Neanche Axel Merckx avrebbe pensato di giocarsi il Giro U23

14.06.2022
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Ed ecco un altro ragazzo che passa per le mani di Axel Merckx. Leo Hayter è uno dei numerosi corridori di classe che il diesse belga ha lanciato con la sua squadra americana, la  Hagen Bermans Axeon.

Nel dopo tappa di ieri, una mezz’oretta dopo l’arrivo del suo pupillo, lo abbiamo visto risalire l’ultimo chilometro in sella ad una delle bici di scorta. Aveva con sé una giacca a vento. Con una mano reggeva il manubrio e con l’altra il pasto da portare a Leo.

Axel già ci aveva parlato del suo team affiliato negli Stati Uniti. Mentalità (e sede operativa) belga, ma con l’innovazione e la leggerezza “made in Usa”, se così possiamo dire. 

Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’arrivo di ieri
Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’arrivo di ieri
Axel, complimenti. Vi aspettavate un successo del genere?

No, no… Anzi, sicuramente no! Ero già molto felice per la vittoria di tappa dell’altro giorno a Pinzolo. Oggi (ieri, ndr) aspettavamo cosa sarebbe successo. Era una frazione così dura e decisiva per il Giro d’Italia U23 che anche per questo volevamo vedere la reazione di Leo dalla tappa del giorno prima.

Nella quale comunque aveva speso tanto…

Però andava meglio man mano che passavano i chilometri. E anche verso Santa Caterina Valfurva è andata così. Ha fatto un grande numero.

Dopo Pinzolo, Hayter ci aveva detto che non conosceva i suoi limiti e che il Mortirolo sarebbe stato un test importante per lui. Un’occasione per testarsi.

In effetti è stato un super test. Sia per la prestazione in salita in sé per sé, sia per le sei ore di corsa. Sei ore di bici (compresi i 40′ di trasferimento, ndr) tra gli under 23 non si vedono tutte le settimane. E’ stata una tappa molto dura. E lo si vede con i distacchi e con la gente che continua ad arrivare. In situazioni così, quando sei il più forte, nel finale puoi fare la differenza ancora di più.

Dall’ammiraglia gli hai dato dei consigli? Gli hai suggerito te quando partire?

No, è lui che ha deciso. Io poi non ero nelle sue gambe! Gli ho dato solo i distacchi e volevo essere sicuro che si alimentasse. Quindi gli dicevo di mangiare e di bere. Volevo che arrivasse più fresco possibile all’ultima salita. Poi sarebbe stata una lotta uomo a uomo. E’ un numero tutto suo.

La Hagens Berman Axeon aveva controllato la corsa già ieri. Adesso per loro si farà più dura (foto Isola Press)
La Hagens Berman Axeon aveva controllato la corsa già ieri. Adesso per loro si farà più dura (foto Isola Press)
Adesso siete qui a giocarvi il Giro, ma eravate partiti con questa idea?

No, eravamo partiti per vincere una tappa. Per questo prima ho detto che ero contento già dopo Pinzolo. A volte serve anche un po’ di fortuna. Lo scorso anno eravamo qui per fare bene nella generale e al primo giorno abbiamo perso due corridori e solo uno è arrivato alla fine. Adesso, abbiamo vinto la Strade Bianche di Romagna prima del Giro e in tre giorni abbiamo portato a casa due tappe e abbiamo la maglia rosa.

Già, la maglia rosa. Cambierà il vostro Giro?

Sì, adesso cambia la corsa per noi. 

E come sarà la strategia?

La prima cosa è recuperare. La tappa di domani e il giorno di riposo dovrebbero aiutarci. Poi dovremo controllare il più possibile, ma con cinque corridori sarà difficile. Però se Leo mantiene questa gamba, direi che siamo messi bene. Ma attenzione, il Giro è ancora lungo e possono succedere tante cose. Vediamo giorno per giorno, dai…

Axel, come hai scoperto questo ragazzo? Sappiamo che hai un certo feeling con i corridori inglesi (anche Tao Geoghegan Hart è passato dalle sue mani, e ce ne sono tre in squadra, ndr)…

Leo aveva conquistato la Liegi U23 l’anno scorso. L’avevo visto vincere e poi sono venuto a sapere che era senza un contratto, che non sarebbe rimasto alla Dsm. Io avevo ancora un posto libero in squadra e così l’ho preso subito. 

