Alzini, Oldani e “papà” Marino: una storia di passione

12.01.2024
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Un montaggio fotografico pubblicato su Facebook da Martina Alzini ha aperto la porta su una bella storia. L’immagine superiore ritrae l’azzurra della pista, che proprio in questi giorni è impegnata agli europei di Apeldoorn, accanto a un piccolissimo Stefano Oldani. In quella inferiore, i due sono accanto anche oggi, ma in maglia Cofidis. Il commento all’immagine recita:

2005 vs 2024

Sc Busto Garolfo – Team Cofidis
19 anni dopo… Eccoci qui!

Alzini e Oldani si sono ritrovati alla Cofidis, a distanza di 19 anni dalla SC Busto Garolfo
Alzini e Oldani si sono ritrovati alla Cofidis, a distanza di 19 anni dalla SC Busto Garolfo

Nel segno di Marino

La Sc Busto Garolfo vive attorno al velodromo. Nella sua pagina Facebook, lo schieramento di ragazzi e ragazze mette di buon umore. La società ha lanciato fior di corridori e accanto a loro (a suo tempo, anche accanto ad Alzini e Oldani), c’è da citare una terza figura, a lungo un punto di riferimento nel giro della nazionale: Marino Fusar Poli, classe 1949, meccanico di lungo corso, gran brava persona, uomo gentile e presidente del gruppo sportivo milanese. La milanese della Cofidis, che lo ha conosciuto a 7 anni e lo ha poi ritrovato in nazionale, lo ha recentemente definito il suo secondo papà.

Marino risponde dal suo negozio, in cui dice di essere aiuto meccanico, perché il ruolo del protagonista preferisce lasciarlo a suo figlio Dino, a sua volta collaboratore di Salvoldi. L’altra figlia, Daniela, è stata a sua volta atleta azzurra, si è laureata e, dopo aver lavorato per dieci anni con Assos, da cinque anni è a Bolzano con Q36,5.

Cosa ricordi di quei due?

La foto che vedete si riferisce a un campionato provinciale che vinsero, non ricordo se da G4 o G5. Bastava osservarli per capire che fossero superiori alla media. Per Martina perdemmo addirittura un corridore, non ricordo come si chiamasse. Era stufo di essere battuto da lei e alla fine cambiò società. Le cose però non cambiarono, lei continuò a batterlo e alla fine non lo vedemmo più. Era determinata, brava, concentrata. E’ sempre stata molto caparbia. 

Perché dice che sei stato il suo secondo padre?

Perché ciclisticamente è nata qui. Io poi sono amico di suo padre che l’ha sempre allenata. Lui aveva corso senza grandi risultati, così alla fine glieli ha portati Martina. Venivano qui e io la allenavo nel velodromo. Ha vinto diversi campionati italiani e provinciali, su strada e su pista. Finché sono giovanissimi, li alleniamo in pista. Poi si passa anche su strada.

Quindi anche Oldani è partito dalla pista?

Sì, certo. Stefano mi sembra sia rimasto fino a G5. Fra loro due c’è un anno di differenza (1997 Alzini, 1998 Oldani, ndr) per cui hanno sempre corso in squadra insieme, ma non nella stessa categoria. Li allenavamo per età, ma tutti insieme. E lei, la Martina, batteva tutti i maschi.

Era davvero così caparbia?

Molto precisa ed ha avuto la fortuna di genitori che l’hanno seguita assecondando la sua inclinazione sportiva. Era già piuttosto alta rispetto agli altri ragazzi, in più aveva delle doti. Non solo la forza, ma anche il modo di vedere le corse. Lei doveva correre e vincere, non interessava se era fra maschi o femmine. Non è una di quelle che cercava di andare a fare le corse dove c’erano le ragazze e basta. Però era anche molto educata, è sempre stata un esempio per tutti. Una delle migliori atlete che ho avuto.

Stefano invece che storia ha con voi?

Già da piccolo era come lo vedete adesso, anche lui molto determinato. Sono ragazzi che faranno strada e lo vedi subito. Ho avuto anche Moschetti e Parisini, che sono entrambi professionisti e hanno corso entrambi a Busto Garolfo.

Nella foto Stefano sembra più piccolo di Alzini…

E’ sempre stato un mingherlino, uno forte fisicamente, ma a guardarlo non avresti detto. Diciamo che è uno di quei ragazzi che hanno grande forza interiore, che la cilindrata ce l’hanno nella testa. E lui da questo punto di vista è sempre stato superiore agli altri. Ci sono ragazzini che vanno spronati, loro due andavano gestiti.

