Tappa (un po’) noiosa e una domanda: chi vince il Tour?

16.07.2023
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SAINT GERVAIS MONT BLANC – Chi lo vince il Tour? Se neanche la salita finale di questa tappa è servita a scavare un solco, significa che Vingegaard e Pogacar sono davvero identici. Speriamo che nessuno si offenda, ma la tappa è stata piuttosto noiosa e priva di pathos: ci siamo abituati forse troppo bene? Oggi intanto ha vinto Wout Poels, che ha tirato nei Tour di Froome e quello di Bernal e adesso si è preso il gusto di togliersi di ruota il Wout più famoso. Quando l’olandese della Bahrain Victorious ha attaccato, Van Aert ha preferito restare seduto e salvare il secondo posto.

Wouter Poels ha lavorato per tanti vincitori di Tour, ma non aveva mai vinto una tappa. Ci è riuscito a 35 anni
Wouter Poels ha lavorato per tanti vincitori di Tour, ma non aveva mai vinto una tappa. Ci è riuscito a 35 anni

Ellingworth: «Decide la crono»

Chi lo vince questo Tour? Abbiamo approfittato di un giro fra i pullman per chiederlo ad alcuni manager. Il primo è Rod Ellingworth, il capo della Ineos Grenadiers, che il Tour l’ha vinto per sei volte con Wiggins, Froome e Bernal e al momento è in lizza con Carlos Rodriguez per un posto sul podio.

«Penso sia abbastanza chiaro – dice – che Pogacar e Vingegaard sono davanti a tutti gli altri. Invece per il terzo posto, c’è una bella lotta. Carlos si sta solo concentrando sul fare il suo meglio ogni giorno, facendo bene le cose semplici, come si è visto oggi in salita. Non sta pensando al podio. E’ salito il più velocemente possibile e quando li ha presi non si è seduto. Pensavamo che fosse in grado di entrare tra i primi cinque e siamo sulla buona strada. Ma è il primo Tour e con questi giovani non si sa mai, può darsi che un giorno spenda troppo o commetta qualche piccolo errore di alimentazione.

«Credo che fra i primi due il lato fisico sia sempre l’elemento più importante. Ogni squadra ha la propria filosofia e anche noi siamo stati vicini a vincere il Giro. Chi vincerà fra loro due? Penso che siano entrambi simili. Penso che la cronometro mostrerà chi ha la forma migliore. E’ una corsa che piace, ci sono tutti gli ingredienti. Ogni Tour ha la sua storia, semplicemente bisogna accettarla come viene».

Anche oggi Rodriguez è rientrato sui primi due, rinforzando il suo terzo posto dall’assalto di Adam Yates
Anche oggi Rodriguez è rientrato sui primi due, rinforzando il suo terzo posto dall’assalto di Adam Yates

Matxin: «La battaglia continua»

Matxin è il team manager di Pogacar, la sua testa spunta da una selva di microfoni. Stamattina la riunione sul pullman del UAE Team Emirates è durata parecchio, segno che in pentola qualcosa bollisse.

«Non leggo il futuro – sorride – non potevo sapere che sarebbero arrivati alla crono quasi alla pari. Ovviamente per noi era una tappa importante. Abbiamo avuto una grandissima squadra che ha creduto in Tadej. Adam Yates prima ha provato a fare il podio, poi si è rimesso a disposizione. 

«Non sono stupito invece per il fatto che Tadej sia arrivato al Tour dopo due mesi senza correre e sia così competitivo. E’ il numero uno al mondo, è un corridore che quasi vince ogni corsa che fa. Però ha davanti il vincitore dell’ultimo Tour de France. Vingegaard è uno dei migliori corridori del mondo. La crono sarà davvero molto buona per entrambi, la battaglia continua. I 10 secondi che oggi sono pochi, magari a Parigi potrebbero essere tanti. La crono di martedì non è simile a quella con cui vincemmo il Tour del 2020. Questa sarà molto più tecnica».

Yates ha prima attaccataoo per puntare al podio, poi si è rimesso a disposizione di Pogacar
Yates ha prima attaccataoo per puntare al podio, poi si è rimesso a disposizione di Pogacar

Vingegaard: «Oggi un pareggio»

Gli uomini della Jumbo sono andati diretti in hotel, per cui il loro punto di vista ce l’ha dato direttamente Vingegaard, acchiappato dopo l’arrivo e poi nella conferenza stampa.

