La nuova Aurum Manto tricolore di Samuele Zoccarato

28.03.2025
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Samuele Zoccarato è un professionista del Team Polti-VisitMalta e per buona parte dell’anno corre su strada. Zoccarato però è anche il campione italiano gravel e quest’anno farà il suo debutto in questa disciplina sabato 29 marzo alla The Hills, la nuova gara ideata da Mattia De Marchi. Per questa occasione Aurum, il fornitore del Team Polti VisitMalta, ha disegnato una Manto – la gravel del brand spagnolo – con una livrea molto particolare

Le fasi di verniciatura della Manto personalizzata di Zoccarato
Le fasi di verniciatura della Manto personalizzata di Zoccarato

Design tricolore per il campione italiano

Zoccarato prenderà il via di The Hills in sella ad una bici unica, disegnata apposta per lui, che incorpora la bandiera italiana e le insegne di campione d’Italia in carica. La base del telaio è bianco perla e nel lato sinistro sfuma nel rosso in corrispondenza dei foderi posteriori e nel verde sulla forcella, mentre nel lato destro i colori sono invertiti.

Comunque la si guardi, il tricolore è ben visibile, al tempo stesso semplice ed elegante, richiamato ulteriormente dal logo di Aurum, anch’esso in verde-bianco-rosso, dipinto in bella vista frontalmente sul tubo sterzo. Ma non solo. Al centro del tubo orizzontale campeggia la scritta “Campione d’Italia di Gravel 2024”, un ulteriore omaggio al risultato conseguito da Zoccarato ai campionati nazionali dello scorso giugno a Golferenzo, in provincia di Pavia. 

Anche il logo Aurum è stato declinato in tricolore
Anche il logo Aurum è stato declinato in tricolore

La Manto di Zoccarato

Questo per quanto riguarda la novità estetica. Andiamo ora a vedere i dettagli tecnici della Manto con cui il campione italiano prenderà parte alla The Hills. Prima però due parole sul modello. Manto ha un design pulito ed aerodinamico ripreso dal modello stradale Magma, con il cablaggio completamente integrato e linee aggressive, pensate per chi cerca il massimo in termini di reattività e performance. Insomma, una gravel più da agonisti che da cicloviaggiatori.   

Il telaio di Zoccarato è una taglia 56 (il corridore è alto 1 metro e 83) equipaggiato con il nuovo gruppo SRAM Red XPLR 1×13 con pacco pignoni 10-46 e monocorona da 42 denti. La sella scelta è la Prologo Nago R4 Pass, mentre le ruote sono le Enve SES 3.4, naturalmente in carbonio. Gli pneumatici sono forniti da Vittoria, ma il modello sarà deciso in base alle condizioni meteo che i corridori troveranno sabato il giorno della gara. Possiamo dire però che la Manto consente di montare copertoni larghi fino a 45 mm.

Le parole di Ivan Basso

The Hills si svolgerà al lago Le Bandie, in provincia di Treviso, e fa parte del prestigioso circuito Gravel Earth Series, di cui sarà l’unica tappa italiana.  Questo evento segnerà anche l’inizio della stagione gravel 2025 del Team Polti VisitMalta e di Aurum, una disciplina sulla quale il brand spagnolo sta puntando sempre di più. Un impegno sottolineato anche da Ivan Basso, co-fondatore di Aurum assieme ad Alberto Contador e Sport Manager del Team Polti VisitMalta.

«Siamo entusiasti di vedere un atleta del calibro di Samuele – ha detto Basso – correre con la nostra Manto. Il suo talento e la sua serietà rispecchiano appieno i valori di Aurum e siamo convinti che questa collaborazione porterà il livello delle competizioni gravel ancora più in alto».

Aurum Bikes

Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
5 min
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.

Dopo Tonelli anche Zoccarato sbarca alla corte di Basso

05.12.2024
4 min
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Per Samuele Zoccarato, lasciare la  VF Group-Bardiani dopo anni di militanza non è solo un cambio di casacca, ma l’inizio di una nuova fase nella carriera. Il passaggio alla Polti-Kometa , che dal prossimo anno sarà Polti-VisitMalta, promette una grande aria di cambiamento.

Zoccarato si unisce a un gruppo affiatato, con l’obiettivo di portare valore sia nelle fughe che nel lavoro di squadra. Il suo mix di esperienza, spirito di sacrificio e voglia di mettersi in gioco sarà un valore aggiunto per la squadra di Basso e Contador.

Sentiamo dunque come è andata, esattamente come qualche giorno fa abbiamo fatto con Alessandro Tonelli, visto che i due hanno seguito il suo stesso percorso.

Samuele Zoccarato (classe 1998) è un esperto delle fughe e non solo. Lascia il gruppo dei Reverberi dopo 4 stagioni
Zoccarato (classe 1998) è un esperto delle fughe e non solo. Lascia il gruppo dei Reverberi dopo 4 stagioni
Samuele, anche tu, come Tonelli, inizi una nuova avventura dopo tanti anni alla VF Group-Bardiani. Come ti senti?

Sono contento di cambiare. Ci sono sempre nuovi stimoli, nuove metodologie di lavoro e tante novità. Non mi sono mai trovato male con i Reverberi, ma guardo al futuro con ottimismo e curiosità.

Quando e come è nata la trattativa con la Polti-Kometa?

