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Dennis, le mille facce di un campione complicato

20.08.2022
5 min
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La carriera di Rohan Dennis è come una gimkana, piena di svolte. L’ultima risale a pochissime settimane fa: l’australiano aveva appena vinto la medaglia d’oro ai Giochi del Commonwealth (foto di apertura Getty Images) e quella di Birmingham non era stata una vittoria qualsiasi.

«Ho sempre amato tutto quello che riguarda i “Giochi” – aveva detto – ero già salito sul podio nel 2014 e avevo anche conquistato una medaglia alle Olimpiadi, ma mai avevo vinto l’oro in una manifestazione plurisportiva e per me ha un valore prezioso».

Pochi giorni dopo, Dennis disertava la gara in linea, venendo ricoverato in ospedale perché accusava un non meglio identificato malore. Poi, è notizia di ieri, ha preso il via alla Vuelta, come colonna per la Jumbo Visma al servizio di Roglic a caccia del poker e che ha pilotato il team alla vittoria nella cronosquadre di apertura.

Dennis Vuelta 2022
L’abbraccio con Affini al termine della cronosquadre della Vuelta, vinta con 13″ sulla Ineos
Dennis Vuelta 2022
L’abbraccio con Affini al termine della cronosquadre della Vuelta, vinta con 13″ sulla Ineos

Un nuotatore mancato

C’è da perderci la testa, ma a ben guardare è sempre stato così, sin dagli inizi. D’altronde Rohan il ciclista neanche lo voleva fare. Da ragazzino il suo mito era Kieren Perkins, doppio oro sui 1.500 stile libero di nuoto. Voleva assolutamente seguire le sue orme, ma a scuola erano di parere diverso. Bisogna sapere che ogni ragazzino australiano viene sottoposto al Talent Identification Program, in cui attraverso una serie di test si stabilisce quale sia la disciplina sportiva più adatta e nel suo caso risultò il ciclismo. Rohan, diffidente per natura, era poco propenso ad accettare di cambiare. «Vabbé, io mi alleno e verrà buono per il nuoto» pensava. Dopo tre mesi era talmente coinvolto che al nuoto non ci pensava più…

Dennis non ha un carattere facile, lo ammette lui stesso. Un giorno ammise sinceramente: «Non so davvero come faccia la mia ragazza a starmi accanto. Quando perdo, quando anche la più piccola cosa non va come dico io mi butto giù e lei mi ammazzerebbe… Mi ricorda sempre tutto quello che ho vinto, quello che ho fatto, mi fa vedere l’altro piatto della bilancia». Non si tratta d’altro canto di una donna qualsiasi, ma di Melissa Hoskins, oro iridato con il quartetto nel 2015.

Melissa Hopkins 2019
La moglie di Dennis, l’ex iridata d’inseguimento a squadre Melissa Hoskins con il figlio Oliver
Melissa Hopkins 2019
La moglie di Dennis, l’ex iridata d’inseguimento a squadre Melissa Hoskins con il figlio Oliver

Odia dire: «Te l’avevo detto…»

Molto, nella sua evoluzione, è dipeso e dipende dall’ambiente. A dir la verità non ce n’è stato uno che gli si sia adattato come un vestito su misura, ha sempre trovato qualcosa che alla fine ha corroso i rapporti. Un giorno, intervistato da Procycling, dette una spiegazione a tutto ciò: «Non sono i problemi grossi che mi infastidiscono, ma le piccole cose, quelle che con un pizzico di attenzione e di cura eviteresti. Non sopporto di dire “te l’avevo detto”, ma tante volte non vengo ascoltato ed ecco che poi saltano fuori le magagne».

Tanti hanno provato a dirgli di prendere tutto più alla leggera, ma non è da lui: «Non riesco a girare intorno alle cose, se c’è un problema devo risolverlo e ci sbatto la testa finché non l’ho fatto, il resto passa tutto in second’ordine».