«Oggi c’è stato un pareggio – analizza la maglia gialla – nessuno è riuscito a guadagnare tempo. Era una tappa decisiva, come lo saranno la crono, mercoledì a Courchevel e sabato a Le Markstein. E’ stata una bella giornata, resa difficile dalla caduta che ha coinvolto tre compagni di squadra. Sarebbe bello che i tifosi capissero che le foto si possono fare ugualmente stando sul marciapiede e non in mezzo alla strada. 

«Crediamo ancora nel nostro piano. Si può sempre fare meglio, probabilmente nessuno di noi sa quale sia il suo limite, ma deve cercare di avvicinarsi il più possibile. Ora mi concentrerò su quello che devo fare, impegnandomi per andare più forte possibile nella crono. Ma prima mi riposerò e trascorrerò del tempo con la mia famiglia, che verrà a trovarmi».

La notizia del giorno è il distacco prematuro di Kuss, penalizzato però da una caduta
La notizia del giorno è il distacco prematuro di Kuss, penalizzato però da una caduta

Unzue: «Occhio al Col de la Loze»

Unzue è il grande capo del Movistar Team, che in avvio di Tour ha perso Enric Mas e adesso è qui che fa la corte a Carlos Rodriguez: un tema tuttavia su cui Eusebio non intende sbilanciarsi.

«Sono uguali – sorride – e superiori agli altri. Mi ricordano Fignon contro Hinault, oppure Fignon contro Lemond, però fra quelli c’erano comunque delle differenze che qui non ci sono. Il primo giorno ho pensato che fossero pazzi perché cercavano gli abbuoni, ma quelle piccole differenze sono il margine che li divide ancora oggi. Solo nel primo giorno sui Pirenei, Jonas ha guadagnato quasi un minuto, poi parità assoluta.

«La crono sarà importante, ma restano due grandi tappe di montagna. Il Col de la Loze è una salita lunga un’ora, la più lunga dell’intero Tour. E poi i Vosgi alla fine che, anche con il caldo, possono rendere bestiale la tappa numero 20. Le squadre sono equilibrate, ma rispetto allo scorso anno a Vingegaard mancherà Roglic, che fu decisivo nel giorno chiave. Credo però che quel giorno la maglia gialla abbia imparato tanto. Diciamo che la crono dirà chi dei due dovrà rischiare tutto con un attacco».

Attenti, un Thomas così forte non si vedeva da tanto

07.07.2022
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«Mi sento bene ad esser sincero – dice Thomas sui rulli – è stato bello vedere che il gruppo era ormai piccolo e abbiamo provato a fare qualcosa. Non avevo pianificato di cadere, ma è successo. Pidcock era con me e mi ha aiutato a rientrare, è bravissimo in queste cose. Qualche volta è inevitabile, sappiamo che qualche volta può succedere ed è successo, ma alla fine sarebbe potuto finire peggio. Non ho realizzato che ci fosse pure Roglic, mentre ho visto Jack Haig per terra e ho cercato di rimettermi subito in piedi e finire bene la corsa».

Dopo l’arrivo della tappa di ieri sul pavé, Thomas parla con Ellingworth e Van Baarle
Dopo l’arrivo della tappa di ieri sul pavé, Thomas parla con Ellingworth e Van Baarle

Rilassato e fresco

La tappa del pavé è finita da poco e il corridore della Ineos Grenadiers gira le gambe su rulli che cigolano e un po’ lo fanno ridere e un po’ chiede al meccanico che li faccia smettere. I compagni arrivano alla spicciolata. Van Baarle, il vincitore della Roubaix, si ferma più a lungo degli altri e ai due si avvicina anche Rod Ellingworth, il capo della performance del Team Ineos Grenadiers. Confabulano. E quando si sono chiariti, l’olandese sale sul pullman, mentre Geraint continua a girare e di colpo fa un cenno ai giornalisti rimasti ad aspettarlo.

Racconta la sua storia in tre battute, non oltre. Ma sorride e appare super sereno. E questo, a capo di una tappa così dura, è sinonimo di freschezza e buon umore.