La trattativa è iniziata già dall’anno scorso, anche se non direttamente con la squadra. Mirco Maestri ha sempre parlato bene di me al team e parlava bene a me della squadra. Questo ha aperto un dialogo informale. Ci siamo “accarezzati” in qualche modo…

Chiaro…

Ho firmato il contratto verso agosto, ma c’era già la parola data, e per me quella basta. Quando è arrivata la proposta definitiva sono stato contento. Mi piaceva l’idea di squadra e sapevo che non è una WorldTour, ma è strutturata bene. Oltre a Maestri, conosco bene anche Lonardi, visto che già ci allenavamo spesso insieme.

Sameuele da sempre è un uomo squadra…
Sameuele da sempre è un uomo squadra…
Conoscendo già alcuni compagni è più facile ambientarsi? O al contrario è più difficile perché tendi a stare con loro?

Conoscere persone come Maestri, Lonardi, ma anche Zanatta che era stato diesse alla VF Group-Bardiani, facilita molto le cose. Loro mi danno dritte su come inserirmi e capire le dinamiche della squadra. Ma più di tutti mi vengono in mente le parole di Ivan Basso.

E cosa dicono queste parole?

Che sta a noi nuovi arrivati adattarci senza rompere gli equilibri. L’approccio è quello di imparare il modo di lavorare e di rapportarsi, sia con i compagni che con lo staff. Insomma entrare un po’ in punta di piedi…

Sappiamo che la ricerca dei punti UCI per restare nelle prime 30 è fondamentale. Tu potrai andare all’attacco e a caccia di punti, ma c’è anche un atleta importante come Piganzoli da aiutare. Quale sarà il tuo ruolo?

Non mi hanno ancora dato indicazioni precise, ma per me non c’è problema. Se c’è qualcuno che merita fiducia, sono pronto a lavorare per lui. E’ importante correre da vera squadra: ci si aiuta e si lavora per ottenere il massimo, anche senza il potenziale delle WorldTour: per me se c’è qualcuno che va forte è giusto mettersi a sua disposizione. Magari questa corsa tocca a me darti una mano, la prossima toccherà a qualcun altro.

Il veneto ha aumentato la parte a secco durante questo inverno
Il veneto ha aumentato la parte a secco durante questo inverno
Cosa significa avere un team manager come Ivan Basso? Si percepisce il suo palmares quando parla?

Più che il palmares, si sente il suo spirito imprenditoriale. Portare avanti una squadra è come gestire un’azienda ormai e Ivan sa perfettamente quello che fa, sia con gli sponsor che con l’organizzazione del team. Quando parla, ogni consiglio è oro che cola. Si vede che sa il fatto suo, che è preparato, che s’informa.

Samuele, passiamo ad aspetti più tecnici. Tonelli ci ha detto che ha cambiato preparazione e preparatore. E’ lo stesso anche per te?

Sì, come ha detto anche Alessandro qui si lavora con i coach interni. Ora mi segue Samuel Marangoni, un preparatore con un approccio molto diverso. Prima ero abituato ad allenarmi spesso ad alta intensità, facevo moltissima di quella Z2 di cui avevamo parlato tempo fa. Ricordate quando vi dicevo che tornavo a casa con medie orarie molto alte? Adesso, con lui faccio molte più ore a ritmi più bassi, ma lavoro molto di più anche in palestra. È un metodo che mi permette di gestire meglio le energie, anche se a volte mi “rimprovera” perché tendo ancora a spingere troppo!

Hai già trovato il setup ideale sulla nuova bici?

A grandi linee sì, ma sto valutando di cambiare la sella. Passare da Selle SMP a Prologo è un bel cambio. Ho già provato un modello, la Scratch, ma sono curioso di provare la Nago per vedere se mi si adatta meglio.

La nuova Polti-Kometa. Cambiamenti nel segno della continuità

09.11.2024
5 min
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Una delle principali voci dell’ambiente ciclistico in questa fase di passaggio tra la vecchia e la nuova stagione è legata alla Polti-Kometa. Può sembrare strano se consideriamo che ufficialmente ci sono solo 3 nuovi innesti, con il maltese Aidan Buttigieg insieme a due neopro’ (uno dei quali è Raccagni) a fronte di 4 partenze (una pesante, quella di Paul Double), ma il mercato e soprattutto l’evoluzione di una squadra non sono dati solo dai nomi di chi arriva e chi se ne va.

4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia
4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia

Ivan Basso non si tira indietro, quando gli viene riferito come i fari dell’attenzione siano più accesi che mai sulla sua creatura e misura bene le parole per tracciare i passi principali di quello che potrebbe essere un punto di svolta: «Io però più che chiamarlo così, vorrei che si parlasse di un processo di continua crescita che anche nel 2025 vedrà il team compiere passi avanti. Noi stiamo mettendo a punto strategie fatte di decisioni importanti, che riguardano non solo i corridori, ma anche lo staff e soprattutto tutta l’intelaiatura che tiene in piedi il nostro progetto. Ogni innesto deve essere attentamente considerato».

Da quel che si vede è in atto però un’opera di ringiovanimento, nel roster e non solo…

E’ il passo che stiamo facendo in questo periodo storico del nostro team. Cerchiamo di muoverci con attenzione guardando al budget ma anche ai nostri obiettivi. Per questo dico che avere trattenuto Piganzoli e Lonardi, ma anche Maestri significa avere mantenuto le colonne portanti del team e questo non può essere dato per scontato nel ciclismo che viviamo, perché è uno sforzo importante, che deve essere riconosciuto. Considerate che sono corridori profondamente rivalutati rispetto a 1-2 anni fa, con un valore molto diverso.

Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con due mostri sacri come Pidcock e Pogacar
Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con Pogacar
Sin dall’inizio il tuo progetto è stato molto seguito e attirava intorno a sé grandi speranze legate a tutto il ciclismo italiano. Ritieni di essere arrivato al punto che volevi per questo specifico momento?

Difficile da dire, ma posso ritenermi soddisfatto e orgoglioso, perché non conta solo dove vuoi essere, ma anche come ci arrivi. I processi di crescita non seguono sempre i tempi che uno ha preventivato, possono essere più o meno veloci. Io dico che di strada ne abbiamo fatta tanta, abbiamo una posizione consolidata, ma il processo di crescita è ancora molto lungo.

Una novità profonda nel vostro assetto è il voler dedicare un grande spazio all’attività juniores a discapito di quella under 23. Perché?

Abbiamo studiato la situazione, l’evoluzione del ciclismo e abbiamo capito che ciò che cercavamo è in quella fascia che copre allievi e juniores. Attenzione però, perché sappiamo anche noi che non sono tutti fenomeni a 17 anni, che per uno che emerge subito ce ne saranno altri che avranno bisogno di più tempo. Io penso ad esempio che la fascia under 23 abbia fatto il suo tempo, sia più indicato muoversi attraverso una fascia under 21, nella quale quei due anni post attività juniores permetterebbero ai ragazzi di continuare a crescere senza sentirsi troppo pressati. D’altro canto scendiamo nel dettaglio dell’attività di ragazzi di 17 e 18 anni e vedremo che attualmente ci troveremo di fronte a varie fasce di attività.

Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Quali?

Troverai quelli più bravi che vanno subito nel WorldTour, quelli che approdano nei devo team, quelli che vanno nelle professional e infine quelli che vanno nei team under 23. E’ un sistema che non mi piace, significa che questa categoria prende corridori di quarto livello. Io poi, di un corridore giovane, non voglio guardare solamente i risultati.

Che cosa cerchi allora?

Io devo avere un compendio molto ampio d’informazioni, dove i risultati hanno un peso, ma voglio sapere anche quali gare hanno fatto, quanta altura, quante ore di allenamento, che scuola frequentano, come si relazionano con i compagni. A proposito degli studi, il rendimento scolastico sarà una conditio sine qua non per gareggiare: se anche una sola materia non va bene, niente gare. Io voglio un team di ragazzi ai quali chiedo risposte non immediate, ma fra 3 anni. Solo così possiamo lavorare per costruire insieme il loro futuro.

Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Come mai finora vi siete mossi così poco?

Stiamo valutando tantissime situazioni, ma devono essere tutte funzionali alle nostre colonne di riferimento. Se vuoi davvero crescere come team, significa che quelli bravi devi tenerli e fare in modo che diventino bravissimi ed è questo il nostro obiettivo. Per farlo, devi avere le spalle coperte. Per me è motivo di grande soddisfazione avere coinvolto ancora la Polti che è un marchio storico nel ciclismo e che si è rilanciato prepotentemente, ma lo è anche sapere che Kometa dopo 7 anni al nostro fianco si è deciso a prolungare per altri 2 anni, o che abbiamo VisitMalta per altri 3, o ancora che abbiamo definito, è notizia di questa settimana, la sponsorizzazione di un marchio prestigioso come Yamamay.

Questo vi dà ulteriore spinta per il mercato?

Sicuramente, infatti oltre ai nomi già sicuri abbiamo definito l’approdo di un giovane di talento come Crescioli e di un corridore già strutturato e funzionale per il nostro team come Zoccarato. Mancano a nostro avviso ancora due innesti, ma stiamo valutando, non inseriremo nomi a caso.

Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Obiettivamente, rispetto a quando avete iniziato la vostra avventura imprenditoriale, le regole dell’UCI in continua evoluzione hanno rappresentato una difficoltà non prevista?

Questo è un tema molto delicato, per il quale ci vorrebbero ore di discussione… Possiamo dire che noi siamo d’accordo che ci sia un ranking che stabilisca le gerarchie, ma che queste hanno valore se c’è equità. Per il resto è un tema che ha mille sottotemi da affrontare. Magari lo faremo più avanti…

Zoccarato, bis tricolore gravel e su strada gambe ottime

04.07.2024
4 min
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Ma perché non pensare anche ad una Parigi-Roubaix per Samuele Zoccarato? Grinta da vendere, fisico potente e due titoli nazionali gravel. «Perché bisogna anche essere realistici – replica il diretto interessato – una Roubaix sì, sarebbe bella e di certo non avrei paura di buttarmici, ma forse una Strade Bianche sarebbe più indicata. E’ una corsa più adatta alle mie caratteristiche, c’è anche qualche strappo. Come dicevo bisogna essere realistici: non sono un super vincente e per certe corse serve anche una squadra importante. Credo però di poter essere un buon gregario».

Con il nuovo campione italiano gravel della VF Group-Bardiani dunque facciamo il punto sulla sua insolita stagione. Il Giro d’Italia non fatto, le corse al Nord, appunto l’esperienza offroad… Samuele non è mai banale e i discorsi filano via carichi.

