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La spalla slogata, poi il Covid: Vendrame si arrende

17.05.2023
5 min
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La tappa di Salerno ha fatto cadere tutti, una frazione corsa in condizioni meteo difficili che hanno complicato ancora di più il percorso. Le insidie sono arrivate fino alla linea dell’arrivo, considerando che Cavendish l’ha attraversata scivolando sull’asfalto. Tra gli atleti coinvolti nella caduta finale c’era anche Andrea Vendrame (nella foto Instagram di apertura mentre viene medicato). Il corridore della AG2R Citroen ha riportato una disgiunzione acromioclavicolare di primo grado, con vari punti di sutura sulla spalla. 

Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri
Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri

La caduta

Vendrame si è ritrovato a terra non capendo bene come, la volata era praticamente finita, infatti è caduto dopo aver tagliato la linea del traguardo. Le barriere in quel punto non avevano più la protezione e Vendrame ci è franato sopra. L’arrivo non era dei migliori, più volte si è visto pattinare la ruota posteriore di qualche sprinter sulle strisce pedonali poste poco prima dell’arrivo.

«Fiorelli – dice il veneto – è rimasto in piedi appoggiandosi alle barriere, io non ho avuto modo di farlo. La tappa è stata caotica per tutti i 170 chilometri, c’è stata la caduta di Evenepoel all’inizio. Poi ne sono arrivate tante altre, soprattutto negli ultimi chilometri, quando la tensione è salita maggiormente. Al Giro d’Italia è così, tutti vogliono fare del proprio meglio e mettersi in mostra, i finali diventano sempre molto caotici. D’altronde è una grande corsa a tappe».

Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli
Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli

Il recupero

Andrea Vendrame ci risponde durante il giorno di riposo, dopo che ha finito i massaggi e la seduta di fisioterapia. La caduta non lo ha fermato, e “Vendramix” il giorno dopo si è presentato alla partenza di Napoli

«Insieme alla squadra – continua – ho scelto di dormirci sopra e vedere come sarei stato il giorno dopo. Sono andato avanti momento per momento: come detto, siamo al Giro e la corsa va onorata fino in fondo. Non tutti possono partecipare, noi che abbiamo il privilegio di esserci dobbiamo fare di tutto per correre.

«Grazie allo staff medico del team – dice Vendrame – in questi giorni mi sono sentito sempre meglio. La cosa importante è togliere il dolore dalla parte coinvolta e guarire. La lesione è seria, una persona normale dovrebbe passare quindici giorni con il braccio appeso al collo. La cura che faccio tutti i giorni prevede osteopatia, Tecar e massaggi. Nel giorno di riposo abbiamo lavorato più a fondo a livello intercostale, si è fatta qualche Tecar in più per entrare più profondamente e recuperare il funzionamento della spalla».

Soltanto nella frazione di Fossombrone, Andrea ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla
Soltanto nella frazione di Fossombrone ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla

Napoli, il giorno più duro

Il giorno dopo le cadute fanno più male, rimettersi in bici non è semplice, soprattutto ai ritmi di un Giro d’Italia che non lascia molto respiro. 

«Il primo obiettivo – ammette Vendrame – era risalire in bici il giorno dopo e finire la tappa. Non è stato affatto semplice, a causa dell’infortunio non potevo alzarmi in piedi sui pedali. Quel movimento di braccia mi causava troppo dolore. Durante la tappa di Napoli dovevo rilanciare la bici da seduto e non è facile, soprattutto quando prendi le “frustate” a fine discesa. In più erano presenti dei tratti di pavé sui quali la spalla mi faceva davvero male.

«La frazione con arrivo a Campo Imperatore è stata più semplice, la parte finale in salita mi permetteva di fare il mio ritmo e non rendeva più semplice il fatto di non alzarsi sui pedali. La cronometro non ha portato ulteriori difficoltà. Dal punto di vista della posizione non ho portato modifiche alla bici, si è trattato quasi di un giorno di recupero: quasi».

Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato
Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato

Il morale tornerà

La motivazione Vendrame l’ha trovata dentro di sé ed al proprio animo di ciclista professionista. Il morale, invece, un po’ latita, d’altronde il veneto era partito per fare bene a questo Giro. E proprio mentre i suoi obiettivi erano stati rivalutati, è arrivata la tegola del Covid.

«Piano piano – aveva detto giusto ieri prima del tampone fatale – il morale torna. Un grazie va alla mia ragazza e al mio preparatore che mi sono stati vicini in questi giorni. Vedere gli appassionati alla partenza di ogni tappa mi rende felice, c’è un grande amore intorno al Giro, che è quello che mi ha spinto a continuare».

P.S. Purtroppo per Vendrame e i suoi tifosi, quel che non ha fatto la caduta di Salerno è riuscito al Covid. E’ proprio di stamattina la notizia che il veneto è risultato positivo a un tampone ed è stato costretto alla resa. Con lui sono sette i corridori che oggi lasciano la corsa rosa. Si annotano infatti le defezioni di Gandin, Hirt, Cattaneo, Cerny e Vervaeke (questi ultimi tutti compagni di Evenepoel alla Soudal-Quick Step).

Pioggia e cagnolini a Salerno: tutti giù per terra…

10.05.2023
6 min
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Evenepoel ha girato la bici e se ne è andato infuriato verso il pullman. La seconda caduta a due passi dal traguardo di Salerno lo ha mandato fuori dai gangheri. Il campione del mondo ha pedalato nell’ultimo chilometro smoccolando rabbia con l’ammiraglia, spiegando e gesticolando, mentre sotto le ruote scorreva un asfalto infido e pieno di acqua e salsedine.

