2InPower SL, il power meter Rotor più leggero di sempre

20.06.2023
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Rotor 2InPower SL, ovvero la versione rinnovata del power meter top di gamma dell’azienda spagnola. Il misuratore è stato alleggerito del 15% e reso ancor più preciso.

La struttura della guarnitura è sempre in alluminio 7075 T-6 ed è modulabile, grazie allo spider direct mount per le corone. Il cervello del misuratore di potenza è inserito nell’asse passante ed è stata rinnovata anche la app Rotor Power. Entriamo nel dettaglio.

Una forma più asciutta e magra (foto Rotor)
Una forma più asciutta e magra (foto Rotor)

L’alluminio super alleggerito

La lavorazione di precisione con macchinari CNC è uno dei punti di forza dell’azienda spagnola. Anche il nuovo 2InPower SL è completamente in alluminio e tutte le lavorazioni sono ottenute grazie alla tecnica CNC.

Il nuovo 2InPower è composto da 4 pezzi distinti che rendono la stessa guarnitura (e il power meter) tra i prodotti più leggeri di questa categoria. C’è la pedivella lato drive (quella delle corone) che è comprensiva dell’asse passante. Qui alloggia anche la porta di ricarica della batteria. Ci sono la pedivella opposta che si ingaggia al cilindro passante e lo spider Direct Mount a 4 fori che supporta le corone. Quest’ultimo permette alla guarnitura di essere classica per le due corone, oppure per una corona singola. Ci sono ovviamente le corone.

Si tratta di un misuratore di potenza in alluminio che ferma l’ago della bilancia a 530 grammi (dichiarati, che diventano 729 con le corone) nella lunghezza da 170 millimetri.

Il cuore del progetto

Il misuratore di potenza Rotor rileva il wattaggio da ambo i lati, separando i dati della gamba destra da quelli della sinistra. La rilevazione dei watt e delle rpm avviene tramite degli estensimetri e un accelerometro; nulla è esterno alle pedivelle. La batteria è completamente integrata nel blocco centrale e per essere ricaricata adotta una porta USB con ingaggio magnetico, soluzione che permette un perfetto allineamento delle due estremità (connettore e porta d’ingresso). L’autonomia è dichiarata in 250 ore. La trasmissione dei dati al computerino avviene con modalità Ant+, ma il nuovo Rotor adotta anche la soluzione Bluetooth Smart, ad esempio per la connessione con lo smartphone.

E’ stata rinnovata anche la app Rotor Power, che diventa uno strumento di gestione del misuratore di potenza e di valutazione della performance. Rispetto alla versione più anziana sono stati migliorati e semplificati alcuni passaggi, come ad esempio la condivisione dei dati con terze parti (Strava e TP).

Sotto il profilo tecnico e anche per quanto concerne l’estetica, la piattaforma 2InPower è molto diversa dall’InSpider.

Evoluzione della specie

Pur tenendo fede al progetto originale 2InPower, sono state apportate diverse modifiche, mirate principalmente ad alleggerire, senza sacrificare la precisione e l’accuratezza della rilevazione. Prima di tutto il design delle pedivelle, quello del nuovo 2InPower SL ha subito una cura dimagrante che porta ad avere le due pedivelle più sfinate.

Il braccio di sinistra (quello senza le corone) ha un punto d’ingaggio che è stato completamente ridisegnato, più armonico nelle forme e più rigido. Non c’è più il bullone esterno di chiusura ed il dado di filettato, quello dedicato alla chiusura e ad andare in battuta, è posizionato all’interno della pedivella. Il nuovo Rotor 2InPower SL è waterproof della serie IP67.

Dettagli e compatibilità

L’asse passante ha un diametro di 30 millimetri, come vuole la tradizione 2InPower. Le lunghezze delle pedivelle disponibili sono 4: 165, 170 e 172,5, 175 millimetri, tutte con un fattore Q di 147,5 millimetri, perfettamente in linea con gli standard del mercato. Cambia la linea catena tra la configurazione con doppia corona (44,5), rispetto alla corona singola (45,2 millimetri).

C’è la piena compatibilità con le nuove trasmissioni Shimano e Sram. Per quanto riguarda le soluzioni Shimano le combinazioni con le corone Rotor sono diverse (rotonde classiche e/o Q-Rings), mirate a soddisfare anche triatleti e cronoman: 50-34 e 52-36, 53-39 e 54-39, 54-42 e 55-42, 56-44 e 58-44. Invece la compatibilità con le corone Sram si limita alla 48-35 e 50-37. Il nuovo Rotor 2InPower SL è coperto da 3 anni di garanzia. Il prezzo di listino è di 1.149 euro.