Samuele Zoccarato (classe 1998) allo ZLM Tour in Olanda dove si è ben comportato tra pavè e ventagli
Samuele Zoccarato (classe 1998) allo ZLM Tour in Olanda dove si è ben comportato tra pavè e ventagli
Samuele, partiamo con un piccolo passo indietro e dal buon campionato italiano su strada che hai disputato… 

Era già da un bel po’ che andavo forte, almeno rispetto ai miei standard ovviamente. Mi sentivo bene. Quindi in verità non è stata una sorpresa andare così bene all’italiano su strada. Già dal Giro della Grecia avevo visto che era cambiato qualcosa: riuscivo a rimanere davanti molto più facilmente. Poi sono andato in Olanda e di nuovo mi sentivo molto bene. Lassù, nei miei quattro anni di professionismo non ero mai riuscito a stare davanti in un ventaglio. Stavolta in ogni ventaglio appunto ero in testa, sempre protagonista. Vuol dire che stavo lavorando nel modo giusto.

Hai raccolto i frutti della preparazione che hai fatto per il Giro e forse c’è anche un po’ di grinta in più, quella di voglia di dimostrare che Zoccarato c’era…

Sì, un po’ sì. Volevo fare vedere che qualcosa da dimostrare ancora ce l’ho. E poi credo che i giorni di gara in Olanda mi abbiano dato un ritmo che quest’anno non avevo mai avuto.

È diverso correre con la gamba buona lassù?

Assolutamente sì, perché invece di subire la corsa e fare solo fatica, la fai e ti gestisci. Lassù se molli un attimo, anche mentalmente, sei morto. Invece con una buona condizione e un po’ di grinta è tutta un’altra cosa. Mi sono divertito per la prima volta al Nord.

Il veneto in azione all’italiano gravel, che alternava tratti sterrati ad altri più filanti
Il veneto in azione all’italiano gravel, che alternava tratti sterrati ad altri più filanti
Veniamo all’italiano gravel. Hai fatto doppietta. Lo avevi già vinto nel 2022. Questa specialità in qualche modo di attrae. Com’è andata?

All’inizio non avevo tutta questa voglia di andare. Poi ho chiesto alla squadra di montarmi una bici, come dicevo io, con i materiali specifici. Ci sono riusciti e alla fine questa scelta ha portato i suoi frutti.

Quali sono state le tue richieste specifiche?

Prima di tutto dei rapporti adatti al percorso, quindi ad esempio montavo il 44 davanti e il 9-44, dietro. Poi delle gomme molto scorrevoli. Coperture ideali secondo me per quel tipo di percorso.

Beh, te l’eri ristudiata allora…

Sì, altrimenti non sarei andato. Non avrei fatto l’italiano gravel allo sbaraglio. Del percorso mi ero informato sulla locandina e i file Gpx che ho trovato. In più gli ho dato un’occhiata il giorno prima. Volevo fare una ricognizione la settimana prima, ma un po’ perché la bici non era ancora pronta e un po’ perché non s’incastrava bene con i miei allenamenti non ci sono andato.

Come è andata la corsa?

Siamo partiti abbastanza forti come succede anche su strada. All’inizio ho avuto alcuni problemi, sono caduto dopo 15 chilometri in un tratto in discesa che già il giorno prima mi era accorto poteva essere pericoloso. Sono entrato in una curva a kamikaze… e sono finito a terra. Poi mi è scesa due volte la catena. Ho visto che c’era Agostinacchio che andava molto forte in salita e un po’ lo temevo (anche per le doti di guida, Agostinacchio è biker e crossista, ndr). Al secondo giro ho provato a fare una “fagianata”, ma non è andata bene. Così dopo qualche chilometro ho dato una botta secca e infine sono riuscito a rimanere da solo. E così sono rimasto fino all’arrivo.

Zoccarato bissa il successo del 2022. Potrà andare al mondiale a Leuven in Belgio ad inizio ottobre
Zoccarato bissa il successo del 2022. Potrà andare al mondiale a Leuven in Belgio ad inizio ottobre
E quanto mancava?

Circa 60 chilometri. Ma da quel momento è stato tutto più facile perché facevo il mio ritmo. Non avevo problemi di visibilità nei tratti tecnici nello stare dietro a qualcuno e rischiare di sbagliare qualcosa. Si trattava solo di spingere. Guida con sicurezza sul tecnico e spingere forte nei tratti più pedalabili.

E ora guardiamo avanti. Sei al Giro d’Austria. Poi quale sarà il tuo programma?

Adesso c’è un po’ di tempo per staccare, dovrei andare anche in ritiro in quota ma ancora non so dove. Dovrei riprendere ad inizio agosto con l’Arctic Race of Norway e a seguire con il Giro di Danimarca. Dentro di me non vorrei staccare, mi sento molto bene.

Possiamo immaginare…

Poi comunque dovrei fare le corse del calendario italiano, più avanti. Spazio per provare a cogliere qualche risultato non manca.

Milan battuto da Bauhaus con gambe e malizia

06.03.2024
4 min
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GUALDO TADINO – La montagna sopra all’arrivo è bianca e gelida. La verde Umbria ha cambiato faccia bruscamente nell’ultima ora di corsa, mostrandosi a tratti nera e fredda, con mura di pietra in cima alle colline e corridori in fila come briganti in marcia verso l’approdo. Il rettilineo di arrivo tira quel tanto che basta per far capire ai velocisti che non si toccheranno alte punte di velocità, ma ugualmente nel rimescolarsi delle posizioni si capisce quale treno abbia le idee più chiare. Bauhaus e la Bahrain Victorious hanno già la vittoria cucita addosso.

