Search

Il piano segreto di Vingegaard? Vanotti l’aveva capito

27.07.2023
6 min
Salva

Questo scambio di idee con Alessandro Vanotti è iniziato a metà Tour, dopo l’attacco di Pogacar sul Grand Colombier, ed è andato avanti tappa dopo tappa. Ogni giorno un pezzetto, dalla condotta dello sloveno a quella del danese.

«Avete fatto caso – chiese il bergamasco, al Tour con Santini di cui è testimonial – che quando Pogacar scatta, l’altro arriva a un certo punto di watt e poi non lo segue? Si mette al suo ritmo, non lo molla, ma evita il fuorigiri di tornargli sotto…».

Il giorno dopo, Pogacar attaccò sul Col de Joux Plane e Vingegaard fece proprio questo. Lo tenne davanti a 50 metri e sulla cima, complice il fattaccio delle moto, gli prese anche l’abbuono al GPM.

Vanotti ha scortato Nibali alla magia gialla del 2014. Qui alla partenza con Miguel Indurain, 5 Tour vinti
Vanotti ha scortato Nibali alla magia gialla del 2014. Qui alla partenza con Miguel Indurain, 5 Tour vinti
Alessandro, il Tour si costruisce un pezzetto per volta. Non puoi lasciare indietro niente…

Il Tour è la corsa più importante e difficile al mondo. Partecipano i corridori più forti, non lo dico io, ma le statistiche. Le tattiche diventano più complicate. Ci sono squadre forti che riescono a tenere la corsa e impostare il ritmo per renderla dura e gestire le fughe. Hanno uomini per ogni situazione. Tra loro si innesca una competizione, in cui qualcuno si espone troppo e qualcuno sta nascosto e non sai mai se sta soffrendo oppure non vuole mostrare le carte.

Pogacar non si è certo nascosto…

E quando lui attaccava, io guardavo Vingegaard. Non riuscivo a capire se fosse al limite, perché lui maschera bene la fatica. E’ sempre lì, con quel mezzo sorrisino. Quando scattava Pogacar, Jonas correva sulle ruote e per me quella è la tattica che hanno impostato dall’inizio. Ha cominciato a farlo dopo il minuto di vantaggio che ha preso sul Marie Blanque.

Perché?

Perché quel vantaggio gli ha permesso di avere un approccio differente alla corsa e di esporsi il meno possibile. Ha sempre fatto degli sforzi gestiti, senza andare al limite. Pogacar è un fuoriclasse e ha delle accelerazioni che nessuno ha. Ti porta completamente fuori giri, ti distrugge. Se rispondi alle sue 20 accelerazioni, sei finito. Con quel margine in tasca, Vingegaard ha potuto gestirsi: ha ammortizzato i suoi piccoli ritardi in quel minuto ed è arrivato alla crono con più forze rispetto a Pogacar.

Il piano di Vingegaard? Secondo Vanotti non rispondere a tutti gli attacchi di Pogacar, evitando pericolosi fuori giri
Il piano di Vingegaard? Secondo Vanotti non rispondere a tutti gli attacchi di Pogacar, evitando pericolosi fuori giri
Non sarà che il famoso piano mai spiegato era proprio questo?

Esatto, è stato intelligente e freddo. Non è facile, perché ogni giorno la stampa ti chiede perché non lo segui. Come mai non sei in condizione, invece era una tattica prestabilita. A maggior ragione la sua crono è stata così superiore. A mio avviso, Pogacar ha avuto quelle 2-3 giornate no, causate da tutto quello che ha speso, altrimenti il divario alla fine non sarebbe stato così ampio.

Sulla crono sono stati avanzati dei sospetti…

Io non so se la storia dirà cose diverse, ma penso che questo sia un altro ciclismo e loro sono campioni fuori categoria. Perché per forza pensare male? E mi chiedo anche perché a tirare fuori certi sospetti siano sempre degli ex corridori, cui piace così tanto farsi del male. Fino a poco tempo prima sospettavano di Pogacar. E allora? Vingegaard è andato forte, ma se poi sentiamo tutto il lavoro che hanno fatto e il modo in cui ci sono arrivati, dico che vorrei altri dieci Pogacar per il modo in cui corre, ma l’altro non ha sbagliato nulla, nonostante quest’anno avesse anche una squadra meno forte.

Perché meno forte?

Forse non meno forte, ma certo più bilanciata. Non hanno fatto gli errori dell’anno scorso, dove pure avevano Roglic, Kruijswijk e un Van Aert più incisivo. Noto intanto che la UAE Emirates è cresciuta come squadra, come gruppo di lavoro, quindi nei prossimi anni sicuramente avrà ottime possibilità.

Vingegaard è arrivato alla crono spendendo molto meno rispetto al rivale: Vanotti non ha dubbi
Vingegaard è arrivato alla crono spendendo molto meno rispetto al rivale: Vanotti non ha dubbi
Pogacar si trova in una posizione simile a quella di Nibali, che per contrastare Sky, nel 2014 fu costretto a sacrificare molto per il Tour.

Il Tour va preparato nei dettagli, ma Pogacar è un fenomeno e questo piace. Come detto, magari averne altri… Tadej avvicina i giovani al ciclismo, quindi benvenga uno che ha questa mentalità. Battaglia dalla Strade Bianche alla Sanremo, dal Fiandre alla Liegi. Vincenzo il Fiandre l’ha fatto a fine carriera, però anche lui correva le classiche e come Pogacar ci metteva la faccia. Tadej è uno che si espone, affronta tutto subito col sorriso e ti dice quello che pensa. «Sono morto, non stavo bene, ho dato tutto». E’ uno che si espone con i suoi scatti, si fa vedere, ma questa volta ha trovato un rivale vero. Quindi, dopo il secondo Tour andato storto, forse dovrà analizzare qualche dettaglio.

Di che tipo?

Dovranno chiedersi come fare per vincere. Deve diventare più meticoloso, fare un programma strutturato, nascondersi di più. Quando ci ritrovammo davanti al Team Sky, prima con Wiggins e poi con Froome, a un certo punto ci guardammo in faccia. «Invece di lamentarci – dicemmo – dobbiamo metterci sotto e lavorare nel modo giusto». Quando devi battere un avversario così forte, non devi lasciare nulla al caso. E Nibali in quel Tour fu perfetto, lo fummo tutti. Così forse anche Pogacar dovrà rivedere qualcosa nell’avvicinamento, perché ha trovato Vingegaard e la Jumbo-Visma.

A costo lasciar perdere gli altri obiettivi?