Dennis Bahrain 2019
Dennis affranto esce dal pullman della Bahrain: il Tour 2019 si è chiuso anzitempo e malamente
Dennis Bahrain 2019
Dennis affranto esce dal pullman della Bahrain: il Tour 2019 si è chiuso anzitempo e malamente

Il misterioso Tour 2019

Un esempio classico è quanto avvenuto al Tour 2019. Al tempo Dennis corre per la Bahrain-Merida. Ha puntato tutto sulla 13ª tappa, la crono di Pau, per questo ha anche evitato di guardare alla classifica, per non disperdere energie. Il giorno prima, alla Tolosa-Bagneres de Bigorre, arriva al chilometro numero 80, scende dalla bici e sale sull’ammiraglia. Non una parola, non una spiegazione. Ai diesse che chiedono risponde lapidario: «Non ne voglio parlare». Arriva al bus posto al traguardo, entra e scoppia in un pianto dirotto. I giornalisti assediano il bus, chiedono spiegazioni, ma nessuno ne ha. L’unica risposta ufficiale è in un laconico comunicato nel quale, oltre ai classici ringraziamenti, Dennis dice che ritirarsi è stata la cosa giusta perché il suo stato d’animo non era dei migliori.

A tal proposito è molto interessante rileggere il resoconto di quelle difficili settimane che lo psicologo David Spindler ha raccontato a Cyclingtips. Spindler, molto esperto nel mondo del ciclismo professionistico, andò a prenderlo direttamente a Pau per riportarlo ad Andorra e iniziò a lavorare con lui in profondità. Innanzitutto gli azzerò i social, perché era solito leggere i commenti e deprimersi per quelli avversi. Poi lo spinse a vivere più in profondità in famiglia.

Famiglia della quale per due settimane entrò a far parte anche lui: dava una mano a Melissa nelle faccende domestiche e nell’accudire il bambino e al contempo ascoltava i suoi sfoghi. Addirittura si metteva sullo scooter per seguire i suoi allenamenti e spesso fargli fare dietro motori: «Doveva sentire la presenza di chi gli era più caro». Un lavoro che sembrava una goccia cinese, tale da scalfire la sua diffidenza e il suo pessimismo, finché un giorno si risvegliò col sorriso. Dieci giorni dopo avrebbe vinto il titolo mondiale…

Dennis Birmingham 2022
L’australiano alla conquista dell’oro ai Giochi del Commonwealth 2022 (foto Getty Images)
Dennis Birmingham 2022
L’australiano alla conquista dell’oro ai Giochi del Commonwealth 2022 (foto Getty Images)

Per la Ineos parole pesanti

Il divorzio dal team era scontato e imminente, sarebbe arrivato un paio di mesi dopo, al termine dei mondiali. «Non era l’ambiente giusto per me e il mio malessere stava condizionando anche la mia situazione familiare, cosa intollerabile. Dovevo cambiare».

Con la Ineos Grenadiers, dov’è rimasto per tre anni abbondanti, le cose non sono andate poi molto diversamente, anche se dalle sue parole al momento dell’addio non traspare astio. Ma critiche sì, neanche tenere.

«Si sono un po’ accontentati di dove si trovavano e quel che hanno fatto. Sono stati in cima per una decade abbondante e per certi versi si sono un po’ cullati sugli allori. Uae Team Emirates e Jumbo Visma nel frattempo hanno costruito il loro castello mattone su mattone. Negli ultimi due anni i corridori di valore c’erano, eccome, ma ci si chiedeva perché non si vinceva come prima. Ma i corridori non bastano. La Ineos per anni è stata la punta della piramide tecnologica, ma ora il predominio ce l’abbiamo noi alla Jumbo Visma, mai stato in una squadra come questa». Per quanto la penserà ancora così?

Dennis, bordata alla Ineos e “guerra” a Pogacar

22.01.2022
4 min
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Chissà come l’avranno presa alla Ineos Grenadiers ascoltando le parole pronunciate da Rohan Dennis durante la presentazione della Jumbo Visma in cui l’australiano è approdato da quest’anno. A rileggerle anche a distanza di giorni, non devono essere suonate proprio bene.

«Quando ero con Ineos – ha detto – mi sono reso conto che stavano copiando la Jumbo Visma sotto parecchi aspetti. Così ho pensato: perché dovrei rimanere in una squadra che sta copiando quella dall’altra parte della barricata? Perché non entrare a far parte dell’originale ed essere davanti anziché inseguire?».