Philipsen vorrebbe subito il bis. Sull’arrivo si fa un gran parlare della prospettiva che il belga cambi squadra. Racconta un collega di lassù che la sua compagna sia molto amica della compagna di Van der Poel e, avendo visto quanto guadagna Mathieu, in casa abbiano discusso a lungo. Philipsen non aveva ancora un agente e si è rivolto ad Alex Carera perché tratti per lui il rinnovo del contratto o trovi una sistemazione migliore. I suoi uomini con il completo jeans hanno presidiato la testa del gruppo negli ultimi chilometri, ma sul più bello peccano di troppa foga.  Quando si tratta di approcciare l’ultima curva, Philipsen esce troppo largo e cade e il finale passa fra le mani di Caruso e Arndt.

Bauhaus aveva già vinto una tappa alla Tirreno: l’ultima del 2022
Bauhaus aveva già vinto una tappa alla Tirreno: l’ultima del 2022

Rimonta impossibile

Il blocco della Bahrain Victorious prende il centro della strada, mentre Milan cerca di rimontare e si vede che gli manca un dente. Bauhaus spinge e fa velocità, Jonathan ha una frequenza ben superiore, ma non lo passa. E forse quel grammo di forza di troppo che ha speso nel finale per rilanciarsi fra le altrui ruote, non se la ritrova al momento di cambiare ritmo.

«E’ stata una giornata dura – ammette il friulano – e anche un po’ bagnata, ma ho dato il massimo. Penso che la mia squadra abbia fatto un lavoro fantastico, portandomi fino all’ultimo chilometro nella posizione migliore. Il finale però è stato un po’ complicato e anche un po’ pericoloso, per cui alla fine sono contento del secondo posto. Naturalmente cerchiamo sempre qualcosa in più, ma intanto ho dimostrato di avere una buona condizione. Ho scollinato davanti nella salita perché sapevo che fosse importante per fare bene la discesa. Per cui vediamo cosa si potrà fare nelle prossime tappe».

In fuga con Stockli, Zoccarato è stato ripreso sulla salita di Casacastalda
In fuga con Stockli, Zoccarato è stato ripreso sulla salita di Casacastalda

L’ironia di Zoccarato

L’ordine di arrivo parla italiano, ma purtroppo ancora come un rumore di fondo. Oltre a Milan secondo, nelle prime sette posizioni brillano anche Bettiol, Vendrame, Velasco e Caruso. E poi c’è Samuele Zoccarato, che è stato in fuga per tutto il giorno ed è arrivato a 8 minuti. Per cui quando la racconta non sa se essere afflitto o cercare di cogliere il buono di una giornata allo scoperto con sensazioni niente male.

«Si può scrivere che ho fatto un allenamento per la Sanremo – dice con malcelata ironia – ma anche che andare avanti in due in una tappa di 200 chilometri è stato un’avventura, diciamo così. Nella riunione ci eravamo detti che sarebbe stato meglio andare in un gruppetto più numeroso, per cui quando ci siamo ritrovati solo in due, il pensiero di rialzarsi l’abbiamo avuto. Ma per noi serve anche farsi vedere, per cui ho tenuto duro.

«Diciamo che il bello di questa giornata è stato che fino agli ultimi 10-15 chilometri ho avuto tutto sotto controllo, segno che la nuova preparazione sta dando buoni frutti. Mi sarebbe piaciuto cambiare ritmo quando è cominciata la salita, ma mi sono girato, ho visto che il gruppo era lì e mi sono reso conto che tanto in cima non ci sarei arrivato da solo. Vediamo cosa succede domani, giornate come questa nelle corse a tappe le paghi».

Pasqualon è rimasto attardato dietro la caduta: arriva comunque nel primo gruppo
Pasqualon è rimasto attardato dietro la caduta: arriva comunque nel primo gruppo

Pasqualon, piano riuscito

Ben altro morale nel clan del vincitore, con i corridori che si affrettano a scendere dall’arrivo per rintanarsi nel pullman, scaldarsi e poi partire prima che si può verso l’hotel. Racconta Pasqualon che di mattina sono partiti alle 6,30 per andare al via e stasera ne avranno per un’ora e mezza.

«Eravamo partiti per fare la corsa con Bauhaus – racconta Andrea – sapevamo che stava bene. E siccome avevamo l’intenzione di tenere davanti anche Caruso e Tiberi per un discorso di classifica, abbiamo usato anche loro per fare il finale. Io invece ho dovuto fare una bella frenata per evitare la caduta di Philipsen e mi è andata bene. E c’è anche un retroscena per il finale. Quando abbiamo visto che ce la giocavamo con Milan, Nikias (Arndt, ndr) nell’impostare la volata lo ha fatto rallentare e quella mezza pedalata che ha perso gli ha impedito di rimontare. E’ andata bene – ride – siamo rimasti tutti in piedi e abbiamo anche vinto».

A fare eco alla vittoria di Bauhaus arriva dalla Francia la notizia del successo di Buitrago a Mont Brouilly. Anche la Bahrain Victorious ha iniziato con il piede giusto. Le salite vere qui alla Tirreno inizieranno domani e per i due giorni a seguire. La lotta per la classifica deve ancora accendersi, ma già da domattina Ayuso dovrà iniziare a guardarsi intorno.