Rotor

Petilli, Bonifazio e le Cube della Intermarché-Circus-Wanty

16.02.2023
6 min
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Andiamo alla scoperta delle bici Cube in dotazione ad uno team più vittoriosi di questo inizio 2023. Litening C68X Air e Litening C68X Aero sono le versioni usate dai corridori del Team Intermarché-Circus-Wanty.

Abbiamo chiesto qualche feedback a Simone Petilli, che milita nel team belga già da diverse stagioni, ma anche al nuovo ingresso Niccolò Bonifazio, che è entrato a far parte del roster proprio in questo 2023.

La versione Aero, con le sue forme importanti e voluminose (foto Cyclingmedia Agency)
La versione Aero, con le sue forme importanti e voluminose (foto Cyclingmedia Agency)

Evoluzione Cube, non solo biciclette

Ci sono anche le ruote NewMen, che il team ha iniziato ad usare nel 2021 e che sono state oggetto di diversi aggiornamenti, segno di un progetto che evolve in continuazione e nel suo complesso. Le nuove hanno i raggi in carbonio ed un cerchio con forma wide particolarmente spanciata, adatta ad interfacciarsi con i tubeless da 28. Le versioni delle biciclette sono due, quella più aero e l’ultima Cube con un valore alla bilancia molto ridotto, entrambe hanno il manubrio integrato che avevamo notato lo scorso anno al Giro.

La trasmissione è sempre Shimano Dura Ace con il cambio posteriore che presenta il bilanciere CeramicSpeed, ma da quest’anno c’è la guarnitura Rotor Aldhu Inspider con l’omonimo power meter. Ci sono le selle Prologo e gli pneumatici Continental.

Simone Petilli durante il ritiro in Spagna (foto Cyclingmedia Agency)
(foto Cyclingmedia Agency) (@cyclingmedia agency)

Petilli sceglie Air

«La prima bici, in fatto di scelta tecnica è la Cube C68X Air – spiega SImone Petilli – che è quella più leggera e preferita dagli scalatori o da chi comunque predilige dislivelli importanti. Molti di noi hanno iniziato ad usarla nel 2021. Io ho a disposizione anche la versione Aero, quella più aerodinamica, quasi esclusivamente per le tappe con un profilo piatto, o comunque nelle frazioni veloci. Ho una taglia 54».

Hai modo di scegliere ad inizio stagione, oppure la bici è assegnata dal team in base alle caratteristiche del corridore?

Si, possiamo scegliere ed è una grossa fortuna. In dotazione abbiamo tre biciclette e possono essere la stessa versione, o come nel mio caso un mix tra Air ed Aero. La mia prima bici e scelta è comunque focalizzata sulla Air, si addice di più alle mie caratteristiche.

Forcella spanciata (tanto) verso l’esterno (foto Cyclingmedia Agency)
Forcella spanciata (tanto) verso l’esterno (foto Cyclingmedia Agency)
Se dovessi sottolineare tre peculiarità del tuo mezzo?

Di sicuro il comfort complessivo, dove faccio rientrare anche una guidabilità davvero buona e una bici stabile ti fa risparmiare delle energie. Poi nell’ordine la leggerezza e la velocità, perché pur non essendo una bici aero vera e propria, mette in mostra delle doti di velocità non trascurabili.

Quale è il range di peso della bici pronta per le gare?

Inferiore ai 7 chilogrammi con i tubeless da 28. Usiamo qualche accorgimento nel caso di frazioni particolarmente dure, o per arrivi in salita con pendenze parecchio impegnative ed il peso arriva a 6,8 chilogrammi precisi.

Le prime con i raggi in carbonio, viste al Giro 2022
Le prime con i raggi in carbonio, viste al Giro 2022
E invece per quanto concerne le ruote NewMen, cosa ci puoi dire?

Il team ha iniziato ad usarle nel 2021 quando siamo passati da un prodotto eccellente e conosciuto, al pacchetto ruote NewMen che fa parte del portfolio Cube. Tutti i dubbi sono spariti fin dal primo utilizzo, dubbi che erano legati principalmente al fatto che non si conosceva questo componente. I corridori si sono trovati un pacchetto ruote ottimo, con una notevole rigidità a prescindere dall’altezza del cerchio e un peso contenuto. Il valore alla bilancia è sceso ulteriormente con le nuove che hanno i raggi in carbonio. Inoltre l’ultima versione ha anche il cerchio wide, spanciato e si adatta ai tubeless da 28, quelli che per noi sono ormai uno standard.

Da quest’anno guarnitura e power meter Rotor (foto Cyclingmedia Agency)
Da quest’anno guarnitura e power meter Rotor (foto Cyclingmedia Agency)
Rispetto all’anno passato avete cambiato il power meter?

