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Specialized Recon ADV, nuovo standard per lo sterrato

27.03.2023
3 min
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Le nuove scarpe Recon ADV rappresentano un passo avanti nel mondo offroad e gravel. Performance e comfort sono stati studiati parallelamente per dare alla luce a questa nuova calzatura firmata Specialized. La stabilità e un’estetica accattivante sono altre due caratteristiche fondanti di questo modello pronto a creare un nuovo standard per lo sterrato, qualunque sia il livello di utilizzo. 

La chiusura con i lacci permette una fasciatura ottimale del piede
La chiusura con i lacci permette una fasciatura ottimale del piede

Fatta per stupire

Quando si parla di fuoristrada, gli stress e le sfide che una scarpa deve superare sono innumerevoli. Per questa Recon ADV gli ingegneri Specialized si sono concentrati su più asset prestazionali e rivolti al comfort. La scarpa è stata costruita con la tecnologia Body Geometry, che garantisce un supporto varo, un arco longitudinale e un bottone metatarsale per un allineamento efficiente e confortevole di ginocchia e piedi durante la pedalata. 

Una calzatura progettata per il ciclista che ama l’avventura e la scoperta sui sentieri sterrati. Un perfetto equilibrio tra stile e prestazioni, offrendo una pedalata fluida e confortevole, senza compromessi sulla sicurezza e sulla resistenza. Innovazione e alta qualità sono al servizio del ciclista più audace che si spinge oltre i limiti della strada asfaltata.

La gomma SlipNot della suola fornisce una trazione ottimale
La gomma SlipNot della suola fornisce una trazione ottimale

Cura dei dettagli

Ogni millimetro cubo di questa Recon ADV è stato curato nei minimi dettagli e per nulla lasciato al caso. A partire dalla tomaia perforata al laser con un supporto in microfibra per una migliore gestione dell’umidità e una sensazione di morbidezza. Segue la tecnologia STRIDE toe-flex che consente una maggiore flessione della punta del piede per le pendenze più ripide e una migliore camminabilità quando non si pedala. La protezione in TPU garantisce sicurezza su terreni accidentati e dagli agenti esterni in base allo stress a cui è sottoposta. 

La suola in gomma SlipNot è ottimizzata per la trazione su ghiaia e favorisce una migliore sensazione mentre si cammina. Salire e scendere non diventa un impedimento ma uno segmento che fa parte della performance. Disponibili anche gli spessori aggiuntivi da 3 mm, 6 mm e 9 mm per compensare la lunghezza delle gambe e per le tacchette.

Disponibile nelle taglie da 36 a 49 con mezze misure da 38.5 a 45.5. I colori disponibili sono tre: nera, Taupe/Dark Moss Green/Fiery Red/Purple Orchid e Dusk/Purple Orchid/Limestone. Il prezzo consultabile sul sito è di 220 euro. 

Specialized

Dino Signori: una storia d’amore e dedizione

04.03.2023
4 min
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Dino Signori, fondatore del marchio Sidi, è nato a Maser nel 1936, la sua è una vita dedicata al ciclismo e alle calzature sportive. Ora ha ottantasette anni e, nonostante siano passati più di sessant’anni dalla nascita di Sidi (dal 2022 controllata da Italmobiliare), ha ancora la voce che trema quando parla della sua azienda. 

Raggiungiamo il signor Dino al telefono di casa, sono le 9,30 e lui è già sveglio da almeno quattro ore. «Mi sono sempre alzato presto nella mia vita – racconta Signori, in apertura con Vincenzo Nibali – e ho mantenuto questo ritmo anche in pensione. Quando uno nasce in un modo è difficile modificare le proprie abitudini».

Dino Signori nel suo regno: Sidi, l’azienda che ha guidato per oltre 60 anni
Dino Signori nel suo regno: Sidi, l’azienda che ha guidato per oltre 60 anni

La nascita

L’intervista ha l’intento di ripercorrere insieme a Dino Signori gli anni di Sidi, dalla fondazione fino ad oggi. Tra le sue mani sono passate le scarpe di quasi tutti i corridori del mondo del ciclismo, campioni del passato e del presente

«Modestamente parlando – dice dopo un sospiro – tutti i corridori hanno adoperato le scarpe Sidi, questo vuol dire che ho fatto qualcosa di giusto. Una mano me l’ha data il fatto di aver corso anche io in bicicletta, negli anni ‘50. Sarei potuto passare professionista, ma ero l’unico che lavorava in famiglia e non me la sono sentita di fare quel passo in più. Avevo paura che una caduta avrebbe potuto compromettere il lavoro in fabbrica. La mia fortuna, se così possiamo chiamarla, è che ho iniziato a lavorare davvero presto, a sette anni, e il lavoro mi ha dato modo di pensare molto. Mi ha dato l’esperienza giusta per fondare la mia azienda e farla diventare ciò che è oggi».