Axel aveva portato i suoi ragazzi in ritiro a Castagneto Carducci, in Toscana, a febbraio (foto Instagram)
Axel aveva portato i suoi ragazzi in ritiro a Castagneto Carducci, in Toscana, a febbraio (foto Instagram)
Come mai?

Perché avevo visto come aveva vinto. Si vedeva che avesse talento e che poteva diventare un grande corridore. Però anche io non pensavo che fosse così forte. Ma è tutto merito suo, perché ha fatto una grande lavoro da questo inverno e tanta fatica oggi. Noi siamo qui per aiutarlo.

Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

Come ha reagito alle difficoltà. Ha avuto un po’ di sfortuna all’inizio dell’anno perché ha avuto il Covid ed è stato fermo e questo lo ha messo fuori forma per qualche mese. Ma adesso, proprio al Giro, sta ritrovando la gamba buona. Magari anche perché all’inizio della stagione è andato meno forte e ha corso meno, adesso è più fresco dei suoi competitor.

Già si fanno i paragoni con il fratello. Ethan è più pistard, nonostante tenga in salita. Leo è più scalatore: è così?

Sì è così, ma non mi sembra giusto paragonarlo al fratello. Penso che Leo sia il corridore che è. Ha un grande talento e lo ha dimostrato anche oggi. Pensiamo a questo fine settimana, a come si mettono le cose, a come si comporta con la maglia addosso e con la squadra. E poi vediamo sabato sera.

Il primo giorno che lo hai avuto è stato questo inverno?

Sì, abbiamo fatto un ritiro proprio in Italia, a Castagneto Carducci. E’ stato un contatto molto buono con lui e con il resto del team. Penso che abbiamo una squadra buona e molto forte quest’anno. Ripeto, non credevo fossimo così forti con lui già adesso, ma meglio per noi!

L’inchino di Leo. Un numero d’altri tempi che costa dolore

13.06.2022
6 min
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Qualcosa del genere non lo avevamo mai visto. A prescindere dall’impresa, dal numero assoluto d’antologia del ciclismo, quel che più colpisce di Leo Hayter (in apertura, foto Isola Press) è il suo dopo arrivo. A Santa Caterina Valfurva è il “dramma” totale. 

Devono sorreggerlo e abbassargli la bici per consentirgli di muoversi. Il Giro d’Italia U23 è stato stravolto. Adesso ci sono un padrone assoluto e distacchi d’altri tempi.

Arrivo incredibile

Leo arriva e come ieri dribbla tutti. Come trova una transenna libera si ferma e si accascia con la faccia rivolta verso l’esterno. Cerca aria e sputa bava al tempo stesso. Il massaggiatore lo raggiunge e gli dà una bottiglietta d’acqua.

L’inglese è ancora a cavalcioni della sua bici. E come prova a sfilarsela da sotto tira fuori un urlo più forte di quello di ieri sull’arrivo di Pinzolo. Ha un crampo alla gamba sinistra. Nessuno lo tocca. Alla fine è un massaggiatore della Beltrami-Tsa ad aiutarlo. 

Hayter non dice una parola. Fa fatica persino a reagire ai complimenti. Un automa. Intanto i minuti passano e nessuno taglia il traguardo. 

Dopo un po’ Leo riesce ad alzarsi. Non ride, non piange, guarda nel vuoto. Deve andare alla premiazione e gli passano la bici e solo allora strabuzza gli occhi.

Prima di ripartire però, prende il computerino e con un filo di voce lo mostra ai fotografi e ai giornalisti.

«Guardate – e punta i dati con l’indice – sei ore e passa di corsa. E’ troppo. Cosa provo adesso? Dolore». Hayter include anche il lunghissimo trasferimento: un anello dentro Pinzolo e la risalita fino a Madonna di Campiglio.

Se è troppo per il corridore della Hagens Berman Axeon, figuriamoci per gli altri. Quando lui era arrivato gli ultimi erano ancora all’inizio della Valtellina o poco più.

Illusione Martinez 

Però vale la pena, anzi è doveroso, ricordare cosa è successo.

Abbiamo parlato di antologia perché la corsa è stato un continuo ribaltamento. 

