Vittoria e colpo di spugna: Moschetti riparte da Almeria

14.02.2023
5 min
Salva

Primo ad Almeria, alle sue spalle De Lie, Kristoff, Meeus e Nizzolo. Non è l’arrivo di un mondiale né di una grande classica, ma quando va a sedersi senza fiato vicino a un marciapiede, Moschetti ha lo sguardo felice di un bambino. La grande differenza rispetto alle vittorie precedenti è il colore della maglia. Non più Trek-Segafredo, bensì quella nuovissima e super tecnologica del Team Q36.5.

Seduto sulla strada dopo la vittoria, mentre intorno si scatena la gioia del nuovo Team Q36.5
Seduto sulla strada dopo la vittoria, mentre intorno si scatena la gioia del nuovo Team Q36.5

Cadute e risalite

Il lungo periodo con la squadra americana si è chiuso in modo insapore: un raffreddamento dei rapporti da parte del team che ha tolto il fuoco agli ultimi mesi. Ottimi rapporti con Guercilena da un lato, poi tutto il resto ad altra temperatura.

Finora nel… carnet di Matteo tra i professionisti c’era sempre stata una sola squadra, ad eccezione del 2018, quando andò nella Polartec-Kometa: continental spagnola di Basso e Contador (9 vittorie). Dal 2019 del passaggio nel WorldTour, il cammino del milanese ha visto 5 vittorie e una serie di infortuni che avrebbero piegato un cavallo da tiro. Non Moschetti, che a un certo punto si trovò addirittura a fare riabilitazione a Forlì, in casa di Fabrizio Borra, sfidando il lockdown e i primi assalti del Covid. Ogni volta è tornato e ha vinto. E così anche quest’anno, dopo un cambio di maglia che è stato anche un cambiamento di vita.

Lo scorso anno, prima vittoria di peso per Moschetti alla Valenciana, dopo due anni tra infortuni e risalite
Lo scorso anno, prima vittoria di peso per Moschetti alla Valenciana, dopo due anni tra infortuni e risalite
Che cosa significa cambiare squadra dopo quattro anni?

Sono passato nella Trek-Segafredo. In quattro anni conosci le persone, il materiale che rimane lo stesso ed evolve di anno in anno. Prendi delle abitudini, hai dei riferimenti. Poi di colpo cambia tutto. Per fortuna sono una persona che si ambienta in fretta. Non ho problemi nell’usare materiali diversi. La squadra è nuova e partire da zero non è facile, magari ci vorrà qualche mese perché tutto scorra nel modo più fluido, ma siamo sulla buona strada.

Come descriveresti il distacco dalla Trek?

Non ci siamo lasciati male, però l’anno scorso ho sentito una sorta di allontanamento, come se mancasse fiducia nei miei mezzi. E’ un lavoro, ci sta, ma alla fine è mancato il supporto che serve per fare bene e questo mi è dispiaciuto. Sarebbe stato meglio chiudere la stagione con una buona direzione, però è andata così.

Buone sensazioni al via da Almeria. Moschetti è pro’ dal 2019, ha 26 anni, è alto 1,79 e pesa 73 chili
Buone sensazioni al via da Almeria. Moschetti è pro’ dal 2019, ha 26 anni, è alto 1,79 e pesa 73 chili
Curiosamente ti ritrovi in squadra con Brambilla, rimasto male perché di fatto nel 2022 non ha più corso da metà agosto…

Lui è stato anche più sfortunato di me, però non conosco i dettagli. Nel mio caso hanno deciso di non tenermi, ma nel frattempo io ero sotto contratto, mi allenavo, però alle corse percepivo che non ci fossero fiducia e determinazione.

Hai cambiato squadra e hai risposto con una vittoria…

Anche l’anno scorso, al rientro dopo l’ennesimo infortunio, ho iniziato con una vittoria in Spagna, alla Valenciana. Quella fu una vittoria più prestigiosa dopo due anni difficili. Quella di Almeria è stata più una conferma a livello personale e un’emozione per la nuova squadra.