Le tacchette

Prima dell’avvento delle scarpe Sid,i i corridori non agganciavano i piedi alla bici con il consueto sgancio rapido, ma si usavano i puntapiedi e sotto la suola non mettevano nulla se non dei chiodi. 

«Era un sistema – racconta Signori – che non dava stabilità al piede. I corridori all’epoca mettevano sotto la scarpa due pezzi di cuoio e due chiodini, questo sistema però non permetteva modifiche e non dava mobilità. Non era raro che tanti ciclisti dopo qualche anno andassero in Francia per farsi operare di tendinite. Fui il primo a mettere la tacchetta mobile sotto la scarpa, così da poterla spostare in tutte le direzioni e trovare il giusto comfort. Uno di quelli che ha usato per primo questo sistema fu Moser, ma non dubito che molti corridori all’epoca usassero le scarpe Sidi, magari con sopra il nome di altri marchi. A me interessava poco sinceramente, io ero contento di aver fatto qualcosa che funzionasse e che potesse essere utile».

«Un giorno – riprende – un corridore americano venne da me alla partenza della Milano-Sanremo e mi disse che voleva usare le mie scarpe. Aveva un problema al metatarso ed io ero riuscito a sistemare la posizione del piede. Lui aveva un accordo con un altro marchio, così gli dissi che non mi interessava far vedere il logo Sidi, ma che lui stesse bene. Gli ho detto: “Io ti faccio le scarpe. Tu corri, vinci e noi siamo a posto”».

Eccolo in compagnia di Demare per celebrare la maglia ciclamino vinta dal francese al Giro d’Italia del 2022
Eccolo in compagnia di Demare per celebrare la maglia ciclamino vinta dal francese al Giro d’Italia del 2022

L’amore per il proprio lavoro

Nelle parole di Dino Signori si percepisce subito cosa ha mosso la sua intera vita e, di conseguenza, la propria azienda: l’amore. 

«Tanti anni fa – riprende a raccontare Signori – le cose erano molto più semplici. A me muoveva l’amore per il mio lavoro, mi piaceva tanto lavorare e non smettevo fino a quando non era tutto a posto. Questa, a mio modo di vedere, ha fatto la differenza: ero semplicemente contento nel vedere gli altri stare bene. L’idea delle tacchette o di tutte le altre soluzioni adoperate mi sono venute in mente perché semplici. Sono sempre stato dell’idea che una cosa la fai e non la molli fino a quando non funziona. Se si vuole lavorare bene bisogna farlo con la testa e con il cuore, non c’è altro modo. E’ così che sono riuscito ad andare avanti per così tanti anni curando personalmente le due sedi dell’azienda: quella di Maser e l’altra in Romania».

Scarpe più basse, posizione da rifare? L’esempio di Affini

17.01.2023
5 min
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La Jumbo-Visma quest’anno ha apportato diverse novità nel suo allestimento tecnico. Non solo è passata da Shimano a Sram, ma è intervenuta anche sul set pedali e scarpe, ora Nimbl. Questo nuovo mix ha inciso anche sulla posizione in sella degli atleti.

Le scarpe Nimbl hanno una conformazione particolare. Sono full carbon e soprattutto hanno una suola diversa, ben più bassa della media. E questo va a modificare, o quantomeno ad influenzare, le catene cinetiche dell’atleta, la sua messa in sella.

Affini durante le prove per la creazione della sua scarpa full carbon
Affini durante le prove per la creazione della sua scarpa full carbon

Spinta più diretta

Edoardo Affini già in tempi non sospetti ci parlò di quanto queste scarpe avrebbero inciso. E le sue parole hanno trovato riscontro nella realtà dopo i primi mesi di utilizzo.

«Alcuni di noi – racconta il mantovano – con la suola e i nuovi pedali si sono abbassati anche di 7 millimetri. Io devo ancora provare la soluzione definitiva delle scarpe, vale a dire quella senza adattatore. Quelle con l’alloggio specifico per l’attacco del pedale Wahoo (sviluppato sulla piattaforma SpeedPlay). Con questa soluzione infatti, in pratica sarà il pedale ad “entrare” nella scarpa.