A quanto ho capito, lui non vuole snaturare il suo calendario e il modo di correre. Non vorrei che poi si andasse a toccare il suo modo di correre, com’era con Vincenzo che partiva, attaccava e spesso vinceva. Però anche lui piano piano si è aggiustato. Ha preso le misure e invece di fare 20 scatti, ne faceva 7-8 giusti. Per Pogacar non sarà facile, perché stiamo parlando di un fenomeno. Ha il suo istinto e il suo modo di correre. Visto come ha esultato quando ha vinto sabato? Immaginate cosa avesse dentro? Modificare questa cosa non è semplice, però forse limitatamente al Tour potrebbe essere necessario. Vingegaard non fa sconti, ma non dimentichiamo che aveva davanti un Pogacar reduce da infortunio.

Pogacar è arrivato al Tour senza aver corso per due mesi e ha sprecato molte energie con i suoi scatti
Pogacar è arrivato al Tour senza aver corso per due mesi e ha sprecato molte energie con i suoi scatti
Si è detto che potesse correre lo Slovenia per non arrivare al Tour digiuno dalle corse.

Però considerate che nell’incidente, oltre all’osso, si rompe anche qualche equilibrio. La paura di cadere non ti molla. Quando ho rotto il gomito, nelle prime gare niente era come prima. E allora forse, se hai davanti una gara, la salti volentieri perché non vuoi rischiare. E’ umano anche lui e per vincere il Tour, visti i mille dettagli di cui stiamo parlando, l’infortunio è un grosso guaio. Magari corri sulle scalinate, anch’io l’ho fatto. Ma intanto il corpo reagisce all’anestesia… Metti dentro tutto, ha fatto ugualmente un grande Tour. E’ arrivato secondo. Ma a mio avviso, se non avesse avuto quell’infortunio, lo sarebbe stato ancor di più. Magari non vinceva, ma se lo giocavano sino alla fine.

Dalle corse all’atelier, come nasce la moda di Santini?

12.07.2023
7 min
Salva

BERGAMO – Quanto è lungo il passo dalla moda allo sport? Raffaella Marini, modellista di Lecco che da 12 anni lavora presso il Maglificio Santini, ha imparato a misurarlo. Il ciclismo non sapeva quasi cosa fosse, invece nel giro di pochi anni si è trovata proiettata fra lycra, fondelli, grafiche e tagli a metà fra campioni e ciclisti e cicliste di tutti i giorni, bisognosi di essere performanti, ma anche eleganti e comodi.

In questi giorni, “Rafi” si prepara per il viaggio al Tour de France con l’amica Rosita Zanchi e Monica Santini, per adattare il body da crono sulle spalle e le gambe dei vari leader. La cronometro si correrà martedì, all’indomani del secondo giorno riposo, da Passy a Combloux: 22,4 chilometri con l’arrivo in salita. Quale momento migliore per raccontare cosa fa una modellista nel ciclismo di oggi?

«Siamo pronte per la crono – sorride – una delle poche attività veramente artigianali rimaste nel mio mestiere, perché per il resto passa tutto per il computer. Devi prendere il tuo body, farglielo indossare e guardare tutto nei minimi dettagli. La larghezza del collo, la manica, le spalle, il torace, la vita. Lavoriamo in squadra. Io faccio la prima parte e verifico dove ritoccare o modificare il modello indossato. A quel punto interviene Rosita per la parte del cucito. Per fortuna non si tratta mai di stravolgimenti. L’anno scorso Vingegaard ha indossato per la prima volta una nostra XS e sembrava costruita per lui. Van Aert ha tutt’altra struttura, per l’altezza e le spalle abbastanza strette, per cui gli abbiamo fatto indossare una taglia superiore e poi siamo intervenuti su spalle e schiena».

Cosa c’è prima dell’atleta che indossa il body?

La parte più faticosa dello sviluppo, la cura dei dettagli, la personalizzazione, anche se dà soddisfazione vederli poi correre. Nessuno sa chi sia Raffaella Marino, ma io li guardo e sono orgogliosa se il body o le maglie dei leader vestono bene. Le maglie ad esempio devono essere adattabili un po’ a tutti, perché non puoi sapere a chi andranno e di certo non possono svolazzare. Tutt’altra storia se parliamo della Lidl-Trek, perché in quel caso il lavoro è ben più capillare e personalizzato.

Il body da crono è anche un bel concentrato di tecnologia…

La scelta dei materiali non è casuale oppure estetica. Sappiamo che per le maniche si usa un tessuto, per la schiena un altro e questa è una parte che si fa di gruppo. Partiamo dalla scheda tecnica del fornitore, guardando quali siano le caratteristiche del tessuto. Se ci dice che è traspirabile, inutile che lo mettiamo sul polso, ad esempio.

Aver già vestito Vingegaard, Pogacar e Van Aert nel 2022 aiuta quest’anno?

Quando ho visto dal vivo Vingegaard, ero perplessa: sembrava un bimbo. Invece le caratteristiche tecniche del tessuto hanno fatto sì che il body gli calzasse a pennello. Detto questo e parlando anche degli altri, se i body andranno ancora bene dipenderà dal loro fisico, da quanto sono cambiati nel frattempo, se sono dimagriti, ad esempio. Però certo abbiamo una bella base di partenza.

Quest’anno andrete anche al Tour Femmes?

Sì, ci saremo. Il body da crono deve vestire l’atleta come una seconda pelle, non sarebbe la stessa cosa provarlo su una persona standard oppure un manichino. Per questo andremo al Tour Femmes e dedicheremo alle ragazze le stesse attenzioni.

Le atlete della Lidl-Trek vestono su misura come i colleghi uomini?

Siamo a pari passo, perché ad esempio una taglia S può indossarla una ragazza alta 1,60 e una alta 1,75. Quindi la parte sotto si allunga o si accorcia, idem per la lunghezza delle maniche e la larghezza le spalle. L’immagine finale della maglia è quella, però viene adattata in base alle misure delle singole atlete.

Il passaggio da Trek-Segafredo a Lidl-Trek ha richiesto che semplicemente si ristampassero le maglie oppure è cambiato qualcosa?

Le forme degli atleti sono sempre le stesse, anche i modelli dei vari capi, ma abbiamo dovuto dedicarci al posizionamento degli sponsor, che è cambiato completamente. Anche questo fa parte del mio lavoro.

Parliamo ancora di donne: il tempo in cui le ragazze erano costrette a vestirsi come uomini sembra lontano, giusto?

Sicuramente sono aumentate le attenzioni. Si lavora a una vestibilità più a misura della donna, quindi le maglie sono più sciancrate e strette, dalle spalle al punto vita, passando per la lunghezza. Oramai hanno linee solo per loro, che non derivano da quelle maschili, ma vengono sviluppate da zero.

