Tiberi e la sua Scultura: un test davvero speciale

29.11.2023
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Antonio Tiberi racconta la Merida Scultura con cui corre dal primo giugno. Il telaio più piccolo per leggerezza e compattezza. Tre tipi di ruote diverse per tre comportamenti ben distinti. La facilità nella guida in discesa. La rigidità e l'aerodinamica nei rilanci. I rapporti Shimano al confronto con gli Sram lasciati alla Trek. La sella Prologo. Una giornata in bici con il laziale del Team Bahrain Victorious.

GAVIGNANO – Antonio Tiberi al Team Bahrain Victorious c’è arrivato a giugno. La prima parte dell’anno, incluso qualche piazzamento interessante, l’aveva fatta con la Trek-Segafredo, che ancora non era diventata Lidl. Così quando si è trattato di infilarsi nella nuova maglia, il laziale ha dovuto cancellare ogni cosa e ripartire da zero. Un altro preparatore. Altri compagni. Altro abbigliamento. E un’altra bicicletta. Proprio per questo siamo venuti in questo angolo della provincia più a sud di Roma, ancora baciato da un tiepido sole, per seguire Antonio durante uno dei primi allenamenti e farci raccontare il passaggio alla nuova bici.

Un caffè preparato da suo padre Paolo, un pezzetto di crostata fatta in casa e fuori il verde dell’azienda agricola di famiglia sono lo sfondo del mattino in attesa che Antonio finisca di prepararsi. Il ritiro di Altea è ormai imminente c’è bisogno di alzare i giri del motore, come ha già spiegato Bartoli che ha iniziato ad allenarlo a stagione iniziata.

Tiberi corre con la Merida Scultura. Solo raramente ha pedalato sulla Reacto
Tiberi corre con la Merida Scultura. Solo raramente ha pedalato sulla Reacto

Viaggio in Slovenia

«Ho preso in mano questa bici per la prima volta alla vigilia del Giro di Svizzera – racconta Tiberi – quando ormai era confermato che sarei passato con la nuova squadra. Sono andato a ritirare tutto il materiale nei loro magazzini in Slovenia. Ho portato a casa sia la Scultura che la bici da cronometro e ho cominciato a usarle».

La dotazione della Bahrain Victorious prevede una doppia scelta per le bici da strada: la Scultura, appunto, e la Reacto. Sarà così anche per il prossimo anno, anche se molto probabilmente cambierà la grafica della bici, che sarà più in linea con quella già sfoggiata al Tour de France. La nuova versione della Scultura in realtà ha mutuato dalla aerodinamica Reacto più di qualche accorgimento geometrico, che la rende molto veloce mantenendo il comfort, pur trattandosi della bici più leggera.

Al Lombardia, ruote da 45 e grande velocità: in discesa la Scultura piega davvero tanto
Al Lombardia, ruote da 45 e grande velocità: in discesa la Scultura piega davvero tanto
Quanto tempo ti è servito per abituarti alla nuova bici?

Più o meno una settimana. Le differenza tra una e l’altra si notano abbastanza, soprattutto al primo impatto. Quando sono salito, la prima cosa che ho notato è stata la risposta della bici, la rigidità. La Scultura è molto reattiva. E pur essendo una bici prettamente da salita, è molto maneggevole nelle varie situazioni di gara. E’ molto comoda, aspetto fondamentale per gare che superano i 200 chilometri.

Quanto leggera e quanto rigida?

Si cerca di stare sempre intorno al limite di 6,8 chili. Ormai ci sono abituato, ma in quei primi giorni l’aspetto che ho notato di più è stata la rigidità in pianura, che agevola anche nelle fasi più aggressive della gara, quando ci sono scatti e rilanci. E la rigidità aiuta anche in discesa. A me piace avere una bici molto reattiva che si piega abbastanza facilmente. I primi giorni ho dovuto prenderci la mano, ma ora mi trovo bene. In discesa si fa guidare, è anche divertente.

E’ stato facile trovare la posizione oppure hai dovuto fare tanti aggiustamenti?

Non ho avuto difficoltà, anche perché mi adatto abbastanza facilmente, grazie alla mia elasticità. Ho dedicato una giornata al posizionamento e di lì a una settimana sono stato completamente a mio agio.

La bici cambia tanto utilizzando ruote diverse?

Abbastanza, la risposta è diversa. Con ruote a profilo basso, la bici è molto più rapida nei cambi di direzione. Più facile, ma anche più delicata: bisogna essere un po’ più accorti nei movimenti bruschi. Con ruote a profilo alto, è molto più fluida anche se leggermente più lenta nei movimenti. Cambiamo le ruote in base ai percorsi della gara.

Ad esempio?