Pidcock ha aiutato Thomas a rientrare dopo la caduta ed è arrivato con lui a 1’04” assieme a Yates
Pidcock ha aiutato Thomas a rientrare dopo la caduta ed è arrivato con lui a 1’04” assieme a Yates

Parliamo col capo

A guardarlo da vicino si ha la sensazione che il gallese abbia la testa libera e di conseguenza le gambe forti. A questi livelli si può dare per scontato che il grande atleta abbia valori di eccellenza, soprattutto uno così che ha vinto un Tour e qualche titolo fra mondiali e Olimpiadi. Il fatto è che spesso quei valori non riescono ad esprimerli. E forse essere in un Team Ineos non più condannato a vincere il Tour, ha permesso a Geraint di arrivarci con la leggerezza necessaria per andare forte divertendosi.

Per questo appena lui sale sul pullman, ci avviciniamo a Ellingworth, che lo guidava sin dai tempi della pista. E sorridendo gli diciamo che sembra di vedere il Nibali leggero del Giro. Partito senza pressioni e arrivato a un passo dal podio.

«Credo che Geraint stia proprio bene – conferma – lo si può vedere. Basta vedere i numeri e la sua mentalità. Negli anni ha acquisito molta esperienza, credo ne abbia viste tante. Una corsa come il Tour si costruisce giorno dopo giorno e lui ha fatto bene tutto l’anno. Il suo impegno con la squadra è stato bellissimo. E trovo molto bello sentirgli dire che quest’anno alle corse si sta divertendo». 

Ancora una volta la sensazione, parlando con Ellingworth, di una rifondazione nel Team Ineos
Ancora una volta la sensazione, parlando con Ellingworth, di una rifondazione nel Team Ineos
Il Tour insomma è solo la fine del cammino?

E’ un piacere lavorare con lui, ma non c’è solo lui. Ci sono un sacco di bei ragazzi, sono insieme in questo viaggio da dicembre. E’ un bel gruppo che si impegna molto l’uno per l’altro. Sì, ci sono proprio delle belle vibrazioni.

Pensi che il paragone con il Nibali del Giro sia giusto?

Probabilmente Thomas corre con lo stesso atteggiamento. Credo che anche lui abbia il rispetto del gruppo, perché ha già vinto il Tour e non ha niente da perdere. E’ certamente più grande di età ed è più saggio di quando ha iniziato, ma penso che stia facendo proprio bene anche in questo gruppo così giovane. Abbiamo anche due nuovi allenatori che stanno lavorando bene, anche Nibali ha cambiato preparatore, giusto? Ci stiamo muovendo, abbiamo idee nuove.

Thomas ha vinto il Tour nel 2018, subito dopo la grande vittoria di Froome al Giro
Thomas ha vinto il Tour nel 2018, subito dopo la grande vittoria di Froome al Giro
Al Villaggio si incontra spesso Wiggins, Froome è appena passato con la sua nuova maglia. Thomas è l’ultimo di quel gruppo, che cosa sta cambiando nel team?

Alla fine la gente va avanti. Alcuni smettono, altri vanno altrove. Alcuni fanno affidamento sulla propria esperienza e continuano, come Froome. Ragazzi così non li dimentichi, ma ci sono stati molti cambiamenti negli anni. Competere è competere e devi adattarti. Devi essere scaltro e credo che Thomas, ma anche Martinez e Pidcock faranno bene.

Richard Carapaz secondo al Giro: «Non si può sempre vincere»
Richard Carapaz secondo al Giro: «Non si può sempre vincere»
Avete sempre vinto almeno un grande Giro all’anno. Il Giro è andato, restano Tour e Vuelta…

Abbiamo sempre detto negli anni che siamo una squadra di corse a tappe, è il nostro principale target. Abbiamo sempre voluto vincere un grande Giro. E’ la storia da cui veniamo, quello che abbiamo sempre fatto. Carapaz è arrivato secondo al Giro quest’anno, credo che abbia fatto un’ottima gara. La squadra ha fatto un’ottima gara. Siamo stati battuti da Hindley davvero per poco, alla fine questo è lo sport. Si tratta di competere e credo che ogni squadra provi il massimo per cercare di vincere. Non le possiamo vincere tutte, ma certamente l’obiettivo è quello. E come conseguenza, vincere.