Niente in comune?

A parte gli stessi materiali e dettagli tecnici, cambia tutto. Parlo del disegno dei capi e del fondello, che deve essere specifico e che usiamo da anni nelle nostre collezioni e anche nelle linee custom. Di regola, vengono fatti internamente dei prototipi, che poi vengono testati da atlete professioniste, prima che si possano utilizzare per andare in gara o sul mercato.

Quello che viene dato alle professioniste finisce anche nel catalogo?

Ci sono capi che passano nella collezione e altri così particolari che non avrebbe senso metterli in vendita. In questo c’è un parallelismo con gli uomini.

Come nasce la linea da donna?

C’è uno studio per colori e materiali che viene eseguito molto prima. Alle collezioni si lavora con un anno di anticipo. Ad esempio abbiamo presentato da poco la collezione 2024, ma era stata definita a fine 2022, con tutto il lavoro interno per studiare grafiche, colori e materiali. 

Durante un Tour si può dimagrire e cambiare di taglia: nei body da crono questo è più visibile (foto Lidl-Trek)
Durante un Tour si può dimagrire e cambiare di taglia: nei body da crono questo è più visibile (foto Lidl-Trek)
E’ più facile vestire l’uomo o la donna?

Forse per la parte fashion, la donna è più attenta. Ma se parliamo di attenzione per i dettagli e voler mettere i puntini sulle “i”, allora l’uomo è più difficile da gestire. Non per un’attenzione tecnica, badate bene, più per un fatto estetico: come se fosse uno sposo (ride, ndr).

C’è tanto sviluppo nel ciclismo?

A ogni collezione si scopre qualcosa di nuovo. La ricerca dei tessuti e dei materiali è sempre più all’avanguardia rispetto all’abbigliamento classico da esterno. Semmai si fa più fatica a scardinare certi canoni estetici. Così anche nelle nostre ultime collezioni, esiste ancora la tinta unita, perché la chiedono e va mantenuta. Però sono stati introdotti colori e grafiche nuove. Insomma, facevo abbigliamento da donna per l’esterno, ma ho dovuto rivoluzionare tutti i canoni di partenza del modellismo. Il ciclismo è proprio un mondo a sé.

Rosita Zanchi, una sarta bergamasca al Tour de France

27.06.2023
6 min
Salva

BERGAMO – Fra coloro che si apprestano a raggiungere il Tour de France, c’è anche Rosita Zanchi, di professione sarta. Bionda. Simpatica. Diretta. Dallo scorso anno, il maglificio Santini è sponsor della maglia gialla e fra i compiti più delicati c’è quello di fare gli adattamenti dell’ultima ora sui titolari delle maglie, quando devono indossare i body da crono. E’ un paradosso. Le squadre spendono un occhio in test e galleria del vento e quando poi i loro campioni si giocano la corsa più importante al mondo in una crono, devono usare un body diverso da quello su cui hanno lavorato. E’ perciò immediato capire quanto sia delicato il lavoro di Santini nel metterli nelle migliori condizioni possibili.

«La maglia gialla – racconta Rosita, da 36 anni in Santini – ha cambiato le cose, che si erano già accelerate quando abbiamo preso la Trek-Segafredo. Prima facevamo le maglie del Giro, ma erano altri tempi e non c’era tutta questa attenzione. Prima l’aerodinamica si limitava alla bici, adesso investe ogni dettaglio. Così con la squadra abbiamo iniziato a fare le lavorazioni personalizzate, che prima non si facevano tanto spesso».

Rosita Zanchi lavora in Santini da 36 anni ed è oggi la sarta con più esperienza (foto Santini)
Rosita Zanchi lavora in Santini da 36 anni ed è oggi la sarta con più esperienza (foto Santini)
Cosa puoi dirci del viaggio al Tour 2022?

E’ stato un’esperienza bellissima, anche solo nel vedere quello che c’era fuori, la gente, l’ambiente. Era la prima volta che lo vedevo dal vivo. Invece per quanto riguarda il lavoro, abbiamo fatto il meglio per riuscire ad accontentare ogni corridore. Abbiamo trovato le macchine lì sul posto, nel laboratorio di una sartina…

Come l’avete trovata?

Tramite il nostro referente in Francia. Grazie a lui abbiamo trovato queste macchine simili alle nostre. Lavoravamo di notte, perché andavamo da lei finita la corsa, fra le 20 e le 21, e lei è stata gentilissima. Però a un certo punto è successa una cosa…

Che cosa?

E’ successo che il giorno dopo i corridori avevano l’hotel lontano e non facevamo in tempo a fare il fitting e poi tornare per cucire. Così le abbiamo lasciato un biglietto con le scuse, e alle 3 del mattino siamo usciti dal laboratorio con le macchine in mano. Qualcuno avrà pensato che le stessimo rubando, ma il giorno dopo gliele abbiamo restituite.

Vingegaard, spiega Rosita, ha il polso di 3 centimetri: esile come quello di un bambino (foto Santini)
Vingegaard, spiega Rosita, ha il polso di 3 centimetri: esile come quello di un bambino (foto Santini)
Non avevate portato le vostre?

Era il primo anno, dovevamo prendere le misure: ora ci siamo attrezzati. E così, per evitare critiche, magari sul fatto che possa esserci una piegolina sul body, quest’anno portiamo le nostre macchine.

Servono macchine speciali per i tessuti sottilissimi su cui lavorate?

Serve una tagliacuci. E’ difficile trovare una macchina industriale che sia anche portatile, così ho chiesto al mio fornitore e ci ha procurato una macchina professionale simile alle nostre, che sta in un trolley ben protetto e alla fine è abbastanza simile a quelle della sartina.

Cosa fate quando arrivate nell’hotel in cui alloggia il leader della classifica?

Siamo in tre. Monica Santini, il nostro capo. Raffaella, la modellista. E io, la sarta. Portiamo i body di tutte le taglie. I corridori sono magrissimi perché vestono XS, tranne Van Aert che è un adone. Glielo facciamo provare, chiediamo come lo preferiscono. Il polsino di Vingegaard sarà di 3 centimetri: penso che mia nipote di tre anni ce l’abbia uguale. Infatti cucivo e mi chiedevo come facciano a starci dentro. Ci vogliono due persone per riuscire a metterlo su, perché sono proprio pennellati. Il body è una seconda pelle.

Si va al Tour con la macchina per cucire, ma anche col vecchio metro: il lavoro è artigianale al 100 per cento (foto Santini)
Si va al Tour con la macchina per cucire, ma anche col vecchio metro: il lavoro è artigianale al 100 per cento (foto Santini)
Provano il body sui rulli?

