Germani e l’educazione alimentare che ti cambia il motore

22.02.2023
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Dopo il debutto al Tour Down Under in Australia e due corse in Spagna nel weekend 11-12 febbraio, Lorenzo Germani è tornato a casa a Roccasecca, mettendo in fila una serie di allenamenti con la maiuscola. Incuriositi dal lavoro e dal debutto, lo abbiamo raggiunto, scoprendo che le ultime settimane hanno portato dei notevoli cambiamenti nel metodo di lavoro. Soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione. Niente di nuovo probabilmente per gli atleti più maturi, ma il primo passo per il ventenne della Groupama-FDJ verso il livello superiore.

«Il debutto nel WorldTour – dice – è stato duro. Le prime tre tappe sono andate bene. Nelle ultime due però… Niente, finito, morto. Nell’ultima in realtà mi ero ripreso un po’, solo che a 20 chilometri all’arrivo Molard, che era il nostro uomo di classifica e che puntava a entrare nei 10, ha forato. Gli ho chiesto alla radio se volesse la ruota o la bici e lui ha detto la bici. Così mi sono fermato e gliel’ho data, poi ho continuato tranquillo. E’ andata così, però diciamo che il mio gesto è stato apprezzato.

Nell’ultima tappa del Tour Down Under, Germani ha ceduto la bici a Rudy Molard, che faceva classifica
Nell’ultima tappa del Tour Down Under, Germani ha ceduto la bici a Molard, che faceva classifica
Qual è stata la difficoltà principale?

Il ritmo, ma soprattutto i cambi repentini. Dal mortorio ad avere la sella in punta ai 60 all’ora, neanche te ne accorgevi. In un momento passi dal ridere e scherzare a sputare l’anima. E poi anche il nervosismo, la maggior parte delle volte per niente.

Un altro stile di corsa, insomma…

Prima tappa, prima corsa da professionista. Partiamo e penso che qualcuno proverà ad andare in fuga, invece niente. Allora il direttore sportivo alla radio si mette a scherzare: «Benvenuti nel World Tour…». E allora rispondo io e chiedo: «Ma quando finisce il trasferimento?». E giù tutti a ridere, poi però il trasferimento è finito e non rideva più nessuno…

Recuperato subito tutto?

Mica tanto. Sono arrivato in Australia che stavo bene. Siamo andati due settimane prima e abbiamo fatto 25 ore di lavoro tosto per settimana. Quando sono tornato a casa avevo una sensazione strana. A livello di jet lag e cose legate non ho avuto nessun problema. Però in bici non mi sentivo per niente bene, in più mi vedevo gonfio e ho preso peso. Finché una settimana dopo il rientro, ho avuto un virus intestinale. Quindi praticamente ho passato una settimana a non fare niente per via del recupero post Australia e un’altra a non fare niente perché stavo male. Nei giorni successivi mi allenavo però non andavo avanti e questa cosa l’ho pagata in Spagna nelle corse di due settimane fa: Murcia e Almeria.

E adesso?

Insieme all’allenatore ci siamo messi a studiare. A me piace analizzare e capire. E visto che ci sentiamo quasi ogni giorno, abbiamo fatto il punto della situazione. Abbiamo visto che in 8 giorni di allenamento, ne ho fatti 3 di vero lavoro. E a questi livelli, se sei anche al 75-80 per cento prendi delle belle sventagliate…

Adesso va meglio?

Mi sono allenato e sinceramente mi sento bene. Ho approfittato dell’ultima settimana per rimettermi a posto. Sono tornato lunedì e abbiamo pianificato di fare martedì tranquillo, poi mercoledì e giovedì un po’ di più, venerdì recupero e poi una bella tripletta sabato, domenica e lunedì. Inoltre in questa settimana di carico, anche con il nutrizionista abbiamo impostato bene il piano alimentare. Alla fine sono riusciti ad inculcarmi il fatto di mangiare e bere bene in bicicletta. In effetti mi sono sentito per tutto il tempo con la gamba piena.

Vedendo la tua attività sui social, hai fatto anche parecchia salita…

Sì, stavo bene e ho fatto un sacco di dislivello. Solo questa settimana ho fatto 20 ore e 9.000 metri di dislivello, con un giorno di riposo. Ieri ho fatto 4 ore scarse con 1.800 metri di dislivello e ho preso i KOM sulle tre salite principali della zona.