«La sensazione in sella è effettivamente differente, ma anche molto soggettiva. In generale tutti ci troviamo bene e Nimbl lavora molto sul piano della personalizzazione. Sono sempre aperti e disponibili per le modifiche. Poi è chiaro che alcune problematiche potrebbero emergere con il passare del tempo. Penso per esempio a quando farà più caldo e si alzeranno le temperature nella scarpa, ma appunto ci servirà del tempo…».

Oggi si parla di ciclismo del millimetro e quando in ballo ce ne sono tanti come quei 7 millimetri di altezza sella, ne risente anche la posizione. 

«La sensazione in sella cambia – prosegue Affini – senti una spinta più diretta sul pedale. Hai proprio l’idea che ci sia una minore dispersione di forza. La spinta parte diretta da sotto al piede».

Rispetto allo scorso anno, Affini (qui nel 2022) si è abbassato di 4 millimetri con la sella. Ma gli interventi potrebbero non essere finiti
Per ora, rispetto allo scorso anno cui si riferisce la foto, Affini si è abbassato di 4 millimetri con la sella

Giù il baricentro

Ma in una catena cinetica, se si interviene su un punto e si vuol mantenere l’equilibrio, bisogna intervenire anche sugli altri punti, almeno quelli nevralgici. 

«Ci siamo abbassati anche con il manubrio – va avanti Affini – ognuno si è abbassato anche in base alla sua flessibilità e questo è un buon guadagno immagino. Non è uno stravolgimento, ma nel ciclismo dei marginal gains, quando metti tutto insieme…  conta anche quello.

«Nella maggior parte dei casi si è tolto uno spessore da 5 millimetri, che è un po’ la misura standard. Ma non è così matematico che se abbassi la sella, tu debba abbassare anche il manubrio. Te lo devi anche sentire perché se poi sei troppo chiuso, comprimi troppo gli angoli, magari hai problemi con i glutei, o con la schiena.

«Di certo ne guadagna la guida. In questo modo si abbassa un po’ il baricentro e in discesa soprattutto c’è più maneggevolezza».

I tecnici della Jumbo-Visma stanno lavorando da mesi sul nuovo set scarpe-pedali
I tecnici della Jumbo-Visma stanno lavorando da mesi sul nuovo set scarpe-pedali

Biomeccanica da rivedere

Edoardo Affini ci spiega tutto ciò dalla Spagna, dove è in ritiro con la sua squadra. E lì il “laboratorio è ancora aperto”. Insomma, lavori in corso.

Andando a toccare scarpe, pedali, altezza sella e altezza manubrio… va da sé che si riveda la biomeccanica. E c’è chi stando a cavallo tra due misure potrebbe valutare di cambiare il telaio e passare alla misura inferiore.

«La squadra – dice Affini – ci mette a disposizione un tecnico e a turno, solitamente la sera, andiamo a farci dare un’occhiata. Lo farò anche io. Anche se io vado dal mio biomeccanico di sempre, Alfiero Dalla Piazza (e suo figlio Michele) a Sommacampagna non lontano da casa. 

«Per quanto mi riguarda, in attesa come ripeto della scarpa definitiva, io mi sono abbassato di 4 millimetri con la sella e di 5 millimetri con il manubrio. Per ora, al netto di quelle sensazioni di guida differenti in quanto a spinta e maneggevolezza, non ho avuto nessun problema di schiena o altro».

Lo squadrone olandese con le nuove scarpe durante il ritiro spagnolo (foto Instagram)
Lo squadrone olandese con le nuove scarpe durante il ritiro spagnolo (foto Instagram)

Feedback positivi

E che i lavori procedano spediti ce lo conferma anche Francesco Sergio, di Nimbl, il quale si trova nel ritiro di Denia per seguire la messa punto delle scarpe ai piedi degli atleti.

«Stiamo ultimando le consegne finali – ha detto Sergio – mancano solo le donne che abbiamo fatto in questi giorni. Quasi tutti hanno provato la scarpa definitiva con gli attacchi per i nuovi pedali Whaoo. I feedback sono tutti positivi. Sul piano della biomeccanica qualche intervento c’è stato».

Sergio non può esporsi troppo, ma lascia intendere che gli angoli di spinta tutto sommato sono rimasti invariati sul piano orizzontale, a parte un atleta che ha spostato un po’ le tacchette in avanti. Mentre sono variati quelli sul piano verticale, appunto le altezze di sella e manubrio.

Ganna e Northwave: rinnovano fino al 2028!