Di solito nella stanza in cui facciamo le misure, troviamo già la bici montata. Ci spostiamo di albergo in albergo. Da Pogacar siamo arrivati che erano giù a fare colazione. Erano le 8. Abbiamo messo le macchine sui tavoli del ristorante, poco distante da dove mangiavano i corridori. Hanno portato i rulli e le bici. Pogacar è andato in bagno, si è messo il body, è venuto lì, abbiamo preso le misure che servivano, poi lui è tornato a colazione. E mentre finiva di mangiare, noi abbiamo fatto le sistemazioni. Credo che la scena la possiate vedere anche nella serie Netflix sul Tour

C’è da intervenire tanto?

Non troppo. Forse su Van Aert, perché ha una taglia in più rispetto agli altri. E’ alto, ha polsi e gambe più grossi. Se non ricordo male veste una L, ma considerate che le nostre taglie sono molto slim, per cui anche la L è molto stretta. Non devono esserci pieghe, il body deve essere davvero una seconda pelle.

Quanta manualità serve per fare certi interventi?

Ormai a me viene naturale perché lo faccio da trent’anni. Ma se mi avessero mandato al primo anno, se mandassimo ora una ragazza giovane, avrebbe problemi anche a regolare la macchina. Tutte le macchine cuciono, devi saper regolarle. E servono anche i fili adatti, infatti porto i miei. La lycra ha un’elasticità e il filo deve andargli dietro. Poi servono anche aghi sottilissimi e la capacità di fare punti ravvicinati, quasi continui.

Van Aert indossa un body taglia L, che è comunque strettissimo: servono tre persone per infilarlo. Davanti c’è Rosita (foto Santini)
Van Aert indossa un body taglia L, che è comunque strettissimo: servono tre persone per infilarlo. Davanti c’è Rosita (foto Santini)
Sono lavori veloci?

Per Pogacar sono bastati cinque minuti. E siccome nell’hotel c’era anche la Trek-Segafredo, abbiamo accontentato Mollema che voleva un aggiustamento sulla vita e sulle gambe. Non sembra, ma sono body così aderenti che ci si accorge della differenza quando i corridori perdono peso durante la corsa.

In 36 anni, avrai incontrato parecchi campioni che vestivano Santini: chi ti è rimasto impresso?

Uno che ho conosciuto anche personalmente, è stato Pantani. Venne in azienda a ritirare il kit per un evento che aveva a Milano. E’ stato lì, ha fatto il giro in azienda, ha dato la mano a tutti, proprio una persona alla mano, umile. Lo vedevi che era una persona buona. C’era il signor Santini che gli spiegava e noi che intanto gli preparavamo quel che doveva prendere. Qui funziona così. A volte si lavora davvero in tempi strettissimi.

Monica Santini e Rosita Zanchi al lavoro per eliminare ogni possibile piegolina: le leggi dell’aerodinamica non guardano in faccia nessuno (foto Santini)
Monica Santini e Rosita Zanchi al lavoro per eliminare ogni possibile piegolina: le leggi dell’aerodinamica non guardano in faccia nessuno (foto Santini)
Perché fai la sarta?

Era sarta anche mia madre, ma farlo a livello industriale è un’altra cosa. Ho cominciato cucendo le etichette e poi ho girato tutti i reparti. Adesso sono un po’ il riferimento per le più giovani. Il ciclismo non sapevo cosa fosse, ma ormai ci vivo dentro da tutta la vita.

La sartina francese ha detto niente quando le avete riconsegnato le macchine?

No, nulla. Le ho rimesso i suoi fili e non l’abbiamo più sentita. Evidentemente è andato tutto bene anche con lei.

Domani la crono, si sfoggiano i body più veloci

05.05.2023
6 min
Salva

Si comincia con la crono. E come ogni volta che va così, il ciclismo mette in mostra tutta la tecnologia di cui dispone. I corridori si trasformano in macchine da corsa, capaci di velocità fuori dal comune, dopo allenamenti e studi che dallo schermo di un computer approdano alla galleria del vento, poi alla pista, infine alla strada. Ci sono le bici. Ci sono gli accessori, come casco, occhiali, copriscarpe e guanti. C’è il body. Le aziende che producono abbigliamento studiano ogni refolo di vento attorno al corpo dei loro campioni.

Poi, in parziale contraddizione con tutto questo, quando la crono deve farla il leader della classifica (non quella di apertura, chiaramente), per esigenze di sponsorizzazione gli tocca indossare il body ufficiale. In quel caso sta a chi produce le maglie per la corsa, adattare il vestito al campione.

Il Giro d’Italia 2023 partirà domani con una crono individuale dalla ciclabile della Costa dei Trabocchi in Abruzzo
Il Giro d’Italia 2023 partirà domani con una crono dalla ciclabile della Costa dei Trabocchi in Abruzzo

Santini e la crono

Si fa questo ragionamento con Stefano Devicenzi di Santini, che al Giro veste la Trek-Segafredo e quando sarà luglio vestirà nuovamente la maglia gialla del Tour. Cosa c’è dietro un body da crono? E come si fa quando c’è da vestire un corridore con cui non s’è mai lavorato e bisogna farlo magari poche ore prima della crono?

«Nel body da crono – spiega Devicenzi – ci sono ricerca e tecnologia. Però attenzione, puoi anche utilizzare i materiali più avanzati, ma se non lo confezioni con cognizione di causa, disperdi il potenziale del materiale. Oltre a questo, c’è dietro anche una ricerca legata al modo di assemblare i vari pezzi di tessuto, per dare ai materiali una struttura che esalti la loro intrinseca tecnologia. Il tessuto è velocissimo, perché la galleria del vento dice che ha una penetrazione dell’aria molto alta, ma se costruisci il body in modo che non sia performante, che crea pieghe e tamburelli sul corpo dell’atleta, allora il body non funziona».

Pedersen indossa il body di leader della Parigi-Nizza: notare la gamba più lunga davanti e meno dietro
Pedersen indossa il body di leader della Parigi-Nizza: notare la gamba più lunga davanti e meno dietro
Come nasce il body da crono?

Si fa prima il disegno sul corpo dell’atleta e poi si scelgono i tessuti in base alle esigenze. Si parte da una base standard, la stessa che viene messa a disposizione dei vari team amatoriali, poi per gli atleti professionisti si fa un lavoro di personalizzazione. Questo con i team che sponsorizzi. Il problema c’è quando il body non lo puoi adattare al corpo o non puoi farlo sino in fondo, come per il leader della classifica generale (Santini è fornitore ufficiale di tutte le corse di Aso, ndr). Il fatto che non sia cucito addosso rischia di vanificare la superiorità delle tecnologie adottate.