Questo è il lungo video della presentazione virtuale della Jumbo Visma. L’intervista a Dennis inizia a 59’55”

Jumbo in testa

Dennis non è entrato nei dettagli, ma le sue parole hanno fatto pensare di certo agli investimenti tecnici del team, alla querelle sull’uso dei chetoni e hanno soprattutto ispirato una riflessione sul come vada il mondo del ciclismo. Quando il Team Sky arrivò con i suoi tanti soldi, fece subito la differenza anche nelle metodologie di lavoro e per anni non c’è stato spazio per altro. L’avvento di Jumbo-Visma e UAE Team Emirates, i soli due colossi che per potenzialità hanno la capacità di contrastare l’impero britannico, ha stabilito equilibri diversi. Gli investimenti hanno portato nuovi studi e, sia pure coperti da grande riservatezza, questi hanno fatto decollare le prestazioni degli atleti coinvolti.

«In questo sport – ha confermato Dennis – di solito ci sono una o due squadre che spingono seriamente per guadagnare quello 0,5-1 per cento di vantaggio che permette di vincere le corse e al momento la squadra in testa è proprio la Jumbo».

Con Roglic, Dumoulin e Vingegaard nel primo ritiro c’era anche Laporte, a sinistra
Roglic, Dumoulin e Vingegaard: Tom al Giro, gli altri due al Tour

Due anni in giallo

L’australiano, la cui storia è passata sia pure per un anno (il 2011) nella continental della Rabobank da cui anni dopo sarebbe nata la Jumbo Visma, non è nuovo a cambiamenti improvvisi, soprattutto dopo la chiusura della BMC in cui dal 2014 al 2018 sembrava aver trovato la giusta gratificazione. E’ durato nove mesi al Team Bahrain Merida vincendo da… isolato il mondiale crono di Harrogate e due anni con la Ineos Grenadiers, scrivendo le bellissime pagine del Giro 2020 vinto con Tao Geoghegan Hart. Ora è passato al… nemico olandese e per i prossimi due anni lavorerà per Roglic, Dumoulin e Vingegaard, potendo coltivare contemporaneamente la passione per la crono (sul podio di Tokyo, è stato terzo dietro Roglic e Dumoulin, entrambi atleti Jumbo Visma). Merijn Zeeman, tecnico del team lo ha definito un acquisto da sogno.

«Ma io – ha sorriso – cerco di non dare ascolto a queste etichette che si trasformano in pressione. Però mi fanno capire la mia importanza per il team. Non sono venuto qui per divertirmi, ma per fare il mio lavoro. Raggiungere delle prestazioni, quello che più mi piace. Ho lavorato per tutta la mia carriera da professionista e anche prima per arrivare a questo punto. Il mio obiettivo è sempre stato essere uno dei più forti al mondo. E fondamentalmente ho voluto trasferirmi alla Jumbo Visma perché tecnicamente è una squadra migliore. Sembra davvero una grande struttura».

Buona la prima

E l’inizio è stato dei migliori. Il 12 gennaio a Ballarat, Dennis ha conquistato il titolo australiano della cronometro (foto Jumbo Visma in apertura), battendo Durbridge e adesso proseguirà la sua preparazione in Australia, alla larga dai contagi che hanno costretto la nuova squadra a sospendere il ritiro in Spagna. Tornerà in Europa per l’inizio delle corse che lo riguardano, con il mirino sul Tour de France e più in avanti sui mondiali della crono che si svolgeranno proprio in Australia.

«Il Tour è un grande obiettivo – ha detto – un circus in cui voglio entrare con la squadra che potenzialmente potrebbe vincerlo. Voglio aiutarli a battere Tadej. Il ragazzo mi piace (ride, ndr), ma adesso è… il nemico!».

Rohan Dennis, Giro d'Italia 2020

Dennis, splendida scoperta del Giro

25.10.2020
4 min
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Alzi la mano chi poteva immaginare che Rohan Dennis sarebbe stato l’ago della bilancia del Giro d’Italia sulle grandi montagne. L’australiano, un metro e 82 per 72 chili e due volte campione del mondo della crono, se ne era andato dal Tour de France del 2019 in polemica con l’allora Team Bahrain-Merida e poche settimane dopo aveva vinto il mondiale con una bici non ufficiale. Portandosi appresso un fardello di nomignoli non troppo lusinghieri, è approdato al Team Ineos e il suo arrivo era stato salutato come il vezzo dello squadrone così ricco da potersi permettere il lusso di una mina vagante. Poi è venuto il Covid e il mondo si è dimenticato di lui fino al giorno dell’Etna, quando scalò il vulcano assieme a Thomas ferito. Di lì un inesorabile climax ascendente. In fuga a Matera, poi a Cesenatico, tutto il giorno all’attacco a Piancavallo nel giorno della vittoria del compagno Geoghegan Hart e l’indomani a San Daniele del Friuli. E quando il Giro ha addentato le grandi montagne, accanto a Tao si è messo lui. Lo ha preso per mano. E sullo Stelvio prima e a Sestriere poi, ne ha sgretolato i rivali.

Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Lo Stelvio è un gigante, tira Dennis, poi Geoghegan Hart e Hinfley
Rohan Dennis, Tao Geoghegan Hart, Jay Hindley, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Tira sullo Stelvio, selezione netta

Primo contatto

«Non avevo mai lavorato con lui – racconta Dario Cioni – per cui c’era bisogno di conoscerlo. Durante il lockdown ci eravamo tenuti in contatto, ma la prima esperienza sul campo è stata nel primo training camp fatto a Isola 2000 con il gruppo del Giro. Anche se non c’erano ancora Thomas e Carapaz. Il primo perché era nel gruppo Tour e il secondo ancora bloccato in Ecuador. Però c’erano ragazzi di esperienza come Puccio e Swift e il loro parere mi interessava molto. C’era di buono che si sarebbe parlato inglese e questo ha creato subito una buona amalgama, ma al di là di questo, Rohan è piaciuto subito a tutti. Restava solo da vedere il suo ruolo nel team per il Giro d’Italia».

Verso il Giro

Thomas è il capitano designato, dopo che Carapaz è stato spostato verso il Tour. Il Giro ha tre crono e tre cronoman superbi come Thomas, Dennis e Ganna.

«Così la squadra – prosegue Cioni – ha deciso di dare ai due carta bianca nella prima e nell’ultima crono, mentre a Valdobbiadene sarebbero dovuti andare piano, salvando la gamba per aiutare Geraint. E i due hanno accettato. Poi sappiamo come è andata con Thomas, ma a me stava a cuore il fatto che Dennis avesse accettato di non fare a tutta la crono più adatta a lui per essere al servizio del team».

Le montagne

Con Thomas fuori dai giochi e Narvaez ritirato, il Team Ineos-Grenadiers non ha più gregari per le salite. La squadra miete successi di tappa come nessun altro, ma serve qualcuno che possa assistere Tao che nel frattempo sta scalando posizioni nella generale.

«Abbiamo tenuto a quel punto – dice Cioni – un approccio più soft. Non volevamo dargli la pressione di sentirsi l’ultimo uomo in salita, per cui si è concordato di dargli lo stesso ruolo di Ganna. Entrambi corridori in grado di fare il passo sulle salite pedalabili. Ma quando siamo arrivati al giorno dello Stelvio, gli abbiamo chiesto se se la sentisse di dare una mano. Lui ci ha guadato e ha detto che avrebbe tirato fino a 5 chilometri dalla vetta. Bè, cosa dire… l’approccio ha funzionato. E visto che si sentiva bene, ha continuato e ha fatto quel capolavoro di tappa che avete visto tutti. Fermandosi sì ai 5 chilometri, ma dall’arrivo…».

Rohan Dennis, Vincenzo Nibali, Sestriere, Giro d'Italia 2020
I complimenti di Nibali a Sestriere: «Il tuo passo mi ha distrutto»
Rohan Dennis, Vincenzo Nibali, Sestriere, Giro d'Italia 2020
I complimenti di Nibali a Sestriere

La missione

Dennis non è soltanto una macchina come l’ha definito Geoghegan Hart dopo l’arrivo di Sestriere. Evidentemente a un certo punto si è sentito così parte della missione di squadra da volerne fare parte.

«Così la sera prima di Sestriere – sorride Cioni – ha preso lui la parola e ha detto che l’indomani avrebbe fatto la differenza in salita. Insomma… l’avete visto tutti. Forse il segreto è stato renderlo partecipe del ruolo, farlo sentire parte di un progetto».

Oggi Dennis, come pure Ganna, darà gli ultimi consigli di questo Giro a Tao per quella che è la sua specialità preferita: la crono. Il giovane gallese pedalerà come tutti gli altri su una Bolide di Pinarello, sperando che i tanti lavori fatti per la specialità diano i loro frutti. In team è fiducioso, ma per come era partita l’avventura del Giro, con il leader fuori dai giochi al terzo giorno, se anche finisse così, anche stasera non potrebbero che brindare…

Salvatore Puccio, Filippo Ganna, Sestriere, Giro d'Italia 2020

Arriva Puccio, sul bus si fa festa

24.10.2020
3 min
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Puccio è l’uomo dietro le quinte, quello cui i direttori sportivi della Ineos-Grenadiers chiedono sempre un parere, sapendo che non sarà banale. Quando Salvatore è arrivato al traguardo, il personale della squadra si è messo in fila per abbracciarlo, sapendo quanto abbia lavorato lontano dalle inquadrature. Così quando si avvicina alla transenna, il suo è il sorriso di chi ha fatto bene il suo mestiere.