In questa settimana, per Germani finora 20 ore di allenamento e 9.000 metri di dislivello (foto Instagram)
In questa settimana, per Germani finora 20 ore di allenamento e 9.000 metri di dislivello (foto Instagram)
Rientri nel weekend a L’Ardeche, ma quando è previsto che tu vada forte davvero?

Tra circa un mese, diciamo da fine marzo a fine aprile. Avrò il Catalunya, le tre classiche francesi a Besancon, poi il Romandia. In quel periodo dovrò essere davvero in condizione. Avrò due settimane e mezzo per prepararmi. Per metà faremo un blocco di lavoro, per metà assimilazione.

Che cosa intendevi dicendo che ti hanno convinto a mangiare bene in bicicletta?

Quando ero a casa, partivo con una borraccia d’acqua e mangiavo una barretta. Poi magari mi fermavo per un caffè e semmai un cornetto. Adesso invece mi hanno fatto entrare in testa che se alla macchina metti la benzina dopo che l’hai finita, devi portarcela a piedi in una tanichetta. Se invece la metti mentre ancora vai, ti risparmi di camminare fino al distributore.

Quindi adesso come mangi?

Dipende dal tipo di lavoro. Per questa settimana il nutrizionista mi ha fatto proprio il piano perfetto. L’allenatore gli ha dato gli allenamenti di tutti i giorni e lui ha elaborato il piano alimentare. Sono nello stesso ufficio in sede a Besancon, hanno le scrivanie attaccate. Lavorano sempre in sintonia.

La sosta al bar ci può anche stare, conferma Germani, ma solo se inserita in una pianificazione attenta (foto Instagram)
La sosta al bar ci può anche stare, ma solo se inserita in una pianificazione attenta (foto Instagram)
Che cosa è cambiato?

Soprattutto il conto dei carboidrati per ogni ora. Oggi che dovevo fare 3 ore e mezza di endurance, avevo 75 grammi di carboidrati per ora, fra borracce e barrette. Un altro giorno avevo 4 ore, ancora di endurance, e abbiamo fatto 60 grammi. Quando si è trattato di fare 4 ore con lavori intensi, siamo saliti a 120 grammi per ora, come in corsa, ma solo nell’ora in cui raggiungevo le intensità più alte. Nelle ore restanti, sono ritornato a 60 grammi l’ora, perché ne avevo meno bisogno. Devo dire che c’è stato un cambio netto. Anche ieri ho dovuto fare dei lavori di soglia e praticamente con il piano che mi aveva fatto, erano previsti 80 grammi l’ora. E ho notato che dal primo al terzo dei lavori ho avuto sempre le stesse sensazioni. Come in gara, perché in gara ho sempre mangiato come diceva lui. Bisogna allenarsi anche a mangiare.

In che modo?

Mi dice Lucas Papillon, il nutrizionista, che se l’intestino non lo abitui già in allenamento, in gara puoi mangiare pure 200 grammi di carboidrati l’ora, ma non li assimili perché l’intestino non è capace. In gara c’è lui che ti fa trovare le borracce e le barrette pronte. A casa te le devi preparare da solo e quindi se uno non ci sta con la testa al 100 per cento, si perde qualche pezzo. Io con questo piano così preciso, mi sono trovato davvero bene. Perché mangiando così in bici, anche fuori dalla bici non c’è bisogno di tanto. Insomma, al rientro a casa non avevo neanche troppa fame. Perché non arrivi in debito, la glicemia è sempre costante e alla fine mi sono anche asciugato.

I 120 grammi l’ora di carboidrati li raggiungi con le barrette o anche le borracce?

Quasi solo con le borracce. Ieri ne avevo due da un litro ciascuna. Avevo da fare quattro ore con il lavoro specifico nella prima. Perciò per la prima ora ho usato la prima borraccia con 120 grammi di carboidrati. Nella seconda borraccia c’era quel che serviva per finire il lavoro.

Allenarsi vicino casa, scrive su Instagram, non ha paragoni. Germani è del 2002, vive a Roccasecca (Frosinone)
Allenarsi vicino casa, scrive su Instagram, non ha paragoni. Germani è del 2002, vive a Roccasecca (Frosinone)
E per i cibi solidi?

