Ermakov, un russo in Friuli con idee chiare per sfondare

09.09.2024
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Nel suo racconto della vittoria a Capodarco, Filippo D’Aiuto non aveva mancato di far notare quanto sull’evoluzione della corsa avesse influito l’attacco di Roman Ermakov. Che il russo del CTF Victorious fosse in buona forma era chiaro e lo si è evinto nel weekend successivo, quando ha realizzato uno splendido uno-due a Kranj, conquistando soprattutto la classica della domenica, una delle prove più ambite nel vecchio mondo slavo. Un successo, con Baseggio e Balmer vanamente prodigati al suo inseguimento, che rilancia le ambizioni del giovane russo.

L’arrivo solitario di Ermakov a Kranj, dove aveva vinto anche il giorno prima
L’arrivo solitario di Ermakov a Kranj, dove aveva vinto anche il giorno prima

Al suo secondo anno in Friuli, Ermakov guarda già al futuro pur avendo una ventina d’anni, ma la scuola di ciclismo in casa CTF si sta rivelando fondamentale per la sua crescita e infatti è perfettamente conscio di aver fatto la scelta giusta.

«Mi piace l’atmosfera nella nostra squadra, l’approccio verso ogni corsa. Questi due anni stanno andando bene e spero che continuino sulla stessa lunghezza d’onda, magari con qualche vittoria in più…».

Il russo sul podio, fra Matteo Baseggio e l’elvetico Alexandre Balmer
Il russo sul podio, fra Matteo Baseggio e l’elvetico Alexandre Balmer
Com’è la vita per un ragazzo russo in Friuli, che cosa ti piace di più e di meno?

Qui la nazionalità non è un fattore – afferma con un pizzico di polemica legata alle sue origini – nessuno nella squadra ti guarda per dove vieni, ma per quello che sei. A tutti importa cosa c’è dentro di te, non della tua nazionalità e per me è importante. Quindi direi che la nazionalità non è sicuramente un fattore che influisce. Questo è ciò che mi piace di più, mi sono ambientato, anche se parlo molto poco italiano.

A Kranj hai ottenuto le prime vittorie ma già ti eri messo in evidenza nella stagione, per esempio a Capodarco: eri preoccupato per non riuscire a vincere?

No, non proprio. Ero abbastanza fiducioso che sarebbero arrivate le mie vittorie, solo che doveva venire il tempo. Ma non ho mai perso fiducia nelle mie qualità e nella mia forza, né la squadra mi ha fatto pesare qualcosa, anche nello staff erano convinti che il momento era maturo. E’ stata solo una questione di tempo e di pazienza.

Per Roman è il secondo anno nel CTF, dove si sente pienamente a suo agio, come anche nella vita in Friuli
Per Roman è il secondo anno nel CTF, dove si sente pienamente a suo agio, come anche nella vita in Friuli
Di te avevamo già parlato ai tempi del Cannibal Team, come ti eri trovato in quella squadra junior con tante nazionalità?

Penso che il team Cannibal sia probabilmente il posto migliore in cui far crescere gli juniores perché il loro approccio è qualcosa di un altro pianeta. Il modo in cui il direttivo e i ragazzi principali dello staff gestiscono il team è di un altro livello rispetto agli altri, qualcosa che si avvicina molto ai professionisti e ti permette di crescere avendo già un assaggio di quel che sarà. Quindi il loro approccio secondo me è il migliore possibile che si possa ottenere. Inoltre è ancora meglio avere così tante nazionalità nel team, proprio per entrare nel pieno di questo mondo così variegato. A quel tempo, mi piaceva molto.

Rispetto alle corse che facevi da junior, quali differenze hai trovato e quanto è cresciuto il livello?

Beh, di sicuro è cresciuto, ma non saprei definire nello specifico cosa è cambiato esattamente. Le gare sono ancora gare, solo che stiamo facendo più chilometri ora, disputiamo gare a tappe più lunghe, ora abbiamo un sacco di salite e tutto il resto. Da juniores non avevamo questo, quindi probabilmente questa è la differenza maggiore.

Ermakov (a sinistra) ai tempi del Cannibal Team, dove conviveva con corridori di altre 16 nazionalità
Ermakov (a sinistra) ai tempi del Cannibal Team, dove conviveva con corridori di altre 16 nazionalità
Che tipo di corridore sei?

Probabilmente direi che sono più versatile e questo è cambiato rispetto al passato. Riesco ad affrontare alcune salite piuttosto bene. Riesco a spingere molto in pianura e soprattutto mi piace essere in fuga.

Ora quali sono i tuoi obiettivi?

Faccio ogni gara nel miglior modo possibile, aiutando la squadra a fare qualcosa d’importante, se sarò io a finalizzare meglio ancora, ma questo si decide volta per volta. Siamo davvero molto vicini alla fine di questa stagione e voglio sfruttare ogni occasione.

Per Ermakov una stagione sempre in crescita dopo un inizio in sordina
Per Ermakov una stagione sempre in crescita dopo un inizio in sordina
Che cosa significherebbe per te entrare nel Bahrain Victorious?