Zoccarato: inverno tra forza e intensità col nuovo coach

04.02.2024
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Forza prima e intensità poi: è l’inverno di Samuele Zoccarato. Il potente passista della VF Group-Bardiani ci spiega la sua settimana in questa prima fase dell’anno. Che poi nel suo caso neanche si può parlare di settimana vera a propria, ma è una continua alternanza di triplette e doppiette. In più Zoccarato ha anche cambiato preparatore e il confronto, aiuta a capire il nuovo metodo di lavoro.

 «Parlerei di un monte ore di allenamento – dice Zoccarato – che va dalle 20 alle 28 ore a settimana, in base alle distanze e ai lavori previsti. Faccio triplette di carico, un giorno di scarico e di nuovo una tripletta o una doppietta, quindi mi è difficile stilare una settimana tipo.

«Però posso dire che cerco di far coincidere sempre un giorno di scarico o di riposo il sabato o la domenica così da avere un giorno libero nel fine settimana».

Rullo Elite Suito, notizia Radio Deejay
Zoccarato ha utilizzato i rulli per completare la doppia sessione di forza: faceva degli esercizi monopodalici
Rullo Elite Suito, notizia Radio Deejay
Zoccarato ha utilizzato i rulli per completare la doppia sessione di forza: faceva degli esercizi monopodalici
E come ti sei regolato questo inverno?

Siamo andati per periodi. A dicembre per esempio con il dottor Andrea Giorgi che mi segue da quest’anno, ci siamo concentrati molto sulla forza. E’ capitato di lavorarci anche tre giorni di seguito. Il primo giorno facevo palestra, poi aspettavo sei ore e salivo sui rulli, dove facevo un’ora e mezza ancora lavorando sulla forza, con esercizi monopodalici.

Interessante. Come li eseguivi?

Dopo una fase di riscaldamento, per tre o quattro volte facevo delle sessioni con una gamba a 300 watt fino ad esaurimento. Erano molto dure. Era come andare a 600 watt con due gambe. E infatti duravo al massimo due minuti per gamba.

Perché aspettavi sei ore?

Perché ci sono degli studi che dimostrano che per assimilare per bene il lavoro di forza fatto in palestra, bisogna attendere e non saltare subito in sella.

Per Zoccarato primi veri fuori giri della stagione in corsa…
Per Zoccarato primi veri fuori giri della stagione in corsa…
Il secondo giorno come procedevi?

Facevo 4 o 5 ore con dei lavori. Nella prima e nella quarta ora dovevo fare delle partenze da fermo con vari rapporti, più o meno lunghi, per attivare tutte le fibre muscolari: 3×30”, recupero 4′, poi un ritmo tranquillo. Nelle ore centrali facevo SFR, quindi forza a bassa cadenza con recupero ad alta cadenza.

Il terzo giorno: cosa facevi?

Mediamente 5 ore, con delle sessioni di volate da 30” e recupero di 2′. Questo aspetto dei 30” forte l’ho mantenuto anche nell’off-season, per esempio quando andavo a camminare in montagna. Di tanto in tanto inserivo 30” di corsa forte. Questo serve per limitare il decadimento del Vo2 Max. E infatti quando ho ripreso stavo meglio.

E siamo al giorno di scarico…

Due ore facili.

La seconda tripletta cosa prevedeva?

Sostanzialmente le stesse cose, ma invertivo il primo giorno con il secondo. Mentre nel terzo giorno anziché fare delle volate da 30”, facevo 3×15′ di “swift spot”, vale a dire lavorare a cavallo di due zone, la Z3 e la Z4. Si tratta di lavorare vicino alla soglia, ma senza essere troppo aggressivi, specie perché si è ad inizio stagione. Era indifferente farle in salita o in pianura. Spesso cercavo terreni misti e, credetemi, fare 15′ non è una passeggiata. Anche perché in questa uscita non c’è mai un vero e proprio recupero. Al massimo si scende in Z2 e infatti tornavo a casa con una bella media sia di velocità che di watt. Sono tornato a casa anche con più di 280 watt medi che, considerando anche le discese, gli stop, il traffico, non è poco. Ero bello cotto!

Anche in allenamento Zoccarato non trascura l’alimentazione
Anche in allenamento Zoccarato non trascura l’alimentazione
Hai cambiato preparatore, è cambiato anche il lavoro?

Ora sono seguito da Giorgi, prima da Luca Zenti, coach della UAE Adq. Sostanzialmente non ci sono state grandi differenze sui lavori, ma sulle intensità e sui recuperi. Prima al 95 per cento, sapevo come avrei finito un allenamento e che non avrei sputato l’anima, ora invece più di qualche volta mi è capitato di non riuscire a finire i lavori e questo credo sia dovuto anche dalla tanta Z2 che faccio e non ai picchi. Stando costantemente in quella fascia, la catena è sempre in tiro.

Ora però Samuele ci siamo appena lasciati alle spalle gennaio, come è cambiato il menù? Sei passato dalla forza a cosa?

Le ore sono leggermente diminuite, ma neanche troppo, mentre sono aumentate le intensità. Sono aumentati i lavori in Z3 e Z4 e sono stati inseriti dei richiami in Z5. Però non ho mai toccato i massimali in allenamento. Neanche prima delle gare di Majorca e della Valenciana.