Durante una corsa a tappe, se c’è un giorno di pianura, solitamente usiamo tutti l’alto profilo. Ci sono alcuni corridori che preferiscono cambiare addirittura la bici, passando alla Reacto, che è quella più aerodinamica. Io invece mi trovo bene con questa in tutte le occasioni e preferisco aggiustarmi solamente con le ruote. Quindi magari su percorsi ondulati, utilizzo ruote medie con profilo da 45. Nelle tappe completamente di pianura, profilo da 60. E nelle tappe di salita, profilo da 30.

Pneumatici tubeless o tubolari?

Ormai corriamo quasi esclusivamente con i tubeless che, in base ai vari studi che sono stati fatti, sono molto più performanti. Anche in caso di foratura, permettono di fare qualche centinaio di metri in più prima di cambiare la ruota. Mi è capitato di aver bucato e di non essermene accorto, perché il liquido aveva riparato il buco. Ho cambiato la ruota appena possibile e nelle condizioni migliori di corsa.

Guarnitura Shimano Dura Ace (40-54) con misuratore di potenza integrato
Guarnitura Shimano Dura Ace (40-54) con misuratore di potenza integrato
Sulla Trek utilizzavi il gruppo Sram, con rapporti diversi rispetto allo Shimano di adesso. Come è stato inizialmente?

La differenza l’ho sentita. Utilizzo il 54×11 come massimo rapporto, ma volendo si può personalizzare la scelta. In gara, anche in base ai percorsi, possiamo decidere se montare un 56 o un 53 e dietro anche il 33 per salite veramente al limite o magari soltanto un 30. Davanti invece uso un 40. La differenza rispetto a prima è che Sram dietro ha il pignone da 10, mentre su Shimano abbiamo l’11. E’ soltanto un dente, però la differenza si sente veramente, soprattutto nelle fasi veloci di gara o in discesa.

Da cosa te ne accorgi?

Ho notato che con Shimano le pedalate sono più alte e bisogna aggiustarsi con i denti delle corone davanti, puntando su qualcosa di più grande. Come dicevo, qualche volta ho montato anche il 56. Non ho trovato invece differenze nei freni: vanno bene entrambi.

Torniamo alla bici in gara: non prendi la Reacto perché anche la Scultura è una bici veloce?

Mi sono trovato bene su ogni percorso. E’ molto reattiva in situazioni di scatti e contro scatti. In salita è leggera e in discesa si piega bene. In un’occasione ho provato anche la Reacto in pianura e devo dire che la differenza si sente. Però cambia anche la geometria ed è molto più rigida, quindi anche meno comoda. Perciò in una gara a tappe preferisco usare sempre la stessa, in modo da non cambiare tanto la posizione e non stressare troppo il fisico passando su una bici più rigida.

Prime uscite di stagione per il laziale: nel giorno del nostro incontro, due ore con due salite al medio
Prime uscite di stagione per il laziale: nel giorno del nostro incontro, due ore con due salite al medio
Hai un bel fuorisella: gusto estetico o necessità tecnica?

Mi piace e mi ci trovo bene. Da sempre preferisco avere la bici con un telaio leggermente più piccolo, perché mi permette di essere più reattivo, oltre al fatto che il peso è leggermente più basso.

In base a cosa hai scelto la sella?

E’ la Scratch M5 di Prologo. L’ho scelta in base alla larghezza e alla forma ergonomica, che si adatta meglio alle ossa del mio bacino. Per fortuna non è troppo difficile passare da una sella all’altra (alla Trek-Segafredo, Tiberi utilizzava una sella Bontrager, ndr), perché pur cambiando marca, si riesce a trovare misure molto simili. Le forme non sono troppo diverse, ogni azienda fa svariati modelli, per cui è abbastanza agevole trovare la sella più adatta e simile alla precedente.

Fai da te gli interventi di manutenzione?

Quando sono a casa, qui dai miei oppure a San Marino, faccio da me, quando si tratta di dare una pulitina o magari lubrificarla e altri interventi semplici. Se invece si presenta un problema più grande, qualche malfunzionamento al cambio elettronico o al potenziometro, vado nel negozio più vicino dove so che trattano materiali Shimano.

Siamo pronti per partire. L’aria è più calda, sui Monti della Meta che sullo sfondo dividono il Lazio dall’Abruzzo e dal Molise, una prima spruzzata di neve oltre quota 2.000 fa capire che l’inverno è alle porte. L’allenamento di oggi prevede un paio di salite al medio. La prima, caro Tiberi, la farai tutta in favore di telecamera. Adesso sì che possiamo andare davvero.

