Giant CXR1, le ruote gravel con il cerchio hookless 3S

04.08.2022
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Le Giant CXR1 fanno parte di una nuova generazione di ruote, accessibili in termini di prezzo, ma dotate di ottimi concept costruttivi.

Hanno il cerchio full carbon 3S hookless, alto 35 millimetri e con uno shape arrotondato. Ci sono i mozzi in alluminio costruiti sulla base dei DT Swiss DT350 con meccanismo interno Rachet a 54 punti d’ingaggio. Il peso della coppia? 1450 grammi con il nastro tubeless applicato. Le abbiamo provate.

Ben fatta anche la zona della valvola
Ben fatta anche la zona della valvola

Obiettivo qualità

Di strada ne è stata fatta parecchia e queste CXR1, ma anche le SLR1 da strada, sono un esempio di quanto il segmento di Giant è cresciuto. E’ migliorato nelle soluzioni tecniche, nel design e di conseguenza nelle prestazioni, pur tenendo fede ad uno degli obiettivi principali dell’azienda.

Quali obiettivi? Offrire dei prodotti performanti ad un prezzo interessante e sempre in linea alla categoria. Inoltre c’è anche una rinnovata apertura alle soluzioni che arrivano dall’esterno. Il riferimento è chiaramente collegato ai mozzi Ratchet e alla collaborazione con DT Swiss.

Il mozzo Rachet con le due ruote dentate e contrapposte
Il mozzo Rachet con le due ruote dentate e contrapposte

CXR1, come sono fatte

Hanno un cerchio in carbonio con finitura unidirezionale della fibra composita e sono hookless con un canale interno largo 25 millimetri. Non un dettaglio a caso, perché qui si possono montare coperture da 40 e 45 millimetri, senza il minimo problema e senza che gli stessi pneumatici spancino troppo all’esterno della ruota. Attenzione a gestire la pressione di gonfiaggio nel modo corretto.

Il cerchio è alto 35 e ha una larghezza totale di 31 millimetri con standard ETRTO da 622. I nipples sono esterni, comodi per un’eventuale aggiustamento della centratura dei raggi e questi ultimi sono in acciaio.

Sono Sapim CX Ray con il corpo appiattito (un pezzo di Italia) e sono 24 per entrambe le ruote. La raggiatura segue il concetto DBL (Dynamic Balance). Hanno una tensione differenziata tra anteriore, posteriore, lato drive e quello non drive, mentre gli incroci sono in doppia su tutti i lati.

I mozzi sono in alluminio, non sono oversize, anzi, il corpo è piuttosto magro ed asciutto; bello e ben fatto, non è eccessivamente ingombrante. Le flange dove si innestano i profilati sono diverse tra loro. Anteriormente abbiamo una struttura maggiore verso il disco, sul mozzo dietro la flangia grande è quella del lato dei pignoni.

I cuscinetti sono classici, ma la sezione interessante è quella della ruota libera Rachet. Infatti il mozzo posteriore adotta il meccanismo DT Swiss 350, con le due ruote dentate contrapposte da 54 denti. La ruota libera è incastonata a pressione, facile da montare/smontare. Gli assi passanti hanno dei diametri tradizionali.

Come vanno?

Vanno bene e non mostrano degli eccessi che, talvolta segnano anche una sorta di confine e limite. Sono leggere, sono molto scorrevoli e vestono in modo adeguato tutte le tipologie di biciclette gravel, da quelle più massicce, fino ad arrivare a quelle più “sottili”. In Giant hanno un rapporto qualità/prezzo di buon livello: il listino dice 1.240 euro.

Non sono troppo rigide, anche se una ruota gravel da 35 millimetri di altezza deve trovare una giusta interfaccia (pneumatico), capace di smorzare e copiare il terreno. Anche nei tratti più tecnici si guidano con facilità e non obbligano a sforzi aggiuntivi per rimanere in traiettoria.

Un altro vantaggio che ci piace sottolineare è l’ampia compatibilità di alcuni parti dell’assemblaggio: i mozzi, il meccanismo interno e anche i raggi. In caso di manutenzione forzata e sostituzione, è facile trovare la “chiusura del cerchio” e non rimanere a piedi.

Conclusioni

Le Giant CXR1 nascono in modo specifico per il gravel, ma che dimostrano una sorta di polivalenza. In un certo senso le contestualizziamo all’interno di un segmento endurance di livello superiore, che strizza l’occhio anche all’agonismo.

A nostro parere non sono adatte ad una pratica estrema che sfocia nell’ambito della mountain bike più moderna e aggressiva.