Puoi farci un esempio di qualche lavoro più intenso?

Per esempio facevo degli swift spot in Z4-Z5: 1′ in Z5, 30” di recupero in Z2. Oppure quando facevo la distanza inserivo dei lavori piramidali alla prima, terza e quinta ora: 3′ di VO2Max e 2′ di recupero in Z2; 2′ e 1′; 1′ e 40”; 40” e 30”… Un lavoro simile ti aiuta a conoscere il proprio fisico, specie nelle ore finali quando sei stanco, quando calano gli zuccheri. Riesci anche a capire come gestire gli integratori e la nutrizione. Capisci come migliorare nell’ultima ora.

Il veneto cura molto anche la parte a secco e della mobilità articolare in particolare (immagine dal web)
Il veneto cura molto anche la parte a secco e della mobilità articolare in particolare (immagine dal web)
Hai toccato il tasto dell’alimentazione, quali accorgimenti hai adottato per tutti questi particolari allenamenti?

Io sono molto alla buona e non ho preso chissà quali precauzioni. In linea di massima faccio riferimento all’introito calorico settimanale e se ho speso tanto, non faccio problemi a mangiarmi una pizza. In generale la dose di carboidrati è sempre alta sia a tavola che in bici. In bici mi attengo sempre agli 80-90 grammi di carbo l’ora, tra gel, barrette, malto… questo per avere il glicogeno sempre pieno. Ma questo vale più o meno sempre, al massimo quando dovevo lavorare sulla forza cercavo di aumentare la dose proteica negli shake prima e dopo gli allenamenti.

E lo stretching?

Quello lo faccio sempre e anche nei ritiri lo facevamo tutti insieme in squadra. Io però, quando faccio palestra, lavoro molto anche sulla mobilità articolare, specie quella delle gambe e della schiena. Avere una buona mobilità significa avere una capacità maggiore delle articolazioni e quindi del movimento e sfruttare meglio la muscolatura.

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
4 min
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La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Zoccarato, il senso di quei 1.022 chilometri in fuga

30.03.2023
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Se il ciclismo fosse una partita di poker, Samuele Zoccarato sarebbe sempre all-in. Da inizio anno il classe ’98 della Green Project Bardiani-CSF Faizanè ha già collezionato ben 1.022 chilometri in fuga (primo nel ranking). Un dato curioso che dice tanto sull’interpretazione che il campione italiano gravel dà alle corse. Un’indole da attaccante che non abbraccia la sfrontatezza, bensì una pragmatica visione del ciclismo in cui si trova.

Secondo Samuele infatti il divario tra WorldTour e professional è così ampio che l’ultima spiaggia è quella del fuggitivo. Un aspetto che non si allontana così tanto da quella che è la trama narrata dalla sua squadra. Non a caso i “verdi” sono i primi anche come team in questa statistica con ben 3.218 chilometri in avanscoperta.

Zoccarato in fuga ha sempre trovato i suoi risultati migliori
Zoccarato in fuga ha sempre trovato i suoi risultati migliori
Samuele, partiamo con il chiederti se sei soddisfatto di questo inizio di stagione…

Bella domanda. Non posso ritenermi così soddisfatto, ma neanche da buttare via. In alcuni casi è mancata un po’ di fortuna e in altri non ero al top io. In ogni corsa ho cercato di dare il massimo. 

Quali sono i tuoi obiettivi prossimi?

Il primo blocco si sta per chiudere con il Giro di Sicilia in programma dall’11 al 14 aprile. Poi, in teoria, dovrei andare al Giro quindi due settimane piene di preparazione. Dobbiamo decidere se allenarci per bene a casa oppure andare in altura. 

Come mai questo dubbio?

La questione dell’altura non è così semplice perché è vero si hanno dei benefici a livello fisico, ma è anche vero che serve qualche giorno per ambientarsi prima di allenarsi al top. Poi c’è l’incognita meteo, ad aprile non si dà per scontato che a quelle altitudini ci sia sempre il bel tempo. Sono ancora in fase di valutazione, se dovessi decidermi per il sì, andrei al Passo Pordoi o a Livigno. 

Samuele Zoccarato è nato a Camposampiero (Padova) il 9 gennaio 1998. E’ pro’ dal 2021. E’ alto 1,83 per 74 chili
Samuele Zoccarato è nato a Camposampiero (Padova) il 9 gennaio 1998. E’ pro’ dal 2021. E’ alto 1,83 per 74 chili
Veniamo alla statistica che ti riguarda. Spiegaci questi 1.022 chilometri in fuga da inizio anno (23 giorni di corsa)…

Ci son vari tipi di fughe. A partire dalla classica fuga televisiva che serve per fare vedere la maglia o anche per allenarsi, come può essere per la Sanremo o al UAE Tour. Sono quelle fughe che al 95 per cento non vanno all’arrivo. Poi ci sono le fughe che hanno il risultato ancora da scrivere. Ad esempio alla Tirreno non stavo benissimo, ma comunque a San Benedetto del Tronto ci hanno ripreso ai meno 3 dall’arrivo, quindi con un finale molto incerto che poteva in qualsiasi momento andare a favore di noi fuggitivi. In qualsiasi caso è chiaro quando si è in fuga si pensa sempre di andare all’arrivo

Pensi che la tua sia un’indole o un’esigenza per dire la tua?