Sì, da quest’anno abbiamo il Rotor Inspider con il perno passante da 30 millimetri di diametro. In fatto di rigidità, rispetto allo Shimano che avevamo in precedenza non trovo particolari differenze. Per quello che concerne la rilevazione, il Rotor sovrastima leggermente, anche se le variabili in gioco sono tante. Quello che è importante però, è il fatto che offre dei dati ripetibili ed è l’aspetto che per noi conta di più.

Bonifazio sulla Aero

«Da quando mi è stata consegnata la bicicletta – inizia Niccolò Bonifazio – ho percorso 4.000 chilometri, più o meno 200 ore di allenamenti tra dicembre e gennaio. Sono partito con forza e determinazione, perché la volontà era quella di ben figurare gia dalle prime corse. Di sicuro il feeling immediato che ho avuto con la Cube è qualcosa che mi ha lasciato impressionato ed è stato anche un notevole supporto nel fare così tanti chilometri in questi mesi di preparazione. Ho la versione Litening Aero nella taglia small, che corrisponde ad una 52».

Niccolò Bonifazio con la maglia Intermarché (foto Cyclingmedia Agency)
Niccolò Bonifazio con la maglia Intermarché (foto Cyclingmedia Agency)
Hai avuto la possibilità di scegliere oppure il modello di bici ti è stato assegnato a prescindere?

Abbiamo la possibilità di scegliere la bicicletta. Non ho avuto modo di provare la versione più leggera, perché sono approdato tardi al team e perché mi sono trovato talmente bene e fin da subito che non ho avuto la necessità di chiedere un’altra bici.

Come d’abitudine il team usa il bilanciere CeramicSpeed (foto Cyclingmedia Agency)
Come d’abitudine il team usa il bilanciere CeramicSpeed (foto Cyclingmedia Agency)
Il tuo passaggio tecnico è stato importante, da Specialized a Cube. Se dovessi identificare tre cose che ti hanno colpito del nuovo mezzo?

Ai primi due posti metto la scorrevolezza e la velocità, fattori che sono emersi fin dai primissimi chilometri. Inizialmente cercavo di capire se era un singolo componente che mi trasmetteva questa sensazione, oppure la bicicletta nel complesso. Effettivamente è un pacchetto davvero performante. E poi è una bicicletta leggera, perché è vero che è una taglia S, ma è una bici aero con delle linee marcate e tubazioni grandi: 7 chilogrammi sono pochi. Nelle curve è una spada, parecchio precisa e lo sterzo basso contribuisce a tenerti all’interno della traiettoria anche quando la velocità supera i 60 all’ora.

Hai mantenuto le stesse misure, oppure hai fatto delle variazioni?

Rispetto alla bici precedente sono più basso sull’avantreno e più allungato sull’orizzontale, anche grazie ad una pipa da 130. E’ un setting leggermente più estremo, che nasce principalmente dalla differenza di lunghezza della tubazione dello sterzo. La Tarmac era più alta. Onestamente non mi pesa neppure dopo diverse ore di allenamento, anzi nelle fasi di rilancio e sprint riesco ad essere più veloce ed agile.

Una bici super rigida che aiuta ad esprimere le tue abilità in discesa?

Il vantaggio principale arriva dalla precisione della bicicletta, aspetto che semplifica la guida e la gestione del mezzo anche nelle situazioni più tecniche. Un banco di prova ottimale è stata la discesa di Coll de Rates in allenamento, durante il ritiro. E’ una discesa impegnativa ed esigente che mi ha permesso di andare un po’ al limite: difficoltà pari a zero. E poi è quasi immune al vento laterale segno di un’aerodinamica che non pesa. Complessivamente aggiungo anche i tubeless da 28. Abbinati alle ruote larghe e spanciate, gonfiati alle atmosfere giuste, sono tanto scorrevoli e sicuri.

Rotor Q Rings, costantemente al passo con le innovazioni

24.05.2022
3 min
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Rotor accompagna l’evoluzione e le innovazioni delle nuovi componenti della trasmissione, ampliando la propria gamma di corone per essere totalmente compatibile con i gruppi Sram AXS (strada e gravel) e Shimano GRX (gravel).

Per affrontare ogni tipo di percorso, le nuove combinazioni offerte dalle corone ovali Q Rings per Shimano GRX e la  nuova 50-37 per Sram RED e Force eTap AXS offrono agli utenti un’ovalizzazione del 12,5%. Rotor ha inoltre premiato anche coloro che amano le corone rotonde con una 50-37 compatibile con i modelli Sram AXS.

Al passo con i tempi

L’evoluzione continua del settore delle trasmissioni ha spinto Rotor ad ampliare gli orizzonti e a fornire ciò che il mercato sempre più vasto richiede. 