Ha fatto il piano anche con quelli e sta tutto nel timing in cui prenderli. Nel momento in cui devi fare un certo lavoro, sai di dover prendere il gel tot minuti prima. La barretta invece tot minuti dopo. Fatto questo, non serve altro. Anzi, una volta che hai questa disciplina, puoi anche fare la sosta al bar. Tanto che nella tabella di ieri c’era scritto che dopo le prime tre ore potevo fermarmi in una boulangerie.

Tutti i corridori della squadra vengono seguiti in questo modo?

Lo fanno con tutti. Magari una settimana glielo chiede un corridore. La settimana dopo arriva un altro. Una settimana lavorano con la glicemia di uno, la settimana dopo con la glicemia di un altro. Sono quelle cose che ti fanno fare il salto di qualità. Insomma, penso che ho appena fatto tre giorni di carico e non me li sento per niente. 

In punta dei piedi da Germani, fra ambizioni e futuro

23.01.2022
8 min
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La statua di Tommaso d’Aquino dal monte scruta la valle. Dicono che l’abbiano fatta con il naso troppo grande, ma anche le mani non scherzano. Germani fa strada e in meno di mezza giornata ci racconta di sé, del ciclismo, della sua famiglia e del paese che ama da morire.

Roccasecca, ottomila abitanti in provincia di Frosinone, paese natale del santo. Un po’ sopra verso il castello e gli altri sotto, verso la stazione. Rispettivamente Spaccapret e Ciauttegl. Lorenzo oltre a vestire la maglia della Groupama FDJ Continental, appartiene orgogliosamente a quelli giù in basso. Ma chi è Germani e perché siamo venuti fin qui?

A Roccasecca nel 1225 è nato di San Tommaso d’Aquino
Qui è nato San Tommaso d’Aquino, teologo, nel 1225

Subito in Francia

Con tre vittorie al primo anno da junior alla Work Service e due al secondo, 1,80 per 62 chili, il laziale è passato nella continental francese, in cui i corridori sono equiparati ai professionisti, per cui sono assunti dal gruppo sportivo e, in quanto dipendenti, hanno anche il versamento dei contributi.

«Quando ho finito gli juniores – dice – l’idea fissa era di andare all’estero e sono contento della scelta. Non sarei mai passato professionista direttamente. Tre anni da U23 vorrei farli e quando ne avrò 21 sarò pronto per salire un altro gradino. Certo, se non hai agganci, allora firmi subito. Ma se puoi scegliere di firmare per passare dopo altri due anni, allora permetti al fisico di formarsi meglio, vieni comunque pagato e ti versano i contributi, metti insieme più esperienza e hai un anno in più per imparare e semmai sbagliare. Perché quando poi vai di là, gli errori iniziano a contarli…».

Migrante a 16 anni

Il suo mondo è parallelo alla via Casilina. C’è la casa dei genitori, Barbara e Maurizio, e c’è la casa dei nonni, Rina e Luigi, in cui per stare più vicino alla scuola vivono il fratello Matteo e Rocky, il cagnolino trovato in allenamento e strappato da un casolare in cui avrebbe fatto una brutta fine. In mezzo c’è uno spaccato di ricordi e sapori radicati profondamente. Forse perché per seguire il sogno di diventare un campione, a 16 anni dovette andarsene di casa e prese la residenza a Massa. Per correre e finire il liceo scientifico: al Sud si studia bene, ma non si corre.

Lui cominciò in una squadra di amatori per seguire il padre Maurizio, poi corse alla Civitavecchiese di Roberto Petito, alla Velo Sport di Mario Morsilli e poi da junior passò alla Work Service.

«Quando lo dissi a lei – sorride all’indirizzo della madre che si commuove e annuisce – si mise a piangere. Singhiozzava e chiedeva chi mi avrebbe lavato i panni e fatto fa mangiare, ma io ormai avevo deciso. Andai su grazie a Bongiorni, Mario Mosti e Berti e sono stato benissimo. In proporzione è stato meno complicato andare in Francia, anche se stare tanto lontano con il Covid non è stato semplice.

«E fra poco si riparte. Da marzo ci vorranno tutti in ritiro a Besancon e su piove sempre, non come qua. Porterò la macchina di mia madre, altrimenti fare la spesa con bici e zainetto è un supplizio. Quest’anno ho ripreso prima perché ho finito presto a causa dell’incidente. Ho fatto insieme riabilitazione e preparazione anche grazie a Stefano Bellucci, il fisioterapista di fiducia, che lavora nel centro di Gerardo Palmisano a Monte San Giovanni Campano, vicino Sora».

Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio
Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio

Luci e campanello

L’incidente avvenne il 13 settembre, dopo il Tour du Pays de Montbeliard chiuso al secondo posto nella generale e con un secondo di tappa. Per essere un ragazzo al primo anno, che nel 2019 aveva subito per giunta la frattura del femore, il 2021 stava diventando promettente come meglio non si poteva. Era in bici con un gruppetto di domenica mattina presto, perché poi sarebbe andato a un matrimonio, quando un’auto prima li ha superati rischiando di buttarli giù. Poi ha pensato bene di inchiodargli davanti, facendolo cadere. Lo strappo muscolare ha interessato la gamba già fratturata al primo anno da junior, ma per fortuna non si è spinto fino all’osso e non ci sono state calcificazioni.

«Sulla bici ho sempre la lucina dietro – dice – e quando serve anche quella davanti. Sul manubrio ho il campanello, sempre meglio che girare con il fischietto. Qua il problema è la Casilina, in cui gli automobilisti sono distratti e a volte non pensano che se ti stringono troppo, rischiano di buttarti giù. Fra corridori a volte ci tocchiamo i manubri, gli amatori invece hanno paura e stanno più larghi. Per questo di solito evito i gruppi numerosi».

Quindi si riparte, ma dove si va?

Spero lontano. Il ciclismo e lo sport di vertice in generale sono un fatto di genetica e di testa. Non penso minimamente di essere arrivato, ma quelli che hanno già smesso è perché non avevano doti o non hanno retto a livello mentale. Però apprezzo più chi smette a 19 anni e inizia a cercare un lavoro, di quelli che continuano a oltranza. Se vuoi viverci, non puoi essere uno qualunque. Anche perché se sei un ciclista e anche sei un fenomeno, guadagnerai sempre meno di sportivi di altre discipline. Quanto avrebbe guadagnato Nibali se fosse stato un calciatore di vertice?

Che cosa hai capito da questo primo anno?

Le mie caratteristiche. A inizio anno non le conoscevo bene. Invece alla fine della prima stagione, ho capito che sono predisposto fisicamente e mentalmente. Posso avere il mio spazio in questo mondo e quando sto bene, posso essere anche competitivo. A fine stagione stavo bene davvero. Entravo in gara convinto di poter lasciare il segno, con la stessa consapevolezza che avevo da junior. Il passare delle corse ti permette di conoscerti e di conoscere gli avversari, imparando a valutarli.

Quali sono dunque le tue caratteristiche?

In Francia mi avevano preso come scalatore, sul sito della squadra c’è scritto questo. Io non ne sono mai stato sicuro, ma mi reputo un corridore per corse dure, ma non con salite da un’ora. Strappi non troppo brevi e gare che alla fine diventano selettive. Mi piace quando rimaniamo in pochi (il sorriso si illumina, ndr).

Il 2022 sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Questo sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Il prossimo sarà un anno importante?

Decisamente sì. Al primo fai esperienza, al secondo rimani giovane, ma puoi provare a dire la tua. Vorrei fare la Liegi U23 e il Tour de Bretagne, che mi è rimasto sul groppone. La fine del 2021 può essere stata un assaggio di quello che verrà. Ho fatto una sola volta esperienza nella WorldTour, ma capiterà ancora. Ci ripetono spesso che se anche non sei subito vincente, ma hai qualità, ti fanno crescere e passare lo stesso.

Come si lavora con i francesi?

Abbiamo tre allenatori, il mio si chiama Joseph. Lui fa i programmi, dividendo fra bici e palestra. E quando siamo su, viene anche lui per seguire i nostri allenamenti e le cose funzionano meglio. Abbiamo nel dropbox un Training Book che contiene il piano della settimana, fra lavori di soglia, forza, riposo, distanze. C’è scritto quando devi usare i rulli e le zone fisiologiche di allenamento. Ogni giorno carichiamo i dati sulla piattaforma Intranet FDJ comune a continental e WorldTour. Lì dentro si può trovare cosa hanno fatto i singoli, più varie news della squadra. Ci sono le misure delle bici, puoi caricare i Covid test, trovi i documenti, i programmi, le comunicazioni.