Che ambiente sta nascendo?

Finora è stato facile trovare l’intesa. Un conto è entrare in un gruppo già formato e affiatato, mentre questo è tutto nuovo. Ho corso un po’ con Brambilla, gli altri invece sono tutti da scoprire, ma ci stiamo riuscendo bene. Mi ricordo che quando arrivai alla Trek, quasi presi paura dal numero delle persone che c’era, più di un centinaio. La nostra realtà è più piccola, ma davvero ben organizzata.

Vuelta Valenciana, Moschetti in azione sulla Foil: bici aerodinamica in dotazione anche agli scalatori del team
Vuelta Valenciana, Moschetti in azione sulla Foil: bici aerodinamica in dotazione anche agli scalatori del team
Hai un tuo tecnico di riferimento?

Certo, come accade in tutte le squadre. Io per praticità sono con Missaglia, ma Douglas Ryder è molto presente. Da quello che sento, è stata mantenuta l’impostazione che avevano al Team Qhubeka due anni fa, anche nella preparazione. Io ad esempio lavoro con Mattia Michelusi, allenatore interno al team.

Cambiare preparatore è più difficile rispetto al cambiare squadra?

Anche questo è stato un passaggio. Alla fine i lavori sono quelli, cambia però il modo di fare le cose, perché ogni preparatore mette la sua impronta e il suo modo di ragionare. Nei dettagli riconosci la firma. Il passaggio non è troppo faticoso da assorbire e anzi… alla fine diventa uno stimolo in più. Prima mi allenavo con Matteo Azzolini, con cui ho tenuto un ottimo rapporto e che invece è passato fra i preparatori della Trek. Però, cambiando squadra, ho trovato giusto seguirli anche per la preparazione.

Ad Almeria, alle spalle di Moschetti anche Arnaud De Lie, il giovane talento belga dello sprint
Ad Almeria, alle spalle di Moschetti anche Arnaud De Lie, il giovane talento belga dello sprint
Nuova squadra, nuovo allenatore e nuova bici…

Ero abituato bene con la Trek, ma devo dire che la nuova Scott Foil mi ha stupito. E’ molto veloce e leggera, tanto che alla fine la squadra ha deciso che useremo tutti questo modello. Ho trovato subito il giusto assetto in sella e avremo ruote Zipp diverse a seconda dei percorsi. Non l’ho mai pesata, ma credo che con le ruote da salita probabilmente non saremo a 6,8, anche perché con i freni a disco è dura, ma si resta intorno ai 7 chili. E considerato che è una bici aerodinamica, è proprio un bell’andare.

Il team porta il nome di un marchio di abbigliamento, che cosa te ne pare?

Onestamente sono rimasto veramente colpito dall’abbigliamento di Q36,5, più che altro per la qualità di tutta la linea d’abbigliamento. E poi ho avuto la fortuna di conoscere meglio Luigi Bergamo (titolare del marchio altoatesino, ndr) ed è stato veramente interessante scoprire la tecnologia e lo studio che c’è dietro ai materiali che utilizziamo. E poi sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla passione che mette nei suoi prodotti. Una cosa bella…

Prossime gare?

Kuurne-Bruxelles-Kuurne, ma forse c’è la possibilità di fare il Tour des Alpes Maritimes et du Var, che comincia il 17 febbraio e in cui dovrei essere riserva. Si deciderà a brevissimo.

La gioia del Giro e il debutto al Tour. La calda estate di Dainese

29.06.2022
4 min
Salva

Subito dopo la fine del Giro d’Italia e poco prima di correre quello del Belgio, ad Alberto Dainese hanno detto che avrebbe corso anche il Tour de France. Per il padovano di 24 anni, che l’anno scorso fu fatto debuttare alla Vuelta al secondo anno nella WorldTour, si tratta di una bella accelerazione.

«L’idea era venuta già alla fine del Giro – dice – ma certo è tutto un’incognita. La forma c’è, ma se non ho recuperato bene, il rischio è che dopo una settimana io possa calare. Vedremo, ormai ci siamo…».