Quindi il leader del Tour nelle crono ha un handicap?

No, perché la situazione può essere gestita. La sera prima della crono, andiamo a fare un meeting con ognuno dei leader che dovranno usare il nostro body e che, purtroppo per loro ma meglio per noi (sorride, ndr), non potranno usare il loro. Andiamo negli hotel per cucirglielo addosso, così da esaltare le proprietà tecniche dei tessuti utilizzati

Come fate?

Ci troviamo in una stanza con il corridore sui rulli, la sarta al fianco e la macchina da cucire sul tavolino. La nostra grande signora Rosita. Accanto a lui c’è anche la modellista o più spesso proprio Monica Santini che individua i punti su cui intervenire. A quel punto si fa un “taglia e cuci” immediato. Nel caso di Van Aert l’anno scorso sono stati fatti proprio dei tagli, come una serie di coriandoli, lavorando su tutto il corpo per metterglielo a misura.

Il leader della classifica deve utilizzare il materiale ufficiale del Giro: qui Hindley nella crono di Verona del 2022
Il leader della classifica deve utilizzare il materiale ufficiale del Giro: qui Hindley nella crono di Verona del 2022
Dicevi però che si parte da una base standard.

Esatto, un modello che viene fatto secondo criteri assoluti e tecnologie su misura, come la manica cucita in un certo modo, il fondo della gamba con un particolare elastico e tutto il resto. Poi per ogni atleta, serve un lavoro sartoriale. Quindi si prende il body di base e si va a ridisegnarglielo addosso, ma senza stravolgere il modello.

Ridisegnare?

Vuol dire semplicemente riprendere le cuciture in alcuni punti, eliminare alcune pieghe, allungare o accorciare la manica o la gamba. Lo stesso modello avrà misure diverse su corridori diversi. Magari per uno che è più alto, si allunga una cucitura sulla schiena o la si accorcia. E come quando fai un abito sartoriale.

Per lo sviluppo si usano chiaramente le squadre sponsorizzate?

I body su cui si lavora sono quelli che hanno dimostrato di essere i più veloci in galleria del vento. In particolare, sponsorizzare la nazionale australiana ci permette una ricerca più approfondita perché c’è più tempo a disposizione, visto che loro ragionano su progetti olimpici quindi con quattro anni a disposizione. Grazie a loro abbiamo individuato accorgimenti preziosi.

Fitting su Vingegaard alla vigilia della crono di Rocamadour, 20ª tappa del Tour 2022
Fitting su Vingegaard alla vigilia della crono di Rocamadour, 20ª tappa del Tour 2022
Ad esempio?

Ad esempio, se guardate i body del Tour de France, noterete dalle foto laterali che l’elastico della gamba non è dritto, ma è più lungo nella parte anteriore dove c’è il ginocchio e più corto dietro la coscia dove ci sono i tendini. Se poi il corridore è magro, in quel punto dietro al ginocchio, fra tendini e articolazione, si crea un vuoto: quella che noi chiamiamo una taschina che incide sull’aerodinamica e sulla quale bisogna intervenire. Stesso discorso per i guanti…

Cosa succede con i guanti?

Con le protesi attuali, quando i corridori piegano i polsi e mettono le mani sul manubrio, si creano delle piccole pieghe. Sicuramente il tessuto è più aerodinamico della pelle, ma la pelle non fa quelle pieghe. Un corridore forte della Ineos con cui parlai di questo aspetto, preferiva correre senza guanti proprio per evitare quelle grinze.

Il body ha tasche?

C’è una tasca per il numero, cui si accede da dentro, che chiamiamo “no pins”. Fuori è completamente liscio, c’è solo uno strato di plastica trasparente, che permette di non usare le spille. Poi c’è la taschina per la radio, che viene pure posizionata dall’interno ed è minuscola, come quella che si mette sul pantaloncino per le tappe in linea. Questa viene collocata abbastanza in alto e lontana dalla colonna vertebrale, per evitare che in caso di caduta possa creare danni molto seri.

Il body da crono è comodo?

Rispetto a quelli di qualche anno fa, vedi una differenza incredibile. Quelli attuali sono cortissimi, sembrano quasi dei body da bambino. Sono veramente piccoli, eppure sono in taglia S o M, cioè taglie normali. Qualche anno fa non si era così attenti. Di certo non è fatto per stare in posizione eretta, ma per riprendere una terminologia dello sci, per stare a uovo. Serve per andare veloci e in certe situazioni il comfort è un fattore cui si può parzialmente rinunciare.

Il Team Colpack da Santini: prende forma la maglia 2023

23.02.2023
6 min
Salva
Persico, Romele, Quaranta e Meris insieme a Rossella Di Leo e tutto il Tea Colpack-Ballan, per un giorno nella sede di Santini a Bergamo. Per le foto. Per esplorare il reparto produzione. Infine per imparare a cucire la maglia con cui correranno a partire da sabato prossimo

Alla fine quello che ha lavorato meglio è Persico. Davide ha un certo occhio nel cucire e una buona manualità, dice la signora bionda che a turno ha ospitato i corridori del Team Colpack-Ballan alla sua macchina per cucire. Romele ha presto capito che correre in bici per certi versi è meglio che lavorare. Meris ha cucito la maglia con un buco. Quaranta ci ha provato.

Per i quattro corridori bergamaschi della squadra di Rossella Di Leo, la mattinata nella produzione di Santini Cycling si trasforma in una presa di contatto accelerato col mondo del lavoro e la complessità di realizzare la maglia con cui correranno. L’hanno vista nascere in un computer. Essere stampata su grandi rotoli di carta. Diventare una sagoma da ritagliare. Essere finalmente trasferita su tessuto. E alla fine trasformarsi in una serie di pezze da cucire. Molto più semplice infilarla e sudarci dentro, hanno pensato i corridori. Persico intanto guardava ed era curioso.

La nuova sede di Santini, un altro mondo rispetto alla nostra prima visita e che non si può mostrare prima della presentazione, ha ospitato il Team Colpack al gran completo, velocisti della pista compresi. Tutti gli sponsor del team. I mezzi parcheggiati fuori. E intorno l’azienda bergamasca che da quest’anno veste la squadra, a raccontare il luogo e i prodotti che saranno forniti. Bergamo stamattina è calda, nei notiziari intanto si parla di laghi e fiumi al minino.

