Meris in Olanda alla TDT-Unibet: tra ambizioni, lavoro e social

10.12.2024
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La voce che Sergio Meris fosse in procinto di firmare con la Unibet-Tietema-Rockets ci era arrivata sotto l’ombra dello striscione di partenza al Giro di Lombardia, nella sua Bergamo. I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan giravano per le strade incuriositi e alla fine, parlando del più e del meno, era uscita la notizia. Lo scalatore bergamasco, al suo primo anno da elite, ha raccolto l’interesse della squadra olandese. Si sono parlati, hanno visto insieme il progetto di crescita, che riguarda entrambi, e hanno proseguito spediti.

Meris ora si trova in Spagna, vicino a Calpe, e insieme ai nuovi compagni sta già gettando le basi della sua prima stagione da professionista. 

«Siamo partiti presto – racconta dall’hotel – il 2 dicembre. Venerdì scorso abbiamo eseguito i primi test e siamo lanciati verso il 2025. Tra un paio di giorni torneremo a casa, per poi ritornare qui in Spagna a gennaio, dall’8 al 20, per rifinire la preparazione. Ho già messo insieme parecchie uscite e sto imparando a conoscere i miei compagni. Nella prossima stagione saremo in 25, ci sono alcuni nuovi innesti, anche se lo zoccolo duro è confermato».

Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, poi proseguiti attraverso i social
Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, poi proseguiti attraverso i social

I primi contatti

Sergio Meris ha già visto come funziona il mondo Tietema, con un’organizzazione differente e uno stampo giovane. Nel mese di agosto era andato in Olanda per parlare con la squadra, capire quali erano i progetti del team e che cosa prevedevano per la sua crescita. 

«Sono stato ad Amsterdam – spiega Meris – per parlare con Julia Soek, la Sports Director. Mi ha spiegato quali sono gli obiettivi del team a medio e lungo termine. Poi mi ha parlato di quello che si aspettano dai corridori. Da esterno anche io facevo fatica a realizzare cosa stessero facendo e in quale direzione, ma una volta visto da dentro è stato tutto più chiaro».

La TDT-Unibet Cycling Team nel 2024 ha ampliato il suo bagaglio di corse, arrivando a correre in due gare WT
La TDT-Unibet Cycling Team nel 2024 ha ampliato il suo bagaglio di corse, arrivando a correre in due gare WT
Raccontaci…

La voglia di affermarsi è tanta e gli investimenti non mancano, a partire dalla bicicletta e dal kit per gli allenamenti. Dopo il breve incontro estivo ero tornato a novembre per prendere il materiale e iniziare a provarlo. 

Com’è nato il contatto?

Alla Coppi e Bartali, nella tappa di Brisighella, abbiamo parlato un po’ e poi mi hanno seguito sui social. Ho curiosato sul loro profilo, la loro storia e il modo di fare mi hanno intrigato. Fanno tanti contenuti tra videomaker e fotografi, siamo sempre circondati. La squadra punta molto sull’immagine e sul mondo dei social.

L’uso dei social contribuisce a creare un clima sereno e divertito in squadra
L’uso dei social contribuisce a creare un clima sereno e divertito in squadra
In questi giorni a Calpe cosa hai visto?

La squadra e lo staff sono molto sul pezzo, c’è un costante scambio di idee con la volontà di migliorare giorno dopo giorno. Nonostante ci siano tanti ragazzi che arrivano da parti diverse dell’Europa mi sono sentito subito accolto. C’è fiducia in me, come in ognuno dei ragazzi presenti. Fin dal primo giorno di ritiro abbiamo parlato di come migliorare e su che punti crescere. Il personale è preparato e l’ambiente sereno, la situazione giusta per tirare fuori il meglio. 

Alle quattro vittorie stagionali si affianca la maglia di miglior scalatore all’Arctic Race of Norway, con un premio speciale
Alle quattro vittorie stagionali si affianca la maglia di miglior scalatore all’Arctic Race of Norway, con un premio speciale
Che ambizioni vedi nel team?

Il loro obiettivo è quello di partecipare al Tour de France, non è facile visto che si tratta della corsa più importante al mondo. I passi sono però ponderati, con scelte mirate e fatte in progressione. Già nel 2024 hanno preso la licenza per diventare una professional e hanno preso parte alla Amstel Gold Race e al Renewi Tour, due gare del circuito WorldTour.

Quali sono i passi per arrivare al massimo livello del ciclismo?

Affiancare a tutto il lavoro dell’immagine anche i risultati. Nel 2024 ci sono riusciti in parte e nel prossimo anno gli investimenti sono stati fatti per portare punti e corridori. L’arrivo di Carboni è un esempio, sono contento di averlo perché per me è un riferimento con il quale confrontarmi. Lo staff lavora con serenità, anche ora che si avvicina il momento di iniziare la stagione non manca la tranquillità. Un ambiente sereno aiuta a concentrarsi al 100 per cento sulla bici.

La favola di Meris, pro’ a tempo (quasi) scaduto

09.10.2024
5 min
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Per certi versi, quella di Sergio Meris può essere considerata una favola a lieto fine, un esempio per chi nonostante tutto insiste a lavorare, a frequentare il mondo delle due ruote sognando un contratto da professionista pur non essendo più in quella fascia d’età sempre più giovane. Meris ce l’ha fatta quando tanti altri avrebbero gettato la spugna e ha trovato posto in una professional olandese, la TDT-Unibet dell’ex corridore e Youtuber Bas Tietema.

