europa non è facile. Però sono testardo. Da quel giorno che vidi per la prima volta il Tour de France in tv a 6 anni e decisi che avrei fatto il corridore, sono arrivato sin qui.

«Domani sarà una crono particolare, nella quale non sarà avvantaggiato lo specialista ma chi starà meglio, chi avrà più energie. Io darò tutto fino alla morte».

A Valdobbiadene è stato più bravo Tao. A Palermo è andata meglio a Jay. Anche stavolta i due pretendenti alla maglia rosa sono (quasi) pari. Li dividono 86 centesimi.

Van der Poel e Van Aert, sfida infinita

19.10.2020
4 min
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Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert, ancora loro. Il primo ha 25 anni il secondo 26. Eppure sembra ci siano da un secolo. Questa infatti è un’altra rivalità, o meglio, un altro dualismo che tanto piace ed esalta il ciclismo. Un olandese e un belga, una bici, del fango, della strada, a volte un po’ di pietre. E quei due a darsele di santa ragione.

E questa sfida ha trovato definitivamente il suo apice ieri nel Giro delle Fiandre, uno dei cinque Monumenti. Mathieu e Wout erano annunciati come favoriti e non hanno tradito le attese. Anche il terzo “incomodo” (e che incomodo) ha detto: presente. Julian Alaphilippe, con la maglia iridata era con loro due, prima di scontrarsi con una moto.

Julian Alaphilippe dopo la caduta. Si è scontrato con una moto
Julian Alaphilippe dopo la caduta

Una lunga sfida

Teatro del primo match internazionale tra i due fu Koksijde, uno dei templi del cross. Era il 2012 e Van Aert e Van der Poel erano juniores. Vinse l’olandese. Ma di quella edizione passò alla storia una fotografia che li ritraeva con un grosso microfono in mano dietro il tavolo di uno studio televisivo. Avevano le guance rosse e i lineamenti morbidi di chi ancora deve sviluppare.

Dall’epoca le sfide si sono ripetute ogni anno. Van Aert ha vinto tre mondiali elite consecutivi (dal 2016 al 2018), due Coppe del mondo, un Superprestige. Van der Poel ha vinto tre mondiali elite (2015, 2019, 2020), una Coppa del mondo, quattro Superprestige. E se uno trionfava l’altro faceva secondo o al massimo terzo. Fin quando non sono arrivati anche alla strada.

La loro potenza è strabiliante. All’inizio peccavano un po’ in errori tattici. Da quest’anno si sono affinati. Van Aert ha vinto la Strade Bianche e la Sanremo (il suo Monumento) dopo averci le preso le misure per tre anni. Van der Poel, di una potenza mostruosa, attacca quando vuole. Entrambi sono velocissimi. VdP ha perso la Freccia del Brabante da Alaphilippe qualche giorno fa solo perché certe tempistiche deve ancora limarle e perché il francese è una “volpe”. Ma l’esperienza di quello sprint a due gli è servita eccome. E infatti proprio ieri sull’arrivo di Oudenaarde è stato perfetto.

Van der Poel e Van Aert: la sfida sul Vecchio Kwaremont (senza pubblico)
Van der Poel e Van Aert: sfida sul Kwaremont (senza pubblico)

Tensione sul Kwaremont

Eh sì. Dopo che i due sono rimasti da soli a una trentina di chilometri dall’arrivo, hanno spinto e quasi hanno stipulato un accordo di non belligeranza. Entrambi contavano sull’immensa potenza che hanno in volata. Nel terzo ed ultimo passaggio sul Vecchio Kwaremont e sul Paterberg, insolitamente vuoti e silenziosi, si sono guardati. Pronti a inseguire se uno dei due avesse attaccato.

Nel finale, un rettilineo infinito, Mathieu si tiene tutto a destra. Come uno sprinter navigato concede un solo lato all’avversario. Trecento metri. Il rapporto è in canna ma nessuno si muove. 250 metri, ancora nulla, ma la presa sul manubrio si fa più forte. Duecento metri Van der Poel è davanti e non può più aspettare. A quella distanza dalla linea non avrebbe più tempo per risalire. Così parte, forse persino un po’ troppo agile. Riesce a buttare giù quel dente. Van Aert rimonta, rimonta, lo affianca, ma… Per un cerchio e un copertone è dietro. 

Il colpo di reni superbo di VdP: guardate dov’è la sella
Il colpo di reni superbo di VdP

Un colpo da biker

Il colpo di reni dell’olandese è strabiliante. Da antologia e da manuale al tempo stesso. O più semplicemente è da vero biker. La sella infatti gli arriva fin sullo sterno. Lancia la bici quei 15 centimetri più avanti che fanno la differenza.

Chissà allora, forse la differenza l’ha fatta proprio la Mtb. Entrambi sono l’esempio calzante della multidisciplinarietà. Strada, un po’ di pista, ciclocross… Ma Van der Poel in più ha dalla sua l’attività sulle ruote grasse. Attività a livelli siderali. Vince europei, gare di Coppa e punta deciso alle Olimpiadi.

Anche senza pubblico. E’ stato un Giro delle Fiandre da eroi, con quel cielo grigio che lassù è bellissimo.