Groupama-Fdj con sicurezza iniziano a tirare forte prima del Guspessa (il Mortirolo). Germani fa un lavorone. Ricuce sulla fuga e lancia Lenny Martinez. Lui era il favorito. La sua squadra la più forte. Tutto sembrava andare secondo copione. Già c’era lo champagne nella borraccia.

Il francesino scappa. Fa il numero sul Mortirolo e fino a metà della lunga risalita della Valtellina, dove la strada è larga e la pendenza dolce, guadagna. Sembra imprendibile.

Non solo, ma il compagno Romain Gregoire, rimasto con il primo drappello, si lancia all’inseguimento. “Sinfonia” totale della squadra francese. Ma con due compagni che se le danno, come aveva pronosticato il cittì Amadori.

Che rimonta

Poi ecco che Hayter recupera. Riprende Gregoire. Lo stacca. E intanto Martinez cala. 

A Bormio lo vede. Lo punta. Lo prende e, famelico, lo stacca subito.

E qui inizia il capolavoro.

La strada torna a salire verso Santa Caterina. Di fatto c’è da fare mezzo Gavia: pendenze tra il 7 e l’11 per cento. Di quelle che se ne hai fai velocità, se non ne hai sei fritto. I 2’20” di svantaggio di Leo in fondo al Mortirolo diventano di vantaggio. E sul traguardo sono più che raddoppiati.

Hayter ha spinto come un ossesso. Gregoire, che ha speso meno, alla fine ha salvato la faccia ed è l’unico a non finire sopra i 5′ di ritardo. Il belga Van Eetveld gli arriva poco dietro. 

Sull’arrivo non sfila più nessuno. Passa un corridore ogni tanto. Al massimo drappelli di cinque persone.

La maglia rosa controlla sul Mortirolo. Al suo fianco Gregoire e Van Eetvelt (foto Isola Press)
La maglia rosa controlla sul Mortirolo. Al suo fianco Gregoire e Van Eetvelt (foto Isola Press)

Sorpreso da se stesso

Hayter resta seduto. E’ seduto persino per le interviste di rito. 

Ieri ci aveva detto: «Sono tutto da scoprire, domani avrò l’occasione di mettermi alla prova». E’ stato a dir poco di parola.

«Pensavo a seguire loro (riferendosi a Martinez e Gregoire, ndr) e a dare il massimo – dice l’inglese – Il Mortirolo è stata una sorpresa per me. In salita ho provato a seguire Lenny, ma il suo ritmo era troppo alto e così mi sono accodato al gruppo principale. Ho provato a seguire Romain in discesa e lì ho faticato molto perché è sceso molto velocemente. Era la prima volta che facevo questa discesa (i francesi l’avevano provata, ndr)».

«Se mi aspettavo di andare così? Assolutamente no! Credo sia stata la mia miglior performance di sempre. Non mi aspettavo soprattutto 6 ore di corsa. Magari i numeri non sono stati stupefacenti, ma bisognava tenersi le gambe per arrivare sulla linea d’arrivo».

Una risposta da veterano, non da un classe 2001.

Davide Piganzoli, 14° a 7’56” da Leo Hayter è stato il migliore degli italiani
Davide Piganzoli, 14° a 7’56” da Leo Hayter è stato il migliore degli italiani

La gioia può attendere

Infine Hayter, senza volerlo, ci ha dato una risposta che dà l’idea dell’entità dei distacchi che ha inflitto. Gli abbiamo chiesto che ora c’è una maglia rosa da portare a casa. Quella che fino a ieri poteva essere una leadership effimera, adesso sembra granitica. 

E lui: «Sì, adesso c’è questa maglia da difendere. Ho qualche minuto di distacco».

Capito? Qualche… neanche lui sapeva il super gap che aveva accumulato. «Adesso – conclude Leo – è importantissimo recuperare. Ho un bel team che mi aiuterà in questo».

Nel frattempo lo coprono. Il suo diesse Axel Merckx gli porta un cestino con della pasta al pomodoro e del parmigiano e un’altra giacca a vento. Questa serve per coprire le gambe. Si aspetta che arrivino i corridori per l’assegnazione delle maglie.

La gioia c’è e si vede dagli occhi di Leo, ma la forza di festeggiare ancora non è sufficiente.