«La guida e la scelta dei percorsi – dice Julio Madrigal, Product Manager di Rotor – nel mondo “gravel” si sta evolvendo sempre più velocemente e conseguentemente cresce anche la necessità di nuove componenti e combinazioni. Nello stesso momento, anche i componenti dedicati alla “strada” sono stati ripensati e abbiamo scelto di estendere la nostra gamma di corone per Sram e Shimano in modo da soddisfare queste nuove esigenze».

Disponibili anche le corone tonde per Sram, 48-35 e ora anche 50-37
Disponibili anche le corone tonde per Sram, 48-35 e ora anche 50-37

Q Rings per Sram

Le opzioni offerte dalle corone Q Rings non sono mai state così tante. Sram con il gruppo AXS RED eTap a 12 velocità ha rivoluzionato le dimensioni standard delle corone. La casa spagnola non ha perso tempo creando le corone ovali 50/37 e 48/35 (con BCD [girobulloni] 110×4 o 107×4) compatibili

Rotor non si è fermata e ha assecondato ogni tipo di richiesta per i nuovi standard dettati dall’azienda americana. Infatti sono disponibili anche le corone tonde per Sram con compatibilità confermata per 48-35 e ora che 50-37. 

Set di bulloni in acciaio inox compatibili con i modelli Shimano GRX
Set di bulloni in acciaio inox compatibili con i modelli Shimano GRX

Q Rings per Shimano

Shimano è stata il primo brand a commercializzare un gruppo completamente dedicato al mondo “gravel” con il suo GRX. Anche in questo caso Rotor ha saputo migliorarsi realizzando corone ovali Q Rings compatibili con le corone da 48-31D e 46-30D e girobulloni (BCD) 110×4 e 80×4.

Nei gruppi gravel il passaggio a una sola corona alle volte può essere fatto appositamente per certi tipi di uscita in base alle esigenze. Se si vuole ottenere ancora di più da una configurazione GRX 1x basta sostituire le corone di serie con le ovali Q Rings. Rotor ha reso facilmente possibile tutto questo, con un set di bulloni in acciaio inox compatibili con i modelli Shimano GRX FC-RX810 e FC-RX-600.

Rotor

Lapierre Aircode DRS Team Layup, il test

24.03.2022
5 min
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E' la Lapierre in uso ad alcuni atleti della Equipe Cycliste Groupama FDJ sia pure in diversa colorazione e diverso montaggio. L'abbiamo provata alla GF Laigueglia. Una monoscocca in carbonio ricavata dalla sintesi di tre diversi tessuti, che portano l'ago della bilancia a 975 grammi, per un telaio che deriva dagli studi fatti sul modello Aerostorm che nelle crono viene utilizzato da Stefan Kung. Montaggio custom e la GoPro sul manbrio, venite a farci un giro?

Lapierre Aircode DRS Team Layup, ovvero l’aero frame-kit utilizzato da alcuni atleti del team Groupama-FDJ. Si tratta della medesima struttura di carbonio (UD Superlight Team Layup, oppure UD SL Ultimate per riprendere la definizione originale adottatta al momento del lancio ufficiale del 2020) dedicata ai professionisti.

L’abbiamo customizzata nel montaggio e la fase finale della prova si è svolta in gara, durante la Gran fondo Internazionale Laigueglia Lapierre.

In azione durante la gran fondo, la fase finale della nostra prova (foto Sara Carena)
In azione durante la granfondo, la fase finale della nostra prova (foto Sara Carena)

Lapierre Aircode DRS

Questa è una bicicletta progettata per andare veloce, senza se e senza ma. Nella costruzione ricoprono un ruolo fondamentale le ricerche eseguite per il modello da crono Aerostorm di Lapierre, quella del campione europeo in carica. Si tratta di un monoscocca in carbonio che in questo caso adotta un blend di tessuti compositi HM (T800, T700 e 40T) che contribuiscono a fermare l’ago della bilancia a 975 grammi (dichiarati).

E’ disponibile solo come frame-kit (3.799 euro prezzo di listino). La seconda versione, che definiamo standard, adotta un modulo di tessuto UD SL, ma con un valore alla bilancia di 1040 grammi (dichiarati). Anche la forcella è full carbon e pesa 424 grammi. Per costruire un telaio Aircode DRS Team Layup sono necessari 395 pezzi di tessuto composito.