13.01.2023
3 min
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Squadra che vince non si cambia. Northwave ha rinnovato per altri cinque anni il proprio accordo di sponsorizzazione e collaborazione con Filippo Ganna, che continuerà così a supportare il marchio fino alla stagione 2028 (!) nello specifico sviluppo delle calzature per il ciclismo. L’estensione di questa partnership per un periodo di tempo così lungo dimostra ancora una volta il profondo legame tra l’azienda veneta e il cinque volte campione del mondo: un sodalizio nato dalla volontà di unire e concentrare le forze mettendo in gioco ancora per molto tempo l’esperienza pluriennale di entrambi.

Non solo una semplice sponsorizzazione, dunque, ma un vero e proprio progetto volto a trovare insieme, stagione dopo stagione, il prodotto e le soluzioni tecniche che più soddisfano le esigenze di ciascun praticante ciclista. Come avvenuto nel corso delle ultime sette stagioni, Filippo “Top” Ganna lavorerà a stretto contatto con il reparto R&D di Northwave per contribuire allo sviluppo dei nuovi prodotti alto di gamma della collezione: come le nuovissime Extreme Pro 3, la massima espressione in termini di prestazioni e design nel campo delle calzature road/corsa di Northwave.

Da sinistra, Federica Piva, CEO Northwave, assieme a Filippo Ganna e a Gianni Piva che del brand NW è il fondatore
Da sinistra, Federica Piva, CEO Northwave, assieme a Filippo Ganna e a Gianni Piva che del brand NW è il fondatore

Ricerca, sviluppo e design

«Siamo davvero orgogliosi – ha commentato Gianni Piva, il fondatore di Northwave – di avere un campione del calibro di Filippo Ganna ancora nella nostra squadra. Siamo stati accanto a lui a Tokyo nel 2021 quando ha vinto la medaglia nell’inseguimento a squadre insieme al quartetto azzurro, e poi durante il Giro d’Italia, così come quando lo scorso ottobre ha stabilito il nuovo record dell’Ora. Ma siamo soprattutto orgogliosi che anche lui supporti ciò che facciamo e che riponga grande fiducia in Northwave: averlo al nostro fianco ci dà la carica per affrontare con grinta le stagioni che ci attendono».

Il nuovo modello ExtremePro3
Il nuovo modello ExtremePro3

Fondata da Gianni Piva nel 1971, il quartier generale è a Montebelluna (la provincia è quella di Treviso), Northwave progetta e realizza calzature e accessori per lo snowboard (questi ultimi sotto il marchio Drake) e per il ciclismo. Grazie ad una filosofia che si concentra sulla ricerca dell’innovazione, della qualità, di un’estetica raffinata e di uno sviluppo sostenibile, nel corso dei decenni Northwave e i suoi prodotti si sono legati a sportivi di grande successo, tanto nel mondo degli sport invernali quanto in quello del ciclismo, affermandosi nel tempo come uno degli attori di maggior successo nel panorama delle calzature sportive.

Northwave

Nimbl, una storia italiana ai piedi della Jumbo-Visma

07.01.2023
6 min
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Ricordate quando qualche tempo fa eravamo andati al Service Course della Jumbo-Visma? In quel regno del massimo ciclismo in mezzo a campioni, test, reparti di meccanica… siamo stati testimoni di un appuntamento davvero all’avanguardia e segretissimo: la consegna delle scarpe Nimbl.

Il team olandese e l’azienda italiana ci hanno aperto le porte per questa esperienza che ci regala un esempio concreto di quei marginal gains di cui tanto parliamo.

Un accordo incredibile

Un po’ come per la scelta dei nuovi gruppi, è stata la corazzata giallonera a contattare Nimbl. In test privati, dopo aver acquistato in incognito alcune paia di scarpe di varie marche, gli olandesi avevano visto che quelle italiane rispondevano ai loro canoni di performance. Da lì è germinato l’accordo, tra Jumbo-Visma e Nimbl.

«In effetti – racconta Francesco Sergio di Nimbl – i Jumbo ci hanno espresso il loro desiderio di correre con le nostre scarpe, ma visto che siamo un’azienda artigianale, la cosa all’inizio poteva “spaventarci”. Tra continental, WorldTour e squadra femminile qui ci sono 60 corridori, avremmo avuto difficoltà nella capacità di rispondere alle loro esigenze. E parlo proprio di produzione.

«Quando ci siamo trovati, avevo con me le scarpe e i loro tecnici mi hanno detto che le conoscevano. In qualche modo già le avevano provate ed erano rimasti soddisfatti. C’era solo un piccolo miglioramento da fare riguardo al sistema di posizionamento delle tacchette, ma solo perché loro avevano preso un modello prodotto fino a maggio.