Per le foto ufficiali del 2023, si è scelta la nuova sede Santini, che sarà presentata a maggio (foto Rodella)
Per le foto ufficiali del 2023, si è scelta la nuova sede Santini, che sarà presentata a maggio (foto Rodella)

Donna fra le donne

Rossella Di Leo ha l’espressione soddisfatta. La team manager del Team Colpack-Ballan respira la vigilia di una buona stagione e intanto si frega le mani, donna nel mondo del ciclismo, per la neonata collaborazione con Santini, che a sua volta è amministrata da due donne: Paola e Monica. Il Cavalier Pietro Santini si aggira orgoglioso, intrattiene e osserva ogni dettaglio.

«In realtà – precisa – abbiamo iniziato la collaborazione col Maglificio Santini tanto tempo fa, parlo di trent’anni, quando con la UC Bergamasca eravamo ancora alle prime squadre dilettantistiche. Quest’anno è iniziata una nuova collaborazione che ci rende davvero orgogliosi».

Anche per il 2023, il Team Colpack-Ballan correrà su bici Cinelli
Anche per il 2023, il Team Colpack-Ballan correrà su bici Cinelli

La stagione del riscatto

Sulla stagione si potrebbe dire tanto, ma par di capire che sarà meglio aspettare il debutto di sabato alla San Geo, tirata ancora una volta a lucido da Gianni Pozzani.

«Due anni fa – prosegue Rossella – abbiamo vinto il Giro d’Italia con Ayuso e il campionato del mondo con Baroncini. Sono state due grosse soddisfazioni, arrivate dopo 32 anni di attività. Non è passato molto tempo, ma sembra che tutti si siano già dimenticati di quel periodo. Il 2022 è stato una stagione difficile per varie sfortune. Comunque venivamo da due anni di Covid, per cui siamo in cerca di riscatto. Abbiamo una squadra giovane come siamo abituati a fare. Sono tutti under 23 tranne Boscaro, che corre nelle Fiamme Azzurre. Abbiamo fiducia nei giovani».

La grafica della maglia è insolita e interessante, dato che rappresenta i sacchi neri di produzione Colpack
La grafica della maglia è insolita e interessante, dato che rappresenta i sacchi neri di produzione Colpack

I sacchi neri

La singolarità della maglia sta nella grafica che la riempie. Si potrebbe pensare a una fantasia astratta, ma basta osservare con più attenzione e farsi guidare da Stefano Devicenzi di Santini per rendersi conto del messaggio.

«La grafica della maglia – spiega- è nata in seguito a un profondo studio e alla possibilità di avere carta bianca. Così abbiamo studiato qualcosa un po’ diverso dal solito. Magari non è facile intuirlo o scoprirlo da soli, ma se indirizzati si possono cogliere dei dettagli molto interessanti. La proposta nasce dal nostro designer che sviluppa le collezioni e lavora sulla linea grafica e il visual a livello aziendale.

«L’idea è stata quella di mettere sotto una luce mai avuta prima il main sponsor della squadra. Abbiamo utilizzato una grafica che a primo impatto può sembrare un pattern astratto, quando in realtà rappresenta la produzione di Colpack. Sono dei sacchi della spazzatura, un elemento in apparenza povero che diventa l’elemento distintivo per la maglia 2023».

Fornitura al top

Su cosa significhi per il maglificio che veste la Trek-Segafredo e realizza le maglie del Tour e quelle iridate dei mondiali seguire una continental, Devicenzi è estremamente chiaro.

«Per noi è un orgoglio – dice – semplicemente per il fatto che siamo due realtà del territorio bergamasco, quindi il fatto di collaborare ci è parso naturale. Abbiamo iniziato a confrontarci, a parlare e ci siamo trovati subito in sintonia. Perché non mettere insieme due realtà bergamasche come la Colpack, che è una bellissima realtà nel ciclismo dei giovani, e noi che siamo fermamente convinti dello sviluppo del territorio in cui in cui lavoriamo?

«Come necessità tecniche, una continental non differisce tantissimo da una squadra professionistica. Cambiano i numeri, cambiano gli impegni. Per fare un parallelismo, sono in linea con le squadre femminili del WorldTour attuale, che comunque hanno una fornitura e una tecnicità dei prodotti identiche a quelle dei professionisti. Nel nostro caso, comunque, la squadra l’abbiamo equipaggiata con il meglio che possiamo offrire».

Granfondo Stelvio Santini: la maglia per il 2023

02.01.2023
4 min
Salva

Fin dalla sua nascita, la Granfondo Stelvio Santini ha rappresentato un appuntamento speciale per i tanti granfondisti che da tutto il mondo si danno appuntamento ogni anno a inizio giugno a Bormio. L’obiettivo condiviso da tutti loro è quello di passare una giornata di divertimento pedalando e sfidando una delle salite che hanno fatto la storia del ciclismo: lo Stelvio.

Santini ha un legame molto profondo con la propria Granfondo, ma soprattutto con gli iscritti alla manifestazione valtellinese. Per loro ogni anno realizza una maglia speciale da indossare nel giorno della Granfondo. La maglia realizzata per l’edizione 2023 prenderà spunto da un disegno dall’artista irlandese Colm Mac Athailoc che lo scorso anno ha partecipato alla Stelvio Santini. Si è trattato di una esperienza che l’ha sicuramente divertito ma anche ispirato nel disegnare la maglia per l’edizione 2023.

Questo il retro della maglia firmata da Santini per l’edizione 2023 Granfondo Santini Stelvio
Questo il retro della maglia firmata da Santini per l’edizione 2023 Granfondo Santini Stelvio

Una maglia che profuma di amicizia

La nuova maglia ha un “sapore” davvero particolare che profuma di amicizia. Colm Mac Athailoc, oltre ad aver partecipato all’edizione 2022 della Granfondo Stelvio Santini, è stato compagno di studi di Fergus Niland, attuale creative director di Santini Cycling, al NCAD (il Collegio Nazionale di Arte e Disegno di Dublino).

Fergus, anche lui irlandese, si è trasferito in Italia tanti anni fa per intraprendere un percorso che lo vede oggi alla continua ricerca di idee e ispirazioni per lo sviluppo delle collezioni Santini. La maglia della Granfondo Stelvio Santini non fa eccezione e la sua genesi ha avuto inizio proprio durante l’edizione 2022 con la partecipazione di Colm Mac Athailoc.

«Dopo varie collaborazioni nel nostro Paese ci eravamo persi di vista, ma i social a volte possono essere di aiuto – commenta Fergus – due anni fa avevo notato che si era iscritto a Strava e macinava un sacco di chilometri, così abbiamo deciso di invitarlo alla nostra Granfondo».

I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena
I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena

Un artista sullo Stelvio

Colm Mac Athailoc ha accettato l’invito di Fergus Niland e si è schierato al via della Stelvio Santini lo scorso 12 giugno.

