Alte, basse e medie, anche nel ciclocross le ruote da scegliere proprio non mancano, ma forse bisognerebbe dire non mancavano. La tecnologia mette a disposizione i tre profili, ma come sulla strada gli atleti ormai tendono ad utilizzare sempre lo stesso profilo che è quello medio. In passato le ruote da scegliere erano di più, anche se il profilo paradossalmente era solo quello basso. Prima con l’alluminio s’interveniva sulla tensionatura e il numero dei raggi e ognuna con coperture differenti. Zdenek Stybar diceva che nelle prime gare portava oltre 20 coppie di ruote.
Oggi con i cerchi in carbonio e il freno a disco è cambiato un po’ tutto e le cose si sono semplificate parecchio. Ci sono ruote più rigide e più scorrevoli grazie al perno passante. E allora viene da chiedersi: ha ancor senso scegliere il profilo? La risposta, lo anticipiamo, è no a quanto pare. Ma perché?
L’importanza della ricognizione
Per saperne qualcosa di più ne abbiamo parlato con Jakob Dorigoni, uno dei nostri crossisti di riferimento.
«Si parte sempre con un’idea di ciò che si utilizzerà – spiega il corridore della Selle Italia Guerciotti – La tipologia del tracciato si conosce in precedenza e il più delle volte si hanno i feedback dell’anno precedente. Si ha ben in mente quel che si dovrà utilizzare e non solo per le ruote. E il più delle volte le idee sono giuste. Ma alla fine il momento più importante resta la ricognizione, sia della vigilia che quella prima del via, anche se questa serve soprattutto per rivedere le pressioni o se è cambiato il meteo.
«Di solito faccio il primo giro con l’assetto che intendo utilizzare e poi mi fermo. Controllo le pressioni ed eventualmente faccio i primi cambiamenti. Noi utilizziamo un profilo medio, una Ursus Miura TS 37 Evo disc».
Verso il “mono” profilo
E il meteo, ancora più del percorso, salvo casi particolari, incide più di tutti.
«Il vento, ma anche la pioggia e di conseguenza il fango sono gli elementi che incidono di più – riprende Dorigoni – Se c’è tanto fango si tende ad utilizzare una ruota più alta, perché così quando si affonda non va giù tutta. E’ più facile “tirarla” fuori se una parte del cerchio resta in superficie (c’è anche meno attrito dei raggi, ndr). In questo modo la ruota galleggia un po’ di più e si scappa via meglio. Ma questo cambio avviene sempre più raramente». E di sicuro non avviene in casa Guerciotti, visto che loro hanno a disposizione il solo profilo da 37 millimetri. Piuttosto cambia la sezione della gomma.
Si è visto infatti che questo è nettamente il più versatile. Va bene su ogni terreno. Concilia al meglio leggerezza e rigidità. E vanno in questa direzione un po’ tutti i team.
I profili ormai sono compresi fra i 32 millimetri (Mavic Cosmic) e 40 millimetri (le Shimano C40) e nel mezzo tutti i produttori con le loro misure: 34, 34,8, 35, 36 millimetri. Qualcuno ha anche a disposizione i 46 e 47 millimetri, ma un po’ per il peso e un po’ per esigenze aero che nel cross non ci sono queste ormai vengono del tutto scartate. Semmai si vira sul profilo più basso, che resta sempre il più facile da guidare.
«Anche perché poi – aggiunge Jakob – nella guida vera e propria non ci sono tante differenze fra i tre profili, almeno per me. Quello che conta davvero sono le gomme».
L’importanza delle gomme
Dorigoni diceva delle gomme. I produttori forniscono la loro intera gamma ciclocross. Nel caso di Dorigoni e della sua squadra, si fa riferimento a Challenge. Le coperture sono cinque. Grifo (all round), Limus (fango pesante e argilloso), Baby Limus (fango moderato), Dune (sabbia) e Chicane (per il terreno compatto e veloce).
«Il meteo conta moltissimo in questo caso. E la ricognizione finale è importantissima per verificare che la gomma scelta e le pressioni siano corrette. Di solito si sceglie sempre lo stesso copertone, magari si passa a quello da fango solo nei casi estremi, per avere più grip».
Ma anche in questo caso c’è da valutare bene il percorso. Perché se è davvero tanto il fango può capitare che si metta la bici in spalla e si proceda a piedi e se la parte pedalabile del percorso è in buone condizioni si finisce per scegliere una gomma “all round”.
«Ma in generale – conclude Dorigoni – più che la ruote la bici deve essere tutta funzionante al meglio. Inutile avere la ruota più leggera se poi il cambio non funziona. Avere la il telaio e le ruote migliori se poi si sbagliano gomme».