Cos’è davvero il ciclismo in Belgio? Venite con noi…

05.04.2021
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Per capire cos’è veramente il Belgio del ciclismo bisogna venire quassù. Ma non solo alla Gand, al Fiandre, ad Harelbeke o alla Liegi. Lì è facile…

La Ronde de Mouscron: circuito il giorno dopo la Ronde. Per chi non lo sapesse la Ronde e basta in Belgio è il Fiandre. Una gara femminile, quasi al confine con la Francia. Durante la Campagna del Nord si corre (quasi) sempre.

Anche la Tv

Mouscron, classico paesino belga: la piazza al centro, la chiesa, il campanile che troneggia sui tetti grigi e le case in mattoncini rossi ormai imbruniti dal tempo, intorno prati, dolci colline e capannoni industriali. Fossimo in un altro giorno sarebbe pieno di gente, ma la pandemia non permette tutto ciò. In più mettiamoci anche che la temperatura è appena sopra lo zero, che soffia un vento a dir poco fastidioso e che di tanto in tanto cade la neve. Serve altro?

«Peccato che ci sia il covid – dice l’organizzatore ed ex corridore, Jean-Luc Vandenbroucke – altrimenti sarebbe stata una grande festa. Però – e torna a sorride dietro agli occhiali da vista che si appannano con la mascherina – abbiamo avuto la diretta tv. E’ la prima volta e questo è un grande onore. Sono felice che siamo riusciti a farla».

E appena smette di parlare con noi, si dirige da un gruppo di poliziotti che chiacchierano al centro della piazza e li ringrazia per il supporto offerto.

L’apporto della comunità

La polizia municipale e quella stradale hanno presidiato i bivi di questo anello da 12,5 chilometri da ripetere dieci volte. Ogni cosa ha funzionato alla grande. Tutti hanno dato il loro apporto, anche coloro che con le auto erano fermi nei vari posti di blocco. Nessun muso lungo in Belgio, almeno per queste cose. Infilavano la giacca, alcuni neanche quella, e scendevano a vedersi la corsa.

Le forze dell’ordine avevano il giubbino arancio, i volontari quello giallo fluo. Tra i questi ci sono giovani e anziani. La differenza è che i primi hanno lo smartphone in mano e i secondi la bandierina sempre alzata… anche quando non passa la corsa! Però c’erano.

La carovana delle squadre era dislocata nei parcheggi (piccoli) del paese. Nessuna grande struttura e sì che al via c’erano anche team WorldTour, ma non mancava nulla. 

Il Belgio e la birra

Il pubblico non c’era. Sembra assurdo, ma quando ci sono gli eventi non ci sono assembramenti. Sembra quasi contro natura, perché in qualche modo l’evento è per sua stessa natura un richiamo. E invece regole e controlli se legati ad un qualcosa di concreto funzionano. Senza eventi i belgi, un po’ come noi, ci sono sembrati abbastanza “sciolti”, diciamo così.

Tuttavia a fine gara, ai piedi di Chiara Consonni che sorrideva sul podio, qualche decina di tifosi si è radunata. Ma almeno stavano dietro alle transenne e non erano a contatto con le atlete. Altri si sono affacciati dai balconi. E’ impossibile tenere lontano un belga dal ciclismo.

In questa bella ed insolita esperienza da Campagna del Nord solo una cosa ha stonato un po’. Le birrerie sulla piazza erano due, ma purtroppo erano entrambe chiuse. Quella con la scritta Leffe sul tetto ci avrebbe accolto con enorme piacere. E così siamo rimasti a bordo strada e a bocca asciutta, ad aspettare ogni volta il passaggio delle ragazze.

Ronde de Mouscron, dalla neve lo sprint della “Conso”

05.04.2021
5 min
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«Ragazze – grida la Consonni al settimo cielo – le ho saltate da Dio!». Poi le piovono addossi gli abbracci delle compagne della Valcar&Travel Service che arrivano alla spicciolata sotto la nevicata improvvisa. Sì, avete capito bene. A Mouscron, sulla corsa organizzata da Jean Luc Vandenbroucke, a un certo punto si è messo a nevicare ma a quel punto le ragazze erano lanciate verso l’arrivo nell’ultimo dei 10 giri della gara all’indomani del Fiandre. Qualcuna piange per l’emozione e ridendo si lascia andare a una battuta sulla necessità di invertire la squadra A e la squadra B. Piange anche Martina Alzini, forse per l’emozione, ma soprattutto per il freddo, dato che non si riesce a chiuderle il giubbino. Poi comincia la festa delle foto insieme. E quando si coniugano le parole festa e Consonni, siate sicuri che quel che inizierà non passerà inosservato.

A Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata
Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata

Sempre in ritardo

Un passo indietro. La mattina è rigida e le ragazze fanno una gran fatica a scendere dal camper. Alcune escono, si scaldano un po’ sui rulli e poi rientrano. Si parte alle 14, ma si sta facendo tardi e non sono ancora uscite tutte. L’ultima è Chiara Consonni, appunto, che ieri ha corso a Oudenaarde chiudendo in 42ª posizione. Ha l’espressione trafelata della scolara che sta facendo tardi a scuola, ma trova un secondo per rispondere alla domanda: è il tuo giorno?

«Mi piacerebbe – dice – ci vorrebbe proprio».

Poi se ne va, rincorsa dai bonari improperi di Davide “Capo” Arzeni, che le ha accompagnate alla partenza e, guardando il finale in leggera ascesa, scuote il capo e fa gli scongiuri. Alcune delle ragazze che hanno corso ieri al Fiandre – Balsamo, Guazzini e Persico – sono rimaste a casa per tirare il fiato in vista della Scheldeprijs di mercoledì. 

Volata senza storie alla Ronde de Mouscron: prima Consonni, il resto alle spalle
Volata senza storie: prima Consonni, il resto alle spalle

Valcar compatta

Al suono della campana, Chiara è a centro gruppo a stringere i denti come tutte le altre. Il circuito misura 12,5 chilometri con tre blandi dislivelli e l’arrivo nella Grand Place. Non è tanto per la corsa in sé quanto per il fatto che si corra all’indomani della sfacchinata del Fiandre. Però quando hai talento e nelle gambe 3 mondiali e 6 europei su pista, non può essere certo una rampetta del genere a farti paura. E infatti quando dalla curva in fondo spuntano le prime ragazze, la maglia rosa fluo della Valcar è già in testa con una bicicletta di vantaggio. Il gioco è riuscito alla grande. La Valcar ha tenuto il gruppo cucito e la Movistar ha fatto il resto. 

L’avevi detto stamattina…

Sono arrivata qui con la voglia di vincere e di farmi vedere, perché non avevo fatto le prime gare con lo spirito giusto. Potevo fare bene alla Gand-Wevelgem e a De Panne, ma non ci sono riuscita. Sono arrivata motivata, anche se con i 150 chilometri di ieri non è stato facile. La mia squadra ha fatto un lavoro grandissimo. Volevamo arrivare in volata e tenere la corsa chiusa. Devo tanto a loro.

Quanto eri davvero stanca?

Se ieri sera mi aveste chiesto come sarebbe andata la gara di oggi, avrei detto: male. I primi chilometri ero molto ingolfata. Ho avuto solo 24 ore per recuperare un Fiandre, in cui penso di aver fatto una grande prestazione. Ma oggi ho vinto. L’ho fatto per la squadra, gli sponsor, il mio preparatore, il presidente, per dare motivazioni a tutto l’ambiente.

Primi giri nascosta e finale da maestra: tutto programmato?

I primi giri non mi sentivo per niente bene, ho avuto paura. Poi però ho visto che la Movistar ha fatto un treno perfetto, ma le ha lasciate troppo presto e ne ho approfittato. Ho detto: «Adesso do tutto!».

Stamattina perché non volevi scendere dal camper?

Stavo rischiando di non partire (ride di gusto, ndr). Non ero moto agitata, però ero abbastanza stanca. Non era una gara così impegnativa come quella di ieri, ma ci tenevo a fare bene.

Cosa farai adesso?

Non so se correrò mercoledì. Poi si torna a casa. Vado a correre a Valencia. E alla fine si va in pista, ma non so se ci saranno gare.

Mentre camminiamo assieme alla chaperon del controllo medico verso la Permanence, Chiara si ferma a fare la foto con un tifoso. Sul palco ha addentato un gallo di cioccolata che le hanno offerto in dono e ha ancora attorno alla bocca il segno della cioccolata. Un po’ sembra matta, un po’ è certamente monella e forse per questo tutti le vogliono bene. Appuntamento a domani, per stasera basta così.

«Ma voi continuate a venire alle corse – dice lei e Arzeni le dà man forte – quando ci siete voi, le cose ci vanno sempre bene».

Invito raccolto, noi ci siamo e ci saremo ancora.