Tutti in attesa di Jakobsen, oppure Bennett e Gaviria, invece dal gruppo è schizzato fuori uno che di volate ne sa parecchio, ma su strada è poco più di un debuttante: Sam Welsford.
Il suo palmares parla di due medaglie olimpiche su pista (argento e bronzo a Rio e Tokyo nell’inseguimento a squadre) e di quattro titoli mondiali sempre su pista (tre volte nel quartetto e l’ultima nello scratch).
Cerotti e abrasioni
Qui alla Vuelta a San Juan lo avevamo visto tutto bendato nei primi giorni, finito sull’asfalto in malo modo, ma avendolo appena visto strecciare sul traguardo di San Juan davanti a Bennett e Gaviria, la sensazione è che abbia ben recuperato.
«Oggi ha funzionato tutto alla perfezione – racconta nella conferenza stampa subito dopo l’arrivo – la squadra ha lavorato bene ed è una coincidenza divertente il fatto che la tappa si sia conclusa davanti a un velodromo così bello, visto il mio palmares su pista. Avevo studiato il finale, sono molto contento, ma per arrivare allo sprint, la giornata è stata molto dura».
Salite e peso
Un metro e 82 per 79 chili, Welsford ha quadricipiti da chilometrista. Tanto che gli illustri sconfitti non hanno neppure accennato la minima protesta, consapevoli del fatto che se a uno così lasci strada aperta, c’è il rischio che ti infili.
«Ho battuto alcuni dei più forti – dice con un sorriso grosso così – che mi motiva molto. Detto questo, fare volate su pista è completamente diverso che farle su strada. Le velocità forse sono più basse, ma lo sprint in pista è più breve. Qui invece si comincia a sgomitare dai meno 3 chilometri dall’arrivo e per arrivarci devo comunque combattere con il peso, allenarmi sulle salite…».
E le classiche?
Le Olimpiadi di Tokyo sono state una parentesi chiusa sulla pista. Da quel momento, Welsford ha firmato il contratto con il Team DSM e ancora adesso ci si chiede quale potrebbe diventare il suo terreno di elezione. Le volate, certo, ma perché escludere le classiche?
L’anno scorso, Welsford ha infatti conquistato il podio alla Scheldeprijs vinta da Kristoff su Van Poppel e pochi giorni prima era stato quarto alla Bredene Koksijde Classic, dietro Ackermann, Hofstetter e Merlier.
«E’ forte – mormora il massaggiatore che lo aspetta – all’inizio aveva qualche problema nello stare in gruppo, ma sul motore non si discute».
Se ne sono accorti tutti, Bennett e Gaviria su tutti. Soprattutto il colombiano non se lo aspettava e dopo la riga sembrava contrariato. Eppure anche oggi si conferma la legge dichiarata nei giorni scorsi da Viviani: non c’è più un dominatore assoluto. Le volate si vincono sui dettagli e perché tutti si combinino nel modo giusto, occorre anche un po’ di fortuna…