BERGAMO – Al Tour non sarebbe successo: qualcuno ne è certo, qualcuno se lo chiede. Anche la corsa francese nel 2019 fu fermata sull’Iseran. Nella discesa che portava a Tignes, una grandinata provocò una slavina un’ora prima che passasse il gruppo. Bernal vinse sulla cima e prese la maglia gialla. Lo stesso fece il Giro nel 1996, quando in fretta e furia piazzò il traguardo ai piedi del Colle dell’Agnello, a causa delle slavine cadute sul valico. La corsa non arrivò a Briançon ma a Chianale, con vittoria di Pascal Richard. Le emergenze le gestiamo bene anche noi e altrettanto bene le creiamo.
Corridori spaccati
A Crans Montana i corridori hanno rivendicato la possibilità di decidere quando correre e quando no, minacciando lo sciopero nel caso le loro richieste non fossero state accolte. La sera prima, fra gli hotel è circolato un sondaggio e la decisione di scioperare non era condivisa da tutti.
«Si era già cominciato ieri sera a parlare del maltempo e di possibili cambiamenti – ha detto Moscon, intervistato dalla RAI – di fare una tappa diversa da quello che era previsto. E’ vero che c’è il maltempo, è vero che siamo stanchi, ma non credo ci fossero le condizioni per accorciare la tappa. Per me si poteva correre, poi se qualcuno voleva fermarsi poteva farlo. Non ce l’ha ordinato il dottore di fare i ciclisti professionisti».
Lo sciopero minacciato
Eppure lo sciopero è stato minacciato: si voleva l’eliminazione della Croix de Coeur, data la presunta presenza di ghiaccio nella discesa. E il Giro cosa ha fatto? Per evitare grane ha tolto di mezzo il Gran San Bernardo e ha lasciato la Croix de Coeur: per coerenza, i corridori avrebbero dovuto rifiutare, invece hanno accettato. E allora il pericolo della discesa, che effettivamente era piuttosto malconcia?
Nessuno invoca il martirio, ma la differenza fra il ciclismo e i giochi che si svolgono su campi delimitati da righe è che le corse hanno come terreno la strada e come sfondo la natura. Anche se può sembrare cinico, scegliendo di essere corridori, gli uomini del gruppo hanno accettato di misurarsi con gli elementi. E quando vengono convocati per una corsa, accettano di seguirne il regolamento. Accade quando i team mandano indietro il bollettino. E il regolamento, a loro tutela, prevede anche la modifica o la cancellazione di una tappa. Purché ce ne siano le condizioni.
Il regolamento del Giro
Il regolamento del Giro ormai non te lo danno più. Una volta se ne stampava una copia per ciascun giornalista, salvo che pochi lo sfogliavano e finiva nei cestini. Così adesso (giustamente) devi chiederlo. Leggere la riscrittura della tappa di Crans Montana alla luce del regolamento è un utile esercizio.
«Nel caso si verificassero situazioni particolari tali da pregiudicare le condizioni di sicurezza o da falsare il regolare svolgimento e il conseguente risultato tecnico della corsa – recita l’Articolo 3 – il Direttore del Giro, d’intesa con il Presidente dei Commissari, sentiti i pareri del Delegato Tecnico UCI, del Rappresentante CPA e della Commissione Tecnica della LCP, può in qualsiasi momento, decidere di modificare il percorso di una tappa.
«Inoltre il Direttore del Giro, in applicazione dell’art. UCI 2.2.029 bis potrebbe convocare le parti interessate referenti del “protocollo in caso di condizioni meteorologiche estreme e di sicurezza dei corridori”. In tale situazione le decisioni possono essere prese e/o confermate il mattino della tappa».
Il meteo estremo
Da regolamento Uci (allegato B all’articolo UCI 2.2.029) il protocollo per condizioni climatiche estreme va messo in atto in caso di pioggia gelata, accumulo di neve sulla carreggiata, forte vento, temperature estreme, scarsa visibilità, inquinamento atmosferico. All’elenco mancano dei riferimenti più precisi di temperatura, velocità del vento e visibilità e ciò rende arbitraria l’applicazione della norma. In ogni caso quel giorno non c’erano i margini per farlo.
Se da un lato le app di previsioni meteo utilizzate dalle squadre annunciavano fulmini e saette, dalla cima dei monti il report degli uomini di RCS Sport mostrava una realtà completamente diversa: allora perché il Giro si è piegato?
Il diritto di sciopero
Lo sciopero è un diritto. Questa volta è stato usato come strumento di pressione, conseguenza di giorni di corse sotto la pioggia e con temperature basse. E ancora una volta, dopo la magra figura, si sono lette le scuse da parte di chi lo ha guidato, trincerandosi dietro l’obbligo di assecondare le richieste dei corridori.
«Col senno di poi – ha dichiarato Cristian Salvato, presidente dell’Accpi e delegato del CPA – possiamo dire che il brutto tempo non c’è stato. Le affidabilissime app dei gruppi sportivi hanno sbagliato, perché tutte prevedevano cattivo tempo. Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi prima di tutto, ma anche all’organizzazione. In alta montagna il tempo cambia molto facilmente. Per fortuna questa volta è cambiato in meglio, ma ci sono state anche occasioni in cui l’organizzazione non aveva fatto nulla poi è cambiato in peggio, come anche al Gran Camino quest’anno».
Le scuse bastano?
L’articolo 5 del regolamento del Giro dice che «tutti i corridori partecipanti hanno il diritto, nel rispetto dei regolamenti vigenti, di concorrere a tutte le classifiche di tappa, generale e speciali, previste dal programma della gara.
«Pertanto sono tenuti a una condotta di gara responsabile e ad astenersi dal promuovere o aderire a manifestazioni collettive che abbiano tanto il carattere di accordi fraudolenti a danno di altri concorrenti quanto il significato di protesta nei confronti dell’Ente Organizzatore, dei Commissari o comunque di altre persone ufficiali al seguito».
Quando il Giro fu fermato nella famigerata Morbegno-Asti del 2020, lo stesso direttore del Giro usò parole dure. «E’ stata una decisione che abbiamo subito – disse Vegni – inaccettabile. Adesso pensiamo ad arrivare fino a Milano. Poi, quando saremo a bocce ferme, di certo qualcuno pagherà anche questo».
Chi pagò e come? Nel giorno di Crans Montana, il regolamento del Giro d’Italia è stato violato nuovamente. Mauro Vegni e i suoi uomini hanno accettato nuovamente le scuse, il Tour non lo avrebbe fatto. Qualcuno ne è certo, qualcuno se lo chiede…