Ti aspettavi di arrivare a un giorno dalla fine messo così?

Dopo la sfortuna di Thomas ci siamo reinventati. Non abbiamo pensato alla classifica. Tao era lì, poteva fare la sua top ten. E’ giovane, era tutta un’esperienza. Dopo, piano piano, ogni giorno ricevevamo il numero della macchina che scalava uno ad uno. Mancavano dieci tappe ed eravamo la macchina numero dieci. Così scherzando ci siamo detti che saremmo arrivati secondi o primi.

Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Secondo a Vieste, anticipato da Dowsett
Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Secondo a Vieste, anticipato da Dowsett
E i giorni passavano…

Finché a Piancavallo, Tao è andato fortissimo e ci è arrivata l’ammiraglia numero tre e a quel punto abbiamo iniziato a crederci. Comunque abbiamo mantenuto la stessa tattica. Andavamo in fuga, per noi era importante vincere tappe in questo Giro. Ognuno ha avuto la sua chance. Ma nel giorno dello Stelvio qualcosa è cambiato.

Che cosa è cambiato?

Rohan Dennis ha iniziato a fare cose da paura. Non lo scopriamo né lo abbiamo inventato noi. Uno che ha vinto due mondiali… Magari è partito piano a inizio Giro, poi è cresciuto e oggi addirittura ha fatto terzo. Sono contentissimo e poi sul bus c’è un’atmosfera stellare. Siamo rimasti in sei, ma siamo sei amici, non sei compagni di squadra.

Un clima inedito per voi?

Abbiamo sempre avuto un grande leader. Con Froomey, Geraint Thomas, c’era da stare super concentrati. Stavolta ci siamo ritrovati qui con Tao che ha sempre lavorato per gli altri e si può giocare la sua occasione. E’ stato diverso. Però non volevamo dargli nemmeno lo stress di pensare di dover vincere per forza. Lui stava tranquillo, noi andavamo in fuga e la pressione non c’era. Alla fine ha dimostrato di essere stato il più forte.

Ti mangi le mani per il secondo posto di Vieste?

Un po’ sì (sorride, ndr), ma Israel ha corso bene. Alla fine erano in due. Sarebbe stata una bella ciliegina sulla torta, però lo sport è così.

E’ la Ineos dei giovani…

Ne abbiamo tanti e poi il ciclismo di adesso è pieno di giovani rampanti. C’è il cambio generazionale, è normale. Io sono considerato il vecchio. A casa mia moglie mi dice che sto invecchiando, però ho seguito questa strada di gregario dall’inizio. Ho l’età giusta, ho 31 anni, posso ancora dare qualche consiglio a questi sbarbatelli.

Che cosa significa giocarsi il Giro in una crono?

Abbiamo due cronoman fortissimi tra i favoriti della tappa e speriamo che Tao riesca a dormire stanotte. Non è facile pensare che ti giocherai il Giro. Si vince dopo la linea, ancora non si è vinto niente, però noi siamo contenti per quello che abbiamo già fatto, l’atmosfera, la passione che ci abbiamo messo in tutto. Per lui è tutto un di più, farà la sua crono. Non parte svantaggiato e non ha niente da perdere.

Poteva guadagnare più tempo, credendoci da subito?

Era arrivato per aiutare. Forse nella prima crono gli hanno detto di non rischiare e di fare una tappa pulita per il vento. Forse lì poteva guadagnare qualcosa. Ai Laghi di Cancano ha perso perché Hindley aveva dietro il compagno che prendeva la rosa. Oggi è stato Tao a non tirare, avendo dimostrato di essere il più forte di tutti. Il ciclismo in fondo è uno sport semplice.

Se ieri aveste corso normalmente oggi ci sarebbero stati distacchi maggiori?

Di ieri si dovrebbe parlare a lungo, ma non adesso. Andiamo a Milano, la strada è lunga.