Tutti hanno questo sogno di unirsi al mondo dei professionisti. Per me è il riferimento perché siamo la loro squadra satellite. Penso che sia una speranza per tutti. Io spero di unirmi ai grandi prima possibile, perché sono curioso di vedere dove finiremo e dove mi porterà questa strada…

Arriva Nespoli: il nuovo Team Colpack che vince

15.04.2023
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In un periodo decisamente ricco di classiche per gli under 23, la vittoria di Lorenzo Nespoli alla Coppa Caduti di Reda ha un valore particolare per molti aspetti: innanzitutto perché è uno dei primi segni positivi per il nuovo gruppo della Colpack Ballan, profondamente rinnovato proprio per dare nuova linfa al team. Poi perché la concorrenza non era certamente trascurabile: basti pensare che secondo è arrivato il russo Roman Ermakov, oggi al team sloveno Meblo Jogi Pro-Concrete ma fino allo scorso anno punta di diamante del Cannibal Team, una delle multinazionali più accreditate nel panorama juniores.

Nespoli è la perfetta immagine del nuovo Team Colpack. Lombardo classe 2004, si è subito ritagliato uno spazio importante nel gruppo: «Ma più che di un gruppo parlerei di famiglia, perché è questa che si è creata fra noi e non parlo solo dei ragazzi, ma con lo staff tecnico, i meccanici. Ci capiamo subito e ogni trasferta è un vero piacere».

La volata vincente di Nespoli a Reda. Nella classica faentina succede a Francesco Di Felice (foto Italiaciclismo)
La volata vincente di Nespoli a Reda. Nella classica faentina succede a Francesco Di Felice (foto Italiaciclismo)
Il gruppo si è formato subito?

Sì, a novembre abbiamo effettuato un primo ritiro per conoscerci, ma poi nella preparazione svolta in Spagna abbiamo subito legato. Non siamo solo compagni di squadra, è nata un’amicizia fra noi che si traduce anche in grande collaborazione in gara fra tutti.

Il team ha avuto molti nuovi innesti, ma resta anche uno zoccolo duro di corridori più grandi…

Loro fanno un po’ da “chioccia”, i vari Persico, Della Lunga, Romele non sono solo le punte della squadra, quelli per i quali spesso lavoriamo ma anche coloro che ci guidano, che ci spiegano come comportarci in gara. Ci aiutano ad assuefarci alla nuova categoria, il salto non è di poco conto.

Il lombardo ha trovato nel Team Colpack un ambiente ideale per emergere, vincendo al suo esordio
Il lombardo ha trovato nel Team Colpack un ambiente ideale per emergere, vincendo al suo esordio
Che differenze hai riscontrato?

Si va più forte, questo è certo. Soprattutto in salita sono tutti a un alto livello, non credevo che ci sarebbe stato un tale cambio. Anche in pianura si va più forte, ma la differenza principale è che c’è più organizzazione, qualcosa di più vicino a quello che si vede fra i professionisti.

E personalmente hai riscontrato cambiamenti?

Diciamo che sono riuscito ad adeguarmi abbastanza presto. Mi sento più a mio agio, soprattutto in pianura, sul passo. Le mie prestazioni sono già salite di livello e non era scontato in così poco tempo. Anche in salita vado più forte e credo che la vittoria di Reda sia un po’ la summa di tutti questi cambiamenti.

Lorenzo Nespoli è nato il 30 settembre 2004 a Giussano (MI). Lo scorso anno ha vinto 4 corse
Lorenzo Nespoli è nato il 30 settembre 2004 a Giussano (MI). Lo scorso anno ha vinto 4 corse
Veniamo proprio alla gara vinta…

E’ stata dura, devo ammetterlo. Erano 147 chilometri con ben sette strappi, ma la prima e l’ultima parte erano in pianura e si è subito fatto gran ritmo. Molte strade erano strette, le salite erano diverse ma più erano corte, più avevano pendenze pronunciate, anche superiori al 10 per cento. Fino alla penultima salita c’è stato un certo ordine, si procedeva abbastanza compatti tenendo a bada le fughe di giornata, io tenevo sempre le prime posizioni, poi Faresin ed Ermakov hanno guadagnato terreno, sull’ultima salita io e Ansaloni siamo andati all’inseguimento riagganciandoli a 4 chilometri dall’arrivo e in volata l’ho avuta vinta.

Sei veloce?

A dir la verità non molto. Lì ho vinto perché eravamo tutti stanchi, non contava più chi era il velocista più forte, ha vinto chi ne aveva di più. Io preferisco arrivare da solo, fare la differenza, lo scorso anno ad esempio non ho mai vinto.

Questo successo quindi è la dimostrazione che qualcosa è cambiato…

Sto imparando, è dalle piccole cose che si vede il miglioramento. Ad esempio seguo molto di più le tattiche che si sviluppano in corsa, cerco di non sprecare energie, di rimanere in gruppo e sfruttare anche il lavoro dei compagni che a Reda sono stati eccezionali. Quel capitale di energie è stato decisivo per vincere.

Il podio di Reda, con Nespoli fra il russo Ermakov e Faresin
Il podio di Reda, con Nespoli fra il russo Ermakov e Faresin
Hai mai gareggiato all’estero?

Finora no e la cosa mi incuriosisce alquanto, perché è in quelle occasioni che capisci qual è il tuo reale valore. Non so ancora quando capiterà, il programma viene sviluppato piano piano proprio perché nello staff vogliono farci crescere con calma e io mi fido pienamente di loro.

Secondo te c’è davvero così tanta differenza con gli stranieri come si è visto lo scorso anno? In occasione della tua vittoria c’erano tre squadre di notevole livello, come l’AG2R U23

Dipende molto dal modo di correre, ma per dare un giudizio dovrei affrontare gare all’estero. So però che squadre come quella francese sono diretta evoluzione del team WorldTour e si allenano come i professionisti, questo la differenza la fa. Ma io sono convinto che anche noi siamo forti e possiamo giocarcela. Batterli non è impossibile, io l’ho dimostrato.