Una costruzione unica

La tecnica costruttiva fa parte del DNA di Lapierre e accomuna questo modello alla più leggera Xelius. Il monoscocca prende forma grazie ad uno scheletro in lattice, che viene rimosso dopo le operazioni di “cottura”. Non sono impiegati i palloncini tradizionali, quelli normalmente utilizzati per i prodotti monoscocca e il motivo è molto semplice. Rispetto alla procedura classica, il lattice garantisce una qualità più alta e un’omogeneità elevata delle pareti delle tubazioni. Il tutto si traduce nel risparmio di peso e una resa tecnica più alta.

La “nostra” Aircode taglia M

Abbiamo scritto in precedenza che questo frame-kit non è disponibile come bici completa. Infatti, l’abbiamo montata ed equipaggiata con una serie di componenti non disponibili nel catalogo Lapierre, ma comunemente presenti nel mercato.

Tutto il cockpit è quello compreso nel modulo: stem in alluminio da 100, piega in carbonio da 42 con i fori per alloggiare le protesi (in carbonio) da triathlon. Il seat-post full carbon con arretramento (ma è disponibile anche con off-set 0. Sella Fizik Antares Versus Evo Adaptive Braided (in alcune fasi abbiamo usato anche la nuova Vento Argo 00). Trasmissione Shimano Ultegra 12v. Guarnitura Rotor Aldhu Carbon con power meter Spider e ruote Deda RS4, queste ultime gommate Schwalbe Pro One TLE. Valore alla bilancia di 7,6 chilogrammi, senza pedali.

I feedback

Non è una bicicletta per cuori teneri bensì uno di quei mezzi come ormai se ne trovano pochi in circolazione. E’ rigida ed esigente, una vera belva da velocità che chiede molto, ma è capace di far divertire quando si ha gamba (e manico). Davanti è una spada, con una precisione non comune, veloce negli ingressi in curva, stabile e anche piuttosto briosa. E’ sensibile alla minima variazione di peso e questo non è un dettaglio da sottovalutare. Sostiene alla grande quando si va in fuori sella e invita a caricare molto proprio sull’avantreno.

Paga qualcosa sulle salite molto lunghe e arcigne, ma sui percorsi veloci e vallonati è divertente e veloce (foto Sara Carena)
Paga qualcosa sulle salite molto lunghe e arcigne, ma sui percorsi veloci e vallonati è divertente e veloce (foto Sara Carena)

Dietro è rigida e si sente

Il posteriore ha una notevole rigidità e non fa nulla per nasconderlo. Si percepisce quando l’asfalto non è in ottime condizioni e nelle uscite lunghe si fa sentire. Però sfrutta anche una sorta di “gommosità”, che aiuta a mantenere un buon equilibrio complessivo, considerando la categoria delle bici aero. In un certo senso è sempre fluida, a tratti sembra galleggiare. Rilanciare la Lapierre Aircode quando la velocità è già elevata diventa semplice, molto più che una bici tradizionale.

Sui vallonati è un proiettile

Un aspetto che è facile da interpretare e immagazzinare. Questa bicicletta è muscolosa e decisa, a tratti violenta, non è adatta alle salite lunghe e interminabili, ma quando si tratta di salitelle corte, tratti vallonati e continui cambi di ritmo, beh è una bella arma da sfruttare e da godere.

lapierre

Rotor INSpider e Aldhu Carbon, quelli dei pro’

27.01.2022
6 min
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Il power meter Rotor INSpider è nuovo nella gamma, una sorta di evoluzione che nasce dalla piattaforma INPower. La pedivella in carbonio Aldhu Carbon è l’ultima creazione, già utilizzata nel corso della stagione 2021 dai corridori del Team Qhubeka e ora parte integrante della dotazione degli atleti Israel-Premier Tech. Abbiamo provato il binomio Rotor INPower Aldhu Carbon, che prende forma grazie ad un progetto modulabile di un perno passante in alluminio, misuratore di potenza, pedivelle e corone. L’evoluzione di Rotor include anche la app Rotor.

Il pacchetto completamente modulabile e componibile. Esiste anche la versione senza power meter, ancora più leggera
Il pacchetto completamente modulabile e componibile. Esiste anche la versione senza power meter

Rotor INSpider, un progetto modulabile

Sì è proprio così, perché parliamo di un pacchetto componibile nelle sue varie parti e non è un fattore trascurabile, oltre che essere unico nel suo genere. Il comparto prende forma grazie alla combinazione di più componenti che si uniscono tra loro meccanicamente.

C’è il perno passante in alluminio e ricavato dal pieno. E’ un blocco unico con il diametro da 30 millimetri, una sorta di standard per Rotor (ma c’èé anche la versione da 24). Il perno ha due lati ben distinti tra loro, quello non drive sagomato per l’innesto della pedivella, quello drive-side (il lato delle corone) con l’ingaggio micro-dentato studiato per fissare il power meter e/o lo spider delle corone. In questo caso ci sono le pedivelle Aldhu Carbon da 172,5 millimetri (compatibili solo con assi da 30), le ultime nate, leggere e direct mount, che si innestano direttamente sul perno grazie ad una vite. La bussola filettata per il pedale è in alluminio.