La scivolata l’ha provocata una spallata contro Kirsch della Trek-Segafredo, che nei momenti successi all’arrivo è andato a spiegarsi con Remco, anche se la colpa probabilmente non è stata sua, ma del belga. Avuta la certezza di esser nel tratto neutralizzato, il campione del mondo infatti si è voltato verso sinistra deviando la linea sulla destra e per questo toccando il lussemburghese.

La Soudal-Quick Step si mette Evenepoel nel taschino: il rientro è agevole, il gruppo lo aspetta
La Soudal-Quick Step si mette Evenepoel nel taschino: il rientro è agevole, il gruppo lo aspetta

Pochi velocisti rimasti

Il pomeriggio è tetro, in barba al sole del golfo di Salerno che di solito conquista per il brillare del mare e gli scenari struggenti. Oggi il Giro d’Italia è stato duro e alla fine la vittoria di Kaden Groves nobilita i pochi velocisti rimasti in piedi malgrado le righe verniciate sull’asfalto che sembrano saponette. Se ne accorge Cavendish, che perde la ruota posteriore al momento di accelerare. Se ne accorge Milan. E se ne accorge Vendrame che ne fa le spese e finisce all’ospedale.

«E’ stata davvero una volata particolare – racconta Groves – con una grossa caduta proprio alla fine. Ho cercato di rientrare davanti grazie ai miei compagni di squadra, che poi hanno fatto un ottimo lavoro per posizionarmi bene per la volata. Devo dire che dopo la seconda tappa che non è andata bene, è davvero straordinario aver vinto a capo di una giornata così dura. La prima vittoria al Giro d’Italia è un bel risultato e la squadra se lo merita».

Il cambio di Zoccarato

Piove e questa volta la fuga va lontano. Si ritrovano in testa Zoccarato, Gandin e Champion, che si contendono i traguardi di giornata. La giornata è scura, la nebbia rende ancora più insidiose le traiettorie quando la corsa affronta l’Appennino, trasformando le discese in rischiosi toboga.

La prima caduta di Evenepoel l’ha provocata un allegro cagnolino che ricorda ai più il gatto nero di Pantani sul Chiunzi. Uscito dal giardino in cui probabilmente vive, ha deciso di buttarsi in strada. Lo sguardo con cui Evenepoel lo fulmina capendo la causa dello scivolone lo incenerisce, ma ormai la frittata è fatta.

Proprio approfittando di una rotonda più viscida di altre e della scivolata di una moto, Zoccarato prende il coraggio a quattro mani e prende il largo. La maglia bianca e verde buca l’oscurità e il sogno resta vivo fino al momento in cui il cambio elettronico della sua bici decide di averne avuto abbastanza e si blocca. Il veneto smanetta sulla leva, ma non succede nulla. Poi sgancia il piede e molla un paio di pedate al cambio, poi deve rassegnarsi a pedalare con il 53×14, che lo mette dritto nel mirino del gruppo.

Lo raggiungono a 6,7 chilometri dall’arrivo. E quando Zoccarato si volta e vede che il gruppo è tutto spaccato, maledice ancora di più il guasto meccanico (elettronico), senza il quale approfittando della caduta alle sue spalle avrebbe potuto sognare più a lungo.

Le strisce bianche

Cavendish si alza sui pedali, cambia ritmo e nel momento della massima accelerazione, la ruota posteriore sbanda. Stessa cosa per Jonathan Milan, che arriva secondo e sfiora seriamente la doppietta. Chi sbaglia il corridoio per uscire è forse Dainese, che prima di lanciarsi deve girare attorno a Cavendish.

«Abbiamo cercato di stare davanti – spiega Milan – di stare più coperti fino al finale. I compagni hanno fatto un lavoro perfetto, poi Andrea Pasqualon mi ha lasciato nel punto migliore per fare la volata. Sapevo che il finale un po’ chiudeva, perché lo avevamo visto su internet. Ho iniziato lo sprint, ho preso una delle righe bianche e mi è scivolata la ruota. Non dico che questo abbia influito sulla mia prestazione, ma sono contento di questo secondo posto. E’ la conferma che ci sono».

Leknessund forse sperava in un battesimo di sole per la sua maglia rosa, invece piove
Leknessund forse sperava in un battesimo di sole per la sua maglia rosa, invece piove

La rosa da difendere

E’ un Giro che si avvia verso il primo arrivo in salita di venerdì sul Gran Sasso, con una vena di nervosismo che lo scuote. E’ nervoso Evenepoel. E’ nervoso Roglic, che è caduto ed è arrivato al traguardo con la bici di Bouwman. Gli unici che in apparenza sembrano calmi sono i ragazzi di Tosatto, che pur nel finale di oggi, sono sempre rimasti davanti e al riparo dalle sorprese.

«La giornata è stata fredda – racconta Leknessund al primo giorno in maglia rosa – non è stata divertentissima. Ho cercato di godermi la maglia nei momenti in cui eravamo tutti insieme ed è stato davvero bellissimo. Il finale invece è stato davvero convulso, ma alla fine è andato tutto bene e ho salvato la maglia. Quando c’è stata la caduta a 7 chilometri dall’arrivo, ero nel secondo gruppo, però i miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro e poi le squadre dei velocisti hanno lavorato per la volata. Siamo rientrati sul primo gruppo, cercando di stare al coperto. E adesso questa maglia voglio tenerla il più possibile. Non sarà facile, sarei sorpreso magari se l’avrò dopo la crono di Cesena, ma comunque lotterò ogni giorno. Anche sul Gran Sasso».