Dove vivete?

Siamo tutti in appartamenti separati, sullo stesso piano ma divisi. Ognuno la sua cucina, poi magari capita che si mangi tutti insieme nella sala grande. Ripenso a quando eravamo in ritiro da juniores, che si cucinava insieme e c’era il bagno in comune. Su a nord sono più freddi, qua mi prendevano sempre in giro col fatto che fossi il terrone della squadra, ma lo trovavo divertente.

Ultimi giorni a casa, poi per Germani sarà tempo di andare in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
A breve Germani tornerà in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
Due mondi diversi…

Come fra compagni di scuola e compagni di lavoro. C’è più distacco…

Cosa dici di Madiot?

L’ho visto l’anno scorso in ritiro ad Alassio. Venne per conoscerci e fece uno dei suoi discorsi motivazionali da brividi, come li vedete su Youtube. Poi ci ha fatto presentare uno ad uno e io allora non parlavo francese e zoppicavo in inglese. Diventai rosso pomodoro, però alla fine lo feci. Adesso parlo bene sia francese sia inglese, tanto che i direttori sportivi a volte mi indicano come esempio. Credo che Marc verrà di nuovo a Calpe a febbraio.

Sembri molto attaccato alla tua terra…

Lo sono. Roccasecca mi è sempre stata a cuore sin da quando ero piccolo. Ogni volta che torno, è sempre bello. Ci sono gli amici. C’è il gruppo di allenamento. Un amico dice che sono come Valverde, che si allena con gli amatori della sua zona. Mi piace la compagnia, chiacchierare. Mi piacciono le mie salite, i miei percorsi. Quando torno è speciale, ma il tempo passa sempre troppo in fretta.

Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo
Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo

Cibo, sì grazie

Lorenzo cucina da sé i suoi pasti. Dice di non avere problemi col cibo, anche se nei primi tempi da junior, la tentazione di non mangiare per essere più magro l’aveva assalito. Dice che nelle squadre italiane è pieno di vecchi direttori che agitano teorie più vecchie di loro in materia di leggerezza e carboidrati. All’estero non è così, in Francia mangiano e vanno forte. Così anche lui mangia, consuma e va forte.

«Gli piacciono soprattutto le verdure – dice davanti al camino sua nonna Rina, mentre nonno Luigi annuisce – tutte quelle che produciamo su in campagna».

E’ uno di quei pomeriggi che non te ne andresti mai. Usciamo dalla casa con un sacchetto di olive, pomodorini e uova di quella campagna da favola di cui abbiamo tanto sentito parlare. Ora è tempo di pensare alle corse. E la curiosità di riallacciare il filo con Lorenzo ormai sta per esplodere.

San Tommaso dal monte lancia l’ultimo sguardo, il suo naso è veramente grande. Ci viene in mente una frase che il santo era solito ripetere: «Conosciti, accettati, superati». Forse senza saperlo, Lorenzo ne ha fatto il suo stile di vita.

Germani è pronto per iniziare l’avventura

16.01.2021
4 min
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Lorenzo Germani si è rintanato da sua nonna a Roccasecca, a 700 metri da casa dei suoi, per allenarsi e non correre rischi.

«Mio fratello va a scuola – dice – i miei genitori lavorano. Niente di pericoloso, ma per evitare rischi prima di Natale sono venuto qui. Le Feste le abbiamo fatte insieme, poi loro sono tornati a casa».

Roccasecca è un paese in collina di neanche 10 mila abitanti nella parte bassa della provincia di Frosinone, dove le strade sono ideali per allenarsi. Più giù c’è Caserta ed è da queste alture boscose che Lorenzo, 18 anni, partirà a febbraio per il primo ritiro con la Groupama-Fdj Continental. La scuola, come ci aveva già raccontato a settembre, l’ha finita un anno prima. E adesso ha scelto di concentrarsi sul ciclismo, con due anni di contratto da sfruttare al meglio.

Lo intercettiamo al ritorno da un allenamento, vestito di tutto punto dei nuovi colori e sulla nuova Lapierre che gli piace un mondo.

Germani, due anni di contratto per imparare il mestiere
Germani, due anni di contratto per imparare il mestiere
Quali contatti hai avuto con la squadra?