In ultimo ci sono le corone in alluminio, noi abbiamo scelto le NoQ 52/36 (ma la disponibilità è piena ed allargata anche alle Q-Rings), separate tra loro e naturalmente il misuratore INSpider.

INSpider, il power meter nello spider

Il progetto dei misuratori Rotor di ultima generazione si basa sul progetto IN. INSpider però è molto differente se paragonato agli INPower, perché l’elettronica e il sistema di rilevazione sono nello spider (mentre per 2INPower e INPower sono nell’asse passante). Il disco è in alluminio, lavorato al CNC e ricavato dal pieno; ha un valore alla bilancia inferiore ai 160 grammi.

Integra una batteria ricaricabile di lunga durata (vengono dichiarate oltre 200 ore di utilizzo con una sola ricarica, cifra variabile in base alle condizioni meteo), con una porta specifica che vuole uno spinotto dedicato. I protocolli di trasmissione dati sono Ant+ (in abbinamento al device) e Bluetooth Smart (per lo smartphone). La rilevazione avviene tramite 4 estensimetri annegati nel disco, sinonimo di precisione, ripetibilità dei numeri e longevità.

La sezione interna dello spider
La sezione interna dello spider

Facili da mettere insieme

Trovare tanti componenti da abbinare non è usuale! Eppure il sistema è facile ed intuitivo per chi ha delle basi di meccanica (non è necessario essere un ingegnere), anche nel caso di un montaggio con le corone ovali. E’ fondamentale rispettare le coppie di serraggio delle viti, per la sicurezza, ma anche per sfruttare l’efficienza del comparto, che una volta chiuso è davvero rigido. E poi c’è quella ghiera della pedivella senza corone, che aiuta ad aggiustare il gioco laterale, pur mantenendo un fattore Q da 147 millimetri delle pedivelle Carbon (cosa non di poco conto visto i diversi standard dei movimenti centrali che il mercato offre). Ma nei vari componenti è da inserire anche l’ultimo aggiornamento della app Rotor per smartphone, sfruttabile in diverse modalità.

Rotor App, oltre la gestione del misuratore

La prima funzione da considerare, quella principale si riferisce alla gestione e aggiornamento del power meter. Smartphone e Rotor INSpider, nessuna antenna e spinotto. La seconda è quella che permette di analizzare i dati della pedalata, anche nel corso del training.

INSpider ha la rilevazione sulle due gambe, con tutto quello che comporta in fatto di dati: bilanciamento e angolo ottimale di esercizio, espressione della forza etc. C’è la funzione Torque 360, dove la rivoluzione della pedalata è verificata ad ogni passaggio. Se interpretato nel modo corretto, questo grafico permette di capire come pedaliamo e dove (eventualmente) possiamo migliorare e/o ottimizzare il gesto.

I nostri feedback

Il test di un pacchetto che integra anche il power meter non è solo una questione di precisione, perché ogni misuratore ha delle caratteristiche ben precise e i confronti devono essere fatti con i prodotti di pari categoria. Tutti i power meter, a prescindere dal modello e dalla categoria “devono” essere aggiornati costantemente e utilizzati con le loro caratteristiche e potenzialità. Un power meter andrebbe calibrato ogni volta che lo si usa! Dal punto di vista meccanico, il fatto che Rotor INSpider adotta degli estensimetri di rame porta dei vantaggi in fatto di rilevazione, ripetibilità e sovrapposizione dei dati.

I quattro estensimetri immagazzinano di dati delle due gambe in diversi punti della pedalata. E’ maggiormente protetto rispetto ad un power meter che usa “solo” degli accelerometri esterni, più soggetti alle variabili delle condizioni ambientali e al numero di rpm. A questo si aggiunge anche la notevole stabilità della rilevazione, che non dimostra dei “buchi e spazi vuoti” in fase di lettura e acquisizione dei dati.

Anche con Shimano 12v

Come scritto in precedenza abbiamo utilizzato la combinazione anteriore 52/36, senza ovalizzazione, per questioni pratiche e per sfruttare diverse possibilità. Rotor INSpider ha quattro asole e quattro viti che fissano le corone e noi le abbiamo utilizzate con la trasmissione Shimano Ultegra a 12 velocità! Fluidità e precisione, perfette. Il prezzo dell’insieme è di circa 1400 euro, eccellente se consideriamo la qualità complessiva dello strumento e perché no, anche il peso. 679 grammi rilevati sono pochi e non è un fattore trascurabile.