La vittoria di forza al Giro del Medio Brenta, precedendo Chesini e Borgo (photors.it)
La vittoria di forza al Giro del Medio Brenta, precedendo Chesini e Borgo (photors.it)

Meris, al suo primo anno da elite, è arrivato al contratto facendo leva sull’arma più semplice e disponibile, i risultati: «Vengo da una stagione buona, con vittorie anche di peso come il Giro del Medio Brenta e la Firenze-Viareggio. Questo a dispetto di piccoli incidenti soprattutto nella prima parte della stagione con una brutta caduta alla Coppi & Bartali che mi aveva procurato fastidi a un ginocchio. Per fortuna mi sono ripreso bene, sommando 4 vittorie e tanti piazzamenti».

Soprattutto quest’estate c’è stata una decisa crescita, a che cosa è dovuta?

Non potendo per questioni di età partecipare al Giro Next Gen, ne ho approfittato per andare in altura a Livigno e rimettermi in sesto. Da lì ho partecipato al Giro del Veneto dove mi sono sbloccato mentalmente vincendo la terza tappa, che poi era la prima per l’annullamento delle altre. Poi sono andato al GP d’Ungheria dove ho sfiorato la Top 10 rimanendo sinceramente deluso, infine la vittoria alla Medio Brenta che per il nostro sponsor era la gara di casa, quindi con un valore maggiore. E da lì è stato tutto un crescendo.

Il successo nella tappa iniziale del Giro del Veneto è stato la svolta della stagione (photors.it)
Il successo nella tappa iniziale del Giro del Veneto è stato la svolta della stagione (photors.it)
Com’è nato il contatto con gli olandesi?

Alla Coppi & Bartali abbiamo fatto conoscenza, mi avevano detto che mi stavano già seguendo. Poi nella quarta tappa di Brisighella sono andato in fuga con un piccolo gruppo nel quale c’era anche il ceko Toupalik della loro squadra. Siamo stati avanti per tutta la tappa e hanno apprezzato il mio lavoro, anche perché ero già andato all’attacco il giorno prima. Avermi visto all’opera di persona ha sicuramente aiutato, poi al Giro d’Ungheria ho provato più volte a mettermi in luce e continuando a raccogliere risultati, alla fine hanno chiamato il mio procuratore per fare un’offerta formale.

Sono stati quindi loro a fare il primo passo?

Sì, poi chiaramente Luca Mazzanti che mi segue ha preso in mano la vicenda per chiudere il contratto. La cosa curiosa è che tutto è nato attraverso i social: mi ero infatti accorto che su Instagram c’era una squadra che mi seguiva ed erano loro.

Bas Tietema, fondatore della TDT Unibet. Il contatto con Meris è nato su Instagram
Bas Tietema, fondatore della TDT Unibet. Il contatto con Meris è nato su Instagram
E’ chiaro che il tuo passaggio costituisce quasi un “unicum”, di un corridore che ha passato la categoria under 23 e trova spazio fra i professionisti. Come vivi questa situazione e soprattutto come viene vissuta nell’ambiente?

Io credo che sia la miglior dimostrazione che anche quando superi i 22 anni non tutto è perduto, se credi in te stesso e t’impegni a ottenere risultati. Il bello è che da allora in gruppo mi fermano in tanti, mi chiedono come ho fatto e qualche consiglio per riuscirci, per trovare un approdo come ho fatto io.

Tu che cosa rispondi?

A quelli che hanno la mia età o pressappoco, ricordo che noi abbiamo perso un’intera stagione per il covid ed era quella dell’approdo nella nuova categoria, una stagione importante. Quella successiva è stata un’intera rincorsa, solo dopo le cose hanno iniziato a normalizzarsi e questo indubbiamente pesa. Al terzo anno senti che il tempo sta per scadere e c’è tanta pressione che toglie energie mentali. Io posso solo dire che non bisogna mai scoraggiarsi, ma concentrarsi su quello che si fa. Anche se avevo superato la fatidica soglia, ho vissuto la stagione con tranquillità.

Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, a dispetto di una brutta caduta che ha compromesso la corsa
Alla Coppi & Bartali i primi contatti con il team olandese, a dispetto di una brutta caduta che ha compromesso la corsa
Il team BH Bank-Colpack puntava a passare professional…

Questo infatti aveva anche aiutato a inizio stagione nell’approccio con le gare, ma quando si è capito che la cosa non era possibile nei tempi brevi che erano stati preventivati, io ho cercato di non mollare. Per fortuna erano già nati i primi contatti con gli olandesi, ma sapevo che quella possibilità seppur remota dovevo guadagnarmela. A molti dico anche che il nostro è un bell’ambiente, nel quale si sviluppano molte amicizie trasversali, magari parlando può nascere qualche opportunità. L’importante è continuare a crederci e non sentirsi vecchi, soprattutto seguire il proprio cammino arrivando magari a scelte difficili, ma sempre senza rimpianti.

Il Team BH Bank-Colpack ambiva a passare professional, ma la cosa non è stata possibile in tempi brevi
Il Team BH Bank-Colpack ambiva a passare professional, ma la cosa non è stata possibile in tempi brevi
Che cosa sai del team di Tietema?

Non molto, non nego che ha un’aura di mistero che svanirà molto probabilmente con il primo ritiro. E’ tutto in evoluzione, so che hanno ambizioni importanti e vogliono crescere. Io con loro punto a fare più corse possibili, lavorare per gli altri, ma guadagnarmi anch’io le mie chance. E’ un team giovane, con uno staff di gente giovane, che ha una grande visibilità sui social. Insomma, un team al passo con i tempi.