Andrea Pusateri pedala con Merida: una partnership di… valore

24.11.2023
4 min
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REGGIO EMILIA – Il paraciclista friulano, Andrea Pusateri, friulano di Monfalcone di nascita ma monzese di adozione, si è recentemente unito al prestigioso gruppo di ambassador Merida. La sua nuova partnership con il colosso taiwanese produttore di biciclette si è concretizzata proprio presso la sede italiana Merida, a Reggio Emilia, dove Pusateri stesso ha avuto il privilegio di personalizzare e ritirare la sua Scultura. Questo autentico gioiello su due ruote sarà da oggi in avanti suo fedele compagno nelle imminenti sessioni di allenamento, in vista della preparazione per il grande obiettivo del 2024: la partecipazione alla Race Across Italy, un’avventura di ultracycling programmata per i primi di maggio.

Accompagnato da Simone Maltagliati, il nuovo responsabile marketing di Merida Italy, e da Paolo Fornaciari, CEO di Merida Italy, Andrea Pusateri ha potuto immergersi nella realtà aziendale, comprendendo direttamente la tecnologia innovativa e l’approccio distintivo del brand.

Da sinistra: Paolo Fornaciari, Andrea Pusateri e Simone Maltagliati
Da sinistra: Paolo Fornaciari, Andrea Pusateri e Simone Maltagliati

La bici è libertà

Parlando con bici.PRO, Andrea Pusateri ha condiviso il profondo legame che ha con la bicicletta, definendola la sua personale fonte di libertà.

«Pedalo da moltissimi anni – ha dichiarato con schietta passione – e la bicicletta è diventata parte integrante della mia vita. Dopo un grave incidente all’età di soli quattro anni, ho attraversato diverse esperienze sportive prima di abbracciare completamente la bici e dunque il ciclismo. Dal 2008, ho gareggiato nel paraciclismo, conseguendo vittorie e prestigiosi piazzamenti a livello nazionale e internazionale. Dieci titoli italiani, cinque podi in Coppa del mondo e altri successi hanno segnato il mio percorso.

«Nel 2013 – continua – ho avuto l’onore di entrare a far parte della Nazionale italiana, e l’anno successivo ho conquistato la mia prima vittoria internazionale a Schenkon, in Svizzera. Ma la mia determinazione è stata messa a dura prova nel 2015, quando durante un allenamento in provincia di Como, ho subito un grave incidente che mi ha lasciato in coma farmacologico per sette giorni. Nonostante questo brusco stop, sono riuscito a tornare alle gare e, in soli tre mesi, ho conquistato una medaglia d’oro in Coppa del Mondo a Maniago, in Italia. Sono proprio i momenti difficili che mi hanno reso più forte. Momenti che sSno diventati parte della mia storia, motivandomi a non arrendermi mai di fronte alle avversità».

“I limiti non esistono” il libro edito da Piemme è disponibile su Amazon
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Resilienza e perseveranza

Da parte sua, Simone Maltagliati ha colto l’occasione della visita di Pusateri in sede Merida Italy per sottolineare l’entusiasmo per il proseguimento della collaborazione con Andrea.

«Conosco Andrea da diversi anni, e sono estremamente felice di continuare questa splendida avventura insieme a lui, ora anche con Merida. Il suo straordinario impegno e la sua determinazione sono un vero esempio, invitandoci a non smettere mai di lottare di fronte alle sfide che la vita ci presenta. La storia di Andrea Pusateri è un inno alla resilienza umana e un’esemplificazione del potere della passione e della perseveranza nel superare ogni singolo ostacolo, ispirando chiunque incontri il suo cammino».

Merida

Natale si avvicina: ecco qualche idea regalo da Merida

28.11.2022
3 min
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Il Natale è in arrivo e nella sempre laboriosa scelta dei regali più adatti per le festività, la bicicletta rappresenta da sempre una soluzione ideale per tutti gli appassionati. Ma non solamente per loro. La bici aiuta a rimanere in movimento, strizza l’occhio al tema della sostenibilità ambientale (se usata al posto della macchina per brevi spostamenti quotidiani… ci “avvicina” decisamente alla natura) e piace sempre più ai ragazzi. 

Proprio per questi motivi, la filiale italiana di Merida – che da 50 anni produce biciclette davvero per tutte le esigenze – approfitta dello spunto delle prossime festività natalizie per rilanciare l’attenzione sulle proprie bici: ideali per incentivare uno stile di vita più sano e attivo, senza mai dimenticare l’estetica.

Un classico per la performance

Per i ciclisti più esigenti, Merida propone il “best seller” Scultura 8.000: una bici da corsa/performance, leggera e con un accentuato profilo aerodinamico, che si colloca al vertice della gamma proposta dallo stesso brand taiwanese. Realizzata con un telaio in carbonio CF3, della stessa geometria collaudata in gara del CF5 (circa 997 grammi nella taglia M) questa bicicletta risulta essere leggera ed estremamente reattiva. Altro dettaglio meritano i componenti: la Merida Scultura 8.000 monta il gruppo Shimano Ultegra Di2, ma è nei dettagli che si potrà apprezzare meglio questo gioiello, ad esempio per la tecnologia “Disc Cooler” che permette un rapido raffreddamento delle pastiglie dei freni a disco.