Questo lo schieramento della SC Busto Garolfo nel 2023: quest’anno ci sono 4 squadre (foto Gabri_HGD)
Questo lo schieramento della SC Busto Garolfo nel 2023: quest’anno ci sono 4 squadre (foto Gabri_HGD)
Quanta attività c’è a Busto Garolfo?

Abbastanza, una buona attività. Da quest’anno mi sembra che Dalmine sia in ristrutturazione, per cui avremo molta più gente. C’è sempre attività a livello giovanile, perché ci occupiamo delle categorie fino agli allievi. Ne ho qualcuno molto bravo e anche una bella squadra femminile. Correva con noi anche la figlia di Justine Mattera, che l’anno scorso ha vinto il campionato regionale, ma ha voluto cambiare e andare a Cesano Maderno. Abbiamo sempre avuto e curiamo particolarmente anche il settore femminile. Abbiamo due ragazzine giovani molto brave, che avranno un futuro. Magari non pari a Martina Alzini o a Stefano Oldani, però c’è sempre un buon vivaio.

Vengono mai a trovarti?

Sì, caspita! Martina ora vive sul lago di Garda, ma ogni volta che viene qui, passa a salutarmi. Di recente mi ha anche portato la maglia iridata della pista con l’autografo. Stefano invece di recente ha cambiato squadra e ci ha dato tutto l’abbigliamento che gli era rimasto e noi l’abbiamo distribuito ai ragazzi.

Cosa fai ora nella società?

Sono il presidente e da trent’anni coordino le cose. Ho dei collaboratori eccezionali, con cui gestiamo le quattro squadre di quest’anno. Allievi, esordienti e due squadre di donne (una di allieve e una di giovanissimi). Io mi occupo direttamente degli allievi. Abbiamo un po’ di gente che ci aiuta e abbiamo parecchie biciclette per i più piccoli, in più c’è il Centro Federale diretto da Fabio Vedana. Però il materiale tecnico viene tutto dal mio negozio. Per questo sono a lavorare da mio figlio, per essere certo che ci aiuti ancora (una risata, un abbraccio, speriamo di vederci presto, ndr).

Martolini 2022

Martolini, la storia del diesse scomparso a Castelfidardo

26.05.2022
5 min
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Le foto o i video del tragico incidente di domenica a Castelfidardo, nel quale ha perso la vita il diesse Stefano Martolini e che da allora vede Nicola Venchiarutti su un letto d’ospedale, qui non ci sono. La diffusione mediatica di quanto avvenuto è stata talmente immediata e ostinata da aver causato problemi e quelle immagini non dicono nulla di più di quanto sia nella cronaca dei fatti, che riassumiamo brevemente per poi concentrarci su altro.

La gara era il Trofeo Città di Castelfidardo, una delle grandi classiche del calendario Elite e Under 23 non solo marchigiano. Nello sprint finale a ranghi compatti Venchiarutti si è ritrovato all’estrema sinistra del gruppo, salendo sul marciapiede grazie all’avvallamento di un passo carrabile, prendendo così a tutta velocità Stefano Martolini, lì per assistere alla volata dei suoi ragazzi della Viris Vigevano. L’impatto è stato violentissimo: Martolini è morto sul colpo, Venchiarutti sbalzato di sella ha riportato un trauma cranico e la frattura della delicatissima dodicesima vertebra. Le indagini stabiliranno se il suo cambio di direzione sia stato volontario o costretto dalla dinamica dello sprint.

Da meccanico a diesse

Questa la cronaca, ma qui si sta parlando di un uomo, un appassionato 41enne lombardo che per il ciclismo stravedeva, al quale ha sempre dato tutto, per colpa del destino anche troppo. A raccontare chi fosse, è Lorenzo Ballabeni, segretario della società nella quale Martolini era approdato nel 2019.

«Inizialmente – dice – svolgeva il ruolo di meccanico e aiutante del diesse di allora, l’ex pro’ Stefano Bertoletti. Quando questi è andato via a fine stagione, Stefano ha assunto la sua carica continuando però a svolgere il suo principale lavoro di preparatore atletico».