Meris si gode la condizione e non ha paura del futuro

12.07.2024
5 min
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La MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb può contare su una freccia in più nel proprio arco per questo finale di stagione. Le tre vittorie nell’arco di due settimane messe a segno da Sergio Meris portano un vento di buon umore e di speranza (foto NB Srl in apertura). Il bergamasco, al primo anno tra gli elite, ha colto nel segno in questo inizio estate. Come ci si potrebbe aspettare il morale è alto, anche se è mancata la ciliegina sulla torta.

«Sto bene – racconta – ora voglio sfruttare la gamba che sembra essere in buona condizione. L’obiettivo però è di non strafare, mantengo la solita routine cercando di farmi trovare pronto».

Meris di recente ha ottenuto la terza vittoria stagionale, al Giro del Medio-Brenta (foto NB Srl)
Meris di recente ha ottenuto la terza vittoria stagionale, al Giro del Medio-Brenta (foto NB Srl)

Allenamento e studio

Il caldo picchia forte anche nella pianura bergamasca, Meris si allena cercando di sfruttare le ore più fresche, ma non sono molte quelle a disposizione. 

«Mantengo la solita routine – spiega il classe 2001 – se riesco anticipo l’orario degli allenamenti, giusto per non prendere troppo caldo. Appena rientro mangio, recupero e mi rilasso. Cerco anche di studiare un po’, sono al terzo anno di Scienze dell’Alimentazione. Sto frequentando l’Università online, cosa che mi permette di conciliare al meglio studio e bici. Il mondo dell’alimentazione mi ha sempre affascinato, in più avendo frequentato il liceo scientifico lo studio mi appartiene. Il primo pensiero è sempre legato alla bici, ma anche la carriera di nutrizionista mi affascina».

In precedenza si era sbloccato al Giro del Veneto con due vittorie di tappa (photors.it)
In precedenza si era sbloccato al Giro del Veneto con due vittorie di tappa (photors.it)
Ora però in bici stai andando forte. 

Vero, quindi rimango dell’idea di provare a diventare professionista (dice con una risata simpatica, ndr). Sono contento di come sta andando ora, a inizio anno ho avuto un po’ di sfortuna, prima un infortunio al ginocchio mi ha tenuto fermo un mese, poi una caduta mi ha rallentato ancora. 

Hai ripreso bene però.

Dopo il Giro di Ungheria sono andato in altura. Dal punto di vista fisico e mentale è un passaggio molto importante per me, mi ricarico completamente. Da lì in avanti, infatti, sono andato forte. Terzo al Matteotti, quinto alla Due Giorni Marchigiana e poi le tre vittorie in fila. Peccato non aver capitalizzato i due successi di tappa al Giro del Veneto.

A inizio anno non erano mancate l’esperienze con i pro’, ma la condizione non era quella giusta
A inizio anno non erano mancate l’esperienze con i pro’, ma la condizione non era quella giusta
Cos’è successo?

Avevo tanti rivali tutti vicini in classifica, così nell’ultima tappa mi hanno attaccato più volte sulla salita finale. Ho sempre risposto in prima persona, ma questo mi ha portato ad esaurire le energie. Negli ultimi tre chilometri mi sono spento piano piano. Da un lato mi spiace, dall’altro invece penso di aver imparato qualcosa. E comunque rimangono le due vittorie di tappa. 

Alle quali si aggiunge quella del Medio-Brenta.

Per noi era un po’ la corsa di casa, visto che si partiva dalla sede della Ballan SPA, nostro sponsor. Diciamo che ho vinto in famiglia e questo fa sempre tanto piacere. La gara era importante per la squadra ma anche per me. 

Meris è al primo anno elite: come nelle stagioni precedenti, corre con la MBH Bank-Colpack-Ballan (foto NB Srl)
Meris è al primo anno elite: come nelle stagioni precedenti, corre con la MBH Bank-Colpack-Ballan (foto NB Srl)
Anche perché sei al primo anno elite, ogni vittoria è un sigillo importante. Come ti trovi nella categoria?

Ogni anno cresco mentalmente e fisicamente ed è successo anche nel 2024. A inizio stagione ero un po’ titubante, ma ora credo che quest’anno sia importante per me, per maturare ancora. Quella degli elite è una categoria che si pensa possa essere limitante, ma non è così. Vero che molti ragazzi passano professionisti presto, però è una regola che non vale per tutti. 

Tu come stai vivendo questo 2024?

Come un divertimento. Mi sento bene e mi godo la bici, gli allenamenti e le gare. 

La MBH Bank-Colpack-Ballan sarebbe dovuta diventare professional nel 2025, ma sembra che la cosa sia saltata. Come hai preso questa notizia?

Non ho mai fatto troppo conto sul passaggio della squadra. Non per mancanza di fiducia, ma perché le cose sono complicate e non è tutto in mano ai nostri team manager. Io ho sempre vissuto giorno per giorno, senza pensare troppo al futuro. Già nel 2023 dovevo passare professionista, ma tutto era sfumato.

Nonostante sia passato elite non ha paura del futuro, sa che può ancora conquistarsi il professionismo (foto NB Srl)
Nonostante sia passato elite non ha paura del futuro, sa che può ancora conquistarsi il professionismo (foto NB Srl)
L’idea qual è ora? Difficile rimanere oppure c’è una possibilità?

A questo punto ne dovremo parlare con la squadra, ma per passare professionista qui non posso rimanere. Devo impegnarmi e andare forte, cogliendo ogni occasione. Mi sono sbloccato e voglio dare il massimo, a partire dal Giro dell’Appennino di domenica. 