Questo è il modello eSPRESSO L 400 S EQ
Questo è il modello eSPRESSO L 400 S EQ

Per le donne e per i più piccoli

Tutte quelle donne che invece in città vogliono distinguersi con un mezzo di trasporto di tendenza per i propri spostamenti apprezzeranno senza dubbio la city e-bike eSPRESSO L 400 S EQ, assemblata attorno ad un telaio in alluminio a triplo spessore e provvista di una batteria interna da 504 Wh. Il manubrio alto, unitamente alla geometria compatta, rendono la posizione di guida su questa bicicletta più eretta ed estremamente confortevole, mentre il tubo orizzontale basso è detto ad “accesso facilitato”: un dettaglio utile per non interferire con gli outfit più femminili mentre si pedala. La eSPRESSO L 400 S EQ (disponibile in taglie dalla S alla XL) è dotata inoltre di parafanghi, portapacchi posteriore, cavalletto laterale, serratura e luci.

La proposta Merida rivolta i più piccoli si chiama invece Matts J24: una Mtb provvista di telaio in alluminio 6016, una lega leggera e resistente ottimizzata per peso e geometria. La bici ha pneumatici da 24″, per aumentare stabilità e aiutare i giovani bikers ad affrontare qualsiasi terreno in tutta sicurezza. La Matts J24 è dotata di ammortizzatore anteriore per rendere sempre più divertenti le escursioni di chi la pedala. Il disegno del telaio prevede un leggero abbassamento del baricentro, nella zona del movimento centrale, così da migliorare la manovrabilità dell’intera bicicletta.

Merida

Merida ed i cinquat’anni celebrati con una Scultura “limited”

27.07.2022
3 min
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Il brand taiwanese Merida taglia il traguardo dei primi cinquant’anni di attività. E proprio per festeggiare al meglio queste vere e proprie “nozze d’oro”, la sede italiana di Merida si appresta ad introdurre una “limited edition” del proprio modello Scultura, presentata in settembre.

Saranno 60 biciclette esclusive riservate ad un pubblico di autentici intenditori. 

La storia

La storia di Merida inizia nel 1970, anno i cui Ike Tseng, un giovane uomo d’affari di Taipei, si trova in viaggio per gli USA. Nel corso della trasferta, entrando in un negozio di biciclette, Tseng trova un cartello con un messaggio chiaro: “non si riparano biciclette fabbricate a Taiwan”. La ragione la spiega lo stesso titolare del punto vendita, adducendo alla scarsa qualità delle bici provenienti da quel paese… Superato lo sgomento per quella frase, e raccolto il guanto di sfida, Ike Tseng rientra in patria con l’intenzione di sfatare questo pregiudizio. Un paio di anni più tardi inaugura a Yuanlin, a ovest dell’isola di Taipei, Merida Industry Co. Ltd: un’azienda che sarebbe in poco tempo diventata uno dei principali produttori al mondo di biciclette.

Il nome scelto non è casuale, infatti Merida rappresenta una forma costruttiva delle tre sillabe “Me-Ri-Da” che nella lingua di Taiwan esprimono l’obiettivo dell’azienda di realizzare prodotti di alta qualità, per consentire a chiunque di raggiungere la propria destinazione nel modo più piacevole possibile.

Negli anni il brand ha accresciuto la propria fama: la produzione è sempre più concentrata a Taiwan, dove è possibile avere un controllo costante delle fasi di realizzazione. Lo sviluppo di nuove soluzioni ha come sede un laboratorio di proprietà in Germania, tra i più innovativi del comparto. I due gruppi di lavoro si muovono in sinergia nelle diverse fasi di progettazione di una bici. Per un designer o un ingegnere a Stoccarda c’è sempre una controparte a Taiwan che valuta l’implementazione delle proposte nel ciclo produttivo.

Una iniziativa italiana

Come anticipato, per celebrare al meglio il raggiungimento di questa importante ricorrenza, la sede italiana di Merida ha messo a punto una “limited edition” in appena sessanta esemplari del modello Scultura.

«Quello che tagliamo quest’anno – ha dichiarato Gianluca Bonanomi, il sales manager di Merida Italy – è un traguardo importantissimo. Cinquant’anni di attività sul mercato, vissuti da attori protagonisti, non è da tutti, e quello che come Italia faremo sarà di festeggiare questa ricorrenza attraverso una rielaborazione grafica del nostro modello iconico Scultura. Solo sessanta biciclette, rigorosamente numerate come solo le opere d’arte devono essere».

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