Le Giant CXR1 fanno parte di una nuova generazione di ruote, accessibili in termini di prezzo, ma dotate di ottimi concept costruttivi.
Hanno il cerchio full carbon 3S hookless, alto 35 millimetri e con uno shape arrotondato. Ci sono i mozzi in alluminio costruiti sulla base dei DT Swiss DT350 con meccanismo interno Rachet a 54 punti d’ingaggio. Il peso della coppia? 1450 grammi con il nastro tubeless applicato. Le abbiamo provate.


Obiettivo qualità
Di strada ne è stata fatta parecchia e queste CXR1, ma anche le SLR1 da strada, sono un esempio di quanto il segmento di Giant è cresciuto. E’ migliorato nelle soluzioni tecniche, nel design e di conseguenza nelle prestazioni, pur tenendo fede ad uno degli obiettivi principali dell’azienda.
Quali obiettivi? Offrire dei prodotti performanti ad un prezzo interessante e sempre in linea alla categoria. Inoltre c’è anche una rinnovata apertura alle soluzioni che arrivano dall’esterno. Il riferimento è chiaramente collegato ai mozzi Ratchet e alla collaborazione con DT Swiss.


CXR1, come sono fatte
Hanno un cerchio in carbonio con finitura unidirezionale della fibra composita e sono hookless con un canale interno largo 25 millimetri. Non un dettaglio a caso, perché qui si possono montare coperture da 40 e 45 millimetri, senza il minimo problema e senza che gli stessi pneumatici spancino troppo all’esterno della ruota. Attenzione a gestire la pressione di gonfiaggio nel modo corretto.
Il cerchio è alto 35 e ha una larghezza totale di 31 millimetri con standard ETRTO da 622. I nipples sono esterni, comodi per un’eventuale aggiustamento della centratura dei raggi e questi ultimi sono in acciaio.
Sono Sapim CX Ray con il corpo appiattito (un pezzo di Italia) e sono 24 per entrambe le ruote. La raggiatura segue il concetto DBL (Dynamic Balance). Hanno una tensione differenziata tra anteriore, posteriore, lato drive e quello non drive, mentre gli incroci sono in doppia su tutti i lati.
I mozzi sono in alluminio, non sono oversize, anzi, il corpo è piuttosto magro ed asciutto; bello e ben fatto, non è eccessivamente ingombrante. Le flange dove si innestano i profilati sono diverse tra loro. Anteriormente abbiamo una struttura maggiore verso il disco, sul mozzo dietro la flangia grande è quella del lato dei pignoni.
I cuscinetti sono classici, ma la sezione interessante è quella della ruota libera Rachet. Infatti il mozzo posteriore adotta il meccanismo DT Swiss 350, con le due ruote dentate contrapposte da 54 denti. La ruota libera è incastonata a pressione, facile da montare/smontare. Gli assi passanti hanno dei diametri tradizionali.
Sono chiaramente Made in Taiwan per produzione assemblaggio L’ingaggio del disco è CenterLock Il mozzo anteriore non presenta volumi troppo grandi
Sono chiaramente Made in Taiwan per produzione assemblaggio L’ingaggio del disco è CenterLock Il mozzo anteriore non presenta volumi troppo grandi
Come vanno?
Vanno bene e non mostrano degli eccessi che, talvolta segnano anche una sorta di confine e limite. Sono leggere, sono molto scorrevoli e vestono in modo adeguato tutte le tipologie di biciclette gravel, da quelle più massicce, fino ad arrivare a quelle più “sottili”. In Giant hanno un rapporto qualità/prezzo di buon livello: il listino dice 1.240 euro.
Non sono troppo rigide, anche se una ruota gravel da 35 millimetri di altezza deve trovare una giusta interfaccia (pneumatico), capace di smorzare e copiare il terreno. Anche nei tratti più tecnici si guidano con facilità e non obbligano a sforzi aggiuntivi per rimanere in traiettoria.
Un altro vantaggio che ci piace sottolineare è l’ampia compatibilità di alcuni parti dell’assemblaggio: i mozzi, il meccanismo interno e anche i raggi. In caso di manutenzione forzata e sostituzione, è facile trovare la “chiusura del cerchio” e non rimanere a piedi.
Gradevole al colpo d’occhio la finitura esterna del carbonio Il canale interno senza uncino per il tubeless e con tape già montato Pulita e ben fatta anche la zona della valvola
Gradevole al colpo d’occhio la finitura esterna del carbonio Il canale interno senza uncino per il tubeless e con tape già montato Pulita e ben fatta anche la zona della valvola
Conclusioni
Le Giant CXR1 nascono in modo specifico per il gravel, ma che dimostrano una sorta di polivalenza. In un certo senso le contestualizziamo all’interno di un segmento endurance di livello superiore, che strizza l’occhio anche all’agonismo.
A nostro parere non sono adatte ad una pratica estrema che sfocia nell’ambito della mountain bike più moderna e aggressiva.