Con la squadra parlerai?

Certo. Da qui a fine anno faremo dei colloqui e capiremo cosa fare. Loro per me ci sono sempre stati, sono tanti anni che corro qui e troveremo la soluzione migliore. Voglio tenere alto il tiro e andare forte, per me ma soprattutto per tenere alto il nome della squadra.

Meris scappa e trionfa. Rafferty leader… alla Van Aert

15.07.2023
6 min
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FENIS – E per fortuna che la tappa era troppo lunga per essere degli under 23. Si sarebbero gestiti. Il Giro della Valle d’Aosta ha regalato ancora un super spettacolo. I ragazzi si sono attaccati come non ci fosse un domani sin dall’inizio. Un frazione così si può paragonare a quella dell’Aquila al Giro d’Italia del 2010 o per fare un paragone più recente a quella del Tourmalet di qualche giorno fa al Tour de France. E il Van Aert della situazione è stato Darren Rafferty, con la differenza che da stasera è lui la nuova maglia gialla della corsa.

Eppure in tutto questo caos – è anche difficile trovare un punto da dove iniziare a scrivere – il re di giornata non è lui, ma Sergio Meris (qui potete vedere il suo arrivo). Grazie a lui la Colpack-Ballan torna a lasciare il segno al Valle d’Aosta dopo l’incredibile vittoria di Alessandro Verre due anni fa.

Partenza in quota a Verrayes, dal centro dello sci di fondo. Golliker è ancora in giallo
Partenza in quota a Verrayes, dal centro dello sci di fondo. Golliker è ancora in giallo

La tempesta perfetta

Tappone da 172,5 chilometri e ben oltre 4.000 metri di dislivello. C’è chi teme per il tempo massimo. In questo contesto ne esce una corsa incredibile. Degna di un dibattito da processo alla tappa.

Attacca la Hagens Berman Axeon con Antonio Morgado. Lo seguono alcuni atleti tra cui due della Soudal-Quick Step. C’è confusione e dai contrattaccanti sul primo dei cinque Gpm esce Darren Rafferty, terzo al mattino. Una freccia. Piomba sul drappello di testa e la fuga aumenta subito il vantaggio.

E qui scatta il “processo alla tappa”: perché le altre squadre lasciano fare se dentro c’è un pesce così grosso? E’ quello che ci siamo chiesti, quando ancora non vedevamo le immagini e non avevamo parlato con i protagonisti. L’idea era quella d’indagare tra i direttori sportivi una volta all’arrivo.

In realtà non hanno lasciato fare. Davide De Cassan ci confida che prima la Groupama-Fdj e poi la Circus-ReUs di Alexy Faure Prost hanno spinto e anche forte. Solo che davanti Morgado, Rafferty e i Soudal spingevano forte. L’obiettivo di questi ultimi, tra l’altro centrato, era quello della maglia di miglior scalatore con Jonathan Vervenne. Tutto questo ha creato la tempesta perfetta. Una tempesta che Rafferty e Meris sono riusciti a sfruttare al meglio.

Rafferty come Van Aert

Rafferty, dicevamo, sembrava Van Aert: ha tirato all’inverosimile. Dopo aver perso Morgado, stremato e super anche lui, è stato in testa ininterrottamente per 40 dei 45 chilometri rimasti.

All’arrivo l’irlandese guarda nel vuoto e racconta: «La nostra azione non doveva essere esattamente così. Sì, dovevamo attaccare con un uomo. Ma poi ho visto che Morgado non era troppo distante. Io mi sentivo bene e mi sono buttato dentro. Abbiamo subito preso un bel vantaggio e a quel punto abbiamo insistito.

«Morgado è stato eccezionale. Ha fatto un lavoro super: ha tirato per 50-60 chilometri. Io non mi aspettavo di prendere tutto quel vantaggio, ma siamo andati davvero full gas. Mi spiace per la tappa, ma io pensavo alla generale e per questo ho tirato sempre. E’ stata una tappa folle e una delle giornate più dure della mia vita».

La frazione non l’ha vinta, ma mentre aspetta di salire sul palco per indossare la maglia gialla, Rafferty già pensa al giorno dopo. «So che dovremmo difenderci. Oggi l’obiettivo era la maglia e l’ho centrato. Conosco le salite di domani, le abbiamo fatte l’anno scorso. Mi piacciono, sarà ancora dura, ma io sto bene».

Fa impressione la sua espressione. Rafferty è letteralmente distrutto. Sembra deluso. Non riesce a ridere. Giusto sul palco abbozza un sorriso.

Brenner terzo al traguardo. Si arrivava a Clavalité, un vero paradiso a 1.500 m di quota. Le poche baite che ci sono non hanno, per scelta, la corrente elettrica
Brenner terzo al traguardo. Si arrivava a Clavalité, un vero paradiso a 1.500 m di quota. Le poche baite che ci sono non hanno, per scelta, la corrente elettrica

Grande Meris

Chi invece ride, e giustamente, è Sergio Meris. Per lui un successo importantissimo, di peso, di prestigio, di gambe e di testa. Sergio sale sul treno giusto e cavalca quella tempesta di cui dicevamo. S’incolla alla ruota di Rafferty e non la molla. Se non quando l’ammiraglia della Dsm non s’incolla nel vero senso della parola alla sua. E’ l’imbocco della salita finale e per i tifosi italiani scorre un brivido lungo la schiena.

«In seguito a quell’impatto ho avuto un problema con la catena – racconta Meris dopo l’arrivo – ho perso una trentina di secondi, ma sono riuscito a rientrare senza spendere poi tantissimo».