«A quell’epoca ancora non avevamo un macchinario specifico e le faceva Luigino (Verducci, ndr) a mano. Ma in quanto a peso, rigidità e aerodinamica, erano soddisfatti dei nostri modelli».

Luigino Verducci e Francesco Sergio hanno unito le loro esperienze per il progetto Nimbl e la sfida Jumbo-Visma
Luigino Verducci e Francesco Sergio hanno unito le loro esperienze per il progetto Nimbl e la sfida Jumbo-Visma

Sfida accettata

Pensate, una piccola realtà con base nelle Marche che opera sì nella sfera dell’altissima qualità, ma anche dei piccoli numeri, che si ritrova sul piatto una collaborazione con il team che ha appena vinto la classifica UCI e il Tour. Non solo, la vita di Nimbl è recentissima: due anni e mezzo. Alla base c’è la grandissima esperienza di Luigino Verducci e dello stesso Francesco Sergio nel mondo delle scarpe e dei materiali. Sin qui le collaborazioni con i professionisti erano state con i singoli corridori e non con i team. 

«A quel punto ci siamo guardati in faccia. E ci siamo dettI: “Abbiamo la possibilità di collaborare con il più grande team del momento. Buttiamoci!”. E abbiamo accettato la sfida».

Parte quindi questa collaborazione e nei mesi intermedi tra le due stagioni, in attesa della fine del contratto col brand precedente, Nimbl realizza per i ragazzi della Jumbo-Visma un modello camouflage. Perché qui ogni cosa va provata e riprovata al millimetro. Sono le richieste del settore performance dei materiali, i quali volevano che i corridori appunto provassero le scarpe, anche per guadagnare tempo.

Col nuovo anno la collaborazione italo-olandese ha visto la luce (foto Instagram)
Col nuovo anno la collaborazione italo-olandese ha visto la luce (foto Instagram)

Iniziano i lavori

Guadagnare tempo per metterle a punto. I feedback dei ragazzi infatti sono utilissimi. Quelle scarpe camouflage erano modelli standard e sono serviti come base di partenza per la personalizzazione, fiore all’occhiello di Nimbl e una delle peculiarità che ricercava la Jumbo-Visma.

«Una volta fatto l’accordo, abbiamo ricevuto le taglie dal team – va avanti Sergio – e abbiamo inviato le scarpe ad ogni atleta. Come potete vedere, a turno vengono qui e ci dicono cosa va bene, cosa bisogna cambiare, i dettagli da affinare.

«Essendo la produzione nostra, per noi è facile intervenire sulla tomaia, ma anche sul layup del carbonio. Non si tratta d’intervenire solo sulla forma, ma anche sulla rigidità. C’è infatti chi vuole la scarpa più rigida avanti e meno rigida dietro e chi il contrario. Per la realizzazione di una scarpa, c’è bisogno di circa 7 giorni, mentre per i piccoli cambiamenti servono mediamente 3-4 ore per corridore. Per alcuni abbiamo dovuto rifare la suola ex novo.

«Abbiamo sviluppato un’App con la quale annotiamo misure e richieste di intervento. Per esempio se c’è un corridore che ha un osso sporgente, cerchiamo di aumentare la parte esterna dove c’è il punto di pressione. O ancora, c’era un corridore che aveva una taglia 47 in quanto a lunghezza, ma una 44 quanto a larghezza. In questo caso abbiamo rifatto la suola nuova direttamente».

Il calco

E mentre Sergio ci spiegava questo progetto, Verducci eseguiva il calco sugli atleti. Seduti su una sedia, a sua volta posta su un tavolo, l’artigiano marchigiano eseguiva un calco in gesso che riprendeva la forma esatta del piede fino alla caviglia.

Una volta ottenuto il calco, Verducci con un frullino apriva “la scultura” e sfilava il piede. In fase di realizzazione vengono presi in considerazione il calco, chiaramente, ma anche i feedback del corridore.

I feedback dei corridori sono importantissimi. Qui le prime indicazioni dopo aver provato il modello camouflage (prima del calco)
I feedback dei corridori sono importantissimi. Qui le prime indicazioni dopo aver provato il modello camouflage (prima del calco)

Dettagli e progetti

Per il momento Nimbl ha messo a disposizione il modello Ultimate (con il Boa), Air Ultimate (con i lacci) ed Exceed.

«Perché i lacci? Non ci crederete ma le scarpe risultano essere più aerodinamiche. E non di poco, secondo alcuni test in pista sono emersi vantaggi fino a 4 watt».