Rotor e Qhubeka, connubio forte (ma dal peso leggero)

15.03.2021
4 min
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La partnership tra Rotor e il team Qhubeka Assos nasce nel 2015 e in questi anni i vari campioni che hanno utilizzato le guarniture del produttore spagnolo, oltre a cogliere i successi, hanno contribuito allo sviluppo dei prodotti stessi. E se oggi si è arrivati alla guarnitura Rotor Aldhu il merito è di questo sviluppo costante.

Giacomo Nizzolo in azione al UAE Tour con la guarnitura Rotor
Giacomo Nizzolo in azione al UAE Tour con la guarnitura Rotor

Leggerezza in primis

La guarnitura Aldhu, il cui nome è l’abbreviazione di Alpe d’Huez, in qualche modo anticipa uno degli aspetti centrali di questa guarnitura, vale a dire il peso.

La Aldhu Carbon si distingue soprattutto per il suo peso: appena di 523,5 grammi nella versione con pedivelle da 172,5 millimetri e corone 50-34. La guarnitura è ricavata dal pieno (lavorazione Cnc) ed è in alluminio 7075. Ha un metodo di costruzione molto particolare che ne accentua il rapporto rigidità/peso. La rigidità rispetto al precedente modello è aumentata dell’11%. E per questo è molto gradita dai corridori della Qhubeka-Assos, tra cui il velocista e campione europeo (e italiano) in carica, Giacomo Nizzolo. Il lombardo utilizza la versione Aero Aldhu Carbon Inspider.

Ma la vera novità di questa guarnitura (che tra l’altro le dà il nome) sono le pedivelle in carbonio, le quali oltre ad essere molto leggere, migliorano la trasmissione di forza dal pedale allo spider stesso. Sono disponibili nelle misure da: 165, 170, 172,5 e 175 millimetri.

Le pedivelle Aldhu Carbon riducono il peso di 100 grammi rispetto alla versione in alluminio
Le pedivelle Aldhu Carbon riducono il peso di 100 grammi rispetto alla versione in alluminio

Potenziometro integrato

E a proposito di Inspider, questo è il misuratore di potenza di Rotor. Chiaramente è integrato e compatibile con tutti i set del brand, sia ovali che rotondi. Anche questo punta molto sulla leggerezza: 149 grammi. La sua struttura è in alluminio, ha una trasmissione Ant+, Bluetooth. La durata delle batteria è di circa 200 ore con piccole variazioni in base al meteo (temperatura). Molto curato il sistema che sigilla batteria e parte elettronica da acqua e polvere, così che possa essere utilizzato in tranquillità in ogni condizione, vedi la tappa dei muri marchigiani alla Tirreno sotto l’acqua, o la Strade Bianche di qualche giorno fa.

L’impatto estetico è molto bello in quanto davvero minimal. Bisogna proprio farci caso per notare il misuratore. Inspider inoltre analizza le singole spinte del pedale destro e sinistro, per avere così dei dati sempre più accurati.

Guarnitura personalizzabile

La tecnologia Ocp Mount consente di regolare con precisione la posizione ottimale della corona con variazioni anche di un solo grado, così da rispondere alle esigenze biomeccaniche individuali. In pratica si può configurare il proprio Optimum Chainring Position (estensione dell’acronimo OCP), affinché la trasmissione di potenza venga valorizzata al massimo. Non è detto, infatti, che la posizione classica delle pedivelle rispetto alla corona sia la stessa per tutti. Non a caso, spider, corona e pedivella possono essere acquistati separatamente e creare così l’asset che si vuole.

Le corone tonde di Rotor, queste sono le aero
Le corone tonde di Rotor, queste sono le aero

Rotor regina delle corone

Rotor poi si distingue da sempre anche per le sue corone. Il brand spagnolo (distribuito in Italia da B.I.S. srl – tel. 0322/842116 ) è leder tra i produttori delle cosiddette ovali. I corridori della Qhubeka Assos hanno a disposizione l’immensa gamma, possono sceglierle anche ovalizzate, ma molti atleti preferiscono restare fedeli a quelle tradizionali.

La maggior parte di loro utilizza quelle con profilo aerodinamico per l’esterno. Queste sono in alluminio 7075 e vanno dai 40 ai 54 denti. Mentre la corona interna è semplice e tradizionale. Alla Tirreno, sono state utilizzate da 34, da 36 e da 39 denti.

Giacomo Nizzolo

Per Nizzolo una Timemachine rigidissima

16.10.2020
4 min
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La bicicletta del Campione Italiano ed Europeo Giacomo Nizzolo è una BMC Timemachine Road dalle spiccate qualità aerodinamiche e molto rigida. Abbiamo approfondito gli aspetti tecnici di questa specialissima sia con il Responsabile di BMC che segue i team professionistici Simone Toccafondi che con lo stesso Giacomo Nizzolo.