Con le caratteristiche che ho, è una delle carte migliori che mi posso giocare. Con un arrivo in salita, magari su uno strappo, posso anche vincere se mi avvantaggio con un attacco anticipato. Il mio modo di correre comunque si sposa con l’indole della mia squadra. La Green Project-Bardiani ha sempre corso così, all’attacco. 

Un anno fa ci confidasti che Reverberi ti aveva chiesto di provare a fare qualche classifica generale. E’ ancora un tuo obiettivo?

Per la classifica generale bisogna andare forte sempre su tutte le salite. Su un ipotetico gruppo di 180, non so se riesco a rimanere con gli ultimi dieci corridori più forti del gruppo. Magari può essere un ottimo modo per racimolare qualche punto UCI, con la lotta sempre più presente all’ordine del giorno. Però pensare solo alle classifiche generali la vedo dura. A meno che in una corsa a tappe con una fuga, non riesca ad avvantaggiarmi e a guadagnare minuti preziosi in classifica. 

Zoccarato sarà presente al prossimo Giro di Sicilia: qui con la maglia della montagna della Valenciana
Zoccarato sarà presente al prossimo Giro di Sicilia
Parlando con Tarozzi, lui ci ha raccontato che va in fuga perché in gruppo ci si annoia. E’ così anche per te?

Di sicuro rende più entusiasmante tutta la corsa. Alla Sanremo mi sono annoiato i primi chilometri anche in fuga, ma dopo il Turchino e la discesa verso Genova è stato tutto molto veloce e divertente. In gruppo si corre molto di più sulle ruote e, ad essere sinceri, è anche più difficile gestirsi. C’è più nervosismo che poi porta anche a dimenticarsi di mangiare. 

Che obiettivi hai per il Giro?

Vivo alla giornata. L’unica nostra possibilità è quella di andare in fuga e si torna al discorso di prima. Se ci si deve giocare una tappa in gruppo, ci sono sempre i 180 pretendenti, mentre se trovi quelle tappe che la fuga ha il via libera, ci si ritrova faccia a faccia in 15. Il gioco delle probabilità è indubbiamente più vantaggioso. 

La ricerca del risultato è quindi vincolata all’attaccare?

Nelle corse di alto livello è oggettivamente impossibile per noi fare risultato. Mentre nelle corse dove magari c’è un livello meno esasperato dalle WorldTour, abbiamo più possibilità di fare il risultato. Possiamo quindi provare a non subire la corsa, ma farla.

Samuele Zoccarato vincitore della classifica degli scalatori alla Volta Valenciana (foto Green Project-Bardiani-CSF Faizanè & Sprint Cycling)
Samuele Zoccarato (a destra) vincitore della classifica degli scalatori alla Volta Valenciana (foto Green Project-Bardiani-CSF Faizanè & Sprint Cycling)
Hai una visione razionale rispetto alle corse insieme alle WorldTour?

C’è un gap assurdo tra WorldTour e professional. Quando vedi gli squadroni con la miglior formazione schierata, sai che non lasceranno scampo a nessuno e a vincere saranno sempre gli stessi. Ne parlavo proprio ieri in allenamento con Oss, anche lui ha notato questa cosa. Nelle gare di alto livello le squadre a vincere e a fare la corsa sono sempre le stesse. Non c’è tattica che regga. Si può partire per fare quinti, ma non per vincere. 

Raccontaci questa maglia degli scalatori conquistata alla Volta a la Comunitat Valenciana…

Era la prima volta che provavo a fare la classifica dei GPM. E’ venuta un po’ per caso. Ero andato in fuga alla seconda tappa che strizzava l’occhio a noi attaccanti perché era molto nervosa e presentava diversi strappi duri. Il problema è che siamo riusciti ad andare in fuga solo in cinque e quindi sapevamo fin da subito che sarebbe stata dura arrivare. A quel punto ho deciso di provare a fare la classifica degli scalatori. In pratica ho battagliato solo quel giorno per la maglia, perché poi alla quarta tappa avevo talmente tanti punti che nessuno provava a fare la volata sui gran premi della montagna. 

Samuele Zoccarato è campione italiano gravel: ha conquistato il tricolore nel 2022 ad Argenta
Samuele Zoccarato è campione italiano gravel: ha conquistato il tricolore nel 2022 ad Argenta
Non parti mai con questi obiettivi di maglia quindi…

Sono dinamiche che si capiscono durante la corsa. Al UAE Tour ho provato a fare la classifica dei traguardi volanti. Quando ho visto che il mio avversario era dieci volte più veloce di me, mi sono accontentato del secondo posto. 

E alla maglia blu del Giro, ci hai mai pensato?

Direi che al Giro d’Italia è impossibile. Ci sono talmente tanti arrivi in salita o GPM nel finale di tappa, quando davanti ci sono i contendenti della classifica generale, per uno come me risulta impensabile. Nelle prime tappe sarebbe sicuramente un piccolo obiettivo che mi piacerebbe raggiungere. 

Domanda obbligatoria per il campione italiano gravel. Ti stai preparando per la stagione offroad?

Adesso la testa è al Giro e quello ha la priorità. Dopo avrò modo di valutare un avvicinamento mirato. Intanto esco ancora con la gravel, magari nei giorni di scarico per divertirmi e staccare un po’ la testa.