Sta nascendo la Ineos dei giovani: Ellingworth il loro capo

02.06.2022
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La sera del Fedaia, in casa Ineos Grenadiers si sono resi conto probabilmente che per la prima volta dal 2012 potrebbero chiudere la stagione senza aver vinto un grande Giro.

L’incidente di Bernal ha ridotto il potenziale per il Tour, mentre sarà dura andare contro il… solito Roglic della Vuelta. Il ciclismo offre spazio a variabili imprevedibili, ma in sede di bilancio bisogna essere realisti. D’altro canto il mercato dei corridori di punta è blindato da un pezzo. Lo stesso team britannico parrebbe sul punto di rinnovare il contratto di Ganna, che pure scade alla fine del 2023. E così, non potendo prendere Pogacar, sotto contratto fino al 2027, il team di sir David Brailsford ha iniziato a costruirsi il futuro in casa. E nel frattempo ha prolungato fino al 2027 il contratto con Pidcock.

Parlando con i team manager in giro per le corse, questa è l’osservazione che più circola: vedrete fra 3-4 anni una Ineos ben più incisiva.

Rod Ellingworth, Tour de France 2020
Una vita al Team Sky, poi un anno alla Bahrain McLaren e dal 2021 Ellingworth è tornato alla Ineos
Rod Ellingworth, Tour de France 2020
Una vita al Team Sky, poi un anno alla Bahrain McLaren e dal 2021 Ellingworth è tornato alla Ineos

Sedici corridori U26

Su 31 corridori del team, ce ne sono 14 al di sotto dei 25 anni. Nomi come Bernal (25), Ganna (25), Dunbar (25), Narvaez (25), Sivakov (24), Hayter (23), Pidcock (22), Plapp (21), Rodriguez (21, foto di apertura), Tulett (20), Sheffield (20). Martinez, Rivera e De Plus ne hanno 26. Ragazzi che hanno già vinto e anche bene e che stanno seguendo un percorso di crescita progressivo che punta dritto verso il futuro. Quelli più maturi servono invece a garantire il presente.

Individuare il talento

Tra i motivi che due anni fa spinsero Brailsford a richiamare Rod Ellingworth nel suo team ci fu proprio la voglia di rifondarlo. Il “rosso di Burnley” aveva voltato la pagina e nel 2020 era approdato al Team Bahrain, portando con sé la mentalità Sky. Aveva reimpostato lavoro e rapporti interpersonali. E anche se non tutti riuscivano allora a farsene una ragione, i buoni risultati odierni del team di Miholjevic dipendono anche da quel tipo di inquadramento. Ma non fu mai del tutto amore, tanto che nel 2021 Rod è tornato alla casa madre.

Sivakov ha 24 anni e ha corso il Giro in appoggio a Carapaz. Ha un futuro da leader?
Sivakov ha 24 anni e ha corso il Giro in appoggio a Carapaz. Ha un futuro da leader?

«Tra i motivi del ritorno – ci ha raccontato il mattino di Verona, prima che iniziasse la crono finale del Giro – ci fu anche l’intenzione di iniziare un lavoro diverso sul piano dello sviluppo con i corridori più giovani. Non ci è mai interessato aprire una continental, è solo un modo di legarsi le mani. Ma è innegabile che il ciclismo stia cambiando molto e serviva un modo nuovo per scoprire e gestire il talento».

Programma interno

Il ciclismo che cambia sta anche nella necessità di anticipare la selezione. Mentre prima nessun giovane britannico si sarebbe sognato di passare professionista senza prima fare un passaggio con il team di Brailsford, aver perso l’aggancio diretto con British Cycling ha fatto sì che nel 2020 Ben Tulett abbia firmato con la Alpecin-Fenix ad appena 19 anni. Riprenderlo era una missione e così è stato.

Tulett è arrivato quest’anno alla Ineos dopo due stagioni alla Alpecin. Al Giro, è stato 5° in entrambe le crono
Tulett è arrivato quest’anno alla Ineos dopo due stagioni alla Alpecin. Al Giro, è stato 5° in entrambe le crono

«Ben è un giovane – ha sorriso Ellingworth – che seguivamo da un po’. Ha fatto progressi impressionanti nell’ultimo anno e il suo approccio e il suo atteggiamento sono esattamente ciò che cerchiamo. La sua passione per le corse unita all’ambiente del nostro team lo aiuterà a salire un altro scalino. Quel che vorrei sottolineare infatti è che abbiamo iniziato subito con un nostro programma interno. Certo ricorriamo anche ai suggerimenti dei procuratori, ma soprattutto puntiamo su un mix tra il nostro lavoro di scouting e i buoni rapporti con i club più piccoli e le federazioni. Avere buoni rapporti con loro serve a sapere che magari ci sono dei ragazzi giovanissimi in arrivo».