«Aver scalato lo Stelvio con la mia bici – racconta Colm Mac Athailoc – è stato come realizzare un sogno che in questi anni ho cullato, e non mi sembra vero».

L’entusiasmo di essersi ritrovati e il piacere di aver condiviso un’esperienza straordinaria hanno spinto Fergus a chiedere a Colm di realizzare il disegno per l’ispirazione della maglia ufficiale 2023. Rientrato in Irlanda, Colm ha iniziato a pensare a questo progetto. Nel momento in cui ha ricevuto una foto che lo ritraeva a pochi metri dal passo dello Stelvio, ha pensato che quella poteva essere la giusta base da cui partire per dare vita alla sua interpretazione artistica dell’evento.

Ecco quindi svelata la storia della maglia ufficiale della Granfondo Stelvio Santini 2023!

Fergus Niland ha creato un disegno che ha ispirato il design della maglia ufficiale per l’edizione 2023
Fergus Niland ha creato un disegno che ha ispirato il design della maglia ufficiale per l’edizione 2023

Sempre con Polartec

Sul fronte delle collaborazioni tecniche si conferma la partnership tra Santini e Polartec, leader mondiale nella produzione di tessuti tecnici e sostenibili, iniziata nel 2020, e che negli anni si è rafforzata sempre più. I tessuti scelti per la realizzazione della maglia 2023 sono il Polartec Power Stretch per fronte e schiena, un tessuto elasticizzato dalle alte prestazioni, mentre per fianchi e tasche è stato scelto il tessuto Polartec Delta, in grado di massimizzare il processo di raffreddamento e dispersione dell’umidità.

Appuntamento per tutti gli appassionati fissato per il prossimo 4 giugno a Bormio per l’undicesima edizione della Granfondo Stelvio Santini. A organizzarla ci sarà sempre l’US Bormiese. I percorsi da affrontare sono tre: Lungo (160 km e 4.450 metri di dislivello); Medio (139 km e 3.110 metri di dislivello); Corto (60 km e 1.950 metri di dislivello).

Le iscrizioni si sono aperte lo scorso 22 ottobre.

Santini

Santini Trionfo: la collezione nata per omaggiare il Tour

15.12.2022
3 min
Salva

L’iconico arrivo del Tour de France a Parigi strega gli appassionati di ciclismo di tutto il mondo, anno dopo anno. La ritualità con la quale si ripete è diventata ormai sacra e inviolabile. Santini, che nel 2022 ha vestito il vincitore della Grande Boucle, ha deciso di celebrare l’ultima tappa del Tour con un completo dedicato. 

Trionfo

Il nome di questa nuova creazione del maglificio bergamasco prende spunto dall’omonimo arco che con la sua maestosità guarda i ciclisti girargli intorno in una danza di bici e maglie colorate. I sarti di Santini hanno preso spunto dalla forma della place de l’Etolie, e dalle strade che si diramano dal suo centro, come raggi di una stella. 

I colori usati richiamano la bandiera francese, a questi, com’è giusto che sia, si è deciso di unire un tocco di giallo, a richiamare la Grande Boucle. Il completo firmato da Santini comprende: maglia, sottomaglia, pantaloncini, guantini, cappello e calze. 

Maglia e pantaloncini

La maglia della collezione Trionfo ha una vestibilità classica con maniche tagliate al vivo, per non avere cuciture che a lungo andare possono risultare fastidiose e creare sfregamenti con la pelle. La combinazione dei tessuti, in microrete, rende il capo estremamente traspirante e leggero, in grado di asciugare rapidamente. Il sottomaglia abbinato è cucito senza maniche e con un taglio più allungato. 

I pantaloncini sono realizzati in tessuto Thunderbike Power per migliorare la circolazione. A fondo gamba è presente un elastico con grip, un dettaglio importante che permette di mantenere la vestibilità perfetta anche dopo tante ore di allenamento. Il fondello usato da Santini è il GITevo, con parte centrale in gel che garantisce il massimo comfort. 

Santini

Probikeshop dalla Francia alla scoperta di Santini

12.10.2022
3 min
Salva

L’e-commerce francese Probikeshop ha recentemente fatto visita a Santini, punto di riferimento nel mondo dell’abbigliamento dedicato al ciclismo. L’iniziativa fa parte del “Probike Tour Series”, un format creato dalla stessa Probikeshop per presentare le aziende con le quali collabora e i cui prodotti sono in vendita sul proprio e-commerce. La formula è semplice e nello stesso tempo efficace. Sono le stesse aziende a raccontarsi attraverso un video

A guidarci nella visita alla sede di Santini troviamo ancora una volta Marie Pizzera, Field Marketing Coordinator Europe di Probikeshop. Ad accompagnarla Andrea Pellegrinelli dell’ufficio marketing di Santini.

Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini
Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini

Si parte dalla storia

Il video che ci racconta Santini non poteva che partire dalla sua storia. Tutto è iniziato nel 1965 in un garage di Dalmine per mano di Pietro Santini, ancora oggi alla guida dell’azienda con il supporto fondamentale delle figlie Monica e Paola, rispettivamente Amministratore Delegato e Marketing Manager.

Una lunga storia iniziata con le prime maglie in lana fino ad arrivare alle maglie di oggi realizzate con tessuti innovativi ed ecologici. In mezzo tantissimi successi sportivi e soprattutto aziendali. Due su tutti meritano sicuramente di essere ricordati: il rapporto storico con l’UCI e il Tour de France. A partire da quest’anno Santini “veste” il vincitore della più importante corsa a tappe del mondo.

La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini
La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini

Dal disegno al prodotto finito

Marie Pizzera e Andrea Pellegrinelli ci hanno guidato alla scoperta di tutti i passaggi che portano alla nascita di ogni singolo capo Santini. Si parte dal disegno, passando poi per la fase di stampa e al passaggio del disegno stesso sul tessuto. Successivamente si passa alla cucitura dei tessuti stampati e tagliati per dare vista al prodotto finale.

In Santini tengono tantissimo a che ogni prodotto sia perfetto. Assume così un aspetto fondamentale il controllo minuzioso di ogni singolo capo realizzato. Questa fase ancora oggi viene fatta manualmente. Chiude il processo produttivo la fase di imballaggio al termine della quale ogni singolo prodotto è pronto per essere venduto.

Le nuove collezioni

Nella visita realizzata da Probikeshop a casa Santini non poteva mancare lo showroom dell’azienda bergamasca. Si tratta di un ambiente elegante dove sono esposte le nuove collezioni e le divise speciali dei team con i quali Santini collabora. Fra questi spiccano la Trek-Segafredo e la nazionale di ciclismo australiana con la quale Santini collabora da anni, forte di un rapporto davvero speciale. All’interno dello showroom fanno inoltre bella mostra di sé alcune delle maglie che hanno fatto la storia del ciclismo: dai campionati del mondo, al Giro d’Italia, alla Vuelta di Spagna.