 

E dire che ieri Meris non era andato affatto bene. Ma forse questo successo è figlio proprio della frazione di 24 ore fa.

«Ieri proprio è stata una giornata no. Le gambe non andavano e così alla fine ho deciso di risparmiare qualcosa. Sì, forse è nata anche lì questa vittoria.

«Oggi le cose sono andate nettamente meglio. Io – un po’ come Rafferty – avevo Kajamini davanti e più che altro ho cercato di stare attento davanti al gruppo. Quando si sono mossi Rafferty e gli altri li ho seguiti. All’inizio devo dire che ancora non sentivo delle buone gambe poi le cose sono andate sempre meglio».

Gianluca Valoti abbraccia Meris, una vittoria importante che dà morale alla Colpack-Ballan
Gianluca Valoti abbraccia Meris, una vittoria importante che dà morale alla Colpack-Ballan

Lo scatto che senti

Meris racconta il momento dello scatto decisivo. Il suo diesse Gianluca Valoti, commosso all’arrivo a Clavalité – un vero paradiso naturalistico – gli aveva detto di non muoversi prima dei quattro chilometri dall’arrivo.

«Ma io vedevo che stavo sempre meglio – riprende Meris – notavo che Brenner e Rafferty non pedalavano più benissimo e i watt erano un po’ calati. Così ho deciso di andare prima. Mi sentivo veramente bene». 

Una cosa che abbiamo notato è che Meris rispetto agli altri due aveva sempre mangiato e bevuto. Mentre l’irlandese e il tedesco erano lì a menare a testa bassa. Piccolezze, che piccolezze non sono, fondamentali in una tappa tanto dura e lunga.

Resta una frazione, la classica di Cervinia con Saint Pantaleon e appunto Cervinia nel finale. Tutto è aperto, visto che i ribaltoni non mancano mai in questa gara, ma con un Rafferty così c’è poco da fare. Bisogna vedere se non pagherà dazio.

La classifica vede l’irlandese in testa con 2’44” sul francese Alexy Faure Prost e 3’19” sul messicano Isaac Del Toro, oggi bravissimo a recuperare oltre 4′ nelle due salite finali sulla testa della corsa. Mentre l’ex maglia gialla, Golliker, è giunta ad oltre 12′ e serenamente ha salutato la leadership.

L’assolo italiano di Romele al Giro Next Gen

22.06.2023
5 min
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Una vittoria italiana al Giro Next Gen. A metterla a segno è stato Alessandro Romele nella tappa Pergine Valsugana-Povegliano (foto in apertura photors.it). Un assolo in mezzo a tanti successi stranieri di tutto rispetto. Una medaglia che, se vista da una parte, dimostra il livello internazionale alto che ha mantenuto la corsa U23; guardandone invece il rovescio, un solo italiano a braccia alzate può far sorgere qualche interrogativo sul livello dei nostri. 

E’ giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, così abbiamo alzato la cornetta e chiamato Alessandro. Per lui è stato il terzo successo stagionale, il primo tra i “grandi” della sua categoria. Il diciannovenne del Team Colpack Ballan CSB ha dimostrato ancora una volta di essere un cecchino quando si parla di volate ristrette. Quando ci risponde, sta preparando la valigia per i campionati italiani, cronometro e strada. 

Gran Premio Liberazione 2023 la vittoria di Alessandro Romele
Gran Premio Liberazione 2023 la vittoria di Alessandro Romele
Partiamo da qui…Sono due obiettivi che si addicono alle tue caratteristiche questi due campionati italiani?

L’italiano strada purtroppo l’hanno un po’ cambiato. Prima era molto più adatto, adesso meno. Rimane sempre un obiettivo, poi lo è sicuramente anche quello a crono. Impegnativo, però non nascondo che comunque ci punto. Mi piacciono molto queste prove e quest’anno mi ci sono voluto dedicare di più.

L’hai preparata da tempo quindi questa crono?

Sì, fin da subito, parliamo di febbraio. Mi sono allenato spesso, anche se di gare a cronometro in Italia ce ne sono poche. Ho fatto quella di Romanengo e quella del Giro. Mancano un po’ le opportunità su cui misurarsi.

Veniamo alla tua vittoria al Giro Next Gen. Innanzitutto, con che forma ci sei arrivato? Tutto secondo i piani?

Sì, in realtà mi sono anche un po’ stupito della cosa, perché stavo già pedalando bene dall’inizio della stagione. Ho avuto la fortuna di fare i ritiri a Calpe e quindi penso di avere aver trovato la condizione fin da subito. Sono riuscito a centrare gli obiettivi, come il Liberazione e un’altra vittoria (Coppa Zappi, ndr). Per quanto riguarda il Giro c’era stata una programmazione da parte della squadra per l’altura. L’unica mia volontà è stata quella di poter andar via con la nazionale all’Orlen Nations Grand Prix. Questo ha portato a un cambio di piani, quindi sono salito in anticipo rispetto alla squadra. Dopodiché sono sceso da Livigno e sono andato via con la nazionale in Polonia. 

Romele all’Orlen Nations Grand Prix (foto PT photos)
Italia, Orlen Nations Grand Prix, Italia, Romele (foto PT photos)
Come mai questa decisione?

Sentivo che era un’opportunità che mi serviva e soprattutto perché penso che la maglia azzurra, vedendo un po’ le mie esperienze, mi ha sempre dato qualcosa in più a livello mentale e motivazionale. Sono andato senza aspettative e pienamente a disposizione della squadra. Al Giro penso di essere arrivato pronto, forse non alla prima tappa, però poi man mano che si andava avanti ho trovato la condizione perfetta.