Diversi livelli di accesso

Il programma interno prevede anche la possibilità indicata giorni fa da Fabrizio Tacchino. Il giovane che voglia essere valutato e che non rientri nel programma di scouting del team può essere considerato previa valutazione di tutti i suoi allenamenti e le gare dell’ultimo anno.

Pidcock Kwiatkowski 2022
Pidcock ha il contratto fino al 2027: come Pogacar alla UAE, blindato per evitare sorprese
Pidcock Kwiatkowski 2022
Pidcock ha il contratto fino al 2027: come Pogacar alla UAE, blindato per evitare sorprese

«Conosco Tacchino – ha confermato Ellingworth – e quello che ha detto è vero. Abbiamo diversi livelli di accesso al nostro team. Chiunque può entrare in contatto con noi, ma è chiaro che se non lo conosciamo, abbiamo bisogno di valutarlo. In questo modo, possiamo renderci conto del suo livello e valutare se approfondire o meno la conoscenza».

Il nodo Rodriguez

E così il Team Ineos Grenadiers si affaccia sul futuro dovendo ancora rinnovare il contratto di Carapaz, con Richie Porte che si ritirerà a fine stagione e corridori come Thomas e Swift impegnati sino a fine 2023. Quella è anche la data di fine contratto di Carlos Rodriguez e sarà curioso capire se si procederà presto al rinnovo, dato che si tratta di uno dei ragazzi più promettenti, che però al pari di Ayuso è nell’orbita di Matxin. La corte britannica saprà trattenerlo oppure rimarrà anche lui… vittima della seduzione araba?

Primoz Roglic, Mikel Landa, Egan Bernal, Tour de France 2020

Ellingworth in fuga, Landa e Milan: parla Volpi

09.12.2020
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Dice Volpi, che oggi compie 58 anni, di aver appreso della partenza di Rod Ellingworth la settimana scorsa. Al Team Bahrain-McLaren si sono svegliati e hanno scoperto di aver perso il loro Team Principal. Colui che era stato strappato al Team Ineos per ripartire dopo Nibali. Che aveva imposto una nuova disciplina al gruppo e tracciato una linea certamente efficace. Cercando di esportare l’efficienza di Ineos, per raggiungere la quale c’era ancora da costruire. Colui per il quale dal team britannico si era staccato il fedelissimo Wouter Poels e per il quale è stato lasciato andare Brent Copeland, ora alla Mitchelton. Colui per il quale Neil Stephens ha lasciato la Uae e per il quale Jonathan Milan ha firmato con la Bahrain-McLaren. Ma parlando con Volpi emerge la voglia di andare avanti, lasciando ad altri il compito di trovare le spiegazioni.

«Tutto procedeva per il meglio – racconta Alberto – si ricominciava a lavorare per la nuova stagione. E adesso si continua per come si era programmato, facendo tesoro di quanto di buono e delle esperienze che Rod ha portato. Cercando nel frattempo una figura che possa sostituirlo. Siamo una squadra internazionale, si dovrà puntare su una figura all’altezza».

Alberto Volpi, Herman Pernsteiner, Giro d'Italia 2020
Alberto Volpi con Herman Pernsteiner, al Giro d’Italia 2020
Alberto Volpi, Herman Pernsteiner, Giro d'Italia 2020
Volpi con Pernsteiner al Giro 2020
Prima di guardare avanti, uno sguardo indietro. Come è andato il 2020?

Avevamo soprattutto l’obiettivo podio del Tour con Landa e non ci siamo andati troppo lontano (in apertura, lo spagnolo è con Roglic e Bernal nel vivo della corsa, ndr). Nella terza settimana, pur non avendo i favori della stampa e degli osservatori, abbiamo dimostrato di avere le gambe. Siamo andati in Francia per il capitano, nessuno escluso.