Martolini telefono
Stefano Martolini aveva 41 anni. Un passato da dilettante era da sempre nel mondo del ciclismo
Martolini telefono
Stefano Martolini aveva 41 anni. Un passato da dilettante era da sempre nel mondo del ciclismo

Un riferimento per i ragazzi

Parlarne non è semplice, le chiamate si susseguono e Lorenzo, al di là della disponibilità, fatica a nascondere il profondo dolore che lo accomuna a tanti nella società.

«Era una persona solare – riprende – disponibile in ogni momento. Adorava il ciclismo, aveva corso da dilettante e non lo aveva più lasciato. Soprattutto lo amava in ogni suo aspetto, dalla preparazione dei corridori a quella delle trasferte. Poi abbinava il lavoro per noi con i suoi impegni a Busto Garolfo, dove era coordinatore di tutte le attività della pista locale compresa l’organizzazione della Tre Sere».

Martolini era un riferimento assoluto per i suoi ragazzi, disponibile per loro a qualsiasi ora: «Sapeva anche essere severo, li richiamava all’ordine quando serviva. Era giovane ma si faceva rispettare. Diciamo che sapeva usare il bastone e la carota, infatti i ragazzi lo chiamavano sempre. Lui diceva sempre che il ciclismo non regala niente e che se si vuole ottenere qualcosa bisogna applicarsi al massimo.

«A Castelfidardo era andato da solo con il pullmino della squadra e i 4 ragazzi in gara, lì a dargli una mano c’era l’ex diesse Cappelletti. Noi lo abbiamo saputo quasi subito, il suocero che è il team manager della squadra è stato chiamato e gli hanno detto che c’era stato un incidente, inizialmente si pensava fosse stato un incidente d’auto. La polizia per la privacy non ha potuto dirci altro perché dovevano avvertire i familiari. Il problema era che lo sapevano già…».

Martolini Busto Garolfo
Con l’SC Busto Garolfo Martolini è rimasto più di 5 anni, un rapporto proseguito anche dopo
Martolini Busto Garolfo
Con l’SC Busto Garolfo Martolini è rimasto più di 5 anni, un rapporto proseguito anche dopo

Scoprirlo nel peggior modo…

Torniamo quindi al discorso che facevamo all’inizio: «Il papà era andato a cercare su Internet il responso della gara, ma ha subito trovato le foto e i video prima ancora che la polizia lo chiamasse. Sapeva già tutto, è stato straziante anche considerando quanto papà e figlio erano legati. Ha visto immagini terribili, tra l’altro si vede benissimo come Stefano avesse le mani in tasca: io dico che non si è accorto di nulla».

I ragazzi come l’hanno presa? «Malissimo, è stato terribile. Tra l’altro uno dei ragazzi era rimasto staccato e arrivando ha visto il trambusto e Stefano a terra, pensava si fosse sentito male. Così appena tagliato il traguardo è subito tornato indietro in bici e a quel punto ha capito. Devo dire grazie al diesse della Biesse Carrera Dario Nicoletti che ha riaccompagnato i ragazzi fino ad Arluno, mostrando grande sensibilità».

Prima di approdare alla Viris, Martolini era passato per la Named, ma era sempre rimasto legato alla “sua” società, la SC Busto Garolfo dove sono ancora tutti scioccati, come testimonia il presidente Marino Fusar Poli.

«Questa era sempre casa sua. Qui ha fatto crescere gente come Moschetti, Garavaglia, Mariani, il campione italiano su pista Geroli. Curava allievi e juniores, con passione e competenza. Era una persona molto scrupolosa, ci metteva molto del suo».

Bruttomesso Castelfidardo 2022
La volata vincente di Bruttomesso, mentre in fondo si portavano i primi soccorsi
Bruttomesso Castelfidardo 2022
La volata vincente di Bruttomesso, mentre in fondo si portavano i primi soccorsi

Un passaparola immediato

Che carattere aveva? «Era un tipo esuberante, sempre in azione. Con tutti era disponibile, ma si faceva rispettare e questo quando hai a che fare con i ragazzi è fondamentale. Aveva un carattere forte, ma al contempo sempre disponibile».

La notizia della sua scomparsa era arrivata praticamente in tempo reale: «Nell’ambiente ci conosciamo tutti, mi hanno subito telefonato per dirmelo. Ci conoscevamo da 15 anni, è una perdita enorme che non riusciamo a metabolizzare».

La gara era stata vinta da Alberto Bruttomesso, ma questo giustamente è solo un dettaglio destinato a restare confinato nell’archivio delle statistiche.