La tappa di di Povegliano l’avevi cerchiata di rosso fin da subito o hai vissuto alla giornata?

In realtà avevo puntato alla tappa prima, la Cesano Maderno-Manerba del Garda, perché passava vicino a casa mia. Erano strade che conoscevo e mi sembravano adatte a me. Le salite erano dure, ma le abbiamo affrontate ad alta velocità regolare in gruppo e sono riuscito a stare lì. Nel finale mi sono ritrovato a lavorare per Meris e sono stato contentissimo di avergli tirato la volata aiutandolo a portare a casa un quarto posto. In più ha fatto ottavo Cretti e io decimo. La tappa del giorno dopo l’avevo guardata la sera. Non nascondo di aver pensato di non volerla fare arrivare in volata, anche perché noi non avevamo più il velocista e quindi l’ho vista come un’opportunità. 

Tre uomini in fuga: De Pretto, Alessandro Romele, Sergio Meris (photors.it)
Tre uomini in fuga: De Pretto, Alessandro Romele, Sergio Meris (photors.it)
Come hai costruito questa vittoria?

C’era una salita e poi giù in discesa e pianura fino all’arrivo. Ho colto un momento di buco a 500 metri dallo scollinamento e ci siamo trovati io, Sergio (Meris,ndr) e anche Luca (Cretti,ndr). Lì ho detto: «Ragazzi attenti, perché la Jumbo non può tenerla, visto che sono solo in due». Ho visto Sergio che mi aveva fatto un cenno come per dire: «Cosa facciamo?». Ha quindi piazzato lui il primo scatto con me ruota e poi, appena De Pretto si è messo a sua volta dietro a noi, siamo usciti. Abbiamo preso facilmente velocità e distacco nella discesa e siamo siamo riusciti a portare via la fuga decisiva.

Il finale com’è andato?

E’ andato tutto abbastanza linearmente verso l’arrivo. C’era accordo, ma nel finale giustamente De Pretto ha smesso di collaborare. 

La volata a tre è un po’ il tuo asso nella manica. Tu e Meris vi siete messi d’accordo?

Non ci siamo parlati tanto. Vedevo tanta concentrazione. Tanta voglia di arrivare perché comunque era anche un suo obiettivo quello di fare un bel risultato al Giro. Io mi sentivo bene e sicuro. Come avevo dimostrato anche al Liberazione, nelle volate ristrette mi trovo molto a mio agio.

L’altra volata ristretta vinta da Romele alla Coppa Zappi (foto Stefano Ballandi)
L’altra volata ristretta vinta da Romele alla Coppa Zappi (foto Stefano Ballandi)
Infatti la volata l’hai vinta proprio bene…

Conta effettivamente anche essere veloce, però alla fine se uno è veloce, ma arriva stanco dopo 120 chilometri di fuga, c’è poco da fare. Io stavo bene e ho sfruttato tutte le mie caratteristiche.

E a livello emotivo invece, come è stato per te vincere una tappa al Giro Next Gen?

Era il mio primo Giro. L’emozione più forte della mia, diciamo, piccola carriera. Ed è sicuramente senza dubbio la gara con il livello generale del gruppo più alto. C’erano tutti i giovani più forti. Sono veramente contento. Ripaga dei tanti sacrifici e tutto quello che abbiamo fatto quest’anno per alzare l’asticella.

Adesso obiettivo italiano poi riposo?

E’ da inizio anno che andiamo a tutta. Ho fatto tanti giorni di gara nonostante qualche stop, dovuto a qualche momento di malattia. Da lunedì vediamo di fare un po’ il punto della situazione e organizzare il finale della stagione e perché no, magari riuscire a guadagnarsi un posto con la nazionale per gli appuntamenti più importanti. Sarebbe veramente bello.

Il Casentino di Meris, lampo da vero scalatore

23.08.2022
5 min
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Il Giro del Casentino è una delle gare più antiche del calendario italiano under 23 essendo arrivata alla sua edizione numero 105. Attraverso le sue strade nella provincia aretina sono passati fior di campioni, basti pensare che nel suo albo d’oro militano personaggi quali Bartali, Coppi e Nencini. L’ultimo a essere entrato in questo prestigioso consesso è Sergio Meris, che si era già messo in luce all’ultimo Giro d’Italia.

Già dalle sue prime parole si coglie come Meris, oltre ad essere profondamente appassionato per la sua attività, faccia parte di una cerchia andata restringendosi nel tempo, quella degli scalatori.

«Il Giro del Casentino è una gara nervosa – dice – con una salita di 7 chilometri prima di entrare ad Arezzo e un’altra di 18 divisa in due parti, che alla fine si è rivelata decisiva. La squadra si era votata alla mia causa e nella salita principale ho provato a fare selezione così siamo rimasti in una decina. Alla fine della discesa è partito Iacchi, al quale ci siamo accodati io e Menegotto. Ero solo contro due, ho dovuto rintuzzare ogni attacco, poi in volata ho saltato il primo e scongiurato il tentativo di rimonta del secondo».

Meris GPM Casentino 2022
Il passaggio al GPM: Meris è primo e ha già fatto selezione, ma i Qhubeka sono in agguato (foto Valerio Pagni)
Meris GPM Casentino 2022
Il passaggio al GPM: Meris è primo e ha già fatto selezione, ma i Qhubeka sono in agguato (foto Valerio Pagni)
Partendo dal tuo racconto e da quanto hai fatto nel corso della stagione, ti si può considerare uno scalatore?