Come dicevamo Nimbl ormai è presa totalmente in questo progetto. Dopo l’accordo c’è stato un grande riassetto aziendale, grazie al quale si prevede di raddoppiare la produzione, migliorare ulteriormente il sistema per il serraggio delle tacchette e lanciare nuovi modelli. In arrivo infatti ci sono un modello full carbon, uno special edition per il Tour e anche uno gravel.

Le indicazioni dei corridori sono annotate su un’App
Le indicazioni dei corridori sono annotate su un’App

Feedback preziosi

La cosa bella è che i corridori sono rimasti piacevolmente colpiti da questo nuovo modo di lavorare, questa personalizzazione così certosina. Uno di questi è stato Primoz Roglic, che ha tempestato di domande per oltre mezz’ora i tecnici di Nimbl (foto di apertura). Il lavoro a stretto confronto fa alzare l’asticella da entrambe le parti.

Un esempio di alcune domande? Si dice che il carbonio non aiuti molto a refrigerare il piede e vedendo così tanto carbonio gli stessi corridori hanno posto la questione a Sergio e colleghi.

«E’ una domanda che ci hanno fatto in parecchi – ha detto Sergio – noi abbiamo risposto che tra coloro che l’hanno utilizzata nei 40°C del Tour de France nessuno si era lamentato. Era ben più calda la suola in plastica di qualche tempo fa. Se ricordate c’erano corridori come Cipollini che con il trapano andavano a forare le suole. In ogni caso è un aspetto che abbiamo preso in considerazione e che non trascureremo».

UDOG rafforza l’organico con due importanti “new entry”

26.11.2022
3 min
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Il brand italiano UDOG, produttore di scarpe ed accessori per il ciclismo, ha recentemente inserito in organico due nuove figure professionali decisamente “chiave” per poter proseguire spedito nel proprio percorso di crescita sui mercati. Nello specifico, si tratta di Luc Hall, nuovo direttore vendite (nella foto di apertura), e Francesca Pozzobon, già operativa nel fondamentale ruolo di “content manager”.

Luc Hall – ex professionista al Team Wiggins – arriva a UDOG direttamente dalla filiale inglese di Pinarello: contesto nel quale ha ricoperto la prestigiosa carica di brand manager.

Il modello Tensione nella colorazione Artic White
Il modello Tensione nella colorazione Artic White

«Sono estremamente lieto – ha commentato Alberto Fonte, fondatore e CEO di UDOG – di dare il benvenuto a Luc Hall nella famiglia di UDOG. Negli ultimi anni Luc ha maturato una grande esperienza nel settore del ciclismo, ed il suo inserimento all’interno della nostra giovane famiglia è estremamente focalizzato sull’ampliamento della rete distributiva».

«UDOG è più di un marchio – ha ribattuto Luc Hall – avendolo sin da subito considerato un progetto al quale oggi sono davvero entusiasta di potermi unire. Quella che andrò ad affrontare con UDOG sarà un’incredibile opportunità per espandere la mia esperienza a livello internazionale: non vedo davvero l’ora di guardare al futuro con UDOG!».

Alberto Fonte, fondatore e CEO di UDOG
Alberto Fonte, fondatore e CEO di UDOG

Si gioca di squadra

Il progetto UDOG nasce nel 2021 in Veneto da ciclisti estremamente appassionati e motivati da una “mission” ben precisa: creare calzature per il ciclismo “intelligenti” e capaci di migliorare la propria esperienza in bici. I modelli in gamma sono oggi due: Cima e Tensione.

Autentico “motore” dell’iniziativa è Alberto Fonte, precedentemente brand manager di fi’zi:k e poi direttore vendite e marketing sia di Pinarello quanto di Kask. Ciclista competitivo da tutta la vita, con un amore spassionato per lo sport in tutte le sue discipline, dopo quindici anni di lavoro presso alcuni dei marchi più iconici del ciclismo, Alberto, insieme all’amico ed ex business manager di fi’zi:k e Crankbrothers Antonio Gerolimetto, decide appena due anni fa di creare questo nuovo brand: un marchio che è l’abbreviativo del termine Underdog, un’espressione sportiva che identifica un atleta in competizione dato per sfavorito ma in grado di catturare la passione dei fan. L’Underdog cerca di dimostrare che, con una spinta al successo, e un duro lavoro, chiunque può sorprenderci e vincere, chiunque può raggiungere i propri obiettivi: così nel ciclismo quanto nella vita.