Anche Colbrelli, che non ha potuto fare volate perché impegnato a tirare…

Quando convochi un corridore come Colbrelli e lui accetta il ruolo che gli proponi, c’è poco da meravigliarsi. Anche alla Ineos fanno tirare gente che altrove lotterebbe per vincere, ma capisco che per i tifosi italiani vedere Sonny in questo ruolo così diverso sia sembrato strano. Però un conto è il tifo, un altro i doveri di squadra. Ormai il mondo dello sport è cambiato. Una volta sapevi a memoria la formazione della Juve, perché erano sempre quelli. Adesso è tutto un cambiare.

Vi aspettavate di più da Poels?

Il suo inserimento è stato meno facile del previsto. Un po’ perché veniva da una realtà diversa, un po’ perché lo stop di quattro mesi per il lockdown nei corridori esperti ha prodotto qualche inconveniente di più. Il cambio generazionale è in corso, ma è parso più netto perché quei ragazzi hanno patito la ripartenza meno di altri.

Damiano Caruso, Tour de France 2020
Caruso, qui al Tour de France 2020, è uno dei pezzi pregiati del team
Damiano Caruso, Tour de France 2020
Caruso è uno degli uomini chiave del team
L’anno prossimo sarà diverso?

Credo di sì. Loro continueranno a crescere, ma in una stagione presumibilmente lineare, torneranno fuori i corridori di esperienza. Magari non domineranno, ma non sono neanche spacciati. Penso a Nibali, ma anche a Viviani. Sono convinto che tornerà a vincere.

Parlando di giovani, il discorso cade su Milan.

Abbiamo già avuto un primo approccio molto positivo, sia pure ancora virtuale. E’ contento del tipo di supporto che gli stiamo dando. La sua stagione sarà particolare, alla luce delle Olimpiadi. Dovremo trovare le giuste sinergie con i tecnici della nazionale. Lavoriamo tutti per garantirgli una crescita graduale e costruttiva.

Secondo Volpi che cosa gli manca per essere subito al livello dei ragazzini terribili di quest’anno?

C’è da fare grandi differenze e considerare che ci sono maturazioni diverse. Evenepoel che trasforma in oro tutto ciò che tocca è un’eccezione, ma è chiaro anche che i suoi tecnici gli disegnano i programmi cercando di preservarlo dagli eccessi. Neppure a Milan sarà detto mai di fare piano una crono, però avrà un programma commisurato al suo momento, in cui potrà mettersi alla prova. Ci sono anche altri fattori rispetto ai quali un giovane deve crescere.

Jonathan Milan, Roberto Bressan, Rod Ellingworth, Giro d'Italia 2020, Udinea
Jonathan Milan, il suo “capo” al CT Friuli Bressan e Ellingworth al via del Giro da Udine
Jonathan Milan, Roberto Bressan, Rod Ellingworth, Giro d'Italia 2020, Udinea
Milan, Bressan del CT Friuli e Rod Ellingworth
Ad esempio?

La tutela della sua immagine. Come proporsi al pubblico e con i media. Saper stare in gruppo e con gli avversari. Nella crescita c’è anche questo tipo di educazione per arrivare alla maturità giusta.

E’ vero che proprio Milan era passato con voi per la presenza di Ellingworth e la sua esperienza in pista?

Può darsi. Ma Rod era il capo e aveva già condiviso le sue idee con i tecnici e gli allenatori che seguiranno i singoli corridori. Milan è stato affidato a Paolo Artuso, un preparatore interno del team, che ha tracciato il suo cammino ideale.

Caruso ha fatto un gran Tour e prima avrebbe dovuto fare il Giro: sarà lo stesso nel 2021?

Può essere un ragionamento, perché Damiano è uno dei corridori che gode della maggiore considerazione. Tutti gli vogliono un bene dell’anima. Perché fa gruppo, perché sa risolvere e gestire le situazioni difficili, perché è un generoso. Con lui si può ragionare di grandi Giri, ma per me potrebbe fare bene a Liegi e al Lombardia.

Ritiro spostato a gennaio?

Per forza, in attesa delle date per la ripresa. Siamo chiusi in casa dall’ultima corsa, attaccati a telefoni e computer. Ho i mie file, li leggo, li sistemo e li archivio. Siamo tutti fermi e davvero non vediamo l’ora di ripartire.