Ci siamo visti a ottobre, il solo contatto finora. Abbiamo fatto la biomeccanica e recuperato il materiale. Avremmo dovuto fare un ritiro a dicembre a Calpe, ma il Covid si è messo di mezzo. Adesso dovremmo andare intorno al 10 di febbraio. Abbiamo fatto qualche riunione su piattaforma digitale. Ci siamo sentiti con il direttore sportivo e l’allenatore. Siamo molto seguiti.

E’ cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Hanno voluto che facessi 5 settimane di stop totale, poi abbiamo iniziato gradualmente, con calma, aumentando progressivamente il carico. Prima qualche camminata, un po’ di corsa, poi la bici. Ieri sono arrivato per la prima volta quest’anno a fare 4 ore. Quello che però è cambiato di più è l’organizzazione dell’allenamento.

Vale a dire?

Abbiamo il diesse e due preparatori che ci seguono alle corse. Sono loro a suddividere il programma fra strada e palestra e poi entra in scena il coach per la palestra, che carica su un drive i video e le tabelle degli esercizi che dobbiamo fare. E siccome le palestre sono chiuse, mi aiuta un amico che a casa, oltre alla pressa, ha tutto quello che serve.

Ecco la nuova Lapierre Xelius che Germani ha ritirato in Francia a ottobre
Ecco la nuova Lapierre Xelius che Germani ha ritirato a ottobre
Come va con la lingua?

Si parla inglese. Su 13 corridori, solo 5 sono francesi, oltre allo staff chiaramente. In più c’è un insegnante di lingue per l’inglese e il francese. Vogliono formarci prima come persone e poi come atleti e questo è molto interessante. Al primo incontro c’erano un inglese che parlava francese e uno svizzero di lingua francese che parlava in inglese. E’ stato divertente. E io sono andato da loro e gli ho chiesto: «E con me che lingua parlate?». Abbiamo riso.

Una bella esperienza di vita, no?

Infatti. E da marzo vogliono che andiamo tutti insieme nella sede di Besancon, che sarà una bella esperienza anche a livello umano. Ho due anni di contratto, vedremo se sarò in grado di passare nella WorldTour, ma alla peggio mi ritroverò con due lingue in più nel curriculum.

Avete punti in comune con il team dei grandi?

Loro forse sono più francesi di noi, ma gli sponsor e i materiali sono identici. Avevo già tutto in mano da ottobre, tranne l’abbigliamento che è arrivato da poco. Il Garmin, le scarpe, la bici…

Cosa ti pare della Lapierre?

Abbiamo tre modelli. Quella da crono, la Xelius che è più per scalatori e la AirCode per i passisti. Io ho scelto la Xelius e mi ci trovo benissimo.

L’abbigliamento e tutti gli sponsor sono identici a quelli del team WorldTour
L’abbigliamento e tutti gli sponsor sono identici a quelli del team WorldTour
Ti capita di sentire gli ex compagni della Work Service? Resti convinto della tua scelta?

Convintissimo! La mia non è stata una scelta di squadra, ma ho puntato alla crescita personale. Voglio imparare a vivere e correre in altri Paesi, fare le grandi corse. Non so ancora da dove inizierò. Nel calendario ci sono gare in Francia, Belgio, Olanda e anche le più importanti in Italia.

Ti senti spesso con Quinziato?

Abbiamo un bel rapporto, più che un procuratore è un amico. Voleva venirmi a trovare a Roccasecca, ma non potevamo farlo venire fin giù. Per cui la prima volta che ci siamo visti, io e mio padre lo abbiamo incontrato all’aeroporto. Parliamo più di vita che di ciclismo. E’ un riferimento, troppo bravo e tropo simpatico. Ci sentiamo spesso. Sono molto contento di averlo incontrato.

Cosa si aspettano da te?

Non mettono pressione. Vogliono che cresciamo come corridori, che facciamo squadra e che diamo una bella immagine. Non gli interessa chiudere l’anno con 30 vittorie e ci hanno parlato di ragazzi che l’anno scorso non hanno vinto e sono comunque passati nella WorldTour.

E tu cosa ti aspetti?

Sono due anni che non riesco a iniziare la stagione alla prima gara. Due anni fa perché mi sono rotto il femore e nel 2020 per il Covid. Iniziarla normalmente non sarebbe affatto male. E se poi verrà qualche piazzamento, non mi tirerò indietro. Correre bene e farmi vedere. Al secondo anno semmai penserò a qualcosa di più…