UDOG

Crono CX1: le scarpe per l’offroad al top della performance

05.11.2022
3 min
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Inverno vuol dire fango, sentieri, offroad. Durante questi mesi sono tanti gli appassionati che si cimentano nella sfide del ciclocross e altri che sperimentano nuove discipline. E’ il mondo che cresce, giorno dopo giorno, il bello della bici è anche questo: sperimentare. Per chi ama farlo al meglio in ogni situazione, Crono ha presentato delle nuove scarpe per offroad: le CX1

La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante
La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante

Punta e tallone rinforzati

La CX1 è un modello di scarpa estremamente tecnico e dal peso contenuto. In Crono hanno premiato la robustezza, mediante l’inserimento di una punta realizzata in gomma anti strappo. Anche il tallone è stato rinforzato per proteggere la parte posteriore del piede, una della più sollecitate nelle uscite in fuoristrada. Il design della CX1 è ideato per offrire il massimo scarico di detriti e di fango. La superficie centrale è disegnata per un grip ottimale per ogni terreno.

«Questa scarpa – ci racconta Stefano Stocco, titolare di Crono – nasce dal modello strada CR1. Una scarpa dalla quale abbiamo preso tanti spunti tecnici. Uno su tutti è la chiusura Boa bilaterale, per avere un calzata sempre salda. Un altro spunto portato anche su questo modello è la tomaia in microfibra: leggera e traspirante, tiene il piede al riparo da acqua e detriti ma allo stesso tempo evita l’accumulo di calore

Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2
Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2

Multi-Contact Closure System

Il sistema di chiusura utilizzato per la CX1 è il Multi-Contact Closure System: sviluppato da Crono stessa. Permette una chiusura avvolgente e distribuita su 8 punti di pressione diversi, eliminando il fastidio della linguetta e con una chiusura incredibilmente avvolgente.

Il Multi Contact System permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su due vettori. Questo consente alla CX1 di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi. Il sistema di chiusura lavora, inoltre, su una linea nella direzione dell’angolo del tallone e ne evita il sollevamento durante la pedalata. 

La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante
La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante

BOA Li2 e suola top

I rotori sono i BOA Li2 con cavo in acciaio rivestito e sostituibile, che consentono un miglior contatto con la scarpa. La regolazione è millimetrica e non è un problema agire sui rotori anche durante la vostra uscita.

La suola usata da Crono è la Carboncomp, il top di gamma del brand: rigida e robusta. Studiata per avere un grip eccezionale su qualsiasi terreno, anche nei momenti di “portage” (ovvero quando si superano ostacoli o sezioni con la bici in spalla, ndr). Grazie ai sei livelli di carbonio intrecciati, la trasmissione della potenza sui pedali è eccezionale.

Crono

DMT Pogi’s, le scarpe create insieme a Pogacar

27.09.2022
3 min
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Un’edizione limitata firmata proprio da Tadej Pogacar. Le Pogi’s sono le nuove scarpe di DMT realizzate in soli 500 esemplari e arricchite da una grafica inedita dove campeggia l’emblema del campione sloveno. I più attenti l’hanno intravista nella prova in linea ai suoi piedi nei mondiali australiani di Wollongong appena conclusi. 

«Sono superleggere e hanno i lacci – ha detto Pogacar – sono molto comode e pesano poco più di 200 grammi, il che è molto importante per le salite perché ogni grammo può fare la differenza nei percorsi difficili».

Qui Tadej Pogacar con l’edizione limitata a lui dedicata
Qui Tadej Pogacar con l’edizione limitata a lui dedicata

Le scarpe del campione

La Pogi’s dispone di una costruzione innovativa con una tomaia interamente monopezzo senza cuciture e una reinterpretazione della classica chiusura a lacci. Comfort eccezionale e ottima traspirabilità. Aggiornata e testata da Tadej con la nuova suola Anatomic SL e una tomaia ancora più leggera. 

Lo spessore variabile e le strutture a maglia fanno si che questa calzatura sia un concentrato di comfort anche per lunghe pedalate. L’iconica chiusura scelta da Pogacar è presente con gli occhielli per i lacci integrati per favorire una fasciatura del piede ottimale. 

Tecnologia 3D Knit 

La costruzione Engineered Knit esclusiva di DMT elimina i punti di pressione e si adatta come un guanto. Utilizzando filati tecnici e specifiche strutture si uniscono le singole esigenze di ogni stile di pedalata ad ogni parte della scarpa. 

