Nel “pacchetto dei materiali”, le ruote (e le gomme) contribuiscono più di ogni cosa alla scorrevolezza. Le gomme sono il contatto della bici con l’asfalto, le ruote sono l’avanzamento: va da sé che loro efficienza è fondamentale. Dicevano i “vecchi” meccanici: «Meglio una bici più pesante ma con buone ruote, che un telaio leggero ma ruote pesanti che non scorrono». E per questo l’aerodinamica conta più di tutto.
Aerodinamica “first”
Se il discorso del peso è “relativamente” superato, oggi i marchi lavorano soprattutto nella direzione dell’aerodinamica. Le velocità medie crescenti inducono ad insistere su questa direzione. Con le fibre attuali il peso è abbastanza leggero per tutte le ruote, a parità di materiale utilizzato.
A fare la differenza sono i profili, che a loro volta sono legati all’aerodinamica. Più il profilo è alto e meglio è, questo lo sappiamo. Quello che invece sta cambiando è che le sezioni diventano sempre più larghe. Il canale interno è anche di 21 millimetri e procedendo verso i raggi alcuni modelli “spanciano”, arrivando anche a 27 millimetri di proiezione interna, per poi appunto restringersi verso i raggi. E’ il cosiddetto “effetto goccia”.
Effetto goccia
Quando la pioggia cade dal cielo ha nella sua parte verso terra, cioè quella che prende vento, la porzione più larga. Questo concetto è stato più che ripreso nella vela. In Coppa America è stato talmente ottimizzato che le imbarcazioni ormai vanno quasi più forte di bolina (controvento) che di poppa (vento a favore). In bici ci si sta arrivando.
Questo effetto poi si lega moltissimo con lo scarico dell’aria. Il cerchio anteriore più grande consente a quello posteriore di essere più libero.
I grandi brand che guarda caso supportano i team WorldTour investono molto su questo tipo di ricerca. E il rapporto con i loro corridori è ormai costante.
In gruppo si parla molto bene delle ruote Enve e Lapierre. Il marchio francese sta lavorando molto più che sul Cx (coefficiente di penetrazione) sulla capacità di scarico dell’aria. Enve invece così come Specialized sta insistendo sulle differenze tra anteriore e posteriore: sia dei profili che delle larghezze.
«Questa soluzione – dice Giampaolo Mondini, tecnico Specialized che lavora a stretto contatto con i corridori – oltre ad avere effetti aerodinamici positivi, aiuta molto nella stabilità in caso di vento laterale o trasversale, la situazione che si verifica più spesso».
Addio profilo basso
Diamo adesso un numero molto semplice che rende l’idea di quanto si possa risparmiare con una ruota efficiente. Già a 20 chilometri orari l’aerodinamica conta, soprattutto se si viaggia in salita dove quella velocità, unitamente alla pendenza, indica uno sforzo intenso. Ebbene si va più forte con una ruota da 35 millimetri piuttosto che con una bassa, nonostante quei 100-110 grammi in più.
Nonostante ciò, questo tipo di profilo sta quasi sparendo. Sempre Mondini conferma: «Le Roval di Specialized erano da 32 millimetri ma ormai viste le medie elevate anche in tappe di salita, quasi nessuno utilizza questo profilo, salvo rari casi. Si preferisce comunque quello da 50 millimetri. Ormai le bici sono talmente leggere che non si ha l’esigenza di limare peso qua e là, pertanto si può lavorare sull’aerodinamica. Dai nostri test abbiamo visto che il punto di rottura nella scelta tra una ruota aero e una bassa avviene a 23 chilometri orari, mentre il peso incide con pendenze dal 7,5 per cento in su».
In base a questi dati e alle velocità medie si capisce perché solo in rari casi si vedono profili bassi, cioè da 32-35 millimetri. Sotto in pratica proprio non si va più.
Dati, mozzi, raggi
I cerchi poi non solo sono alti o bassi, dritti o spanciati, ma hanno anche altri particolari. C’è chi propone un profilo variabile, come le Princeton usate da Ganna. Chi i puntini effetto “pallina da golf”, chi appunto la forma a goccia. In più ci sono in ballo i raggi. Tralasciando la tre-raggi e la lenticolare, che si vedono solo nelle crono, ci sono ruote che vanno da 12 a 24 raggi. Raramente oggi si supera questo numero.
Si presta più attenzione al non disperdere energie, piuttosto che a limare altri grammi. Inutile fare ruote leggere se poi flettono. A tal proposito si lavora molto sui mozzi e sul loro raccordo con i raggi. Corima ne è un esempio con le MCC Dx.
«Nel 2008 – conclude Mondini – iniziammo a lavorare con le ruote Roval. Non avevano una campanatura, erano dritte. Sì, erano leggere e aerodinamiche, ma bastava alzarsi sui pedali e il cerchio fletteva a tal punto che toccava sui pattini freno. Iniziando a lavorare a stretto contatto con i professionisti negli anni siamo arrivati ad avere un prodotto efficiente in tutte le direzioni: peso, aerodinamica, rigidità, scorrevolezza. Questo sia nella ruote che in altro. Oggi per noi di Specialized la Sl7 è la bici “definitiva”, aero e leggera. Ebbene la proponiamo in due setup: quello “Alpinist” con ruote da 32 millimetri in su e quello “Rapid” con profili da 50 anteriore e 60 posteriore. Entrambi con clincher o tubeless per noi più scorrevoli».