Io vorrei essere un corridore completo, competitivo su tutti i terreni, ma certamente in salita mi trovo meglio. Si è visto anche al Giro Under 23, non solo nella tappa che ho chiuso al secondo posto. So però che devo migliorare ancora molto, soprattutto nelle salite più lunghe, quelle dove lo sforzo si protrae e bisogna saper dosare le energie, mentre invece sugli strappi brevi sono già in grado di fare la differenza. Io però voglio essere competitivo dappertutto.

Le squadre professionistiche cercano prevalentemente specialisti, potrebbe quindi essere quella una soluzione per il tuo futuro?

Io lo spero, ma come detto devo ancora lavorare molto e il Giro in tal senso è stato molto istruttivo. Le caratteristiche sono sicuramente quelle, ma devo dimostrare il mio valore nel tempo. Io comunque ce la metto tutta.

Meris Casentino 2022
La volata vincente di Meris in rimonta su Menegotto all’estrema sinistra (foto Valerio Pagni)
La volata vincente di Meris in rimonta su Menegotto all’estrema sinistra (foto Valerio Pagni)
Come è nata questa tua passione?

Non poteva essere altrimenti considerando che ho due fratelli più grandi che correvano e mi hanno contagiato subito, tanto che ho cominciato a gareggiare già da G1. I risultati arrivavano e mi instillavano la voglia di provarci sempre di più, sognavo di essere Nibali o Contador, i miei idoli del tempo. Ora mi piacciono i corridori che fanno spettacolo e vincono dappertutto, come Van Aert, completamente diversi da quelli di allora.

La tua stagione, partendo dal prestigioso secondo posto di tappa al Giro, è stata finora molto positiva, colpisce però il fatto che tu non abbia ancora avuto un’occasione per vestire la maglia azzurra. Con il cittì Amadori hai avuto contatti?

Ci siamo scambiati qualche battuta, soprattutto al Giro d’Italia, ma finora non è ancora arrivata quella benedetta convocazione. Non voglio però che sembri una lamentela, sono io il primo a dire che in molte occasioni ho sbagliato qualcosa, non mi sono mosso bene e devo lavorare molto dal punto di vista tattico. La vittoria di sabato è un buon punto di partenza in tal senso perché la gara si era messa in maniera difficile. Spero che da lì possa mostrare una buona continuità.

Meris Corsalone 2022
Meris, qui sul podio di Corsalone, è nato a Gorle (BG) il 10 marzo 2001 (foto Valerio Pagni)
Meris Corsalone 2022
Meris, qui sul podio di Corsalone, è nato a Gorle (BG) il 10 marzo 2001 (foto Valerio Pagni)
Al di là delle tue vittorie nelle gare d’un giorno, sembri avere caratteristiche più adatte per le gare a tappe…

Penso anch’io che possano essere un giusto approdo per me, anche al Giro mi sono accorto che andavo sempre meglio ogni giorno che passava, mentre altri cominciavano ad accusare la fatica. Ho chiuso 17° ed è una buona posizione vista la concorrenza, ma si può fare meglio. Credo comunque di essere adatto per quel tipo di gare.

Prossimi appuntamenti?

Intanto il Giro del Friuli dove appunto voglio mettermi alla prova cercando di puntare alla classifica, poi tutte le classiche italiane fino al Piccolo Lombardia, gara alla quale tengo particolarmente perché so essere durissima e spettacolare, chi emerge lì non è un corridore qualsiasi.

Meris Albola 2022
Prima del Casentino, Meris si era aggiudicato il Trofeo Castello di Albola ad aprile
Meris Albola 2022
Prima del Casentino, Meris si era aggiudicato il Trofeo Castello di Albola ad aprile
Che idee ti sei fatto per la prossima stagione, potresti cambiare squadra?

No, ho già il contratto con la Colpack Ballan, penso che il prossimo anno sarà decisivo per il mio futuro, per raccogliere quanto seminato se continuerò a lavorare bene. Lo scorso anno avevo ancora la scuola perché avevo perso un anno, quindi non mi ero potuto concentrare completamente sulla mia attività. Quest’anno la differenza si è già vista e voglio che si veda ancora di più nel 2023, magari per coronare il mio sogno: vestire la maglia azzurra. Ma devo meritarmela…

A Peveragno è ciclismo champagne. Attacco in blocco “degli Fdj”

16.06.2022
6 min
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«Ciclismo champagne», dice Lorenzo Germani al suo massaggiatore appena conclusa la tappa. Il corridore della Equipe Continental Groupama-FDJ in qualche modo ha ragione. Anche se non hanno vinto. Anche se la Busca-Peveragno si è conclusa con un niente di fatto, sono stati i protagonisti della corsa (in apertura, foto Isola Press).

Il caldo è opprimente in questo spicchio di Piemonte. La tappa ha vissuto sul bellissimo e affascinante attacco della squadra francese. Ma alla fine l’ha spuntata il belga Gil Gelders. Il biondino della Bingoal Pauwels Sauces WB Development ha preceduto di un soffio Sergio Meris. Bravissimo, anche per la grinta mostrata.

Beffa belga per Meris

Il ragazzo della Colpack-Ballan dopo l’arrivo dava pugni sul manubrio. Uno sfogo del momento. Pochi istanti dopo, infatti, era di nuovo lucido. E tutto sommato anche soddisfatto.

«Siamo andati via sulla salita finale del circuito – ha detto Meris – Ho chiuso su tutti e nel finale, proprio negli ultimi dieci metri mi sono mancate le gambe. Peccato davvero. Va bene così, ma un primo posto sarebbe stato decisamente meglio».