Grazie a questa tecnologia le DMT Pogi’s risultano essere leggere, meno ingombranti, con un’eccellente vestibilità, maggiore traspirabilità e asciugatura veloce. Senza alcun compromesso fra calzata e supporto grazie alla costruzione leggermente elastica.

Caratteristiche tecniche

La performance passa da tutti i dettagli e per la Pogi’s, DMT non ha fatto eccezioni. La suola implementata è in carbonio SL e gode di un’ottima traspirazione. Il massimo che un atleta possa richiedere per ottimizzare al 100% il trasferimento di potenza. Un ultimo dettaglio costruttivo si trova nella regolazione di 8 mm del tacchetto anteriore e posteriore

Le taglie selezionabili vanno da 37 a 47 con la possibilità di scegliere i mezzi numeri dal 37,5 al 45,5. Il peso piuma della scarpa nella versione 42 ferma l’ago della bilancia ad appena 208 g. 

DMT

LIV Macha Pro: il nostro test e il parere di Rachele Barbieri

Giada Gambino
04.06.2022
4 min
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Scarpe LIV Macha Pro, ossia disegnate e realizzate per l’utente donna. Noi le abbiamo provate in questa parte di stagione in cui l’estate è esplosa con particolare veemenza, mettendoci a dura prova.

La resa delle Macha Pro in fase di spinta è notevole: sensazione riscontrata immediatamente
La resa delle Macha Pro in fase di spinta è notevole: sensazione riscontrata immediatamente

La prova su strada

Le nuove scarpe LIV Macha Pro sono super leggere, comode e si adattano perfettamente anche ad un piede magro. La chiusura con i Boa permette che la scarpa si stringa e si modelli perfettamente sul piede.

In più dopo parecchi chilometri ci si rende conto che questa scarpe traspirano molto e rendono piacevoli gli allenamenti anche a temperature elevate. E poi, cosa che non guasta affatto, sono belle, femminili e, soprattutto, dal momento che sono interamente bianche, anche molto eleganti.

La suola è in carbonio, le cuciture sono come saldature: la Macha Pro è leggera e filante
La suola è in carbonio, le cuciture sono come saldature: la Macha Pro è leggera e filante

Cuciture invisibili

Entrando nel dettaglio tecnico, la tomaia è realizzata in poliuretano rivestito in rete e microforato al laser. Questo garantisce resistenza a lungo e la massima ventilazione. Le cuciture sono come saldate e questo riduce il peso, aumenta l’elasticità e dà alla scarpa un profilo snello.

Il tallone in TPU stampato ad iniezione garantisce una vestibilità aderente, eliminando lo scivolamento del tallone. Il collo è foderato in microfibra, mentre la soletta TransTexturaPlus ™, traspirante e removibile, consente di sfuggire al calore, mantiene i piedi freschi e offre la possibilità di regolare il supporto dell’arco plantare.

Suola in carbonio e doppio BOA

La suola appartiene invece alla nuova generazione ExoBeam, realizzata con una doppia piastra di carbonio che riduce il peso e aumenta la rigidità e l’efficienza nella fase di spinta. Inoltre riduce lo sforzo sulle articolazioni del ginocchio e della caviglia.

La chiusura a doppio BOA, distribuisce ottimamente la pressione e questo, unitamente al tallone imbottito e all’omogeneità della tomaia permette di bloccare il piede, personalizzando la chiusura senza rinunciare a un sol grammo di comfort. La microregolazione offre infatti una vestibilità e un supporto insuperabili.

Rachele Barbieri utilizza le LIV Macha Pro dall’inverno. Qui al Trofeo Binda
Rachele Barbieri utilizza le LIV Macha Pro dall’inverno. Qui al Trofeo Binda

Il parere di una pro’

Abbiamo chiesto il parere di Rachele Barbieri, atleta azzurra del team Liv Racing Xstra, che sta utilizzando le LIV Macha Pro dal momento in cui sono uscite.

«All’inizio soprattutto sul pavé – ci ha detto – non ero perfettamente a mio agio, poi sono venuti i tecnici LIV per farci le suole su misura e da quel momento sono state perfette. Sono rigide quanto basta, ma il piede sta comodo e abbastanza stretto. Nonostante siano bianche, ho fatto tutto l’inverno con il primo paio e sono ancora abbastanza pulite. Il materiale è molto valido e non si rovina con l’uso intenso. La chiusura con i Boa è molto comoda sia in gara che in allenamento».

Le LIV Macha Pro sono disponibili in due colorazioni: White e Blur. In entrambi i casi, il prezzo alla vendita, come indicato nel sito di Liv, è di 299,99 euro.

LIV CYCLING