Proprio Toccafondi ci ha subito svelato una qualità importante delle bici BMC.
«Il Timemachine Road – ha detto a bici.PRO – deriva direttamente dalla Timemachine da cronometro e presenta molti concetti aerodinamici a partire dai due portaboraccia integrati nel tubo obliquo e tubo verticale. Le forme dei tubi sono pensate per ottenere e mantenere le alte velocità».

Sterzo Bmc Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate dei tubi del Timemachine
Sterzo Nizzolo
Ben visibili le forme squadrate del Timemachine, che favoriscono l’aerodinamica

Sintesi fra rigidità e comfort

Questa caratteristica rende in apparenza il Timemachine Road molto rigido, però Toccafondi aggiunge un aspetto importante: «Il Timemachine, così come tutti i modelli stradali di BMC compresa la gravel, gode della tecnologia TCC, Tuned Compliance Concept, che permette di trovare il giusto compromesso fra rigidità e comfort. Questa tecnologia si concretizza con un’applicazione specifica dei fogli di carbonio, che permette di assorbire meglio le vibrazioni verticali conferendo maggiore comfort al corridore, e al tempo stesso di ottimizzare il trasferimento della potenza e mantenere la bicicletta più aderente al terreno e quindi più scorrevole».

Nome Giaco
Il nome del campione lombardo ben in evidenza
Nome Giaco
Posto nella parte superiore del tubo orizzontale il nome del campione lombardo

Ruote Enve a profilo differenziato

Un altro punto forte della bici di Nizzolo sono le ruote Enve 5.6 con profilo differenziato fra anteriore e posteriore, il primo è più basso mentre dietro è maggiore. Lo stesso Nizzolo ci ha svelato il perchè di questa scelta.
«La ruota davanti più bassa – ha spiegato il milanese a bici.PRO – che impatta per prima con l’aria, assorbe meglio le turbolenze e fa arrivare un flusso d’aria più pulito alla ruota posteriore, inoltre le trovo un ottimo compromesso fra velocità e leggerezza utile in salita».
Anche in questo caso il risultato è una maggiore velocità e scorrevolezza.

La scelta dei tubeless Vittoria

Un altro punto molto interessante è nei pneumatici, infatti Nizzolo ci ha svelato che: «Sto usando i pneumatici tubeless di Vittoria, con i quali sento di avere un grip molto elevato e una scorrevolezza ottima».

Ampia Scelta di rapporti

Passando alla zona della trasmissione, il Team NTT equipaggia le sue biciclette con lo Shimano Dura Ace Di2, con la guarnitura Rotor e catena KMC. Nizzolo ci ha dichiarato: «Solitamente uso come rapporti un 52-42 all’anteriore e una cassetta posteriore 11-30, però quando devo affrontare una tappa alpina o una gara con delle salite lunghe e impegnative cambio il 42 con un 39 o 36, in modo da salvare meglio la gamba favorendo l’agilità e a volte cambio anche la bicicletta, utilizzando il Teammachine SLR che è un po’ più leggero e ha geometrie più adatte alle salite lunghe».

Volata Nizzolo
Il manubrio è più stretto nella parte alta
Volata Nizzolo
Dalla visuale frontale si vede bene il manubrio con gli appoggi chiusi verso l’interno

Un manubrio insolito

Infine il manubrio, un componente che ci ha incuriosito molto e di cui abbiamo chiesto informazioni sia allo stesso Nizzolo che a Simone Toccafondi. Se lo si guarda frontalmente salta subito all’occhio che le leve dei freni sono chiuse verso l’interno, un pò come usa fare anche il giovane Remco Evenepoel.
«Il manubrio che sto usando – ha confermato il campione europeo – ha una forma particolare, infatti è più stretto nella parte alta e più largo nella zona della presa bassa. Questa forma mi permette di essere più aerodinamico e di avere più leva quando sono in presa bassa durante una volata».
Se vogliamo estremizzare un po’ il discorso per capire meglio, riprende il concetto dei manubri gravel. Simone Toccafondi ha aggiunto che «pur non essendoci uno studio su larga scala che dica che il manubrio più stretto sia meglio, in realtà la tendenza va in questa direzione in quanto i corridori che l’hanno applicata hanno ottenuto ottimi risultati con numerose vittorie». Ovviamente con un manubrio di questo tipo gli appoggi superiori, dove ci sono le leve freni, sono montati seguendo la linea della curva manubrio e quindi assumono una forma a chiudersi verso l’interno. Che sia l’inizio, dopo i freni a disco, di una nuova evoluzione tecnica?