Probikeshop

Affini, pensieri e parole di un giorno da leader

23.08.2022
5 min
Salva

Sono passati sette anni da quando Aru vestì per l’ultima volta la maglia rossa della Vuelta e quest’anno ancora nessun italiano era mai stato leader fra Giro e Tour. Saranno piccole cose, ma si capisce bene perché sul podio della Vuelta a Breda, due giorni fa, Edoardo Affini avesse un sorriso pieno di orgoglio e soddisfazione. L’ultima volta che aveva indossato una maglia di leader fu al Giro d’Italia U23 del 2018, quando vinse il prologo e conquistò la rosa. Oppure la maglia dei giovani al Giro di Norvegia del 2019. Al Giro del 2020 dice scherzando, ha avuto la ciclamino in prestito da Ganna, che aveva preso la rosa.

«Penso che sia una cosa che non capita tutti i giorni – dice il mantovano della Jumbo Visma – è ovvio che essere leader in uno dei tre grandi Giri sia motivo di orgoglio. E’ stato bello finché è durato, anche se per un solo giorno. Anzi no, sono stato leader anche nel giorno di riposo (ieri, ndr), anche se la maglia non l’ho messa per allenarmi. Mi sarebbe sembrato troppo da convintone…».

Roglic a sorpresa

Sull’arrivo di oggi a Laguardia il primato è passato sulle spalle di capitan Roglic. E se la staffetta della leadership fra gli uomini del team olandese finora era stata concordata, il primato dello sloveno è capitato, ma non era stato progettato. La giornata è stata durissima. Prima ora oltre i 47 di media. Temperatura fra 33 e 35 gradi, mentre ieri il cielo era velato e la temperatura più gradevole. Bilancio giornaliero (per Affini) di 4.500 calorie e 14’13” di ritardo. Edoardo è un tipo spiritoso, capace di una bella ironia. Il suo racconto è coinvolgente…

Una giornata niente affatto banale, insomma…

Neanche un po’. C’erano strappi duri e il mio compito era portare la testa del gruppo ai piedi della salita ai meno 20 dall’arrivo. Poi ho potuto rialzarmi e mi sono goduto i tifosi. Nei Paesi Baschi sono belli… motivati, per cui anche se ero staccato, sentivo che mi indicavano e parlavano del leader.

E’ vero che il passaggio della maglia fra compagni di squadra è stato organizzato?

A Utrecht, avevamo deciso che se avessimo vinto la crono, sarebbe passato per primo Robert (Gesink, ndr). Il giorno dopo ha fatto la volata Mike Teunissen e l’ha presa lui. E a Breda mi hanno detto che se ci fossero state le condizioni, sarebbe toccato a me.

Così adesso toccherà a Kuss come si è scherzato nelle interviste?

Ho qualche dubbio che, avendola Roglic, ora sia così facile da passare. Ma non si può mai dire (ride, ndr).

Dopo il podio della maglia rossa, l’abbraccio della compagna olandese Lisa (foto Bram Berkien)
Dopo il podio della maglia rossa, l’abbraccio della compagna olandese Lisa (foto Bram Berkien)
Cosa cambia ad andare alle partenze da leader?

Senti più persone che ti chiamano e ti cercano per un autografo. E poi la cosa curiosa di stamattina alla partenza è che il corridore con la maglia a pois schierato accanto a me, Julius Van den Berg, è stato mio compagno di squadra da U23 alla Seg Academy Racing. Ci siamo guardati e ci siamo detti che alla fine qualcosa di buono siamo riusciti a farla. Poi è vero che tutti e due abbiamo perso la nostra maglia, ma la soddisfazione resta.

Che effetto ha fatto essere presentato come leader al foglio firma?

Basta considerare il fatto che abbiamo in squadra uno che l’ha vinta tre volte e quindi l’entusiasmo e le aspettative sono altissime? Un gran bell’effetto, niente da dire…

Dicevi che oggi non era nei piani la maglia per Roglic.

Non era nostra intenzione tirare a quel modo. Bisognerebbe chiedere alla Bora perché si siano messi a fare quell’andatura. Forse volevano gli abbuoni del traguardo volante? Ognuno fa le sue scelte, bisognerebbe chiedere a Fabbro perché si siano mossi così. Comunque abbiamo messo uno davanti e li abbiamo aiutati.

Nella tappa da leader, Affini ha tirato come se nulla fosse
Nella tappa da leader, Affini ha tirato come se nulla fosse
Il fatto che fossi leader ha cambiato il tuo ruolo in corsa?

Non è cambiato niente. Se non avesse tirato la Bora, saremmo stati davanti in due. Invece, come dicevo, abbiamo messo Teunissen e sono riuscito a salvarmi per un po’ e per fare il lavoro che avrei dovuto fare.

Hai mai pensato di poterla tenere?

Impossibile (ride, ndr). Dovevo lavorare, il percorso era duro ed è stata comunque una bella giornata. Ma siamo alla quarta tappa della Vuelta, sarà lunga e avrò da lavorare, soprattutto adesso che la maglia l’ha presa Primoz.

Qualcuno si è lamentato che le strade olandesi siano state pericolose…

Ho letto le interviste. Partendo dal presupposto che in Olanda le strade sono piene di infrastrutture e che per far passare la Vuelta abbiano tolto rotonde, attraversamenti e spartitraffico, poteva andare molto peggio. Ci sono stati dei passaggi particolari, i paesi pagano per avere la corsa e non si può pretendere di andare sempre sugli stradoni. Diciamo che non sono stati giorni semplici. Il vento non ha influito, ma appena c’era un soffietto, erano tutti davanti, immaginando di fare chissà cosa…

A Laguardia vince Roglic, quarto corridore Jumbo Visma in rosso
A Laguardia vince Roglic, quarto corridore Jumbo Visma in rosso
Santini ha realizzato una maglia rossa per l’Olanda e una per il resto della Vuelta: quale ti piace di più?

La rossa classica, quella olandese però era perfetta per quel tipo di evento.

Ora che la maglia è andata, cosa ti resta nella valigia?

Mi resta la maglia, anzi le maglie, perché sono l’unico ad aver avuto entrambi i tipi. E quelle non me le tocca nessuno. Poi c’è qualche pupazzetto, ma so già che mi toccherà regalarli. Così alla fine, ciò che resta davvero è un’esperienza impagabile. Quella continuerò a portarmela dentro a lungo.