Chi fa festa invece è Gil Gelders. Sull’arrivo ci sono sua mamma ed altri parenti. Sono venuti sin dai sobborghi ad ovest di Bruxelles, dove vivono, per vedere il loro ragazzo. E lui non li ha delusi.

«Non conoscevo la tappa – dice l’atleta belga – Ho studiato l’altimetria e sapevo che se avessi retto la prima salita, o comunque non fossi rimasto dietro dopo la discesa, poi poteva essere un buon percorso per me».

«Io non sono un velocista e neanche uno scalatore. Ho spinto molto nel finale ed è andata bene. Ma proprio per un soffio. Se passerò pro’? La Bingoal ha anche la professional, ma ancora non lo so. Per ora non è previsto».

Sull’arrivo di Peveragno Gelders precede Meris (a sinistra) e Dalby (foto Isola-Press)
Sull’arrivo di Peveragno Gelders precede Meris (a sinistra) e Dalby (foto Isola-Press)

Applausi alla Groupama 

Ma la quinta tappa del Giro d’Italia U23 ha vissuto sull’attacco della Groupama-Fdj. Gannat, il diesse dei francesi, è stato di parola verso Peveragno. 

«Il Giro non è finito – ci aveva detto qualche giorno fa – c’è il Fauniera, ma ci sono anche delle discese». E così hanno fatto. E lo avevamo detto: la squadra francese covava sorniona.

Martinez sta mostrando un coraggio importante. Magari correrà senza criterio visto da fuori, ma essendo uno scalatore se non attacca sul Mortirolo o sulla salita del Santuario di Valmala come oggi, dove dovrebbe attaccare? Il percorso è questo e sfrutta ogni occasione. Restare a ruota a cosa avrebbe portato? Qualche energia risparmiata, ma anche Leo Hayter ha dovuto spingere, per chiudere, e i suoi nervi non se la sono passata liscia.

Va detto infatti che Martinez aveva allungato sulla salita, prendendo tra l’altro i punti per il Gpm e ritornando in testa alla classifica della maglia blu. E poi allo scollinamento Thompson, Germani e Gregoire avevano preso in testa la discesa. E alla fine erano in quattro su cinque davanti. 

Tattica suicida

«Oggi abbiamo provato una tattica suicida – spiega Lorenzo Germani sull’arrivo di Peveragno – però alla fine era una delle poche soluzioni possibili da qua a sabato pomeriggio, a Pinerolo. 

«Ci abbiamo provato. Il vantaggio era arrivato anche ad essere buono, abbiamo sfiorato i 3′, e quindi abbiamo continuato e continuato ancora a spingere».

«Di sicuro era meglio se ci fosse stato qualche altro ragazzo con noi. Invece eravamo solo in sei (oltre a loro quattro anche Lorenzo Milesi e Felix Engelhardt, ndr). Magari un Lotto-Soudal…».

Eh già, perché la fortuna di Leo Hayter oggi è stata tutta nel fatto che tra quei fuggitivi non ci fosse Van Eetvelt, terzo in classifica. Quindi i belgi non solo hanno aiutato la Hagens Berman Axeon, ma si sono sobbarcati la maggior parte del lavoro.

«Non possiamo avere recriminazioni – continua Germani – noi ci abbiamo provato. Ed era giusto così. Abbiamo preso la discesa davanti e io l’ho fatta “a blocco”. Avevo gli altri dietro. Quando sono arrivato in fondo, mi sono girato, ho visto che eravamo in cinque. Abbiamo ripreso Lenny (stavolta sapientemente fermato dall’ammiraglia, ndr) e abbiamo detto: ormai andiamo!

«Abbiamo capito che Leo non è fortissimo in discesa quindi abbiamo deciso di provare lì. Semplicemente eravamo troppo lontani dall’arrivo».

Testa a domani

«Nel finale – continua Germani – ci ho provato anche da solo. Ho preso qualche metro, ma ho visto che da dietro non mi lasciavano spazio e stavano rientrando. Così li ho aspettati e ci hanno ripreso all’ultimo Giro. Sull’ultimo strappo ho portato Romain (Gregoire, ndr) davanti e poi ho mollato. Sono venuto all’arrivo facile, facile…».

E questo la dice lunga sulla mentalità di Lorenzo e della sua squadra. Non si spreca un’energia in più del necessario. E anche Lenny Martinez è stato tra i primi a mollare. Segno che, saltata l’operazione ribaltamento, già pensavano a domani.

Gannat si è fatto bene i suoi conti. Sa che la frazione di domani è perfetta per il suo scalatore. Tappa breve, esplosiva, salita lunga e pendente: ideale per un crossista come Martinez.

Se Hayter dovesse andare in crisi potrebbe perdere molti minuti. Ci si aspetta una scalata prossima ai 70′-75′. Il distacco di Martinez è di 7’11”. Significa salire il 10% più veloce dei suoi rivali. Difficile, ma non impossibile su quelle pendenze.

In questo modo la Groupama-Fdj avrebbe due carte da giocare. Con Gregoire che inizialmente potrebbe stare a ruota. Ancora una volta pertanto l’ago della bilancia potrebbe essere la Lotto-Soudal con Van Eetvelt.

Sono congetture, è vero, ma “congetture ponderate”, che si basano anche sulle dichiarazioni dei diesse raccolte in questi giorni. Alla fine conteranno solo le gambe. Una salita come il Fauniera non lascia spazio ad altro. Tra 24 ore lo sapremo.