Copenhagen ha accolto il Tour con uno sventolio di bandierine gialle e altre dei colori di tutte le maglie. Vedere bici nelle strade non è una notizia, vedere la Grand Depart del Tour de France è un’altra storia per la città che nel 2011 ospitò i mondiali vinti da Cavendish, rimasto a casa. Un velocista in meno con cui fare i conti, si potrebbe pensare parlando con Dainese, anche se il Tour è più grande dei suoi campioni e le difficoltà vengono dal suo ecosistema e non tanto dai pesci che vi nuotano dentro.

Copenhagen si è tinta dei colori del Tour. Stasera presentazione dei team, venerdì la crono e via…
Copenhagen si è tinta dei colori del Tour. Stasera presentazione dei team, venerdì la crono e via…
Come è andato il Giro?

Rispetto alla Vuelta è stato più facile da gestire. Il gruppetto si formava con una logica e non c’era da diventare matti. Poi chiaramente dipende dalla condizione. Se hai gamba e riesci a non staccarti subito nei tapponi, allora gestisci bene. E io non ho mai avuto una vera crisi, per cui sono uscito stanco, ma non a pezzi.

Aver vinto una tappa cambia la consapevolezza?

Più che altro ti fa pensare che se ce l’hai fatta una volta, puoi riprovarci. Sarebbe stato bello anche vincere a Treviso, la tappa di casa, però me ne sono fatto presto una ragione.

La vittoria di Reggio Emilia ha dato a Dainese la percezione di poterlo fare ancora
La vittoria di Reggio Emilia ha dato a Dainese la percezione di poterlo fare ancora
Che cosa hai fatto dopo l’ultima crono?

Cinque giorni senza bici. Poi l’ho ripresa per uscite al massimo di un’ora e mezza. Il ritmo gara l’ho ripreso al Giro del Belgio (15-19 giugno, ndr) perché le ore le avevo dal Giro. In questi casi non devi fare poco, ma neanche troppo poco.

Che vigilia stai vivendo, come al Giro o il Tour ha un altro respiro?

Un po’ di tensione c’è. Per adesso non la sento così tanto, ma immagino che dopo la crono e alla vigilia della prima volata, sarà diverso. La vigilia è quella, senti più pressione, ma l’organizzazione di squadra è la stessa.

Dopo il Giro d’Italia, ecco quello del Belgio, con il 6° posto nella 2ª tappa vinta da Philipsen. Alberto a sinistra
Dopo il Giro d’Italia, ecco quello del Belgio, con il 6° posto nella 2ª tappa vinta da Philipsen
Il Tour è notoriamente il banco di prova dei velocisti più forti.

La pressione viene anche da questo. Le prime tappe saranno super nervose, perché tutti vogliono stare davanti. Il mio obiettivo è sopravvivere alla prima settimana e poi provare a fare qualcosa.

Avrai un treno o un ultimo uomo dedicato?

Dovrebbero esserci Nils Eekhoff e John Degenkolb, sicuramente meglio che al Giro, ma è anche molto più alto il livello del Tour.

Proprio oggi i corridori della DSM hanno avuto in prova la nuova Scott Foil RC (foto Team DSM)
Proprio oggi i corridori della DSM hanno avuto in prova la nuova Scott Foil RC (foto Team DSM)
Hai provato la nuova bici, che abbiamo presentato proprio oggi: che effetto ti ha fatto?

La Scott Foil RC è tanto reattiva, si sente che scorre. Ce l’hanno consegnata da poco, dovrò abituarmi in fretta. Normalmente uso ruote da 50 per tubolari, con cui mi trovo molto bene. Ne avevamo già parlato al Giro. Sarà anche solo un fatto mentale, ma le sento più maneggevoli nei rilanci e scappano meglio dalle curve. Gli esperti dicono che con le 60 andrei meglio e infatti comincerò con quelle. Faremo la prova per le prime tappe, anche perché non dovrebbe esserci troppo vento. E poi semmai proverò a cambiarle di nuovo…