Giant SLR1, le ruote (hookless) che vanno bene per tutto

09.05.2022
5 min
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Le Giant SLR1 non hanno solo una grafica rinnovata, ma sono il risultato di una serie di sviluppi che toccano cerchio, raggiatura e mozzo. Il primo è full carbon e hookless, i raggi sono Sapim con incroci differenziati ed il mozzo posteriore adotta le due ruote dentate contrapposte. Entriamo nel dettaglio.

La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio
La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio

Giant SLR1 con profilo da 36

Questa tipologia di ruote Giant sono il simbolo di una famiglia di prodotti che troveremo massicciamente tra qualche tempo. Sono le ruote con la tecnologia hookless, ovvero con le pareti (del cerchio) interne dritte, sprovviste di quell’uncino per l’ingaggio del copertoncino e del tubeless.

Giant è tra i primi ad utilizzare questo sistema anche in ambito road. La tecnologia hookless viene mutuata dalla mtb e proprio nell’off road ha praticamente sostituito proprio i cerchi tubeless nativi. Un cerchio con design hookless è caratterizzato da un valore alla bilancia inferiore (a parità di prodotto con quelli tradizionali), ha un canale interno più largo e permette di sfruttare pneumatici con una sezione maggiore, oltre a pressioni di esercizio più basse. Gli pneumatici tubeless road di ultimissima generazione sono compatibili anche con i cerchi hookless.

Come sono costruite

Le Giant SLR1 hanno il cerchio full carbon da 36 millimetri di altezza, con il canale interno da 22,4, piuttosto largo. La larghezza complessiva è di 26 millimetri, per uno shape non eccessivamente spanciato. La ruota ha il nastro tubeless e la valvola già inseriti.

I nipples sono esterni e i raggi (Sapim CX-Ray) hanno il corpo piatto. Sono 24 per ruota con incroci diversi: quella anteriore abbina quella radiale e l’incrocio in seconda, quella posteriore in seconda da ambo i lati, tutte con tensioni specifiche, per fornire un bilanciamento ottimale. Nella zona dell’incrocio i profilati si sfiorano, ma non si toccano.

Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza
Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza

I mozzi sono in alluminio e hanno due flange rialzate (lato disco per quella davanti, lato pignoni per quella dietro). Entrambi hanno i cuscinetti sigillati, ma quello posteriore ha due ruote dentate contrapposte e il corpetto della ruota libera viene rimosso con un semplice gesto. Un RachetSystem vero e proprio.

I numeri delle Giant SLR1

Abbiamo rilevato un peso di 1.415 grammi la coppia, con nastro tubeless e valvole inserite, un valore molto buono se consideriamo un prezzo di listino inferiore ai 1.200 euro e un pacchetto ben fatto in ogni sua parte.

Le nostre impressioni

Di sicuro una ruota con cerchio hookless, ad oggi, è qualcosa che va “fuori dalla norma” in ambito road, una categoria che solo di recente ha iniziato a metabolizzare i tubeless. Ci troviamo ad argomentare un sistema particolarmente efficiente, comodo e scorrevole, gratificante nel design e ampiamente sfruttabile.

La Giant SLR1 è una ruota che fa collimare un buon comfort ad una scorrevolezza di ottimo livello (noi l’abbiamo equipaggiata con pneumatici da 28 millimetri di sezione) ed è facile da guidare. Non è mai nervosa, è perfettamente bilanciata ed è praticamente immune alle folate laterali. Non è perentoria nelle accelerazioni e nei cambi di ritmo, ma è progressiva.

Per sfruttare a pieno le potenzialità binomio hookless/gomma grande è necessario capire al meglio come gestire le pressioni degli pneumatici. Questo aspetto è fondamentale per chi non ha mai utilizzato un comparto tubeless. Le prime pedalate portano a sensazioni contrastanti: può sembrare di aver gonfiato troppo, o troppo poco. I 22 millimetri e mezzo del canale, non sono pochi e devono trovare un giusto riscontro anche nella gestione della pressione della gomma, considerando che l’interfaccia ottimale è uno pneumatico da 28 millimetri di sezione.

Le considerazioni di Fausto Oppici

«Quando si è abituati a lavorare con i tubeless tradizionali- ci dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – pneumatici e cerchi, non ci sono grosse differenze, perché il metodo di montaggio è identico. Considerando inoltre che questi cerchi hookless di Giant sono davvero ben fatti. I nostri corridori li hanno utilizzati in diverse occasioni e non sono mai stati riscontrati dei problemi, anzi. Bisogna sottolineare la tenuta ottimale della pressione (fattore che peraltro abbiamo notato anche noi nel corso del test, ndr). Lo pneumatico tallona facilmente – continua Oppici – e talvolta non è neppure necessario il compressore per dare il primo colpo».

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